in realtà proprietà dei Reich tedesco. Il solitario viandante che va da ...

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« E poi chi darebbebattaglia per me in seno alla Classe di lettere dove
i concorrenti sono tanti? ».
lo feci allora il nome di Ettore Romagnoli cui ero legato da grande
amicizia dopo la conoscenza fatta nell'aura della serena e ospitale
casa di un altro illustre romano a me carissimo: il Ministro di Stato
e poeta Alfredo Baccelli.
Lucio d'Ambra mi parlò franco. Con Ettore Romagnoli aveva
avuto dimestichezza intorno al 1910 e l'illustre ellenista aveva anche
con piacere collaborato a « Noi e il Mondo», rivista mensile della
« Tribuna», da lui diretta. Poi si erano perduti di vista. Romagnoli,
romano di origine che aveva nostalgia e struggimento di Roma, nello
Studium Urbis non venne che due anni prima della immatura morte
per coraggiosa iniziativa del Ministro Cesare Maria de Vecchi, il quale
per debellare la fronda del Consiglio Accademico che non avrebbe
voluto il Romagnoli a Roma ben conoscendosi il suo carattere alieno
da intrallazzi, intrighi e compromessi, istituì una nuova cattedra per
conferirla a lui.
Romagnoli, pure insegnando nella Università di Pavia, risiedeva
a Milano e le occasioni di venire a Roma, prima della sua nomina ad
Accademico d'Italia, non erano frequenti; e nei rari occasionali incon-
tri, a tanti anni di distanza, a Lucio d'Ambra era parso che nell'amico
il ricordo e il calore degli antichi rapporti si fossero molto attenuati;
e ne aveva avuto rammarico.
Chiesi allora ad' Ambra se non vi fosse altro motivo per spiegare
quel distacco e mi assicurò di no.
La sera andai da Romagnoli che abitava l'intero piano nobile del
bel villino dello scultore nordico Anderson in via P. S. Mancini. Portai
subito il discorso su Lucio d'Ambra: egli mi disse che un tempo erano
amici ma che poi rincontrandolo a Roma in una Festa del librQ gli
era parso di trovarlo sostenuto. Una errata impressione, dunque, da
una parte e dall'altra! Parlai allora a Romagnoli del dolore del padre
cui la morte aveva iniquamente stroncato a trentadue anni l'unico
figlio maschio che aveva lasciato il giornalismo per intraprendere con
successo la carriera diplomatica ed era già vice~onsole a Cannes; dei
carichi non della sua sola famiglia che lo obbligavano a trasformare
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Lucio d'Ambra alla Trinità dei
Monti sul finir del novembre 1936.
Una parte dei commensali dello
« storico» simposio dell' II aprile
1937 in una foto scattata nel
tardo pomeriggio a Villa Borghese.
Da sinistra: il praf. Giuseppe Ajello;
Raffaello Biordi; \' Accademico d'Italia
praf. Ettore Romagnoli; Giorgio
Berlutti; l'avv. Virgilio Feroci;
sig.na Rolli; ing. Giuseppe de Florentiis;
C.ssa Maria Teresa Sanori
di Valbona; sig.na Franceschettj
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