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Nabucco - Il giornale dei Grandi Eventi

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6 <strong>Nabucco</strong> <strong>Il</strong><br />

La storia dell’opera<br />

Nabucodonosor, la gloria dopo la sventura<br />

quest’opera<br />

si può dire ve-<br />

«Con<br />

ramente che<br />

ebbe principio la mia carriera<br />

artistica». Verdi si accorse<br />

subito che <strong>Nabucco</strong><br />

era nato sotto una stella<br />

favorevole ed anche dopo<br />

riconobbe che il suo destino<br />

di operista dipese in<br />

gran parte da quel giovanile<br />

successo.<br />

Curioso, visti i<br />

preamboli, non<br />

certo incoraggianti:<br />

il compositore,<br />

nel<br />

pieno di un terribile<br />

lutto familiare<br />

- la<br />

morte improvvisa<br />

<strong>dei</strong> due figlioletti<br />

e poco<br />

dopo quella<br />

dell’amatissima<br />

moglie<br />

Margherita Barezzi<br />

- e<br />

profondamente<br />

amareggiato<br />

dal fiasco della<br />

sua opera buffa<br />

Un giorno di regno, andata<br />

in scena alla Scala il 5 settembre<br />

del 1840, era infatti<br />

più che mai deciso ad<br />

abbandonare la composizione.<br />

Aveva allora 27 anni.<br />

«Mi persuasi che dall’arte<br />

avrei invano aspettato<br />

consolazioni e decisi di non<br />

comporre mai più». Tutto<br />

questo nonostante il suo<br />

Oberto, conte di San Bonifacio<br />

gli avesse invece regalato<br />

soddisfazioni, dopo<br />

la buona accoglienza,<br />

sempre alla Scala, poco<br />

meno di un anno prima, il<br />

17 novembre del ‘39.<br />

Le circostanze che portarono<br />

al mutamento d’animo<br />

sul comporre, sono<br />

parzialmente aneddottiche.<br />

Certo è che grande<br />

parte ebbe Bartolomeo<br />

Merelli – impresario della<br />

Scala ed tra i grandi impresari<br />

italiani dell’Ottocento,<br />

insieme a Barbaja,<br />

Jacovacci e Lanari - da cui<br />

dipendevano le sorti del<br />

teatro musicale a Milano,<br />

il quale intuì subito le do-<br />

ti del giovane bussetano.<br />

<strong>Il</strong> farcito racconto autobiografico,<br />

dettato da<br />

Verdi all’editore Giulio<br />

Ricordi una quarantina<br />

d’anni dopo, riporta che il<br />

compositore, in una fredda<br />

serata invernale, incontrò<br />

per caso il Merelli,<br />

il quale lo convinse a seguirlo<br />

a Teatro. Tanto fe-<br />

Giuseppina Stepponi con lo spartito del Nabucodonosor<br />

ce l’impresario, che Verdi,<br />

ritroso e deciso a snettere<br />

con la musica, si ritrovò<br />

a casa (viveva a Milano<br />

ormai dal 1839) con<br />

il libretto di <strong>Nabucco</strong>,<br />

scritto da Temistocle Solera<br />

sulla base di passi biblici<br />

e del dramma Nabuchodonosor<br />

di Aguste<br />

Anicèt-Bourgeois e Francis<br />

Cornu (andato in scena<br />

a Parigi nel 1836), libretto<br />

appena rifiutato<br />

dal giovane musicista<br />

prussiano Otto Nicolai. Si<br />

dice che Verdi aprendo il<br />

testo a caso, rimase folgorato<br />

da quel verso Va,<br />

pensiero, sull’ali dorate che<br />

ancora oggi è l’identificativo<br />

di quest’opera. Insomma,<br />

una sorta di ”forza<br />

del destino” che avrebbe<br />

guidato Verdi nella<br />

composizione d’un lavoro<br />

così decisivo per la sua<br />

carriera.<br />

Fioriture a parte, sappiamo<br />

che <strong>Nabucco</strong> cominciò<br />

gradualmente a prendere<br />

forma, tra momenti di in-<br />

cupimento e rinnovata<br />

ebbrezza, con l’assidua<br />

collaborazione del librettista<br />

e amico Solera, con<br />

cui il confronto, se a tratti<br />

si manifestò assai burrascoso,<br />

nondimeno fu proficuo<br />

e costruttivo. Verdi<br />

racconta di aver chiesto a<br />

Solera di sostituire un<br />

duettino amoroso tra Fenena<br />

e Ismaele, che a lui<br />

non piaceva perché raffreddava<br />

l’azione, con<br />

una profezia da affidare<br />

al personaggio di Zaccaria;<br />

richiesta accettata con<br />

riluttanza dal librettista,<br />

che tuttavia promise di<br />

scriverla nei giorni successivi.<br />

Ma Verdi, temendo<br />

di dover aspettare<br />

troppo, sbottò, serrò l’uscio<br />

e si mise in tasca la<br />

chiave «Non sorti di qui se<br />

non hai scritto la profezia:<br />

eccoti la Bibbia, hai già le parole<br />

bell’e fatte». Rischiò<br />

forse una reazione collerica<br />

da parte dell’amico,<br />

«..un pezzo d’uomo…», ma<br />

un quarto d’ora dopo la<br />

profezia era scritta. Insomma,<br />

tra scambi e<br />

scontri, <strong>Nabucco</strong> fu ultimato<br />

nell’autunno del<br />

1841. Nel frattempo, la<br />

Scala aveva già replicato<br />

17 volte Oberto, a riparazione<br />

del fiasco di Un<br />

giorno di regno e la stagione<br />

di carnevale-quaresima<br />

era già definita con tre<br />

opere nuove di artisti conosciuti,<br />

tra cui Maria Padilla<br />

di Donizetti. Non c’era<br />

posto, dunque, per l’opera<br />

di Verdi, che Merelli<br />

avrebbe preferito nella<br />

programmazione successiva.<br />

Naturalmente ciò<br />

scatenò le ire del bussetano,<br />

«giovane e dal sangue<br />

bollente», deciso più che<br />

mai a vedere <strong>Nabucco</strong> sull’imminente<br />

cartellone,<br />

che con una «letteraccia»<br />

sfogò sull’impresario tutto<br />

il proprio risentimento.<br />

Fu allora che Merelli, che<br />

troppo conosceva il mestiere<br />

per tagliare con l’irruente<br />

maestro, gli fece<br />

sapere che aveva modifi-<br />

cato il cartellone e che Nabucodonosor<br />

(titolo originale<br />

fino al settembre del<br />

1844, quando il Teatro S.<br />

Giacomo in Corfù lo accorcerà<br />

in <strong>Nabucco</strong>) sarebbe<br />

andato in scena. «Daremo<br />

questo <strong>Nabucco</strong>; bisogna<br />

tener calcolo però che io<br />

avrò spese gravissime per le<br />

altre opere nuove: non potrò<br />

Bartolomeo Merelli<br />

fare apposta pel <strong>Nabucco</strong><br />

né scene né vestiario e dovrò<br />

raffazzonare alla meglio ciò<br />

che si troverà di più adatto<br />

in magazzino». Scene che,<br />

insieme ai riutilizzati costumi<br />

del precedente balletto<br />

Nabucodorosor di<br />

Cortesi, grazie allo scenografo<br />

Filippo Peroni sortirono<br />

comunque un effetto<br />

straordinario. Secondo<br />

alcune fonti poi, lo stesso<br />

compositore avrebbe in<br />

parte finanziato l’impresa,<br />

rinforzando a proprie<br />

spese il coro del Teatro, a<br />

quel tempo né solido, né<br />

numeroso. Le prove di<br />

<strong>Nabucco</strong> ebbero così inizio<br />

negli ultimi giorni di febbraio<br />

del 1842.<br />

la “Prima” alla scala<br />

Giunse la sera del 9 marzo<br />

1842: la Scala era affollatissima,<br />

con il fior fiore<br />

della Milano musicale, artistica<br />

e letteraria tra cui,<br />

in un palco di prima fila,<br />

Gaetano Donizetti. Del<br />

Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

resto il cast si preannunciava<br />

brillante: la Strepponi<br />

(Abigaille), Giorgio<br />

Ronconi (<strong>Nabucco</strong>), Giovannina<br />

Bellinzaghi (Fenena),<br />

Corrado Miraglia<br />

(Ismaele), Prosper Derivis<br />

(Zaccaria). Verdi prese<br />

posto in orchestra, con<br />

la scusa di girare le pagine<br />

ai collaboratori, ma in<br />

realtà per assistere<br />

da vicino<br />

al proprio<br />

trionfo od alla<br />

propria caduta.<br />

E il trionfo arrivò.<br />

Già il finale<br />

del primo atto<br />

fu accolto da<br />

u n ’ o v a z i o n e<br />

tanto chiassosa<br />

da lasciar di<br />

stucco lo stesso<br />

compositore,<br />

che sulle prime<br />

scambiò le acclamazioni<br />

per<br />

fischi di disapp<br />

r o v a z i o n e .<br />

«Credetti che volessero<br />

farsi beffe<br />

del povero compositore, e poi<br />

che mi cadessero addosso per<br />

farmi un brutto tiro». E invece<br />

il successo fu clamoroso.<br />

Al calare del sipario<br />

applausi ed evviva furono<br />

interminabili. Enorme<br />

l’entusiasmo per il celebre<br />

coro “Va pensiero” e<br />

pure per la Sinfonia, approntata<br />

negli ultimi<br />

giorni sotto la caparbia<br />

insistenza del cognato<br />

Giovanni Barezzi. Otto<br />

furono le recite, ma il successo<br />

fu tale che alla Scala<br />

venne riproposta 75 volte<br />

entro la fine di quell’anno.<br />

Insomma, il pubblico<br />

del tempio lirico milanese<br />

quella sera consacrò definitivamente<br />

Verdi, che<br />

meno di un anno dopo<br />

avrebbe trionfato ancora<br />

con I Lombardi alla prima<br />

crociata (11 febbraio1843),<br />

opera che idealmente<br />

s’accoppia con <strong>Nabucco</strong>,<br />

dando il via quasi d’istinto<br />

all’azione politica del<br />

compositore.<br />

barbara catellani

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