Impaginato Pipistrello - Il giornale dei Grandi Eventi
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<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Due anni dopo la<br />
morte di Johann<br />
Strauss Junior, il<br />
13 febbraio 1901, il fratello<br />
minore Eduard sciolse<br />
le orchestre della famiglia,<br />
la prima delle quali<br />
era stata fondata circa<br />
settantacinque anni prima<br />
dal padre. E il 22 ottobre<br />
1907 compì un altro<br />
gesto estremo con il quale<br />
ruppe definitivamente<br />
con il passato.<br />
Riportiamo la testimonianza<br />
del fabbricante<br />
viennese di stufe, Karl<br />
Raus: «Non è vero che<br />
l’archivio del direttore musicale<br />
<strong>dei</strong> Balli di Corte<br />
Eduard Strauss sia stato<br />
dato al macero come pensano<br />
in molti; venne invece<br />
dato alle fiamme nella mia<br />
fabbrica».<br />
Eduard Strauss si era<br />
messo in testa di bruciare<br />
il suo grande archivio di<br />
spartiti musicali che si<br />
era trascinato dietro nelle<br />
sue tournèes per tutta<br />
l’Europa e al di là dell’Oceano<br />
fino in America,<br />
perché dopo di lui nessuno<br />
se ne impossessasse e<br />
potesse magari usarlo<br />
per concerti. L’archivio<br />
conteneva infatti numerosi<br />
manoscritti originali<br />
e opere inedite della famiglia<br />
Strauss di cui non<br />
erano state fatte copie e<br />
che avevano quindi un<br />
valore particolare.<br />
«In una lettera del 18 settembre<br />
1907 – sostenne<br />
ancora Karl Raus - Eduard<br />
Strauss mi chiese a quali<br />
condizioni avrei bruciato<br />
nella mia fabbrica di stufe di<br />
ceramica nel 6° Distretto al-<br />
Eduard Strauss<br />
cune centinaia di chili di<br />
“carta da macero”. Ci mettemmo<br />
d’accordo per due<br />
corone ogni cento chili.<br />
Strauss mi comunicò poi<br />
che i pacchi, alti due piedi e<br />
larghi uno, avrebbero dovuto<br />
essere prima liberati dalla<br />
loro “copertina” rigida. Infine<br />
arrivò la comunicazione<br />
che la distruzione avrebbe<br />
avuto luogo Martedì 22<br />
ottobre 1907. Quel giorno<br />
arrivò innanzitutto un carico<br />
di molti e pesanti pacchi<br />
di spartiti su un carro e<br />
vennero scartati. Al pomeriggio,<br />
prima delle due,<br />
Eduard Strauss si presentò<br />
con un suo domestico nel<br />
mio ufficio. Cercai ancora di<br />
convincerlo a rinunciare a<br />
tutto. Strauss guardò un<br />
po’ fisso davanti a sé e poi<br />
gridò: “Non posso!”.<br />
Allora andammo in fabbrica,<br />
dove si trovavano due<br />
grandi forni per la cottura<br />
delle stufe e di altri oggetti<br />
di ceramica. Uno di questi<br />
era stato preparato per ricevere<br />
l’archivio musicale.<br />
Eduard Strauss si sedette in<br />
una poltrona di fronte<br />
al forno, un mio operaio<br />
apriva i pacchi e<br />
spargeva i fogli delle<br />
musiche nelle fiamme<br />
che divampavano nella<br />
grande bocca del forno,<br />
di fronte agli occhi del<br />
direttore musicale <strong>dei</strong><br />
Balli di Corte. Quando<br />
veniva il turno di alcuni<br />
pacchi di musiche<br />
che contenevano particolari<br />
ricordi di famiglia,<br />
Strauss era evidentemente<br />
commosso.<br />
Si alzava, guardava da<br />
un’altra parte, tornava<br />
per qualche attimo in<br />
<strong>Il</strong> <strong>Pipistrello</strong><br />
La fine di tutta la produzione della famiglia del valzer<br />
L’archivio Strauss alle fiamme<br />
Eduard Strauss, Johann Strauss e Karl Raus.<br />
ufficio». Eduard non risparmiò<br />
neppure un foglio<br />
e lasciò la fabbrica<br />
solo dopo che l’ultimo<br />
spartito dell’ultimo pacco<br />
era stato divorato dalle<br />
DA VEDERE<br />
15<br />
fiamme. L’intera operazione<br />
durò ben 5 ore, dalle<br />
due del pomeriggio alle<br />
sette di sera: andarono<br />
in fumo oltre 2500 parti<br />
per voci e strumenti, testimonianza<br />
di circa un<br />
secolo di storia di una<br />
delle più grandi dinastie<br />
musicali del mondo.<br />
Perché Eduard compì un<br />
atto così nefasto? «Tra me<br />
e mio fratello - scrisse ancora<br />
l’artista nelle sue<br />
Memorie - fu stipulato un<br />
accordo, nel 1869, in virtù<br />
del quale il sopravvissuto<br />
avrebbe dovuto distruggere<br />
tutti gli arrangiamenti fatti<br />
dagli altri».<br />
Francesca Oranges<br />
Con questo numero iniziamo una piccola rubrica che intende segnalare, in modo breve, mostre,<br />
esposizioni ed eventi di particolare rilievo che talvolta sfuggono nella grande offerta di<br />
appuntamenti della città.<br />
MONACI IN ARMI<br />
Gli ordini religiosi militari, dai Templari alla<br />
Battaglia di Lepanto<br />
Una grande mostra su gli ordini religioso-militari<br />
che vede la partecipazione <strong>dei</strong> più importanti<br />
musei del mondo, dal Metropolitan agli Uffizi di<br />
Firenze.<br />
La mostra presenta la storia degli Ordini religiosi<br />
militari nati sull'onda emozionale delle Crociate e<br />
propugnati a difesa <strong>dei</strong> luoghi santi in Terra d'Oriente,<br />
nonché per la protezione e l’assistenza spirituale<br />
e sanitaria <strong>dei</strong> pellegrini cristiani che si recavano<br />
per venerazione nelle terre in cui aveva<br />
vissuto Cristo.<br />
Roma, Castel Sant’Angelo dal 16 dicembre 2004<br />
MARIO MAFAI<br />
Una calma febbre di colori<br />
A quarant’anni dalla scomparsa, Roma dedica una grande mostra al principale<br />
creatore delle cosiddetta “Scuola di via Cavour”, Mario Mafai (1902 – 1965). Una mostra<br />
antologica studiata con l’intento filologico di ricostruire fedelmente il mondo<br />
dell’artista attraverso la sua pittura (sono presenti circa 90 opere), ma anche con i<br />
suoi sodalizi intellettuali e con il clima storico in cui egli operò.<br />
Roma, Palazzo Venezia, dal 7 dicembre 2004 al 27 febbraio 2005<br />
DA SAPERE<br />
La Deposizione di Raffaello, conservata alla Galleria Borghese di Roma, rappresenta<br />
un sommo esempio della pittura del Rinascimento europeo. Fu dipinta da<br />
Raffaello a ventiquattro anni nel 1507 su commissione di Atlanta Baglioni per la<br />
chiesa di San Francesco a Perugia, da dove il dipinto fu sottratto nella notte del 19<br />
marzo 1608 per ordine del Cardinale Scipione Borghese che lo voleva inserito nella<br />
propria quadreria.<br />
Ora, per motivi di conservazione e di microclima, la Deposizione di Raffaello<br />
viene restaurata grazie all’intervento della Jaguar Italia nella stessa sala del museo<br />
di Villa Borghese dopo sei mesi di indagini e misure preliminari che sono in parte<br />
ancora in corso per verificare il comportamento del supporto ligneo. La fase attuale<br />
del restauro consente di confrontare aree ancora coperte dall'ultima vernice alterata<br />
che risale al 1972 e altre aree già pulite. Pur nel massimo rispetto della patina<br />
antica sottostante si sta “risvegliando” il colorito di Raffaello con notevoli scoperte.