Notizie 20 - Centro missionario diocesano Belluno-Feltre - Diocesi

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nale. Non ricordo nemmeno su di te il sorriso dei “bambini poveri”, tanto declamato da chi va in Africa per la prima volta. Ricordo però due occhi pieni di coscienza, lontani dalla menzogna. Ricordo che sapevi vivere giocando, trasformando il gioco in sopravvivenza... O rendendo la sopravvivenza un gioco, non so. Ricordo quando mi hai messo nelle mani il tuo lancepierres, la fionda, che custodivi nei pantaloncini corti. Una notte mi hai portato insieme a te sotto gli alberi, con una torcia elettrica. Hai puntato la luce verso i rami e appena intravisti tra le foglie i luccichii riflessi degli occhi dei pipistrelli, mi hai insegnato a scagliare le pietre verso gli occhi, per abbattere i grandi “apanì” appollaiati a testa giù. Ricordo che scoppiavi a ridere perché scagliavo tanti sassi ma non cadeva nemmeno un pipistrel- Piccoli missionari 24 lo. Tu invece al secondo o al terzo sasso, mietevi una vittima. Non uccidevi mai per il gusto di farlo, ma solo per mangiare. Ricordo quando hai centrato un gatto a dieci metri, hai acceso il fuoco tra tre sassi e lo hai cotto in un pentolino con un po’ di sugo. Ricordo quando mi hai portato all’allevamento di maiali vicino alla missione e legato un maialino per le zampe posteriori, lo hai fatto diventare in breve tempo un insieme di bistecche. Ricordo che tutto era vissuto con la semplicità e la verità di un gioco, ma niente era superficiale o disinteressato. Tutto il tuo lavoro concorreva alla tua vita e a quella dei tuoi amici più piccoli, di cui ti prendevi cura. «Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?». Tu sei questo per me. E probabil-
mente non sei nemmeno cristiano… Forse ti sembrerà una banalità, Mamadou, una di quelle cose scontate che si dicono appena tornati dai viaggi in Africa, ma tu, davvero, mi hai cambiato la vita. Sai perché? Perché sono passati dieci anni da quando sono tornato e i tuoi occhi sono ancora qui con me, e la tua Ale e Esteban Piacere, mi presento, io sono Ppapà! Ho la fortuna di avere 2 figli: Alessandro, frutto del mio amore per mia moglie Daria, ed Esteban, frutto del mio amore per Dio. Ale ed Esteban possono sembrare bambini simili, ma scoprirete che sono in realtà molto diversi. Ale vive in Italia, con la sua mamma ed il suo papà. Esteban vive in Ecuador, con dei genitori adottivi che l’hanno accolto dopo che il padre lo ha abbandonato e la madre Maria del Carmen è morta per una malattia che ha costretto i suoi ultimi anni in sedia a rotelle. fionda… quella che mi hai regalato, anche lei è qui con me, sul mio comodino. Spero tu sia vivo, anche se poco dopo che ci siamo conosciuti a casa tua è scoppiata la guerra. Spero tu sia vero, ancora, come quando avevi dieci anni. Un giorno, se mai ci rivedremo, ti farò vedere che un “apanì”, ora, lo becco anch’io… Jacopo Emma - Costa d’Avorio Ale è sempre vissuto in un ambiente adatto ad un bambino, dove giocare, divertirsi e crescere sano. Esteban, prima di perdere la madre, è cresciuto nell’estrema povertà prima e nel centro di accoglienza per bisognosi successivamente. Per Ale trovarsi un pasto caldo più volte al giorno è un diritto. Per Esteban è una fortuna. Per Ale addormentarsi nel suo lettino accogliente e profumato è una normalità. Per Esteban è un sogno. 25 <strong>Notizie</strong> - N. <strong>20</strong>
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