Capitolo VIII Con il pallone di fianco - OnEdit
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Tratto dal libro<br />
Una Storia, tante storie<br />
<strong>di</strong> Tito Delton<br />
Ma nelle realtà sportive d<strong>il</strong>ettantistiche, non si dovrebbe mai<br />
“dormire”, mai pensare che tutto è a posto, che non rimane altro che<br />
stare a guardare quanto sono bravi, belli e buoni i nostri ragazzi. Mai.<br />
A metà luglio del 2004, quando uno che non è proprio un ragazzo e<br />
non frequenta movida <strong>di</strong> sorta, se ne sta sul terrazzo <strong>di</strong> casa a godersi<br />
quei soffi <strong>di</strong> aria fresca che, all’una <strong>di</strong> notte, danno un certo sollievo,<br />
proprio in quel momento riceve una telefonata. Non può essere suo<br />
figlio che ha chiamato da New York pochi minuti prima, e nemmeno<br />
qualche amico che vuole invitarlo ai Murazzi, quando mai!<br />
A G<strong>il</strong>berto Andreotti, perché è <strong>di</strong> lui che parlo, quasi gli girano<br />
quando va a prendere <strong>il</strong> cordles per<br />
rispondere. Mi pare <strong>di</strong> vedere la scena (come<br />
me l’ha raccontata un comune amico), con un<br />
Andreotti scontroso e la faccia tosta <strong>di</strong> chi<br />
chiama. E’ <strong>il</strong> “Barca”, anzi è <strong>il</strong><br />
“BarcanovaSalus”, materializzatosi in<br />
qualcuno che forse sarà stato Sarto e forse no<br />
a chiamare e chiede se ci possa essere un<br />
colloquio urgente, in quanto <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettivo che si<br />
sta svolgendo in quelle ore, non cava un<br />
ragno dal buco dopo le <strong>di</strong>missioni <strong>di</strong><br />
Ar<strong>di</strong>ssone. Due parole per comprendere come stanno realmente le<br />
cose e poi appuntamento per <strong>il</strong> giorno dopo. E <strong>il</strong> giorno dopo<br />
Andreotti accetta la presidenza, con <strong>il</strong> sottinteso principio che d’ora in<br />
poi sarà lui a dettare le linee guida, pur con l’aiuto <strong>di</strong> tutti e, in special<br />
modo, <strong>di</strong> Enzo Panzeri.<br />
G<strong>il</strong>berto Andreotti è stato giocatore nelle giovan<strong>il</strong>i del Barcanova per<br />
poi passare al Torino e allo Spartanova degli anni sessanta. Ha poi<br />
proseguito con una buona carriera tra i semi professionisti,<br />
<strong>di</strong>mostrando, sempre, quel carattere <strong>di</strong> merda come giocatore e un<br />
carattere eccezionale, semplice e generoso, come uomo e<br />
impren<strong>di</strong>tore. A proposito del carattere <strong>di</strong> Andreotti, che è uno, come<br />
molti dei suo predecessori, della Regione, e che del Barca è stato socio<br />
sostenitore per tantissimo tempo, circola una curiosa storiella <strong>di</strong><br />
quando giocava nello Spartanova. In una gara <strong>di</strong> un torneo giovan<strong>il</strong>e<br />
in Belgio, categoria juniores, cui partecipava lo Spartanova dei primi<br />
anni sessanta, Andreotti, che aveva subito un fallo ma che aveva<br />
proseguito per quella, non scritta, regola del vantaggio, si era visto<br />
fermare dall’arbitro che, invece <strong>di</strong> usare <strong>il</strong> fischietto, gli aveva gridato<br />
<strong>di</strong> fermarsi, “mangiaspaghetti <strong>di</strong> un italiano”!<br />
A quelle parole, u<strong>di</strong>te da buona parte dei giocatori, dai <strong>di</strong>rigenti e dal<br />
pubblico che si era messo a ridere, Andreotti aveva reagito urlando<br />
all’arbitro <strong>di</strong> chiedere scusa. Questi, invece, gli aveva riso in faccia e<br />
se n’era andato, proseguendo nel gioco. G<strong>il</strong>berto non ci pensò due<br />
volte e mentre <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> gara era circondato da tutti i giocatori<br />
sessant’anni della nostra vita e del calcio giovan<strong>il</strong>e e d<strong>il</strong>ettantistico<br />
a Torino e <strong>di</strong>ntorni