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Decalogo 7: " Non rubare " - Salusaccessibile.It

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A vent'anni di ritardo dal<br />

<strong>Decalogo</strong><br />

di<br />

Krzysztof Kieslowski<br />

Visione con commento dei dieci films brevi 1<br />

<strong>Decalogo</strong> 7<br />

<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong><br />

di Sandra Puiatti<br />

Come d’altronde ogni educazione mira probabilmente<br />

a due cose soltanto: in primo luogo a respingere<br />

l’irruente assalto dei bambini ignoranti alla città<br />

e poi a introdurre i bambini umiliati nella menzogna<br />

− con dolcezza, a poco a poco, impercettibilmente.<br />

E andò sempre peggio quando fui adulto, ma non<br />

disposto a cedere.<br />

Franz Kafka<br />

“ I lupi esistono, Anka, quelli che divorano i bambini, che spezzano con il<br />

terrore il tuo sonno, ogni notte. E ti sono lì accanto, premurosi nella loro pretesa<br />

che ti divora.”<br />

Il grido di Anka, che ha sei anni, la lascia in un dormiveglia spossato,<br />

con un'aria atterrita che si muta in pianto nel tempo che segue il risveglio<br />

da un incubo, quando un bambino tiene gli occhi ancora chiusi per paura di<br />

1 A cura dell’Associazione Psicoanalitica Salus col patrocinio del Comune di Pordenone Assessorato alla<br />

cultura. Settimo incontro, tenutosi nella saletta del convento di San Francesco a Pordenone, il 30 ottobre<br />

2007.<br />

http://www.salusaccessibile.it/


2<br />

Commento a <strong>Decalogo</strong> 7: “<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong>”<br />

aprirli e trovarsi di fronte, nella realtà, la Cosa che ha dilaniato il suo sonno 2.<br />

<strong>Non</strong> può essere Majka a consolarla, maldestra e così poco convinta di<br />

riuscirci, paurosa di muoversi là dove nulla le è concesso. Ci prova e ripete<br />

quel gesto ogni volta che si affanna vanamente ad arrivare per prima da Anka,<br />

costruendosi da sola il proprio martirio; quando arriva Ewa, Majka si ritira<br />

scornata per lasciare posto alla maestria della Madre, al suo saper fare<br />

che pretende bruscamente che la bambina si calmi. Majka si mette da parte,<br />

fissata in quel richiamo patetico rivolto alla Madre, che la rimette sempre al<br />

suo posto, pronta a farsi togliere tutto.<br />

Anka, la bambina di questa storia, è nata e cresciuta tra adulti che<br />

hanno coltivato un segreto e si tengono insieme a suo danno, con spudoratezza.<br />

Un segreto non è qualcosa che non si sa, ma qualcosa di impronunciabile,<br />

di privato, che sequestra tutti i personaggi di questa storia in un<br />

patto infernale.<br />

I bambini che vengono al mondo in questo modo non hanno come madrine<br />

di battesimo le fate che elargiscono doni o salvano dai malefici, ma<br />

crescono percependo nell’altro tutto ciò che non viene detto, poiché è loro riservata<br />

una vita clandestina. Che assistano alla disperazione dell’altro, alla<br />

sua malvagità, alla sua viltà o alla sua superbia, essi si adattano a una<br />

normalità che il sintomo − l’appuntamento con i lupi delle notti di Anka −<br />

squarcia ad ogni sonno. Nessuno, in quella famiglia sventurata, ha cuore<br />

per il suo destino: la bambina rimane una clandestina tra loro, nonostante<br />

le carte recitino il contrario, nel risentimento che il passato alimenta tra gli<br />

adulti.<br />

Anka vive con le due donne − Ewa e Majka − e con un uomo − Stefan − il<br />

marito di Ewa, rincantucciato in una stanzetta nell'illusione che ciò che<br />

2 Chi non avesse visto o non ricordasse la trama del film può leggerne un breve sunto in Appendice.


Commento a <strong>Decalogo</strong> 7: “<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong>” 3<br />

succede fuori non lo riguardi. Si trastulla con il suo hobby, la costruzione di<br />

canne d’organo, ed è con una di queste appena forgiata dalle sue mani che<br />

consola la figlia mettendosi a suonarle una flebile aria. La sua occupazione<br />

innocua, dilettantesca, che ha una pretesa di neutralità sul passato e su ciò<br />

che sta succedendo in quella casa, nasconde in realtà l’impotenza di un<br />

uomo che non vuole più nulla per sé e per tutti quelli che ha intorno: la sua<br />

volontà per la figlia rimane confinata in quella stanzetta.<br />

Quando Anka ha urlato, anche questa volta Majka si è precipitata sulla<br />

bambina, avida di una maternità che può avere solo clandestinamente, rubandola<br />

nei ritagli liberi dalla presenza onnipotente di Ewa. Lo sguardo della<br />

giovane donna, da sempre, è puntato sulla Madre, a spiarla per il terrore<br />

di non essere riuscita a placare il suo desiderio, di non essere come Lei vuole<br />

ma solo una brutta copia che la faccia sfigurare.<br />

Ma anche Anka vive con due donne che le impongono la pretesa violenta<br />

della maternità, ciò che farebbe di una donna una madre; una pretesa che<br />

chiede al bambino di legittimare l'essere madre a priori, senza dargli il tempo<br />

né i mezzi per conoscere, per apprezzare o rifiutare un legame che sta iniziando.<br />

La maternità, la sacra maternità, diviene quindi una cosa astratta,<br />

un esercizio di prestazioni, un accudimento fanatico del bambino, senza curarsi<br />

di come vanno in realtà le cose, e senza chiedersi se il bambino lo gradisce.<br />

Da tempo Majka conosce la fame insaziabile della madre, sa che nelle<br />

sue cure così attente e premurose non vi è stato un briciolo d’amore per lei,<br />

ma, ugualmente, non resiste a implorarne uno sguardo, un gesto. Questo è<br />

il lupo che divora la vita di Majka. A ragione ella paragona la madre a una<br />

cagna che ha avuto una gravidanza isterica: anche se non è avvenuta nessuna<br />

nascita l’animale si ostina a comportarsi come se avesse partorito realmente.<br />

Tuttavia lo spietato giudizio di Majka sulla madre non riesce ad<br />

avere ragione della fedeltà che le ha serbato fin dall’infanzia, sacrificando


4<br />

Commento a <strong>Decalogo</strong> 7: “<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong>”<br />

tutto al desiderio dell’Altro. Majka è stata infatti la prima clandestina a bordo<br />

di quella famiglia.<br />

In questa storia l’ubbidienza al patto fondato sul segreto della gravidanza<br />

di Majka rende i legami torbidi, non chiari, ma Ewa non si scompone e<br />

pretende − è il verbo che le si addice meglio − di aver costruito un ordine inattaccabile<br />

nella “storia” della sua famiglia. Una storia che, non a caso, il<br />

marito le ripropone la sera della scomparsa di Anka, “rapita” questa volta da<br />

Majka, nel timido tentativo di ricostruirla con un po' di verità.<br />

Majka non si muove per cambiare sul serio la storia della sua vita, per<br />

affrancarsi da un passato che l’ha resa furiosa verso la madre, ma fa ritorno<br />

con rabbia a sei anni prima, al punto di partenza di una vicenda che non è<br />

che il seguito inesorabile della sua infanzia perduta. Majka va a stanare inutilmente<br />

l’uomo colpevole di aver avuto una parte nella sua gravidanza,<br />

un uomo vile da cui non si aspetta nulla. Wojtek, sei anni prima, non ha<br />

esitato a mettersi da parte, secondo il volere di Ewa, e a trovarsi anch’egli il<br />

suo hobby, fabbricare orsetti di pelouche.<br />

La giovane donna, nel tentativo di ritrovare ciò di cui stata rapinata, non<br />

fa che rimanere ancora sotto il segno che il monopolio materno ha impresso<br />

alla sua vita. Il suo è un movimento sterile, nel ripercorrere con Anka la<br />

strada nel bosco fino allo châlet di Wojtek, o nell’affacciarsi a una provvidenziale<br />

lontananza in un altro continente. Nel suo viaggio, Majka va a cercare<br />

la sua vita mai accaduta: l’uomo che credeva di avere, la sua gravidanza, la<br />

nascita di una bambina, sei anni di vita non esistiti.<br />

Per Ewa non vi è alcun dubbio: la storia fasulla, zoppicante, odiosa che<br />

ha tessuto, è immodificabile, è l’unica possibile: un artificio perfetto che è<br />

garantito dagli atti anagrafici. È impensabile che quella figlia − Majka − possa<br />

volere qualcosa di suo; a malapena è disposta a concederle un misero<br />

appartamentino acquistato con la vendita dell’auto del marito, perché si ritiri<br />

finalmente ed esca di scena. In fondo Ewa ha perfettamente ragione: non


Commento a <strong>Decalogo</strong> 7: “<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong>” 5<br />

ci sono le prove, i certificati dicono che… la gravidanza di Majka è la sua, e<br />

suo il bambino che è nato. Essa amministra i rapporti e trova soluzioni per<br />

ogni evenienza che minaccia la configurazione che ha costruito; dirige gli avvenimenti<br />

proprio come nella scuola di cui è direttrice. Il suo è l'ordine inattaccabile<br />

dei documenti, delle formalità, della gestione efficiente.<br />

In questo ordine domestico si respira un'aria soffocante di fallimento,<br />

sempre in agguato sull'allegria, sulla vitalità della bambina. L'unica volontà<br />

esistente sembra quella di Ewa; gli altri, Wojtek compreso, non hanno fatto<br />

altro che dimettersi, ritirarsi da un certo destino per andarsene e scomparire.<br />

Come Stefan, che da sei anni ha lasciato un lavoro d'ingegnere, forse<br />

prestigioso, per chiudersi in una stanza a costruire canne d'organo, come se<br />

l'abbandonare la mondanità della professione lo autorizzasse a non guardare<br />

più nulla, a coprirsi gli occhi, nell'impotenza.<br />

Majka sta lasciando gli studi universitari, ha lasciato la danza, nonostante<br />

o forse proprio perché era l'allieva più promettente. Lei non ha mai fatto<br />

fare brutta figura alla madre fino a sei anni fa o poco più, quando Ewa l'ha<br />

scoperta in bagno con la pancia fasciata per celare i segni della sua gravidanza.<br />

Nulla di straordinario, naturalmente: dai bei voti alla danza Majka si<br />

è limitata a aderire alla volontà feroce della madre. Anche la sua gravidanza<br />

è stata un sacrificio al desiderio dell’Altro: è per Ewa che lei ha fatto un<br />

bambino, per compiere il Disegno della madre.<br />

Wojtek ha lasciato l'insegnamento nella scuola di Ewa da sei anni e campa,<br />

rintanato nella casa del padre, di traffici forse poco leciti. Riempie le<br />

pance di innocui orsetti come ha riempito la pancia di Majka, in uno dei<br />

suoi traffici che includevano anche Ewa, a cui mantiene una fedeltà indiscussa,<br />

come il servo al padrone.<br />

Nessuno di questi personaggi vuole nulla per Anka, arrendevole bambina<br />

che dorme in qualsiasi braccio la tenga, fino al momento in cui l’angoscia le<br />

ruba il sonno. Attraverso l’infanzia di Anka, da anni Majka cerca di <strong>rubare</strong>


6<br />

Commento a <strong>Decalogo</strong> 7: “<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong>”<br />

ciò che non le spetta, il suo essere figlia.<br />

“Si può <strong>rubare</strong> ciò che è tuo?” – chiede Majka. Certo che no: un figlio ru-<br />

ba in casa propria quando non ha nulla di suo.<br />

Majka non conosce fino in fondo tutta la storia della sua famiglia, sem-<br />

bra ignorare la relazione tra la madre e Wojtek, anche se non la ignora il suo<br />

inconscio. Notiamo dalla telefonata tra Wojtek ed Ewa una certa complicità e<br />

una fretta del giovane ad assicurare alla donna ciò che le spetta di diritto.<br />

Dal canto suo Majka realizza ciò che, biologicamente, a Ewa non era più<br />

permesso. Ewa ha dunque preteso quella bambina per soddisfare la sua volontà<br />

di maternità senza passare per il rapporto con un uomo; per lei la maternità<br />

rimane un fatto di natura, di sangue, non passa attraverso il<br />

desiderio di un uomo, visto che gli uomini sono tutti ridotti all’impotenza. La<br />

sventura di Majka è di essere rimasta una figlia naturale, ad uso e consumo<br />

della madre, in quanto il padre non è in grado di volere nulla per lei.<br />

Che cos’è un desiderio di maternità senza il desiderio di un uomo e di un<br />

figlio generato con lui?<br />

Quando troviamo una volontà di maternità separata dal legame con un<br />

uomo, questa può prendere varie strade: una è quella di Majka che, lo si vede,<br />

non ha conosciuto e avuto nessun uomo. Un'altra è quella di fare un<br />

bambino da consacrare alla propria insoddisfazione, oppure, come scrive<br />

Freud, da mettere al posto di un lutto non avvenuto, per mantenere in vita<br />

quell'oggetto perduto e idealizzato che tiene separata la donna dal proprio<br />

uomo. Un’altra ancora è la volontà di Dorota, che fa nascere un bambino<br />

nell’inganno per rimettere tutto a posto 3.<br />

Il grido di Anka si ripete anche in casa di Wojtek, dopo che essa ha tentato<br />

vanamente di chiamarlo a sé, di fargli nuovamente posto nella propria vita;<br />

ma egli si defila e resta nella sua adolescenza, legge inutili inizi di<br />

3 Si vedano i commenti a <strong>Decalogo</strong> 2, <strong>Non</strong> avrai altro Dio al di fuori di me.


Commento a <strong>Decalogo</strong> 7: “<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong>” 7<br />

romanzi che mai scriverà a una bambina dormiente che non lo può sentire.<br />

Majka: − “Strilla così quasi tutte le notti. Sogna... <strong>Non</strong> so di che cosa ha<br />

paura…”.<br />

Wojtek: − “Di ciò che sarà. Un domani…”.<br />

Majka: − “O di ciò che è stato. Ho letto che i bambini possono gridare nel<br />

sonno per la paura di nascere. Sognano di essere ancora dentro, nella pancia”.<br />

L'urlo di Anka continuerà ad arrivare tutte le notti, finché qualcuno non<br />

le chiederà che cosa sogna.<br />

Appendice<br />

Per rendere più intelligibile il commento anche a chi non ha visto o non ricorda il film, riportiamo<br />

una parte del riassunto fattone da Gabriella Ripa di Meana in La morale dell’altro. Scritti sull’inconscio<br />

dal <strong>Decalogo</strong> di Kieslowski, Liberal libri, Firenze 1998, pp. 165-166, disponibile anche in una nuova edizione<br />

eBook pdf, http://www.salusaccessibile.it/<strong>Decalogo</strong>/grm_morale_dell_altro_no_stmp.pdf.<br />

“Una madre e una figlia hanno vissuto per anni legate da un oscuro patto, giunto ormai a usura e<br />

insopportazione.<br />

A 16 anni Majka rimane incinta di un giovane insegnante della sua scuola; scuola la cui direttrice è<br />

Ewa, sua madre. Questo evento cade non solo nell’ambito di una famiglia convenzionale<br />

dell’establishment polacco, ma sulla vicenda intima di una donna, la madre di Majka, desiderosa di<br />

altre gravidanze a cui aveva dovuto dolorosamente rinunciare. Così lo scandalo provocato dalla figlia<br />

adolescente diventa per Ewa un’occasione di cui approfittare per ridiventare imprevedibilmente<br />

‘mamma’.<br />

Perso il fidanzato, anche grazie agli auspici della famiglia, Majka espleta il proprio parto in vista<br />

di compiere un singolare passaggio di proprietà tra sé e la madre. In virtù di esso la neonata Anka diventa<br />

legalmente e ufficialmente sorella di chi l’ha messa al mondo e figlia di chi ha avuto il potere di<br />

volerla nel mondo: i genitori di Majka - Ewa e Stefan. Un complesso groviglio genealogico che sembra<br />

funzionare, per qualche anno, almeno fino a quando Majka rimane complice della vorace protettività<br />

della propria madre e dell’intero consesso familiare.<br />

Ma dopo 6 anni il marchingegno clandestino di una simile maternità salta, perché Majka - non più acquiescente<br />

- si è trasformata in una giovane donna, furiosa e disorientata. Decide allora di rapire Anka.<br />

E opera su di lei un’ulteriore passaggio di proprietà: questa volta dalla madre a se stessa. Nel corso di<br />

una rappresentazione teatrale di bambini porta via, con un trucco, la sorellina partorita da lei e si incammina<br />

verso un maldestro tentativo di recuperarla non soltanto alla ‘vera’ madre, ma anche al ‘vero’<br />

padre. Avvinta alla piccola Anka, infatti, va a cercare Wojtek, il ragazzo con cui l'aveva concepita. Ma<br />

lui vive da solo e ben difeso dall'irruzione di qualsiasi forma di inammissibile verità.”

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