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Sandra Puiatti, Perché amiamo l'innamoramento - Salusaccessibile.It

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PERCHÉ AMIAMO L’INNAMORAMENTO<br />

DI SANDRA PUIATTI<br />

T’ho barattato, amore, con parole<br />

Cristina Campo<br />

Si continua a confondere, con un certo compiacimento,<br />

l’innamoramento con l’amore, che richiede dedizione, lavoro, una<br />

certa impavidità che non disdegna le note stonate e gli intervalli. È<br />

uno spartito da costruire, modificare e arricchire ogni giorno, per<br />

poterlo suonare. Ha dell’angoscia perché nulla è per sempre, nessun<br />

legame. L’eternità non è il tempo dell’amore, ma<br />

dell’innamoramento, che non sa portare a conclusione una storia.<br />

Siamo troppo orfani per non innamorarci, sbalzati fuori dai legami,<br />

da un’eredità mai avuta, da generazioni lontane tra loro anni<br />

luce. Un filo che si è spezzato e, come in un film di fantascienza,<br />

l’astronauta perduto nello spazio si sacrifica per recidere il legame<br />

irraggiungibile con l’Altro. È una bella immagine<br />

dell’innamoramento, che non vuole un Altro accanto e prende la<br />

maschera di un attaccamento estremo, assoluto e rovinoso<br />

all’Altro. Un regime di autarchia elaborato come soluzione al fallimento<br />

del legame, restare soli e senza amore. Spogliarsi, bruciare<br />

in un soffio, al sole rovente, come Van Gogh nei suoi campi di grano,<br />

accecato dalla miseria dell’assoluto.<br />

Da innamorati, un’inconciliabile visione di libertà preme per toglierci<br />

via da tutto, si rinuncia al possesso delle proprie cose, si rigetta<br />

qualsiasi imputabilità per questo. E si è furibondi, si calpesta<br />

l’universo che diventa ostacolo a quell’unico, assoluto legame; basta<br />

una notte, un solo giorno e tutto è svenduto. C’è un godimento<br />

nello spogliarsi di tutto, nel divenire nudi, legati solo alla traccia di<br />

qualcosa del passato che è finito male, che si ripresenta e al quale<br />

ci si sacrifica. Il senso di colpa che si annida nell’innamoramento,<br />

ripropone la ripetizione del trauma, nel sollievo del danno cercato,<br />

con la rinuncia al pensiero. Si inizia a vivere nella clandestinità del<br />

desiderio.<br />

L’innamoramento persegue un imperativo: riclassificare i legami<br />

in un nuovo sistema di teorie falsificanti che, da adesso in poi, li<br />

vuole nemici e ostili, per principio; la diffidenza è insinuante nel rifiutare<br />

un vero gesto d’amore. Si sceglie la tentazione della ripeti-


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zione, del trauma, come un tempo, sequestrando i legami con inevitabile<br />

viltà, nell’impossibilità di cercare altrove, d’amare.<br />

L’antico senso di colpa del bambino che, in tal modo, ha ceduto<br />

all’inganno dell’Altro per non perderlo, è testimone di un investimento<br />

fissato sul legame fallito, ultimo baluardo del Soggetto per<br />

sopravvivere; ora l’esperienza si ripresenta ripetendo la stessa configurazione.<br />

Un tempo il bambino aveva così rinunciato al suo egoismo,<br />

alla sua ambizione, al sentimento avido di confidenza che si<br />

appoggia all’Altro aspettandosi l’Universo intero, per imparare a vivere<br />

nella mortificazione o nella rivolta.<br />

L’innamoramento si ripresenta come una tentazione irresistibile,<br />

dove il sacrificio del proprio giudizio, ma anche dei propri beni, dei<br />

propri legami, diventa la disperata lusinga di poter finalmente riavere<br />

e assicurarsi l’Altro, nell’illecito, nella clandestinità, per sempre.<br />

Si ricompone, come su un canovaccio ben noto, la stessa<br />

scena nel rigore dei posti per impedirsi qualsiasi movimento benefico.<br />

Eppure tutto ciò porta con sé, ingannevolmente, un anelito di<br />

purezza, di sollievo nel prendere i colpi e lasciarsi abbattere.<br />

Così l’innamoramento stordisce l’uomo e la donna, produce gesti<br />

e parole che divengono impedimenti, ostacoli alla trasformazione,<br />

al lavoro. Gesti e parole assoluti dove l’amore vi compare portato a<br />

forza tra le righe scritte, nelle carezze, nell’attesa di passi, mantenendo<br />

i due innamorati fermi e palpitanti, convinti di rimanere lì,<br />

per sempre. È il segno ingannevole che comprime il tempo del pensiero<br />

e che impedirà loro persino il ricordo di ciò che si sono dati.<br />

Domani, a storia conclusa, accadrà che, leggendo le lettere infuocate<br />

o tenendo tra le mani degli oggetti, si provi un disappunto<br />

amaro, per cose accadute inutilmente, estranee all’esperienza, alla<br />

memoria. In fondo ogni storia si apre a conclusioni diverse se gli<br />

amanti ci sanno fare, ma, nell’innamoramento, non si dà una conclusione.<br />

La profusione di grandi parole d’amore potrebbe ridursi a una<br />

ridicola operetta romantica, se non ci fossero le stragi a testimoniare<br />

il contrario.<br />

Anche Truffaut, autore di tanti films su questa tema, ne era<br />

rimasto abbagliato, confondendo l’amore con l’innamoramento,<br />

quello delle canzonette, come fa dire ai suoi personaggi: due films<br />

La donna della porta accanto e Jules e Jim hanno come epilogo ridicolo<br />

delle morti: si muore in nome dell’amore perduto o mai trovato,<br />

si muore banalmente. Ciò che è sovversivo nel legame<br />

d’amore è di accadere fuori dall’inibizione della clandestinità.<br />

In fondo, innamorarsi è l’alibi più vecchio del mondo<br />

nell’insoddisfazione e nella crisi, ci si affida ad un imperativo che ci<br />

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possa governare, ci tolga le cose, ci sollevi da ogni giudizio e imputabilità:<br />

una soluzione prêt-à-porter per l’angoscia che compare in<br />

difetto di pensiero. Allora la soluzione imposta dal passato è: “Mi<br />

faccio un bel innamoramento”, se si è perduto l’Altro, o l’Altro prescelto<br />

ripropone lo stesso inganno nella delusione.<br />

La crisi non è patologica, foriera come può essere di un nuovo<br />

inizio, ma può anche portare a scelte di patologia. Nella crisi,<br />

l’angoscia come segnale indica una chiamata al lavoro, mentre la<br />

caduta nell’innamoramento non riconosce il segnale e produce la<br />

ricerca di un rapporto dove l’Altro è inchiodato, asservito, dove si<br />

brama liquidare il giudizio. Questo è il motivo per cui gli innamorati,<br />

a volte, diventano dei vigilantes reciproci, scambiando ciò per la<br />

massima dedizione e vicinanza.<br />

L’innamorarsi ripete il trauma, nell’Ideale, abbaglio di luci, di<br />

specchi che si guardano; è vero, ci si consola così dalla solitudine,<br />

bramando la ferocia dell’Altro che ci pare passione di vita, per sopravvivere,<br />

come un tempo, quando si era bambini e la malignità<br />

dell’offesa trovava sollievo nell’accettare tutto pur di salvare il legame.<br />

Gli innamorati disprezzano chi ama, perché, da incivili, sacrificano<br />

la forma, si autorizzano a separare il loro legame<br />

dall’Universo, indignati dall’idea del profitto: “Ti amo perché esisti”,<br />

è ritenuta la massima espressione d’amore, come testimoniano anche<br />

i testi delle canzonette.<br />

È il regime illegittimo del Super-Io, che presidia il rapporto in difetto<br />

di legge, dopo il crollo del complesso edipico, una distruzione<br />

maligna che impedisce, d’ora in poi, di pensarsi come figli. Si produce,<br />

allora, in conseguenza dell’offesa, una rielaborazione che fissa<br />

il Soggetto all’Altro deludente con il prezzo della rinuncia al<br />

beneficio nei rapporti, con esiti che sono delle vere perdite rovinose.<br />

L’innamoramento diventa terreno fertile di ripetizione del non<br />

risolto, di leggi patologiche, di questioni che si ripropongono identiche<br />

a distanza di decenni, componendosi nella stessa costellazione<br />

di posti. È rinuncia al lavoro della castrazione per una presa diretta<br />

sull’Altro, opponendo al giudizio, pensieri, atti, che si qualificano<br />

con una serie di aggettivi che ne denotano il tipo di aura ipnotica:<br />

“autentico”, “unico”, “insostituibile”, “istintivo”, “eterno”, “irrefrenabile”,<br />

“segreto” ecc.<br />

L’esperienza ne viene fortemente intaccata, tanto che teoria e<br />

pratica sono inevitabilmente separate, come vengono separati gli<br />

ambiti della propria vita, con l’idea di preservare al legame un posto<br />

garantito, elevato, incontaminato dal lavoro.<br />

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L’Altro dell’innamoramento è cercato in quanto possiede una<br />

tecnica, un sapere dal quale ci si sente esclusi, un Altro che incanta<br />

perché ci sa fare, sa cavarsela in alcune situazioni, come appare<br />

al Soggetto in crisi. A volte è un balenante dettaglio a decidere. Nel<br />

film La donna della porta accanto il protagonista ricorda di essere<br />

rimasto incantato da Matilde quando l’aveva vista per la prima volta<br />

ad una finestra mentre si dedicava a dei bambini; la donna rimane<br />

fissata in questo ricordo per sempre, azzerando la vita di<br />

entrambi. Il loro incontro, dopo molti anni, li fa ripiombare nella<br />

stessa aura ipnotica, in svenimenti e compulsioni che conducono<br />

all’epilogo finale, con la morte cercata come sacrificio all’assoluto.<br />

A coloro che sopravvivono non resta eredità, non resta memoria<br />

che sono il segno dell’amore.<br />

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