Stati Uniti e Francia tra due Rivoluzioni costituzionali (1776-1792)*
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momento. Il poligrafo Linguet non fa eccezione.<br />
Per chiosare gli avvenimenti cen<strong>tra</strong>li<br />
della guerra d’indipendenza americana – la<br />
presa d’armi, l’assedio di Boston, l’incipiente<br />
Libertà americana – pubblica un’ode<br />
anonima, firmata Un François aux Insurgens,<br />
che senza toccare sommità liriche mèrita,<br />
non di meno, la nos<strong>tra</strong> attenzione.<br />
Come vedremo nelle pagine seguenti<br />
Linguet non è immediatamente un acceso<br />
fautore degli Insorti nordamericani che,<br />
a suo modo di vedere, sbagliano a volersi<br />
separare dalla Gran Bretagna, rescindendo<br />
i propri destini politici da quell’eccellente<br />
sistema di governo. Anzi, inizialmente,<br />
egli esprime critiche veementi. Poi, a ridosso<br />
della svolta militare di Saratoga, il<br />
clima muta e lo stesso Linguet non può fare<br />
a meno di glossare a suo modo gli eventi,<br />
verseggiando. Su quali registri?<br />
Innanzi tutto, fa sua la sensibilità del<br />
momento richiamando l’antica Roma le<br />
cui glorie sono riproposte dagli eroi di Boston;<br />
poi, anticipa la Marseillaise esecrando<br />
la tirannia e regalando al futuro inno della<br />
Rivoluzione francese la celeberrima coppia<br />
«Liberté chérie»; infine, èvoca inconsapevolmente<br />
le future carmagnole rivoluzionarie<br />
proponendo l’immagine (non ancora<br />
inquietante) di un popolo ammutinato e<br />
perverso che fa a meno di papi, re e regine,<br />
danzando al ritmo di catene che opprimono<br />
l’universo.<br />
Era quella la libertà americana a cui lo<br />
storico Franco Venturi avrebbe dedicato<br />
pagine indimenticabili; una libertà fondata<br />
su istituzioni rappresentative di derivazione<br />
britannica rivisitate e modernizzate,<br />
<strong>tra</strong>smesse alla <strong>Francia</strong> rivoluzionaria<br />
nel biennio 1789-91, accompagnate da un<br />
simbolo potente quale la coccarda tricolore<br />
bleu-bianco-rossa tanto rapidamente<br />
44<br />
Fondamenti<br />
nazionalizzata a Parigi (e riproposta anche<br />
sotto forma di stendardo che rilegge in tre<br />
bande verticali le originarie strisce orizzontali),<br />
al punto da far dimenticare le sue<br />
origini statunitensi.<br />
2. La febbre costituzionale del Settantasei<br />
Quando nell’ultimo quarto del secolo dei<br />
Lumi in Europa (ma, soprattutto, in <strong>Francia</strong>)<br />
ci si rende conto della necessità di<br />
mettere in discussione la struttura costituzionale<br />
dello o degli <strong>Stati</strong>, redigendone<br />
per iscritto le regole fondamentali, non ci<br />
si può esimere dal confrontarsi con quanto<br />
accade Oltreatlantico in quella che era stata<br />
l’America inglese. È, dunque, un tema suggestivo,<br />
quello dei legami <strong>tra</strong> <strong>Stati</strong> <strong>Uniti</strong> e<br />
<strong>Francia</strong> (e <strong>tra</strong> le <strong>due</strong> <strong>Rivoluzioni</strong>) negli anni<br />
Settanta e Ottanta del XVIII secolo; e per tal<br />
ragione non ci sorprenderemo quando lo<br />
vedremo periodicamente rivisitato in occasione<br />
dell’uno e dell’altro centenario e, poi,<br />
dei rispettivi bicentenari: salvo ripiombare<br />
nelle brume degli specialismi a celebrazioni<br />
concluse.<br />
Nelle capitali americane degli <strong>Stati</strong> in<br />
guerra con la Gran Bretagna, gli anni successivi<br />
al <strong>1776</strong> sono anni di febbre costituzionale<br />
caratterizzati dalla redazione,<br />
approvazione e messa in vigore di «Costituzioni<br />
di governo», talora precedute da<br />
Bills o Declarations of Rights, che anticipano<br />
temi e assetti istituzionali che troveremo<br />
all’ordine del giorno a Parigi dopo il 1789.<br />
A noi – eredi lontani del <strong>due</strong>llo Jellinek/<br />
Boutmy – rimane da chiarire chi sia emulo<br />
di chi; e non è certo questione di poco conto,<br />
visto che è periodicamente increspata da<br />
impenitenti “modellomani”, che sembra-