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Rivista l'Arbitro 1/2012 - Associazione Italiana Arbitri

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La storia del padovano Adriano Boldrin<br />

Ultimo nella corsa<br />

campione di solidarietà<br />

di Francesco Palombi<br />

La città di Padova, non di rado, viene citata<br />

e riconosciuta come la città dei tre<br />

“senza”: il Caffè senza porte (il monumentale<br />

Caffè Pedrocchi, storico locale<br />

cittadino, anticamente era aperto ad ogni<br />

ora del giorno), il Prato senza erba (il Prato<br />

della Valle, seconda piazza più grande<br />

d’Europa dopo la Piazza Rossa di Mosca,<br />

in realtà fino alla fine del XVIII secolo era<br />

una superficie interamente paludosa) ed<br />

il Santo senza nome (Sant’Antonio infatti,<br />

di cui è tradizionalmente popolare la<br />

devozione, è comunemente chiamato “Il<br />

Santo” per antonomasia, con speciale riferimento<br />

all’omonima Basilica).<br />

Non si può dire, però, che gli arbitri padovani<br />

siano persone senza coraggio, abnegazione<br />

e spiccato senso del dovere.<br />

Dopo il proditorio e tempestivo intervento<br />

del giovane Sergiu Glavan, che riuscì a salvare<br />

la vita ad un portiere degli Juniores –<br />

vittima di un terribile scontro di gioco – grazie<br />

a qualche rudimento di primo soccorso<br />

appreso dal padre medico (<strong>Rivista</strong> “L’Arbitro”<br />

3/2010, pag. 31), e l’adozione a distanza<br />

di una bambina brasiliana nell’ambito del<br />

progetto “Mello Mattos”, un altro associato<br />

della Sezione euganea è balzato agli onori<br />

delle cronache per un gesto di non comune<br />

altruismo e straordinaria solidarietà.<br />

Teatro della vicenda, in cui il lato umano<br />

ha nettamente prevalso sull’impresa<br />

sportiva, è stato il percorso dell’ultima<br />

edizione della Venice Marathon, lungo<br />

i canonici 42,195 km culminati con l’ingresso<br />

nella suggestiva cornice di Piazza<br />

San Marco.<br />

Davvero curioso però, è che la virtuale<br />

“maglia nera” (riservata simbolicamente<br />

all’ultimo classificato) sia toccata proprio<br />

ad un… Arbitro.<br />

Il cinquantanovenne osservatore Adriano<br />

Boldrin (appartenente alla Sezione AIA<br />

di Padova, ma veneziano di Campolongo<br />

Maggiore) ha infatti tagliato il traguardo in<br />

5h58’38”, classificandosi nella posizione ufficiale<br />

numero 5842. In una parola, ultimo.<br />

Ma la stanchezza, i dolori e le fatiche della<br />

corsa non c’entrano nulla: lo scorrere<br />

impietoso del cronometro è passato in<br />

secondo piano di fronte al grande cuore<br />

di Boldrin, che dalla partenza di Stra<br />

(VE) ha accompagnato fino a Venezia il<br />

cinquantenne Giuseppe Zanella, atleta<br />

bellunese non vedente.<br />

“Da quando c’è la Venice Marathon ci<br />

sono anch’io – ha raccontato divertito<br />

Boldrin, sempre pronto alla battuta col<br />

sorriso sulle labbra – e questa volta ho<br />

davvero rischiato di sforare il tempo limite!<br />

Usciti dal parco (il Parco San Giuliano<br />

alle porte della città lagunare, ndr) ho<br />

dovuto affidare Giuseppe all’amica Katia<br />

Fabris, perché si stava facendo tardi e rischiavo<br />

di non arrivare entro le sei ore,<br />

con conseguente impossibilità di essere<br />

al via anche il prossimo anno.”<br />

Eventualità scongiurata, così Adriano<br />

Boldrin potrà iscriversi anche all’edizione<br />

n. 27 della Maratona di Venezia, l’ennesimo<br />

tassello di un curriculum con oltre<br />

400 competizioni: “Posso dire di aver<br />

corso in tutti i continenti, con qualsiasi<br />

condizione climatica, e porterò sempre<br />

con me ricordi ed esperienze indimenticabili:<br />

tra queste, la mia Venice Marathon<br />

del 1990 chiusa in 3h04’, tempo che mi<br />

permise l’iscrizione alla maratona di Bo-<br />

ston (corsa poi quattro volte). Facendo<br />

due calcoli, ho fatto due volte il giro del<br />

mondo a piedi. Essere un arbitro mi ha<br />

aiutato molto, e devo ringraziare la mia<br />

Sezione di Padova ed il Presidente Spiezia<br />

perché mi è stata sempre concessa<br />

l’opportunità di coltivare serenamente la<br />

mia passione per l’atletica, conciliando le<br />

maratone con i sempre numerosi impegni<br />

ed obblighi di associato.”<br />

Nonostante un ginocchio un po’ dolorante<br />

e qualche acciacco, però, Boldrin non<br />

ha nessuna intenzione di appendere le<br />

fatidiche scarpette al chiodo: “Ho diverse<br />

gare in calendario: prima di Venezia avevo<br />

corso a Chicago, ed ora mi aspettano<br />

le tappe di Ravenna, Firenze, Palermo<br />

(dove accompagnerà un altro corridore<br />

disabile, ndr) e Reggio Emilia. La mia<br />

squadra è l’Atletica Riviera del Brenta<br />

– Mira, ma faccio parte anche del Club<br />

Supermarathon, l’associazione bolognese<br />

composta da tanti che, come me, non<br />

sanno resistere al fascino delle maratone.<br />

Io, quando corro, sono felice.”<br />

Gioia che l’osservatore arbitrale Boldrin<br />

vuole spesso condividere con amici<br />

meno fortunati di lui: la dimostrazione<br />

che non si è mai “fuori tempo massimo”<br />

per opere di bene e gesti di solidarietà.<br />

n. 1/<strong>2012</strong><br />

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