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Boccaccio lettore di Orazio

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STEFANO BENEDETTI<br />

<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

I rapporti del <strong>Boccaccio</strong> con l’opera oraziana, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> una pagina dell’Hortis,<br />

una nota <strong>di</strong> Vittore Branca all’e<strong>di</strong>zione dell’Amorosa Visione e pochi<br />

altri cenni, non sono mai stati fatti oggetto <strong>di</strong> attenzione specifica 1 . Si tratta <strong>di</strong><br />

una circostanza a tutta prima spiegabile in termini abbastanza lineari. A <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> quanto avviene per altri autori classici, variamente assunti a gran<strong>di</strong><br />

modelli, quali Ovi<strong>di</strong>o o Apuleio, Virgilio o Stazio, il corpus oraziano non si è<br />

rivelato mai una fonte privilegiata per l’immaginario e per i generi boccacciani,<br />

e ciò senza nulla togliere all’auctoritas che il <strong>Boccaccio</strong> in<strong>di</strong>scutibilmente riconosceva<br />

al Venosino, giungendo a tributare parole <strong>di</strong> grande ammirazione per<br />

chi «uomo <strong>di</strong> altissima scienza e <strong>di</strong> profonda fu, e massimamente in poesia fu<br />

espertissimo» 2 . Eccettuata l’ipotesi, proposta a più riprese da Hollander, <strong>di</strong> una<br />

complessiva esemplarità <strong>di</strong> genere dell’<strong>Orazio</strong> satirico per l’autore del<br />

Decameron 3 , argomenti e in<strong>di</strong>zi circa una presenza importante del referente oraziano<br />

nell’opera del <strong>Boccaccio</strong> risulterebbero – ancora a quanto è possibile<br />

1 A. HORTIS, Studj sulle opere latine del <strong>Boccaccio</strong>, Trieste, Libreria Julius Dase, 1879,<br />

pp. 402-403; V. BRANCA, commento a G. BOCCACCIO, Amorosa Visione, Firenze, Sansoni,<br />

1944, pp. 421-22 (nota ripresa, in forma più scorciata, in Tutte le opere <strong>di</strong> Giovanni <strong>Boccaccio</strong>,<br />

Milano, Mondadori, vol. III, 1974, pp. 586-87); G. PADOAN, commento a G. BOCCACCIO,<br />

Esposizioni sopra la Come<strong>di</strong>a, in Tutte le opere, cit., vol. VI, 1965, p. 828 (che cito dalla<br />

ristampa Milano, Mondadori, 1994).<br />

2 Il giu<strong>di</strong>zio è tratto dalla ampia chiosa a Inf. IV, 89, ivi, pp. 198-99.<br />

3 R. HOLLANDER, «Utilità» in <strong>Boccaccio</strong>’s Decameron, in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>», XV,<br />

1985-86, pp. 215-33: 215-16 e n. 2; ID., The proem of the Decameron: <strong>Boccaccio</strong> between<br />

Ovid and Dante, in Miscellanea <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> danteschi in memoria <strong>di</strong> Silvio Pasquazi, 2 voll.,<br />

Napoli, Federico & Ar<strong>di</strong>a, 1993, vol. I, pp. 423-40: 435; ID., C. CAHILL, Day ten of the<br />

Decameron: the myth of order, in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>», XXIII, 1995, pp. 113-70: 163-66 e n.<br />

100. In tutti i casi Hollander ha corroborato la sua tesi sull’esemplarità oraziana rimarcando la<br />

sorprendente identità <strong>di</strong> parola in incipit (umana/humano) fra l’Ars poetica e il Decameron.<br />

Ma sul valore modellizzante dell’Ars nella poetica boccacciana cfr. infra, pp. 111-13.<br />

107


Stefano Benedetti<br />

dedurre dall’esegesi e dalla critica più recenti – alquanto esigui se solo paragonati<br />

a qualsiasi altro degli autori sopra ricordati.<br />

Eppure, a fronte dell’indagine ormai consolidata sui rapporti con <strong>Orazio</strong> dei<br />

nostri gran<strong>di</strong> trecentisti 4 , rimane in realtà ancora tutto da esplorare il terreno della<br />

lettura boccacciana che, per quanto non privilegiata, certo fu <strong>di</strong>retta ed integrale,<br />

multiforme e probabilmente soggetta a riprese ed incrementi nel corso dell’attività<br />

letteraria ed eru<strong>di</strong>ta del Certaldese, e comunque sia non rubricabile nei termini affatto<br />

liquidatori <strong>di</strong> una ricezione parziale e spora<strong>di</strong>ca, come ancora poteva intendere il<br />

profilo <strong>di</strong> un’invecchiata monografia sulla fortuna italiana <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> 5 . Scopo del presente<br />

contributo, dunque, è quello <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre alcune coor<strong>di</strong>nate d’insieme utili a<br />

un’indagine sulla lettura oraziana del <strong>Boccaccio</strong>, in una prospettiva che, all’interno<br />

<strong>di</strong> un sistema vasto e complesso quale si configura quello della memoria letteraria<br />

boccacciana 6 , valorizzi l’ipotesi <strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong> lettura come insieme <strong>di</strong> fenomeni<br />

non necessariamente subor<strong>di</strong>nati ad esiti intertestuali. Fenomeni <strong>di</strong> cui potrà rivelarsi<br />

opportuno tentare un inquadramento sui due versanti, <strong>di</strong>stinti ma interrelati, da un<br />

lato della tra<strong>di</strong>zione materiale, e dall’altro delle referenze esplicite all’immagine e<br />

all’opera oraziana, rinvenibili nei testi boccacciani sino all’estrema testimonianza<br />

del profilo <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> incluso nel commento a Dante 7 .<br />

4 Stando ai contributi più recenti, per Dante cfr. G. BRUGNOLI, R. MERCURI, s. v. <strong>Orazio</strong><br />

Flacco, Quinto, in Enciclope<strong>di</strong>a Dantesca, vol. IV, Roma, Istituto dell’Enciclope<strong>di</strong>a Italiana,<br />

1985, pp. 173-80; R. MERCURI, Il canone della «Comme<strong>di</strong>a», in ID., Genesi della tra<strong>di</strong>zione letteraria<br />

italiana in Dante, Petrarca e <strong>Boccaccio</strong>, in Letteratura Italiana. Storia e geografia, I,<br />

L’età me<strong>di</strong>evale, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1987, pp. 273-78; C. VILLA, Dante <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, in Dante<br />

e la «bella scola» della poesia, a cura <strong>di</strong> A. A. Iannucci, Ravenna, Longo, 1993, pp. 87-106;<br />

EAD., s. v. Dante Alighieri, in Enciclope<strong>di</strong>a Oraziana, vol. III, Roma, Istituto della Enciclope<strong>di</strong>a<br />

Italiana, 1998, pp. 189-90. Su Petrarca: U. DOTTI, <strong>Orazio</strong> e Petrarca, in <strong>Orazio</strong> e la letteratura<br />

italiana. Contributi alla storia della fortuna del poeta latino, Atti del Convegno <strong>di</strong> Vicenza (19-<br />

23 aprile 1993), Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1994, pp. 11-28; M. FEO, s. v.<br />

Petrarca, Francesco, in Enciclope<strong>di</strong>a Oraziana, cit., vol. III, pp. 405-25.<br />

5 G. CURCIO, Q. <strong>Orazio</strong> Flacco stu<strong>di</strong>ato in Italia dal secolo XIII al XVIII, Catania, F.<br />

Battiato, 1913, pp. 27-31 (cito passim: «Probabilmente il <strong>Boccaccio</strong> altro non lesse che qualche<br />

brano della Poetica e delle Satire»; «lesse poco, assai poco, le poesie <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>»; «Se il<br />

<strong>Boccaccio</strong>, nel Commento, che è opera <strong>di</strong> età matura e <strong>di</strong> eru<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong>mostra così poca <strong>di</strong>mestichezza<br />

con <strong>Orazio</strong>, poca o nessuna meraviglia è da fare se in altri scritti non attesti il contrario»;<br />

sino a concludere, che dal <strong>Boccaccio</strong> «tutto sommato, <strong>Orazio</strong> non fu poeta letto, apprezzato»).<br />

6 Per un bilancio recente sul <strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> si vedano le Parole <strong>di</strong> apertura premesse<br />

da V. BRANCA a Gli Zibaldoni <strong>di</strong> <strong>Boccaccio</strong>. Memoria, scrittura, riscrittura. Atti del<br />

Seminario internazionale <strong>di</strong> Firenze-Certaldo (26-28 aprile 1996), a cura <strong>di</strong> M. Picone e C.<br />

Cazalé Bérard, Firenze, Franco Cesati, 1998, pp. 5-10.<br />

7 Il presente intervento si basa in parte sulla voce <strong>Boccaccio</strong>, Giovanni, da me redatta per<br />

l’Enciclope<strong>di</strong>a Oraziana, cit., vol. III, 1998, pp. 130-34, che mi limito a citare qui una volta<br />

per tutte. Avverto inoltre che per i riscontri sul testo oraziano mi servirò dell’e<strong>di</strong>zione a cura<br />

<strong>di</strong> T. Colamarino e D. Bo, Torino, UTET, 1983.<br />

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<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

Documento da approfon<strong>di</strong>re, per uno scavo in or<strong>di</strong>ne al primo aspetto,<br />

dovranno considerarsi quelle trascrizioni autografe <strong>di</strong> luoghi oraziani che la<br />

mano del <strong>Boccaccio</strong> ha lasciato sulle carte terminali dello Zibaldone Magliabechiano<br />

(il ms. Banco Rari 50, d’ora in avanti ZM) 8 . Si tratta <strong>di</strong> liste <strong>di</strong> nomi prelevati<br />

da alcuni testi <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, nel primo caso notabilia storici, mitologici e<br />

geografici (ZM, c. 300r =a), nel secondo nomi <strong>di</strong> poeti e filosofi, estratti dalle<br />

Satire <strong>di</strong> Persio oltre che dal corpus oraziano (cc. 302v-303r =b) 9 . Queste due<br />

sequenze <strong>di</strong> excerpta non hanno finora ricevuto l’attenzione che meritavano,<br />

forse per la loro stessa liminarità nell’ambito del peraltro stu<strong>di</strong>atissimo co<strong>di</strong>ce 10 ,<br />

e ciò malgrado la c. 302v fosse stato riprodotta quale specimen in appen<strong>di</strong>ce al<br />

contributo <strong>di</strong> Pier Giorgio Ricci sulla scrittura corsiva del <strong>Boccaccio</strong> 11 .<br />

La prima serie <strong>di</strong> estratti si <strong>di</strong>spone sulla metà superiore della pagina, e consta<br />

<strong>di</strong> 27 righe, in ciascuna delle quali è in<strong>di</strong>cato il lemma trascelto con il riferimento<br />

puntuale al luogo oraziano, e nella maggior parte (21 casi) con citazione<br />

del verso o dell’incipit. La serie rispetta l’or<strong>di</strong>ne delle composizioni partendo<br />

8 Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. B. R. 50. La bibliografia su ZM deve far<br />

capo a S. CIAMPI, Monumenti <strong>di</strong> un manoscritto autografo e lettere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Messer Giovanni<br />

<strong>Boccaccio</strong>, Milano, Molina, 1830 2 ; HORTIS, Studj sulle opere latine, cit., Appen<strong>di</strong>ce I, pp. 328-<br />

42; F. MACRÌ-LEONE, Il Zibaldone boccaccesco della Magliabechiana, in «Giornale storico<br />

della letteratura italiana», V, vol. X, 1887, pp. 1-41; G. VANDELLI, Lo Zibaldone<br />

Magliabechiano è veramente autografo del <strong>Boccaccio</strong>, in «Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> filologia italiana», I, 1927,<br />

pp. 69-86; A. M. COSTANTINI, Stu<strong>di</strong> sullo Zibaldone Magliabechiano. I, Descrizione e analisi,<br />

in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>», VII, 1973, pp. 21-58; le schede <strong>di</strong> F. DI BENEDETTO in VI Centenario<br />

della morte <strong>di</strong> Giovanni <strong>Boccaccio</strong>. Mostra <strong>di</strong> manoscritti, documenti e e<strong>di</strong>zioni, Firenze,<br />

Biblioteca Me<strong>di</strong>cea Laurenziana, 22 maggio-31 agosto 1975. I, Manoscritti e documenti, a<br />

cura <strong>di</strong> E. Casamassima, Certaldo, 1975, n° 102, pp. 124-26 e <strong>di</strong> G. SAVINO in Co<strong>di</strong>ci latini del<br />

Petrarca nelle biblioteche fiorentine, catalogo della mostra, 19 maggio-30 giugno 1991, a cura<br />

<strong>di</strong> M. Feo, Firenze, Le Lettere, 1991, n° 92, pp. 141-45. Per altre voci cfr. la Bibliografia degli<br />

Zibaldoni <strong>di</strong> <strong>Boccaccio</strong> (1976-1995), Roma, Viella, 1996, pp. 47-57.<br />

9 Nel riferirmi a queste pagine, d’ora in avanti, in<strong>di</strong>cherò in forma breve le due sequenze<br />

rispettivamente con a e b, precedute dal numero dei singoli excerpta fornito nei regesti prodotti<br />

infra, alle note 12 e 19.<br />

10 Nella sua descrizione analitica COSTANTINI, Stu<strong>di</strong>, cit., pp. 57-58 si limitava a recepire<br />

l’in<strong>di</strong>cazione generica <strong>di</strong> MACRÌ-LEONE, Il Zibaldone, cit., p. 9 (ma cfr. ivi, p. 12, i riferimenti<br />

agli estratti da <strong>Orazio</strong> e Persio), mentre dubitava dell’ascrivibilità <strong>di</strong> queste ultime carte al<br />

corpus boccacciano («noi cre<strong>di</strong>amo che con il f. 276r lo ZM debba ritenersi definitivamente<br />

concluso»). La scheda <strong>di</strong> DI BENEDETTO in VI Centenario, cit., p. 147, ha segnalato le carte<br />

che ci interessano, dando anche una prima informazione sui rapporti del <strong>Boccaccio</strong> con l’opera<br />

oraziana.<br />

11 P. G. RICCI [et V. BRANCA], Notizie e documenti per la biografia del <strong>Boccaccio</strong>, in<br />

«Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>», V, 1969, pp. 12-18: 14-15 e tav. IV (poi in ID., Stu<strong>di</strong> sulla vita e le<br />

opere <strong>di</strong> Giovanni <strong>Boccaccio</strong>, Milano-Napoli, Ricciar<strong>di</strong>, 1985, tav. XVIII); il Ricci si avvaleva<br />

<strong>di</strong> c. 302v come termine <strong>di</strong> confronto per la corsiva <strong>di</strong> più corrente esecuzione del <strong>Boccaccio</strong>.<br />

109


Stefano Benedetti<br />

dal quarto libro delle O<strong>di</strong>, quin<strong>di</strong> proseguendo con Epo<strong>di</strong>, Ars poetica e Satire 12 .<br />

È più che probabile, accertata la caduta del bifoglio precedente (cc. 298-299) 13 ,<br />

che si tratti <strong>di</strong> un blocco acefalo, il quale doveva esser preceduto da una serie<br />

non sappiamo quanto estesa <strong>di</strong> citazioni tratte almeno dai primi tre libri dei<br />

Carmina. L’or<strong>di</strong>ne, infatti, risulta qui prevalentemente sequenziale, e le opere<br />

citate sono uniformi all’altra lista, in quanto anche lì gli estratti sono prelevati<br />

da tutte le raccolte oraziane ad esclusione delle Epistole (sta ovviamente a parte<br />

l’Ad Pisones) e del Carmen saeculare. Non c’è dunque ragione <strong>di</strong> credere che il<br />

<strong>Boccaccio</strong> si soffermasse, in questa prima serie, solo sul quarto libro delle O<strong>di</strong>,<br />

mentre pure improbabile appare, data l’assenza delle Epistole dagli estratti <strong>di</strong><br />

nomi poetici (per i quali esse avrebbero potuto fornire non pochi spunti <strong>di</strong> annotazione)<br />

14 , la presenza <strong>di</strong> allegazioni dalle Epistole medesime nella parte caduta<br />

<strong>di</strong> questa prima serie.<br />

La successiva lista <strong>di</strong> nomi (cc. 302v e 303r) risulta più articolata, oltre a<br />

presentarsi <strong>di</strong>versamente <strong>di</strong>sposta sulla pagina, giacché la c. 302v è vergata su<br />

due colonne e riempita per intero (mentre le poche linee all’inizio <strong>di</strong> c. 303r<br />

ritornano a piena pagina), secondo un modulo certo meno comune nel<br />

<strong>Boccaccio</strong> trascrittore in privato, ma che qui risulta senz’altro meno calibrato <strong>di</strong><br />

quanto non avvenga nella più ampia sezione a due colonne <strong>di</strong> ZM, le carte occupate<br />

dal florilegio senechiano 15 . La facies grafica, d’altra parte, si presenta in tal<br />

12 Fornisco qui, in forma breve e numerata, l’elenco dei luoghi oraziani citati, preceduti<br />

dal lemma <strong>di</strong> riferimento (conservo la forma grafica usata dal <strong>Boccaccio</strong>): 1. Nerones [Carm.<br />

IV 4, 28]; 2. Phebus [Carm. IV 6, 25]; 3. Romulus [Carm. IV 8, 22-23]; 4. Appii corona<br />

[Carm. IV 11, 3]; 5. Pegasus [Carm. IV 11, 27]; 6. Daunus [Carm. IV 14, 26]; 7. Iasonis<br />

uxor [Epod. V, 63-64]; 8. Creusa [Epod. V, 61 ss.]; 9. Socchus [Ars 80]; 10. Coturni [Ars 80-<br />

81]; 11. Leda [Ars 147]; 12. Dyomedes [Ars 146]; 13. Silenus [Ars 239]; 14. Poesis a grecis<br />

habuit originem [Ars 268 ss.]; 15. Moralitas fabule Orfei. Amfionis [Ars 391 ss.]; 16. Fausta<br />

[Serm. I 2, 64]; 17. Canusium [Serm. I 5, 91-92]; 18. Tuscia [Serm. I 6, 1-2]; 19. Oratius [...]<br />

amicus Mecenatis [Serm. I 6, 53]; 20. Rupilius [Serm. I 7, 1]; 21. Priapus [Serm. I 8, 1]; 22.<br />

Cani<strong>di</strong>a [Serm. I 8, 24]; 23. Ecaten [Serm. I 8, 33]; 24. Venusium [Serm. II 1, 34-35]; 25.<br />

Saturnalia [Serm. II 3, 5]; 26. Sisifus [Serm. II 3, 21]; 27. Electra [Serm. II 3, 139-40].<br />

13 Come <strong>di</strong>mostra ora l’esauriente analisi co<strong>di</strong>cologica <strong>di</strong> G. POMARO, Memoria della<br />

scrittura e scrittura della memoria: a proposito dello Zibaldone Magliabechiano, in Gli<br />

Zibaldoni <strong>di</strong> <strong>Boccaccio</strong>, cit., pp. 259-79: 264-66.<br />

14 Penso a testi fondamentali, per l’orizzonte poetico oraziano, come Epist. I 19 (dove tra<br />

gli altri sono menzionati i nomi <strong>di</strong> Cratino, Ennio, Archiloco, Alceo, che il <strong>Boccaccio</strong> trascrive<br />

in ZM, b, estraendoli da altri componimenti) o Epist. II 1.<br />

15 Dove le carte mostrano la mise en page pre<strong>di</strong>sposta con rigatura (cfr. A. M. COSTANTI-<br />

NI, Stu<strong>di</strong> sullo Zibaldone Magliabechiano. II, Il florilegio senechiano, in «Stu<strong>di</strong> sul<br />

<strong>Boccaccio</strong>», VIII, 1974, pp. 79-126: 90), laddove a c. 303r la <strong>di</strong>sposizione appare contestuale<br />

alla stesura, sicché si è determinato nella metà inferiore del foglio un certo spostamento del<br />

margine centrale verso destra.<br />

110


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

caso più accurata rispetto al precedente elenco, come può mostrare il tratteggio<br />

delle maiuscole, in <strong>di</strong>versi casi alquanto calligrafico 16 . I due elementi (mise en<br />

page, cura scrittoria) potrebbero essere in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> una qualche <strong>di</strong>stanza fra le due<br />

trascrizioni, forse redatte in fasi <strong>di</strong>stinte, sebbene la tecnica excerptatoria e il<br />

bacino <strong>di</strong> riferimento le mostrino appartenenti a un’operazione <strong>di</strong> lettura sostanzialmente<br />

unitaria (ma su deduzioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne critico si ritornerà più avanti) 17 .<br />

In questa seconda sequenza sono elencati, come si è detto, nomi <strong>di</strong> personaggi<br />

antichi (poeti in massima parte, ma anche filosofi, retori e artisti), tratti per lo<br />

più dai testi oraziani, ma anche (9 casi) dalle Satire <strong>di</strong> Persio. L’or<strong>di</strong>ne, in questo<br />

caso, appare meno rigoroso, in quanto precedono estratti dal quarto libro<br />

delle O<strong>di</strong>, quin<strong>di</strong> dalla quarta satira del libro I (<strong>di</strong> cui si può giustificare l’anteposizione<br />

18 ); poi, dopo le citazioni da Persio, la serie riprende or<strong>di</strong>nata con luoghi<br />

dai Carmina (I-IV libro), Epo<strong>di</strong>, Ars poetica, Sermones (I e II libro) 19 .<br />

16 Alcune osservazioni in merito nel sopra citato RICCI, Notizie e documenti, cit., pp. 14-15.<br />

17 Nessun ostacolo all’ipotesi <strong>di</strong> una redazione coeva è rappresentato dalle pagine bianche<br />

(300v-302r) che separano i due elenchi, conforme la fisionomia “aperta” <strong>di</strong> ZM, dove il<br />

<strong>Boccaccio</strong> trascrittore intercalava intervalli alle parti compilate.<br />

18 <strong>Boccaccio</strong> si riferisce a Carm. IV 9 come «ad carminum consecrationem» (ZM, 3b),<br />

probabilmente interpretando in senso emblematico per la raccolta la serie canonica dei lirici<br />

greci e il motivo dell’immortalità della poesia presenti nell’ode.<br />

19 Anche in questo caso, produco un regesto delle trascrizioni, numerandole per luogo<br />

citato (a cui può corrispondere anche il rinvio a più <strong>di</strong> un nome): 1. Alceus poeta [Carm. IV<br />

6, 1 e 35]; 2. Parasius pictor. Scopas scultor [Carm. IV 8, 6-7]; 3. Alceus poeta [Carm. IV 9,<br />

7]; 4. Simonides poeta [ibid.]; 5. Stersicorus poeta [Carm. IV 9, 8]; 6. Anacreon poeta<br />

[Carm. IV 9, 9]; 7. Eupolis Cratinus Aristofanes Lucilius Crispinus poete [Serm. I 4, 1 ss.]; 8.<br />

Labeo poeta [PERS. I, 4]; 9. Pacuvius poeta [PERS. I, 4]; 10. Briseus Attius poeta [PERS. I, 76];<br />

11. Lucilius poeta [PERS. I, 114]; 12. Cratinus Eupolis Aristofanes poete [PERS. I, 123-24];<br />

13. Archesilaus philosophus [PERS. III, 99]; 14. Glicon poeta [PERS. V, 9]; 15. Cleantes philosophus<br />

[PERS. V, 64]; 16. Bassus poeta [PERS. VI, 1]; 17. Arcita philosophus [Carm. I 28, 1];<br />

18. Panetus philosophus [Carm. I 29, 14]; 19. Symonides poeta [Carm. II 1, 38]; 20.<br />

Corvinus poeta [Carm. III 21, 7]; 21. Pindarus poeta [Carm. IV 2, 1 ss.]; 22. Mevius poeta<br />

[Epod. X, 2]; 23. Anacreon poeta [Epod. XIV, 9-10]; 24. Cecilius Plautus Varo poete [Ars 54-<br />

55]; 25. Archilocus poeta [Ars 79]; 26. Ci<strong>di</strong>cus poeta [Ars 136]; 27. Accius Ennius poete [Ars<br />

258-59]; 28. Thespis poeta [Ars 275-76]; 29. Eschilus poeta [Ars 279]; 30. Ramnes poeta<br />

[Ars 342]; 31. Quintilius poeta [Ars 438]; 32. Empedocles poeta [Ars 463]; 33. Crispinus<br />

poeta [Serm. I 1, 120]; 34. Hermogenes tigellius musice artis peritissimus [Serm. I 2, 3; Serm.<br />

I 3, 3-4]; 35. Heliodorus rector [Serm. I 5, 2]; 36. Laberus poeta [...] in hoc eodem multa et<br />

Lucilius poeta promeritur [Serm. I 10, 6 e 53 ss.]; 37. Epitoleontus poeta [Serm. I 10, 22]; 38.<br />

Alpinus poeta [Serm. I 10, 36]; 39. Pollio Varius poete [Serm. I 10, 42-43]; 40. Varro atracinus<br />

[Serm. I 10, 46]; 41. Cassius poeta [Serm. I 10, 62]; 42. Plotius Varrus Mecenas Valgius<br />

Octavius Fuscus poete [Serm. I 10, 81-83]; // (c. 303r) 43. Menander Eupolis Archilocus<br />

poete [Serm. II 3, 11-12]; 44. Stertinus philosophus [Serm. II 3, 33]; 45. Damasippus philosophus<br />

[Serm. II 3, 64-65]; 46. Aristippus philosophus [Serm. II 3, 99 ss.].<br />

111


Stefano Benedetti<br />

Sulla base <strong>di</strong> questi excerpta è innanzitutto possibile sgombrare definitivamente<br />

il campo dal dubbio circa una parziale conoscenza del corpus oraziano da<br />

parte del <strong>Boccaccio</strong>, dubbio che si originava dall’elenco <strong>di</strong> opere che egli forniva<br />

nella chiosa delle Esposizioni sopra la Come<strong>di</strong>a, ove, dopo il profilo biografico<br />

<strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, erano ricordati «un suo libro, il quale è nominato Ode» e, a<br />

seguire, «un libro chiamato Poetria», quin<strong>di</strong> le «Pìstole» e i «Sermoni» 20 . La<br />

conclusione («altri libri de’ suoi, che i quatro predetti, non credo si truovino»),<br />

aveva fatto porre in dubbio la familiarità che il <strong>Boccaccio</strong> poteva avere con gli<br />

Epo<strong>di</strong>, che in ipotesi venivano inclusi nel novero delle O<strong>di</strong> 21 . In questi elenchi,<br />

dagli Epo<strong>di</strong> (che il <strong>Boccaccio</strong> cita sempre come «epodon», in<strong>di</strong>cando «clausula»<br />

per il singolo componimento) sono cavate tre <strong>di</strong>stinte citazioni 22 , tutte a<br />

seguire le allegazioni dai Carmina, consentendo <strong>di</strong> accertare quanto era già<br />

desumibile stando alla tra<strong>di</strong>zione manoscritta oraziana 23 (in cui O<strong>di</strong> ed Epo<strong>di</strong><br />

vanno <strong>di</strong> regola associate), ovvero l’inclusione <strong>di</strong> essi sotto la generica intitolazione<br />

del «libro il quale è nominato Ode» della chiosa dantesca.<br />

Più complessa è la questione del testo oraziano utilizzato dal <strong>Boccaccio</strong>, per<br />

cui occorre in primo luogo rifarsi all’inventario della parva libraria del convento<br />

<strong>di</strong> Santo Spirito, dove alla morte <strong>di</strong> fra’ Martino da Signa confluì il nucleo<br />

della biblioteca boccacciana, in cui <strong>Orazio</strong> figura con due co<strong>di</strong>ci: segnato II 5,<br />

l’uno, «Flaccus conpletus et copertus corio albo, cuius est humano<br />

capiti etc., finis vero anticipat usus»; VII 12, l’altro, «liber [...] oddarum<br />

Oratii, Mecenas principium, finis decentius etas» 24 . Il primo venne identificato<br />

già dallo Hecker nel ms. Plut. 34, 5 della Laurenziana <strong>di</strong> Firenze, giusta la corri-<br />

20 Le denominazioni corrispondono all’uso testimoniato dai riferimenti citazioniali in<br />

ZM: «oda» o «liber odarum» per i Carmina, «sermo» o «sermonun liber» per le Satirae (solo<br />

in un caso «satira» [7b da Serm. I 4, 1 ss.], mentre sistematico è «satira» per la citazioni <strong>di</strong><br />

Persio); «poetria» per l’Ars.<br />

21 Cfr. HORTIS, Studj sulle opere latine, cit., p. 403 n. 5; BRANCA, commento ad Amor.<br />

Vis., cit., p. 422; PADOAN, commento a Esposiz., cit., p. 828 n. 134.<br />

22 La numerazione, tuttavia, non pare corrispondere all’or<strong>di</strong>namento canonico.<br />

Nell’excerptum 7a (da Epod. V, 63-64), <strong>Boccaccio</strong> in<strong>di</strong>ca «in epodon. clausula vi°»; nel 22b<br />

(da Epod. X, 2), in<strong>di</strong>ca «clausula ii°»; nel 23b (da Epod. XIV, 9-10), in<strong>di</strong>ca «clau. XV°».<br />

Altre <strong>di</strong>fformità <strong>di</strong> citazione quanto all’or<strong>di</strong>ne numerico, segnalo per gli excerpta: 17a (da<br />

Serm. I 5, 91-92, in<strong>di</strong>cato «sermone 4°») e 34b (dove la svista parrebbe aver causato uno slittamento<br />

<strong>di</strong> numerazione: da Serm. I 2, 3, in<strong>di</strong>cato come «sermone i°», a Serm. I 3, 3-4, in<strong>di</strong>cato<br />

«ii°»). Senza addentrarsi qui in riscontri con la tra<strong>di</strong>zione manoscritta, sembra tuttavia<br />

ragionevole desumere una certa frettolosità da queste citazioni boccacciane.<br />

23 Cfr. C. VILLA, I manoscritti <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, in «Aevum», LXVI, 1992, 1, pp. 95-135;<br />

LXVII, 1993, 1, pp 55-103; LXVIII, 1994, 1, pp. 117-46 (ora in EAD., Censimento dei co<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, in Enciclope<strong>di</strong>a Oraziana, cit., vol. I, pp. 319-29).<br />

24 A. MAZZA, L’inventario della «parva libraria» <strong>di</strong> S. Spirito e la biblioteca del<br />

<strong>Boccaccio</strong>, in «Italia me<strong>di</strong>oevale e umanistica», IX, 1966, pp. 1-74: 20 e 54.<br />

112


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

spondenza dell’explicit annotato (Epist. II 2,159, ma con erronea lettura <strong>di</strong><br />

«mancepat usus») con il verso della penultima carta del co<strong>di</strong>ce, solitamente<br />

registrata nell’inventario. Si tratta <strong>di</strong> un co<strong>di</strong>ce in minuscola del sec. XII, da<br />

Santo Spirito passato al canonico Antonio Petrei e da questi alla Me<strong>di</strong>cea privata<br />

che contiene nell’or<strong>di</strong>ne l’Ars poetica, le Satire e le Epistole 25 . Nel manoscritto,<br />

che non pare recare segni <strong>di</strong> annotazione autografa né altre riconoscibili<br />

tracce <strong>di</strong> lettura, tranne che per la manicula all’inizio <strong>di</strong> Serm. I 3 (c. 8v) 26 , è<br />

probabile che <strong>Boccaccio</strong>, almeno da un certo punto in poi, abbia letto i versi<br />

dell’<strong>Orazio</strong> satirico e teorico 27 . L’altra voce oraziana dell’inventario della parva<br />

libraria corrisponde a un non identificato co<strong>di</strong>ce dei Carmina (ma l’explicit<br />

segnalato è quello <strong>di</strong> Epist. II 2, 156, in una silloge quin<strong>di</strong> chiusa dalle Epistulae),<br />

non appartenuto però al <strong>Boccaccio</strong> in quanto posteriore acquisizione <strong>di</strong><br />

Santo Spirito 28 .<br />

Non essere in possesso <strong>di</strong> un co<strong>di</strong>ce dove il <strong>Boccaccio</strong> potesse leggere i testi<br />

dell’<strong>Orazio</strong> lirico è senz’altro il maggiore ostacolo per una verifica <strong>di</strong>retta circa<br />

la tra<strong>di</strong>zione oraziana a lui effettivamente presente, dal momento che le citazioni<br />

testuali che l’opera boccacciana reca da <strong>Orazio</strong> provengono esclusivamente<br />

dalle O<strong>di</strong>, tranne un solo caso, dalle Epistole 29 . In tal senso le nostre trascrizioni<br />

assumono una rilevanza ancora maggiore, giacché solo a partire da esse è possibile<br />

rintracciare in<strong>di</strong>zi testualmente cogenti. Ora, un confronto delle citazioni<br />

oraziane a nostra <strong>di</strong>sposizione (nelle quali un’istanza <strong>di</strong> precisione non pare da<br />

revocare in dubbio, senza peraltro poter affatto escludere sviste ed errori <strong>di</strong> trascrizione,<br />

tutt’altro che infrequenti come si sa nel <strong>Boccaccio</strong> copista) induce a<br />

dubitare fortemente che questi excerpta siano stati tratti dal ms. Laur. Plut. 34,<br />

25 O. HECKER, <strong>Boccaccio</strong>-Funde, Braunschweig, Westermann, 1902, pp. 29-30; DI<br />

BENEDETTO, VI Centenario, cit., p. 147.<br />

26 Ibid. In effetti, oltre allo stile grafico, anche l’inchiostro <strong>di</strong> questa manicula risulta<br />

<strong>di</strong>verso da quello delle glosse, e la segnalazione <strong>di</strong> locus notabilis non <strong>di</strong>scorderebbe con<br />

l’excerptum da Serm. I 3, 3-4, relativo a Ermogene Tigellio in ZM, 34b.<br />

27 Si conferma, peraltro, da rinvenimenti più recenti, come nella parva libraria «il II<br />

banco costituisce, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri, un compatto specimen degli autori più frequentati ed<br />

amati dal <strong>Boccaccio</strong>», oltre ad essere quello che presenta il più alto numero <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci identificati<br />

(giunti ora, appunto con il rinvenimento dello Stazio barberiniano, a cinque): cfr. A.<br />

PUNZI, I libri del <strong>Boccaccio</strong> e un nuovo co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Santo Spirito: il Barberiniano Lat. 74, in<br />

«Italia me<strong>di</strong>oevale e umanistica», XXXVII, 1994, pp. 193-203 (il passo da me citato a p.<br />

203). Cfr. anche, in questi atti, EAD., <strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> Stazio, pp. 131-45.<br />

28 MAZZA, L’inventario della «parva libraria», cit., p. 60.<br />

29 Rileva la conformità della lezione contacta <strong>di</strong> Epist. II 2, 80 con la citazione nelle Genealogie<br />

deorum gentilium, XIV 11, DI BENEDETTO, VI Centenario, cit., p. 147. Tuttavia<br />

occorre tener presente che lì il <strong>Boccaccio</strong> riproduceva la citazione petrarchesca dal De vita<br />

solitaria, cfr. infra, p. 119, pertanto è malcerto il riscontro su un passo che egli poteva citare<br />

da fonte in<strong>di</strong>retta.<br />

113


Stefano Benedetti<br />

5 (=L), l’<strong>Orazio</strong> della parva libraria. Segnalo a titolo in<strong>di</strong>cativo (anteriormente<br />

a una verifica sistematica, ancora da svolgersi al vaglio della tra<strong>di</strong>zione oraziana)<br />

le seguenti varianti 30 : [Ars 81]: aptis (10a), aptum (L, c. 1v); [Serm. I 6, 53]:<br />

possim (19a), possem (L, c. 13v); [Serm. I 8, 33]: sevis (23a), sevam (L, c. 15r);<br />

[Serm. II 3, 33]: veri (44b), verum (L, c. 19v).<br />

Anche altri in<strong>di</strong>zi possono risultare <strong>di</strong>rimenti ad escludere che le trascrizioni<br />

si basino su L. Così in riferimento a Leda (12a : Ars 147), il <strong>Boccaccio</strong> rinvia<br />

esplicitamente a una glossa sulla fabula della madre <strong>di</strong> Castore e Polluce (il cui<br />

nome non è effettivamente ricavabile dalla lettura del solo testo), mentre L non<br />

presenta se non una chiosa marginale «Iuppiter. Leda» (c. 11v). Nel riferimento<br />

ai Saturnalia festa (25a : Serm. II 3, 5) l’erronea esplicazione «in septembri<br />

mense probant» <strong>di</strong>scorda con la glossa <strong>di</strong> L «in mense debembris» (c. 19v). In<br />

un altro caso, infine, il riferimento a un poeta Ci<strong>di</strong>cus (26b : Ars 136), vistoso<br />

errore <strong>di</strong> lettura da ciclicus, non sembra giustificabile in base all’assetto grafico<br />

<strong>di</strong> L (c. 2r), <strong>di</strong>fficilmente passibile <strong>di</strong> frainten<strong>di</strong>mento 31 .<br />

Se dunque non fa <strong>di</strong>fficoltà pensare che il <strong>Boccaccio</strong> trascrittore da <strong>Orazio</strong> in<br />

ZM potesse avere <strong>di</strong>nanzi a sé un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>verso da L (un co<strong>di</strong>ce contenente<br />

nell’or<strong>di</strong>ne le O<strong>di</strong>, gli Epo<strong>di</strong>, l’Ars poetica e le Satire), rimane puramente congetturale<br />

ogni ipotesi sulla appartenenza o meno <strong>di</strong> questo altro manoscritto alla<br />

sua biblioteca, potendosi al limite inferire, <strong>di</strong>nanzi al metodo <strong>di</strong> puntuale allegazione<br />

del luogo estrapolato che questi excerpta documentano, che egli trascri-<br />

30 Tralascio dalla collazione le varianti grafo-fonetiche relative alle denominazioni, particolarmente<br />

oscillanti come si sa in <strong>Boccaccio</strong>, e numerosissime nelle trascrizioni <strong>di</strong> cui ci<br />

occupiamo.<br />

31 L peraltro reca la glossa interlineare «Antimachus» (che recepisce dai commenti <strong>di</strong><br />

Pseudo-Acrone, dove il riferimento a Cyclicus come nome proprio è dato come esplicazione<br />

alternativa, o più probabilmente <strong>di</strong> Porfirione, in cui l’identificazione è univoca). Un altro<br />

luogo controverso per l’intelligenza boccacciana del testo dell’Ars, che non pare spiegabile se<br />

non per arbitraria interpretazione, è nell’excerptum 30b («Ramnes poeta de quo [...]», da Ars<br />

342). Oltre a non <strong>di</strong>pendere da L, pare dunque probabile che stilando queste trascrizioni il<br />

<strong>Boccaccio</strong> non avesse a <strong>di</strong>sposizione il supporto degli scoliasti. Supporto <strong>di</strong> cui si sarebbe<br />

avvalso, visto che per il già citato luogo 11a egli richiama una glossa, così come per i loci da<br />

Persio trascrive le informazioni che trovava nelle chiose dell’antigrafo (cfr. infra, n. 34). Se<br />

può risultare improbabile che il <strong>Boccaccio</strong>, leggendo <strong>Orazio</strong> su co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>versi in momenti<br />

<strong>di</strong>stinti della sua attività, non avesse occasione <strong>di</strong> consultare i commenti <strong>di</strong> Porfirione e<br />

Pseudo-Acrone, pure bisogna rilevare che nella biografia oraziana delle Esposizioni egli non<br />

pare aver presenti le vitae che precedono gli scoliasti (cfr. PADOAN, commento a Esposiz., cit.,<br />

p. 828 n. 134), mentre <strong>di</strong>chiara, riferendosi alla residenza <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, «per quello che comprender<br />

si possa nelle sue opere», cfr. infra, p. 122. Le stesse annotazioni <strong>di</strong> ZM attestano un<br />

interesse per la biografia oraziana legato alla lettura <strong>di</strong>retta, come nelle due informazioni<br />

estratte in 19a (da Serm. I 6, 53, circa l’amicizia con Mecenate) e 24a (da Serm. II 1, 34-36,<br />

sulla nascita venosina «inter lucanos et apulos»).<br />

114


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

vesse proprio al fine <strong>di</strong> conservare memoria <strong>di</strong> testi <strong>di</strong> cui non <strong>di</strong>sponeva stabilmente.<br />

Si tratta <strong>di</strong> considerazioni che comunque inducono a sollevare la questione<br />

della cronologia <strong>di</strong> queste trascrizioni, non collocabili se non basandosi<br />

sulla datazione dell’intero ZM, come si sa non univoca, visto che entro la collocazione<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente accettata 1351-56, non si possono escludere nuclei più<br />

antichi, risalenti agli anni napoletani, che hanno indotto a <strong>di</strong>latare i termini del<br />

lavoro <strong>di</strong> <strong>Boccaccio</strong> su questo co<strong>di</strong>ce nell’arco <strong>di</strong> un ventennio 32 . La stessa posizione<br />

delle carte nel co<strong>di</strong>ce, da questo punto <strong>di</strong> vista, non offre prove rilevanti,<br />

trattandosi <strong>di</strong> elenchi irrelati, posizionati marginalmente, e anche in certa misura<br />

autonomi tra loro.<br />

Nessun in<strong>di</strong>zio sicuro <strong>di</strong> cronologia relativa pare ricavarsi dagli estratti da<br />

Persio (ZM, 8-16b) se messi in rapporto alla trascrizione delle Satirae persiane<br />

nel ms. Laur. Plut. 33, 31 (la Miscellanea Laurenziana =ML), cc. 4r-16v 33 .<br />

Anche tali citazioni meriterebbero un riscontro sistematico, tuttavia al momento<br />

ci si limita a rilevarne la compatibilità testuale con il manoscritto in cui il<br />

<strong>Boccaccio</strong> leggeva Persio, il Laur. Plut. 37, 19 (=La) antigrafo <strong>di</strong> ML, cc. 4r-<br />

16v 34 . Le informazioni allegate ai nostri estratti, dove in buona parte sono recepite<br />

le chiose del manoscritto, rendono probabile che anche in tal caso il<br />

<strong>Boccaccio</strong> trascrivesse da quel co<strong>di</strong>ce 35 . La sezione persiana <strong>di</strong> ML, già colloca-<br />

32 Per le questioni <strong>di</strong> cronologia <strong>di</strong> ZM si vedano COSTANTINI, Stu<strong>di</strong> sullo Zibaldone<br />

Magliabechiano. I, cit., p. 22 e n. 1; G. PADOAN, Petrarca, <strong>Boccaccio</strong> e la scoperta delle<br />

Canarie, in «Italia me<strong>di</strong>oevale e umanistica», VII, 1964, pp. 263-77; DI BENEDETTO, scheda<br />

in VI Centenario, cit., p. 126; SAVINO, scheda in Co<strong>di</strong>ci latini del Petrarca, cit., pp. 141-45;<br />

la più recente indagine della POMARO, Memoria della scriitura, cit., pp. 267-72 e 276-79,<br />

tende però a restringere nuovamente alla fase 1350-56 la cronologia del libro, «che parte da<br />

un termine inferiore non accertabile – questo è vero – ma che innegabilmente si presenta<br />

collegato con gli interessi <strong>di</strong> un <strong>Boccaccio</strong> già maturo e con testi <strong>di</strong> percorso veneto» (ivi,<br />

p. 277).<br />

33 Cfr. B. M. DA RIF, La Miscellanea Laurenziana XXXIII 31*, in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>»,<br />

VII, 1973, pp. 59-124: 97-99.<br />

34 F. RAMORINO, De duobus Persii co<strong>di</strong>cibus qui inter ceteros Laurentianae bibliothecae<br />

servantur, in «Stu<strong>di</strong> italiani <strong>di</strong> filologia classica», XII, 1904, pp. 229-60; per gli aspetti grafico-testuali<br />

della copia boccacciana dal ms. Laur. Plut. 37, 19, cfr. P. RAFTI, Riflessioni sull’usus<br />

<strong>di</strong>stinguen<strong>di</strong> del <strong>Boccaccio</strong> negli zibaldoni, in Gli Zibaldoni <strong>di</strong> <strong>Boccaccio</strong>, cit., pp. 283-<br />

306: 287-89. Mi pare più probabile che, trascrivendo gli estratti in ZM, <strong>Boccaccio</strong> leggesse<br />

Persio in questo co<strong>di</strong>ce che non in ML, per almeno due in<strong>di</strong>zi: la variante <strong>di</strong> Sat. V, 64, cleantea,<br />

in ML, c. 13r, per erronea lettura è corrotta in deantea, mentre è evidentemente corretta<br />

(dato che proprio al filosofo si riferisce l’excerptum) in ZM, 15b; inoltre, gli excerpta 14b e<br />

15b (da Sat. V) recepiscono la glossa <strong>di</strong> La, mentre la copia <strong>di</strong> ML proprio all’altezza della<br />

quinta satira sospende la trascrizione dell’apparato <strong>di</strong> glossa interlineare e marginale.<br />

35 Così in 8b (da Sat. I, 4, su Labeone): «Et Fulgentius in libro mitologiarum <strong>di</strong>cit quod<br />

iste tangens <strong>di</strong>sciplinas etruscas et Bachides xii libros scripsit. Alii autem <strong>di</strong>cunt istum fuisse<br />

115


Stefano Benedetti<br />

ta secondo la cronologia complessiva del manoscritto alla prima metà degli anni<br />

Quaranta, viene ora più puntualmente datata al biennio 1339-40 36 . Tuttavia non<br />

c’è nulla negli estratti da Persio <strong>di</strong> ZM che possa certificarne la contiguità alla<br />

copia delle Satirae in ML, mentre si può invece supporre che essi siano frutto <strong>di</strong><br />

una lettura autonoma, evidentemente mirata alla esclusiva selezione dei riferimenti<br />

a poeti e filosofi presenti nel testo <strong>di</strong> Persio, in linea con l’interesse specifico<br />

che poteva muovere il <strong>Boccaccio</strong> scrutinatore <strong>di</strong> figure poetiche e culturali<br />

presenti nelle poesie oraziane. La possibilità <strong>di</strong> collocare cronologicamente gli<br />

estratti <strong>di</strong> ZM rimane pertanto <strong>di</strong>fficoltosa, al limite affidata a un expertise<br />

paleografico capace <strong>di</strong> ricostruire tempi ed evoluzione della scrittura corsiva del<br />

<strong>Boccaccio</strong>.<br />

La questione cronologica, d’altra parte, pertiene all’aspetto certo più problematico<br />

dei rapporti <strong>di</strong> <strong>Boccaccio</strong> con la fonte oraziana. Se infatti è inopinabile<br />

la conoscenza <strong>di</strong>retta e l’incon<strong>di</strong>zionata ammirazione tributata al Venosino da<br />

parte del <strong>Boccaccio</strong> maturo, meno documentabile è lo stratificarsi <strong>di</strong>acronico<br />

della presenza oraziana nella sua opera. Il nome stesso <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, che <strong>di</strong>verrà<br />

segnale pressoché costante nelle rassegne <strong>di</strong> auctores del <strong>Boccaccio</strong>, è ancora<br />

assente dall’orizzonte spiccatamente ovi<strong>di</strong>ano degli anni napoletani, escluso tra<br />

i classici evocati nell’epilogo del Filocolo (se ispirato al canone <strong>di</strong> De vulg.<br />

eloq. II vi 7) 37 , e dall’elenco <strong>di</strong> autori su cui si è formato l’ignoto destinatario<br />

dell’epistola Sacre famis (dove si ripropone l’assenza <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> dalla medesima<br />

quaterna dei poetae regulati Virgilio, Ovi<strong>di</strong>o, Lucano, Stazio) 38 .<br />

poeta latinum et transtulisse Homerum de greco in latino» (cfr. glossa in La, c. 2v); in 12b<br />

(da Sat. I, 123-24, su Cratino, Eupoli e Aristofane): «poete satiri primi et antecellentes omnes<br />

alios [...]»; e, in riferimento a pregran<strong>di</strong> cum sene (perifrasi per Aristofane in Sat. I, 124),<br />

l’annotazione <strong>di</strong> ZM precisa «scilicet cum Aristofanes» (cfr. glossa in La, c. 5v); in 13b (da<br />

Sat. III, 99, su Archesilao): «Archesilaus philosophus Sciti filius pitaneus cireanicus» (cfr.<br />

glossa in La, c. 10r); in 14b (da Sat. V, 9, su Glicone): «Glicon poeta tragicus» (ma la glossa<br />

in La, c. 12r in<strong>di</strong>ca soltanto «Glicon tragicus», sicché del <strong>Boccaccio</strong> è il frainten<strong>di</strong>mento che<br />

lo in<strong>di</strong>ca poeta anziché attore); in 15b (da Sat. V, 64, su Cleante): «Cleantes philosophus<br />

magister Cornuti magistri Persii» (cfr. glossa in La, c. 13v).<br />

36 S. ZAMPONI, M. PANTAROTTO, A. TOMIELLO, Stratigrafia dello Zibaldone e della<br />

Miscellanea Laurenziana, in Gli Zibaldoni <strong>di</strong> <strong>Boccaccio</strong>, cit., pp. 181-258: 239 n. 184.<br />

37 Ma cfr. M. PASTORE STOCCHI, Il primo Omero del <strong>Boccaccio</strong>, in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>»,<br />

V, 1969, p. 105, per la derivazione dalla «bella scola» <strong>di</strong> Inf. IV, 88-90, con eliminazione <strong>di</strong><br />

<strong>Orazio</strong> per l’inopportuna presenza del «satiro» accanto agli elevati poeti <strong>di</strong> armi e amori. Sulla<br />

stessa linea, sottolineando la presenza <strong>di</strong> Stazio «reintegrato fra i gran<strong>di</strong> poeti narratori al posto<br />

<strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> satiro», F. FIDO, Dante personaggio mancato nel Decameron, in <strong>Boccaccio</strong>: secoli <strong>di</strong><br />

vita, Atti del Congresso internazionale <strong>Boccaccio</strong> 1975, Los Angeles, 17-19 ottobre 1975, a<br />

cura <strong>di</strong> M. Cottino-Jones e E. F. Tuttle, Ravenna, Longo, 1977, pp. 177-89: 177.<br />

38 In G. BOCCACCIO, Epistole e lettere, a cura <strong>di</strong> G. Auzzas e con un contributo <strong>di</strong> A.<br />

Campana, in Tutte le opere, cit., vol. V, t. I, 1992, IV 12.<br />

116


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

Il rapporto <strong>di</strong>retto del giovane <strong>Boccaccio</strong> con l’opera <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> parrebbe da<br />

circoscrivere per lo più all’Ars poetica, alla cui esegesi sicuramente lo introduceva<br />

il magistero <strong>di</strong> Paolo da Perugia, fra l’altro commentatore <strong>di</strong> Persio 39 e<br />

me<strong>di</strong>atore <strong>di</strong> quelle Glose super Poetria de Horatio, trà<strong>di</strong>te da un co<strong>di</strong>ce della<br />

Nazionale <strong>di</strong> Napoli, il ms. V F 21 40 , recante in realtà il commento all’Ars più<br />

vulgato fra sec. XII e XV, il cosiddetto «Materia» 41 . Silloge, questa composta<br />

dal Perugino, verosimilmente nota al <strong>Boccaccio</strong>, data anche la presenza in essa<br />

della expositio <strong>di</strong> Giovanni del Virgilio alle Metamorfosi ovi<strong>di</strong>ane 42 e <strong>di</strong> un<br />

rimaneggiamento dell’Eneide 43 . Non è un caso che del libro «nel quale egli<br />

[<strong>Orazio</strong>] ammaestra coloro, li quali a poesia vogliono attendere, <strong>di</strong> quello che<br />

operando seguir debbono e <strong>di</strong> quello da che si debbono guardare volendo laudevolmente<br />

comporre» (così nelle Esposizioni sopra la Come<strong>di</strong>a, IV 1, 115),<br />

appunto dell’Ars poetica, il <strong>Boccaccio</strong> in<strong>di</strong>casse proprio il <strong>di</strong>sporsi sulle <strong>di</strong>rettrici<br />

<strong>di</strong> prescrizione e proibizione, tipiche dell’esegesi me<strong>di</strong>olatina della Poetria 44 .<br />

E certo non mancano in tutta l’opera boccacciana richiami a luoghi per lo<br />

più topici, come il riferimento ad Anfione <strong>di</strong> Ars 394-96, pure estrapolato nelle<br />

trascrizioni <strong>di</strong> ZM (15a) e riecheggiato, tra l’altro, nelle Rime, V 3-4 e VIII 3-4;<br />

nel Teseida, IV 13, 3-7 e chiosa; nella Come<strong>di</strong>a delle ninfe fiorentine, XXXII 4;<br />

nella Amorosa Visione, VII 43-45; nella Elegia <strong>di</strong> madonna Fiammetta, VIII 9,<br />

6. Oppure, l’invocazione musaica <strong>di</strong> Omero in Ars 140-42, «li versi del quale<br />

ottimamente traslatò in latino <strong>Orazio</strong>», come il commentatore <strong>di</strong> Dante riprende<br />

nelle Esposizioni sopra la Come<strong>di</strong>a, II 1, 13 (forse per la suggestione dantesca<br />

<strong>di</strong> Vita nuova XXV, 9; come, sempre in tema <strong>di</strong> invocazione alle muse, la<br />

me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> Dante pare motivare l’appello in Teseida, XII 52, 1-2, mutuato da<br />

39 Sul commento del Perugino a Persio cfr. F. GHISALBERTI, Paolo da Perugia commentatore<br />

<strong>di</strong> Persio, in «Ren<strong>di</strong>conti del Reale Istituto Lombardo <strong>di</strong> Scienze e Lettere», s. II, LXII,<br />

1929, pp. 535-98, dal cui spoglio <strong>di</strong> citazioni si evidenzia il costante ricorso del commentatore<br />

alla fonte oraziana (in particolare pp. 566-68).<br />

40 Cfr. F. TORRACA, Giovanni <strong>Boccaccio</strong> a Napoli, in «Archivio Storico per le Province<br />

Napoletane», XXXIX, 1914, pp. 264-67, che della glossa inferiva però erroneamente la paternità<br />

dell’e<strong>di</strong>tore.<br />

41 C. VILLA, Per una tipologia del commento me<strong>di</strong>olatino: l’Ars poetica <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, in Il<br />

commento ai testi, atti del Seminario <strong>di</strong> Ascona, 2-9 ottobre 1989, a cura <strong>di</strong> O. Besomi e C.<br />

Caruso, Basel-Boston-Berlin, Birkhauser, 1992, pp. 19-42: 29; EAD., La tra<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>oevale<br />

<strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, in Atti del Convegno <strong>di</strong> Venosa, 8-15 novembre 1992, Venosa, Osanna, 1993,<br />

pp. 193-202.<br />

42 G. PADOAN, Il <strong>Boccaccio</strong>, le Muse, il Parnaso e l’Arno, Firenze, Olschki, 1978, p. 162.<br />

43 Cfr. F. BRUNI, <strong>Boccaccio</strong>. L’invenzione della letteratura mezzana, Bologna, Il Mulino,<br />

1990, pp. 100-106, che sottolinea il nesso fra la glossa oraziana, che lì <strong>di</strong>stingueva fra ordo<br />

naturalis e artificialis della narrazione poetica, e la riscrittura compen<strong>di</strong>osa dell’Eneide a partire<br />

dal sogno <strong>di</strong> Enea, episo<strong>di</strong>o ripreso dal <strong>Boccaccio</strong> nel Filocolo.<br />

44 VILLA, Per una tipologia, cit., pp. 32 sgg.<br />

117


Stefano Benedetti<br />

Inf. XXXII, 10-11). Si veda infine, ancora evocando Omero, la citazione esplicita<br />

<strong>di</strong> Ars 359 in Geneal. XV 4, 32.<br />

Su un altro piano è altresì notevole l’ascendenza delle categorie – peraltro<br />

affatto usuali nelle retoriche dei secoli XII-XIII – dell’<strong>Orazio</strong> teorico presso<br />

l’autore del Decameron, evidentemente del binomio prodesse e delectare quale<br />

traspare in alcuni sno<strong>di</strong> riflessivi dei novellatori (Decam. II 3, 5; II Concl., 9; VI<br />

4, 3; X 9, 4, qui con scarto dalla funzione <strong>di</strong>dascalico-morale rimarcato da<br />

Dioneo «per ciò che altro è il nostro fine» 45 ), e soprattutto nel Proemio, dove<br />

informa uno dei passaggi chiave («parimente <strong>di</strong>letto delle sollazzevoli cose in<br />

quelle [novelle] mostrate e utile consiglio», Decam., Proemio 14) 46 , non senza<br />

aver dato modo <strong>di</strong> sottolineare variamente la rilevanza dell’Ars nella poetica<br />

complessiva del Decameron 47 . Il para<strong>di</strong>gma oraziano del «delectando pariterque<br />

monendo», consueto alla topica boccacciana dell’esor<strong>di</strong>o 48 , si ripropone come<br />

invariante della fabula anche nell’accezione allegorica (in Geneal., XIV 9, le<br />

«fabule [...] et sic una et eadem lectione proficiunt et delectant»; effetto che in<br />

Geneal., XV 1, è attribuito all’opera stessa del mitografo, il quale «facit fabulas<br />

cum delectatione fructuosas») e, in quanto principio <strong>di</strong> contiguità tra fondamento<br />

<strong>di</strong> verità morale e artificiatum della forma <strong>di</strong>lettevole, attraversa in genere<br />

tutta la riflessione poetologica del <strong>Boccaccio</strong>, dal Trattatello in laude <strong>di</strong> Dante<br />

in avanti 49 .<br />

Non secondaria, in ogni caso, per la ricezione boccacciana dei postulati retorico-stilistici<br />

dell’Ars poetica, sarà da considerare l’incidenza dei testi me<strong>di</strong>atori 50 ,<br />

45 Cfr. HOLLANDER, «Utilità» in <strong>Boccaccio</strong>’s Decameron, cit., pp. 223-28.<br />

46 Dove opportunamente è stata rilevata la resa <strong>di</strong>retta del pariter <strong>di</strong> Ars poet. 344, da<br />

P. M. FORNI, Realtà/Verità, in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>», XXII, 1994, pp. 235-56: 237 (poi in<br />

Lessico critico decameroniano, a cura <strong>di</strong> R. Bragantini e P. M. Forni, Torino, UTET, 1995).<br />

47 Cfr., oltre agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> HOLLANDER già citati, supra, alla n. 3, M. PICONE, Gioco e/o letteratura.<br />

Per una lettura lu<strong>di</strong>ca del Decameron, in Passare il tempo. La letteratura del gioco e<br />

dell’intrattenimento dal XII al XVI secolo, atti del Convegno <strong>di</strong> Pienza, 10-14 settembre 1991, 2<br />

voll., Roma, Salerno, 1993, vol. I, pp. 105-106 e 120; FORNI, Realtà/Verità, cit., pp. 236 sgg.<br />

48 Ritorna infatti nella Amorosa Visione, sonetto 3, 13-14; nel Proemio al volgarizzamento<br />

liviano, 9-10, cfr. M. T. CASELLA, Nuovi appunti intorno al <strong>Boccaccio</strong> traduttore <strong>di</strong> Livio,<br />

in «Italia me<strong>di</strong>oevale e umanistica», IV, 1961, pp. 77-129: 102-103 (poi in EAD., Tra<br />

<strong>Boccaccio</strong> e Petrarca. I volgarizzamenti <strong>di</strong> Tito Livio e <strong>di</strong> Valerio Massimo, Padova, Antenore,<br />

1982); nel De mulieribus claris, Proemio 7. Cfr. anche V. KIRKHAM, Morale, in Lessico<br />

critico decameroniano, cit., pp. 254 sgg.<br />

49 Cfr. A. CERBO, Retorica e ideologia nel <strong>Boccaccio</strong> latino, Napoli, Ferraro, 1984, pp.<br />

94-96. Riba<strong>di</strong>sce la persistenza del para<strong>di</strong>gma oraziano <strong>di</strong> prodesse/delectare lungo tutto l’operato<br />

poetico del <strong>Boccaccio</strong> L. BATTAGLIA RICCI, Giovanni <strong>Boccaccio</strong>, in Storia della letteratura<br />

italiana. II. Il Trecento, Roma, Salerno, 1995, p. 748.<br />

50 Cfr. V. BRANCA, Registri strutturali e stilistici nel Decameron, in ID., <strong>Boccaccio</strong> me<strong>di</strong>evale<br />

e nuovi stu<strong>di</strong> sul Decameron, Firenze, Sansoni, 1992 8 , pp. 86 sgg.<br />

118


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

tra gli altri della Epistola a Cangrande, probabilmente nota al <strong>Boccaccio</strong> priva<br />

della parte nuncupativa e perciò usufruita come anonima nell’Accessus al commento<br />

dantesco 51 , ripresa anche là dove l’epistola allegava l’autorità oraziana:<br />

sicuramente per il remisse et humiliter dello «stilo comico» (da Ep. a Cangr., 30<br />

a Esposiz., Accessus 19) così centrale nella retorica boccacciana, dalla «bassezza»<br />

intesa come «mezzana via» <strong>di</strong> Filoc. V 97, 6, sino alla piena enunciazione<br />

<strong>di</strong> poetica dello «istilo umilissimo e rimesso» della introduzione alla IV giornata<br />

del Decameron 52 . Tuttavia, in almeno un caso, con una variante significativa<br />

del <strong>Boccaccio</strong>, il quale, ricapitolando i generi passati in rassegna dall’epistola<br />

(dopo trage<strong>di</strong>a e comme<strong>di</strong>a, «sunt et alia genera narrationum poeticarum, scilicet<br />

carmen bucolicum, elegia, satira, et sententia votiva, ut etiam per Oratium<br />

patere potest in sua Poetria» 53 ), sostituiva il lirico alla sententia votiva, il solo<br />

genere corrispondente in effetti al testo dell’Ars 54 («[...] è da sapere che le poetiche<br />

narrazioni sono <strong>di</strong> più e varie maniere, sì come è tragedìa, satira e comedìa,<br />

buccolica, elegìa, lirica ed altre» 55 ). Seppure dovesse trattarsi <strong>di</strong> un’inserzione<br />

scontata, in linea con i co<strong>di</strong>ci retorico-stilistici <strong>di</strong>ffusi, certo ad essa non doveva<br />

essere estranea, per la nozione dei generi poetici maturata dal Certaldese, proprio<br />

l’esemplarità dell’<strong>Orazio</strong> lirico.<br />

Può importare, in tal senso, che la prima menzione <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> nell’opera del<br />

<strong>Boccaccio</strong> 56 si <strong>di</strong>a sotto l’insegna del Petrarca, per il cui transito dagli stu<strong>di</strong> giu-<br />

51 Cfr. PADOAN, commento a Esposiz., pp. 767-68, nn. 11 e 17; ma cfr. anche L. JENARO-<br />

MACLENNAN, The Trecento Commentaries on the Divina Comme<strong>di</strong>a and the Epistle to<br />

Cangrande, Oxford, Clarendon Press, 1974, pp. 108-23 e C. PAOLAZZI, Le letture dantesche<br />

<strong>di</strong> Benvenuto da Imola, in «Italia Me<strong>di</strong>oevale e Umanistica», XXII, 1979, pp. 319-66: 325<br />

(poi in ID., Dante e la Come<strong>di</strong>a nel Trecento, Milano, Vita e Pensiero, 1989, pp. 223-76).<br />

52 Si vedano, tra gli altri, R. HOLLANDER, <strong>Boccaccio</strong>’s Dante: Imitative <strong>di</strong>stance<br />

(Decameron I 1 and IV 10), in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>», XIII, 1981-82, pp. 169-98: 172-73 e n.<br />

13; ID., Decameron: the sun rises in Dante, in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>», XIV, 1983-84, pp. 241-<br />

55: 246-47; quin<strong>di</strong> l’analisi <strong>di</strong> R. FEDI, Il “regno <strong>di</strong> Filostrato”. Natura e struttura della<br />

Giornata IV del Decameron, in «Modern Language Notes», 102, 1987, n. 1, pp. 39-54: 46-47.<br />

Può essere tuttavia interessante evidenziare come la <strong>di</strong>retta referenza all’elogio della me<strong>di</strong>ocritas<br />

si avvalga in apertura dell’immagine <strong>di</strong> torri e cime degli alberi percosse dal vento dell’invi<strong>di</strong>a,<br />

tòpos frequente nel <strong>Boccaccio</strong>, ch pure si può far risalire a Carm. II 10, 9-11.<br />

53 D. ALIGHIERI, Epistola a Cangrande, a cura <strong>di</strong> E. Cecchini, Firenze, Giunti, 1996, par.<br />

32, p. 12.<br />

54<br />

BRUGNOLI, MERCURI, <strong>Orazio</strong> Flacco, Quinto, cit., pp. 174-75.<br />

55<br />

BOCCACCIO, Esposiz., Accessus 17.<br />

56 Secondo la datazione della biografia petrarchesca, a ridosso della laurea romana, agli<br />

anni 1341-42 (cfr. G. BILLANOVICH, Petrarca letterato. I, Lo scrittoio <strong>di</strong> Petrarca, Roma,<br />

Storia e Letteratura, 19952 , pp. 74-78; datazione ora riba<strong>di</strong>ta da FEO, Co<strong>di</strong>ci latini del<br />

Petrarca, cit., p. 346); ma per l’abbassamento al 1348-50 (secondo la tesi già del Massèra)<br />

cfr. l’e<strong>di</strong>zione a cura <strong>di</strong> R. Fabbri, G. BOCCACCIO, Vite <strong>di</strong> Petrarca, Pier Damiani e Livio, in<br />

Tutte le opere, cit., vol. V, to. I, 1992, pp. 881-85.<br />

119


Stefano Benedetti<br />

ri<strong>di</strong>ci alla vocazione letteraria tracciato nel De vita et moribus Domini Francisci<br />

Petracchi si delinea un canone che dopo Omero, Terenzio e Virgilio, e prima <strong>di</strong><br />

Ovi<strong>di</strong>o, Lucano, Stazio e Giovenale pone <strong>Orazio</strong>: «quid Flaccus lirica suavitate<br />

ac acerbitate satyrica decantarit» (De vita et moribus, 6). Luogo in cui il<br />

<strong>Boccaccio</strong> teneva <strong>di</strong>nanzi la Collatio laureationis, sia per la presenza <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

nell’aureo canone dei vates egregii dell’età augustea («Virgilius, Varus, Ovi<strong>di</strong>us,<br />

Flaccus», Collatio, 4, 1), sia per il non minore rilievo conferito all’<strong>Orazio</strong><br />

lirico, <strong>di</strong> cui l’orazione petrarchesca esibiva esclusivamente citazioni dai Carmina,<br />

per <strong>di</strong> più alternandole ad allegazioni dal Satyricus, che era però, come sempre<br />

in Petrarca, Giovenale.<br />

Ma è poi l’esempio dantesco ad imporre il nome <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> negli anni anteriori<br />

alla <strong>di</strong>retta influenza petrarchesca, come mostra il trionfo in Amorosa<br />

Visione V 17, strettamente modellato su Inf. IV, 88: «Omero e <strong>Orazio</strong> quivi,<br />

dopo <strong>di</strong> lui» (preceduti cioè da Virgilio «più ch’altro esaltato», in Dante escluso<br />

in qualità <strong>di</strong> agens, e seguiti da Lucano e Ovi<strong>di</strong>o). Equiparazione nella quale il<br />

<strong>Boccaccio</strong> riproduceva l’innovazione dantesca entro la quaterna dei regulati 57 ,<br />

certo indotto dal pressante contesto metrico e visionistico, mentre peraltro operava<br />

un’appropriazione del canone dantesco con l’estenderlo poi fino al suo più<br />

prossimo patrimonio culturale. La presenza <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> risulterà d’ora innanzi<br />

obbligata, quando non topica, nella trafila dei poeti onorati in patria (così nel<br />

Trattatello in laude <strong>di</strong> Dante, I red., 97), o destinati a fama imperitura (Esposiz.<br />

XV 94), oppure nell’altro stereotipo <strong>di</strong> poeti e mecenati dell’età antica (come<br />

nella de<strong>di</strong>ca della Come<strong>di</strong>a delle ninfe fiorentine a Niccolò <strong>di</strong> Bartolo del<br />

Buono, Come<strong>di</strong>a ninfe, L 4; o ancora nella più ampia rassegna <strong>di</strong> poeti e prestantissimi<br />

viri, coronata dal binomio <strong>Orazio</strong>-Mecenate, della tarda epistola al<br />

Pizzinga, Epist. XIX 15-16).<br />

È d’altra parte nel riferimento al tirocinio dantesco sui classici che il nome <strong>di</strong><br />

<strong>Orazio</strong> si cristallizza nel più ristretto canone dei latini, quel canone atto a schiudere<br />

a Dante la<br />

[...] piena notizia delle finzioni poetiche e dello artificioso <strong>di</strong>mostramento <strong>di</strong> quelle. Nel<br />

quale esercizio familiarissimo <strong>di</strong>venne <strong>di</strong> Virgilio, d’<strong>Orazio</strong>, d’Ovi<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> Stazio e <strong>di</strong> ciascuno<br />

altro poeta famoso: non solamente avendo caro il conoscergli, ma ancora, altamente cantando,<br />

s’ingegnò d’imitarli [...] 58 .<br />

A questo snodo dei primi anni Cinquanta, pertanto, quando il <strong>Boccaccio</strong><br />

viene assimilando il para<strong>di</strong>gma imitativo petrarchesco da lui proiettato sull’ap-<br />

57 Cfr. R. MERCURI, Il canone della Comme<strong>di</strong>a, in ID., Genesi della tra<strong>di</strong>zione letteraria<br />

italiana, cit., pp. 273-78; C. VILLA, Dante <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, cit., pp. 94-95.<br />

58 BOCCACCIO, Trattatello in laude <strong>di</strong> Dante, a cura <strong>di</strong> P. G. Ricci, in Tutte le opere, cit.,<br />

vol. III, 1974, I red., 22.<br />

120


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

pren<strong>di</strong>stato poetico <strong>di</strong> Dante 59 , si può forse riportare anche l’avvenuto passaggio<br />

del <strong>Boccaccio</strong> da una conoscenza ancora generica alla più attiva frequentazione<br />

della poesia <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, <strong>di</strong> cui nelle opere anteriori al 1348 sono documentate<br />

tracce spora<strong>di</strong>che ed esili.<br />

Qualche eco si può rintracciare nella Amorosa visione 60 : da Carm. I 15, 1-2<br />

per la figura <strong>di</strong> Paride, in Amor. Vis. VII, 62-66 e per i «freti» solcati dalla nave<br />

<strong>di</strong> Elena, in Amor. Vis. XXVII, 42; da Carm. III 16, 1 per Danae, in Amor. Vis.<br />

XVI, 70-74; mentre parrebbe da escludere Carm. I 28 come fonte per il pitagorico<br />

Archita collocato fra i poeti in Amor. Vis. V, 41, se in ZM, 17b, <strong>Boccaccio</strong><br />

lo qualifica come philosophus 61 . Appena un riferimento nella Elegia <strong>di</strong> madonna<br />

Fiammetta per il motivo della fabula vulgi (da Epod. XI 7-8, usufruito insieme<br />

ad Ovi<strong>di</strong>o, Amorum VII 1, 21 in Elegia V 25, 9; luogo del resto topico per<br />

ascendenza petrarchesca, si vedano anche Rime LXXXIII, 12-14 e Corbaccio,<br />

112). Mentre ancora nel solco della tra<strong>di</strong>zione dei florilegi si situa un’annotazione<br />

come quella a c. 46r <strong>di</strong> ML, il <strong>di</strong>stico «Oderunt peccare mali, formi<strong>di</strong>ne pene<br />

/ Oderunt peccare boni, virtutis amore», che è riduzione proverbiale <strong>di</strong> Epist. I<br />

16, 53 62 .<br />

È quin<strong>di</strong> agli anni del magistero petrarchesco che pare opportuno riferirsi per<br />

circoscrivere con maggiore atten<strong>di</strong>bilità la zona in cui il <strong>Boccaccio</strong> compulsa<br />

più attentamente i versi oraziani, e a questa fase potremmo ragionevolmente<br />

attribuire la compilazione delle liste <strong>di</strong> notabilia oraziani in ZM, in particolare<br />

della prima serie <strong>di</strong> estratti. Invano cercheremmo in questo scarno regesto <strong>di</strong> lettura<br />

il documento <strong>di</strong> un gusto instrinsecamente poetico o stilistico, e del tutto<br />

isolata sta l’unica traccia <strong>di</strong> un apprezzamento personale (l’attributo «magnifica»<br />

riferito alla quarta ode del libro IV) 63 . Non c’è dubbio infatti che in quella<br />

sequenza <strong>di</strong> excerpta il <strong>Boccaccio</strong> assecon<strong>di</strong> un’istanza tipica della sua tecnica<br />

59 Cfr. CERBO, Retorica e ideologia nel <strong>Boccaccio</strong> latino, cit., pp. 89-90.<br />

60 Per questi riscontri mi rifaccio a BRANCA, commento ad Amor. Vis., cit., ad loc.<br />

61 Analogamente, nella sezione De doctoribus seu inventoribus, philosophis, poetis tratta<br />

da Paolino Veneto, in ZM, c. 227r, Archita è in<strong>di</strong>cato come «philosophus optimus quem<br />

docentem au<strong>di</strong>vit Plato» (per la sezione paoliniana <strong>di</strong> ZM cfr. A. M. COSTANTINI, Stu<strong>di</strong> sullo<br />

Zibaldone Magliabechiano. III, La polemica con Paolino Veneto, in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>»,<br />

X, 1977, pp. 255-75).<br />

62 Cfr. B.M. DA RIF, La Miscellanea Laurenziana, cit., p. 118; A. MONTEVERDI, <strong>Orazio</strong><br />

nel Me<strong>di</strong>oevo, in «Stu<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>evali», n.s., IX, 1936, pp. 162-80: 168. Nella medesima ML una<br />

citazione oraziana (ancora su Danae, da Carm. III 16, 8) si rinviene nelle glosse del<br />

<strong>Boccaccio</strong> alle Dirae-Ly<strong>di</strong>a (cfr. M. L. LORD, <strong>Boccaccio</strong>’s Virgiliana in the Miscellanea latina,<br />

in «Italia me<strong>di</strong>oevale e umanistica», XXXIV, 1991, pp. 127-97: 192 e nn. 157-58).<br />

63 ZM, 1a: «Nerones seu drusi nobiles romani de quibus magnifica Oratius oda 4° l.<br />

iiii°».<br />

121


Stefano Benedetti<br />

<strong>di</strong> acquisizione eru<strong>di</strong>ta, la medesima per la quale tessere oraziane rifluiranno nel<br />

mosaico enciclope<strong>di</strong>co-mitologico delle Genealogie; lì ben più sensibilmente<br />

che nel <strong>di</strong>zionario geografico De montibus, silvis, fontibus [...] 64 o nell’archivio<br />

storico-moraleggiante del De mulieribus claris e del De casibus virorum illustrium<br />

65 ; ma in ogni caso secondo una modalità che permarrà costante nella<br />

referenza ad <strong>Orazio</strong>, segnatamente il lirico, come ancora nelle Esposizioni sopra<br />

la Come<strong>di</strong>a testimonia la citazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> Carm. III 17, 7-8, in riferimento<br />

alla ninfa Marica madre <strong>di</strong> Latino 66 .<br />

Si tratta <strong>di</strong> un’attitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> lettura che d’altra parte sarebbe riduttivo esaurire<br />

in un’operazione <strong>di</strong> spoglio meramente strumentale e aliena da passione conoscitiva,<br />

mentre semmai essa testimonia <strong>di</strong> un’autentica fede nella poesia per la<br />

quale – avvalendoci <strong>di</strong> parole autorevolmente spese riguardo all’eru<strong>di</strong>zione poetica<br />

<strong>di</strong> quel gran<strong>di</strong>ssimo cultore <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> che fu il Petrarca – il <strong>Boccaccio</strong><br />

[...] annota la presenza <strong>di</strong> utili informazioni <strong>di</strong> antiquaria, fiducioso che siano ‘vere’, cioè<br />

storicamente affidabili, perché sa che i poeti, accanto a poche gran<strong>di</strong> verità nascoste, testimoniano<br />

anche una quantità infinita <strong>di</strong> piccole verità concrete e palesi 67 .<br />

Nel contempo, non sarebbe atten<strong>di</strong>bile schiacciare la lettura oraziana del<br />

<strong>Boccaccio</strong> tutta nei termini <strong>di</strong> una pur stimolante ricerca eru<strong>di</strong>ta quale ci documenta<br />

il primo gruppo <strong>di</strong> excerpta in ZM. Non pare dubbio, infatti, che paralle-<br />

64 Segnala un caso eclatante <strong>di</strong> risonanza oraziana, sulla fonte <strong>di</strong> Bandusia da Carm. III<br />

13, 1, M. PASTORE STOCCHI, Tra<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>evale e gusto umanistico nel De montibus del<br />

<strong>Boccaccio</strong>, Firenze, Olschki, 1963, p. 78 e n. 55; che <strong>di</strong> nuovo sottolinea, nella Introduzione<br />

all’e<strong>di</strong>zione del De montibus, in BOCCACCIO, Tutte le opere, cit., vol. VII-VIII, to. II, 1998, p.<br />

1821, il carattere autosche<strong>di</strong>astico della allusione, che «non accresce <strong>di</strong> molto le conoscenze<br />

<strong>di</strong> chi leggendo i Carmina si imbatta nell’oraziana fonte splen<strong>di</strong><strong>di</strong>or vitro». Sulla scorta del<br />

commento si possono in<strong>di</strong>care anche altri luoghi oraziani probabilmente presenti al<br />

<strong>Boccaccio</strong>, quasi tutti dalle O<strong>di</strong>: cfr. sui montes Aulon (I, 79) da Carm. II 6, 18-19; sul<br />

Lucretilis (I, 323) da Carm. I 17, 1; sul Matinus (I, 337) da Carm. I 28, 3; sul Petrinus (I,<br />

442) da Epist. I 5, 5; sul Vultur (I, 571) da Carm. III 4, 9-10. In due casi Pastore Stocchi rileva<br />

frainten<strong>di</strong>mento (sui fiumi Iectus, V, 474 da Serm. II 2, 31-32; e Niphates, V, 629, da<br />

Carm. II 9, 20-21). Unici riferimenti possibili ai luoghi trascritti in ZM, trovo circa il mare<br />

Tuscum (VII, 113), cfr. Serm. I 6, 1-2 [18a], e la selva Dauna, cfr. Carm. IV 14, 26 [6a]; ma<br />

va osservato in entrambi i casi come il richiamo non sia affatto cogente sì da porre questi<br />

excerpta all’origine delle schede geografiche boccacciane.<br />

65 Sulla base del commento <strong>di</strong> V. ZACCARIA, P. G. RICCI al De casibus virorum illustrium,<br />

in Tutte le opere, cit., vol. IX, 1983, si possono segnalare la ripresa letterale della sentenza<br />

«tractant fabrilia fabri» in De cas. I 11, 9 da Epist. II 1, 116, e del già richiamato Carm. II 10,<br />

9-12 in De cas. III 17, 8.<br />

66 BOCCACCIO, Esposiz. IV 1, 215.<br />

67 FEO, Petrarca, Francesco, cit., p. 40.<br />

122


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

lamente egli andasse praticando una più <strong>di</strong>ffusa delibazione del testo oraziano,<br />

quale trapela dalla cospicua assimilazione <strong>di</strong> stilemi, quando non <strong>di</strong> motivi, nel<br />

dettato latino delle egloghe del Buccolicum carmen. Ben più corposo – rispetto<br />

alle opere precedenti – si fa a questa altezza e in tale contesto il referto degli<br />

echi oraziani, ad esempio, nelle variazioni da Carm. IV 7, 1 in Bucc. II, 145 e<br />

III, 5 (e dallo stesso Carm. IV 7, 3 in Bucc. XIV, 33) e da Carm. I 1, 2 in Bucc.<br />

II, 75 e XIV, 40. Oppure, con gusto sintetico, da Carm. I 7, 23 in Bucc. VI, 61;<br />

da Carm. saec. 1-2 in Bucc. VI, 96; da Carm. III 13, 1 in Bucc. VII, 95; da<br />

Epist. I 2, 63 in Bucc. III, 121. Mentre allusioni a motivi si rilevano nel makarismóv<br />

rivolto a Damone in Bucc. I, 8 da Epod. II 1 e ss.; nel tòpos della memyimoiría<br />

da Sat. I 1, 1 e ss. in Bucc. XII, 172; nel non sum que fueram <strong>di</strong> Bucc.<br />

XIV, 141 da Carm. IV 1, 3 68 .<br />

Questa predominante referenza all’<strong>Orazio</strong> lirico non può che confermarsi,<br />

atteso l’utilizzo a carattere repertoriale per l’e<strong>di</strong>ficio mitografico, nelle citazioni<br />

oraziane esplicite presenti nelle Genealogie deorum gentilium 69 : su Mercurio<br />

(Geneal. II 7, 2 cita Carm. I 10, 1-4); Lucina (Geneal. IV 16, 14, cita Carm.<br />

saec. 15); Encelado e Tifeo (Geneal. IV 25, 3, cita Carm. III 4, 53-56; <strong>di</strong> nuovo<br />

allegato per l’altro titano Porfirione, Geneal. IV 65, 2); Apollo (Geneal. V 3, 12,<br />

cita Carm. saec. 33-34); Marica (Geneal. VIII 17, 3, cita Carm. III 17, 7-8; poi,<br />

come già detto, anche in Esposiz. IV 1, 215); Orione (Geneal. XI 19, 5, da<br />

Carm. III 4, 69-72); Sisifo (Geneal. XIII 56, 1, cita Carm. II 14, 20); Prometeo<br />

(Geneal. IV 44, 1, cita Carm. I 16, 13-16 e poco oltre Carm. I 3, 27-31), in un<br />

passaggio <strong>di</strong> particolare interesse per il mito <strong>di</strong> Prometeo, già evocato dal<br />

<strong>Boccaccio</strong> in apertura all’epistola a Zanobi da Strada del 1348, e qui sottoposto<br />

a intensa risemantizzazione 70 .<br />

68 Per questa messe cospicua <strong>di</strong> riscontri cfr. il commento <strong>di</strong> G. BERNARDI PERINI, in Tutte<br />

le opere, cit., vol. V, to. II, 1994, ad loc.; G. VELLI, Petrarca e <strong>Boccaccio</strong>. Tra<strong>di</strong>zione, memoria,<br />

invenzione, Padova, Antenore, 1979, p. 110 n. 30; G. RESTA, Il co<strong>di</strong>ce bucolico boccacciano,<br />

in I classici nel Me<strong>di</strong>oevo e nell’Umanesimo, Genova, 1975, pp. 59-90: 72 n. 20. Per<br />

l’epressione nemo secundus tibi della prima redazione <strong>di</strong> Bucc. I, 93-94, è da vedere il rilievo<br />

<strong>di</strong> M. MARTELLI, Nemo tibi secundus. Nota a Buccolicum Carmen I 93-94, in «Stu<strong>di</strong> sul<br />

<strong>Boccaccio</strong>», XIX, 1990, pp. 369-72 circa la derivazione da Carm. I 12, 17-21; cfr. G. VELLI,<br />

A proposito <strong>di</strong> una recente e<strong>di</strong>zione del Buccolicum Carmen del <strong>Boccaccio</strong>, in «Modern<br />

Language Notes», 105, 1990, n. 1, pp. 33-49: 41, per Bucc. XI, 3-4 da Carm. II 7, 18-19, ma<br />

con me<strong>di</strong>azione da Petrarca.<br />

69 Leggo il testo nella recente e<strong>di</strong>zione curata da V. Zaccaria in Tutte le opere, cit., vol.<br />

VII-VIII, 1998.<br />

70 Cfr C. MUSCETTA, <strong>Boccaccio</strong>, in Letteratura Italiana Laterza, Bari, Laterza, 1972, pp.<br />

325 e 328, e, anche per altre suggestioni oraziane, L. MARINO, Prometheus, or the<br />

Mythographer’s Self-Image in <strong>Boccaccio</strong>’s Genealogie, in «Stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>», XII, 1980,<br />

pp. 263-73.<br />

123


Stefano Benedetti<br />

Se, come si è visto, la prima delle sequenze oraziane <strong>di</strong> ZM ben riflette tale<br />

istanza citazionale (senza peraltro esservi <strong>di</strong>rettamente correlata, dal momento<br />

che nessuno dei luoghi in essa riportati trova riscontro nelle schede mitografiche)<br />

71 , lo spoglio successivo documenta un interesse solo in parte consentaneo<br />

al precedente. La schedatura anche qui si presenta come frutto <strong>di</strong> un’annotazione<br />

<strong>di</strong> lettura privata e non imme<strong>di</strong>atamente finalizzata, tuttavia in tal caso vi<br />

sono esclusivamente selezionati nomi <strong>di</strong> poeti e dotti dell’antichità, sicché il<br />

catalogo si inscrive nettamente all’interno della passione boccacciana per la storia<br />

della poesia e la ricerca dei suoi fondamenti antichi. Già nella prima lista, a<br />

ben vedere, due excerpta dall’Ars poetica denunciano questo interesse, estrapolandovi<br />

il <strong>Boccaccio</strong> notazioni circa l’origine greca della poesia e il senso morale<br />

del mito <strong>di</strong> Orfeo e Anfione 72 . La serie successiva, mentre persegue pure uno<br />

scopo <strong>di</strong> carattere eru<strong>di</strong>to e informativo, è tuttavia integralmente orientata a<br />

scandagliare un panorama <strong>di</strong> interesse letterario e culturale 73 , testimoniando<br />

oltretutto <strong>di</strong> un’attenzione ai generi poetici 74 , nonché <strong>di</strong> un riguardo per gli auto-<br />

71 A ben vedere, dal momento che le citazioni provengono tutte dai soli primi tre libri<br />

delle O<strong>di</strong>, non si può escludere che i luoghi allegati nelle Genealogie fossero dal <strong>Boccaccio</strong><br />

stati schedati proprio nella serie caduta <strong>di</strong> ZM a, <strong>di</strong> cui, come si è mostrato, conosciamo solo<br />

il relitto <strong>di</strong> uno spoglio più ampio, la serie <strong>di</strong> excerpta a partire da Carm. IV, 4. È pur vero<br />

che pochi dei luoghi estrapolati dal <strong>Boccaccio</strong> trovano poi qualche riscontro <strong>di</strong>retto in altri<br />

suoi testi, confermando il carattere sostanzialmente privato e non funzionale <strong>di</strong> queste trascrizioni,<br />

legate appunto ad una attività <strong>di</strong> lettura e <strong>di</strong> esegesi non concepita, o almeno non necessariamente,<br />

in vista <strong>di</strong> un riuso.<br />

72 ZM, 14a: «Poesis a grecis habuit originem Oratius in poetria ultra versus 280»; 15a:<br />

«Moralitas fabule Orfei Amfionis [...] Oratius in poetria “Silvestre homines sacer interpresque<br />

deorum” etc. per x versus».<br />

73 Non sempre le qualificazioni fornite dal <strong>Boccaccio</strong> appaiono pertinenti. Tra i pochi<br />

nomi <strong>di</strong> filosofi, è interessante segnalare come, in riferimento a Stertinio, Damasippo e<br />

Aristippo <strong>di</strong> Serm. II 3, ciascuno <strong>di</strong> essi è schedato come «philosophus stoicus» (ZM, 44-<br />

46b), in<strong>di</strong>cazione corretta solo per il primo (e al limite per Damasippo che se ne fa seguace).<br />

Pure il Corvino <strong>di</strong> Carm. III 21, 7-8 (ZM, 20b), è indebitamente in<strong>di</strong>cato come «poeta» (si<br />

tratta <strong>di</strong> Messalla Corvino oratore), ma il fatto che poi <strong>Boccaccio</strong> lo qualifichi come «magnus<br />

potator», fa credere che egli si basi solo sul testo oraziano (dove appunto <strong>di</strong> Corvino si <strong>di</strong>ce<br />

che or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> «promere langui<strong>di</strong>ora vina»). Più problematico da spiegare è il riferimento <strong>di</strong><br />

ZM, 40b a «Varro atracinus tragedus» (da Serm. I 10, 46, ove <strong>Orazio</strong> si riferisce al Varrone<br />

Atacino che invano ha tentato il genere della satira); né sembra probabile che <strong>Boccaccio</strong> faccia<br />

confusione con il Varius, epico e presunto autore <strong>di</strong> un Thiestes, nominato poco sopra (da<br />

Serm. I 10, 43), e schedato al 39b. Del resto, in merito a Varrone Atacino, anche in altri casi il<br />

<strong>Boccaccio</strong> manifesta confusione, altrove scambiandolo con il Reatino (cfr. ZACCARIA, commento<br />

a Geneal., cit., p. 1625 n. 99).<br />

74 <strong>Boccaccio</strong> fa riferimento ai generi: satirico (per Lucilio [11b]; Cratino, Eupoli e<br />

Aristofane [12b]; ma in tutti i casi sulla scorta delle glosse al Persio), giambico (per<br />

Archiloco «poeta primus iambici versus repertor» [25b]; Accio ed Ennio «poete iambico<br />

124


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

ri greci, in linea con quel culto per la notitia graecitatis così sensibile nel <strong>Boccaccio</strong><br />

maturo 75 .<br />

A questa meticolosa esplorazione storico-poetica, della quale alla lettura del<br />

<strong>Boccaccio</strong> il corpus oraziano pare farsi col<strong>lettore</strong> emblematico e privilegiato,<br />

ben si riconnette l’esemplarità che il nome e la figura <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> assumono poi<br />

nelle numerose menzioni all’interno XIV libro delle Genealogie, dove anche un<br />

caso <strong>di</strong> citazione testuale viene ad assumere un valore ben più rilevato della funzione<br />

<strong>di</strong> supporto eru<strong>di</strong>to che motiva le altre <strong>di</strong>rette riprese oraziane nel corso<br />

dell’intera opera. Tale risulta l’ampia lettura tratta dall’Epist. II 2 (con citazione<br />

dei vv. 65-66, 76, 79-80 e 84-86) in Geneal. XIV 11, 5, in tema <strong>di</strong> lontananza<br />

del poeta dalla vita urbana, indubbio calco dalla pagina petrarchesca del De vita<br />

solitaria II 12, <strong>di</strong> cui sono riprodotti persino i medesimi tagli citazionali, e dove<br />

si può vedere un esempio concreto del peso determinante avuto dalla me<strong>di</strong>azione<br />

petrarchesca nell’assimilazione del modello oraziano da parte del <strong>Boccaccio</strong>.<br />

Le frequenti nominazioni <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> nelle sequenze spesso variate <strong>di</strong> auctores<br />

che è dato incontrare nel XIV libro delle Genealogie, d’altra parte, ben illuminano<br />

i termini <strong>di</strong> una esemplarità mai unilaterale o rigida, quale la posizione<br />

canonica <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> dovette sempre conservare nella matura considerazione boccacciana.<br />

Una linea è quella per cui <strong>Orazio</strong> viene posto alla guida della triade<br />

dei satirici. Così in Geneal. XIV 15, 12, sono nominati <strong>Orazio</strong>, Persio e<br />

Giovenale «quorum satyricum carmen tanto virtutis impetu in vicia viciososque<br />

invehitur, ut eos exterminare videatur». Ancora in Geneal., XIV 19, 14, confutando<br />

la cacciata platonica dei poeti: «Possem de Horatio Flacco, de Persio vulterrano,<br />

de Iuvenale aquinate multa <strong>di</strong>cere, per que pateret liquido mentis<br />

Platonis non fuisse tales urbe pellendos» (argomento riportato poi in Esposiz. I<br />

1, 90). Quin<strong>di</strong>, con enfasi sulla tipicità stilistica, in Esposiz. IV 1, 131, dove in<br />

versu usi sunt» [27b]), lirico (per Pindaro [21b]), funerario (Simonide «qui primus nenias<br />

a<strong>di</strong>nvenit, idest carmina lugubria» [19b]). Come si vede, in talune <strong>di</strong> queste annotazioni il<br />

<strong>Boccaccio</strong> sottolinea l’iniziativa <strong>di</strong> primato, in un’ottica sempre sensibile al fatto poetico nel<br />

suo aspetto fondativo o comunque innovativo (si tratti anche <strong>di</strong> Eschilo «poeta repertor larvarum<br />

in scena» [29b] da Ars 279). In ogni caso, per gli estratti oraziani la fonte dei notabilia<br />

risulta sempre interna al testo, confermando così una modalità <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong>retta ed esclusivamente<br />

concentrata sulle informazioni dal testo ricavabili.<br />

75 Le notizie sulla patria sono tratte, anche in tal caso, <strong>di</strong>rettamente dal testo: così per<br />

Alceo «de insula Lesbos» (1b), Simonide «de insula Cea» (4b e 19b). Altre notazioni sull’appartenenza<br />

geografica si danno per Empedocle «poeta siculus» (32b; notizia <strong>di</strong>scordante con<br />

Esposiz. IV 1, 308, dove è detto, sulla scorta <strong>di</strong> Boezio, ateniese) e per Cassio «poeta parmensis»<br />

(41b; in questo caso, però, l’in<strong>di</strong>cazione non può essere cavata dal luogo citato dal<br />

<strong>Boccaccio</strong> [Serm. I 10, 62, dove si tratta <strong>di</strong> un altro Cassio, l’etruscus], mentre è presente in<br />

Epist. I 4, 3; il riferimento a PS. ACRO, ad Sat., I 10, 61-62, che specifica «Cassio vero<br />

Parmensis fuit», potrebbe spiegare, ma si tratterebbe dell’unico caso contro quanto ipotizzato<br />

supra, n. 31, circa il fatto che <strong>Boccaccio</strong> non accedesse agli scoliasti).<br />

125


Stefano Benedetti<br />

merito a Lucano il <strong>Boccaccio</strong> richiama «lo stilo eroico d’Omero o <strong>di</strong> Virgilio o<br />

il tragedo <strong>di</strong> Seneca poeta o il comico <strong>di</strong> Plauto e <strong>di</strong> Terrenzio o il satiro<br />

d’<strong>Orazio</strong> o <strong>di</strong> Persio o <strong>di</strong> Giovenale» 76 . Genere, questo della satira, investito <strong>di</strong><br />

portata esemplare sia nella riflessione sull’ufficio del poeta (colui che mostra<br />

«gli effetti delle virtù e de’ vizii, e che fuggire dobbiamo e che seguire» in<br />

Trattatello, I red., 142; così come, in Esposiz. I 1, 79, <strong>Boccaccio</strong> riba<strong>di</strong>sce che i<br />

poeti «furono gran<strong>di</strong>ssimi commendatori delle virtù e vituperatori de’ vizi»), sia<br />

entro la generale prassi satirica del Decameron, dove certo poteva agire il<br />

modello oraziano meglio che quello giovenaliano 77 .<br />

In altri accostamenti <strong>Orazio</strong> figura nelle varianti più o meno articolate del<br />

canone consueto, solitamente a seguire Virgilio: così in Geneal. XIV 4, 25,<br />

dopo Omero, Esiodo, Euripide, Ennio, Terenzio e Virgilio, sulla povertà dei<br />

poeti 78 ; in Geneal. XIV 15, 25, con Omero, Esiodo, Virgilio e Giovenale; in<br />

Geneal. XIV 18, 13, dopo Omero, Esiodo e Virgilio, nel paragone tra filosofi e<br />

poeti; nella tarda epistola a Francesco da Brossano, infine, il canone pare ormai<br />

quintessenziato nella triade <strong>di</strong> Cicerone, <strong>Orazio</strong> e Virgilio, evocati a <strong>di</strong>fendere la<br />

memoria del compianto Petrarca (Epist., XXVI 35).<br />

Se alcuni dei passi qui citati dalle Genealogie confluiranno pressoché immutati<br />

nel commento dantesco, le chiose al IV canto dell’Inferno daranno al<br />

<strong>Boccaccio</strong> l’opportunità per un’ulteriore messa a punto circa la fisionomia<br />

canonica <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>. All’incontro <strong>di</strong> Dante con la «bella scola», ancora appare<br />

sfocato il criterio per il quale il commentatore viene ad allineare i generi oraziani<br />

e ovi<strong>di</strong>ani nel confronto con gli epici secondo le «materie»:<br />

[...] nel qual nome [<strong>di</strong> «poeta»] <strong>di</strong>ce questi quatro convenirsi con lui, in quanto ciascun <strong>di</strong><br />

questi quatro è così chiamato poeta come Virgilio: ma in altro con lui non si convengono, per<br />

ciò che le materie, delle quali ciascun <strong>di</strong> loro parlò, non furono uniformi con quella <strong>di</strong> che<br />

scrisse Virgilio, in quanto Omero scrisse della battaglie fatte a Troia e degli errori d’Ulisse,<br />

<strong>Orazio</strong> scrisse ode e satire, Ovi<strong>di</strong>o epistole e trasformazioni, Lucano le guerre citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

Cesare e <strong>di</strong> Pompeo e Virgilio scrisse la venuta <strong>di</strong> Enea in Italia e le guerre quivi fatte da lui<br />

con Turno, re de’ Rutoli 79 .<br />

76 Cfr. VELLI, Petrarca e <strong>Boccaccio</strong>, cit., p. 77, sulla derivazione del giu<strong>di</strong>zio su Lucano dalle<br />

glosse <strong>di</strong> Arnolfo d’Orléans, nel cui passo però <strong>Orazio</strong> è qualificato «in o<strong>di</strong>s purus liricus».<br />

77 Cfr. HOLLANDER, CAHILL, Day ten of the Decameron, cit., pp. 163-66; <strong>di</strong>versamente, è<br />

il Giovenale della VI Satira che predomina nel Corbaccio (cfr., oltre al commento <strong>di</strong> G.<br />

PADOAN, in Tutte le opere, cit., vol. V, to. II, 1994; D. NARDO, Sulle fonti classiche del<br />

Corbaccio, in Me<strong>di</strong>oevo e Rinascimento veneto con altri stu<strong>di</strong> in onore <strong>di</strong> Lino Lazzarini, I,<br />

Dal Duecento al Quattrocento, Padova, Antenore, 1979, pp. 245-54; per l’influsso del modello<br />

satirico dell’Ibis ovi<strong>di</strong>ano cfr. R. HOLLANDER, <strong>Boccaccio</strong>, Ovid’s Ibis and the Satirical<br />

Tra<strong>di</strong>tion, in Gli Zibaldoni, cit., pp. 385-99: 393-94).<br />

78 A cui sono anche presenti spunti da Serm. I 1, 61 sgg., come osserva R. STEFANELLI,<br />

<strong>Boccaccio</strong> e la poesia, Napoli, Loffredo, 1978, p. 15 n. 22.<br />

79 BOCCACCIO, Esposiz. IV 1, 135.<br />

126


<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

Tuttavia il luogo è una volta <strong>di</strong> più in<strong>di</strong>cativo della costante attenzione del<br />

<strong>Boccaccio</strong> a contemperare dell’opera <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> il lirico e il satirico, ciò <strong>di</strong> cui è<br />

testimonianza precipua la biografia già citata. Qui la funzione dell’<strong>Orazio</strong><br />

«acerrimo ripren<strong>di</strong>tore de’ vizi» era contemplata, eppure, persino in chiosa al<br />

ponderoso sigillo dell’epiteto dantesco (<strong>di</strong> cui il <strong>Boccaccio</strong> si era già appropriato<br />

nel sonetto Poi satiro sei fatto sì severo) 80 , il commentatore <strong>di</strong> Dante poteva<br />

anteporre al «satiro» la primazia <strong>di</strong> colui che<br />

[...] fu il primero poeta che in Italia recò lo stile de’ versi lirici, il quale, come che in<br />

Roma conosciuto non fosse, era lungamente davanti da altre nazioni avuto in pregio, e massimamente<br />

appo gli Ebrei, per ciò che, secondo che san Geronimo scrive nel proemio libri<br />

Temporum d’Eusebio cesariense, il quale esso traslatò <strong>di</strong> greco in latino, in versi lirici fu da’<br />

Salmisti composto il Saltero, e questo stilo usò esso <strong>Orazio</strong> in un suo libro, il quale è nominato<br />

Ode 81 .<br />

L’auctoritas geronimiana già ricorreva in Geneal. XIV 18, 17, a legittimare<br />

l’imitazione dei poeti (<strong>Orazio</strong> e Virgilio in primis, ma anche Persio), con argomento<br />

che il <strong>Boccaccio</strong> aveva tratto dalla lettera <strong>di</strong> Pietro Piccolo da<br />

Monteforte, quin<strong>di</strong> travasato nel commento dantesco 82 . Il passo della prefazione<br />

al Chronicon citato dal <strong>Boccaccio</strong>, mentre ricapitolava la varietà metrica dei<br />

carmi oraziani, motivava ai suoi occhi la posizione capitale <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> nel processo<br />

transitivo che dalla tra<strong>di</strong>zione lirica ebraica (i Salmi), attraverso quella<br />

greca (Pindaro, <strong>di</strong> cui egli aveva ben presente l’esaltazione <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> in Carm.<br />

IV 2, ode da cui, in ZM, 21b, non si limitava a estrarre un luogo, ma a cui si<br />

riferiva per intero) giungeva alla fondazione della lirica latina. Un transito storico-poetico<br />

che per il <strong>Boccaccio</strong> si era già configurato, sulla base dagli assunti<br />

petrarcheschi della Famil. X 4, 6-7, entro il più vasto fondamento teologicoscritturale<br />

della exquisita locutio 83 . In tale processo, per la tra<strong>di</strong>zione latina<br />

<strong>Orazio</strong> assumeva, accanto a Virgilio, un ruolo primario, come documentato<br />

80 BOCCACCIO, Rime, CXXI, a cura <strong>di</strong> V. Branca, in Tutte le opere, cit., vol. V, to. I, 1992.<br />

81 Così in Esposiz. IV 1, 114, che congiunge Epist. I 19, 23-33 con Girolamo: «Denique<br />

quid psalterio canorius, quod in morem nostri Flacci et Graeci Pindari nunc iambo currit,<br />

nunc Alcaico personat, nunc Saffico tumet, nunc senipede ingre<strong>di</strong>tur» (Chronicon, ed. Helm,<br />

p. 3).<br />

82 Esposiz. I 1, 99: «E, se essi [scil. gli ignoranti detrattori della poesia] non credono questo,<br />

veggano, tra gli altri suoi libri, il prolago del libro il quale egli chiama Hebraicarum questionum,<br />

e considerino se quello è tutto terrenziano. Veggano se esso spessissime volte, quasi suoi assertori,<br />

induce Virgilio e <strong>Orazio</strong>, e non solamente questi, ma Persio e gli altri minori poeti [...]».<br />

Cfr. G. BILLANOVICH, Pietro Piccolo da Monteforte tra il Petrarca e il <strong>Boccaccio</strong>, in Me<strong>di</strong>oevo e<br />

Rinascimento. Stu<strong>di</strong> in onore <strong>di</strong> Bruno Nar<strong>di</strong>, 2 voll., Firenze, Sansoni, 1955, vol. I, pp. 3-76<br />

(ora in ID., Petrarca e il primo Umanesimo, Padova, Antenore, 1996, pp. 459-524).<br />

83 Cfr. BILLANOVICH, Petrarca letterato, cit., pp. 119-20.<br />

127


Stefano Benedetti<br />

ancora dal passo <strong>di</strong> Geneal. XIV 16, 3, là dove, <strong>di</strong>fendendo i poeti dall’accusa<br />

<strong>di</strong> essere «mentium seductores», il <strong>Boccaccio</strong> correlava il «lyricum carmen» <strong>di</strong><br />

David e il metro eroico <strong>di</strong> Giobbe, soggiungendo «et quod his <strong>di</strong>co, <strong>di</strong>ctum sit<br />

Orpheo, Homero, Maroni, Flacco et aliis» 84 .<br />

Fonte privilegiata del profilo biografico oraziano era d’altronde proprio<br />

l’Eusebio-Girolamo, che il <strong>Boccaccio</strong> leggeva in un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sua appartenenza<br />

85 . In apertura egli si soffermava sull’umile censo del venosino, svolgendo la<br />

traccia «libertino patre Venusi nascitur» del Chronicon nella più <strong>di</strong>stesa esplicazione<br />

<strong>di</strong>dascalica <strong>di</strong> Esposiz. IV 1, 112:<br />

<strong>Orazio</strong> Flacco fu <strong>di</strong> nazione assai umile e depressa, per ciò che egli fu figliuolo d’uomo<br />

libertino: e «libertini» si <strong>di</strong>cevan quegli li quali erano stati figliuoli d’alcun servo, il quale dal<br />

suo signore fosse stato in libertà ridotto, e chiamavansi questi cotali «liberti» [...].<br />

Quin<strong>di</strong>, dopo aver ricordato la nascita venosina <strong>di</strong> cui il <strong>Boccaccio</strong> ricavava<br />

anche notizia <strong>di</strong>retta dai versi oraziani 86 , informava (sempre sulla scorta della<br />

<strong>di</strong>retta lettura oraziana: «per quello che comprender si possa nelle sue opere»,<br />

ma senza accennare al plagosus Orbilius: «Dove si stu<strong>di</strong>asse e sotto cui, non<br />

lessi mai, che io mi ricor<strong>di</strong>» 87 ) circa la residenza romana, il favore <strong>di</strong> Augusto,<br />

l’amicizia con Mecenate, e il ruolo <strong>di</strong> magister: «Fu [...] fatto maestro della<br />

scena [...] ed in poesia ottimamente ammaestrò». Dove la prima curiosa informazione<br />

si può forse connettere alla <strong>di</strong>ffusa lettura precettistico-teatrale dell’Ars<br />

poetica 88 , o ricondurre alla notizia dell’incarico per i lu<strong>di</strong> saeculares 89 ; la secon-<br />

84 Non sarà un caso che, sul finale <strong>di</strong> questa pagina, l’allocuzione topica ai poetastri<br />

Bavio e Mevio congiunga la memoria virgiliana (Ecl. III 90) e oraziana (Epod. X 2), a suggellare<br />

l’abbinamento in un canone poetico latino ormai ristretto alla suprema <strong>di</strong>ade. Ma per<br />

quanto concerne i rapporti del <strong>Boccaccio</strong> con l’opera e l’immagine <strong>di</strong> Virgilio in genere,<br />

occorre vedere L. PAOLETTI, Virgilio e <strong>Boccaccio</strong>, in Présence de Virgile. Actes du Colloque<br />

des 9-12 Décembre 1976 (Paris-Tours), Paris, Les Belles Lettres, 1978, pp. 249-63 e G.<br />

PADOAN, s. v. <strong>Boccaccio</strong>, Giovanni, in Enciclope<strong>di</strong>a Virgiliana, vol. I, Roma, Istituto della<br />

Enciclope<strong>di</strong>a Italiana, 1985, pp. 511-16.<br />

85 G. BILLANOVICH, Un nuovo esempio delle scoperte e delle letture del Petrarca:<br />

l’Eusebio-Girolamo-Pseudo Prospero, Krefeld, Scherpe, 1954 (ora in ID., Petrarca e il primo<br />

Umanesimo, cit., p. 198 n. 40).<br />

86 Cfr., in proposito, la già ricordata annotazione in ZM, 24a.<br />

87 Questo particolare, ove si voglia attribuire al commento dantesco l’atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catore<br />

esatto circa le letture effettivamente svolte dal <strong>Boccaccio</strong>, potrebbe indurre a dubitare<br />

se non altro <strong>di</strong> una lettura attenta delle Epistole (in tal caso <strong>di</strong> Epist. II 1, 70-71), che il<br />

<strong>Boccaccio</strong> ovviamente conosceva, ma che come si è visto in effetti non citava mai (se non per<br />

la me<strong>di</strong>azione petrarchesca <strong>di</strong> cui si è detto); Epistole che peraltro risultano del tutto escluse<br />

dalla schedatura <strong>di</strong> notabilia oraziani in ZM (cfr. qui, supra, n. 14).<br />

88 Cfr. VILLA, Dante <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong>, cit., pp. 98-100.<br />

89 PADOAN, commento a Esposiz., p. 828 n. 136.<br />

128


da alla più generale funzione normativa ascritta al «libro chiamato Poetria, nel<br />

quale egli ammaestra coloro, li quali a poesia vogliono attendere, <strong>di</strong> quello che<br />

operando seguir debbono e <strong>di</strong> quello da che si debbono guardare, volendo laudevolmente<br />

comporre», come poco più avanti viene argomentato.<br />

La data <strong>di</strong> morte («Morì in Roma d’età <strong>di</strong> cinquantasette anni, secondo<br />

Eusebio <strong>di</strong>ce in libro Temporum, l’anno XXXVI dello ‘mperio d’Ottaviano<br />

Augusto»), è esplicitamente fatta risalire al Chronicon; su <strong>di</strong> essa <strong>Boccaccio</strong><br />

non manifestava il dubbio che Petrarca, al vaglio della vita pseudo-acroniana<br />

letta nell’<strong>Orazio</strong> laurenziano, registrava nella nota al suo Eusebio-Girolamo<br />

(«In vita eius LXXVII° <strong>di</strong>citur») 90 , non senza l’incertezza pure da lui recepita<br />

circa l’oscillazione dei co<strong>di</strong>ci tra septuagesimo septimo e septuagesimo, anno<br />

quest’ultimo ricordato nella estrema Senile XVII 2, in<strong>di</strong>rizzata proprio al <strong>Boccaccio</strong>.<br />

90 BILLANOVICH, Petrarca e il primo umanesimo, cit., p. 226 e n. 180.<br />

<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

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