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Decalogo 7: " Non rubare " - Salusaccessibile.It

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Commento a <strong>Decalogo</strong> 7: “<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong>”<br />

tutto al desiderio dell’Altro. Majka è stata infatti la prima clandestina a bordo<br />

di quella famiglia.<br />

In questa storia l’ubbidienza al patto fondato sul segreto della gravidanza<br />

di Majka rende i legami torbidi, non chiari, ma Ewa non si scompone e<br />

pretende − è il verbo che le si addice meglio − di aver costruito un ordine inattaccabile<br />

nella “storia” della sua famiglia. Una storia che, non a caso, il<br />

marito le ripropone la sera della scomparsa di Anka, “rapita” questa volta da<br />

Majka, nel timido tentativo di ricostruirla con un po' di verità.<br />

Majka non si muove per cambiare sul serio la storia della sua vita, per<br />

affrancarsi da un passato che l’ha resa furiosa verso la madre, ma fa ritorno<br />

con rabbia a sei anni prima, al punto di partenza di una vicenda che non è<br />

che il seguito inesorabile della sua infanzia perduta. Majka va a stanare inutilmente<br />

l’uomo colpevole di aver avuto una parte nella sua gravidanza,<br />

un uomo vile da cui non si aspetta nulla. Wojtek, sei anni prima, non ha<br />

esitato a mettersi da parte, secondo il volere di Ewa, e a trovarsi anch’egli il<br />

suo hobby, fabbricare orsetti di pelouche.<br />

La giovane donna, nel tentativo di ritrovare ciò di cui stata rapinata, non<br />

fa che rimanere ancora sotto il segno che il monopolio materno ha impresso<br />

alla sua vita. Il suo è un movimento sterile, nel ripercorrere con Anka la<br />

strada nel bosco fino allo châlet di Wojtek, o nell’affacciarsi a una provvidenziale<br />

lontananza in un altro continente. Nel suo viaggio, Majka va a cercare<br />

la sua vita mai accaduta: l’uomo che credeva di avere, la sua gravidanza, la<br />

nascita di una bambina, sei anni di vita non esistiti.<br />

Per Ewa non vi è alcun dubbio: la storia fasulla, zoppicante, odiosa che<br />

ha tessuto, è immodificabile, è l’unica possibile: un artificio perfetto che è<br />

garantito dagli atti anagrafici. È impensabile che quella figlia − Majka − possa<br />

volere qualcosa di suo; a malapena è disposta a concederle un misero<br />

appartamentino acquistato con la vendita dell’auto del marito, perché si ritiri<br />

finalmente ed esca di scena. In fondo Ewa ha perfettamente ragione: non

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