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Paganini Divo e Comunicatore - Violin Intonation

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Atti del<br />

Convegno internazionale<br />

<strong>Paganini</strong><br />

<strong>Divo</strong> e <strong>Comunicatore</strong><br />

Genova, 3-5 dicembre 2004<br />

a cura di Maria Rosa Moretti, Anna Sorrento,<br />

Stefano Termanini, Enrico Volpato<br />

SerEl International<br />

EEditrice.com<br />

2007


PHILIPPE BORER<br />

CROMATISMO ED ESPRESSIONE DELLE PASSIONI IN PAGANINI *<br />

Gli accenti del pianto, della melancolia, della tristezza<br />

quelli sono che segnalano il suo suonare<br />

Guhr<br />

per tradurre in suoni le emozioni<br />

<strong>Paganini</strong><br />

<strong>Paganini</strong> compose alcuni fogli d’album dedicati a diversi personaggi, tra<br />

i quali figurano Clara Wieck, lo scultore Jean-Pierre Dantan, la baronessa<br />

d’Eskeles, Maria Szymanowska, il senatore Giovanni Treccani degli Alfieri,<br />

il principe Wielhorski, Onorio de Vito, Alfred de Beauchesne, Carl Czerny,<br />

il dottor Archibald Billing, Ferdinand Baake, Eduard Eliason e il conte<br />

Maurizio Dietrichstein. Si tratta di preludi di poche battute, di brevi capricci<br />

e, in modo particolare, di scale cromatiche. Questi ricordi, al di là del loro<br />

interesse storico e biografico, mettono in luce le preoccupazioni musicali di<br />

<strong>Paganini</strong> e meritano di essere studiati sia dal punto di vista musicologico<br />

che della pedagogia strumentale. Qui di seguito proponiamo una scala di<br />

quattro ottave intitolata semplicemente – ma significativamente – Scala di<br />

<strong>Paganini</strong>, scritta a Breslavia nel 1829, durante la prima tournée in Germania 1:<br />

∗ Desidero ringraziare Tatiana Berford (Università di Novgorod), Jutta Stüber (Università<br />

di Bonn), Stefano Termanini, Federica Rossi (Università di Neuchâtel), Reinhold Keil<br />

(Università di Karlsruhe), Guido Pietrini (Hauterive) e Walter Donolato (Trélex) per l’aiuto<br />

offertomi.<br />

1 Auktions Katalog LXXXVII, C.G. Boerner Buchantiquariat, Leipzig, 19-20 February 1907.<br />

265


Per <strong>Paganini</strong> le scale, e più specificamente le scale cromatiche, non erano<br />

meri esercizi musicali in quanto egli ne amava la sonorità, l’effetto, il colore.<br />

Infatti, in vari punti dei Concerti, egli sospende l’accompagnamento<br />

per sottolineare, o per meglio dire, per focalizzare l’attenzione sulla scala<br />

cromatica eseguita dal solista. Nei Ventiquattro Capricci M.S. 25, lo spazio<br />

cromatico viene esplorato in modo sistematico: settime diminuite, none<br />

minori, seconde eccedenti, seste italiane e tedesche, secondo grado abbassato,<br />

ardite modulazioni verso tonalità lontane (qualche volta per via enarmonica),<br />

ambiguità tonale, accordi diminuiti discendenti cromaticamente e<br />

abbondante uso di scale cromatiche semplici e doppie. Troviamo cromatismi<br />

e ardite modulazioni anche nelle Variazioni con orchestra, nei Quartetti<br />

e nelle opere per chitarra.<br />

La Scala per Clara<br />

L’interesse che <strong>Paganini</strong> nutriva per la scala cromatica lo percepiamo<br />

anche a livello teorico-didattico; alla biblioteca statale di Dresda esiste un<br />

foglio d’album paganiniano poco conosciuto ma assai affascinante. Si tratta<br />

di una scala cromatica per pianoforte, armonizzata e con un andamento a<br />

moto contrario, che <strong>Paganini</strong> scrisse come gesto d’affetto e d’ammirazione<br />

nell’album di Clara Wieck durante una visita a Lipsia nel 1829. La giovane<br />

musicista di soli dieci anni, accompagnata dal padre Friedrich Wieck, aveva<br />

portato, come fanciulla e come artista, il suo libro di ricordi al maestro<br />

da lei ammirato. Per l’intera sua vita Clara tenne quest’autografo come<br />

uno dei suoi beni più preziosi 2:<br />

2 Manoscritto in possesso della Sächsische Landesbibliothek Dresden [Mus. Schu. 223].<br />

266


L’insolita notazione presenta un eccezionale interesse musicale sia dal<br />

punto di vista armonico che da quello contrappuntistico. Da rilevare che<br />

<strong>Paganini</strong> usa la famosa successione cromatica chiamata omnibus, che ebbe<br />

molta fortuna nel periodo romantico:<br />

ESEMPIO 1 - N. PAGANINI, Scala per Clara.<br />

Tale procedimento cromatico fu teorizzato dall’abate Vogler nel 1778 3;<br />

più tardi il viennese Förster, nel suo trattato del 1805, lo battezzò Teufelsmühle<br />

4; la denominazione omnibus che troviamo nei moderni manuali d’armonia<br />

è di conio più recente 5. La formula viene generalmente applicata<br />

nei passaggi di massima intensità espressiva, proprio in virtù della tensione<br />

generata dall’andamento semitonale e dall’incrocio delle voci 6; fu<br />

infatti usata da Bach nella Passione secondo Matteo per evocare l’episodio<br />

finale della crocifissione 7. Schubert farà sua questa tecnica adattandola<br />

all’espressione dell’angoscia e del chiaroscuro psicologico e legandola ad<br />

improvvisi cambiamenti di stato dell’anima. Un passaggio famoso è quello<br />

del Wegweiser dove l’idea del chiasmo viene traslata nella sfera dello spleen<br />

romantico (all’incrocio dei sentieri, il cammino senza ritorno) 8. Così, attraverso<br />

la penna dei grandi, l’omnibus si rivela un potente congegno compositivo.<br />

Chopin, nella Fantaisie-Impromptu op. 66, e Čajkovskij, nella Sinfonia<br />

3 GEORG JOSEPH VOGLER, Kuhrpfälzische Tonschule, Mannheim, Selbstverlag, 1778; ID. Handbuch<br />

zur Harmonielehre, Praga, K. Barth, 1802, pp. 133 ss.<br />

4 Lett. “mulino del diavolo”; cfr. EMANUEL ALOYS FÖRSTER, Anleitung zum Generalbass,<br />

Wien, A. Steiner, 1805, p. 28.<br />

5 ROBERT W. WASON, Viennese Harmonic Theory from Albrechtsberger to Schenker and Schoenberg,<br />

Ann Arbor (Michigan), U.M.I Research Press, 1985, p. 16. Per maggiori dettagli riguardanti<br />

l’omnibus, rimandiamo alla lettura degli articoli di Peter Giesl e di Elmar Seidel<br />

citati nella bibliografia.<br />

6 Il disegno chiastico è particolarmente evidente nell’esempio paganiniano (es. 1) con il<br />

fa diesis come punto d’incrocio.<br />

7 «La Terra tremò e le roccie si spaccarono, le tombe si aprirono» (Matteo 27, 51-52),<br />

vedi tavola II, n. 5.<br />

8 L’omnibus appare nelle battute 57-67 e corrisponde alle parole «Einen Weiser seh’ich stehen<br />

unverrückt vor meinem Blick; eine Straße muß ich gehen die noch keiner ging zurück».<br />

267


patetica, ne trassero effetti commoventi. Non a caso si tratta delle loro ultime<br />

composizioni. In <strong>Paganini</strong> dobbiamo ricordare l’Adagio cantabile - sostenuto<br />

con passione del Quartetto n. 7 M.S. 34 9 e lo straordinario Largo, dedicato<br />

allo scultore Jean-Pierre Dantan 10, una versione per violino solo della Scala<br />

per Clara. L’intento drammatico è reso esplicito dall’indicazione agogica e<br />

di espressione:<br />

ESEMPIO 2 - N. PAGANINI, Scala dedicata a J.-P. Dantan.<br />

La lettera di Liszt a Pierre Wolff<br />

Franz Liszt era presente all’Opera di Parigi il 22 aprile 1832, quando<br />

<strong>Paganini</strong> diede un concerto di beneficienza a favore dei malati di colera.<br />

Fu per il giovane pianista una vera rivelazione, proprio come era accaduto<br />

a Robert Schumann due anni prima a Francoforte. Per più di dieci giorni<br />

Liszt si rinchiuse in casa per studiare, con la speranza di riprodurre sul<br />

pianoforte gli effetti del violino di <strong>Paganini</strong>. Il 2 maggio, egli scrisse<br />

all’amico Pierre Wolff di Ginevra per condividere il suo entusiasmo e parlare<br />

di quel suo nuovo grande progetto. La lettera presenta un notevole interesse<br />

in quanto Liszt vi ha documentato le sue impressioni su <strong>Paganini</strong> mediante<br />

alcuni esempi musicali. Ecco il brano più significativo, con le relative<br />

illustrazioni musicali:<br />

268<br />

il mio spirito e le mie dita lavorano come due dannati; Omero, la Bibbia, Platone,<br />

Locke, Byron, Hugo, Lamartine, Chateaubriand, Beethoven, Bach, Hummel,<br />

9 Per facilità di lettura, l’esempio riportato nella tavola II è quello della versione per<br />

quartetto d’archi noto come Grand Quatuor.<br />

10 Album du statuaire Dantan, p. 15 (Bibliothèque Nationale de France, Rés. 537). L’autografo<br />

paganiniano è datato Parigi, 21 luglio 1837.


Mozart, Weber sono tutti intorno a me. Li studio, li medito, li divoro con furore e,<br />

in più, mi esercito per quattro o cinque ore al giorno (terze, seste, ottave, tremoli,<br />

note ripetute, cadenze, ecc. ecc.) Ah! pur che io non diventi pazzo - ritroverai in<br />

me un artista! «Anch’io sono pittore!» esclamò Michelangelo la prima volta che<br />

vide un capolavoro. Sebbene piccolo e povero, il tuo amico non cessa di ripetere<br />

le parole del Grande dopo l’ultimo concerto di <strong>Paganini</strong> […] Che uomo! Che<br />

violino! Che artista! Dio! Quante sofferenze, quante torture in queste quattro<br />

corde! Guarda! Ecco alcuni dei suoi passaggi 11:<br />

Gli esempi scelti da Liszt per dar forza alle parole «Dio! Quante sofferenze,<br />

quante torture in queste quattro corde!» sono tutti cromatismi: settime<br />

diminuite in successione (es. a); progressione di accordi a quattro voci<br />

con una o più voci che formano una scala cromatica (es. b); scala cromatica<br />

discendente in seste (es. c); vortici di terzine discendenti in progressione<br />

cromatica (es. d); scale esatonali sovrapposte, formate da una successione di<br />

settime diminuite eseguite da arpeggi reciproci (es. e) 12. Liszt seppe riconoscere<br />

le implicazioni di queste formule complicate e in apparenza aride; le<br />

11 LA MARA, Franz Liszts Briefe, Breitkopf & Härtel, Leipzig, 1893, vol. I, pp. 6-8.<br />

12 Analisi dell’es. e:<br />

269


possiamo ritrovare nelle sue opere, «ampliate e magnificate attraverso le<br />

possibilità della tastiera», come ha osservato Federico Mompellio 13.<br />

L’Aria della Prigione<br />

La correlazione fatta da Liszt tra figure cromatiche ed espressione del<br />

dolore ha una valenza decisiva e profonda. Nella tradizione della musica<br />

poetica, i passaggi miranti a suscitare degli affetti appassionati e tristi mediante<br />

un andamento cromatico erano chiamati pathopoeia. La parola significa<br />

letteralmente «espressione delle passioni» (πάθος, passione; ποιέω, faccio).<br />

Secondo il teorico musicale Joachim Burmeister:<br />

270<br />

Pathopoeia fit quando textus semitoniis ita explicatur,<br />

ut quod affectus creet nihil ejus intentatum relinqui videatur 14<br />

cioè, «la pathopoeia accade quando il testo viene espresso mediante semitoni<br />

in tal modo che nessuno rimane impassibile all’affetto creato». Così, la<br />

pathopoeia doveva commuovere sia il musicista che il pubblico, un’idea che<br />

<strong>Paganini</strong> riprese nel suo motto «bisogna forte sentire per far sentire». Infatti<br />

i cromatismi di <strong>Paganini</strong> si rifanno spesso all’antica tradizione. Un<br />

esempio emblematico è l’Adagio espressivo del Primo Concerto M.S. 21,<br />

noto come «Aria della Prigione» 15. La pathopoeia usata da <strong>Paganini</strong> per<br />

evocare il terrore del suicidio nel prigioniero è il classico motivo cromatico<br />

discendente del crucifixus, dei lamenti (nei drammi della Passione) e delle<br />

arie di disperazione (nell’opera del ’600). L’intervallo di quarta discendente<br />

riempito di cromatismo è una rappresentazione figurata del dolore<br />

e della morte (esempi 3, 4, 5). Si può notare nell’esempio paganiniano una<br />

chiara aderenza alla figura retorico-musicale tradizionale e una grande cura<br />

nella notazione di ogni particolare, in modo tale da cogliere l’espressione<br />

parlante caratteristica del suo stile interpretativo:<br />

13 GIAN CARLO CONESTABILE, Vita di Niccolò <strong>Paganini</strong>. Nuova edizione con aggiunte e note di<br />

FEDERICO MOMPELLIO, Milano, Società ed. Dante Alighieri, 1936, pp. 76-77, nota 1.<br />

14 JOACHIM BURMEISTER, Hypomnematum musicae poeticae, Rostock, S. Myliander, 1599,<br />

citato in DIETRICH BARTEL, Musica Poetica: Musical-Rhetorical Figures in German Baroque<br />

Music, Lincoln and London, University of Nebraska Press, 1997, p. 361.<br />

15 L’Adagio espressivo, secondo tempo del Primo Concerto, fu ispirato a <strong>Paganini</strong> da<br />

una scena drammatica recitata da Giuseppe De Marini, scena nella quale un prigioniero<br />

implorava la Provvidenza di togliergli il fardello della vita (cfr. GEORGES IMBERT DE<br />

LAPHALÈQUE, Notice sur le célèbre violoniste Nicolò <strong>Paganini</strong>, Paris, Guyot, 1830, p. 27).


ESEMPIO 3 - G.B. PERGOLESI, Stabat Mater.<br />

ESEMPIO 4 - H. PURCELL, Dido and Aeneas (Aria di Didone).<br />

ESEMPIO 5 - N. PAGANINI, Primo Concerto M.S. 21 (Adagio espressivo).<br />

16 La notazione particolare di <strong>Paganini</strong>, con la chiave di sol all’inverso, indica che le note<br />

scritte non corrispondono alle note reali. Mentre la parte orchestrale è scritta in Mi<br />

bemolle maggiore, quella del solista è scritta in Re maggiore. Si tratta dunque di un Re<br />

maggiore fittizio, ecco perché <strong>Paganini</strong> usa la chiave di sol all’inverso. Il solista, per accordarsi<br />

con l’orchestra, deve alzare le quattro corde del violino di un semitono, conservando<br />

nello stesso tempo la diteggiatura di Re maggiore. Egli produce così l’effetto di Mi<br />

bemolle, usando il violino come uno strumento traspositore.<br />

16<br />

271


La Scala di <strong>Paganini</strong> 17<br />

Il foglio d’album paganiniano più discusso nei circoli violinistici è certamente<br />

quella Scala di <strong>Paganini</strong> datata Breslavia 1829, già menzionata nel preambolo.<br />

Francesco Sfilio, allievo putativo di Camillo Sivori, spirito acuto e<br />

indipendente, ne ha lasciato un’analisi tecnica mirante al ritrovamento della<br />

diteggiatura originale del grande violinista e, attraverso questo, alla scoperta<br />

del “segreto”, o almeno di una parte di esso 18. Il titolo Scala di <strong>Paganini</strong> già suscita<br />

di per sé la curiosità, la riflessione e, talvolta, la controversia. Se <strong>Paganini</strong><br />

ha voluto associarvi il suo nome, significa che per lui aveva un valore del tutto<br />

particolare. Pertanto, vorremmo proporne una breve analisi, partendo dalla<br />

notazione e, in seguito, dall’implicita struttura intervallare.<br />

In contrasto con la pratica legata al temperamento equabile di usare i<br />

diesis per la scala cromatica ascendente e i bemolli per quella discendente,<br />

<strong>Paganini</strong> adotta la stessa notazione per la salita e per la discesa. Il risultato<br />

è un repertorio di dodici note che <strong>Paganini</strong> replica in quattro ottave successive,<br />

toccando così quarantanove punti della tastiera 19:<br />

ESEMPIO 6 - Scala di <strong>Paganini</strong> (bb.1-4).<br />

17 I punti di teoria evocati qui saranno discussi in un prossimo articolo nella rivista<br />

«Muzykal’naya akademiya» di Mosca. Per una delucidazione dei rapporti numerici, rimandiamo<br />

il lettore alla tavola III.<br />

18 FRANCESCO SFILIO, Alta cultura di tecnica violinistica, Milano, Bocca, 1937, pp. 30-33;<br />

RVarese, Zecchini, 2002, pp. 24-27.<br />

19 L’ambito di quattro ottave è quello tradizionalmente concesso al violino, come codificato<br />

nel 1650 dal Padre Kircher. Cfr. ATHANASIUS KIRCHER, Musurgia Universalis sive Ars<br />

Magna Consoni et Dissoni, Roma, Corbelletti, 1650, RHildesheim, Olms, 1970, tomo I, p. 486:<br />

«Chelys minor nobile instrumentum, & ad harmonicarum diminutionum varietatem aptissimum.<br />

4. ut plurimum chordis constat, quibus tamen ad 4 octavas usquè ascendunt».<br />

272


Si tratta di una scala transmodale, costituita dalle sette note della scala<br />

maggiore e dalle tre note caratteristiche del modo minore. È inoltre contraddistinta<br />

dalla presenza del quarto grado innalzato (re diesis, ) e del generatore,<br />

chiamato comunemente grado napoletano (si bemolle, ). L’abaco<br />

delle note si può costruire come segue:<br />

Le concatenazioni orizzontali contengono le note che sono in relazione<br />

di quinta 2/3, mentre le terze 4/5 sono disposte verticalmente. I numeri<br />

fra parentesi indicano la posizione della nota nell’ordine di generazione<br />

armonica. I trattini obliqui e indicano la sottrazione o<br />

l’addizione di un comma sintonico 80/81 20. Questa maniera di rappresentare<br />

‘spazialmente’ le relazioni fra le note fu introdotta verso la metà<br />

dell’800 da Arthur von Oettingen e da Hermann von Helmholtz; è stata<br />

ripresa e sviluppata negli ultimi quindici anni dalla studiosa Jutta Stüber<br />

all’Università di Bonn, come aiuto all’intonazione 21.<br />

La struttura di base<br />

Nei loro scritti teorici Giuseppe Tartini e Francesco Galeazzi affermavano<br />

che la scala di base da loro praticata sul violino era la scala diatonica<br />

sintona (nota anche come «scala dei rapporti semplici») e ne davano la formula<br />

con i rapporti proporzionali, relative lunghezze di corda, ed impliciti<br />

rapporti di frequenza 22:<br />

20 Nel sistema di notazione tradizionale, le note enarmoniche sono accuratamente distinte,<br />

mentre nessun segno distingue le note a distanza di un comma sintonico. I trattini<br />

discendenti e ascendenti permettono di ovviare a questa carenza, in quanto permettono<br />

di differenziare le note generate da una successione di quinte (fattore 3 nei rapporti di<br />

frequenza) da quelle omonime, appartenenti ad una successione di terze (fattore 5). Si<br />

dimostrano di grande aiuto nella musica scritta per coro a cappella e per gli strumenti da<br />

tasto “mobile”.<br />

21 JUTTA STÜBER, Die <strong>Intonation</strong> des Geigers, Bonn, Verlag für systematische Musikwissenschaft,<br />

1989.<br />

22 GIUSEPPE TARTINI, Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia, Padova, Stamperia<br />

del Seminario, 1754, edizione a cura di ENRICA BOJAN, Palermo, Novecento Editrice,<br />

1996, pp. 173-175; FRANCESCO GALEAZZI, Elementi teorico-pratici di musica con un saggio<br />

273


Entrambi dichiaravano di non servirsi del temperamento. In particolare,<br />

Tartini respingeva l’idea di alterare le giuste proporzioni della scala,<br />

osservando che, sul violino, tale necessità non si presenta affatto. Con<br />

l’acutezza e l’ironia sue tipiche, egli osservava che «pretendere di difformar<br />

le ragioni con ragione è contraddizione manifesta» 23. Bisogna<br />

considerare che oggi la scala universalmente adottata ed insegnata nelle<br />

scuole e nei conservatori è quella derivata dal temperamento equabile. Il<br />

solfeggio, il dettato musicale, l’armonia, le lezioni di violino, di canto,<br />

tutto si fa con l’aiuto del pianoforte, e, persino, dell’accordatore elettronico<br />

24. Della scala di Tartini e di Galeazzi non se ne parla più. Il modello<br />

imposto è invece una scala nella quale tutte le note sono equiparate e<br />

tutte le proporzioni alterate. È evidente però che il sistema proporzionale<br />

è primario rispetto a quello temperato, non soltanto da un punto di<br />

vista filosofico o storico, ma perché è iscritto nella natura profonda dello<br />

strumento ad arco, insito nella vibrazione della corda stessa. Infatti,<br />

per il violinista, partire da un temperamento, qualunque esso sia, significherebbe<br />

invertire i termini del problema. Con geniale intuizione e conclusione<br />

logica, Tartini osservò che gli intervalli della scala sintona possono<br />

essere misurati con assoluta precisione sul violino. Il metodo da lui<br />

prescritto, familiare a tutti gli studenti della Scuola delle Nazioni, era di<br />

stabilire l’esatto rapporto con la tonica mediante il controllo del terzo<br />

suono 25:<br />

sopra l’arte di suonare il violino analizzata, ed a dimostrabili principj ridotta, 2 voll., Roma, Stamperia<br />

Pilucchi Cracas, 1791-1796, vol. I, p. 105.<br />

23 GIUSEPPE TARTINI, op. cit., p. 174.<br />

24 È diventato ormai pratica corrente, nei circoli quartettistici, di riferirsi all’accordatore<br />

elettronico per mettersi “d’accordo”, evitando così “inutili” discussioni.<br />

25 GIUSEPPE TARTINI, op. cit., pp. 174-175: «Io nel mio violino, dove suonando a doppia<br />

corda posso incontrar fisicamente la forma dell’intervallo, di cui è segno fisico dimostrativo<br />

il tal terzo suono, che deve risultare, ho il vantaggio per me, e per i miei scolari della<br />

sicura intonazione, e in conseguenza dell’uso reale della scala suddetta in precisione di ragioni».<br />

274


Il terzo suono, vera bussola dell’orecchio, permette di verificare l’esatto<br />

rapporto numerico fra i suoni. Viene posta così una base sicura per la<br />

formazione degli intervalli 26. <strong>Paganini</strong>, universalmente lodato per la costante<br />

ed impeccabile purezza d’intonazione 27, seguiva i principi di Tartini;<br />

scale e melodie unite alla tonica (spesso come corda vuota di bordone)<br />

abbondano nella sua opera. A titolo d’esempio, ricordiamo l’inizio del ventesimo<br />

capriccio. Nelle Variazioni sul Barucabà M.S. 71 tale tecnica viene<br />

applicata con chiaro intento didattico (var. 16, 25, 31, 37, 43). Interessantissime<br />

sono le testimonianze di Karl Guhr e di Niccolò De Giovanni sull’uso<br />

estemporaneo che ne faceva il grande violinista. Riportiamo qui un passaggio<br />

tratto dal Metodo di De Giovanni, con l’illustrazione corrispondente 28:<br />

In detta circostanza il <strong>Paganini</strong> suonò delle Variazioni nel di cui Adagio essendovi<br />

una fermata in La, si fece una Scala ascendendo e discendendo, tenendo sempre<br />

una nota; l’effetto è mirabile, per la prestezza che devesi fare, ma nessuno capì il<br />

modo che va fatta. Eccola:<br />

Tale stringa di note unite alla tonica ci offre una singolare esemplificazione<br />

del principio di unità e varietà caro a <strong>Paganini</strong>. L’effetto mirabile di<br />

questo Glasperlenspiel paganiniano era dovuto alla polifonia di note successive,<br />

in perfetto rapporto sintonico tra di loro. La testimonianza di De Giovanni è<br />

preziosa poiché permette di intuire la perfezione esecutiva dell’illustre artista.<br />

26 Anche quando, per ragioni di intesa con altri strumenti, si deve ricorrere al temperamento,<br />

è necessario partire dagli intervalli sintonici, altrimenti si incorre in errori di calcolo.<br />

Temperare un intervallo significa modificarne le proporzioni d’origine ed è quindi<br />

importante poterle individuare.<br />

27 Cfr. le testimonianze di Spohr e di Petrini-Zamboni riportate nella bibliografia.<br />

28 Gc, NICCOLÒ DE GIOVANNI, Metodo teorico-pratico per ben fare sul violino gli armonici semplici,<br />

trillati e doppij, Genova, c.1830, p. 9.<br />

275


Come già lo intendeva Tartini, come lo proponeva <strong>Paganini</strong>, e come osserva<br />

acutamente Daniélou, non c’è differenza essenziale nel significato di<br />

suoni successivi o simultanei se il rapporto che li unisce è lo stesso 29.<br />

L’estensione «cromatica»<br />

Non a caso <strong>Paganini</strong> vuole la sua scala cromatica con tre diesis in chiave,<br />

indicando così che la scala maggiore ne forma la struttura di base 30:<br />

Come si vede dal preludio e postludio del Capriccio n. 5, la Scala di<br />

<strong>Paganini</strong> viene usata sia in maggiore che in minore. È quindi evidente<br />

che essa contenga le note di ambedue i modi:<br />

Le due note che completano la serie (si bemolle e re diesis) si trovano alle<br />

estremità opposte dell’abaco. Quando vengono disposte nella stessa ottava,<br />

esse formano un intervallo di terza eccedente 512/675:<br />

Sia nel modo maggiore che nel modo minore sentiamo spesso, prima della<br />

chiusa, l’accordo costruito sul generatore. In maggiore, si tratta dell’accordo<br />

di sottodominante (cadenza plagale); in minore, si tratta dell’accordo eretto sul<br />

29 GIUSEPPE TARTINI, op cit., p. 165; ALAIN DANIELOU, Traité de musicologie comparée, Paris,<br />

Hermann, 1959, p. 95.<br />

30 Sfilio aveva rilevato questo punto; cfr. FRANCESCO SFILIO, op. cit., p. 32.<br />

276


secondo grado abbassato, generalmente presentato in primo rivolto ( , o<br />

sesta napoletana). La terminologia sancita dall’uso non riflette però la vera<br />

natura delle cose. Il cosiddetto secondo grado ‘abbassato’ è, infatti, la corda<br />

generatrice dell’intera scala, come risulta dall’abaco delle note 31. Sotto<br />

questa luce, il passaggio sul grado napoletano può essere inteso come<br />

sguardo all’indietro, come inflessione verso l’origine (si parla anche di visione<br />

mattutina), il che spiega il suo effetto nostalgico 32.<br />

Esaminiamo ora i rapporti proporzionali e le relative distanze fra i semitoni:<br />

Il rapporto fra una nota e la successiva non è costante 33. Ci sono infatti<br />

quattro rapporti proporzionali distinti, cioè 15:16, 128:135, 24:25, 25:27.<br />

Praticamente, ciò significa che i semitoni sono di quattro formati diversi.<br />

Siamo qui lontano dall’uniformità della scala temperata. È possibile però,<br />

col metodo tartiniano, individuare ogni nota con grande precisione, mediante<br />

l’appoggio della corda di la a vuoto e il controllo del terzo suono.<br />

Così si conciliano la diversità degli intervalli e l’unità della tonica:<br />

31 Come rileva Lindsay Norden, il generatore e la tonica non sono la stessa cosa. Il concetto<br />

di sottodominante introdotto da Rameau era un tentativo di aggirare quest’ostacolo,<br />

questa ‘pietra d’inciampo’ della teoria musicale. Cfr. LINDSAY NORDEN, A new theory of<br />

untempered music, «The Musical Quarterly», XXII, 1936, p. 222; MATTHEW SHIRLAW, The<br />

Theory of Harmony, Dekalb, IL, B. Coar, 1955, pp. 146, 187-190.<br />

32 Etim. «dolore del ritorno» (gr. nóstos+algia). Secondo la tradizione della musica pathetica<br />

tramandata da Kircher, era il numerus harmonicus ad influenzare l’ascoltatore sotto un punto<br />

di vista psichico e fisiologico.<br />

33 Le frazioni sotto il pentagramma indicano le divisioni della corda libera (vedi tav. IV).<br />

277


Vedute storiche e teoriche<br />

Rudolph Haase, seguace delle teorie armoniche di Hans Kayser, definisce<br />

le proporzioni intervallari 1/1, 15/16, 8/9, 5/6, 4/5, 3/4, 32/45,<br />

2/3, 5/8, 3/5, 5/9, 8/15, 1/2 come «i fondamenti della nostra musica sin<br />

dall’antichità» 34, e Alain Daniélou, nel suo trattato di musica comparata,<br />

parla di «forma armonica della scala cromatica» 35. Nella classificazione<br />

stabilita da François-Auguste Gevaert, la Scala di <strong>Paganini</strong> corrisponde alla<br />

quinta delle sei specie di scale cromatiche in uso nel sistema tonale tradizionale<br />

36. Secondo il teorico belga,<br />

278<br />

la struttura melodica della scala del quinto tipo ne fa la gamma modello del Minore<br />

cromatico. Essa è la più armoniosa fra tutte le scale colorate ammesse nella nostra<br />

arte polifonica. Il suo apporto significativo è il grado napoletano ( ), una nota<br />

commovente e, allo stesso tempo, un suono generatore di accordi. L’avvicinamento<br />

delle due inflessioni caratteristiche del quinto tipo ( e ) in una semplice formula<br />

melodica è sufficiente per mettere in evidenza il suo potere espressivo 37.<br />

A sostegno delle vedute di Gevaert citeremo la conclusione della Tarantella<br />

per violino e orchestra, nella quale <strong>Paganini</strong> integra le dodici note della scala:<br />

ESEMPIO 7 - N. PAGANINI, Tarantella M.S. 76.<br />

È evidente qui la relazione fra intensità espressiva e densità cromatica.<br />

Le due «inflessioni caratteristiche» sono il re diesis ( ), nota fondamentale<br />

dell’accordo di sesta eccedente, e il si bemolle ( ), nota fondamentale<br />

34 RUDOLF HAASE, Die zwölf “Halbtöne”, «Musikerziehung», 4, XXV, 1972, p. 150.<br />

35 ALAIN DANIELOU, op. cit., p. 107.<br />

36 FRANÇOIS-AUGUSTE GEVAERT, Traité d’Harmonie théorique et pratique, Paris, Lemoine,<br />

1905, pp. 154-155.<br />

37 Ibidem, p. 162.


dell’accordo di sesta napoletana. Un’altra osservazione di Gevaert ci offre<br />

ulteriori chiavi di comprensione:<br />

Con il quinto tipo, abbiamo la scala colorata più antica in esistenza nella melopea<br />

monodica della nostra arte europea. Già nel primo Seicento, Luigi Rossi usava la<br />

stessa e identica scala nelle sue geniali cantate. La si può rintracciare anche nella<br />

musica popolare dell’Italia meridionale. Si è in seguito rapidamente diffusa oltralpe<br />

e non ha più cessato, fino ai giorni nostri, di essere coltivata come l’espressione<br />

più eloquente della tristezza e della malinconia 38.<br />

Gevaert illustra il suo proposito con passaggi tratti da composizioni di<br />

Rossi, Cavalli, Wagner, Grétry e, in particolar modo, Rossini:<br />

ESEMPIO 8 - G. ROSSINI, Stabat Mater.<br />

L’esempio emblematico, che trascende le nozioni temporali e stilistiche,<br />

è sicuramente quello della Ciaccona di Bach. Nell’intera composizione,<br />

Bach si attiene alle note re (tonica), mi bemolle, mi, fa, fa diesis, sol, sol<br />

diesis, la, si bemolle, si, do, do diesis, eccezione fatta per l’apparizione, carica<br />

di simbolismo, di tre la diesis, nella parte centrale 39. Fra le composizioni<br />

nelle quali <strong>Paganini</strong> si attiene rigorosamente alla sua scala prediletta,<br />

vorremmo citare il secondo tempo della Grand Sonata per chitarra e violino<br />

M.S. 3 (Romance - più tosto largo, amorosamente). Il brano, come<br />

giustamente rileva Ruggero Chiesa, «rappresenta in modo perfetto la malinconica<br />

cantabilità di <strong>Paganini</strong>, di cui è intrisa gran parte dei suoi tempi<br />

lenti» 40.<br />

38 Ivi.<br />

39 Recenti ricerche hanno contribuito ad elucidare il significato profondo della Ciaccona;<br />

cfr. in particolare HELGA THOENE, Johann Sebastian Bach. Ciaccona. Tanz oder Tombeau,<br />

«Köthener Bach-Hefte». 6. Festschrift zum Leopoldsfest (15. Köthener Bachfesttage),<br />

Köthen, 1994.<br />

40 RUGGERO CHIESA, Analisi della «Grande Sonata per Chitarra sola con accompagnamento di<br />

<strong>Violin</strong>o», QISP, 2, 1974, p. 45.<br />

279


A guisa di conclusione provvisoria del nostro studio, proponiamo la<br />

semplice scala ‘parlante’ che immediatamente precede la ripresa del tema 41.<br />

Una per una, sottovoce, la chitarra scandisce le dodici espressive parole melodiche<br />

42:<br />

ESEMPIO 9 - N. PAGANINI, Grand Sonata M.S. 3.<br />

41 In merito all’indicazione piangendo cfr. l’autografo (Roma, Biblioteca Casanatense, ms.<br />

Cas. 5625) e ERWIN SCHWARZ-REIFLINGEN, Niccolo <strong>Paganini</strong>, Kompositionen für Gitarre und<br />

Streichinstrumente, n. 1, Große Sonate für Gitarre Solo mit Begleitung einer <strong>Violin</strong>e, Frankfurt,<br />

Zimmermann, s.d., ZM 1037, p. 15.<br />

42 Quest’ultimo esempio ci rimanda al problema del temperamento. All’obiezione che<br />

la chitarra è uno strumento a tasti ‘fissi’, si risponderà che i maestri di tale strumento ovviano<br />

alla presenza dei capotasti mediante la pressione delle dita della mano sinistra sulle<br />

corde. Sappiamo inoltre che <strong>Paganini</strong> manipolava l’accordatura sia della chitarra che del<br />

violino in base alla tonalità del pezzo che doveva eseguire.<br />

280


TAVOLA I - Trascrizione diplomatica di alcuni fogli d’album paganiniani.<br />

n. 1. Scala di <strong>Paganini</strong>, Breslau, 3 agosto 1829.<br />

n. 2. Scala per Clara, Lipsia, 16 ottobre 1829.<br />

281


n. 3. Scala dedicata a J.-P. Dantan, Parigi, 21 luglio1837 (Parigi, Bibliothèque Nationale Vm 7 537).<br />

n. 4. Scala dedicata al principe Wielhorski, Parigi, 27 luglio 1837 (Parigi, Bibliothèque Nationale W. 23, 18).<br />

n. 5. Scala per chitarra, Praga, 4 gennaio 1829 (Praga, Ceské Hudby Museum).<br />

282


TAVOLA II - Esempi di omnibus.<br />

n. 1. L’omnibus classico (analisi armonica di M. DeVoto).<br />

n. 2. Gli accordi in presenza sono il prodotto di una rigorosa condotta delle voci: due note<br />

sono tenute mentre le altre due voci procedono per moto contrario.<br />

n. 3. L’omnibus in progressione continua.<br />

n. 4. N. PAGANINI, Scala per Clara.<br />

283


n. 5. J. S. BACH, Passione secondo S. Matteo.<br />

n. 6. N. PAGANINI, Quartetto n. 7 M.S. 34 (versione per quartetto d’archi).<br />

n. 7. F. SCHUBERT, Rondo in la maggiore D. 438.<br />

284


n. 8. P. I. ČAJKOVSKIJ, Sinfonia patetica.<br />

n. 9. H. W. ERNST, L’ultima rosa.<br />

n. 10. H. W. ERNST, Elégie, op. 10.<br />

285


TAVOLA III - Serie dei suoni armonici superiori.<br />

286<br />

© pxb 2005


TAVOLA IV - Divisioni della corda di la del violino secondo la Scala di <strong>Paganini</strong> (Realizz. di G. Pietrini).<br />

© pxb 2005<br />

287


BIBLIOGRAFIA SCELTA<br />

WARREN DWIGHT ALLEN, Philosophies of music History, New York, American Book<br />

Company, 1939 [«In Mersenne, the three great genera of music – the diatonic, the<br />

chromatic, and the enharmonic – constitued a Triunity comparable to the Holy Trinity.<br />

The Father is represented by the diatonic, because this mode with its whole steps and<br />

half steps includes the two other modes, just as God contains within himself the Son<br />

and Holy Ghost principles. The Son parallels the chromatic mode; both represent<br />

beauty, equality, and wisdom. Thus the Son and the chromatic mode proceed from the<br />

Father and the diatonic, respectively; the enharmonic proceeds from the chromatic and<br />

diatonic, just as the Holy Ghost proceeds from the Father and the Son» (p. 16)].<br />

HERBERT K. ANDREWS, The Oxford Harmony, London, Oxford University Press, 1969,<br />

vol. II [«The major common chord on the flattened supertonic is one of the most important<br />

and beautiful things in Classical chromatic harmony. In its first inversion the<br />

chord is commonly known as the Neapolitan Sixth, traditionally supposed to have been<br />

‘invented’ by Alessandro Scarlatti and his followers. Whatever its origin it is a beautiful<br />

and expressive chord, which can be used either as strictly chromatic harmony, or in<br />

modulation with splendid effect» (p. 15)].<br />

MICHAEL BACH BACHTISCHA, Uraufführungen von Michael Bach Bachtischa und Niccolò <strong>Paganini</strong>,<br />

Worms, Kulturbüro der Stadt Worms, 2004 [«Souvenir de <strong>Paganini</strong> für 12 Celli<br />

(2004) ist eine freie Umarbeitung einer Skizze für Klavier, welche Niccolò <strong>Paganini</strong> der<br />

jugendlichen Clara Wieck im Jahr 1829 widmete. Die Besonderheit dieser vierstimmigen<br />

Akkordkette ist, daß deren Ober-und Unterstimmen in fortlaufenden Halbtonschritten<br />

einen Oktavraum durchmessen» (p. 1)].<br />

JAMES M. BAKER, Chromaticism in Classical Music, in Music Theory and The Exploration of<br />

The Past, a cura di CHRISTOPHER HATCH e DAVID W. BERNSTEIN, Chicago, The University<br />

of Chicago Press, 1993, pp. 233-307 [«Chromaticism may serve to enrich, expand,<br />

surprise, and confuse, but ultimately its purpose is to confirm the tonic» (p. 259)]<br />

[«For Mozart, as for later generations of composers, the universe of twelve tones<br />

seems to have exerted a powerful influence, rendering musical statements of fewer<br />

than twelve pitches in a sense structurally deficient, dependent upon other statements<br />

to provide the sense of resolution achieved through a complete chromatic unfolding»<br />

(p. 303)].<br />

MELCHIORRE BALBI, Trattato del sistema armonico di Antonio Calegari, Milano, Giovanni<br />

Ricordi, 1853 [«Scala semituonata, da taluno detta anche cromatica, è quella che progredisce<br />

per l’intervallo di mezza voce soltanto» (p. 8)] [«E per verità, la diversità che passa<br />

dalla voce espressa da D diesis a quella espressa da E bemolle è tale, che non può far a<br />

meno di essere molto distinta anche presso il nostro orecchio, e qualunque, benchè<br />

materiale violinista, la eseguisce sensibilissima, mentre suonando col violino un D quarta<br />

riga, ponendo il terzo dito sulla seconda corda, e suonando un E quarto spazio col<br />

quarto dito sulla stessa corda, se gli vien fatto di dover suonar il D diesis spinge avanti il<br />

terzo dito per l’intervallo appunto di un semituono minore 24/25, e se deve suonar l’E<br />

bemolle ritira il quarto per l’intervallo di un semituono pur minore» (pp. 56-57)].<br />

PATRIZIO BARBIERI, L’intonazione violinistica da Corelli al Romanticismo, «Studi Musicali»,<br />

2, XIX, 1990, pp. 319-384 [«Francesco Galeazzi nel Saggio del 1791 afferma<br />

che i migliori esecutori attuavano l’intonazione sintonica nel modo più rigoroso,<br />

288


spostando la posizione dei toni grandi e piccoli a seconda delle tonalità» (p. 327)]<br />

[«Nel 1812 Carlo Gervasoni, sostenendo che i diesis venivano intonati più gravi<br />

dei bemolli, scrive: «e così nel violino, per esempio, il semituono minore la-la diesis<br />

nel cantino si eseguisce col medesimo dito, e il semituono la-si bemolle si eseguisce<br />

con due diversi dita di seguito» (p. 346)].<br />

DIETRICH BARTEL, Musica Poetica: Musical-Rhetorical Figures in German Baroque Music,<br />

Lincoln and London, University of Nebraska Press, 1997.<br />

IAN BENT, Analysis, London, Macmillan Press, 1987 [«Ernst Kurth distinguished between<br />

two forces at work in Romantic harmony […] it is the cohesive forces of tonality<br />

that are constructive, and the dissolving forces of chromaticism that are destructive»<br />

(pp. 46-47)].<br />

TATIANA BERFORD, Filosofiya doblesti: Zametki o virtuoznosti v Dvadzati chetyriokh kaprisakh<br />

dlia skripki solo N. <strong>Paganini</strong>, in Posledniy Chetverg: Literaturno-khudozhestvenny al’manakh:<br />

Velikij Novgorod (n. 6), Novgorod Velikij, Università Jaroslav il Saggio, 1998 [«Raskrytije<br />

intonazionnogo potenziala skripki – tesno svjasannoje so vsjo toj ge idejej osvobogdenija<br />

– proiskhodit pri etom putjom zapolnenija polutonami diatoniceskogo passaga,<br />

t. e. dvigetsja po puti uplotnenija dannogo diapasona zvukami do intonazionnykh predelov<br />

samoj evropejskoj muzykalnoj sistemy» (p. 88)].<br />

GIAN GIUSEPPE BERNARDI, Armonia, Milano, Hoepli, 1897 [«È noto che nel sistema<br />

temperato un medesimo suono può chiamarsi e scriversi diversamente secondo il<br />

punto di vista dal quale viene considerato. Questo fatto che costituisce l’enarmonia<br />

moderna (più esattamente omofonia o anzi isofonia), rende possibile apparentemente una<br />

nuova scala detta scala enarmonica […] La scala enarmonica, nel sistema temperato<br />

coincide perfettamente colla cromatica: è quindi scala speculativa, non pratica. Ciò<br />

non è però in natura» (pp. 5-6)].<br />

PHILIPPE BORER, The Twenty-Four Caprices of Niccolò <strong>Paganini</strong>, their significance for the history<br />

of violin playing and the music of the Romantic era, Zurich, Michel Scherrer, 1997.<br />

ID., Scuola, tradizione e modernità in <strong>Paganini</strong>, «Nuova Rivista Musicale Italiana», 1, 1999,<br />

pp. 92-101 [«Libero dalle catene scolastiche e certamente con maggior curiosità e indipendenza<br />

di pensiero di qualunque altro dei suoi contemporanei, il grande virtuoso andò<br />

diritto alle fonti della scuola italiana di violino […]. Egli sfruttò ed ampliò tecniche<br />

già esistenti, ma ne fece rivivere anche altre ormai dimenticate, sforzandosi di arrivare<br />

alla fusione fra il materiale tradizionale ed i suoi nuovi concetti personali» (p. 99)].<br />

LUC BRETON, Quelques remarques sur les cadences dans la musique de vénerie française, «Cahiers<br />

de Musiques Traditionelles», 7, 1994, pp. 175-189 [«Or, l’enjeu de la cadence en musique<br />

n’est rien d’autre que le symbole (entendu comme ce qui porte en soi) de la périchorèse.<br />

Partant de notes qui, implicitement, définissent une tonique […] on retombe<br />

sur cette tonique en fin de phrase (cadence de tonique = conversion) ou à côté (cadence<br />

de ré équivalente ici à un certain type de chute, mais non définitive» (p. 178)].<br />

ROGER BULLIVANT, The Nature of Chromaticism, «The Music Review», XXIV, 1963, pp.<br />

97-129.<br />

GIAN CARLO CONESTABILE, Vita di Niccolò <strong>Paganini</strong>. Nuova edizione con aggiunte e note di<br />

FEDERICO MOMPELLIO, Milano, Società ed. Dante Alighieri, 1936.<br />

RUGGERO CHIESA, Analisi della «Grande Sonata per Chitarra sola con accompagnamento di<br />

<strong>Violin</strong>o», QISP, 2, 1974, pp. 42-46.<br />

289


ROGER COTTE, Musique et Symbolisme, résonances cosmiques des instruments et des œuvres, St-<br />

Jean-de-Braye, Dangles, 1988 [«De l’accord tempéré est sortie, au début du XXe siècle,<br />

l’étrange théorie du dodécaphonisme (musique à 12 sons égaux) dont les adeptes, au<br />

contraire des classiques, refusent d’accorder à une note toute prééminence sur quelque<br />

autre. C’est l’image ou le symbole, disent certains, de la future société égalitaire. Cette<br />

musique est généralement sinistre et ne sort que rarement d’une grisaille difficilement<br />

supportable pour la majorité des mélomanes» (p. 43)].<br />

ROLF DAMMANN, Der Musikbegriff im deutschen Barock, Köln, Arno Volk, 1967 [«Innerhalb<br />

dieser Bewegungsstufung (Affektstufung) der Intervalle gilt dem Halbton ein hervorragendes<br />

Interesse. Er ist praktisch das kleinste Intervall und hat das kleinste Bewegungsmaß:<br />

vicinitas ad unisonum mollitiem inducit. Seine weiche, matte, träge, schlaffe Wirkungseigentümlichkeit<br />

macht ihn vor allem zur Darstellung der traurigen Affekte geeignet»<br />

(p. 274)] [«Denkwürdig ist die Erklärung der Chromatik. Sie vergegenwärtigt<br />

eine harmonische Gattung, in der dem Halbton eine konstitutive Funktion zukommt.<br />

Für die Darstellung der traurigen und beschwerenden Affekte hat er einen hervorragenden<br />

Strukturwert, ebenso für den Bezirk des Melancholischen» (p. 275)] [«Aus der<br />

Verspannung von Affekt und Ratio ergeben sich neue Gesichtspunkte für die Musiklehre.<br />

Das seit der italienischen Spätrenaissance am stärksten in die überkommene<br />

harmonische Struktur Eingreifende ist die Entfaltung des Chromatischen. Wie gezeigt<br />

wurde, ist sie im Hinblick auf die Musica pathetica von zwei Seiten her bergründet: einmal<br />

aus dem ‘mathematischen’ Ordnungsgrund der Musik und zum anderen als notwendiges<br />

Darstellungsmittel des Sprachsinnes mit rhetorischen Begriffen. Die konzentrierte<br />

Verwendung tonartfremder Halbtöne dient zumeist der Affektdarstellung<br />

des Traurigen, des Schmerzes, der Klage. Sie kann auch, wie in Bachs ‘Chromatischer<br />

Fantasie’, entfesselt werden und das Bedrohende, das ‘Pathos’, das Leiden, das Furchtbare,<br />

Melancholische mit erschreckender Gewalt zur Darstellung bringen. Die Chromatik<br />

führt hier, wo die musikalische-rhetorische Figur der Pathopoiia gleichsam zum<br />

‘Tenor’ erhoben erscheint, über den Darstellungsbereich des Traurigen noch hinaus»<br />

(p. 428)].<br />

ALAIN DANIELOU, Traité de Musicologie Comparée, Paris, Hermann, 1959 [«Pareilles aux<br />

sept planètes, qui évoluent parmi les douze signes du Zodiaque, les sept notes se déplacent<br />

dans les douze régions de l’octave, où elles occupent vingt-deux positions principales<br />

(ce nombre pouvant dans certains cas être réduit à dix-sept). Nous aurons<br />

l’occasion de préciser pourquoi ces douze régions de l’octave ne sauraient être assimilées<br />

à douze sons fixes. Elles déterminent l’espace dans lequel les notes se meuvent<br />

mais ne peuvent pas être prises pour les notes elles-mêmes. C’est de cette confusion<br />

que naît le dodécaphonisme, confusion entre un espace musical et une note, entre un<br />

arrangement approximatif des touches sur un instrument (ou un clavier) et des intervalles<br />

expressifs» (p. 50)].<br />

ID., Music and the Power of Sound. the Influence of Tuning and Interval on Consciousness, Rochester<br />

(Vermont), Inner Traditions, 1995 [«The generalized use of equal temperament, which<br />

vastly oversimplifies musical structures, has led people to forget completely the most<br />

elementary acoustic realities and, by distorting all the intervals, has rendered the meaning<br />

of chords vague and unclear» (p. 121)].<br />

ID., Tableau Comparatif des Intervalles Musicaux, Pondichéry: Institut Français d’Indologie,<br />

1958 [«Il semblait ainsi à l’oreille que, lorsque la voix errait sur l’échelle des fréquences,<br />

290


on trouvait, par rapport à la tonique, une série de points précis correspondant à des intervalles<br />

expressifs parfaits, des sortes de mots mélodiques» (Introduction, p. 1)].<br />

ANDREA DELLA CORTE - GUIDO M. GATTI, Dizionario di musica, Torino, Paravia, 1952<br />

[«Le origini del cromatismo sono antiche, e risalgono alla musica greca; si attribuiva ad<br />

esso un carattere malinconico in confronto a quello energico della scala diatonica. Nel<br />

1300 Marchetto da Padova la definisce permutatio. Largamente si servirono del cromatismo<br />

i madrigalisti del cinque e seicento. Biagio Marini, verso il 1630, lo adoperava nel<br />

violino» (p. 158)].<br />

PELLEGRINO M. ERNETTI, Principî filosofici e teologici della musica, Roma, EDI-PAN,<br />

1980 [«Lo “spettro armonico”, che è legge naturale ed universale e, quindi, ontologica,<br />

è identico in tutto l’universo […]. La musicologia comparata e la etnologia musicale<br />

comparata vanno sempre insieme nell’uso dello spettro armonico, per cui potremmo<br />

dire che sono due branche inscindibili strettamente legate alla legge dello<br />

spettro armonico: sono la manifestazione concreta del detto principio ontologico. Sicché<br />

il principio è uno, le applicazioni sono multiple» (pp. 155-156)] [«Da ciò potremo<br />

arguire che la regola della consonanza, della dissonanza e dell’intonazione, in primo<br />

luogo stabilisce la distinzione fra gli intervalli consonanti da quelli dissonanti, in secondo<br />

luogo ammette come intonati soltanto quegli intervalli il cui rapporto di frequenza<br />

corrisponde a due numeri interi consecutivi. In altre parole, e per riassumere, potremo<br />

dire che la naturalità della musica consiste, per quanto riguarda la sua veste sonora, nella<br />

posizione che il soggetto senziente occupa rispetto ai suoni di uno spettro armonico,<br />

agli intervalli che nascono da tali suoni e al rapporto numerico che è indice<br />

degli stessi intervalli» (p. 290)].<br />

FRANCESCO GALEAZZI, Elementi teorico-pratici di musica con un saggio sopra l’arte di suonare il<br />

violino analizzata, ed a dimostrabili principj ridotta, Roma, Pilucchi Cracas, 1791-1796 [«Tutti<br />

i Toni, o Modi sono perfettamente tra di loro simili in quanto alle proporzioni, e distanze<br />

de’ loro gradi, o suoni. Tali proporzioni sono indicate nella Tavola seguente:<br />

8/9 (T.ma.), 9/10 (T.mi.), 15/16 (S.ma.), 8/9 (T.ma.), 9/10 (T.mi.), 8/9 (T.ma.), 15/16<br />

(S.ma.)» (vol.I, p. 105)] [«Vedano adunque i musici pratici quanto s’ingannino nel credere,<br />

che tutti i semitoni siano d’una distanza eguale; e quanto sia necessario il conoscer<br />

la giusta proporzion degl’intervalli; mentre da ciò dipende tutto il merito<br />

dell’intonazione, tanto male eseguita a’ tempi nostri» (vol. I, p. 114, nota a)] [«Il temperamento<br />

quanto necessario, ed indispensabile sopra gli stromenti d’accordatura fissa,<br />

altrettanto è inutile, e pernicioso sopra gli stromenti d’arco ed alla stessa voce umana.<br />

Infatti, perchè voler guastare il dolce effetto della vera intonazione sopra degli stromenti<br />

atti per loro natura ad eseguire ogni più minuto intervallo? Che il temperamento<br />

non sia ammissibile sopra il violino, ed altri stromenti d’arco ecco un esperienza che lo<br />

comprova: Che un buon’intonatore accompagni un cembalo, o pian-forte bene accordato,<br />

in certi toni alquanto carichi d’accidenti. S’accorgerà ben tosto, che sarà egli costretto,<br />

per l’unione, scostarsi dall’intonazione consueta, ed addattarsi all’imperfezione<br />

del cembalo o pian-forte, or chi non vede, che il solo abuso ha potuto render soffribili<br />

questi stonatissimi stromenti, e che i cantanti, che su di essi imparano l’intonazione,<br />

son soggetti ad averla sempre al sommo equivoca?» (pp. 115-116)].<br />

FRANCESCO GEMINIANI, The Art of Playing on the <strong>Violin</strong> Containing All the Rules necessary<br />

to attain a Perfection on that Instrument, London, 1751; RLondon, Oxford University<br />

Press, 1952 [«The Chromatic Scale must be composed only of the greater and lesser<br />

291


Semitones; and the Octave also must be divided into 12 Semitones, that is, 7 of the<br />

greater and 5 of the lesser» (p. 3)].<br />

CARLO GERVASONI, La Scuola della musica, Piacenza, Orcesi, 1800 [«Il Semitono minore<br />

è il più picciolo intervallo nel nostro sistema ammesso; ma questo però è di tale e tanta<br />

importanza nell’arte musica, che su d’esso si fonda tutta la variazione e la grandezza<br />

della medesima. Non essendo poi quest’intervallo che la differenza del maggiore al minore<br />

che si trova in un intervallo stesso, s’indica perciò sopra il medesimo grado, e si<br />

distingue con un diesis o con un bemolle, ed il suo rapporto è di 24 a 25» (p. 94)].<br />

FRANÇOIS-AUGUSTE GEVAERT, Traité d’Harmonie théorique et pratique, Paris, Lemoine,<br />

1905 [«Le mode de formation des gammes est celui-ci: À la série des sept degrés du Majeur<br />

diatonique, invariablement maintenue dans son entier, viennent s’ajouter cinq sons altérés, pris<br />

d’ordinaire, partie à droite, partie à gauche, (rarement tous du même côté), sous la condition expresse<br />

de former, avec la série diatonique, une chaîne ininterrompue de 11 Quintes, en sorte que les<br />

deux sons extrêmes de la série composent un intervalle de tierce augmentée» (p. 154)].<br />

PETER GIESL, Von Stimmführungsvorgängen zu Kleinterzzirkeln. Eine Deutung der Teufelsmühle<br />

durch die Clausellehre, «Die Musikforschung», LIV, 2001, pp. 378-399.<br />

FLOYD K. GRAVE - MARGARET G. GRAVE, In Praise of Harmony, the Teachings of Abbé<br />

Georg Joseph Vogler, Lincoln and London, University of Nebraska Press, 1987 [«Vogler<br />

forms a complete chromatic scale by combining the seven tones of his major scale, the<br />

three additional tones of the minor, and two further tones: a half step below the fifth<br />

degree (comparable in size to the interval between B and C), and a major third above<br />

the sixth degree» (pp. 21-22)].<br />

GIOVANNI GUANTI, Estetica musicale. La storia e le fonti, Milano, R.C.S. Libri, 1999 [«la<br />

corrispondenza simbolica tra figura e “affetto”, formulata inizialmente dai musicisti<br />

italiani in modo generico e intuitivo, sotto la spinta di una retorica pedante non è più<br />

lasciata all’inventiva del singolo musicista, ma si stilizza in un repertorio di formule<br />

rigide» (p. 120)].<br />

CARLO GUHR, L’arte di suonare il violino di Nicolò <strong>Paganini</strong> qual appendice a tutti i metodi fin<br />

qui conosciuti con un trattato dei suoni armonici semplici e doppj, Milano, G. Ricordi, 1834,<br />

R1943 [«La tecnica straordinaria d’un tanto artista è infiammata dagl’interni affetti<br />

della sua anima […] e siccome l’angoscia, il profondo soffrire, ed il dolore bersagliarono<br />

ognor la sua vita, sì che giammai venisse da una serenità scevra di nubi rischiarata;<br />

così gli accenti del pianto, della melancolia, della tristezza quelli sono che segnalano<br />

il suo suonare» (p. 66)].<br />

RUDOLF HAASE, Die zwölf “Halbtöne”, «Musikerziehung», 4, XXV, 1972, pp. 150-155<br />

[«1/1, 15/16, 8/9, 5/6, 4/5, 3/4, 32/45, 2/3, 5/8, 3/5, 5/9, 8/15, 1/2; diese Intervallproportionen<br />

aber sind seit der Antike die Grundlagen unserer Musik» (p. 150)].<br />

HANS KAYSER, Die Form der Geige, Zürich, Occident-Verlag, 1947 [«Wie man sieht, eine<br />

durch eine Oktave c’-c hindurch leidlich gleichmäßig verteilte Anzahl von 12 verschiedenen<br />

Tönen. Die Bruchzahlen bedeuten die Saitenorten» (p. 18)].<br />

GEORGE IMBERT DE LAPHALEQUE, Notice sur le célèbre violiniste Nicolò <strong>Paganini</strong>, Paris,<br />

Guyot, 1830 [«Dans ses concertos, dont le premier est en mi-bémol, on ne doit pas<br />

omettre l’adagio appassionato, qui est d’un chant grandiose et des plus pathétiques. Jamais<br />

on ne porta l’expression aussi loin; il y est déchirant. L’historique de ce morceau mérite<br />

d’être connu. <strong>Paganini</strong> sortait du théâtre où il venait d’entendre Demarini, premier tragédien<br />

de l’Italie. Ce grand acteur avait été sublime dans une scène de prison où, après<br />

292


avoir récapitulé ses malheurs, il suppliait la Providence d’y mettre un terme en le débarrassant<br />

du fardeau de la vie. <strong>Paganini</strong> se mit au lit encore sous le coup des émotions<br />

qu’il venait d’éprouver; il lui fut impossible de se livrer au sommeil: désespérant de<br />

goûter le repos, il se lève et trouve sur son violon des expressions qui lui servent à<br />

épancher toute cette sensibilité qui lui brûlait son âme» (p. 27)].<br />

ATHANASIUS KIRCHER, Musurgia Universalis sive Ars Magna Consoni et Dissoni, Roma,<br />

Corbelletti, 1650, RHildesheim, Olms, 1970 [«Nam, mi, fa, nescio quid languoris &<br />

mollitiei oppidò à reliquis tonis distincte possedet» (tomus I, p. 566)] [«Cum itaque musica<br />

scientia sit numeri sonori; omne autem sonorum, ut alibi dictum est, aeris motus<br />

involvat, qui quidem si proportionatus sit, animam & auditum benè; si disproportionatus<br />

eundem malè afficit. Indè prima consoni & dissoni fundamenta» (tomus I, p. 566)]<br />

[«Enharmonicum & chromaticum ob exilia intervalla vix quicquam praeter mollitiem<br />

imprimunt» (tomus I, p. 568)].<br />

STEFAN KOSTKA - DOROTHY PAYNE, Tonal Harmony, with an Introduction to Twentieth-<br />

Century Music, Boston, McGraw Hill, 2000 [«The omnibus, a coloristic sequential succession<br />

of chords traditionally used to harmonize a nonfunctional chromatic bass line, is also<br />

a chromatically saturated chord succession» (p. 470)].<br />

ERNST KURTH, Grundlagen des linearen Kontrapunkts. Bachs melodische Polyphonie, Bern,<br />

Krompholz & Co., 1916.<br />

LA MARA (alias Marie Lipsius), Franz Liszts Briefe, Leipzig, Breitkopf & Härtel, 1893<br />

[«Voici quinze jours que mon esprit et mes doigts travaillent comme deux damnés;<br />

Homère, la Bible, Platon, Locke, Byron, Hugo, Lamartine, Chateaubriand, Beethoven,<br />

Bach, Hummel, Mozart, Weber sont tous à l’entour de moi. Je les étudie, les médite, les<br />

dévore avec fureur; de plus, je travaille quatre à cinq heures d’exercices (tierces, sixtes,<br />

octaves, trémolos, notes répétées, cadences, etc.) Ah! Pourvu que je ne devienne pas<br />

fou, tu retrouveras un artiste en moi. Oui, un artiste tel que tu les demandes, tel qu’il en<br />

faut aujourd’hui. “Et moi aussi je suis peintre”, s’écria Michel-Ange la première fois<br />

qu’il vit un chef-d’œuvre […] Quoique petit et pauvre, ton ami ne cesse de répéter les<br />

paroles du grand homme depuis la dernière représentation de <strong>Paganini</strong>» (vol. I, p. 7)].<br />

ERNESTO SERGIO MAINOLDI, Ars Musica. La concezione della musica del Medioevo, Milano,<br />

Rugginenti, 2001 [«Considerando i valori numerici del temperamento equabile,<br />

l’unico rapporto armonico risulta essere il diapason stesso. Inoltre, essendo ogni rapporto<br />

determinato da un numero irrazionale, l’intonazione di questa gamma resta indefinibile<br />

in termini di lunghezze di corde. Nonostante dunque la scala temperata<br />

presenti un’esteriore simmetria nell’ugualianza dei dodici intervalli, essa si pone come<br />

una negazione concettuale e pratica dell’armonia pitagorica. Essendo la serie del diapason,<br />

definita dalle potenze di 2, la successione di intervalli consonanti per eccellenza, la<br />

serie definita dai radicali di 2 rappresenterà la successione disarmonica per eccellenza»<br />

(p. 162)] [«Nel contrapporsi intellettualmente e sensibilmente al pitagorismo musicale,<br />

il sistema temperato vi si contrapporrà anche dinamicamente: il primo, mosso dal principio<br />

dell’imitazione, si orienta all’armonia celeste, il secondo muoverà invece verso la<br />

«terrosità» del suono e verso le potenze irrazionali della materia, essendo improntato alla<br />

divisione, tendenza che si esprime nel numero due (la «materia», la «divisione», la<br />

«duplicità»), sulla cui riduzione irrazionale esso viene a costituirsi. Se il tritono era il diabolus<br />

in musica, il temperamento equabile può essere simbolicamente considerato un “infernus<br />

in musica” […] Ricordando anche il significativo insegnamento di s. Agostino:<br />

293


“Tutte le cose che non si armonizzano tra loro, sono però in accordo con la parte inferiore<br />

del mondo, quella che chiamiamo terra, a cui confà un cielo coperto dalle nubi e<br />

spazzato dai venti”» (p. 163)].<br />

ERNEST G. MCCLAIN, The Pythagorean Plato, Stony Brook, N.Y., Nicolas Hays, 1978<br />

[«The ratios of the first six integers - 1:2:3:4:5:6 - can define all the tones of the Greek<br />

Dorian mode, Plato’s “true Hellenic mode” (Laches 188d), musical foundation for the<br />

Republic (398-399), and its reciprocal, our modern major mode […] This tuning has come<br />

down through history as Ptolemy’s “diatonic syntonon”» (p. 20)].<br />

MARIN MERSENNE, Harmonie Universelle contenant la Théorie et la Pratique de la Musique, Paris,<br />

Cramoisy, 1636 RParis: Éditions du CNRS, 1986 [«j’observe cette disposition de<br />

tons, qui est la plus naturelle, comme l’on void par la suite naturelle des nombres: 48,<br />

54, 60, 64, 72, 80, 90, 96» (vol. II, p. 151)]; [«Puisque l’experience enseigne que le Diapason<br />

qui a moins de degrez, & de divisions pour servir à toute sorte de Musique est le<br />

plus usité & le plus commode, & que tous les Praticiens avoüent que la division de<br />

l’Octave en 12 demi-tons leur est plus facile pour toucher les Instruments, il est raisonnable<br />

que nous ajoûtions cette proposition en leur faveur, afin de monstrer que ce<br />

n’est pas sans raison qu’ils suivent les Aristoxeniens dans leur Pratique, qui fait voir sur<br />

la Viole, & sur les autres Instruments à manches touchez, que le Triton & la fausse<br />

Quinte ont un intervalle egal, & que l’Octave est composee de 3 Tierces majeures, dont<br />

chacune est un peu moindre que celle de 5 à 4, comme l’on void en ces 3 nombres 64,<br />

125, 128, dont le premier & le second contiennent 3 Tierces majeures, & le premier &<br />

le dernier font l’Octave juste, qui surpasse les trois Tierces d’une diese Enharmonique<br />

de 128 à 125: & parce q’elle est moindre que deux commas, il s’ensuit que chaque<br />

Tierce majeure n’est diminuée que de la raison 128 à 127, qui n’est guere plus grande<br />

que la moitie du comma, laquelle n’est pas sensible: car si l’on divise la diese en trois<br />

raisons, ou intervalles, qui approchent fort pres de l’egalite, l’on aura ces quatre nombres<br />

128, 127, 126, 125» (vol. II, p. 170)].<br />

WILLIAM J. MITCHELL, The Study of Chromaticism, «Journal of Music Theory», VI, 1962,<br />

pp. 2-31 [«In the G# minor Etude, Op. 25/6, Chopin was wisely desirous of maintaining,<br />

in the notation for the right hand, a constant representation of thirds, as a convenience<br />

for the performer. In carrying out this aim, the score is perforce at sharp variance<br />

in many places with chromatic scales as they are usually notated in such a key as G#<br />

minor» (p. 18)].<br />

MARIA ROSA MORETTI - ANNA SORRENTO, Catalogo tematico delle musiche di Niccolò <strong>Paganini</strong>,<br />

Genova, Comune di Genova, 1982.<br />

LEOPOLD MOZART, Scuola di <strong>Violin</strong>o (1787), traduzione di Giovanni Pacori, Gaeta,<br />

Edizioni Geroglifico, 1991 [«Sul pianoforte, ‘sol diesis’ e ‘la bemolle’ sono la stessa cosa.<br />

Questo è dato dalla ‘temperatura’. Secondo gli esatti rapporti però, le note abbassate<br />

dal bemolle sono più acute di un ‘comma’ rispetto alle corrispondenti che sono però<br />

innalzate col diesis. Per esempio: ‘re bemolle’ è più acuto di ‘do diesis’, ‘sol bemolle’ è più<br />

acuto di ‘fa diesis’, ecc. Qui deve giudicare il buon orecchio e sarebbe certo utile consigliare<br />

allo scolaro il sonometro (monochordon)» (p. 78)].<br />

N. LINDSAY NORDEN, A new theory of untempered music, «The Musical Quarterly», XXII,<br />

1936, pp. 217-233 [«Nothing basic may be learned from the study of a temperament,<br />

which is merely a distortion for the sake of convenience or necessity. In fact, theory<br />

books written under the influence of mean-tone temperament contain statements<br />

294


entirely at variance with statements in similar books written under the influence of<br />

equal temperament» (p. 222)].<br />

ARON L. OSTROVSKY, Kurs teorii muzyki, Leningrad, Muzika, 1978.<br />

NICCOLO PAGANINI, Epistolario, a cura di EDWARD NEILL, Genova, Comune di Genova,<br />

1982 [«cette faculté qui fait passer l’âme d’un exécutant au bout de ses doigts pour traduire<br />

en sons les émotions» (p. 253)].<br />

JEFFREY PERRY, <strong>Paganini</strong>’s Quest: The Twenty-four Capricci per violino solo, Op. 1, «19th<br />

Century Music», 3, XXVII, 2004, pp. 208-229 [«Each of <strong>Paganini</strong>’s questive utterances<br />

follows a trajectory that suggests traversal of a large portion of the available harmonic<br />

field. The harmonic field in question is that defined by the equal-tempered major/minor<br />

system. Since it permits tonal ‘shortcuts’ via enharmonic equivalence, even<br />

temperament provides a rich but bounded galaxy of pitch relations. <strong>Paganini</strong> exploits<br />

both the wide reach of the field and its boundedness […]. Performers who seek to use<br />

some form of just or historical tuning in the performance of <strong>Paganini</strong>’s music must<br />

take into consideration the frequent – and frequently pivotal – enharmonic moments<br />

in the Caprices. Such moments make attempts to use a form of just intonation or inequal<br />

temperament problematic» (p. 211)].<br />

NICOLA PETRINI ZAMBONI, De’ <strong>Violin</strong>isti più celebri d’Italia. Cenni storici in forma di lettera,<br />

in Nicola Petrini Zamboni, Memorie di un violinista cesenate (1785-1849), a cura di FRANCO<br />

DELL’AMORE, Cesena, Comune di Cesena, 1995, pp. 143-153 [«Ho inteso cinque accademie<br />

del <strong>Paganini</strong> in Firenze, e sempre mi è sembrato maggiore. Serbava nelle più<br />

astruse difficoltà l’intuonazione più perfetta, in modo tale che le sue dita pareano compassi<br />

geometrici» (p. 147)].<br />

WALTER PISTON - MARK DEVOTO, Armonia, Torino, EDT, 1989 [«La semplicità della<br />

condotta delle parti dell’omnibus è in netto contrasto con la difficoltà della sua analisi<br />

armonica» (p. 432)].<br />

JEAN-PHILIPPE RAMEAU, Génération Harmonique, Paris, Prault, 1737 [«L’Origine du<br />

genre Chromatique se tire d’une succession fondamentale par Tierce» (p. 145)].<br />

ERICH SCHENK, Barock bei Beethoven, in Beethoven und die Gegenwart - Festschrift Ludwig<br />

Schiedermair, Berlin und Bonn, Ferd. Dümmlers, 1937, pp. 177-219.<br />

RENEE SCHIDLOF, Structure de la gamme chromatique et rôle du 7me harmonique, «Archives des<br />

sciences physiques et naturelles», Genève, Institut de Physique de l’Université, 5, XIX,<br />

1937, pp. 22-42 [«La règle de la gamme chromatique se formule alors comme suit: on<br />

dièze ou bémolise, à l’intérieur des intervalles d’un ton, en ajoutant ou en retranchant<br />

29,96 savarts (multiplication par 15/14 ou par 14/15) et à l’intérieur des intervalles d’un<br />

demi-ton en ajoutant ou en retranchant 33, 42 savarts (multiplication par 27/25 ou par<br />

25/27). L’irrégularité de cette règle peut se justifier, ce me semble, par le fait qu’elle est<br />

liée à l’irrégularité de la gamme diatonique majeure elle-même» (pp. 39-40)].<br />

JULIUS MAX SCHOTTKY, <strong>Paganini</strong>’s Leben und Treiben als Künstler und als Mensch, Praga,<br />

J.G. Calve, 1830 [«Bei meinem ersten Besuche, den ich <strong>Paganini</strong>’n machte, sah ich eine<br />

Guitarre auf dem Bette liegen, und da man, auch von seinem Guitarrenspiel Vieles gesprochen<br />

hatte, fragte ich ob er jetzt niemals öffentlich sich darauf hören ließe? ‘Nein,<br />

gab er zur Antwort, ich liebe dies Instrument nicht, sondern betrachte es nur als einen<br />

Gedankenleiter; ich ergreife es zuweiten, um meine Phantasie für die Composition anzuregen,<br />

oder eine Harmonie hervorzubringen, was ich auf der <strong>Violin</strong>e nicht kann,<br />

295


sonst hat es keinen Werth in meinen Augen’» (p. 267)] [«Mein großes Gesetz heißt<br />

Varietà e Unità in Arte und dies ist schwer zu vereinigen» (pp. 271-272)].<br />

HERMANN SCHRÖDER, Naturharmonien, Berlin, Vieweg, 1906.<br />

ERWIN SCHWARZ-REIFLINGEN, Niccolo <strong>Paganini</strong>, Kompositionen für Gitarre und Streichinstrumente,<br />

N. 1, Große Sonate für Gitarre Solo mit Begleitung einer <strong>Violin</strong>e, Frankfurt, Zimmermann,<br />

s.d., ZM 1037 [«Takt 35 findet sich eine unleserliche dynamische Bezeichnung,<br />

piangendo oder ähnlich» (p. 15)].<br />

ALBERTO SCHWEITZER, G.S. Bach, il Musicista-Poeta, Milano, Suvini Zerboni, 1967<br />

[«Nel III verso del corale Jesus Christus unser Heiland, alle parole “dolorosa passione” interviene<br />

il motivo cromatico; la cadenza di questo passo, simile a quella che descrive la<br />

parola “disperazione” dell’Agnus Dei, si effettua per moto contrario, ed è il non plus ultra<br />

del cromatismo» (pp. 341-342)].<br />

FRANCESCO SFILIO, Alta cultura di tecnica violinistica, Milano, Bocca, 1937, RVarese,<br />

Zecchini, 2002 [«Riepilogando, il segreto di <strong>Paganini</strong> non consiste in un solo ritrovato<br />

ma nel complesso di vari sistemi che costituivano il suo modo di suonare personalissimo<br />

e allora considerato trascendentale. Cioè: I) il localizzare ogni esercizio di forza nel<br />

braccio, che egli appoggiava fortemente al corpo lasciando completamente libera la<br />

mano e leggiere e sciolte le dita (il tenere la spalla sinistra alta non aveva per questa ragione<br />

alcuna influenza speciale); II) l’uso del tatto per la sicurezza dell’intonazione; III)<br />

l’uso per le progressioni cromatiche della diteggiatura rivelata dalla sua scala, e cioè<br />

sempre della successione delle dita consecutive; IV) l’uso del piegamento del polso per<br />

il passaggio di posizione; V) l’estensione e lo scarto delle dita consecutive» (pp. 42-43)].<br />

MATTHEW SHIRLAW, The Theory of Harmony, Dekalb, IL, B. Coar, 1955 [«Rameau regarded<br />

the chromatic notes of the scale, not as essential elements, or as representing an<br />

extension of the key-system, but as a means for effecting a change of key» (p. 242)]<br />

[«In short, the only information which Rameau has to offer with respect to the nature<br />

of our chromatic system is that it has its origin in the Fundamental Bass in Thirds, and<br />

that such a bass determines the chromatic semitone 24:25 […] Rameau does not mention<br />

the fact that all the chromatic notes necessary for the formation of the complete<br />

scale of semitones were in use by the fourteenth century, and that even the Greeks had<br />

the two forms of B—» (p. 242)].<br />

ELMAR SEIDEL, Ein chromatisches Harmonisierungs-Modell in Schuberts Winterreise, «Archiv<br />

für Musikwissenschaft», 4, XXVI, 1969, pp. 285-296 [«Die Pathopoiia ist bekanntlich eine<br />

Figur, durch deren Anwendung ein musikalischer Satz pathetisch hervorgehoben wird.<br />

Sie kommt in der Anordnung der chromatischen Töne sowohl auf- wie absteigend vor.<br />

Nur absteigend ist sie mit dem Ausdruck des Schmerzes, der Trauer, des Leides (Lamento)<br />

verbunden. Aber auch aufsteigend bleibt sie eine pathetische Ausdruckfigur»<br />

(p. 291)].<br />

ID., Über den Zusammenhang zwischen der sogenannten Teufelsmühle und dem 2. Modus mit begrenzter<br />

Transponierbarkeit in Liszt’s Harmonik, in Referate des 2. Europäischen Liszt-<br />

Symposium Eisenstadt 1978, a cura di SERGE GUT (= Liszt-Studien 2), München, 1981,<br />

pp. 172-206.<br />

LOUIS SPOHR, Lebenserinnerungen, Tutzing, Hans Schneider, 1968 [«<strong>Paganini</strong> habe ich in<br />

seinen beiden zu Kassel gegebenen Konzerten mit dem höchsten Interesse gehört.<br />

Seine linke Hand, die immer reine <strong>Intonation</strong> und seine G-Saite sind bewunderungswürdig»<br />

(vol. I, p. 148)].<br />

296


JUTTA STÜBER, Die <strong>Intonation</strong> des Geigers, Bonn, Verlag für systematische Musikwissenschaft,<br />

1989.<br />

GIUSEPPE TARTINI, Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia, Padova, Stamperia<br />

del Seminario, 1754, edizione a cura di ENRICA BOJAN, Palermo, Novecento Editrice,<br />

1996 [«Io nel mio violino, dove suonando a doppia corda posso incontrar fisicamente<br />

la forma dell’intervallo, di cui è segno fisico dimostrativo il tal terzo suono, che<br />

deve risultare, ho il vantaggio per me, e per i miei scolari della sicura intonazione, e in<br />

conseguenza dell’uso reale della scala suddetta in precisione di ragioni» (pp. 174-175)].<br />

ID., De’ principj dell’armonia musicale contenuta nel diatonico genere, Padova, Stamperia del Seminario,<br />

1767, RHildesheim, Olms Verlag, 1970 [«La sostanza non è ne’ segni: è nelle<br />

ragioni, nelle quali per necessità dimostrativa devono risultare gl’intervalli costituenti la<br />

scala; e l’ordine dimostrativamente necessario dei termini risultati non sta ne’ segni: sta<br />

nei numeri di ciascun termine, esprimenti la forma delle ragioni, e ordinati a ragguaglio<br />

dei loro minimi gradi decrescenti […] 180-160-144-135-120-108-96-90. Questa è in effetto<br />

la stessa scala diatonica sintona di Tolomeo ultimo de’ Greci deduttori, il quale<br />

con questa corresse i notati difetti delle scale anteriormente, e variamente dedotte […]<br />

Questa è parimenti la stessa scala, che l’autore già molti anni ha esposto nel capitolo quarto<br />

del suo trattato di musica: ivi più ristrettamente, qui più diffusamente, acciò non possa<br />

dirsi, che qui non si è inteso, come si disse allora del suo trattato» (pp. 77-78)].<br />

MARTIN VOGEL, Die Enharmonik der Griechen, 2. Teil: Der Ursprung der Enharmonik,<br />

Düsseldorf, Gesellschaft zur Förderung der systematischen Musikwissenschaft, 1963<br />

[«Im heutigen Musikleben spielt das syntonische Komma eine größere Rolle, als gemeinhin<br />

angenommen wird. Die <strong>Intonation</strong>sreinheit eines Symphonieorchesters oder<br />

einer Blaskapelle hängt davon ab, in welchem Maße die Komma-Unterschiede<br />

beachtet oder vernachlässigt werden. Die ausübenden Musiker sind sich über Art<br />

und Häufigkeit solcher Komma-Differenzen meist nicht im klaren, da sie nach dem<br />

Gehör spielen und den Ausgleich gegenüber der reinen Stimmung unbewußt vornehmen.<br />

Fast allen fehlen auch die nötigen akustischen Kenntnisse, um sich die<br />

Gründe für reine oder fehlerhafte <strong>Intonation</strong> klar machen zu können» (p. 128)].<br />

ROBERT W. WASON, Viennese Harmonic Theory from Albrechtsberger to Schenker and Schoenberg,<br />

Ann Arbor (Michigan), U.M.I. Research Press, 1985 [«Yellin considers the ‘classical<br />

omnibus’ to be a succession of five chords, beginning with a root-position dominant<br />

seventh and ending with the same chord in six-five inversion. The intervening<br />

chords are the product of strict voice leading: two tones are held, while the remaining<br />

two proceed by half step in contrary motion» (p. 16)] [«Chromatic harmony is not<br />

completely unrelated to diatonic procedures, but it is certainly more than the mere surface<br />

alteration of an essentially undisturbed diatonic structure» (p. 59)].<br />

MICHEL WOLDEMAR, Grande Méthode ou Etude Elémentaire pour le Violon, Paris, Erard,<br />

c.1800, RCourlay, Fuzeau, 2001 [«Le lecteur observera que dans mes gammes chromatiques<br />

je fais sentir la différence qu’il y a d’un Ré dièze à un Mi bémol ainsi que celle de<br />

plusieurs autres nottes et que le chromatique est une suitte de nottes détachées pendant<br />

que l’enharmonique existe et a toujours existé dans le couler d’une manière plus ou<br />

moins sensible» (p. 6)].<br />

297


INDICE<br />

Saluto delle autorità p. 5<br />

VENERDÌ 3 DICEMBRE 2004<br />

Alma Brughera Capaldo<br />

Apertura del convegno p. 15<br />

Maria Rosa Moretti<br />

Introduzione. Intorno a <strong>Paganini</strong> p. 19<br />

Maria Rosa Moretti<br />

Intorno a <strong>Paganini</strong>. Nuove acquisizioni<br />

sulla biografia e su alcuni cimeli paganiniani p. 23<br />

Carmela Bongiovanni<br />

Osservazioni sulla musica<br />

a Genova nell’età di <strong>Paganini</strong> p. 101<br />

Giuseppe Isoleri<br />

Politica ed economia<br />

a Genova nell’età paganiniana p. 161<br />

Stefano Fera<br />

Storia e progetto della nuova casa <strong>Paganini</strong> p. 179<br />

Alessandro Dal Lago<br />

Virtuosi di ieri e famosi di oggi p. 187<br />

Roberto Grisley<br />

Scrivere come parlare:<br />

la comunicazione epistolare di <strong>Paganini</strong> p. 191<br />

Marco Battaglia<br />

Mosaico ottocentesco.<br />

Mazzini e <strong>Paganini</strong> tra musica, filosofia,<br />

lettere, memorie e due storiche chitarre p. 205<br />

Ingolf Turban<br />

<strong>Paganini</strong> comunicatore e ispiratore<br />

delle nuove generazioni di violinisti p. 221<br />

SABATO 4 DICEMBRE 2005<br />

Mauro Balma<br />

La tradizione popolare fonte di ispirazione<br />

per <strong>Paganini</strong> p. 227<br />

Tatiana Berford<br />

Alessandro Rolla e Niccolò <strong>Paganini</strong>:<br />

il maestro e l’allievo p. 255<br />

Philippe Borer<br />

Cromatismo ed espressione delle passioni<br />

in <strong>Paganini</strong> p. 265<br />

Claudio Pavolini<br />

Fonti d’ispirazione del violinismo paganiniano p. 299


Alberto Giordano<br />

<strong>Paganini</strong> e il Cannone p. 359<br />

Anna Maria Salone<br />

La vicenda <strong>Paganini</strong> – Cavanna p. 371<br />

Fausto Amalberti<br />

<strong>Paganini</strong> e la «Société pour l’exploitation<br />

du casino et des concerts» di Parigi p. 425<br />

Paola Brocero<br />

I documenti paganiniani del fondo Anzoletti<br />

della Biblioteca Comunale di Trento p. 449<br />

DOMENICA 5 DICEMBRE 2004<br />

Antonio Delfino<br />

<strong>Paganini</strong> e la musica per organo p. 501<br />

Bozhanka Mocinova<br />

Compositori bulgari ispirati a <strong>Paganini</strong> p. 517<br />

Stefano Termanini<br />

Ispirazioni ed echi paganiniani:<br />

Camillo Sivori davanti alle sue platee p. 527<br />

Anna Sorrento<br />

Riflessioni e prospettive p. 559<br />

APPENDICE<br />

Maria Rosa Moretti - Anna Sorrento<br />

Note di aggiornamento al Catalogo tematico p. 565<br />

Curricula dei convegnisti p. 591<br />

INDICI E APPARATI<br />

Nota metodologica p. 598<br />

Siglario p. 599<br />

Indice degli esempi musicali p. 601<br />

Indice delle figure p. 603<br />

Indice dei nomi p. 609

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