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Ritagli stampa 2011 2012 - Liceo Classico Amedeo di Savoia

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Medea: sensazioni<br />

<strong>di</strong> uno che passava <strong>di</strong> lì<br />

In occasione della messa in scena<br />

della “Medea” <strong>di</strong> Euripide da parte<br />

del gruppo <strong>di</strong> teatro del <strong>Liceo</strong> Classi -<br />

co «<strong>Amedeo</strong> <strong>di</strong> <strong>Savoia</strong>», tenutasi il<br />

4 aprile del <strong>2012</strong> presso il Teatrino<br />

Comunale.<br />

«Tivoli: sono le sette e mezzo del<br />

mattino, aria frizzante, il grande albero<br />

che protegge la piazza e il corso<br />

che si snoda in lontananza. Poche persone<br />

cominciano a uscire <strong>di</strong> casa, sonnecchiano<br />

ancora mentre camminano.<br />

In via del Collegio il portone del<br />

teatrino è aperto, le luci sono accese<br />

e si sente vociare. Che cosa accade?<br />

Chi si nasconde <strong>di</strong>etro quelle mura?<br />

Dal buio della platea si <strong>di</strong>stinguono<br />

i pochi oggetti <strong>di</strong> scena. Un materasso,<br />

una se<strong>di</strong>a, uno sgabello, un secchio,<br />

un gira<strong>di</strong>schi antico, una bottiglia<br />

e un bicchiere <strong>di</strong> vino serviranno<br />

alle persone che per un po’ vivran -<br />

no lì dentro.<br />

Dietro c’è frenesia mentre gli attori<br />

si stanno cambiando. Domina un<br />

odore <strong>di</strong> lacca, <strong>di</strong> trucco e i costumi<br />

sono impregnati <strong>di</strong> un aroma lontano,<br />

che ha la fragranza del tempo. Chiacchiere<br />

e un vocio confuso riem piono<br />

i camerini: si parla, anche troppo. C’è<br />

bisogno <strong>di</strong> concentrazione, si chiede<br />

il silenzio! Gli attori vengono richiamati<br />

all’or<strong>di</strong>ne. Tutti sono sul palco,<br />

sdraiati in silenzio, e guardano il soffitto,<br />

scambiandosi occhiate sor ridenti<br />

e percependo ognuno la presen za dell’altro.<br />

Si avvertono i passi degli spettatori<br />

che prendono posto.<br />

Medea è già in scena, le corifee sedute<br />

in platea. Gli altri <strong>di</strong>etro le quinte<br />

camminano e si scontrano, cercando<br />

<strong>di</strong> soffocare l’ansia. Il fumo <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong> sigaretta invade quel palco apparente.<br />

Si spengono le luci in sala, gli<br />

attori cominciano a vivere. Diventano<br />

personaggi; esistono.<br />

Lo spettacolo ha inizio!<br />

Alla corte <strong>di</strong> Creonte si avverte tensione<br />

nell’aria: una donna barbara è<br />

stata tra<strong>di</strong>ta da un eroe greco, l’uomo<br />

che amava.<br />

La natura selvaggia <strong>di</strong> Medea non<br />

permetterà che la sua <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> donna<br />

rimanga inven<strong>di</strong>cata. Creonte e sua figlia,<br />

la nuova sposa, avvolti dalle fiamme,<br />

e i piccoli uccisi saranno le vittime<br />

<strong>di</strong> una donna che, sentendosi, offesa,<br />

vuole giustizia. Medea come col-<br />

Alcuni momenti della rappresentazione.<br />

pirai i tuoi figli? Quale delitto compirai?<br />

Quale colpa ti macchierà? Come,<br />

guardandoli con viso asciutto, ucciderai<br />

i tuoi figli? Con quale animo<br />

ti bagnerai le mani <strong>di</strong> sangue? A Giasone<br />

non resterà che il pianto! D’altronde,<br />

questa è Medea.<br />

Tutto accade sulla scena, immerso<br />

nella finzione. Che forse sia già accaduto?<br />

Ognuno per sé dovrebbe conoscere<br />

la risposta. Gli attori che hanno<br />

recitato (vissuto?) sanno qual è la risposta.<br />

Applausi.<br />

Stanchi i personaggi si spogliano<br />

dei loro costumi, pur mantenendo sul<br />

corpo le linee indecifrabili <strong>di</strong> quel breve<br />

sogno. Tutti tornano a essere loro<br />

stessi, ma a guardarli sembrano <strong>di</strong>ver -<br />

si. Forse non li ho guardati abbastanza<br />

da potergli fieramente attribuire un’idea<br />

<strong>di</strong> normalità o <strong>di</strong> alterità. Forse<br />

sono sempre stati così: hanno sempre<br />

parlato con quei toni patetici, hanno<br />

sempre mosso i loro pigri arti con quella<br />

staticità surreale. Nessuno tranne<br />

loro lo saprà mai.<br />

Però a guardarli, sembrano felici».<br />

Daniele Fedeli,<br />

Micaela Del Fabbro Arcopinto,<br />

Enrico Bor<strong>di</strong>eri, Valeria Rodorigo<br />

NOTIZIARIO TIBURTINO - n° 5 - Maggio <strong>2012</strong> SCUOLA<br />

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