Jorio Vivarelli e gli architetti del Novecento - ferrettiarte.it
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portato al periodo <strong>del</strong>le gemmazioni. «La radice - diceva<br />
<strong>Vivarelli</strong> - è indizio o, se vo<strong>gli</strong>amo, metafora ricchissima<br />
<strong>del</strong>la condizione umana, condizione intesa come parabola;<br />
c’è una corrispondenza profonda tra l’uomo e la natura».<br />
Un altro punto di contatto tra lo scultore e l’arch<strong>it</strong>etto è<br />
«l’idea di un’arte intesa come eco di un creato che in<br />
essa si riflette. L’opera d’arte come creazione <strong>del</strong>l’uomo<br />
che è in sé microcosmo, essere vivente tra i viventi; la<br />
presenza, in ambedue, <strong>del</strong>l’aspirazione alla realizzazione<br />
di un’utopia: quella di un’opera d’arte fatta da<strong>gli</strong> uomini<br />
per <strong>gli</strong> uomini, che si fa organismo vivente tra i viventi»<br />
(A. M. JACUZZI, in «<strong>Vivarelli</strong> e Michelucci: scultura e<br />
arch<strong>it</strong>ettura a confronto nella Chiesa <strong>del</strong>l’Autostrada <strong>del</strong><br />
Sole» 2006).<br />
Quando <strong>Vivarelli</strong> diceva: “l’arch<strong>it</strong>ettura è scultura e la scultura<br />
è arch<strong>it</strong>ettura” intendeva evidenziare nell’arch<strong>it</strong>ettura il suo<br />
carattere artigianale, il concetto di manual<strong>it</strong>à che sta alla<br />
base sia <strong>del</strong> progettare che <strong>del</strong> costruire. Da questo comune<br />
sentire, tra Michelucci e <strong>Vivarelli</strong>, sono nate due importanti<br />
opere e altrettanti progetti. La prima occasione avvenne nel<br />
1956 quando il giovane <strong>Vivarelli</strong> fu inv<strong>it</strong>ato dall’arch<strong>it</strong>etto<br />
a realizzare il crocifisso per la chiesa michelucciana <strong>del</strong>la<br />
Vergine, che ne era sprovvista. Giovanni ebbe l’intuizione<br />
di chiamare, tra tutti <strong>gli</strong> artisti che grav<strong>it</strong>avano nella fonderia<br />
<strong>del</strong> fratello Renzo, proprio il trentaquattrenne <strong>Jorio</strong> che ebbe<br />
così il suo primo incarico. Dopo un’intensa quanto rapida<br />
gestazione, <strong>Vivarelli</strong> scolpì, in legno, un grande Crocifisso<br />
con il volto di un Cristo drammaticamente sofferente e il<br />
corpo che pesantemente scivola lungo l’asse <strong>del</strong>la croce.<br />
Alto ben tre metri, il Crocifisso di <strong>Vivarelli</strong> richiama quello<br />
<strong>del</strong> trecentesco pulp<strong>it</strong>o di Sant’Andrea di Giovanni Pisano<br />
per il modo in cui descrive il momento più drammatico<br />
<strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> Fi<strong>gli</strong>o di Dio. È un Cristo patiens, dal<br />
volto sconvolto, con la bocca urlante, <strong>gli</strong> occhi terrorizzati<br />
dalla paura per la morte imminente. Nell’iconografia<br />
<strong>del</strong> <strong>Novecento</strong> il Crocifisso di <strong>Vivarelli</strong> diventa il simbolo<br />
universale <strong>del</strong>la sofferta condizione <strong>del</strong>l’uomo nella storia<br />
<strong>del</strong> mondo.<br />
Nella Chiesa di San Giovanni Battista sull’Autostrada <strong>del</strong><br />
Sole, tra i cr<strong>it</strong>eri di progettazione arch<strong>it</strong>ettonica ideati da<br />
Giovanni Michelucci e quelli concep<strong>it</strong>i da <strong>Jorio</strong> <strong>Vivarelli</strong> per<br />
la grande scultura <strong>del</strong> Crocifisso inser<strong>it</strong>a in tale struttura<br />
- nella perfetta perpendicolar<strong>it</strong>à tra il tronco e le braccia<br />
che si pone a contrasto visivo con l’edificio - avrà luogo<br />
una saldatura tale che il Crocifisso diventa una “scultura<br />
arch<strong>it</strong>ettonica” e la chiesa una vera e propria “arch<strong>it</strong>ettura<br />
scultorea”. Michelucci sviluppò così un avveniristico<br />
complesso arch<strong>it</strong>ettonico dalla forma di grande tenda,<br />
antico simbolo <strong>del</strong>la dimora <strong>del</strong> pellegrino in viaggio sin<br />
dai tempi <strong>del</strong>l’Esodo di Mosè dall’Eg<strong>it</strong>to verso la Terra<br />
Promessa.<br />
Michelucci intendeva inserire la chiesa come un organismo<br />
vivente all’interno <strong>del</strong> paesaggio circostante come dimostra<br />
la particolare conformazione <strong>del</strong>la copertura concava <strong>del</strong>la<br />
grande tenda che richiama la curvatura dei monti Appennini<br />
visibili sullo sfondo. Nell’interno il grande Crocifisso di<br />
<strong>Vivarelli</strong> si sta<strong>gli</strong>a come la rappresentazione superba e<br />
tragica <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> fi<strong>gli</strong>o di Dio nella figura posta sotto<br />
la vertiginosa e audace fuga dei pilastri e <strong>del</strong>le travi in<br />
cemento che sorreggono la grande vela.<br />
Per la chiesa di Longarone a Belluno il progetto ideato da<br />
Michelucci nel 1967 cost<strong>it</strong>uiva una vera e propria nov<strong>it</strong>à<br />
nella tipologia chiesastica in quanto ispirata alle linee di<br />
tendenza scatur<strong>it</strong>e dal Concilio Vaticano II. Michelucci<br />
propose, infatti, una interpretazione <strong>del</strong>lo spazio ecclesiale<br />
che non separasse più i fe<strong>del</strong>i dal sacerdote, facendo <strong>del</strong>la<br />
comun<strong>it</strong>à di Longarone un tutto unico attorno alla volontà di<br />
risorgere dalla tragedia <strong>del</strong>la catastrofe <strong>del</strong> Vajont.<br />
Nell’ideazione di questa chiesa, <strong>Vivarelli</strong> realizzò ben<br />
sei progetti relativi allo studio <strong>del</strong> campanile dando alla<br />
struttura una forma che ricordasse quella <strong>del</strong>la goccia<br />
come elemento che, nella vicina diga, aveva prodotto il<br />
disastro ma anche come fonte di nuova v<strong>it</strong>a per esprimere,<br />
in sintonia con Michelucci, il senso di rinnovamento e di<br />
rinasc<strong>it</strong>a <strong>del</strong>la comun<strong>it</strong>à di Longarone.<br />
Anche quest’ultima collaborazione conferma quanto fosse<br />
grande tra i due artisti la sintonia creativa nel progettare<br />
un’opera. Una straordinaria “libertà fantastica” che<br />
consentiva a <strong>Vivarelli</strong> di innestare, nello spazio arch<strong>it</strong>ettonico<br />
liberato ad opera di Michelucci dai vincoli <strong>del</strong>la tradizione<br />
ecclesiale, il richiamo all’armonia alla natura e al divino<br />
come simboli e radici <strong>del</strong>la v<strong>it</strong>a nel mondo.<br />
6 <strong>Jorio</strong> <strong>Vivarelli</strong> e <strong>gli</strong> <strong>arch<strong>it</strong>etti</strong> <strong>del</strong> <strong>Novecento</strong> - Sale Affrescate Palazzo Comunale di Pistoia