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C'era una volta…. - KidsLink

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Introduzione<br />

Ancora <strong>una</strong> volta, come mi è accaduto spesso nel corso della mia lunga<br />

carriera di insegnante, anzi, di maestra, mi trovo a parlare di oggetti antichi.<br />

Chiedo ai bambini di portarli a scuola, li osserviamo, li schediamo,<br />

cerchiamo di utilizzarli da un punto di vista storico.<br />

Perché? Ha ancora senso nel nostro mondo ipertecnologico parlare di<br />

antico? O non è meglio concentrarci su ciò che servirà nel futuro imparando fin<br />

da piccolini che ciò che è passato non serve più, è fuori moda, è “out”?<br />

La risposta, per me, è assolutamente scontata: certo che c’è il senso, certo<br />

che è utile.<br />

Maneggiare oggetti antichi significa in un certo modo dare respiro a quel<br />

mondo che anche a noi adulti pare così lontano e che, invece, non è più in là di un<br />

paio di generazioni; significa far rivivere quegli oggetti che a noi fanno un poco<br />

sorridere per la loro semplicità e che invece erano di importanza vitale un tempo;<br />

significa capire che c’è stata un’epoca in cui le cose avevano un valore diverso, le<br />

persone erano diverse, la vita era diversa.<br />

Certo, se confrontata con quella odierna, l’esistenza di allora ci appare<br />

difficilissima, irta di difficoltà e di miseria , soprattutto per i contadini, i piccoli<br />

artigiani, lo strato sociale più umile.<br />

Ma noi deriviamo da quel mondo, non dobbiamo dimenticarlo. Molti dei<br />

nostri nonni, bisnonni, e più indietro ancora, hanno vissuto <strong>una</strong> vita semplice,<br />

lontana anni luce dai lussi di oggi. Hanno costruito il nostro mondo, ci hanno<br />

permesso di essere ciò che siamo.<br />

Certo, gli eventi storici sono stati determinanti, ma la gente che ha vissuto<br />

quegli anni lontani ha lottato, ha lavorato, ha speso <strong>una</strong> vita e ha lasciato<br />

qualcosa.<br />

Noi abbiamo il dovere di ricordare, di raccogliere questa eredità per<br />

trasmetterla alle generazioni che verranno.<br />

E se un piccolo oggetto può servire, se un’intervista a un nonno può gettare<br />

un piccolo seme di ricordo, se sono riuscita a far incuriosire i miei bambini e le<br />

mie bambine, allora sono ancora più convinta dell’utilità di un lavoro come<br />

questo.<br />

Perché, come cita un famoso adagio, “Senza la conoscenza del passato non<br />

c’è possibilità di futuro”. Vorrei invece che tutti i miei bimbi diventassero adulti<br />

consapevoli, cittadini del loro mondo, in grado di lasciare, a loro volta, qualcosa a<br />

chi sarà dopo di noi.<br />

A tutti, come sempre, buona lettura.<br />

Maestra Michela

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