Maggio - Giugno 2013 - Insider Magazine
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M A G A Z I N E M A G A Z I N E<br />
Napoli, Formia, poi Roma, Londra Tokyo e<br />
quindi di nuovo Roma. Queste in sintesi<br />
le tappe che hanno portato Francesco<br />
Apreda alla guida de l’Imago, ristorante top dell’hotel Hassler<br />
di Roma. Location straordinaria sui tetti di Piazza di Spagna<br />
e cucina stellare. Umile, gentile, appassionato, Apreda è uno<br />
chef moderno che non dimentica le sue radici, rimane con i<br />
piedi per terra anche se, dall’alto di Trinità dei Monti sarebbe<br />
facile perdere la testa. Ma non è il suo caso.<br />
Come definiresti la tua cucina?<br />
Per parlare della mia cucina basta raccontare la mia<br />
esperienza: dopo l’alberghiero sono arrivato per la prima<br />
volta all’Hassler appena maggiorenne, poco dopo sono<br />
andato a Londra, dove mi si è aperto un mondo e ho capito<br />
davvero che volevo fare. Sono rimasto 5 anni e poi sono<br />
stato per 2 anni e mezzo a Tokyo prima di tornare a Roma,<br />
e anche ora viaggio spesso per seguire le nostre consulenze<br />
in India. All’estero ho apprezzato ancora di più il valore<br />
della nostra cucina ma ho iniziato a contaminarla con ciò<br />
che scoprivo: ingredienti, lavorazioni e tecniche. Quella che<br />
faccio è una cucina molto personale in cui si percepisce la<br />
mia esperienza in giro per il mondo, ma che poggia su basi<br />
italiane, campane e laziali principalmente.<br />
In questo periodo molti grandi chef hanno raddoppiato<br />
l’offerta con un secondo locale più semplice, una sorta di<br />
trattoria d’autore, l’equivalente di un Prêt-à-Porter. Non sei<br />
tentato anche tu?<br />
A volte abbiamo fatto qualcosa di simile al Palazzetto - l’ex<br />
Wine Academy - che aveva una proposta molto diversa dal<br />
ristorante. Qui non sono solo lo chef dell’Imago, che ha una<br />
FRANCEsCO APREDA<br />
uNa stella sul tetto di roma<br />
di Antonella De Santis<br />
stella Michelin, ma anche altri punti ristorativi dell’Hassler:<br />
il bar, il giardino in estate (che ha un menu più tradizionale),<br />
il servizio in camera, gli eventi, in più siamo in India da<br />
diversi anni, con due dei migliori ristoranti italiani del paese<br />
e abbiamo a che fare con molti clienti stranieri.. Magari un<br />
domani al Palazzetto, che è proprio di fronte all’Hassler,<br />
potrebbe nascere qualcosa di diverso.<br />
Non senti mai la voglia di un ristorane senza un grande<br />
albergo alle spalle?<br />
Al momento mi impegna tantissimo e non solo con l’Imago.<br />
Forse un giorno vorrò dedicarmi completamente a un solo<br />
ristorante, ma ora sono molto soddisfatto, ogni volta che<br />
nasce un piatto nuovo per l’Imago, un sandwich per il bar<br />
o un piatto più tradizionale per il giardino sono grandi<br />
soddisfazioni. L’impegno è al 80-90% qui al ristorante,<br />
ovviamente insieme alla brigata che, in 10 anni che sono qui,<br />
è ormai un gruppo molto affiatato.<br />
La tv non ti seduce?<br />
C’è un po’ un’onda frenetica degli chef in tv. Io sono arrivato<br />
a Londra 14 anni fa e sono rimasto perché mi sono accorto<br />
che era tutto molto diverso, tanta attenzione attorno alla<br />
cucina, riviste, programmi televisivi, c’era Gordon Ramsey<br />
che apriva un locale blasonato dopo l’altro. Erano idoli che<br />
ora fanno più tv che cucina. A Tokyo è stata la stessa cosa.<br />
Ora questo è arrivato anche qui in Italia, e ci dà tantissime<br />
altre cose da fare: tv, eventi, nuove scuole di cucina che<br />
spesso ci chiamano per le lezioni... pensare che prima c’era<br />
solo l’alberghiero. C’è anche tanta confusione. Per ora non ci<br />
penso, forse perché non ho ricevuto nessuna proposta, ma<br />
credo si debba stare con i piedi per terra.<br />
Dici che la vista di Roma è un bonus ma anche una sfida<br />
Sono in continua competizione con la vista, sin dal primo<br />
giorno e dopo, quando abbiamo fatto il ristorante all’ultimo<br />
piano. Chi non conosce me e la mia cucina prenota per la<br />
vista, e per i primi 10 minuti neanche lo legge il menu, allora<br />
cerco di catturare l’attenzione con una serie di assaggini<br />
che distraggano dal panorama. Ora si può dire che metà<br />
delle persone prenota per la cucina, e lavoriamo anche in<br />
bassa stagione senza i turisti, con una clientela gourmand,<br />
soprattuto ora che mi espongo di più, uscendo fuori dal<br />
ristorante partecipando alle diverse manifestazioni di settore.<br />
Cosa è cambiato dopo la stella?<br />
L’ho ricevuta che ero a Mumbai dopo un anno e mezzo<br />
che avevamo aperto il ristorante, la prima stella è molto<br />
importante, mi ha rafforzato reso più cosciente del mio<br />
lavoro. Dopo tanti anni all’estero bisognava far capire cosa<br />
voleva essere la mia cucina. Passo dopo passo ci siamo<br />
riusciti e la consacrazione della stella mi ha dato sicurezza.<br />
Quale è il tuo piatto che più racconta del tuo percorso<br />
professionale?<br />
Tanti, uno cui sono affezionato è il cappellotto con parmigiano,<br />
brodo freddo di tonno, doppio malto e spezie: c’è l’Italia nel<br />
cappellotto farcito con un assoluto di parmigiano, l’Oriente<br />
nel brodo e un blend di spezie scoperto a Kioto, il contrasto<br />
caldo-freddo con la birra.<br />
E quello che racconta delle tue origini?<br />
In estate le uova al pomodoro con carbone melanzana e<br />
origano che è un po’ l’uovo al pomodoro che a casa si faceva<br />
col ragù avanzato, un ricordo di una Napoli povera, arricchito<br />
Idea di raviolo polipetti affogati e lamponi disidratati<br />
dalla melanzana che arrostisco e poi impano con un mix di<br />
buccia secca, cannella, nigella, origano, e ora anche risotto<br />
puttanesca con aguglia e cedro<br />
Come nasce un piatto?<br />
Da tantissime cose diverse, stimoli e suggestioni, da un<br />
ingrediente o un colore, dalla richiesta di un cliente, come<br />
accaduto per i mezzi paccheri con tartufo e ristretto di<br />
stracciatella. Mi si chiedeva una pasta secca con il tartufo,<br />
mentre la facevo mi sono accorto avevo messo tutti gli<br />
ingredienti della stracciatella - il brodo di pollo, l’uovo - e<br />
poi legata con crema di radice di prezzemolo. Il cliente era<br />
contento e io ho iniziato a lavorare su quel piatto. C’è una<br />
storia in ogni piatto.<br />
Lo abbiamo visto anche nel tuo libro “Apreda all’Imàgo.<br />
L’alta cucina sul tetto di Roma”.<br />
Si, Antonio Paolini ha raccontato la storia di ogni piatto. Le<br />
ricette oltre che secondo le quattro stagioni, sono suddivise<br />
in “testa, cuore, tecnica e memoria” quattro elementi che<br />
sono alla base di ogni creazione.<br />
Quello che con cui avresti voluto lavorare?<br />
Sono cresciuto col mito di Marchesi, a Londra lavoravo<br />
con ragazzi che erano stati con lui, per esempio all’hotel<br />
Halkin a Londra, in italia non avrei mai immaginato questa<br />
innovazione, invece a Londra ho visto che c’erano già degli<br />
italiani che facevano cose simili. È stato uno dei primi che<br />
ha avuto il coraggio di cambiare la cucina italiana con<br />
tecniche, impostazioni e presentazioni innovative. Mi piace<br />
la sua professionalità... e poi basta vedere chi è uscito dalla<br />
sua cucina.