i moderati calano l'asso saverio fragassi candidato sindaco - Il Resto

| iL RESTO settimanale | 14 aprile 2013 “VELE
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TERRITORIO
MANZONI COME IL GUP
AL VENTO”
S’AVEVA DA FARE
di Mirella Bruno
►
► BARI - Ci sono
voluti ben sette anni
e mezzo di tribolazioni
giudiziarie, tra
udienze, sequestri,
dissequestri e incidenti
probatori per
arrivare a scrivere
definitivamente la
parola fine sulla vicenda
della lottizzazione
di “Lama Balice”,
realizzata, a
poche centinaia di
metri dall’aeroporto,
Karol Wojtyla, del capoluogo
pugliese, da
due dei più valenti
imprenditori della
zona, il barese Vito
Vasile e l’altamurano
Filippo Simone,
assistiti dagli avvocati
Michele Laforgia
e Raffaele Padrone.
Per l’accusa sostenuta
dalla prima ora
dai pubblici ministeri,
Francesca Romana
Pirrelli e Roberto
Rossi, c’erano
state nella realizzazione
del complesso
una serie di violazioni
urbanistiche e
paesaggistiche. Ma
gli imprenditori, che
avevano ottenuto regolare
licenza edilizia,
hanno da sempre
contestato, dati
e documenti alla
mano, gli addebiti
della procura che
avevano portato alla
richiesta di formulazione
di nove rinvii a
giudizio, tra imprenditori
e funzionari
del comune di Bari.
Un corposo fascicolo
d’inchiesta sull’impresa
“Vele al Vento”
che, oltre a Vasile e
Simone, ha tenuto
sulla graticola giudiziaria
sei figure professionali
di palazzo
di città: Sigismondo
Cellamare, Antonio
Colaianni, Annamaria
Curcuruto, Vito
Nitti, Francesca Mallardi
e Vincenza Palmiotto.
Ma per il giudice
delle udienze
preliminari del Tribunale
di Bari, Antonio
Diella, che ha
emesso una sentenza
di archivia-
zione, “il fatto non
costituisce reato” e,
per questo, ha deciso
di assolvere con formula
piena e, a suo
parere, senza ombra
di dubbio, tutti
i protagonisti della
vicenda. Per loro le
accuse erano pesanti,
si andava, a
vario titolo, dalla