Massimo Angelini VARIETÀ TRADIZIONALI, PRODOTTI LOCALI ...
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generazione e amministrate collettivamente, ma non appropriate né da<br />
privati né da istituzioni pubbliche, né possono essere vietate o alienate.<br />
Il patrimonio e le titolarità di una comunità cessano quando l’ultimo<br />
degli abitanti di un luogo se ne è andato; fino a quel momento, fino a<br />
quando resta ancora qualcuno, anche una sola persona che possa<br />
testimoniare la compresenza e la continuità ed esprimere un atto di<br />
consegna, patrimonio e titolarità comunitarie devono essere considerate<br />
indisponibili e intangibili.<br />
Se riconosciamo che anche il patrimonio di varietà tradizionali di<br />
piante agricole è luogo comune, dobbiamo riconoscere che la titolarità<br />
sui benefici derivanti dal loro uso può riguardare solo le stesse comunità<br />
locali che, selezionandone forma e comportamento, le hanno conservate<br />
e tramandate. E quella titolarità non può essere ricondotta alle categorie<br />
del diritto pubblico o privato: essa si inscrive nel medesimo orizzonte nel<br />
quale vivono le espressioni materiali, giuridiche e simboliche delle<br />
comunità, come le consuetudini e gli usi civici, come i luoghi della festa<br />
e della preghiera, come la lingua madre e le reti del pettegolezzo.<br />
<strong>PRODOTTI</strong> <strong>LOCALI</strong><br />
TIPICO<br />
Nel giro di pochi anni in Italia è esplosa la moda della tipicità. Per la<br />
ridondanza della comunicazione e la moltiplicazione di iniziative di<br />
promozione, un po’ tutto nel campo agricolo e alimentare è diventato<br />
tipico; e ora questo aggettivo è generico e povero di significato. La<br />
tipicità è divenuta un surrogato della qualità e da sola basta a evocare la<br />
nostalgia per le “buone cose di una volta” e a sollecitare il bisogno di<br />
genuinità. Ci sono trasmissioni televisive, riviste e manifestazioni che di<br />
questa parola hanno fatto una bandiera e ne hanno abusato fino a<br />
vuotarla di significato. Ma non è l’unica parola che comunica con<br />
leggerezza la qualità: dopo di lei, in un’ideale classifica delle parole più<br />
abusate intorno ai prodotti, possiamo trovare tradizionale, e poi locale,<br />
genuino, per non parlare di naturale (come, per definizione, un<br />
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