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STRUTTURE MORFOPROSODICHE DEL LATINO ... - Unitus DSpace

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Grazie alla gentilezza di Marina Passalacqua, che attende a una riedizione<br />

dell’AP basata su una lettura accurata del manoscritto mediante l’ausilio di particolari<br />

apparecchiature, sono in grado di trascrivere la sua nuova edizione diplomatica di AP<br />

3 Barwick, interessante soprattutto per la sistemazione dei nomi nella pagina del codice<br />

bobbiese e per qualche variante di natura ortografica non registrata nell’apparato<br />

del Keil (con e si indicano convenzionalmente alcuni segni paragrafematici<br />

di enfasi presenti nel codice, il primo equivalente a tre puntini):<br />

Nomina cum accentu producto:<br />

.................. eliodorus theodorus<br />

.................. polidorus chloantus<br />

.................. ...........rus tyrannus<br />

.................. grauatum lebeta<br />

delubrum cratera *umbilicus<br />

serestus *∫ sarpedon adonis<br />

..arci... olympus cecropis<br />

peneleus passifae casybus<br />

flegedon sybilla praesagus<br />

camilla anthea camillus<br />

triton alcanoris gulussa<br />

agenoris<br />

Nomina cum accentu correpto:<br />

castoris hectoris rethoris [sic]<br />

mnestoris actoris aurunci*<br />

laudamium ca...o(?)be baratrum<br />

barcent palanges procyta<br />

pelicis asi...um garamantas<br />

arbota<br />

Non sfugga in primo luogo il contesto filologico e storico-linguistico entro cui<br />

va collocato AP 3 Barwick (ma analogo discorso si può tranquillamente fare per AP<br />

4). Come indicano alcuni studi di Mario De Nonno 14 che ha pubblicato diversi frammenti<br />

presenti sia nel nostro codice bobbiese sia nel più antico Neapolitanus Lat. 2<br />

(sec. V, già Vindobonensis 16), anche i lacerti dell’AP contenuti nel Neapolitanus<br />

Lat. 1 possono esser fatti risalire ad un «agglomerato» tardoantico 15 che doveva fungere<br />

da supporto all’attività scolastica di qualche paedagogium.<br />

Gli allievi di questo paedagogium si avvicinavano alla norma ortografica e,<br />

soprattutto, ortoepica del latino neostandard (spesso sovrapponentisi in fase tardolatina<br />

come aveva acutamente intuito Velio Longo 7, 73, 11 Keil) 16 in possesso di una<br />

competenza linguistica oramai molto divergente rispetto a quella scolastica. Non è da<br />

escludere che molti di questi pueri fossero alloglotti, considerato l’assetto marcata-<br />

14 Cfr. soprattutto De Nonno 2000.<br />

15 Cfr. De Nonno 2000:152nota.<br />

16 Per un commento a questo brano vedi Desbordes 1990:219-220, Codoñer 1985:210-213; viziato dall’idea<br />

dell’inesistenza di un registro substandard nel latino tardo è l’interpretazione di Wright 1982:55-57, per la quale cfr.<br />

Mancini 1994a e Mancini 1994b:24-26.<br />

4

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