Impaginato Pipistrello - Il giornale dei Grandi Eventi
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<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Anno X / Numero 75 16 Dicembre 2004<br />
L’intervento<br />
Pubblicità<br />
senza parole<br />
di Radbot d’Asburgo-<br />
Lorena<br />
Arciduca d’Austria<br />
già Direttore del<br />
Turismo Austriaco a Roma<br />
Gli Strauss, questa<br />
grande dinastia di<br />
compositori, un<br />
padre e tre figli, uno più<br />
conosciuto dell’altro, già<br />
nel loro tempo. Quattro<br />
Strauss, un vero impero di<br />
famiglia: produssero più<br />
di mille composizioni, disponevano<br />
di una propria<br />
orchestra, organizzavano<br />
tournée all’estero.<br />
Oggi, come allora, Strauss<br />
è sinonimo di valzer. Sono<br />
stati infatti loro che<br />
hanno reso conosciuta, al<br />
di là di ogni confine, questa<br />
danza popolare. Danza<br />
divenuta di moda, accettata<br />
in società, ammessa<br />
nella rigorosa Corte austriaca.<br />
Tre Strauss sono<br />
stati nominati successivamente<br />
Hofballdirektor, direttore<br />
<strong>dei</strong> balli alla Corte<br />
Imperiale di Vienna. Una<br />
carica di prim’ordine per<br />
la loro carriera, un biglietto<br />
da visita dorato che<br />
rese loro immensa pubblicità.<br />
<strong>Il</strong> Valzer, intanto, è<br />
Segue a pag. 12<br />
ATTO PRIMO - Salotto<br />
in casa Eisenstein - Dal giardino<br />
sale una canzone d'amore intonata<br />
da una voce nella quale Rosalinda riconosce quella<br />
di Alfredo, un tenore suo spasimante, ma evita di darle<br />
ascolto. Intanto la cameriera Adele le chiede la serata libera,<br />
col pretesto di una vecchia zia gravemente ammalata:<br />
in realtà vuole partecipare alla festa che sta per avere<br />
luogo nella villa del principe Orlofsky, ed alla quale una<br />
lettera della sorella Ida l'ha esortata a intervenire. Ma Rosalinda<br />
le rifiuta il permesso: non vuole restare sola proprio<br />
la sera in cui il marito deve presentarsi in prigione per<br />
scontare una pena di cinque giorni per offese a pubblico<br />
ufficiale e Alfredo insiste per avere in colloquio con lei.<br />
Ecco rientrare appunto il marito, Eisenstein, che discute<br />
animatamente con Blind, suo avvocato, il quale non solo<br />
non gli ha evitato la condanna, ma addirittura l’ha fatta<br />
prolungare di tre giorni. Nel frattempo arriva anche Falke,<br />
Con il <strong>Pipistrello</strong> di Strauss<br />
torna la divertente Operetta<br />
Achiudere la stagione 2004 del<br />
Teatro dell’Opera di Roma arriva<br />
l’effervescenza dell’operetta <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
di Johann Strauss figlio. Uno <strong>dei</strong><br />
massimi capolavori di questo genere, divenuto<br />
il simbolo del fascino e della gioia<br />
di vivere viennesi. Un gioco sottile e divertente,<br />
fatto di colpi di scena, di travestimenti<br />
e di intrighi maliziosi. Ingredienti<br />
indispensabili come sfarzo, colori<br />
e luci, uniti ai tre tempi del valzer creano<br />
il magico e spumeggiante cocktail che è<br />
l’operetta. Una scelta ottima del Teatro<br />
dell’Opera di Roma, che sarebbe auspicabile<br />
divenisse una piacevole consuetu-<br />
La trama<br />
dine durante le feste di Natale.<br />
La direzione dell’orchestra è affidata al<br />
maestro Donato Renzetti, al suo debutto<br />
nel genere, che torna a Roma dopo<br />
aver diretto Un ballo in Maschera e Francesca<br />
da Rimini. La regia è di Filippo Crivelli,<br />
il quale intelligentemente non ha<br />
voluto seguire le facili tentazioni di attualizzare<br />
la vicenda, ma l’ha mantenuta<br />
in un incantevole e validissimo<br />
passato, un tuffo nel mondo dorato delle<br />
melodie di Strauss. <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong> è presentato<br />
in italiano, con l’ottima traduzione<br />
di Gino Negri, per meglio far apprezzare<br />
al pubblico dialoghi e battute.<br />
amico di Eisenstein, che gli propone<br />
di rinviare di qualche ora<br />
l'andata in prigione per partecipare<br />
alla festa del principe Orlofsky,<br />
alla quale saranno presenti molte ballerine e le<br />
donne più belle della città. Eisenstein si lascia convincere<br />
in nome <strong>dei</strong> bei tempi trascorsi con l'amico, quando non<br />
era ancora sposato. Lo stesso Falke gli ricorda il brutto<br />
scherzo che Eisenstein gli aveva fatto quando i due andarono<br />
ad una festa mascherata, Eisenstein travestito da farfalla<br />
e Falke da pipistrello: Falke aveva bevuto troppo ed<br />
Eisenstein, accompagnandolo a casa all'alba, lo lasciò<br />
crollare addormentato per terra e l'abbandonò. Quando<br />
Falke si svegliò, dovette camminare verso casa per le strade<br />
di Vienna ancora vestito da pipistrello, divenendo così<br />
lo zimbello della gente; da allora tutti lo chiamano “il pipistrello”.<br />
Segue a pag. 3<br />
Le Repliche<br />
Venerdì 17 dicembre, 20,30<br />
Sabato 18 dicembre, 18,00<br />
Domenica 19 dicembre, 16,30<br />
Martedì 21 dicembre, 20,30<br />
Mercoledì 22 dicembre, 20,30<br />
Giovedì 23 dicembre, 18,00<br />
Storia<br />
dell’opera<br />
Successo a Berlino<br />
ma con ritardo<br />
A pag. 7<br />
La lunga storia<br />
del valzer<br />
Dalle feste contadine<br />
ai ricevimenti di corte<br />
degli Asburgo<br />
A pag. 8 e 9<br />
La famiglia<br />
Strauss<br />
Una dinastia per<br />
il valzer<br />
A pag. 10 e 11
2 Opera <strong>Il</strong><br />
Un incontro <strong>dei</strong> sovrintendenti col ministro Urbani<br />
L’Opera italiana<br />
guarda al suo futuro<br />
Martedì 14 dicembre<br />
si è<br />
svolto presso il<br />
Ministero per i Beni Culturali<br />
un incontro dedicato<br />
ai problemi dell’opera<br />
e dello spettacolo lirico-sinfonico.<br />
Con il Ministro<br />
Urbani si sono<br />
confrontati i sovrintendenti<br />
di tutti i teatri lirici<br />
italiani ed i sindaci delle<br />
rispettive città. Un incontro<br />
reso necessario<br />
per le preoccupazioni<br />
che ha suscitato il taglio<br />
del Fondo Unico dello<br />
Spettacolo (FUS) che nella<br />
nuova Finanziaria dovrebbe<br />
essere ridimensionato<br />
di circa un 15 %.<br />
Un piccolo sacrificio che<br />
il Governo chiede anche<br />
ai teatri d’opera ed al<br />
quale una sana gestione<br />
dovrebbe sopperire con<br />
piccoli risparmi a caduta.<br />
<strong>Il</strong> problema è che in<br />
molte Fondazioni liricho-sinfoniche<br />
sul territorio<br />
nazionale si tende<br />
ad addossare le responsabilità<br />
al sistema politico,<br />
rimanendo ancora<br />
aggrappati con le unghie<br />
al vecchio ed ormai desueto<br />
sistema del finanziamento<br />
statale che in<br />
altri tempi permetteva<br />
sperperi e gestioni dilettantistiche.<br />
Certo un taglio<br />
di fondi crea sempre<br />
<strong>dei</strong> problemi, ma gli amministratori<br />
<strong>dei</strong> teatri italiani<br />
dovrebbero sciogliersi<br />
dalla logica dell’assistenzialismoguardando<br />
piuttosto ad altre<br />
<strong>Il</strong> Ministro Giuliano Urbani<br />
forme di autofinanziamento.<br />
<strong>Il</strong> Teatro dell’Opera di<br />
Roma non è esente da<br />
questi problemi. <strong>Il</strong> bilancio<br />
del 2004 si dovrebbe<br />
chiudere con un deficit<br />
di tre milioni di euro. Un<br />
deficit che però è essenzialmente<br />
“contabile”,<br />
poiché al Teatro in corso<br />
d’anno sono venuti meno<br />
due milioni del taglio<br />
del FUS - comunicato a<br />
luglio - ed il mancato apporto<br />
di un altro milione<br />
che sarebbe dovuto venire<br />
da uno sponsor (ricordiamo<br />
che la nuova legge<br />
sulle Fondazioni prevede<br />
che l’apporto <strong>dei</strong><br />
privati dovrebbe essere<br />
del 12% rispetto al contributo<br />
dello Stato).<br />
Dunque, incidenti di<br />
percorso permettendo,<br />
questi dati presenterebbero<br />
per il tanto bistrattato<br />
Teatro capitolino<br />
una immagine di serietà<br />
ed oculata gestione. Cer-<br />
<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Direttore responsabile<br />
Andrea Marini<br />
Direzione Redazione ed Amministrazione<br />
Via Courmayeur, 79 - 00135 Roma<br />
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Editore A. M.<br />
Stampa<br />
Tipografica Editrice Romana S.r.l.<br />
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Registrazione al Tribunale di Roma n. 277 del 31-5-1995<br />
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Le fotografie sono realizzate<br />
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in digitale con fotocamera Kodak DC290<br />
to di meglio si potrebbe<br />
fare. Ottimizzare le risorse<br />
e puntare maggiormente<br />
sui privati sono sicuramente<br />
le strade da<br />
percorrere.<br />
Nel corso dell’incontro si<br />
è riscontrata un’ identità<br />
di vedute tra il Ministro,<br />
i Comuni ed i Sovrintendenti<br />
sulla necessità di<br />
un intervento strutturale<br />
e duraturo per rilanciare<br />
l’opera quale una delle<br />
eccellenze del panorama<br />
culturale italiano. Si è<br />
quindi convenuto di istituire<br />
un comitato tecnico<br />
ristretto composto dai<br />
sindaci Diego Cammarata<br />
(Palermo) come coordinatore,<br />
Sergio Cofferati<br />
(Bologna), Rosa Russo<br />
Jervolino (Napoli) e Giuseppe<br />
Pericu (Genova),<br />
dai Sovrintendenti <strong>dei</strong><br />
teatri di Torino Walter-<br />
Verniano (coordinatore),<br />
Palermo, Bologna, Napoli<br />
e Genova e dal Direttore<br />
Generale dello<br />
Spettacolo dal Vivo. <strong>Il</strong><br />
comitato dovrà affrontare<br />
i problemi legati alle<br />
produttività, al reperimento<br />
di nuove risorse e<br />
soprattutto alla revisione<br />
degli attuali modelli di<br />
gestione per portare in<br />
tempi brevi all’attenzione<br />
del Governo alcune<br />
proposte di riforma ormai<br />
necessarie per il superamento<br />
delle difficoltà<br />
in cui versano quasi<br />
tutte le Fondazioni liriche.<br />
La prima riunione è<br />
fissata per il 19 gennaio.<br />
A. M.<br />
Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Teatro Costanzi<br />
Tutta la Stagione 2005<br />
Opere<br />
15 - 22 febbraio 2005 SEMIRAMIDE di G. Rossini<br />
Direttore: Gianluigi Gelmetti<br />
Daniela Barcellona, Michele Petrassi,<br />
Darina Takova, Antonino Siracusa<br />
Regia, scene e costumi: Pier Luigi Pizzi<br />
NUOVO ALLESTIMENTO<br />
9 - 22 marzo 2005 ATTILA di Giuseppe Verdi<br />
Direttore: Antonio Pirolli<br />
Roberto Frontali, Ivan Inverardi, Dimitra Theodossiu,<br />
Roberto Scandiuzzi, Orlin Anastassov<br />
Regia e scene: Paolo Baiocco<br />
NUOVO ALLESTIMENTO<br />
17 - 23 marzo 2005 CAVALLERIA RUSTICANA<br />
di P. Mascagni<br />
RAPSODIA SATANICA di P. Mascagni<br />
Direttore: Marcello Panni<br />
Giuseppe Giacomini, Natalia Tarasevich,<br />
Viorica Cortez, Ambrogio Maestri<br />
Regia: Stefano Vizioli<br />
ALLESTIMENTO DEL TEATRO DELL’OPERA<br />
5 - 10 aprile 2005 SERATA STRAVINSKIJ<br />
OEDIPUS REX (Edipo Re) di Igor Stravinskij<br />
UCCELLO DI FUOCO di Igor Stravinskij<br />
Direttore: Zotlan Pesko<br />
John Ullenhop, Mario Luperi, Michail Ryssov, Barbara Pintor<br />
Regia: Luigi Squarzina<br />
ALLESTIMENTO DEL TEATRO DELL’OPERA E TEATRO DI RIGA<br />
28 aprile - 11 maggio 2005 TURANDOT di G. Puccini<br />
Direttore: Alain Lombard<br />
Giovanna Cassolla, Nicola Martinucci,<br />
Carla Maria Izzo, Michail Ryssov<br />
Regia: Giuliano Montaldo<br />
ALLESTIMENTO DEL TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA<br />
17 - 25 giugno 2005 THAÏS di Jules Massenet<br />
Direttore: Pascal Rophè<br />
Amarilli Nizza, MarcoVinco, Claudio Di Segni<br />
Regia: Alberto Fassini<br />
ALLESTIMENTO DEL TEATRO DELL’OPERA<br />
Stagione estiva alle Terme di Caracalla<br />
(Due opere ed un balletto)<br />
22 – 29 settembre LE NOZZE DI FIGARO<br />
di Wolfgang Amadeus Mozart<br />
Direttore: Gianluigi Gelmetti<br />
Anna Rita Taliento, Laura Cherici<br />
Marco Vinco, Laura Polverelli<br />
Regia e Scene: Quirino Conti<br />
NUOVO ALLESTIMENTO<br />
18 – 25 ottobre DAS RHEINGOLD (L’Oro del Reno)<br />
di Richard Wagner<br />
Direttore: Will Humburg<br />
Ralf Lukas, Kristian Frantz,<br />
Hartmunt Welker, Katia Litting,<br />
Hanna Schwarz, Eva Matos<br />
Regia, Scene e Costumi: Pier’ Alli<br />
ALLESTIMENTO TEATRO ALLA SCALA<br />
In lingua originale con sovratitoli<br />
23 Novembre – 1 Dicembre LA SONNAMBULA<br />
di Vincenzo Bellini<br />
Direttore: Bruno Campanella<br />
Stefania Bonfadelli, Nina Makarina<br />
Dimitri Korchak, Enzo Capuano<br />
Regia: Pier Francesco Maestrini
<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
D<br />
opo aver diretto<br />
Un ballo in masche-<br />
ra di Verdi nel<br />
2001 e Francesca da Rimini<br />
di Zandonai nel 2003, il<br />
maestro Donato Renzetti<br />
torna al Teatro dell'Opera<br />
di Roma con questo titolo<br />
di tutt'altro genere.<br />
Da qualche mese Direttore<br />
principale del teatro S?o<br />
Carlos di Lisbona, il maestro<br />
Renzetti ci spiega cosa<br />
rappresenta per il suo percorso<br />
artistico l’operetta che<br />
dirige per la prima volta.<br />
«Volevo cimentarmi con<br />
questo tipo di musica, sia<br />
perché insieme a Lohengrin,<br />
Boris Godunov e Wozzek il<br />
<strong>Pipistrello</strong> era tra le opere<br />
che mi incuriosivano, sia<br />
perché dopo l’esperienza con<br />
il musical (il m° Renzetti<br />
ha diretto recentemente il<br />
Kiss me Kate di Porter al<br />
Regio di Torino, n.d.r.) volevo<br />
provare questo genere<br />
più particolare e raffinato».<br />
«Dopo aver visto molti Fledermaus<br />
in Germania –<br />
continua Renzetti - ho potuto<br />
constatare che è un titolo<br />
entrato nel repertorio di pochi<br />
direttori. Pochi lo hanno diretto,<br />
ma tra quei pochi ci sono<br />
nomi come Kleiber , Peter<br />
Maag e André Preven. <strong>Il</strong> motivo<br />
credo sia da ricercare nelle<br />
difficoltà di una partitura<br />
che non concede un momento<br />
di tregua: si deve dare una<br />
continua legatura ritmica alla<br />
musica, tra le parti recitate,<br />
l'intreccio, i ritmi, i balli, i<br />
movimenti continui...l'opera<br />
non deve mai "cadere", e la<br />
verve dinamica deve essere<br />
sempre alle stelle.<br />
La piacevolezza e la facilità<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
Parla il direttore Donato Renzetti<br />
“<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong>, cerniera tra Mozart e Massenet”<br />
di questa musica sono qualità<br />
di cui fruisce maggiormente<br />
l'ascoltatore piuttosto<br />
che l'esecutore. La sinfonia<br />
del <strong>Pipistrello</strong> è tra i brani<br />
più difficili da realizzare, sia<br />
dal punto di vista musicale<br />
che di direzione, mentre anche<br />
tra le parti vocali quella<br />
di Eisenstein è molto complicata,<br />
richiedendo una vasta<br />
estensione vocale su tutta<br />
la gamma ». A questo<br />
punto è da ricordare che il<br />
baritono Antonucci ha sostituito<br />
nel ruolo di Eisenstein<br />
a tempo di record<br />
l’ammalato Alfonso Antoniozzi.<br />
«Quest'opera - continua<br />
Renzetti - la definisco una<br />
specie di "cerniera": da una<br />
parte c'è Strauss e dall'altra<br />
Mozart, le reminiscenze mozartiane<br />
sono presenti nella<br />
~ ~ La Locandina ~ ~ Segue Trama da pag. 1<br />
IL PIPISTRELLO<br />
(Die fledermaus)<br />
Operetta in tre atti<br />
Libretto di Karl Haffner e Richard Genée<br />
Dal vaudeville Le Réveillon (<strong>Il</strong> veglione) di Henri<br />
Meilhac e Ludovic Halévy<br />
Musica di Johann Strauss jr.<br />
Prima rapp.: Vienna, Teatro an der Wien 5 aprile 1874,<br />
Maestro concertatore e Direttore d’orchestra<br />
Donato Renzetti<br />
Regia: Filippo Crivelli<br />
Scene: Maurizio Varamo<br />
Costumi: Anna Biagiotti<br />
Coreografia: Gerlinde Dill<br />
Personaggi - Interpreti<br />
Rosalinde (S) Darina Takova<br />
Danielle Streiff (17, 21/12)<br />
Alfred (T) Francesco Grollo<br />
Danilo Formaggia (17, 19, 22 /12)<br />
Adele (S) Anna Maria Dell’Oste<br />
Donata D’Annunzio Lombardi (17,19,21,23/12)<br />
Falke (Bar) Dario Solari / Mauro Utzeri<br />
(17, 19, 22 /12)<br />
Frank (Bar) Giampiero Ruggeri<br />
Orlofsky (Ms) Francesca Provvisionato<br />
Eisenstein (T) Armando Ariostini<br />
Stefano Antonucci (17, 19, 22 /12)<br />
Dr. Blind (T) Stefano Consolini<br />
Mario Bolognesi (22, 22, 23 /12)<br />
Con la partecipazione di Massimo Dapporto nel ruolo<br />
di Frosch e di Carla Fracci nelle danze del II atto.<br />
In italiano – Traduzione di Gino Negri<br />
Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del<br />
Teatro dell’Opera di Roma<br />
NUOVO ALLESTIMENTO<br />
Rosalinda rimane esterrefatta nel vedere il<br />
marito, in frac e cilindro, congedarsi in tutta<br />
fretta senza cenare; ripensa allora alla<br />
promessa fatta ad Alfredo, e per rimanere<br />
sola concede a Adele il permesso per la serata.<br />
Uscita la cameriera, riceve lo spasimante<br />
e quando Frank, il direttore delle<br />
carceri, viene a prelevare il condannato ritardatario,<br />
trova invece Alfredo che, in veste<br />
da camera, per salvare la reputazione di<br />
Rosalinda, è costretto a fingersi Eisenstein<br />
e a seguire il funzionario in carcere, mentre<br />
la donna può finalmente leggere la misteriosa<br />
lettera che Falke le ha lasciato.<br />
ATTO SECONDO - Salone nella<br />
villa del principe Orlofsky - <strong>Il</strong> giovane<br />
principe Orlofsky è un uomo blasé, annoiato<br />
di tutto, ma Falke promette di divertirlo<br />
con la burla che ha organizzato e che<br />
si chiamerà “la vendetta del pipistrello”.<br />
Ignaro protagonista è Eisenstein, che Falke<br />
ha fatto travestire da marchese di Renard;<br />
poi Adele, che indossa un vestito della sua<br />
padrona e che viene presentata come giovane<br />
attrice; Frank, direttore delle carceri,<br />
sotto il nome di cavaliere di Chagrin; e infine<br />
Rosalinda, a cui Falke con la sua lettera<br />
ha fatto sapere in quale dorata prigione<br />
si trovi il marito, la quale interviene mascherata<br />
da contessa ungherese. Eisenstein,<br />
non riconoscendo la moglie, subito la corteggia;<br />
la donna sta al gioco e riceve in dono<br />
l'orologio del marito, abituale pegno<br />
d'amore per le sue conquiste. Per dimostrare<br />
di essere una contessa ungherese Rosalinda<br />
intona una czárdás; fra canti e danze<br />
la festa giunge al culmine, finché Eisenstein<br />
e Frank, ognuno con motivi diversi, si<br />
allontanano per raggiungere il carcere.<br />
storia, nell'intreccio e nel<br />
movimento, che ricorda un<br />
po' le Nozze di Figaro.<br />
Pensiamo al personaggio di<br />
Adele, la servetta che vuol fare<br />
l'attrice... è il carattere<br />
della Susanna delle Nozze!<br />
Ricorda Mozart soprattutto<br />
nell'orchestrazione che è un<br />
accompagnamento al canto e<br />
forma un autonomo tappeto<br />
melodico alle voci. Pure la<br />
strumentazione è straordinaria:<br />
molto francese, impressionista<br />
direi. Assimilabile a<br />
Massenet. Strauss usa la tavolozza<br />
<strong>dei</strong> colori orchestrali,<br />
con un leggero contrappunto,<br />
senza molti effetti speciali.<br />
Pensavo che vi fosse un<br />
intervento maggiore delle<br />
percussioni, delle arpe e <strong>dei</strong><br />
tromboni di cui il genere dell'operetta<br />
di solito abbonda...<br />
Invece la musica è dolce e<br />
3<br />
funzionerebbe anche senza<br />
l'apporto delle voci».<br />
«Abbiamo scelto di proporre<br />
l'opera in italiano sfruttando<br />
una bellissima traduzione<br />
del libretto di quel grande e<br />
poliedrico compositore che<br />
fu Gino Negri. Seguire i sottotitoli<br />
italiani in Wagner,<br />
dove l’azione è piuttosto statica<br />
è un conto, ma nel <strong>Pipistrello</strong><br />
dove il tutto si basa<br />
su ritmi veloci, leggere la<br />
traduzione nei sovratitoli<br />
avrebbe significato costringere<br />
lo spettatore a una continua<br />
distrazione, perdendo<br />
l’effetto <strong>dei</strong> movimenti coreografici<br />
e delle battute comiche<br />
che nell’operetta sono<br />
essenziali».<br />
And. Cio.<br />
ATTO TERZO - Nell'ufficio del direttore<br />
delle carceri - Ancora sotto i fumi<br />
dello champagne, Frank trova nel suo ufficio<br />
Frosch, il guardiano del carcere, anch'egli<br />
ubriaco, col quale inizia una schermaglia.<br />
Intanto Alfredo, in cella, canta brani<br />
del suo repertorio per ingannare il tempo,<br />
mentre aspetta di poter uscire di prigione.<br />
<strong>Il</strong> direttore delle carceri vorrebbe riposare,<br />
ma una serie di visite glielo impedisce:<br />
dapprima arriva Adele a chiedergli<br />
una raccomandazione per la sua carriera di<br />
attrice; poi Eisenstein si costituisce per<br />
scontare la sua pena e si meraviglia di trovare,<br />
nel direttore delle carceri, nientemeno<br />
che il suo nuovo amico, il cavaliere di<br />
Chagrin. Frank, da parte sua, è altrettanto<br />
stupefatto quando il suo amico, il marchese<br />
di Renard, dichiara di essere Eisenstein,<br />
perché la sera precedente era andato di persona<br />
ad arrestarlo e aveva trovato un uomo<br />
ben diverso che tuttora si trova in cella. Ormai<br />
fremente di gelosia, Eisenstein vuole<br />
conoscere l'identità dell'impostore. L 'avvocato<br />
Blind è stato convocato per assistere<br />
Alfredo e Eisenstein lo costringe a prestargli<br />
gli abiti. Quando Rosalinda arriva,<br />
Alfredo viene accompagnato nell'ufficio<br />
per il colloquio coll'avvocato; Eisenstein,<br />
travestito da Blind, incomincia un minuzioso<br />
interrogatorio. Alla fine non può più<br />
trattenere la propria gelosia e giura di vendicarsi.<br />
Ma Rosalinda gli mostra l'orologio<br />
che lui le ha donato, e finalmente Eisenstein<br />
comincia a rendersi conto di essere<br />
stato vittima di una beffa. Falke, che ora<br />
gode della vendetta, sopraggiunge con il<br />
principe Orlofsky e tutti gli altri invitati<br />
della festa. Eisenstein si prepara a passare<br />
i prossimi giorni in carcere, ma ogni cosa<br />
finisce per il meglio: l'unico colpevole è lo<br />
champagne e tutti brindano alla “vendetta<br />
del pipistrello”.
<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Armando Ariostini e Stefano Antonucci<br />
Eisenstein, marito farfallone<br />
Nel ruolo di Eisenstein si<br />
alterneranno i baritoni<br />
Armando Ariostini e<br />
Stefano Antonucci (17, 19, 22 dicembre).<br />
<strong>Il</strong> milanese Armando Ariostini<br />
ha studiato canto presso la<br />
“Scuola di perfezionamento per<br />
Artisti Lirici del Teatro alla Scala”<br />
conseguendo importanti riconoscimenti<br />
in occasione <strong>dei</strong><br />
concorsi “Voci Verdiane” di Busseto<br />
e “Maria Callas” di Treviso.<br />
Ha debuttato con successo nel<br />
ruolo di Eisenstein ne <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
nel 1984 al Teatro La Fenice di<br />
Venezia e si è distinto per l’eterogeneità<br />
delle sue interpretazioni<br />
(dai ruoli buffi a quelli drammatici)<br />
ne: <strong>Il</strong> Barbiere di Siviglia, Linda<br />
di Chaumonix, Carmen, Pagliacci,<br />
La Vedova Allegra, Turandot.<br />
Nel maggio 2002 è stato applaudito<br />
interprete di Randy Curtis<br />
nel musical Lady in the dark, al<br />
Teatro dell’Opera di Roma.<br />
Sempre a Roma ha cantato con<br />
Daniela Dessy e Placido Domingo<br />
in Fedora..<br />
<strong>Il</strong> baritono Stefano Antonucci, ha<br />
studiato presso il Conservatorio<br />
“Niccolò Paganini” di Genova.<br />
Dopo aver debuttato nel 1986 in<br />
Lucia di Lammermoor ad Alessandria,<br />
ha cantato nei più importanti<br />
teatri italiani e d’Europa.<br />
Nel 1988 ha debuttato alla Scala<br />
di Milano nella Bohème, dove è<br />
tornato per interpretare Manon<br />
Lescaut, La Bohème e successivamente<br />
Fedora.<br />
Nella stagione 1996-1997 ha debuttato<br />
con grande successo come<br />
protagonista in Rigoletto a<br />
Bergamo: ruolo interpretato anche<br />
a Macerata,Genova,Palermo,Rovigo,Trento,Bolzano,<br />
Sassari,<br />
Lucca, Livorno<br />
e<br />
Trieste.<br />
Nelle ultimestagioni<br />
è stato<br />
acclamato<br />
protagonista<br />
in alcune<br />
tra le<br />
più note<br />
opere verdiane,quali<br />
La Traviata<br />
(Berlino e Catania), Falstaff<br />
(Torino, Berlino e Parigi), Luisa<br />
Miller (Losanna, Napoli, Como,<br />
Piacenza, Cremona), <strong>Il</strong> Trovatore<br />
(Roma, Verona, Parigi), La forza<br />
del destino (Torino e Parma), Simon<br />
Boccanegra (Como, Rovigo,<br />
Pisa, Lucca e Trapani).<br />
Anna Maria Dell’Oste e Donata D’Annunzio Lombardi<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
Armando Ariostini e Darina Takova<br />
Due soprano presteranno<br />
la voce alla furba Rosalinde:<br />
Darina Takova e<br />
Danielle Streiff (17, 21 dicembre).<br />
Nata a Sofia,<br />
dove ha<br />
studiato all’Accademia<br />
di Musica,<br />
la bulgaraDarina<br />
Takova<br />
ha cantato<br />
nei più importanti<br />
teatri d’Europa<br />
e del<br />
mondo e ha<br />
vinto premi<br />
prestigiosi<br />
come il<br />
“Francisco<br />
Viñas” di<br />
Barcellona<br />
nel 1993 ed<br />
il “Toti dal<br />
Monte” di Treviso nel 1994. Al<br />
Teatro dell’Opera di Roma ha ri-<br />
D<br />
5<br />
Darina Takova e Danielle Streiff<br />
Rosalinde, moglie furba<br />
ed infedele<br />
scosso notevole successo ne La<br />
Traviata, in Rigoletto, ne La Rondine,<br />
ne I due Foscari, nello Stabat<br />
Mater e nel Faust.<br />
Nel 1998 ha debuttato alla Scala<br />
di Milano come Regina della<br />
Notte nel Flauto Magico, mentre<br />
nel 1999 è stata Amenaide nel<br />
Tancredi al Rossini Opera Festival<br />
di Pesaro.<br />
<strong>Il</strong> soprano Danielle Streiff, dopo<br />
essersi diplomata con il massimo<br />
<strong>dei</strong> voti al CNR di Bordeaux<br />
in Arte drammatica e canto,<br />
ha studiato alla Scuola d’Arte<br />
Lirica dell’Opera di Parigi.<br />
Ha cantato in Italia riscuotendo<br />
particolare successo a Trieste<br />
con i Dialogues des Carmélites e<br />
con Manon Lescaut e a Palermo e<br />
Taormina con La Traviata.<br />
E’ stata molto applaudita a Liegi<br />
(Racconti d’Hoffmann, La Traviata,<br />
Carmen, <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong>), a Lione (La<br />
Bohème e Parsifal), a Marsiglia (La<br />
Bohème), a Vichy (Racconti d’Hoffmann)<br />
e ad Angres (Nozze di Figaro).<br />
Francesco Grollo e Danilo Formaggia<br />
Alfred, amante sfortunato<br />
ue tenori si alterneranno zioni del 2003 che lo hanno vi-<br />
Adele, cameriera bugiarda<br />
Adividersi il ruolo della camina Burana, Gloria di Vivaldi, Remeriera<br />
di Rosalinde, saquiem di Mozart) e al Teatro delranno<br />
i soprano Anna Mal’Opera (Cantata di Bach e Reria<br />
Dell’Oste e Doquiem<br />
di Donizetnata<br />
D’Annunzio<br />
ti).<br />
Lombardi (17, 19,<br />
Donata D’An-<br />
22, 23 dicembre).<br />
nunzioLombar- Nata a Udine, Andi,<br />
dopo aver vinna<br />
Maria Dell’Oto<br />
il concorso<br />
ste si è diplomata<br />
“Mattia Battisti-<br />
presso il Conserni”<br />
nel 1991, invatorio<br />
“Arrigo<br />
terpretandoMu- Boito” di Parma.<br />
setta ne La Bohè-<br />
Nel 1994 ha deme,<br />
ha iniziato<br />
buttato alla Scala<br />
una prestigiosa<br />
di Milano nell’In-<br />
carriera artistica.<br />
coronazione di Pop-<br />
Determinante è<br />
pea con i ruoli di Anna Maria Dell’Oste stato l’incontro<br />
Virtù e Damigella.<br />
con la soprano<br />
All’ Opera di Roma è stata parti- Raina Kubaivanska, che l’ha<br />
colarmente applaudita in Un bal- scelta come sua allieva al primo<br />
lo in maschera, ne L’Elisir d’amore e Corso Lirico e da Camera a Tori-<br />
in Cenerentola, mentre in vari teano. All’Opera di Roma, è stata<br />
tri d’Europa ha cantato con suc- applaudita ne La sonnambula, ne<br />
cesso ne <strong>Il</strong> ratto del serraglio, <strong>Il</strong> flau- <strong>Il</strong> matrimonio segreto e ne La proto<br />
magico, <strong>Il</strong> Barbiere di Siviglia, va di un’opera seria e ha interpre-<br />
L’Elisir d’amore, Les Contes d’Hofftato brillantemente Violetta ne<br />
mann, La Bohème.<br />
La Traviata a Lugano e a Basilea<br />
Vasto anche il suo repertorio e poi Musetta a Sassari, Lucca,<br />
concertistico: a Roma, ha cantato Pisa, Mantova, Parma e Zurigo.<br />
all’Accademia di S. Cecilia (Car-<br />
nel ruolo di Alfred: Fransto a Oslo con La Traviata, a Macesco<br />
Grollo e Danilo Forlaga e Praga con La Bohème e ad<br />
maggia (17, 19, 22 dicembre). Alessandria con il Rigoletto.<br />
<strong>Il</strong> trevigiano Francesco Grollo, Danilo Formaggia, nato a Mila-<br />
ha compiuto i suoi studi presso i no, dopo aver studiato piano, si<br />
Maestri Barbon, Corelli e Gibel- è dedicato al canto, perfezionanlato.<br />
Nel 1993 ha<br />
dosi con Kraus e<br />
debuttato in Slo-<br />
la Olivero.<br />
venia ne La Tra-<br />
Nel 1998 è stato<br />
viata e nel 1995, in<br />
l’unico tenore ita-<br />
occasione riaperliano<br />
a ricevere il<br />
tura del Teatro<br />
“Premio Caruso”.<br />
Verdi di Padova,<br />
Dopo aver debut-<br />
ha cantato nel Ritato<br />
nel 1996 nelle<br />
goletto.Particola- Due Contesse di<br />
re successo ha ri-<br />
Paisiello e nei Due<br />
scosso nel 1998 in<br />
Baroni di Cimaro-<br />
Canada con il Risa<br />
al Festival delgoletto,<br />
a Bonn<br />
l’Opera Buffa, si è<br />
con il Nabucco, a<br />
esibito nei più<br />
Copenaghen con Darina Takova e Francesco Grollo importanti teatri<br />
La Bohème e nel<br />
internazionali.<br />
2000 ha debuttato al Teatro Re- Particolarmente applaudito a<br />
gio di Torino con Madama But- Lugano ne La Traviata e a Cataterfly.<br />
Al Teatro dell’Opera di nia in Rigoletto. Ha riscosso poi<br />
Roma, nel gennaio 2001, è stato grande successo con le interpre-<br />
Ruggero ne La Rondine e, nel tazioni nel Barbiere di Siviglia e<br />
maggio 2002, Hoffmann ne Les nel Don Pasquale a Malta, ne La<br />
Contes d’Hoffmann e Danilo ne Bohème a Salerno e Savona, ne La<br />
La Vedova Allegra. Molto ap- Traviata a Budapest e nella Lucia<br />
plaudite anche le rappresenta- di Lammermoor a Seoul.<br />
Pagina a cura di Claudia Fagnano - Foto di Corrado M. Falsini
6 <strong>Il</strong><br />
Die Fledermaus (<strong>Il</strong> pipistrello)appartiene<br />
a quel genere<br />
musicale definito “operetta”<br />
il cui termine nel<br />
corso del secolo trascorso<br />
ha acquisito, a torto, una<br />
connotazione vagamente<br />
spregiativa, principalmente<br />
a causa di quei musicisti<br />
e critici che, con una punta<br />
di snobismo, tendono a<br />
considerarla una sorta di<br />
genere musicale da intrattenimento,<br />
figlio quasi disconosciuto<br />
della più nobile<br />
madre “opera”. Ai detrattori<br />
si è soliti opporre<br />
il favore che l’operetta<br />
gode tra il pubblico, unico<br />
vero giudice della musica,<br />
e la grandezza <strong>dei</strong><br />
musicisti che si sono cimentati<br />
nella composizione<br />
e nella direzione di<br />
questi lavori, si pensi solo<br />
ad Offenbach. Anche il<br />
compositore Franz Lehàr,<br />
autore della celeberrima<br />
Vedova Allegra, alle sterili<br />
polemiche rispondeva<br />
con lapidarie parole: “Per<br />
me non esiste il concetto di<br />
musica da divertimento. Io<br />
conosco solo musica buona o<br />
cattiva. La prima continua a<br />
vivere, la seconda muore a<br />
causa della sua intrinseca<br />
insufficienza”.<br />
Da tragedia a commedia<br />
Questo giudizio vale sicuramente<br />
per un’operetta<br />
come Die Fledermaus, il<br />
cui pregio musicale è<br />
unanimemente riconosciuto.<br />
<strong>Il</strong> soggetto, tratto<br />
da un lavoro di Roderich<br />
Benedix Das Gefangnis<br />
(La prigione), fu trasformato<br />
dai francesi Henry<br />
Meilhac e Ludovic<br />
Halévy in una commedia,<br />
Le Reveillon (<strong>Il</strong> veglione),<br />
rappresentata con<br />
enorme successo al Palais<br />
Royal di Parigi il 10 settembre<br />
1872. All’indomani<br />
delle fortunate repliche<br />
il direttore del teatro<br />
An der Wien, Maximilian<br />
Steiner, acquistò i diritti<br />
del testo e lo affidò ai librettisti<br />
Richard Genee e<br />
Carl Haffner che lo rimaneggiarono<br />
aggiungendo<br />
il personaggio di Falke,<br />
mancante nella versione<br />
originale. Strauss, letto il<br />
libretto, ne rimase stregato<br />
e decise di mettersi im-<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
mediatamente a lavoro<br />
per la nuova operetta, la<br />
sua terza dopo Le allegre<br />
mogli di Vienna (mai rappresentata)<br />
ed Indigo La<br />
composizione fu ultimata<br />
in sole sei settimane nella<br />
nuova casa in campagna<br />
dove gli Strauss andarono<br />
ad abitare, una deliziosa<br />
casetta su due piani<br />
ancora oggi nota come<br />
Fledermausevilla (villa<br />
del pipistrello) e sita nel<br />
sobborgo di Heitzing,<br />
al 18 di Hetzendorfer<br />
Strasse<br />
(oggi Maxingstrasse<br />
18), nei<br />
pressi del castello<br />
di Schönbrunn. A<br />
riguardo si racconta<br />
un curioso<br />
aneddoto: un<br />
giorno il pianista<br />
Robert Fischhof,<br />
vicino di casa,<br />
durante una visita<br />
del compositore<br />
gli chiese di<br />
ascoltare il suo<br />
rampollo che studiava<br />
pianoforte.<br />
<strong>Il</strong> giovane, credendo<br />
di omaggiare<br />
il maestro,<br />
strimpellò proprio<br />
il valzer del<br />
pipistrello, che<br />
Strauss stava<br />
componendo in<br />
quei giorni. Tra lo stupore<br />
generale, il ragazzo confesso`<br />
candidamente di<br />
averlo ascoltato attraverso<br />
le sottili pareti che separavano<br />
le due case. <strong>Il</strong> compositore<br />
viennese non<br />
gradì affatto il singolare<br />
omaggio e il giorno successivo<br />
trasferì il pianoforte<br />
in una stanza sull’altro<br />
lato della villa per non essere<br />
più ascoltato da indiscreti<br />
curiosoni.<br />
Debutto felice, ma non<br />
travolgente<br />
Die Fledermaus, in tre atti,<br />
andò in scena il 5 aprile<br />
1874 al teatro An der<br />
Wien di Vienna con la famosa<br />
cantante d’operetta<br />
e soubrette Marie Geistinger<br />
nel ruolo di Rosalinda,<br />
la Charles-Hirsc in<br />
quello di Adele ed il tenore<br />
Jani Szika in quello<br />
di Alfred. <strong>Il</strong> successo fu<br />
immediato, ma discreto:<br />
le recite furono replicate<br />
La Storia dell’opera<br />
solo sedici volte consecutive<br />
e dopo sessantotto<br />
rappresentazioni complessive<br />
l’opera scomparve<br />
momentaneamente<br />
dal cartellone. La ragioni<br />
di questa tiepida accoglienza<br />
da parte <strong>dei</strong> viennesi<br />
sono da ricondursi<br />
essenzialmente alla gravissima<br />
crisi economica<br />
che aveva colpito la città<br />
l’anno precedente. In<br />
prospettiva dell’Esposi-<br />
zione Mondiale di Vienna,<br />
inaugurata il 1 maggio<br />
1873 nei padiglioni<br />
del Prater, l’Impero austriaco<br />
sembrava aver<br />
raggiunto il suo apice<br />
economico. Nacquero<br />
banche e società` per<br />
azioni sull’onda dell’entusiasmo,<br />
ma la reale situazione<br />
economica era<br />
ben diversa: i lavoratori<br />
si trovavano in una situazione<br />
estremamente precaria<br />
e il boom economico<br />
presto si rivelò solo fittizio.<br />
<strong>Il</strong> 9 maggio 1873 la<br />
borsa ebbe un crollo finanziario,<br />
che passò alla<br />
storia come il famoso<br />
“venerdì nero” della borsa.<br />
In pochi mesi oltre<br />
trentotto banche dichiararono<br />
il fallimento, seguite<br />
dalle principali società<br />
industriali e imprese<br />
di costruzioni. Intere<br />
famiglie di viennesi finirono<br />
sul lastrico e la situazione<br />
non mancò di riflettersi<br />
anche sulla Mit-<br />
teleuropa. <strong>Il</strong> contesto in<br />
cui fu rappresentato il lavoro<br />
di Strauss non era<br />
ovviamente <strong>dei</strong> migliori<br />
per un’operetta spensierata<br />
in cui le feste gioiose<br />
e l’allegria richiamavano<br />
nostalgicamente i bei<br />
tempi andati. L’opera<br />
però era comunque destinata<br />
ad uno sfolgorante<br />
successo, seppur ritardato:<br />
nel giugno del 1874<br />
Die Fledermaus andò in<br />
scena a Berlino,<br />
con Alexander<br />
Girardi nella parte<br />
di Falke, un attore-cantanteletteralmenteidolatrato.<br />
In soli due<br />
anni nella città<br />
tedesca ottenne<br />
più di duecento<br />
rappresentazioni.<br />
Poco dopo Die<br />
Fledermaus fu riproposta<br />
a Vienna<br />
sempre all’An<br />
der Wien e da li<br />
iniziò a svolazzare<br />
allegramente<br />
per tutti i teatri<br />
europei.<br />
Le invidie<br />
francesi<br />
Una situazione<br />
piuttosto incresciosa<br />
accadde,<br />
invece, per le rappresentazioni<br />
di Parigi: Meilhac<br />
e Halévy, forse gelosi del<br />
maggiore consenso ottenuto<br />
dall’opera straussiana,<br />
rivendicarono la paternità<br />
del testo da cui era<br />
stato tratto il libretto e intentarono<br />
una causa per<br />
impedire che l’operetta di<br />
Strauss fosse rappresentata<br />
in Francia. Gustav<br />
Lawy, che era l’agente ufficiale<br />
per i diritti di rappresentazione<br />
dell’opera,<br />
escogitò un furbo stratagemma:<br />
la musica e il libretto<br />
sarebbero stati rimaneggiati.<br />
Strauss inserì<br />
alcuni brani tratti da Cagliostro<br />
a Vienna, composta<br />
nel frattempo, ed il<br />
soggetto fu leggermente<br />
modificato dai librettisti<br />
Wilder e Delacour. Così<br />
rielaborata la versione<br />
spuria di Die Fledermaus,<br />
in gran parte molto simile<br />
al futuro Sogno di un<br />
valzer (1907) di Oscar<br />
Straus, andò in scena con<br />
Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Successo a Berlino, ma con ritardo<br />
Marie Geistinger, prima Rosalinde<br />
il titolo La tzigane (La zigana)<br />
nel 1877 al Théâtre<br />
de la Renaissance. <strong>Il</strong> successo<br />
non fu enorme e le<br />
repliche appena 86. Solo<br />
nel 1904 i parigini ebbero<br />
modo di ascoltare l’operetta<br />
di Strauss nella sua<br />
versione originale, che<br />
andò in scena al Théâtre<br />
des Variétés il 22 aprile<br />
con il titolo La chauve-souris<br />
(<strong>Il</strong> pipistrello). Poi fu<br />
la volta di Londra nel<br />
1876 e infine di New<br />
York nel 1879. Nel 1894<br />
Gustav Mahler diresse<br />
DieFledermaus all’opera<br />
di Vienna, aprendo le<br />
porte per quest’opera anche<br />
ai palcoscenici <strong>dei</strong> così<br />
detti teatri seri. Da allora<br />
il successo di quella<br />
che fu definita “la più<br />
viennese delle operette<br />
viennesi” è stato indiscusso.<br />
E’ proprio a questo<br />
lavoro che Strauss deve<br />
la stima di musicisti<br />
del calibro di Brahams,<br />
Wagner e Ravel. Quest’ultimo<br />
ebbe addirittura<br />
a dire, con una punta<br />
di polemica, che non si<br />
trova nell’opera omnia di<br />
Meyerber tanta musica<br />
quanta ce n’è nel Die Fledemaus.<br />
A Roma<br />
Infine, al Teatro dell’Opera<br />
di Roma <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong> è<br />
andato in scena solo tre<br />
volte. La prima dal 31<br />
gennaio 1962 con 10 repliche<br />
diretta dal maestro<br />
Samuel Krachmalnick con<br />
Edda Vincenzi nei panni<br />
di Rosalinda, Arnoldo<br />
Foà in quelli del Principe<br />
Orlofsky e Giuseppe<br />
Campora come Alfredo.<br />
Passano tre soli anni e questo<br />
titolo di Strauss è riproposto<br />
l’8 aprile 1965<br />
con lo stesso allestimento e<br />
praticamente lo stesso cast.<br />
L’ultima volta è andato in<br />
scena dal 25 febbraio<br />
1993 (7 repliche) voluto<br />
dall’indimenticabile Sovrintendente<br />
Gian Paolo<br />
Cresci. Nel cast, guidato<br />
dal podio dal maestro Fabrizio<br />
Ventura, Eva Mei<br />
(Rosalinda), Alfonso Antoniozzi<br />
(Eisenstein),<br />
Paolo Barbacini (Alfredo)<br />
e Daniela Mazzuccato<br />
(Adele).<br />
Claudia Capodagli
<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
L’analisi musicale<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong>, apoteosi del valzer<br />
dovreste<br />
scrivere un’o-<br />
«Voi<br />
peretta».L’inmenti che<br />
si rincorrono,tornarentemente<br />
felice (“Adoro<br />
dar spetta-<br />
vanno citate, in particolare,<br />
due, entrambe nel secondo<br />
atto. Adele intona<br />
vito sarebbe stato rivolto no ora socolo,<br />
adoro le una spiritosa e celebre aria<br />
(il condizionale è d’obblistenuti da<br />
soirees…”) prendendo in giro il pago)<br />
nel 1864 a Johann ritmi bril-<br />
con una medrone Eisenstein (“Mein<br />
Strauss junior da Jacques lanti ora<br />
lodialangui- Herr Marquis”- Mio si-<br />
Offenbach. Offenbach, il imprezioda<br />
e molle. gnor Marchese) in un di-<br />
padre dell’operetta fransiti da pa-<br />
Falk appare scorso musicale di sapore<br />
cese, era allora in visita a rentesi di<br />
al pubblico in quasi rossiniano, con tan-<br />
Vienna ed ebbe natural- più malin-<br />
modo scanto di contagiosa risata che<br />
mente modo di incontraconicapoezonatoduet- dalla interprete si propare<br />
il Re del Valzer. E’ cersia.tando con Eiga al coro in un finale di<br />
tamente difficile pensare Già l’Ousenstein.Per-<br />
trascinante allegria. Di ra-<br />
che l’autore di Orfeo alverture è in<br />
sonaggiosera raffinatezza, infine, la<br />
l’inferno abbia incoraggia- tal senso<br />
condario, “Csardas” interpretata da<br />
to il celebre collega ad enstraordina- Blind, l'avvo- Rosalinde. Molti amici<br />
trare nel suo stesso camria,impercato di Eisen- avevano cercato di dispo.<br />
E’ però indubbio che niata su<br />
stein, con il suadere Strauss dal com-<br />
l’incontro fra i due artisti uno <strong>dei</strong> te-<br />
suo goffo inporre una csardas per l'a-<br />
spinse Johann sulla strada mi di valtervento<br />
in ria della contessa: solo un<br />
del teatro, anche per le inzer più ce-<br />
trio con Ro- ungherese, sostenevano,<br />
sistenze della moglie, la lebridelsalinde e Ei- era in grado di scriverne<br />
cantante Jetty Treffz. E col’interoresensteinin- una “genuina”. In realtà<br />
sì Strauss si trovò ad inpertorioc a r n a Strauss è riuscito a coglieventare<br />
l’operetta viennestraussiagustosamenre lo spirito della danza<br />
se, allontanandosi immeno,articote la figura con estrema intensità<br />
diatamente dal modello lata in più<br />
dell'Azzec- creando una delle sue pa-<br />
francese assai più satirico sezioni che<br />
cagarbugli,gine più belle ed eleganti.<br />
e graffiante. Strauss, nacostitui- buffo e ridi- Die Fledermaus debuttò al<br />
turalmente, puntò su quei scono un materiale musi- E’ una “folle giornata” di colo. Piacevole il terzetto Theater An der Wien il 5<br />
valzer che avevano sapucale liberamente circolan- ispirazione quasi mozar- fra Alfred, Rosalinde e aprile 1874. Sul Morgen<br />
to fondere nello stesso spite in tutta la partitura. tiana nel suo perfetto mec- Frank (finale atto I) che Post apparve questo giurito<br />
d’allegria tutte le clas- <strong>Il</strong> libretto del Fledermaus canismo teatrale.<br />
dopo un avvio in forma di dizio, estremamente sisi<br />
sociali. E al suo terzo non si distacca dal tipico<br />
valzer sensuale, si anima gnificativo a proposito<br />
tentativo (dopo “Le allegre repertorio del teatro mu- La partitura per offrire una pagina di della partitura: «Tutto ri-<br />
mogli di Vienna”, mai rapsicale leggero. C’è una so-<br />
spigliata vitalità.<br />
suona nelle orecchie e penepresentata<br />
e “Indigo”) creò cietà che vuole divertirsi, La costruzione della par- Talvolta, Strauss diventa tra nel sangue, giù fino nel-<br />
c’è il consueto titura privilegia i concer- ironico. Nel<br />
inganno amotati, i pezzi d’insieme, al- terzetto del<br />
roso del marile pagine solistiche, pur primo atto fra<br />
to che finge di bellissime. <strong>Il</strong> che garanti- Rosalinde,<br />
andare in un sce ancor più brillantezza Adele e Eisen-<br />
luogo e si reca teatrale. I personaggi sostein, il “dolo-<br />
in un altro in no caratterizzati in modo re” della sepa-<br />
cerca di av- geniale, alcuni attraverso razione fra<br />
venture, c’è la arie e couplet, altri me- marito e mo-<br />
moglie che lo diante duetti e terzetti. glie(Eisen- pedina e in Adele, la vivace cameriestein,ufficial- qualche modo ra, esordisce con una camente, sta per<br />
lo punisce. Ci scata di note veloci che ne entrare in pri-<br />
sono inganni e rivelano immediatamengione; in<br />
travestimenti te lo spirito sbarazzino. realtà si<br />
come nella mi- Da notare nel prosieguo appresta a regliortradizio-<br />
del suo intervento iniziacarsi al ballo<br />
Jacques Offenbach, padre dell’operetta francese ne del teatro<br />
comico: il tutle,<br />
lo stile quasi parlato su<br />
un fluente tema orche-<br />
mentre Rosalinde<br />
attende<br />
Johann Strauss jr, re del valzer<br />
il capolavoro, “Die Flederto a un ritmo forsennato. strale, prassi comune an- in casa l'ex amante Alfrele gambe e anche lo spettatomaus”,<br />
una vera e propria Un aspetto, questo, degno che nell’opera comica itado) contrasta in modo evire più pigro comincia, senza<br />
apoteosi della danza. di rilievo: Strauss non conliana (si pensi a Rossini). dente con la musica co- volerlo, ad ammiccare con il<br />
Mai come nel <strong>Pipistrello</strong>, il cede tregua all’ascoltato- <strong>Il</strong> Principe Orlofsky, al struita sui leggeri temi capo, a dondolarsi con il cor-<br />
pur generoso inventore di re, lo avvince in un gioco quale Strauss dà una voce dell'Ouverture.<br />
po e a battere il tempo con i<br />
temi, si fece “prendere la musicale che lo trascina al di mezzosoprano, si pre-<br />
piedi…». Una lunga, inter-<br />
mano” e riversò nella par- finale senza cedimenti, senta nel secondo atto <strong>Il</strong> secondo atto minabile, trascinante dantitura<br />
un’incredibile senza pause, senza inter- esprimendo la tristezza di<br />
za, appunto.<br />
quantità di spunti, d’eleruzioni. un’esistenza solo appa- Fra le pagine solistiche ne<br />
Roberto Iovino<br />
7
8 <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong> <strong>Il</strong><br />
Danza in ritmo ternario,<br />
solitamente in 3/4, caratterizzata<br />
da un forte accento<br />
sul primo quarto.<br />
Questa è l'essenza ritmica<br />
del valzer, una forma musicale<br />
che trae origine dal<br />
verbo tedesco walzen che, a<br />
propria volta, discende dal<br />
latino volvere - girare, roteare.<br />
Fin dal Medioevo, i contadini<br />
<strong>dei</strong> paesi tedeschi ballavano<br />
una danza chiamata<br />
Laendler, una specie di<br />
giocondo volteggiare di<br />
uomini e donne abbracciati.<br />
Forme similari di ballo<br />
con volteggiamenti e passi<br />
pestati e cadenzati erano<br />
presenti anche in Francia e<br />
in Italia, dove prendevano<br />
il nome di volte. Simili danze<br />
erano generalmente<br />
precluse al mondo aristocratico<br />
che preferiva invece<br />
balli non eccessivamente<br />
promiscui, bensì più cerimoniosi<br />
ed eleganti - come<br />
il minuetto - e che dessero<br />
modo di poter sfoggiare<br />
gli abiti sontuosi senza<br />
danneggiarli.<br />
Solamente in Inghilterra,<br />
poteva accadere che in occasione<br />
di speciali festività<br />
i padroni danzassero con i<br />
contadini nelle cosiddette<br />
country dances, molto simili<br />
alle Volte e ai Laendler.<br />
Dai cortili e dalle aie <strong>dei</strong><br />
popolani il valzer comincia<br />
a prendere forma più<br />
definita in alcune composizioni<br />
di Bach, particolarmente<br />
in una del 1742, intitolata<br />
per l'appunto "Festa<br />
paesana". Caratteristico<br />
di questa cantata è infatti il<br />
ritmo ternario e la ripetizione<br />
rotatoria della melodia,<br />
tipica <strong>dei</strong> Laendler. <strong>Il</strong><br />
termine valzer non è ancora<br />
diffuso.<br />
Don Giovanni precursore<br />
Un eccezionale riscontro<br />
della varietà delle danze in<br />
rapporto alla classe sociale,<br />
si trova nel Don Giovanni<br />
di Mozart: alla fine del<br />
primo atto di quest'opera<br />
vi è descritta una grande<br />
festa nel palazzo del libertino<br />
e, mentre l'imbalsamato<br />
aristocratico don Ottavio<br />
balla il minuetto con<br />
Donna Anna, mentre il popolano<br />
Leporello distrae<br />
Masetto con il Teitsch, rustica<br />
danza popolare, Don<br />
Giovanni volteggia con<br />
Zerlina in una "contradan-<br />
za", storpiatura di country<br />
dance, appunto l'anglosassone<br />
antesignana del valzer.<br />
Nella stessa opera mozartiana,<br />
nell'ultimo atto, vi è<br />
poi una citazione di quello<br />
che è considerato da alcuni<br />
musicologi il primo valzer<br />
in assoluto nella storia<br />
della musica: il brano in<br />
questione è tratto da La cosa<br />
rara, opera del compositore<br />
spagnolo Vincente<br />
Martin y Soler, scritto nel<br />
1786, un anno prima del<br />
Don Giovanni.<br />
«Bravi! Cosa rara!», commenta<br />
infatti Leporello riconoscendo<br />
la simpatica<br />
melodia in 6/8 (e sfruttando<br />
il titolo del brano per<br />
una frecciata agli strumentisti).<br />
Chiede allora Don<br />
Giovanni: «Che ti par del bel<br />
concerto?» Leporello: «E'<br />
conforme al vostro merto!».<br />
La sensualità sottintesa a<br />
questo ballo, che preoccupava<br />
gli animi più puritani<br />
del clero e dell'aristocrazia,<br />
trova dunque, ben<br />
presto, il suo uomo-simbolo<br />
nell'impenitente libertino<br />
Don Giovanni.<br />
Già un decennio prima del<br />
capolavoro mozartiano,<br />
Goethe descriveva nel<br />
Werther le inebrianti sen-<br />
sazioni provate dal protagonista,<br />
durante un valzer<br />
con la fanciulla amata.<br />
<strong>Il</strong> valzer trovò l'ambiente<br />
più adatto per evolversi e<br />
prosperare nella Vienna<br />
imperiale di fine '700: la<br />
città, tradizionalmente<br />
gaia e spensierata era governata<br />
con paternalistica<br />
bonomia da Giuseppe II,<br />
particolarmente incline ad<br />
accontentare l'indole festaiola<br />
<strong>dei</strong> suoi sudditi. Alla<br />
sua corte Mozart compose<br />
circa una settantina di<br />
musiche per danza tra cui<br />
moltissimi valzer, anche<br />
detti "tedeschi da ballo": <strong>Il</strong><br />
Valzer del canarino, il Valzer<br />
dell'organetto eilValzer della<br />
corsa in slitta, tutti venati<br />
da una sottile malinconia.<br />
Anche Beethoven compose<br />
numerosi valzer, (insolitamente<br />
allegri e spensierati<br />
per il carattere di questo<br />
compositore), ma soprattutto<br />
Schubert scrisse<br />
una quantità di Laendler e<br />
Danze tedesche, che erano<br />
però poco adatte al ballo:<br />
fornivano piuttosto un<br />
pretesto per melodie nobili<br />
e sentimentali in ritmo<br />
ternario.<br />
Sotto la ghigliottina della<br />
Francia rivoluzionaria era<br />
Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
La lunga storia del valzer<br />
Dalle feste contadine ai ricevimenti di Corte degl<br />
caduto anche il Minuetto,<br />
ultimo ricordo dell'Antico<br />
Regime, ed anche dopo la<br />
Restaurazione del 1815, rimase<br />
definitivamente relegato<br />
nel baule <strong>dei</strong> ricordi<br />
dell'aristocrazia, insieme<br />
alla parrucca incipriata. <strong>Il</strong><br />
valzer non aveva dunque<br />
più rivali e trionfava in Europa:<br />
si diffuse infatti come<br />
l'espressione di una<br />
spensierata gioia di vivere,<br />
tra tutte le classi sociali.
<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Asburgo<br />
Carl Maria von Weber<br />
scrisse nel 1819 il brano<br />
pianistico Auffoderung zum<br />
Tanz, Invito alla danza:<br />
fu una tappa fondamentale<br />
per l'evoluzione del valzer,<br />
poiché nacque quella<br />
che sarà la struttura basilare<br />
del valzer: una introduzione,<br />
quattro o cinque<br />
piccoli motivi di valzer e<br />
una coda finale che li riassume<br />
e li assembla.<br />
Andrea Cionci<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
<strong>Il</strong> valzer a Vienna<br />
Le fondamentali<br />
innovazioni degli Strauss<br />
All'inizio dell'800,<br />
in particolare a<br />
Vienna, in ogni<br />
caffè, parco, o sala da ballo,<br />
il valzer imperversava<br />
costringendo i compositori<br />
e i praticanti di musica<br />
ad una super produzione<br />
di musiche da ballo.<br />
Nella capitale dell'Impero<br />
Austro-Ungarico<br />
nacque nel 1819 una nuova<br />
orchestrina formata<br />
dai fratelli boemi Drahanek<br />
e dal tirolese Josef<br />
Lanner; al loro gruppo si<br />
aggiungerà come rinforzo<br />
un giovanissimo e promettente<br />
violinista di nome<br />
Johann Strauss. Ben<br />
presto il nuovo arrivato<br />
affiancherà il pur bravo<br />
Lanner nella produzione<br />
di musiche da ballo, per<br />
far fronte alle fameliche<br />
richieste del pubblico<br />
viennese. Le sue composizioni<br />
hanno notevole<br />
successo tanto da rovinare<br />
il rapporto d’amicizia<br />
con il suo socio.<br />
Nel 1825 sposa Anna<br />
Streim, da cui avrà due<br />
femmine e tre figli maschi:<br />
Johann jr., Joseph ed<br />
Eduard. Così Strauss si<br />
mette in proprio con<br />
un'orchestra personale e<br />
comincia la sua frenetica<br />
attività di direttore e<br />
compositore in tutta Europa,<br />
riscuotendo grande<br />
ammirazione da Berlioz,<br />
Brahms e Paganini.<br />
Fondamentali<br />
innovazioni<br />
Egli apportò fondamentali<br />
innovazioni alla forma<br />
del valzer: rinnovò la<br />
ritmica, liberandola dalla<br />
pesante pulsazione cadenzata<br />
tradizionale e gli<br />
conferì quel carattere elegante<br />
e quel gusto melodico<br />
viennese tipici del<br />
valzer nella sua forma<br />
moderna. Non solo, egli<br />
creò un nuovo colore timbrico<br />
attraverso una nuova<br />
strumentazione che<br />
privilegiava il violino,<br />
poiché, come lui stesso<br />
sosteneva: «è più adatto al<br />
passo scivolato sul parquet,<br />
mentre gli strumenti a fiato,<br />
dal suono grave, si addicono<br />
piuttosto a un valzer con<br />
movimenti meno regolari,<br />
danzato su terra battuta».<br />
Wagner ricordava di una<br />
volta in cui aveva assistito<br />
all'esecuzione di alcuni<br />
suoi ballabili: «Trovai tutti<br />
gli ascoltatori infiammati[...]<br />
per ogni pezzo si produceva<br />
un'eccitazione generale<br />
che confinava col furore.<br />
Questo demone dello spirito<br />
musicale del popolo<br />
viennese trasaliva all'inizio<br />
di ogni nuovo valzer, e l'eb-<br />
brezza dell'auditorio, provocata<br />
dalla musica e non dalle<br />
bevande, raggiungeva<br />
culmini paurosi...».<br />
Anche i suoi tre figli maschi<br />
dimostravano di avere<br />
talento musicale, tuttavia<br />
Johann padre osteggiò<br />
caparbiamente la loro<br />
propensione verso la musica<br />
e solo dopo la sua separazione<br />
dalla madre il<br />
figlio Johann poté mettere<br />
su una propria orchestra.<br />
Nonostante i ripetuti<br />
tentativi di distensione<br />
messi in atto dal figlio<br />
Johann, il padre non volle<br />
mai giungere a una pacificazione,<br />
tanto che il loro<br />
dissidio si acuì anche per<br />
ragioni politiche: il padre,<br />
conservatore e reazionario,<br />
compose la Radetzsky<br />
marsch, mentre il figlio<br />
scriveva marce studentesche<br />
durante i moti del<br />
'48.<br />
Alla morte del padre, nel<br />
'49, il figlio fu perdonato<br />
dall'Imperatore, per il<br />
quale compose Viribus<br />
Unitis. Ottenne anche la<br />
carica di “Direttore delle<br />
musiche da ballo di Corte”.<br />
La fama del padre era definitivamente<br />
oscurata ed<br />
era adesso lo Strauss figlio,<br />
l'incontrastato Re del<br />
valzer.<br />
Spensieratezza in musica<br />
Fu per la corte viennese<br />
che egli compose la maggior<br />
parte <strong>dei</strong> circa 170<br />
valzer della sua produzione,<br />
in cui seppe tradurre<br />
in musica l'ambiente<br />
spensierato e gaudente<br />
della corte asburgica.<br />
Secondo la tradizione del<br />
sinfonismo viennese,<br />
queste composizioni rappresentano<br />
il vertice ineguagliato<br />
nella loro forma<br />
musicale, per l'inesauribile<br />
fecondità della<br />
vena melodica, per la genialità<br />
della strumentazione<br />
e per lo slancio ritmico.<br />
9<br />
Ancor oggi hanno una<br />
vastissima popolarità titoli<br />
come Storielle del bosco<br />
viennese, Sangue viennese,<br />
il Valzer dell'imperatore e<br />
soprattutto Sulle rive del<br />
Danubio blu, composto<br />
nel 1867 per l'Esposizione<br />
universale di Parigi, la<br />
cui celebrità l'ha portato a<br />
divenire quasi un ufficiale<br />
inno nazionale austriaco.<br />
Molti di queste composizioni<br />
potevano essere<br />
eseguite sia in forma di<br />
concerto, sia per ritmare e<br />
accompagnare effettivamente<br />
la danza.<br />
Dopo gli Strauss il valzer<br />
comincia a perdere la<br />
propria natura di ballabile,<br />
trasmigrando dalle sale<br />
da ballo a quelle da<br />
concerto, divenendo una<br />
classica e fortunata forma<br />
pianistica con Chopin e<br />
una forma sinfonica romantica<br />
con Berlioz. L'espressionismo<br />
tedesco lo<br />
usò in modo variamente<br />
dissacratorio e autori<br />
francesi come Ravel e Debussy,<br />
lo trattarono poi<br />
con ironica malinconia,<br />
fino all'ultima ripresa, alle<br />
soglie del Neo-classicismo<br />
da parte di Stravinskij.<br />
Con la famiglia Strauss si<br />
è potuto realizzare un miracolo<br />
estetico in cui l'arte<br />
dell'intrattenimento leggero<br />
si è mescolata con la<br />
grande arte in cui si realizzano<br />
valori assoluti. La<br />
corte viennese ha fornito<br />
la più splendida cornice<br />
dorata per la fioritura del<br />
valzer viennese dell'800.<br />
Citiamo ancora Wagner:<br />
«Un solo valzer di Strauss<br />
[stavolta riferendosi al figlio]<br />
sovrasta, per quanto<br />
concerne grazia, finezza e<br />
vero contenuto musicale, la<br />
maggior parte <strong>dei</strong> faticosi<br />
prodotti operistici importati<br />
dall'estero: e questo nella<br />
misura in cui la cattedrale<br />
di santo Stefano supera le<br />
vuote colonne accanto ai<br />
boulevards di Parigi».<br />
A. C.
10 <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong> <strong>Il</strong><br />
dimenticherò<br />
mai l’o-<br />
«Non<br />
maggio con cui<br />
Strauss veniva accolto nei<br />
suoi concerti dal pubblico accalcato.<br />
Pareva assai commosso<br />
dal saluto, ma dopo un<br />
minuto si voltava verso i suoi<br />
devoti ed iniziava a suonare<br />
con una dolcezza del suono,<br />
una sensibilità ed una verve<br />
che ai presenti faceva l’effetto<br />
di un angelo alla testa di<br />
una normale orchestra di<br />
suonatori di violino». Così<br />
si espresse il diplomatico<br />
inglese Horace Rumbold<br />
a proposito di Johann<br />
Strauss jr.<br />
Nato a Vienna il 25 ottobre<br />
1825, Johann Strauss, figlio<br />
di quel musicista che portava<br />
il suo stesso nome e<br />
che ebbe il merito di far conoscere<br />
in tutto il mondo il<br />
valzer, si prefisse nella sua<br />
vita l’obiettivo di rendere<br />
ancor più celebre il famoso<br />
ballo viennese.<br />
In realtà, il padre avrebbe<br />
voluto che si dedicasse al<br />
commercio, tanto che una<br />
volta, trovandolo intento a<br />
suonare il violino, andò su<br />
tutte le furie. «Un giorno -<br />
raccontava lo stesso<br />
Strauss - ero in piedi allo specchio<br />
e sviolinavo, quando si<br />
aprì la porta ed entrò mio padre.<br />
“Ma come” urlò, “suoni<br />
il violino?” Non aveva la più<br />
pallida idea che avevo l’inten-<br />
zione di diventaremusicistaprofessionista…Mio<br />
padre non<br />
ne voleva<br />
proprio sapere<br />
<strong>dei</strong> miei<br />
progetti».<br />
<strong>Il</strong> difficile<br />
rapporto<br />
con il padreprovocò<br />
gravi<br />
nevrosi al<br />
musicista,<br />
il quale all’età<br />
di<br />
dieci anni<br />
rimase<br />
sconvolto<br />
nell’apprendere<br />
che il genitore<br />
aveva<br />
avuto un Johann Strauss jr.<br />
figlio da<br />
una modista,<br />
con la quale decise poi<br />
di andare a convivere.<br />
Questo evento, che segnò<br />
l’artista per tutta la vita,<br />
contribuì certamente a<br />
farlo diventare psicologicamente<br />
fragile e può<br />
spiegare alcune stranezze<br />
della sua vita. «Johann<br />
Strauss - raccontava un<br />
giornalista del tempo -<br />
conduceva una vita singolare.<br />
Molti la definivano in-<br />
sensata, eppure era emersa<br />
quasi come una necessità naturale<br />
del suo modo di fare e<br />
della situazione nella quale<br />
viveva. Dormiva fino alle<br />
due del pomeriggio… e si dice<br />
che a quell’ora non avesse<br />
ancora scritto alcuni pezzi<br />
che avrebbe dovuto eseguire<br />
la sera…». <strong>Il</strong> conflitto con il<br />
padre fa pensare anche che<br />
la vita del musicista fu soltanto<br />
in apparenza sempre<br />
lieta e spensierata, quale la<br />
descrisse il giornalista Friedrich<br />
Uhl: «…aveva ereditato<br />
il talento paterno, cui si era<br />
associato un altro genio: la<br />
gaiezza. Da essa il giovane<br />
Strauss si faceva guidare. Si<br />
sarebbe quasi potuto parlare di<br />
una divina spensieratezza».<br />
Fu soltanto grazie alla ma-<br />
dre Anna<br />
che l’artista<br />
riuscì a dedicarsi<br />
allo<br />
studio della<br />
musica nonostantel’opposizionepaterna.<br />
A solidiciannove<br />
anni<br />
formò una<br />
piccola orchestra<br />
che<br />
successivamente<br />
fuse<br />
con quella<br />
del padre<br />
dopo la<br />
morte di<br />
quest’ultimo<br />
e con la<br />
quale si<br />
recò nelle<br />
principali<br />
città francesi,<br />
tedesche,<br />
russe, inglesi<br />
e americane, ottenendo<br />
grandi successi. Negli anni<br />
Sessanta compose i migliori<br />
Walzer (ne scrisse<br />
circa 500, fra i quali il celeberrimo<br />
Sul bel Danubio<br />
blu) che fecero scrivere ad<br />
Uhl: «Si danzava in maniera<br />
diversa, si mettevano le ali<br />
ai piedi quando Johann<br />
Strauss invitava alle danze<br />
viennesi». Fu in questo periodo<br />
che conobbe e sposò<br />
la cantante Jetty Treffz<br />
(di sette anni più anziana):<br />
fu amore a prima vista e il<br />
27 agosto 1862 il matrimonio<br />
venne celebrato in<br />
gran segreto.<br />
Con la carica di Hofballdirektor<br />
(nella quale successe<br />
al padre) diresse i balli<br />
di Corte fino agli anni ’70<br />
Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Johann Strauss jr.<br />
Una vita per il Valzer…sul bel Danubio blu<br />
Silhouette di J. Strauss jr. di Hans Schiliessmann<br />
Nel 1936 alcuni studiosi<br />
tedeschi<br />
scoprirono che<br />
Johann Michael Strauss,<br />
nonno di Strauss senior,<br />
era di origine ebraica. Nel<br />
registro matrimoniale<br />
della Cattedrale di Santo<br />
Stefano a Vienna risultava<br />
infatti che l’11 febbraio<br />
1762 era stato celebrato<br />
un matrimonio religioso<br />
fra Johann Michael<br />
Strauss e Rosalia Bu-<br />
Durante il Nazismo<br />
schin. Michael era figlio<br />
di Wolf e di Theresia entrambi<br />
ebrei. <strong>Il</strong> certificato<br />
matrimoniale lo definiva<br />
un “ebreo battezzato”.<br />
Nel più stretto riserbo,<br />
gli studiosi protagonisti<br />
della scottante scoperta<br />
furono convocati presso<br />
il comando della Gestapo.<br />
Non si poteva proibire<br />
la musica degli<br />
Strauss a Vienna. Fu allora<br />
imposto loro il silen-<br />
(incarico che lasciò poi ai<br />
fratelli Eduard e Joseph) e<br />
iniziò successivamente a<br />
scrivere operette (una<br />
quindicina circa), tra le<br />
quali la più famosa è certamente<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong> del<br />
1874. Dopo debutto applaudito<br />
ma modesto,<br />
questo titolo ottenne un<br />
successo mondiale che<br />
venne funestato dalla<br />
morte dell’amatissima<br />
moglie per un’apoplessia<br />
cerebrale. Incapace di una<br />
solitudine che lo tormentava,<br />
dopo soli sei mesi<br />
sposò la cantante Angelica<br />
Dittrich, poco più che<br />
ventenne, da cui divorziò<br />
nel 1887 per unirsi in matrimonio<br />
con Adèle Deutsch.<br />
Per sposarla fu costretto<br />
a prendere la cittadinanza<br />
della Sassonia,<br />
ciò che gli valse l’avversione<br />
dell’Austria ufficiale.<br />
Da quel momento, la<br />
Corte imperiale, l’aristocrazia<br />
e i rappresentanti<br />
dello Stato, lo esclusero dal<br />
loro ambiente, nonostante<br />
avesse ormai raggiunto<br />
una fama mondiale.<br />
<strong>Il</strong> giorno di Pentecoste del<br />
1899, dopo aver diretto<br />
l’overture de <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong>,<br />
uscendo accaldato dall’Hofoperntheater<br />
sul<br />
Ring, prese un brutto raffreddore,<br />
il quale degenerò<br />
nella polmonite che<br />
pose fine alla sua esistenza.<br />
“<strong>Il</strong> re del valzer” morì<br />
il 3 giugno 1899 e fu seppellito<br />
in una tomba d’onore<br />
dopo un grandioso<br />
funerale a cui assistettero<br />
migliaia di persone.<br />
Claudia Fagnano<br />
Gli Strauss purificati<br />
zio. Considerata la lontananza<br />
dell’ascendenza,<br />
venne quindi deciso di<br />
eliminare la pagina dal<br />
registro della Cattedrale<br />
di Santo Stefano (dove figurava<br />
l'atto matrimoniale<br />
di Johann Michael).<br />
<strong>Il</strong> registro fu fotografato<br />
e restituito alla chiesa<br />
senza la pagina. Gli<br />
Strauss erano stati purificati!<br />
R.Iov.
<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
<strong>Il</strong> pomeriggio del 3<br />
giugno 1899 al Volksgarten<br />
di Vienna,<br />
Eduard Kremser stava<br />
dirigendo un concerto<br />
benefico destinato a raccogliere<br />
fondi per la costruzione<br />
di un monumento<br />
a Lanner ed a<br />
Strauss padre. Qualcuno<br />
si avvicinò al direttore,<br />
gli mormorò qualcosa.<br />
Kremser fermò l’orchestra,<br />
stette assorto qualche<br />
minuto, poi parlò<br />
piano al primo violino. <strong>Il</strong><br />
pubblico rimase immobile<br />
e quando sentì attaccare,<br />
pianissimo, il tremolo<br />
e le prime note del<br />
“Danubio blu” capì: poco<br />
distante, nella sua casa,<br />
si era spento Johann<br />
Strauss junior, l’imperatore<br />
del valzer. La gente<br />
si alzò, in silenzio e se ne<br />
andò con il dolore nel<br />
cuore. Quel pomeriggio<br />
si era chiusa un’epoca,<br />
era calato il sipario su<br />
una grande dinastia musicale<br />
che, idealmente affiancata<br />
agli Asburgo,<br />
aveva governato Vienna<br />
al ritmo di tre quarti.<br />
Johann junior era “salito”<br />
alla guida dell’impero<br />
di famiglia più o meno<br />
contemporaneamente<br />
all’Imperatore Francesco<br />
Giuseppe, marito di Sis-<br />
Johann Strauss padre<br />
si. E qualcuno sostiene<br />
che, per singolare coincidenza,<br />
fu proprio la sua<br />
morte a segnare anche<br />
l’inizio del tramonto degli<br />
Asburgo, perché, a<br />
pochi mesi dall’inizio<br />
del nuovo secolo, ormai<br />
tutto stava mutando. Di<br />
lì a poco con l’attentato<br />
di Sarajevo l’Europa non<br />
sarebbe stata più la stessa<br />
e il valzer sarebbe divenuto<br />
un divertimento<br />
anacronistico.<br />
Nella storia della musica<br />
gli Strauss hanno svolto<br />
un ruolo alquanto particolare.<br />
La loro dinastia ha<br />
creato un vero e proprio<br />
impero commerciale.<br />
La prima orchestra<br />
La loro avventura iniziò<br />
negli anni Ventidell’Ottocento<br />
quando il<br />
giovanissimo<br />
Johann senior<br />
entrò nel Quintetto<br />
di Josef<br />
Lanner. <strong>Il</strong><br />
gruppo si impose<br />
ben prestoall’attenzione<br />
generale<br />
tanto che Lanner<br />
e Strauss<br />
pensarono di<br />
formare una<br />
vera e propria<br />
orchestra. Furono<br />
loro ad<br />
imporre il<br />
prezzo di un biglietto<br />
al loro pubblico e<br />
furono loro a dare titoli<br />
ai valzer ispirati alla cronaca,<br />
in modo da creare<br />
un legame stretto con la<br />
città ed i suoi abitanti.<br />
Poi, nel 1825, al culmine<br />
della gloria, i due si separarono.<br />
Johann senior<br />
mise così in piedi una<br />
propria orchestra auto-<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
Una famiglia consacrata ai valzer<br />
L’Impero Strauss<br />
Johann Strauss figlio<br />
noma.<br />
Carattere esuberante, comunicativo,<br />
ottenne un<br />
facile successo, imponendo<br />
il proprio stile e<br />
creando una vera e propria<br />
moda. Con il suo<br />
complesso si esibì nei<br />
principali locali viennesi<br />
(in particolare l’Apollo e<br />
lo Sperl, i più lussuosi),<br />
per poi partire in tournée<br />
alla ricerca di nuove e<br />
più ampie platee. Toccò<br />
le maggiori città tedesche,<br />
passò a Parigi, attraversò<br />
la Manica, prese<br />
parte ai festeggiamenti<br />
per l’incoronazione della<br />
Regina Vittoria. Ovunque<br />
suscitò l’ammirazione<br />
del pubblico e <strong>dei</strong> colleghi.<br />
Berlioz, ad esempio,<br />
dedicò alla sua orchestra<br />
un lungo articolo<br />
elogiativo.<br />
<strong>Il</strong> debutto di Johann jr.<br />
Tornò a Vienna carico<br />
d’onori, osannato dai<br />
suoi concittadini, ma in<br />
aperto contrasto con la<br />
moglie ed i figli. Innamoratosi<br />
di una modista,<br />
Johann decise infatti di<br />
separarsi dalla consorte<br />
Anna che aveva sposato<br />
proprio nel 1825, l’anno<br />
in cui era nato pure il figlio<br />
maggiore Johann junior.<br />
<strong>Il</strong> divorzio dalla<br />
moglie ebbe però positive<br />
ripercussioni in campo<br />
musicale. <strong>Il</strong> vecchio<br />
Johann, infatti, aveva<br />
proibito ai figli di dedi-<br />
carsi alla<br />
musica, dimenticando<br />
che anche a<br />
lui era stato<br />
vietato invano<br />
di fare il<br />
musicista!<br />
Ma una voltaallontanatosi<br />
da casa<br />
il genitore,<br />
Johann junior<br />
si sentì<br />
libero di<br />
consacrarsi<br />
al valzer e di<br />
seguire le orme<br />
di un padre<br />
che nonostantetutto<br />
ammirava<br />
come ogni viennese. Debuttò<br />
nel 1844 a 19 anni<br />
al Casino Dommayer, un<br />
modesto locale vicino a<br />
Schönbrunn. <strong>Il</strong> padre<br />
non intervenne, ma<br />
mandò alcuni osservatori<br />
di fiducia che lo informarono<br />
prontamente del<br />
successo incredibile arriso<br />
al giovane Strauss.<br />
Da allora due orchestre<br />
Strauss lavorarono in<br />
contemporanea<br />
a Vienna,<br />
capeggiate da<br />
padre e figlio<br />
che, pur rispettandosi,<br />
non<br />
ebbero mai<br />
modo di collaborare.<br />
Allo scoppio<br />
<strong>dei</strong> moti del<br />
Quarantotto,<br />
anzi, si trovarono<br />
su opposte<br />
barricate:<br />
Johann senior,<br />
autore della<br />
Marcia Ra-<br />
detzky, fu accusato<br />
di essere<br />
un reazionario;<br />
Johann Junior finì persino<br />
in prigione per qualche<br />
ora per aver eseguito<br />
in concerto la Marsigliese.<br />
L’anno dopo il vecchio<br />
Strauss morì e il giovane<br />
riunì sotto la sua direzione<br />
tutte le orchestre Strauss.<br />
«Io – dichiarò Johann junior<br />
ad un <strong>giornale</strong> viennese<br />
– porto avanti il nome<br />
11<br />
Strauss come il lascito più<br />
caro di mio padre e sono certo<br />
che lui mi avrebbe lasciato<br />
volentieri in eredità questo<br />
amore per la tradizione<br />
viennese che lo ha seguito fino<br />
quasi alla morte».<br />
Da allora “l’impero”<br />
passò sotto la guida di<br />
Johann presto affiancato<br />
dai fratelli Josef e<br />
Eduard.<br />
Al loro servizio c’erano<br />
circa duecento dipendenti<br />
fra musicisti, copisti,<br />
cocchieri, uscieri,<br />
contabili e personale amministrativo.<br />
Più “Orchestre<br />
Strauss” suonavano<br />
contemporaneamente<br />
nei locali viennesi oppure<br />
andavano in tournée<br />
con uno <strong>dei</strong> componenti<br />
della famiglia.<br />
Johann junior morì, come<br />
si è detto, nel 1899. Nel<br />
1870 si era spento il fratello<br />
Josef, di due anni<br />
più giovane, musicista<br />
per caso: era un ingegnere<br />
abbastanza affermato,<br />
ma era dovuto salire sul<br />
podio per sostituire il fratello<br />
ammalato. Amava<br />
la musica, ma preferiva la<br />
matematica. Debuttò con<br />
un valzer significativamente<br />
intitolato “<strong>Il</strong> primo<br />
e l’ultimo”: ne scrisse poi<br />
in rapida successione altri<br />
duecentosettanta e<br />
Joseph Lanner (1901-1843),<br />
amico e rivale di Johann Strauss padre<br />
morì esausto a soli 43 anni.<br />
L’impero rimase affidato<br />
al fratello minore,<br />
Eduard, il meno geniale<br />
sul piano creativo, ma il<br />
più abile come organizzatore.<br />
Fu lui, nel 1901, a<br />
sciogliere i complessi<br />
Strauss ponendo fine ad<br />
un sogno lungo 76 anni.<br />
Roberto Iovino
12 <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong> <strong>Il</strong><br />
Das Fledermaus di<br />
Haffner e Genée<br />
è tratto dal vaudeville<br />
Le rèveillon (<strong>Il</strong> veglione)<br />
di Meilhac e<br />
Halévy, rappresentato al<br />
Palais Royal di Parigi il<br />
10 settembre 1872.<br />
Ripercorrendo la genesi<br />
del vaudeville troviamo<br />
che nel XV secolo questo<br />
era un genere di poesia<br />
satirica - diffusa nella<br />
Francia occidentale -<br />
leggera e licenziosa, di<br />
tono sagace, che si scagliava<br />
contro i costumi e<br />
i vizi di ogni rango sociale,<br />
le cui strofe venivano<br />
liberamente intonate<br />
su melodie popolari<br />
preesistenti. Tale forma<br />
si diffuse nel Settecento,<br />
entrando nei teatri<br />
come sezione cantata,<br />
alternata alle parti recitate<br />
del teatro leggero.<br />
Ciò fu permesso dal fatto<br />
che si trattava di canzoni<br />
semplici, eseguibili<br />
anche da attori non musicisti.<br />
Col tempo il vocabolo<br />
finì per indicare<br />
non più le sole canzoni,<br />
ma l’intera rappresentazione.<br />
L’etimologia del termine<br />
risale al XIV secolo. Nella<br />
città di Vire, sulle<br />
sponde dell’omonimo<br />
fiume che scorre tra le<br />
colline della Normandia,<br />
viveva una comunità<br />
di compagnons gallois,<br />
che usavano annotare<br />
le loro melodie, come<br />
le canzoni delle vaux de<br />
Vire cioè delle valli del<br />
Vire. <strong>Il</strong> mutare della forma,<br />
da vaudevire a vaudeville,<br />
dipese sia dall’im-<br />
precisione della trasmissione<br />
orale, che dalla<br />
coincidenza per cui nel<br />
Cinquecento furono pubblicate<br />
raccolte di canzoni<br />
intitolate voix de ville, a<br />
sottolinearne l’origine<br />
popolare piuttosto che<br />
cortigiana.<br />
Arie semplici<br />
ma eleganti<br />
Si trattava di arie molto<br />
semplici, che si potevano<br />
cantare a una voce, prive<br />
di accompagnamento o,<br />
al massimo, con un’armonizzazioneelementare.<br />
Forme musicali quasi<br />
sempre costruite su un<br />
ritmo di danza (minuetto,<br />
gavotta o simili), senza<br />
rispettarne fedelmente<br />
lo schema, ma con cadenza<br />
alla fine di ogni<br />
sezione. La melodia era<br />
costruita su note ribattute<br />
e piccoli salti, priva di<br />
modulazioni (eccetto<br />
passaggi alla dominante<br />
o alla relativa maggiore)<br />
e in assenza di uno sviluppo<br />
agogico. Si trattava<br />
dunque di disegni<br />
melodici orecchiabili e<br />
senza note sostenute, caratterizzati<br />
da un forte<br />
senso ritmico. L’apparente<br />
elementarità rivelava<br />
però toni eleganti,<br />
finemente racchiusi nella<br />
geniale concisione aforistica.<br />
<strong>Il</strong> teatro comico francese<br />
di Sette-Ottocento ricorse<br />
per primo all’uso di<br />
tali canzoni finché, nella<br />
metà del XIX secolo i<br />
canti scomparvero, ma<br />
restò la definizione per<br />
indicare uno spettacolo<br />
teatrale di prosa basato<br />
su una comicità ricca di<br />
equivoci,<br />
scambi, battute<br />
salaci ed<br />
allusive. In<br />
voga nel Settecento,<br />
il genere<br />
dominò<br />
Parigi, ma<br />
approdò<br />
ovunque e<br />
visse una<br />
straordinaria<br />
fortuna fra<br />
Otto e Novecento<br />
grazie<br />
ai suoi massimi<br />
esponenti,<br />
Eugène Labiache<br />
(1815<br />
– 1888) e<br />
Georges Feydeau<br />
(1862<br />
–1921), geniali<br />
per trovate<br />
e situazioni.<br />
Quando<br />
ancora ai<br />
dialoghi si<br />
alternava<br />
la musica,<br />
di tono popolare,<br />
era<br />
uso che gli<br />
attori intonassero<br />
quelle<br />
semplici<br />
strofette<br />
cantate,<br />
quei couplets<br />
che,<br />
conquistato<br />
il campo,daranno<br />
vita all’operetta,<br />
che invece<br />
svilupperà<br />
solo le sezionimusicali<br />
di quel teatro popolare<br />
di prosa.<br />
<strong>Il</strong> vaudeville è una commedia<br />
agile e scanzonata<br />
che, se nelle origini era<br />
ricca di numeri di canto,<br />
eliminate le parti musicali,<br />
si caratterizza per<br />
una spiccata comicità,<br />
dal ritmo veloce e ricco<br />
di colpi di scena: un artificio<br />
teatrale, costruito di<br />
solito a più mani, con<br />
una struttura narrativa<br />
fragile, finanche pretestuosa.<br />
Teatro teatrale,<br />
insomma, che non rispetta<br />
la letteratura o la<br />
Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Generi e forme<br />
<strong>Il</strong> Vaudeville, antenato dell’operetta<br />
Segue intervento da pag. 1<br />
sempre più entrato nel DNA degli austriaci<br />
e <strong>dei</strong> popoli di quello che fu il<br />
grande Impero asburgico, divenendone<br />
un elemento fondamentale della cultura<br />
e dell’identità.<br />
Così se Strauss è sinonimo di valzer, valzer<br />
è sinonimo di Vienna. Ma non solo<br />
di una Vienna Imperiale di 150 anni fa,<br />
ma anche nella Vienna di oggi. Chi non<br />
conosce il concerto di Capodanno dalla<br />
Sala d’Oro del Musikverein che rimane<br />
una delle trasmissioni televisive più seguite<br />
a livello mondiale? Un concerto<br />
inimmaginabile senza i valzer, senza le<br />
melodie degli Strauss.<br />
Les Grands Boulevards et Théâtre du Vaudeville in un quadro di Antoine Blanchard<br />
La musica, il più bello e suadente mezzo<br />
di comunicazione, è di conseguenza<br />
divenuta anche uno straordinario veicolo<br />
per la promozione turistica, un veicolo<br />
universale: senza parole, senza traduzioni<br />
tutti capiscono. Ed una musica<br />
così nota, così tipica come il valzer, è immediatamente<br />
identificabile con l’Austria,<br />
e con la città di Vienna. Un elemento<br />
ormai indispensabile a tutta l’attività<br />
di promozione turistica, la splendida<br />
ed elegantissima cornice di ogni<br />
manifestazione che guarda al mito dell’Austria<br />
Felix.<br />
Radbot d’Asburgo Lorena<br />
Arciduca d’Austria<br />
già Direttore del Turismo Austriaco a Roma<br />
Théâtre du Vaudeville<br />
filosofia, ma mira solo a<br />
costruire complicate e<br />
precise macchine narrative,<br />
quasi congegni ad<br />
orologeria, giochi di<br />
porte che consentono<br />
una giostra di personaggi,<br />
scambi, equivoci<br />
e veloci colpi di scena<br />
per sorprendere e divertire<br />
il pubblico. La<br />
sua assoluta teatralità<br />
fa sì però che i personaggi<br />
non posseggano<br />
profondità psicologica,<br />
sono delle maschere<br />
con ruoli fissi, privi di<br />
evoluzione.<br />
La nascita di questo genere<br />
è quindi da ascriversi<br />
all’esigenza di svago<br />
ed alla volontà di rivincita<br />
del teatro popolare<br />
della Francia rivolu-<br />
zionaria se pensiamo<br />
che, dopo la legge sulla<br />
libertà <strong>dei</strong> teatri, due attori<br />
di vaudeville, Piis e<br />
Barré, aprirono in rue de<br />
Charter una sala deputata<br />
a questo genere, la cui<br />
vivace comicità era capace<br />
di illuminare gli<br />
animi scuriti dalla crisi<br />
<strong>dei</strong> tempi, democratizzando<br />
la tradizione scenica.<br />
Insomma non è un<br />
caso se il Théâtre du Vaudeville<br />
aprì i battenti nella<br />
sanguinosa Parigi del<br />
1792!<br />
Stefania Soldati
<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
Genere musicale del nuovo gusto borghese<br />
L’operetta fino a Johann Strauss figlio<br />
Fu la Francia di metà<br />
Ottocento la culla<br />
dell’operetta, proprio<br />
quando grazie all’avventodell’industrializzazione<br />
si stava affermando<br />
la classe borghese,<br />
il cui gusto fece di Parigi<br />
il simbolo della spensieratezza<br />
e del divertimento,<br />
che sfociò, nel primo<br />
Novecento, nella cosiddetta<br />
Belle Époque.<br />
Questa matrice sociale influenzò<br />
i testi delle prime<br />
operette francesi di uno<br />
spirito quasi intellettualistico,<br />
che si stemperò col<br />
tempo, avvicinandosi<br />
sempre più al genere comico,<br />
ricco di equivoci e<br />
situazioni montate ad effetto,<br />
per mettere in ridicolo<br />
le apparenze e le<br />
convenzioni sociali.<br />
Si tratta formalmente di<br />
una commedia composta<br />
da pezzi recitati e pezzi<br />
musicati, le cui sezioni<br />
cantate svolgono un ruolo<br />
fondamentale. Non per<br />
questo tale genere deve<br />
essere confuso con una<br />
derivazione dell’opéra-comique<br />
francese e del Singspiel<br />
mitteleuropeo, come<br />
s’ingannò lo stesso Saint-<br />
Saëns quando la dichiarò<br />
figlia mal tournée dell’opéra-comique.<br />
Queste forme<br />
nacquero precedentemente<br />
ed in contrasto con<br />
il teatro dell’opera italiana,<br />
indiscussa dominatrice<br />
delle scene europee nel<br />
Settecento, con la volontà<br />
di opporre una reale alternativa<br />
di matrice popolare:<br />
adottarono quindi<br />
le lingue nazionali per<br />
i libretti e sostituirono il<br />
recitativo cantato, più aulico,<br />
con quello parlato,<br />
più snello e leggero.<br />
L’operetta si affacciò, invece,<br />
sulla scena in tempi<br />
successivi, a metà del<br />
XIX secolo, quando nel<br />
teatro di prosa vennero<br />
inserite sezioni musicali<br />
tratte da vaudeville o testi<br />
popolari, da cui il riflesso<br />
a contenuti attuali, dal<br />
divertito schizzo sociale<br />
alla satira politica. <strong>Il</strong> genere<br />
operettistico quindi<br />
non rappresenta il risultato<br />
di un impoverimen-<br />
to, ma costituisce<br />
una forma<br />
indipendente,<br />
con<br />
caratteristicheproprie,<br />
pur<br />
se arricchita<br />
dalle<br />
movenze<br />
del teatro<br />
musicale<br />
maggiore.<br />
La nuova<br />
scrittura si<br />
diffuse<br />
presto in<br />
tutta Europadistinguendosiinizialmente<br />
con caratteristiche<br />
nazionali,<br />
finché, a<br />
cavallo<br />
del XX secolo,prese<br />
corpo una forma di respiro<br />
cosmopolita, mista<br />
di tradizione locale e contaminazioni<br />
musicali e<br />
culturali nuove. Non è un<br />
caso però se tale genere<br />
abbia subito un forte declino<br />
tra le due guerre,<br />
una volta spento lo spirito<br />
borghese dell’Ottocento<br />
anche in conseguenza<br />
della grande recessione<br />
del 1929.<br />
L’operetta viennese<br />
Quando nei teatri di<br />
Vienna era costante il repertorio<br />
francese, proprio<br />
Johann Strauss figlio<br />
esordì nel genere con Indigo<br />
(1871) e Das Fledermaus<br />
(1874).<br />
Benché i lavori viennesi<br />
fossero quasi sempre ricavati<br />
da testi francesi, lo<br />
stile <strong>dei</strong> primi si distanzia<br />
da quello parigino per<br />
una maggiore presenza<br />
della musica (spesso forme<br />
da ballo quali valzer,<br />
lied e danze da salotto) e<br />
il testo risulta meno vivace<br />
rispetto alle trame<br />
francesi, proprio perché<br />
viene dato maggior spazio<br />
alla parte musicale<br />
piuttosto che ai dialoghi<br />
e all’intreccio.<br />
Richard Genée spiccò tra<br />
i librettisti. Egli era solito<br />
lavorare in coppia,<br />
prediligendo la redazione<br />
delle parti cantate (come<br />
musicista e autore di<br />
operette) e lasciando ai<br />
colleghi l’invenzione<br />
della trama e <strong>dei</strong> dialoghi.<br />
Alla fine del XIX secolo il<br />
genere sembrava esaurirsi,<br />
quando da Berlino si<br />
diffuse al resto della Ger-<br />
mania e poi all’Europa intera,<br />
arricchendo l’originaria<br />
tradizione viennese<br />
con la vivacità del folklore<br />
danubiano, il cui esempio<br />
più eloquente rimane<br />
Die Lustige<br />
Witwe (La vedova<br />
allegra)<br />
di Franz<br />
Lehár, del<br />
1905.<br />
Dal valzer<br />
all’operetta:<br />
Johann<br />
Strauss<br />
figlio<br />
Con i suoi<br />
trascinanti<br />
valzer e le divertentioperette<br />
Johann<br />
Strauss jr. è il<br />
musicista<br />
più rappresentativo<br />
della spensierataViennaasburgica.<br />
Dalle notizie<br />
riportate sulla<br />
stampa del<br />
tempo sembra<br />
che fosse stato Offenbach<br />
a consigliare a<br />
Johann Strauss jr. di scrivere<br />
operette, quando,<br />
nel 1864, i due si incontrarono<br />
in un ristorante<br />
di Vienna, dopo che al<br />
Concordia Ball il valzer<br />
Fogli della sera di Offenbach<br />
era stato più acclamato<br />
dal pubblico rispetto<br />
a quello Fogli del<br />
mattino di Strauss. La notizia<br />
possiede un concreto<br />
riscontro musicale, se<br />
pensiamo che il<br />
valzer e tutte le<br />
forme da ballo<br />
tanto care alla<br />
società viennese<br />
dell’epoca, costituiscono<br />
il<br />
fondamento<br />
dell’operetta<br />
straussiana, la<br />
quale, quindi, si<br />
presenta molto<br />
diversa da quella<br />
di un Suppè,<br />
che faceva coesistere<br />
stili operistici<br />
diversi, o<br />
di un Offenbach, in cui<br />
la musica era una sezione<br />
aggiunta all’interno<br />
dell’azione di prosa.<br />
Nella scrittura straussiana<br />
vi fu però un passag-<br />
13<br />
gio intermedio. Prima<br />
dell’esordio nel genere<br />
dell’operetta, Strauss si<br />
distinse per aver composto<br />
brevi poemi sinfonici<br />
sottoforma di valzer, ma<br />
lontani dalla valse francese,<br />
più ridotta e semplice.<br />
Queste forme sono riconducibili<br />
ad una sorta<br />
di preistoria dell’operetta,<br />
permessa dalla canonizzazione<br />
della danza<br />
come forma musicale<br />
autonoma. Fu questo un<br />
fenomeno frequente nella<br />
musica europea dell’Ottocento,<br />
che vide, a<br />
partire dalle mazurke e<br />
polacche di Chopin alle<br />
Ungarische Tänze di<br />
Brahms, appositi quaderni<br />
pianistici di danze<br />
di luoghi esotici, fino a<br />
forme coreutiche introdotte<br />
nella musica sinfonica.<br />
A Vienna tale riconoscimento<br />
riguardò anche il<br />
repertorio di consumo,<br />
soprattutto grazie alla<br />
famiglia Strauss, che<br />
ereditò e fuse sia la tradizione<br />
colta delle danze<br />
di Schubert, che la vena<br />
popolare <strong>dei</strong> valzer di<br />
Josef Lanner. Questi nel<br />
1819 istituì un modello<br />
di orchestra d’intrattenimento,<br />
come quartetto e<br />
poi come insieme sinfonico,<br />
il cui direttore scriveva<br />
l’intero repertorio<br />
di danze. Nel 1825<br />
Strauss padre mise in<br />
piedi una orchestra personale,<br />
per il quale compose<br />
quei valzer che divennero<br />
tanto celebri,<br />
consegnandolo alla storia<br />
come il padre del valzer.<br />
Nel 1844 Strauss jr.<br />
si distaccò dal padre,<br />
creando una propria<br />
grande orchestra che, divenuta<br />
famosa a Vienna<br />
per l’intrattenimento,<br />
portò il suo direttore ad<br />
essere idealmente incoronato<br />
il re del valzer.<br />
St. Sol.
14 <strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong> <strong>Il</strong><br />
L’autore della commedia originale<br />
Roderich Julius Benedix<br />
originaria<br />
del libretto<br />
L’ispirazione<br />
del Fledermaus fu<br />
la commedia Das Gefängnis<br />
(La Prigione) di Roderich<br />
Julius Benedix, poi<br />
ripresa nel Réveillon di<br />
Henri Meilhac e Ludovic<br />
Halévy e ulteriormente<br />
riadattata e tradotta da<br />
Carl Haffner e Richard<br />
Genée per l’opera di<br />
Johann Strauss.<br />
Benedix, nato a Lipsia il<br />
21 gennaio 1811, fu autore<br />
drammatico, direttore<br />
e regista tedesco. Studiò<br />
alla Fürstenschule di<br />
Gromma e alla Thomasschule<br />
di Lipsia, per poi<br />
Indissolubilmente legato al librettista<br />
Meilhac e al compositore<br />
Offenbach, Ludovic<br />
Halévy, nato a Parigi il 1 gennaio<br />
1834, rappresenta uno scrittore<br />
tra i più originali e innovativi<br />
nel genere dell’operetta.<br />
Grazie al padre Leon (1802-<br />
1883), autore noto al pubblico<br />
parigino e allo zio Fromental,<br />
l’opera costitutiva già nell’infanzia<br />
di Ludovic un elemento centrale.<br />
Impiegato,<br />
poi, presso il<br />
Ministero degli<br />
Interni e poi nel<br />
Ministero per<br />
l’Algeria svolse<br />
i suoi compiti<br />
con misura e<br />
ponderatezza,<br />
riservando uno<br />
speciale riguardo<br />
per il valore<br />
della famiglia,<br />
quasi in contrasto<br />
con le abitudini<br />
<strong>dei</strong> personaggi<br />
che scaturivano<br />
dalla sua fantasia.<br />
Con Meilhac fornì per anni<br />
commedie e trame ai teatri e ai<br />
compositori francesi, in particolare<br />
a Offenbach, componendo<br />
per quest’ultimo i libretti di<br />
operette come La Belle Hélène<br />
(1864), Barbe-Bleu (1866), La Périchole<br />
(1868) e Les Brigands (1869),<br />
oltre a Orphée aux Enfers (1858),<br />
scritta in collaborazione con<br />
Crémieux, e Bataclan. Con garbo,<br />
brio e sottili tocchi di audace<br />
ironia la società parigina del Se-<br />
abbandonare nel 1831 gli<br />
studi di teologia e dedicarsi<br />
alla scena. Per dieci<br />
anni recitò e cantò come<br />
tenore nei teatri della Renania<br />
e della Westfalia e<br />
divenne direttore del teatro<br />
di Wesel dove mise in<br />
scena la commedia Das<br />
bemooste Haupt (1841),<br />
che incontrò un notevole<br />
successo. In quel periodo<br />
pubblicò anche un volume<br />
di leggende tedesche,<br />
Deutsche Volkssagen, un<br />
Handbuch für die Reise von<br />
Rotterdam nach Strassburg,<br />
un Gedenkbuch für das Leben<br />
e diresse il diffuso<br />
<strong>giornale</strong> Sprechen.<br />
Ludovic Halévy<br />
condo Impero si svelava di volta<br />
in volta nella sua frivolezza<br />
(La vie Parisienne, 1866, scritta<br />
con Meilhac) o nella misera condizione<br />
della sua aristocrazia<br />
(Le Chateau à Toto 1868), in opere<br />
in cui la satira è sempre in<br />
gioco con indulgenza e bontà.<br />
Nel 1869 venne meno la collaborazione<br />
con Offenbach. Nei lavori che<br />
seguirono, Halévy e Meilhac abbandonarono<br />
l’intento satirico, pur<br />
continuando a ritrarre<br />
con sensualità<br />
e audacia i costumi<br />
dell’epoca. In questo<br />
periodo compose<br />
un capolavoro<br />
come Frou-Frou<br />
(1869), riflessione<br />
sulla futilità della vita<br />
e sulle grandi<br />
virtù femminili, e<br />
più tardi Le Reveillon<br />
(1872) da cui fu tratto<br />
il libretto per il <strong>Pipistrello</strong>.<br />
Halévy però pensava<br />
ad un teatro<br />
nuovo, sentiva la necessità di affrontare<br />
i grandi temi sociali, a<br />
differenza dell’amico Meilhac<br />
forte di altri sentimenti sulla vita<br />
e sul teatro; conclusa la loro<br />
collaborazione Halévy diede alle<br />
stampe Abbé Costantin (1882).<br />
Alla fine degli anni Settanta, il<br />
suo salotto parigino era frequentato<br />
da tutti gli esponenti<br />
del mondo artistico e letterario e<br />
nel 1884 divenne membro dell’Accademia<br />
di Francia. Morì a<br />
Parigi l’8 maggio del 1908.<br />
Dopo aver passato un periodo<br />
a Colonia nel 1842,<br />
diresse il nuovo teatro a<br />
Elberfeld tra il 1844 e il<br />
1845 e in quello stesso anno<br />
fu di nuovo a Colonia<br />
dove tenne lezioni di letteratura<br />
e declamazione e<br />
svolse il ruolo di regista,<br />
oltre che di insegnante<br />
per la scuola di musica<br />
della città. Nel 1855 diresse<br />
il teatro municipale<br />
di Francoforte sul Meno,<br />
ma con scarsa fortuna,<br />
quindi si ritirò nel 1861 e<br />
nella città natale sposò<br />
l’attrice Leontine Paulmann.<br />
Morì a Lipsia il 26<br />
settembre 1873.<br />
Le sue opere più<br />
conosciute sono:<br />
Der Steckbrief<br />
(Satira della polizia)<br />
Der Störenfried<br />
(Satira della<br />
suocera), Eigensinn<br />
e Doctor Vespe.<br />
Scrisse circa un<br />
centinaio di commedie,caratterizzate<br />
da un chiaro<br />
intreccio e un<br />
semplice dialogo.<br />
<strong>Il</strong> suo umorismo<br />
bonario, mai<br />
graffiante o volgare,<br />
lo rese l’autore<br />
teatrale prediletto<br />
dal gusto medio,<br />
tradizionale e moraleggiante<br />
della piccola borghesia<br />
non solo tedesca,<br />
francese Henri<br />
Meilhac, nato a Parigi il 21<br />
<strong>Il</strong>librettista<br />
gennaio 1831, prima del consenso<br />
ottenuto con Garde, toi, je me<br />
garde, commedia in un atto presentata<br />
al Palais Royal di Parigi<br />
nel 1855, era impiegato in una libreria<br />
e dal 1852 collaborava sotto<br />
lo pseudonimo di “Thalin” al Journal<br />
pour rire con disegni e scritti satirici.<br />
Da quel successo, il genere<br />
del vaudeville, allora molto in voga,<br />
lo occupò freneticamente<br />
e dal<br />
1855 al 1861 compose<br />
ben tredici<br />
commedie.<br />
Ma la produzione<br />
più significativa<br />
e memorabile<br />
legata al nome<br />
di Meilhac<br />
risale agli anni<br />
di lavoro a fianco<br />
di Ludovic<br />
Halévy, con cui<br />
collaborò per<br />
vent’anni dal<br />
1861 al 1881, soprattutto ai libretti<br />
musicati da Offenbach,<br />
per il quale i due scrissero tra<br />
l’altro opere buffe come La Belle<br />
Hélène (1864) e Barbe-Bleu (1866),<br />
La Granduchessa di Gérolstein<br />
(1867), La Périchole (1868), Les<br />
Brigands (1869), Le Petit Duc<br />
(1878) o commedie come Fanne<br />
Lear (1868), Frou-Frou (1869),<br />
Tricoche et Cacolet e Le Reveillon<br />
(1872).<br />
Due personalità profondamente<br />
diverse, quelle di Meilhac e<br />
Richard Genée<br />
Gli autori del Vaudeville da cui è tratto il libretto<br />
Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
ma europea, poiché fu<br />
rappresentato con grande<br />
fortuna anche fuor di patria<br />
tra il 1840 e il 1870.<br />
Henri Meilhac<br />
Ali.Cal.<br />
Halévy, in alcuni aspetti contrapposte,<br />
ma sicuramente complementari:<br />
l’arte del boulevardier<br />
e della continua parodia <strong>dei</strong><br />
costumi in Meilhac e un’acuta<br />
sensibilità verso i grandi temi<br />
politici e sociali in Halévy.<br />
Meilhac compose anche libretti<br />
per proprio conto, fra i quali quello<br />
di Manon (1884) per Massenet,<br />
e collaborò con Millaud (Le Mari<br />
de Babette, 1882, Santarellina,<br />
1883), Gauderaux<br />
(Pépa, 1894), Delavigne<br />
e Gille.<br />
Nel repertorio di<br />
Meilhac non<br />
mancano lavori<br />
impegnativi e sofisticati<br />
come Le<br />
Petit-fils de Mascarille<br />
(1859), Decoré<br />
(1888) e Grosse<br />
Fortune (1896),<br />
opere che caratterizzano<br />
l’autore<br />
come particolare<br />
rappresentatore –<br />
ma anche protagonista - della<br />
“Belle époque” e della vita parigina.<br />
Solo o in collaborazione, si conta<br />
che abbia firmato 115 lavori<br />
<strong>dei</strong> più diversi generi. <strong>Il</strong> 6 aprile<br />
1888 fu nominato membro dell’Accademia<br />
di Francia.<br />
Nel maggio del 1897, all’età di<br />
66 anni, Henri Meilhac fu colpito<br />
da un’emiplegia che dopo<br />
averlo paralizzato lo condusse<br />
in due mesi alla morte, avvenuta<br />
a Parigi il 6 luglio.
<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Due anni dopo la<br />
morte di Johann<br />
Strauss Junior, il<br />
13 febbraio 1901, il fratello<br />
minore Eduard sciolse<br />
le orchestre della famiglia,<br />
la prima delle quali<br />
era stata fondata circa<br />
settantacinque anni prima<br />
dal padre. E il 22 ottobre<br />
1907 compì un altro<br />
gesto estremo con il quale<br />
ruppe definitivamente<br />
con il passato.<br />
Riportiamo la testimonianza<br />
del fabbricante<br />
viennese di stufe, Karl<br />
Raus: «Non è vero che<br />
l’archivio del direttore musicale<br />
<strong>dei</strong> Balli di Corte<br />
Eduard Strauss sia stato<br />
dato al macero come pensano<br />
in molti; venne invece<br />
dato alle fiamme nella mia<br />
fabbrica».<br />
Eduard Strauss si era<br />
messo in testa di bruciare<br />
il suo grande archivio di<br />
spartiti musicali che si<br />
era trascinato dietro nelle<br />
sue tournèes per tutta<br />
l’Europa e al di là dell’Oceano<br />
fino in America,<br />
perché dopo di lui nessuno<br />
se ne impossessasse e<br />
potesse magari usarlo<br />
per concerti. L’archivio<br />
conteneva infatti numerosi<br />
manoscritti originali<br />
e opere inedite della famiglia<br />
Strauss di cui non<br />
erano state fatte copie e<br />
che avevano quindi un<br />
valore particolare.<br />
«In una lettera del 18 settembre<br />
1907 – sostenne<br />
ancora Karl Raus - Eduard<br />
Strauss mi chiese a quali<br />
condizioni avrei bruciato<br />
nella mia fabbrica di stufe di<br />
ceramica nel 6° Distretto al-<br />
Eduard Strauss<br />
cune centinaia di chili di<br />
“carta da macero”. Ci mettemmo<br />
d’accordo per due<br />
corone ogni cento chili.<br />
Strauss mi comunicò poi<br />
che i pacchi, alti due piedi e<br />
larghi uno, avrebbero dovuto<br />
essere prima liberati dalla<br />
loro “copertina” rigida. Infine<br />
arrivò la comunicazione<br />
che la distruzione avrebbe<br />
avuto luogo Martedì 22<br />
ottobre 1907. Quel giorno<br />
arrivò innanzitutto un carico<br />
di molti e pesanti pacchi<br />
di spartiti su un carro e<br />
vennero scartati. Al pomeriggio,<br />
prima delle due,<br />
Eduard Strauss si presentò<br />
con un suo domestico nel<br />
mio ufficio. Cercai ancora di<br />
convincerlo a rinunciare a<br />
tutto. Strauss guardò un<br />
po’ fisso davanti a sé e poi<br />
gridò: “Non posso!”.<br />
Allora andammo in fabbrica,<br />
dove si trovavano due<br />
grandi forni per la cottura<br />
delle stufe e di altri oggetti<br />
di ceramica. Uno di questi<br />
era stato preparato per ricevere<br />
l’archivio musicale.<br />
Eduard Strauss si sedette in<br />
una poltrona di fronte<br />
al forno, un mio operaio<br />
apriva i pacchi e<br />
spargeva i fogli delle<br />
musiche nelle fiamme<br />
che divampavano nella<br />
grande bocca del forno,<br />
di fronte agli occhi del<br />
direttore musicale <strong>dei</strong><br />
Balli di Corte. Quando<br />
veniva il turno di alcuni<br />
pacchi di musiche<br />
che contenevano particolari<br />
ricordi di famiglia,<br />
Strauss era evidentemente<br />
commosso.<br />
Si alzava, guardava da<br />
un’altra parte, tornava<br />
per qualche attimo in<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
La fine di tutta la produzione della famiglia del valzer<br />
L’archivio Strauss alle fiamme<br />
Eduard Strauss, Johann Strauss e Karl Raus.<br />
ufficio». Eduard non risparmiò<br />
neppure un foglio<br />
e lasciò la fabbrica<br />
solo dopo che l’ultimo<br />
spartito dell’ultimo pacco<br />
era stato divorato dalle<br />
DA VEDERE<br />
15<br />
fiamme. L’intera operazione<br />
durò ben 5 ore, dalle<br />
due del pomeriggio alle<br />
sette di sera: andarono<br />
in fumo oltre 2500 parti<br />
per voci e strumenti, testimonianza<br />
di circa un<br />
secolo di storia di una<br />
delle più grandi dinastie<br />
musicali del mondo.<br />
Perché Eduard compì un<br />
atto così nefasto? «Tra me<br />
e mio fratello - scrisse ancora<br />
l’artista nelle sue<br />
Memorie - fu stipulato un<br />
accordo, nel 1869, in virtù<br />
del quale il sopravvissuto<br />
avrebbe dovuto distruggere<br />
tutti gli arrangiamenti fatti<br />
dagli altri».<br />
Francesca Oranges<br />
Con questo numero iniziamo una piccola rubrica che intende segnalare, in modo breve, mostre,<br />
esposizioni ed eventi di particolare rilievo che talvolta sfuggono nella grande offerta di<br />
appuntamenti della città.<br />
MONACI IN ARMI<br />
Gli ordini religiosi militari, dai Templari alla<br />
Battaglia di Lepanto<br />
Una grande mostra su gli ordini religioso-militari<br />
che vede la partecipazione <strong>dei</strong> più importanti<br />
musei del mondo, dal Metropolitan agli Uffizi di<br />
Firenze.<br />
La mostra presenta la storia degli Ordini religiosi<br />
militari nati sull'onda emozionale delle Crociate e<br />
propugnati a difesa <strong>dei</strong> luoghi santi in Terra d'Oriente,<br />
nonché per la protezione e l’assistenza spirituale<br />
e sanitaria <strong>dei</strong> pellegrini cristiani che si recavano<br />
per venerazione nelle terre in cui aveva<br />
vissuto Cristo.<br />
Roma, Castel Sant’Angelo dal 16 dicembre 2004<br />
MARIO MAFAI<br />
Una calma febbre di colori<br />
A quarant’anni dalla scomparsa, Roma dedica una grande mostra al principale<br />
creatore delle cosiddetta “Scuola di via Cavour”, Mario Mafai (1902 – 1965). Una mostra<br />
antologica studiata con l’intento filologico di ricostruire fedelmente il mondo<br />
dell’artista attraverso la sua pittura (sono presenti circa 90 opere), ma anche con i<br />
suoi sodalizi intellettuali e con il clima storico in cui egli operò.<br />
Roma, Palazzo Venezia, dal 7 dicembre 2004 al 27 febbraio 2005<br />
DA SAPERE<br />
La Deposizione di Raffaello, conservata alla Galleria Borghese di Roma, rappresenta<br />
un sommo esempio della pittura del Rinascimento europeo. Fu dipinta da<br />
Raffaello a ventiquattro anni nel 1507 su commissione di Atlanta Baglioni per la<br />
chiesa di San Francesco a Perugia, da dove il dipinto fu sottratto nella notte del 19<br />
marzo 1608 per ordine del Cardinale Scipione Borghese che lo voleva inserito nella<br />
propria quadreria.<br />
Ora, per motivi di conservazione e di microclima, la Deposizione di Raffaello<br />
viene restaurata grazie all’intervento della Jaguar Italia nella stessa sala del museo<br />
di Villa Borghese dopo sei mesi di indagini e misure preliminari che sono in parte<br />
ancora in corso per verificare il comportamento del supporto ligneo. La fase attuale<br />
del restauro consente di confrontare aree ancora coperte dall'ultima vernice alterata<br />
che risale al 1972 e altre aree già pulite. Pur nel massimo rispetto della patina<br />
antica sottostante si sta “risvegliando” il colorito di Raffaello con notevoli scoperte.
Pubblicità FS<br />
Santa Cecilia