I Classici che hanno fatto l Italia.pdf - Libreria Antiquaria Alberto Govi
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Pietro Bembo conobbe Aldo Manuzio tramite il protettore di quest’ultimo, <strong>Alberto</strong> Pio da<br />
Carpi, e aderì immediatamente al suo programma editoriale, apportandovi idee innovative. Nel giro<br />
di due anni, tra il 1501 e il 1502, Manuzio cominciò a lanciare le stampe in carattere corsivo e<br />
formato tascabile di testi essenziali per ogni persona colta: prima Virgilio e Orazio, quindi Petrarca<br />
e Dante.<br />
La grande novità di questa operazione risiede nel <strong>fatto</strong> <strong>che</strong> i due autori volgari furono messi<br />
sullo stesso piano dei due classici e i loro testi sottoposti allo stesso scrupolo editoriale. Partendo<br />
dall’assunto, poi teorizzato nelle Prose della volgar lingua (1525), <strong>che</strong> il volgare trecentesco fosse<br />
più puro e nobile di quello in uso nel mondo accademico-umanistico e cortigiano del tempo, Bembo<br />
operò sistematicamente per ripulire i testi di Petrarca e di Dante dai ritocchi quattrocenteschi. Così<br />
facendo, pose le basi della filologia volgare e codificò le edizioni standard delle due celebri<br />
“Corone” per i secoli a venire.<br />
Il Canzoniere di Aldo è inoltre il primo libro in italiano impresso nel carattere corsivo aldino<br />
intagliato da Francesco Griffo, utilizzato per la prima volta solo tre mesi prima nell’edizione di<br />
Virgilio. Ideato e fortemente voluto da Manuzio, <strong>che</strong> per esso ottenne an<strong>che</strong> un privilegio, l’italico<br />
rivoluzionò l’arte tipografica, favorendo la stampa dei piccoli formati. Questi erano parte essenziale<br />
del programma editoriale aldino, <strong>che</strong> intendeva mettere a disposizioni di studenti e studiosi i<br />
migliori testi dei classici greco-latini e volgari.<br />
Poco tempo dopo la pubblicazione del volume, Aldo stampò quattro carte di avviso ai lettori<br />
e di errata, per rispondere alle criti<strong>che</strong> <strong>che</strong> avevano accolto l’uscita del volume. Ai suoi detrattori,<br />
<strong>che</strong> negavano l’attendibilità del testo, egli ribadiva l’autografia della propria fonte e quindi<br />
l’assoluta correttezza dell’edizione ed annunciava l’uscita a breve di un’edizione dantesca<br />
altrettanto scrupolosa. Questa postilla costituisce un documento molto importante, perché in essa,<br />
per la prima volta, la letteratura volgare assume ufficialmente quell’attenzione filologica <strong>che</strong> gli<br />
umanisti avevano riservato fino ad allora esclusivamente al latino.<br />
Sia dal punto di vista tipografico, <strong>che</strong> dal punto di vista culturale, il Petrarca di Aldo, <strong>che</strong> fu<br />
ristampato nel 1514, nel ’21, nel ‘33 e nel ’46, segnò una profonda rottura con la tradizione<br />
quattrocentesca e con le edizioni <strong>che</strong> l’avevano preceduto.<br />
Pochi anni dopo, Bembo consolidò ulteriormente la sua posizione dominante nell’ambito della così<br />
detta questione della lingua, pubblicando le celebri Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua<br />
(Venezia, Giovanni Tacuino, settembre 1525). Partendo dall’assioma <strong>che</strong> «non si può dire <strong>che</strong> sia<br />
veramente lingua alcuna favella <strong>che</strong> non ha scrittore», egli si pose l’obiettivo non solo di fornire una<br />
grammatica dell’italiano, ma an<strong>che</strong>, grazie ad un’ampia esemplificazione di modi e parole tratte per