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I Monti Martani tra storia e leggenda<br />

fuori dalla finestra bacinelle d’acqua con delle erbe aromatiche<br />

colte la sera stessa. La mattina dopo quest’acqua<br />

in cui si sono rispecchiate le stelle di una notte molto speciale,<br />

viene usata per lavarsi il viso: una piccola cerimonia<br />

di purificazione! E anche gli archeologi, pur smentendo la<br />

presenza dei Celti, non possono fare a meno di descrivere<br />

il tempio di Torre Maggiore come un luogo di culto molto<br />

importante.<br />

Sulla sommità, fra la terra e il cielo, una serie di resti testimoniano<br />

la presenza di più templi.<br />

Vi si trovano le grandi pietre squadrate del tempio più<br />

antico (terzo-quarto secolo avanti Cristo) che disegnano<br />

ancora lo spazio del pronaos e quello della cella. Intorno a<br />

quest’edificio, a raggiera, sono venuti alla luce, nel corso di<br />

recenti campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza,<br />

alcuni locali che dovevano servire come ricovero per<br />

i pellegrini o per gli officianti. Restando sul piccolo piazzale<br />

davanti al tempio principale si possono invece notare,<br />

sulla sinistra, i resti di un secondo tempio, più recente<br />

(secondo-primo secolo avanti Cristo), anche questo con<br />

pronaos e cella. L’area sacra, secondo gli archeologi, era<br />

frequentata già fin dal VI secolo avanti Cristo. Durante gli<br />

scavi sono stati rinvenuti molti bronzetti votivi raffiguranti<br />

Marte, o delle semplici figure umane o animali stilizzate. Il<br />

tempio, in precedenza utilizzato dagli Umbri (sono state<br />

ritrovate anche delle iscrizioni nell’antica lingua) venne<br />

poi ricostruito dopo la conquista romana.<br />

Dalla sommità delle rovine si gode un panorama a 360<br />

gradi Si può facilmente vedere l’intera catena dei Martani<br />

e lo sguardo spazia fino a Todi e a Perugia (nelle giornate<br />

più limpide). Verso Sud-Est si possono invece ammirare<br />

le cime della Valnerina e del Terminillo e, a volte, anche il<br />

Gran Sasso.<br />

Ma prima di giungere sulla cima, c’è un altro luogo da ci-<br />

tare: la piana di Sant’Erasmo.<br />

Percorrendo la strada che porta verso la cima di Torre<br />

Maggiore ci si trova di fronte ad un pianoro circondato da<br />

mura poligonali antichissime (V-VI secolo a.C.) all’interno<br />

del quale, secondo gli archeologi doveva sorgere la piccola<br />

città umbro-romana di Clusiolum.<br />

Sul prato, che sembra sospeso a mezz’aria, oggi sorge<br />

soltanto una piccola ed elegante chiesa romanica dell’XII<br />

secolo per molto tempo sede di un convento benedettino<br />

e dedicata a Sant’Erasmo.<br />

Nella parte meridionale del pianoro però, affiorano i resti<br />

di grandi massi squadrati che delimitavano il perimetro di<br />

un “santuario italico” a picco sulla valle. Sulla sinistra (con<br />

le spalle alla chiesa), con un po’ d’attenzione, si può individuare<br />

un sentiero che scende di qualche metro sotto le<br />

mura poligonali. Dopo non più di 30-40 metri, in mezzo<br />

al bosco si nota l’ingresso di una cavità (del diametro di<br />

circa un metro) che ha la particolarità di espellere un get-<br />

to d’aria calda d’inverno e fresca d’estate. Proseguendo<br />

lungo il sentiero si può arrivare fino all’estermità dello<br />

sperone di Sant’Erasmo, in prossimità dell’antica torre di<br />

guardia, da dove il panorama è davvero mozzafiato.<br />

A proposito della chiesa romanica c’è un interessante fatto<br />

avvenuto<br />

nello scorso<br />

decennio di<br />

cui si occupò<br />

la stampa<br />

nazionale: si<br />

tratta della<br />

storia di una<br />

donna che si<br />

era sposata<br />

a l l ’ i n terno<br />

della chiesa<br />

di Sant’Erasmo,<br />

sulla<br />

m o n t a g n a<br />

al di sopra di<br />

Cesi. Questa<br />

donna, pochi<br />

minuti dopo<br />

la celebrazione<br />

era caduta<br />

in uno stato di confusione mentale che i più avevano<br />

attribuito ad una possessione diabolica. Il caso si presentò<br />

talmente grave da richiedere non un normale esorcismo,<br />

ma addirittura l’intervento diretto di Papa Giovanni Paolo<br />

II. La notizia fece scalpore, perché non risultavano altri casi<br />

di esorcismo esercitato direttamente dal pontefice e non<br />

venne mai smentita dal Vaticano.<br />

La magia e la superstizione d’altronde non hanno mai lasciato<br />

questi luoghi, tanto è vero che nel medioevo lo Statuto<br />

delle Terre Arnolfe, cioè la legge che regolamentava<br />

l’intero territorio della Contea del Monte e di quella del<br />

Piano e che era stato emanato nel 1286, sotto Papa Onorio<br />

IV, puniva la superstizione. L’articolo 21 dello Statuto condannava<br />

al pagamento di 10 libbre chiunque sottoponeva<br />

a fattura un uomo e una donna. Era anche prevista una<br />

pena minore, di 100 solidi, per chi sottoponeva a fattura<br />

un animale. Si trattava dunque di pene severe, ma non severissime:<br />

a dimostrazione del fatto che, forse, il reato in<br />

questione non era poi così raro.<br />

Visitare questi luoghi della bassa Umbria è davvero<br />

un’esperienza magnifica, l’energia presente è veramente<br />

percepibile ed ogni edificio storico sembra voler raccontare<br />

dei segreti. Le tradizioni, il folklore, il lessico di questa<br />

zona è una ferma testimonianza del nostro passato, attra-<br />

verso la quale possiamo intraprendere un viaggio di ricerca<br />

verso le nostre origini.<br />

viaggi e resoconti

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