le Associazioni - Comune di Cislago

Una finestra sul passato
RUBRICA
all’abbellimento di qualche misteriosa tenuta del capo
della luftwaffe tedesca ( aviazione militare ) sino al giorno
in cui , terminati i lavori , giunse l’incredibile ordine
di eliminare fisicamente le maestranze adibite alla
costruzione del sito.
Ora il racconto si fa confuso perché
lo stesso Abbondanzio , probabilmente
per un inconscio meccanismo
di difesa psicologica , sembrava
aver rimosso quasi completamente
il ricordo di quei terribili
anni .
Molto probabilmente finì in qualche
allucinante luogo di terrore nazista
e solo l’intervento di alcuni
frati della zona riuscì a salvare il cislaghese dal suo
atroce destino.
Era davvero un altro Abbondanzio quello che nel 1947
tornava a Cislago .
I capelli e la barba incolti , il volto smagrito , il passo
incerto : molte sono le persone che lo ricordano così al
suo rientro in paese .
Abbondanzio , una volta restituito all’affetto dei suoi
cari , manifestò ben presto l’intenzione di servire , per
il resto della vita , quella chiesa che tanta parte ebbe
per la sua salvezza .
- una vita spesa per la chiesa -
Comincia così il suo lungo servizio ai ministri di Dio
( così amava definire i sacerdoti che serviva ) . La sua
giornata cominciava prestissimo , alle primi luci dell’alba
apriva la chiesa e , dopo le prime preghiere , si
dedicava a compiti piu’ “terreni” .
L’elenco delle attività da lui svolte sarebbe lunghissimo
ed impossibile da riassumere: si andava infatti dal
caricamento del vecchio orologio del campanile , al
suonare delle campane che scandivano i momenti piu’
importanti della vita di Cislago , alla sue attività di decoratore.
Credo però che l’immagine piu’ significativa rimanga
quella della cosiddetta “questua”.
In quegli anni era infatti usanza chiedere ai tantissimi
contadini un piccolo contributo dal loro raccolto , per
sostenere così le attività parrocchiali .
Abbondanzio girava così per i cortili , nel momento
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16 CISLAGO - N. 13 MAGGIO 2005
Pensavo a quel viottolo del quadro
e mi chiedevo se quella faticosa
camminata che si indovina
nei colori a tempera non sia in
realtà la metafora della sua vita ,
spesa nel sacrificio e nell’abbandono
a Dio .
della trebbiatura , ed aiutava i contadini nel loro duro
lavoro , ottenendo in cambio dei sacchi di frumento
che faticosamente portava con la sua bicicletta alla casa
parrocchiale.
Ma la sua dimensione piu’ autentica
rimaneva quella “spirituale”.
Con le sue lunghe veglie di preghiera
, con il suo digiuno quaresimale a
pane ed acqua ( per 40 giorni ! ) ,
con il suo distribuire ai poveri quei
pochi soldi di cui disponeva , con
quel suo abbandono totale alla provvidenza
, Abbondanzio è davvero un
personaggio che la nostra epoca ha
serie difficoltà a catalogare nei binari
di una normalità che non ammette tali sacrifici .
Proprio la logica del sacrificio costante alla volontà del
signore animava il suo spirito.
Un intransigenza , diciamo così , che ha scandito il
cinquantennale servizio alla chiesa; una figura davvero
ancora molto amata , a quasi dodici anni dalla sua
scomparsa .
“Ul Bundanzi”, con gli abiti della festa: “veste e cotta”
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