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era noto per essere maledetto. Nessuno ci si recava, mai. A nessuno<br />
saltava in mente di attraversare il bosco per arrivare sulle rive del lago<br />
dalle acque nere.<br />
«Andiamo, ti faccio vedere la mia casa» glissò lei.<br />
Senza fare ulteriori domande, Nathan seguì Lola per sentieri cinti<br />
da muri di rovi e monumenti sepolcrali semi distrutti, ricoperti di edera.<br />
«Sei al sicuro qui» disse Lola, lo sguardo torbido. «Grandi Ali portandoti<br />
qui ti ha salvato.»<br />
«Temevo volesse uccidermi. Divorarmi.»<br />
Nathan ripensò per un attimo al terrore provato mentre correva nel<br />
bosco e poi sulla riva del lago, quando gli artigli dell’enorme volatile si<br />
erano stretti attorno alle sue spalle e lo avevano sottratto all’aggressione<br />
mortale degli animali selvatici. Prese un respiro e si sforzò di non fare<br />
caso a tutti i dolori che sentiva in ogni parte del corpo, alla stanchezza<br />
e al pensiero fisso di suo padre. Come gli avrebbe spiegato l’accaduto?<br />
«Grandi Ali non uccide.» Lola lo fissò senza sorridere. «È una creatura<br />
pacifica, anche se non si lascia mai vedere da vicino.»<br />
Nathan assentì. Era contento che in quella tragica notte, oltre le forze<br />
malvagie degli assassini del bosco, vi fossero delle presenze confortanti.<br />
Dall’altro lato della collina, una barriera intransitabile di rubus misto<br />
ad arbusti di vitalba sbarrava il percorso, ma Lola sembrava conoscere il<br />
modo di penetrarci<br />
attraverso. Così abbandonarono l’enorme volta stellata e si infilarono<br />
in quello che pareva un tunnel scavato sul fianco della siepe selvatica,<br />
una galleria spinosa che sembrava sprofondare nelle viscere di un roveto<br />
senza fine.<br />
Una luce ambrata gocciolava dall’alto, come se la luna fosse l’unica<br />
creatura a riuscire a immergersi nell’intricato disegno del rubus senza<br />
farsi del male. Nathan dovette procedere carponi per non ferirsi la fronte<br />
e, mentre seguiva i passi di Lola a denti stretti per il dolore alla gamba, si<br />
scoprì, per la seconda volta, a sorridere senza motivi apparenti.<br />
“Devo essere impazzito” pensò, scuotendo la testa. “Probabilmente<br />
sto sognando e tra non molto aprirò gli occhi in camera mia. Tutto questo<br />
non è possibile. Non è possibile che io sia salvo. Forse sto sognando.”<br />
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