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I Classici che hanno fatto l Italia.pdf - Libreria Antiquaria Alberto Govi

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case editrici industriali, in particolare Treves e Sonzogno a Milano, indiscussa capitale italiana della<br />

carta stampata. Parallelamente allo sviluppo del libro di massa (manuali, romanzi d’appendice,<br />

resoconti di viaggio, ecc.), si verifica l’esplosione dei giornali e delle riviste, <strong>che</strong> spesso del libro<br />

sono un indispensabile supporto promozionale.<br />

Il processo perdura nel Novecento grazie all’aumento progressivo dell’alfabetizzazione e alla lenta<br />

formazione di un sentimento nazionale. Tre libri in particolare, pubblicati allo scadere del secolo e<br />

considerati come veri e propri capisaldi della cultura italiana postunitaria, esercitano un ruolo<br />

decisivo nello sviluppo della coesione nazionale almeno fino alla seconda guerra mondiale:<br />

Pinocchio di Collodi, Cuore di De Amicis e La scienza in cucina di Pellegrino Artusi.<br />

Nel primo Novecento si assiste poi alla nascita del libro come oggetto d’arte, promosso<br />

soprattutto dal Futurismo, unico vero movimento d’avanguardia italiano. Nel secondo dopoguerra<br />

l’editoria italiana acquista quella fisionomia <strong>che</strong> mantiene all’incirca ancora ai nostri giorni.<br />

Nonostante i continui dati allarmanti sulla scarsità di lettori, essa sta conoscendo una prosperità ed<br />

una diffusione mai conosciute in precedenza.<br />

Due percorsi tematici attraverso I <strong>Classici</strong> <strong>che</strong> <strong>hanno</strong> <strong>fatto</strong> l’<strong>Italia</strong>, a mo’ di esempio<br />

Ora, se prendiamo in considerazione trasversalmente un tema specifico e lo guardiamo in<br />

prospettiva storica, noteremo lo stesso andamento generale <strong>che</strong> abbiamo delineato in precedenza. In<br />

particolare vorrei affrontare, a titolo esemplificativo, due topi<strong>che</strong>: una per così di dire ‘bassa’, più<br />

popolare, ed una ‘alta’, più colta, scendendo maggiormente nel dettaglio.<br />

Partiamo da un tema un po’ frivolo, ma sicuramente di grande rilevanza culturale: la gastronomia.<br />

Tutto comincia con il Platina, ossia con l’umanista cremonese Bartolomeo Sacchi <strong>che</strong>, dalla<br />

latinizzazione del suo paese di origine Piadena, derivò il nome colto con cui fu universalmente<br />

conosciuto. Questi, intorno al 1474, pubblicò a Roma per i torchi di Ulrich Han quello <strong>che</strong> viene<br />

considerato come il primo libro a stampa di pratica culinaria. L’opera ebbe da subito un grande<br />

successo e fu ristampata a Venezia nel giugno del 1475 da Laurentius de Aquila e Sybillinus<br />

Umber. Seguirono numerose altre stampe fino agli inizi del Cinquecento, sia dell’originale versione<br />

latina, sia della traduzione volgare, <strong>che</strong> apparve per la prima volta a Venezia presso Girolamo de<br />

Sanctis nel 1487.<br />

Il De honesta voluptate et valetudine, manuale sul come affrontare serenamente,<br />

saggiamente e igienicamente la vita, è il frutto della collaborazione del Platina con Maestro Martino

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