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La malta fine, composta da grassello e sabbia fine, si presenta nelle stesse confezioni di polietilene della malta<br />
grezza. la differenza sta nella dimensione dell'inerte che è ovviamente molto più piccolo, e nella maggiore<br />
quantità di grassello immessa nella formulazione.<br />
Omogeneizzata velocemente in betoniera, o in una cassetta di plastica con l'ausilio di trapano con frusta, sarà<br />
applicata sull'intonaco grezzo - precedentemente bagnato se lavoriamo con stagione calda e ventilata - utilizzando<br />
una cazzuola americana di forma rettangolare od un frattazzo, stendendo uno strato di 1o2millimetri.<br />
Secondo le proprie abitudini è possibile applicare anche un secondo strato di malta fine su quello precedente<br />
mentre questo sta asciugando.<br />
Quando l'ultimo strato di finitura sta asciugando - indicativamente la superficie deve mostrarsi “appassita" per<br />
un trenta-quaranta per cento, lo levigheremo con un frattazzino dotato di spugna, aiutandoci con una pennellessa<br />
ed acqua ben pulita per "rinfrescare" le superfici troppo asciugate. In questo modo le faremo rinvenire e<br />
renderemo uniforme tutta la superficie.<br />
E' importante, dal punto di vista estetico, che l'applicazione della mano a finire sia realizzata senza interruzzioni<br />
durante la lavorazione.<br />
Nel caso di grandi superfici su facciate esterne è consigliabile, nel caso si debba interrompere la lavorazione,<br />
fermarsi in corrispondenza dei pluviali od di altri particolari architettonici quali marcapiani, lesene, ecc.<br />
A questo punto l'intonaco di calce, finito, è pronto per ricevere tutte le finiture colorate esistenti sul mercato, da<br />
quelle minerali di calce o con silicati, a quelle sintetiche, purché traspiranti.<br />
LE FINITURE<br />
Ora, dopo aver parlato di muri e di malte, affrontiamo il delicato argomento delle finiture.<br />
Le prime finiture, come abbiamo visto, erano costituite da scialbi di grassello, polveri di marmo o altri inerti, e<br />
pigmenti quali le terre naturali.<br />
Il massimo della raffinatezza per le finiture venne raggiunto nel Rinascimento, fu una gara fra le varie città importanti,<br />
in <strong>It</strong>alia ma anche nel resto dell'Europa, a chi faceva più belle ed artistiche le facciate.<br />
Si intrecciavano superfici in pietra ed in marmo con superfici intonacate colorate sia ad imitazione dei marmi,<br />
ma anche con colori propri.<br />
A Venezia trovò molto successo il Marmorino, finitura composta appunto da frammenti di marmo provenienti<br />
dalla bocciardatura dei marmi della facciata adiacente e grassello, lavorata, compressa e levigata fino ad assumere<br />
l'aspetto della Pietra d' Istria o del Marmo Greco, i marmi più presenti nelle facciate veneziane.<br />
Ma i veneziani non si accontentavano dei finti marmi, così presero a rivestire le facciate con la foglia d'oro, in<br />
segno di opulenza e magnificenza. Si racconta che verso la fine del '500 non fosse solo la Cà d'oro ad essere<br />
rivestita in oro, ma la maggior parte delle facciate che si specchiavano nel Canal Grande.<br />
Gli stessi veneziani avevano scoperto le eccezionali doti di elasticità dell’intonaco grezzo costituito da grassello<br />
e cocciopesto - infatti è l'intonaco più a basso modulo elastico che esista - e lo utilizzavano come sottofondo,<br />
in tutte le facciate o quasi, al Marmorino. Se andate a Venezia notatelo, è così in molti palazzi antichi.<br />
Il Marmorino invece ha dimostrato, di gran lunga, di essere il rivestimento esterno più resistente nella storia di<br />
tutti i tempi. La particolare lavorazione e la superficie resa quasi impermeabile alle intemperie, ha permesso<br />
ad intonaci di marmorino veneziano di resistere anche centinaia di anni.<br />
Ma la stessa superficie, guarda caso, la ritroviamo anche nella curia di Frascati, ex castello - in questo caso il<br />
Marmorino si chiama Stucco Romano - e, guarda caso ancora, nel castello di Corigliano Calabro - qui hanno<br />
agito sicuramente le influenze delle tradizioni greche.<br />
A Roma il Rinascimento ha portato ad avere palazzi dalle facciate incredibilmente belle e maestose; si giocava<br />
con i finti marmi, le finte cortine murarie gli inganni visivi ottenute dalle "brodature fatte con le Terre coloranti<br />
e, perchè no, anche con i marmi veri, provenienti dalle cave limitrofe alla città e, purtroppo dagli antichi e<br />
magnificenti monumenti romani dell'antichità.<br />
Il Colosseo fu considerato alla stregua di una cava e fu sistematicamente demolito. La famiglia dei nobili Barberini<br />
fu particolarmente attiva nello smontare queste vestigia del passato, vedi il famoso detto "ciò che non<br />
fecero i barbari lo fecero i Barberini".<br />
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