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n. 14 - Autunno 2010 - Le montagne divertenti

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Alpinismo<br />

i fidati Bernasconi e Riva e, arrivato<br />

alla cosiddetta “Schiena di Mulo”,<br />

superò con le scarpette di gatto (come<br />

erano nominate allora le pedule in<br />

manchon già usate da Emilio Comici<br />

sulla Dolomia) un passo arduo, senza<br />

possibilità di assicurazione, pinzando<br />

dal dorso giallo di granito i cristalli<br />

affioranti che gli permisero di acciuffare<br />

la splendida lama successiva. Il<br />

dado era tratto.<br />

Piantò alcuni chiodoni<br />

artigianali, quelli ereditati<br />

da Mario Molteni 2 e sbucò<br />

sul terrazzo sotto la lancia<br />

strapiombante, una sorta di<br />

totem inaccessibile. 3<br />

Ad indicargli la strada fu un<br />

sentiero di funghi neri, provvidenziali<br />

erosioni rocciose che lo condussero<br />

di nuovo in cresta, ma ancora in un<br />

punto insormontabile. Con grande<br />

intuito scese una decina di metri sul<br />

versante occidentale e s’infilò sul<br />

“Diedro nero”, un atletico angolo di<br />

lastre sovrapposte che porta alla base<br />

dell’ultimo ostacolo rilevante, il “Salto<br />

giallo”. Qui un comodissimo ballatoio<br />

senza parapetti fa da anticamera<br />

ad una scaglia inclinata incisa da una<br />

regolare fessura. Vinci la superò con<br />

eleganza, sospeso sul vuoto frizzante<br />

del versante E. Dalla parte opposta<br />

lo osservava il pilastro orientale di<br />

Punta Sertori su cui, un paio di giorni<br />

prima, con gli stessi compagni, aveva<br />

tracciato un percorso diretto. Doveva<br />

essere una grande soddisfazione risolvere<br />

così due grossi problemi della<br />

zona e depennarli dal libro degli<br />

itinerari da aprire. Oggi la sua via sul<br />

Cengalo è una classica della regione,<br />

tra le più belle del Màsino e non ha<br />

perso smalto nonostante l’età e l’attacco<br />

dei driller. All’inizio del terzo<br />

2 - Mario Molteni, soprannominato Mario Preet, per<br />

il suo sguardo serio e melanconico, un po’ da prete di<br />

borgata, era un alpinista comasco del gruppo di Vinci,<br />

morto di sfinimento nel luglio del 1937 dopo aver<br />

aperto con Cassin e compagni la via sulla NE del Badile.<br />

Alla sua scomparsa la madre di Molteni regalò<br />

ad Alfonso Vinci il materiale alpinistico del figlio<br />

(compreso un mazzetto di chiodi artigianali).<br />

3 - Nelle prime ripetizioni e a tutti gli anni ’60 per<br />

superare senza rischi il primo sprotetto tratto della<br />

Schiena di Mulo venne usato un grosso filo di ferro<br />

uncinato lungo alcuni metri, che permetteva di<br />

arpionare il primo chiodo, distante appunto un po’<br />

di metri. Se ne trova testimonianza in alcune foto<br />

d’epoca.<br />

A. Sione<br />

millennio infatti sono spuntati, per<br />

mano elvetica, in coppia alle soste e<br />

sporadici sui tiri, luccicanti fittoni e<br />

placchette inox.<br />

Uno sfregio all’opera d’arte?<br />

Certamente sì, secondo un manipolo<br />

di valorosi valligiani che ha<br />

liberato a martellate il Vinci dalle<br />

quelle catene. Così adesso si possono<br />

ancora passare i rinvii nei consumati<br />

chiodi del primo salitore o solleticare<br />

le fessure con i friends, geniali<br />

invenzioni che semplificano molto le<br />

cose. In ogni caso è puro piacere per<br />

i moderni arrampicatori ripercorrere<br />

questa pietra luminosa che Alfonso<br />

Vinci ci ha lasciato, lui che di sassi<br />

preziosi era un grande esperto.<br />

AlFoNSo VINCI<br />

Alfonso Vinci nasce a Dazio,<br />

in Valtellina, nel 1915, studia<br />

all’università di Milano laureandosi<br />

in lettere e filosofia e successivamente<br />

in scienze naturali con specializzazione<br />

in geologia. Trasferitosi a<br />

Como, frequenta l’ambiente alpinistico<br />

locale e lecchese e, dopo un<br />

periodo di formazione con scalatori<br />

celebri come Riccardo Cassin, trova<br />

un suo personale percorso verticale<br />

contraddistinto da alcune importanti<br />

prime ascensioni. Gli anni che precedono<br />

l’inizio della seconda guerra<br />

mondiale lo vedono protagonista nel<br />

Màsino e nelle Dolomiti agordine con<br />

nuove salite di alto livello, tanto che<br />

gli viene conferita dal regime fascista<br />

la medaglia d’oro al valore atletico.<br />

Alfonso Vinci è sicuramente tra i<br />

maggiori alpinisti italiani degli anni<br />

’30. Di ideali libertari, partecipa attivamente<br />

alla resistenza: è il partigiano<br />

Bill, capo della divisione valtellinese<br />

delle Brigate Garibaldi che si distinse<br />

per l’audacia delle sue azioni. Nel<br />

1945, dopo aver disarmato un’intera<br />

caserma con cinquanta carabinieri,<br />

è catturato e rinchiuso nel carcere<br />

di San Vittore. A guerra terminata<br />

decide di cercare fortuna altrove, si<br />

imbarca per il Sudamerica con 200<br />

dollari in tasca e una cassa piena di<br />

materiale da arrampicata.<br />

Dovrebbe partire con<br />

Gervasutti, che nel<br />

frattempo è impegnato<br />

sul Mont Blanc du Tacul:<br />

attenderà invano il suo<br />

compagno, perché da quei<br />

graniti il Fortissimo non<br />

farà ritorno 4 .<br />

4 - Giusto Gervasutti (1909 – 1946) detto il Fortissimo<br />

è stato uno dei più importanti alpinisti degli<br />

anni ’30 e ’40. Scomparve in un incidente durante<br />

la discesa da un pilastro del Mont Blanc du Tacul<br />

che successivamente porterà per sempre il suo nome<br />

(monte Bianco).<br />

Un gendarme sulla cresta.<br />

Ha in tasca un visto per Brasile,<br />

Venezuela e Cile. Nell’emisfero<br />

australe Vinci scala <strong>montagne</strong>,<br />

esplora vallate dal Messico alla Terra<br />

del Fuoco. Compie la prima traversata<br />

transandina, mettendo piede<br />

sulle principali vette della Cordillera<br />

dal Venezuela al Perù, passando da<br />

Colombia ed Ecuador. Nella Guayana<br />

riesce, con il botanico venezuelano<br />

Cardona, a raggiungere la sommità<br />

dell’Ayuàn Tepuy, da dove cade la<br />

più alta cascata del mondo, il Salto<br />

Angel. Ma la sua sete di conoscenza<br />

va ben oltre l’aspetto geografico o<br />

sportivo: risalendo il corso dell’Orinoco<br />

è il primo occidentale ad entrare<br />

in contatto con la tribù degli indios<br />

Yanoama sui quali compie approfonditi<br />

studi etnografici. Da questa<br />

esperienza nasce il libro Samatari che<br />

entrerà a far parte della trilogia sudamericana<br />

di Vinci, composta anche<br />

da Diamanti e Cordigliera. Un altro<br />

elemento importante dell’esperienza<br />

in quel continente è la scoperta dei<br />

diamanti di cui diviene in breve<br />

tempo, anche grazie ai suoi studi in<br />

geologia, ma soprattutto ad un fiuto<br />

insuperabile, uno dei massimi esperti.<br />

Valmasino<br />

Alfonso Vinci (foto Jacopo Merizzi). Scrive di lui Franco Brevini: "sembra uscito da un romanzo<br />

di Jack London, ma è nato a Dazio, in Valtellina, nel 1915. Nella sua vita Alfonso Vinci ha fatto di<br />

tutto: scalare <strong>montagne</strong>, esplorare nuove terre, valicare la Cordigliera, inseguire tesori scomparsi<br />

sui manoscritti dei conquistadores, cercare diamanti in Venezuela".<br />

Per sette anni, spesso da<br />

solo, setaccia la foresta<br />

con una bussola e un<br />

enorme zaino riuscendo<br />

a sopravvivere in<br />

quell’ambiente infernale<br />

dove neppure il sole riesce a<br />

filtrare, tra serpenti, insetti<br />

velenosi e vegetazione<br />

impenetrabile, ma alla<br />

fine trova il più grande<br />

giacimento del Venezuela<br />

e uno dei più importanti di<br />

quel continente.<br />

In breve la zona è invasa da una<br />

moltitudine di cercatori, avventurieri<br />

e disperati di ogni risma e Vinci<br />

cambia aria. Così racconta nel suo<br />

libro Diamanti5 il tentativo di vendere<br />

il bottino del suo team:<br />

“…Era cominciata la corte attorno<br />

ai nostri diamanti, il vecchio Paul era<br />

stato mandato perché ci valutasse il lotto<br />

e facesse un’offerta. Ci appartammo<br />

5 - Dal libro Alfonso Vinci, Diamanti – A caccia di<br />

fortuna in Venezuela, Vivalda editori, Torino 2005<br />

40 <strong>Le</strong> Montagne Divertenti <strong>Autunno</strong> <strong>2010</strong> <strong>Le</strong> Montagne Divertenti Spigolo Vinci al Cengalo (m 3367) 41

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