C'era una volta…. - KidsLink
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Istituto Comprensivo di Sasso Marconi<br />
Scuola Primaria “Capoluogo”<br />
00OOoo<br />
C’era <strong>una</strong> <strong>volta…</strong>.<br />
Attività di ricerca storica<br />
Classe 2^ A<br />
Attività di ricerca storica<br />
Classe 2^ A<br />
a.s. 2007-2008<br />
insegnante : Michela Ruggeri
Introduzione<br />
Ancora <strong>una</strong> volta, come mi è accaduto spesso nel corso della mia lunga<br />
carriera di insegnante, anzi, di maestra, mi trovo a parlare di oggetti antichi.<br />
Chiedo ai bambini di portarli a scuola, li osserviamo, li schediamo,<br />
cerchiamo di utilizzarli da un punto di vista storico.<br />
Perché? Ha ancora senso nel nostro mondo ipertecnologico parlare di<br />
antico? O non è meglio concentrarci su ciò che servirà nel futuro imparando fin<br />
da piccolini che ciò che è passato non serve più, è fuori moda, è “out”?<br />
La risposta, per me, è assolutamente scontata: certo che c’è il senso, certo<br />
che è utile.<br />
Maneggiare oggetti antichi significa in un certo modo dare respiro a quel<br />
mondo che anche a noi adulti pare così lontano e che, invece, non è più in là di un<br />
paio di generazioni; significa far rivivere quegli oggetti che a noi fanno un poco<br />
sorridere per la loro semplicità e che invece erano di importanza vitale un tempo;<br />
significa capire che c’è stata un’epoca in cui le cose avevano un valore diverso, le<br />
persone erano diverse, la vita era diversa.<br />
Certo, se confrontata con quella odierna, l’esistenza di allora ci appare<br />
difficilissima, irta di difficoltà e di miseria , soprattutto per i contadini, i piccoli<br />
artigiani, lo strato sociale più umile.<br />
Ma noi deriviamo da quel mondo, non dobbiamo dimenticarlo. Molti dei<br />
nostri nonni, bisnonni, e più indietro ancora, hanno vissuto <strong>una</strong> vita semplice,<br />
lontana anni luce dai lussi di oggi. Hanno costruito il nostro mondo, ci hanno<br />
permesso di essere ciò che siamo.<br />
Certo, gli eventi storici sono stati determinanti, ma la gente che ha vissuto<br />
quegli anni lontani ha lottato, ha lavorato, ha speso <strong>una</strong> vita e ha lasciato<br />
qualcosa.<br />
Noi abbiamo il dovere di ricordare, di raccogliere questa eredità per<br />
trasmetterla alle generazioni che verranno.<br />
E se un piccolo oggetto può servire, se un’intervista a un nonno può gettare<br />
un piccolo seme di ricordo, se sono riuscita a far incuriosire i miei bambini e le<br />
mie bambine, allora sono ancora più convinta dell’utilità di un lavoro come<br />
questo.<br />
Perché, come cita un famoso adagio, “Senza la conoscenza del passato non<br />
c’è possibilità di futuro”. Vorrei invece che tutti i miei bimbi diventassero adulti<br />
consapevoli, cittadini del loro mondo, in grado di lasciare, a loro volta, qualcosa a<br />
chi sarà dopo di noi.<br />
A tutti, come sempre, buona lettura.<br />
Maestra Michela
Primo lavoro:<br />
portiamo a scuola i nostri<br />
oggetti,<br />
li cataloghiamo e<br />
li ordiniamo<br />
sulla linea del tempo….
Il mio oggetto antico: il chiodo<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è un chiodo. E’ di ferro.<br />
E’ un po’ sciupato perché è arrugginito.<br />
Apparteneva ai nonni, che abitavano a Monteveglio.<br />
Risale al 1900 circa.<br />
Si usava per fissare le travi, nella costruzione delle case.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché si è rotta la punta.<br />
Inoltre oggi ci sono chiodi molto più piccoli.<br />
(Alessandro Salmi)<br />
Nome: chiodo<br />
Apparteneva : ai miei nonni<br />
Epoca: 1900 circa<br />
Luogo: Monteveglio<br />
Serviva per: fissare le travi
Il mio oggetto antico è un portapepe.<br />
E’ di legno.<br />
Il mio oggetto antico: il portapepe<br />
Descrizione<br />
E’ in buone condizioni, anche se si è tolto un po’ di legno da <strong>una</strong> parte.<br />
Apparteneva alla mia bisnonna che abitava a Bologna.<br />
E’ stato utilizzato fino al 1950 circa.<br />
Si usava in cucina: <strong>una</strong> volta macinato il pepe lo si metteva lì dentro e si<br />
conservava senza che si sciupasse.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché è molto sporco e si è rotto; oggi il pepe<br />
si compra già pronto nelle scatoline.<br />
(Diego Jimenez Versura)<br />
Nome: portapepe<br />
Apparteneva : alla bisnonna<br />
Epoca: anni ‘50 del 1900<br />
Luogo: Bologna<br />
Serviva per: conservare il pepe
Il mio oggetto antico: il macinacaffé<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è un macinacaffé.<br />
E’ di legno e ferro.<br />
E’ in cattive condizioni, perché il ferro è tutto arrugginito.<br />
Apparteneva ai miei bisnonni, che abitavano a Casalecchio di Reno.<br />
Risale al 1940 circa.<br />
Si usava per macinare il caffè ed il pepe.<br />
Le polveri si prendevano fuori dal cassettino.<br />
Il mio oggetto oggi non si usa più perché nei bar hanno il macinacaffé<br />
elettrico; nelle case si compra il caffè già pronto nei sacchetti.<br />
(Marco Visconti)<br />
Nome: macinacaffé<br />
Apparteneva : ai bisnonni<br />
Epoca: 1940 circa<br />
Luogo: Casalecchio di Reno<br />
Serviva per: macinare il caffè
Il mio oggetto antico è un cucchiaino.<br />
E’ di rame.<br />
Il mio oggetto antico: il cucchiaino<br />
Descrizione<br />
E’ in ottime condizioni, sembra nuovo.<br />
Apparteneva alla mia bisnonna, che abitava in Sicilia.<br />
Risale al 1900.<br />
Si usava in cucina per mescolare il tè o il latte.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché è stato sostituito dai cucchiaini in<br />
acciaio.<br />
(Raquel Mazzucchelli)<br />
Nome: cucchiaino<br />
Apparteneva : alla bisnonna<br />
Epoca: 1900 circa<br />
Luogo: Sicilia<br />
Serviva per: mescolare il latte<br />
o il tè
Il mio oggetto antico: il macinacaffé<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è un macinino da caffè.<br />
E’ fatto di legno e ferro.<br />
E’ un po’ sciupato perché non si gira la manovella.<br />
Apparteneva alla mia bisnonna che abitava nell’Appennino.<br />
Risale al 1930.<br />
Si usava in cucina per macinare i chicchi del caffé.<br />
Quando avevi finito di macinare, si apriva il cassetto e si usava la polvere.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché oggi il caffé è già macinato.<br />
(Anna Ventura)<br />
Nome: macinacaffé<br />
Apparteneva: alla bisnonna<br />
Epoca: 1930<br />
Luogo: Appennino emiliano<br />
Serviva per: macinare il caffè
Il mio oggetto antico è un setaccio.<br />
E’ di legno e c’è <strong>una</strong> retina nel mezzo.<br />
Il mio oggetto antico: il setaccio<br />
Descrizione<br />
E’ sciupato perché è rotta la tela e nel legno ci sono dei buchini.<br />
Apparteneva alla mia bisnonna Anna e al mio bisnonno, che abitavano a<br />
Sasso Marconi.<br />
E’ stato usato fino al 1950-1960.<br />
Allora le farine non erano pulite come ora. Venivano messe nel setaccio;<br />
agitandolo scendeva la farina pulita e il resto veniva buttato via.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché adesso ci sono le farine già pronte nel<br />
sacchetto.<br />
(Erika Santolini)<br />
Nome: setaccio<br />
Apparteneva : ai bisnonni<br />
Epoca: 1950-1960<br />
Luogo: Sasso Marconi<br />
Serviva per: setacciare le<br />
farine
Il mio oggetto antico: la macchina fotografica a soffietto<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è <strong>una</strong> macchina fotografica a soffietto.<br />
E’ di metallo, vetro e plastica rigida. La custodia è di cuoio.<br />
E’ un po’ sciupata, perché in alcuni punti è arrugginita e sporca.<br />
Apparteneva al mio bisnonno Angiolino, che era il papà del mio nonno.<br />
Lui abitava a Sasso Marconi.<br />
Risale al 1940-1950.<br />
Si usava per fotografare: si portava in montagna, a volte si facevano<br />
foto in casa o per Natale.<br />
Bastava spingere il pulsante e si scattava la foto.<br />
Oggi questo bellissimo oggetto non si usa più perché l’obiettivo viene fuori<br />
automaticamente!!<br />
(Matteo Nanni)<br />
Nome: macchina fotografica<br />
Apparteneva: al bisnonno<br />
Angiolino<br />
Epoca: 1940-1950<br />
Luogo: Sasso Marconi<br />
Serviva per: fotografare
Il mio oggetto antico: l’astuccio<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto è un astuccio con la cannetta ed un pennino.<br />
E’ di legno ed il pennino è in ferro.<br />
E’ in ottime condizioni, sembra nuovo.<br />
Apparteneva alla nonna della maestra Michela che abitava a Rioveggio.<br />
Risale all’inizio del 1900.<br />
Si usava a scuola per scrivere: si intingeva il pennino nell’inchiostro e si<br />
scriveva, ma bisognava stare attenti perché si facevano molte macchie.<br />
I miei oggetti oggi non si usano più perché ci sono gli astucci in plastica<br />
e le biro cancellabili e non.<br />
(Maria Cristina Grasso)<br />
Nome: astuccio, cannetta e<br />
pennino<br />
Apparteneva : alla nonna della<br />
maestra<br />
Epoca: 1900 circa<br />
Luogo: Rioveggio<br />
Serviva per: scrivere a scuola
Il mio oggetto antico: la radio<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è <strong>una</strong> radio Phonola.<br />
E’ di plastica rigida e vetro.<br />
E’ in buone condizioni e sembra nuova perché la tengono con cura.<br />
Apparteneva al padre e alla madre del signor Franco che abitavano a<br />
Sasso Marconi.<br />
Risale al 1939.<br />
Veniva usata in casa per ascoltare i notiziari e la musica.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché ci sono altre radio più moderne e c’è<br />
anche la televisione che <strong>una</strong> volta non c’era.<br />
(Chiara Autellitano)<br />
Nome: apparecchio radio<br />
Apparteneva: ai genitori del<br />
Signor Franco<br />
Epoca: 1939<br />
Luogo: Sasso Marconi<br />
Serviva per: ascoltare la<br />
musica
Il mio oggetto antico è <strong>una</strong> grattugia.<br />
E’ di legno e ferro.<br />
Il mio oggetto antico: la grattugia<br />
Descrizione<br />
E’ in cattive condizioni perché si è tolto un po’ di legno e i buchi si sono<br />
aperti.<br />
Apparteneva alla mamma di mia mamma, che abitava a Rio Verde.<br />
Risale al 1920.<br />
Si usava in cucina, per grattugiare i formaggi secchi ed il pane.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché oggi ci sono grattugie più piccole e più<br />
moderne.<br />
(Cesare Marchetti)<br />
Nome: grattugia<br />
Apparteneva: alla nonna<br />
Maria Luisa<br />
Epoca: 1920<br />
Luogo: Rio Verde<br />
Serviva per: grattugiare
Il mio oggetto antico: il disco musicale<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è un disco musicale.<br />
E’ in vinile.<br />
E’ in ottime condizioni perché non è sciupato.<br />
Appartiene alla nonna che abitava a Sasso Marconi.<br />
Risale al 1950 circa.<br />
Si usava in sala, nelle feste da ballo e per farlo funzionare serviva il<br />
mangiadischi.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché ci sono i CD.<br />
(Andrea Fabbri)<br />
Nome: disco musicale<br />
Apparteneva : alla nonna<br />
Epoca: anni ’50 del 1900<br />
Luogo: Sasso Marconi<br />
Serviva per: ascoltare la<br />
musica
Il mio oggetto antico: il macinacaffé<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è un macinacaffé.<br />
E’ di legno e ferro.<br />
E’ un po’ sciupato, ma si riesce ancora ad usare.<br />
Apparteneva ai miei bisnonni che abitavano a Monzuno.<br />
Risale al 1900 circa.<br />
Veniva usato principalmente in cucina.<br />
Serviva anche a macinare l’orzo, il caffé e le spezie.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché oggi tutto si compra già pronto.<br />
(Ilaria Trizio)<br />
Nome: macinacaffé<br />
Apparteneva : ai bisnonni<br />
Epoca: 1900 circa<br />
Luogo: Monzuno<br />
Serviva per: macinare
Il mio oggetto è <strong>una</strong> pialla.<br />
E’ di legno e ferro.<br />
Il mio oggetto antico: la pialla<br />
Descrizione<br />
E’ in ottime condizioni e si usa ancora.<br />
Apparteneva al bisnonno, che abitava a Sestola.<br />
Risale al 1900.<br />
Si usava in laboratorio, per piallare il legno e renderlo più liscio. Serviva<br />
molta forza nelle braccia.<br />
Il mio oggetto si usa ancora perché è in buono stato, anche se oggi si<br />
utilizzano spesso attrezzi più moderni per lavorare il legno.<br />
(Federico Antonelli)<br />
Nome: pialla<br />
Apparteneva: al bisnonno<br />
Epoca: 1900 circa<br />
Luogo: Sestola<br />
Serviva per: lavorare il legno
Il mio oggetto antico: il diavoletto protettore<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è un diavoletto protettore.<br />
E’ di legno dipinto a colori vivaci.<br />
E’ in ottime condizioni e sembra nuovo.<br />
Appartiene alla mia mamma e al mio papà.<br />
E’ un oggetto di famiglia che proviene dallo Sri- Lanka e risale al 1800.<br />
Serve a proteggere la famiglia dagli spiriti maligni.<br />
Si usa ancora oggi perché ci protegge.<br />
(Nicolò Dahanayaka)<br />
Nome: diavoletto protettore<br />
Apparteneva: mamma e papà<br />
Epoca: 1800 circa<br />
Luogo: Sri Lanka<br />
Serviva per: proteggere
Il mio oggetto antico: il ferro da stiro<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è un ferro da stiro.<br />
E’ di ghisa.<br />
E’ un po’ sciupato perché ha qualche macchia di ruggine nel manico.<br />
Apparteneva alla nonna di mia mamma che abitava a Grizzana Morandi.<br />
Risale agli anni tra il 1940 e il 1950.<br />
Si metteva sopra alla stufa con altri ferri; quando era caldo se ne prendeva<br />
uno e poi si iniziava a stirare.<br />
Se si raffreddava se ne prendeva un altro.<br />
Il mio oggetto oggi non si usa più perché adesso ci sono i ferri da stiro<br />
elettrici a vapore.<br />
(Silvia Pagliarani)<br />
Nome: ferro da stiro<br />
Apparteneva: alla nonna della<br />
mamma<br />
Epoca: 1940-1950<br />
Luogo: Grizzana Morandi<br />
Serviva per: stirare
Il mio oggetto antico: la “suora”<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è <strong>una</strong> “suora”, cioè un braciere.<br />
E’ di legno e ferro.<br />
L’oggetto è un po’ sciupato, perché è arrugginito e vecchio.<br />
Apparteneva alla nonna Assunta, che abitava a Sasso Marconi.<br />
Risale al 1900, ed è stato usato fino alla metà degli anni ’60.<br />
Si usava così: ci si mettevano dentro le braci, poi si infilava nel “prete”,<br />
<strong>una</strong> struttura di legno. Prete e suora si posizionavano nel letto che si<br />
scaldava, così quando si andava a dormire si toglieva e si stava belli caldi.<br />
Il mio oggetto non si usa più, perché oggi fort<strong>una</strong>tamente c’è il termosifone!<br />
(Sara Giacometti)<br />
Nome: “suora” (scaldino)<br />
Apparteneva : alla nonna<br />
Assunta<br />
Epoca: 1900<br />
Luogo: Sasso Marconi<br />
Serviva per: scaldare il letto
Il mio oggetto antico: la gramadora (impastatrice)<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è <strong>una</strong> “gramadora”, cioè un’impastatrice in<br />
miniatura, uguale a quelle di tanto tempo fa.<br />
E’ di legno. E’ in ottime condizioni.<br />
L’originale apparteneva alla mia trisnonna, che abitava nell’<br />
Appennino bolognese.<br />
Risale al 1810.<br />
Funzionava in questo modo: si metteva l’impasto sulla tavola e si<br />
muoveva il lungo braccio di legno; così si schiacciava e si impastava<br />
la pasta del pane.<br />
Il mio oggetto non si usa più, perché oggi il pane si fa certe volte in<br />
casa,ma in piccole quantità, o più spesso si compra nei negozi.<br />
(Elena Volpini)<br />
Nome: gramadora<br />
Apparteneva : alla trisnonna<br />
paterna<br />
Epoca: 1800 circa<br />
Luogo: Appennino bolognese<br />
Serviva per: impastare la<br />
pasta del pane
Il mio oggetto è <strong>una</strong> scatolina.<br />
E’ fatta di marmo.<br />
Il mio oggetto antico: il portagioielli<br />
Descrizione<br />
Il coperchio e i lati sono decorati con un elefante e piccoli segnetti, ma di<br />
dietro è un po’ sciupata.<br />
Apparteneva alla nonna Clotilde, che abitava ad Avezzano.<br />
Lo usava per contenere i gioielli.<br />
Risale al 1950.<br />
Oggi il portagioielli è ancora usato da mamma e da papà.<br />
(Lavinia Chiappiniello)<br />
Nome: portagioielli<br />
Apparteneva : alla nonna<br />
Clotilde<br />
Epoca: 1950<br />
Luogo: Avezzano<br />
Serviva per: contenere i<br />
gioielli
Il mio oggetto antico: l’ago da reti<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è un ago da reti.<br />
E’ di legno leggermente elastico.<br />
E’ in buone condizioni, anche se il legno non è più tanto flessibile.<br />
Apparteneva al mio bisnonno, veniva usato nelle Valli di Comacchio.<br />
Risale agli anni tra il 1920 e il 1940.<br />
Veniva usato così: si metteva il filo sull’ago, si faceva un nodo in alto, si<br />
metteva il filo dal basso verso l’alto e dopo si facevano i nodi attaccati alla<br />
rete dove c’erano i buchi.<br />
Il mio oggetto non si usa più perché ora, quando si rompe <strong>una</strong> rete, o se ne<br />
compra un’altra se c’è un buco enorme oppure si va a farla riparare (ma<br />
non con l’ago da reti!!)<br />
(Matilda Bellotti)<br />
Nome: ago da reti<br />
Apparteneva : al bisnonno<br />
Epoca: 1920-1940<br />
Luogo: Valli di Comacchio<br />
Serviva per: riparare le reti
E’ uno zappetto.<br />
E’ un oggetto che è fatto di ferro.<br />
Il mio oggetto antico: lo zappetto<br />
Descrizione<br />
E’ molto arrugginito, anche se si usa ancora.<br />
Apparteneva al mio bisnonno, che era il papà della mia nonna.<br />
Abitava a Ca’ di Marmoc, vicino a Scopeto.<br />
Risale al 1900 e si usava per zappare nell’orto.<br />
Si metteva il manico, e si usava da entrambe le parti: la parte larga<br />
serviva per svolgere il lavoro più in fretta, ma con meno precisione, con la<br />
parte più stretta poi si rifiniva il lavoro.<br />
La nonna lo usa ancora oggi nell’orto e quando lo guarda si ricorda del suo<br />
papà.<br />
(Luca Berti)<br />
Nome: zappetto<br />
Apparteneva : al bisnonno<br />
Epoca: 1900<br />
Luogo: Ca’ di Marmoc<br />
Serviva per: zappare
Il mio oggetto antico: la caffettiera<br />
Descrizione<br />
Il mio oggetto antico è <strong>una</strong> caffettiera francese.<br />
E’ di metallo leggero.<br />
E’ un po’ arrugginita.<br />
Apparteneva ai bisnonni paterni che abitavano a Sasso Marconi.<br />
Risale ai primi del ‘900.<br />
Serviva per fare il tè, il caffè e le tisane.<br />
Si usava in cucina.<br />
Oggi il mio oggetto si usa ancora in occasione di feste.<br />
(Alessandro Venturoli)<br />
Nome: caffettiera francese<br />
Apparteneva : ai bisnonni<br />
Epoca: primi del 1900<br />
Luogo: Sasso Marconi<br />
Serviva per: fare il caffè
1800<br />
1810<br />
1820<br />
1830<br />
1840<br />
1850<br />
1860<br />
1870<br />
1880<br />
1890<br />
1900<br />
1910<br />
1920<br />
1930<br />
1940<br />
1950<br />
1960<br />
1970<br />
1980<br />
1990<br />
2000<br />
La linea del tempo e degli oggetti
Osservazioni<br />
La linea del tempo dei nostri oggetti si allunga per più di due<br />
secoli, cioè più di duecento anni.<br />
Si va dal 1800 al 1960 circa.<br />
Nel secolo più lontano, dal 1800 al 1900 ci sono solo tre oggetti,<br />
molti di più ne troviamo nel secolo più vicino a noi, dal 1900 al<br />
2000.<br />
Ciò significa che più si va indietro nel tempo più risulta difficile<br />
trovare reperti in buono stato.<br />
Gli oggetti più antichi sono l’impastatrice di Elena (gramadora)<br />
ed il diavoletto protettore di Nicolò, che risalgono appunto agli<br />
inizi del 1800.<br />
Il reperto più “moderno” è il setaccio di Erika, usato fino al<br />
1960.<br />
Molti oggetti sono contemporanei, perché si usavano nello stesso<br />
periodo.<br />
(Lavoro collettivo)
Secondo lavoro:<br />
intervistiamo il nonno<br />
di Elena che ci parla<br />
dei tempi antichi,<br />
di quando lui<br />
era un bimbo<br />
come noi……
La scuola<br />
Nei borghi più piccoli la scuola era situata all’interno delle case più importanti,<br />
magari nel granaio di <strong>una</strong> abitazione.<br />
Non esistevano né il nido né la materna, ed i bambini iniziavano direttamente<br />
con le elementari.<br />
La maestra spesso veniva dalla città e si sistemava presso <strong>una</strong> famiglia.<br />
Nell’aula (<strong>una</strong> unica per la prima, seconda e terza classe) c’erano molti alunni,<br />
maschi e femmine, con il grembiule nero e <strong>una</strong> cartella di cuoio che conteneva un<br />
quaderno a righe e uno a quadretti, la scatolina di legno che serviva da astuccio e<br />
che conteneva anche la matita, la gomma , la cannetta ed il pennino.<br />
L’inchiostro lo dava la maestra, ogni mattina, in <strong>una</strong> boccetta di vetro.<br />
D’inverno gli alunni portavano anche un po’ di legna per la stufa.<br />
Era difficile imparare a scrivere, soprattutto per i figli dei contadini, che non<br />
avevano esperienza di libri o di parole scritte.<br />
Chi superava gli esami di terza poteva poi frequentare la quarta e la quinta, che<br />
di solito si trovavano nei paesi più grandi. Così bimbi di otto, nove anni, ogni<br />
giorno percorrevano a piedi chilometri di strada sterrata (a volte anche scalzi<br />
per non consumare le scarpe) per raggiungere la scuola e, finite le lezioni, di<br />
nuovo chilometri per tornare a casa.<br />
Gli insegnanti erano molto severi: bastava un nulla per farsi sgridare o ricevere<br />
delle bacchettate sulle mani. Niente a che vedere con la scuola di oggi!!
Il cibo<br />
Oggi basta entrare in un supermercato per acquistare ciò che serve per mangiare,<br />
insieme a tante cose di cui potremmo fare a meno.<br />
Un tempo, invece, buona parte del lavoro dei campi o quello delle donne in casa<br />
serviva a procurarsi o a preparare il cibo.<br />
Pochi soffrivano davvero la fame, ma non c’era tanta scelta: polenta, pane nero,<br />
castagne (molto importanti per i nostri nonni!), formaggio, e poco altro.<br />
Naturalmente c’era la frutta, colta direttamente dagli alberi e la verdura<br />
dell’orto.<br />
La carne era solo per i giorni di festa o, magari, per la domenica.<br />
I dolci si facevano solo per le feste.<br />
Ecco un esempio di menù quotidiano.<br />
Colazione: minestrone avanzato dalla sera prima,oppure polenta e formaggio.<br />
Pranzo: polenta con formaggio o frittata, pane e frutta.<br />
Cena: minestrone, castagne cotte, oppure formaggio e pane.<br />
Nessun avanzo si buttava , nessun bambino si lamentava o faceva capricci per<br />
mangiare.<br />
Gli adulti bevevano qualche bicchiere di vino (della loro vigna, mai comperato) e<br />
ai bambini si dava il latte delle mucche.<br />
Non esisteva l’andare a far la spesa, perché tutti i cibi erano prodotti dagli<br />
animali allevati o dalla coltivazione dell’orto.<br />
Naturalmente erano sconosciute le patatine fritte, la nutella, gli hamburger, le<br />
brioches, i craekers,le bibite gasate, i pop-corn,la pizza……
La casa<br />
La casa dei contadini ospitava di norma <strong>una</strong> famiglia, che comprendeva però anche i<br />
nonni e gli zii: le famiglie avevano molti figli, perciò in <strong>una</strong> stessa abitazione potevano<br />
vivere anche dieci, quindici persone tra adulti e bambini.<br />
Non c’erano rubinetti, vasche, docce: l’acqua nasceva dalle sorgenti o era raccolta ai pozzi<br />
. Veniva portata in casa con secchi o altri contenitori: era un lavoro faticoso, riservato<br />
alle donne o ai ragazzi.<br />
Non c’era il bagno in casa , ma quando si sentiva il bisogno si andava fuori, all’aperto. Il<br />
bagno veniva fatto all’incirca <strong>una</strong> volta alla settimana (anche meno, d’inverno).In estate<br />
ci si lavava in tinozze di legno con l’acqua scaldata dal sole o sul focolare; d’inverno spesso<br />
il bagno veniva fatto nella stalla, perché era il luogo più tiepido della casa.<br />
I pochi che in camera da letto avevano un catino e <strong>una</strong> brocca, al mattino d’inverno<br />
trovavano l’acqua trasformata in ghiaccio, perché le stanze non erano riscaldate.<br />
Come unico sistema per avere meno freddo c’erano il prete e la suora, usate soprattutto<br />
per gli anziani.<br />
Le case, di solito, avevano al piano terra la cucina che comunicava con la stalla; al piano<br />
di sopra c’erano le stanze da letto, dove si dormiva in molti.<br />
Non c’era l’elettricità e la luce era data da lampade a olio, petrolio o dalle candele, che si<br />
stava ben attenti a non consumare.<br />
I mobili erano pochi: letti, casse e qualche armadio nelle stanze. In cucina si trovavano<br />
tavoli, sedie, la gramadora, la spaltura(<strong>una</strong> madia per il pane e altri cibi) , <strong>una</strong> vetrinetta<br />
con la stoviglieria,il secchiaio, il camino…<br />
D’altra parte tutta la vita della famiglia si svolgeva fuori, nel lavoro dei campi e quando<br />
si era in casa, si stava in cucina o, al più, nella stalla.<br />
Le stanze da letto erano riservate al dormire.
Il lavoro<br />
Tutti lavoravano: gli uomini, quelli giovani e robusti ,gli anziani; le donne, i<br />
bambini .<br />
Ognuno aveva la sua parte di lavoro da svolgere per la famiglia.<br />
I contadini lavoravano fuori nei campi tutto il giorno: se i campi erano vicini,<br />
tornavano a casa per il pranzo, altrimenti era un bambino che a mezzogiorno<br />
portava loro il cibo in un grosso cesto.<br />
Naturalmente c’erano altri mestieri, che però oggi sono quasi spariti: i carbonai,<br />
che preparavano il carbone ; gli scalpellini, che lavoravano le pietre da<br />
costruzione; i falegnami, i cordai e i mercanti che giravano di casa in casa….<br />
Le donne lavoravano in cucina, accudivano gli animali della stalla e curavano<br />
l’orto con i ragazzi più grandi: si può dire che la loro giornata cominciava<br />
prestissimo al mattino (dovevano cuocere o riscaldare la colazione per tutti) e<br />
finiva la sera tardi. Preparavano il pane e la pasta, i formaggi, le ricotte…,<br />
cucivano abiti e calze,lavavano al fiume, insomma, per loro non c’era mai un<br />
attimo di riposo.<br />
Anche i bambini aiutavano come potevano: andavano a prendere l’acqua,<br />
davano da mangiare alle galline, raccoglievano le uova, portavano le pecore al<br />
pascolo.<br />
Insomma, c’era da fare per tutti e tutti si davano da fare.<br />
La vita era molto difficile e bisognava che ognuno si impegnasse per dare il<br />
proprio aiuto, grande o piccolo che fosse.
Il Natale<br />
Natale era <strong>una</strong> festa particolarmente sentita dai contadini delle nostre colline,<br />
come e più di oggi.<br />
Le donne di casa cominciavano per tempo a preparare i tortellini e i dolci che si<br />
consumavano solo in queste occasioni speciali.<br />
IL dolce tipico era la “pinza”, pasta dolce arrotolata ripiena di marmellata fatta<br />
in casa.Come secondo, arrosti e contorni.<br />
Tutta la famiglia si recava alla S. Messa di mezzanotte o a quella del giorno di<br />
Natale,poi ci si trovava insieme attorno alla tavola per il pranzo.<br />
In quella giornata così speciale, si indossavano gli abiti migliori: per i genitori era<br />
l’abito delle nozze, che poi veniva riposto con cura e tirato fuori in un’altra<br />
occasione di festa, per i bambini erano gli abitini cuciti dalle mamme o i maglioni<br />
sferruzzati dalle nonne (anche le calze si facevano in casa)<br />
In questa festa c’era anche il rito della “cipollata”, che serviva per prevedere, con<br />
le scaglie di <strong>una</strong> cipolla, come sarebbe stato il tempo durante l’anno successivo.<br />
I bambini non ricevevano i doni da Babbo Natale o da Gesù Bambino, così come<br />
non c’era l’abitudine di festeggiare i compleanni .<br />
Invece, in occasione della Befana,ai piccoli si faceva trovare un sacchettino che<br />
conteneva un pugno di arachidi, un mandarino, un’arancia e non più di quattro,<br />
cinque caramelle: quanto bastava per suscitare emozione e gioia per quei<br />
rarissimi cibi che in nessun altra occasione dell’anno venivano mangiati.
Finalmente<br />
c’è<br />
l’uscita<br />
al<br />
Museo della<br />
Civiltà Contadina<br />
di<br />
S. Marino<br />
di Bentivoglio…
Ma che bella questa stanza da letto……<br />
Immagini della<br />
cucina…
Hanno detto….<br />
…Mi sono piaciute tanto le mutandone della mamma: erano enormi!<br />
(Lavinia)<br />
…Che bella la ricostruzione della camera da letto dei tempi antichi!<br />
Sembrava di essere nel passato..<br />
(Ilaria)<br />
…Mi è piaciuto davvero tutto, erano delle cose strane, ma bellissime!<br />
(Matteo)<br />
…A me non è piaciuta tanto l’uscita, perché è stata un po’ noiosa. (Luca)<br />
…Abbiamo osservato tanti oggetti, quello che mi è piaciuto di più è stato la<br />
gramadora, come quella in miniatura che avevo portato a scuola . (Elena)<br />
…E’ stato divertente quando abbiamo giocato al gioco in cui si dovevano<br />
trovare gli oggetti moderni. (Nicolò)<br />
…Non mi è piaciuto, perché dovevo solo guardare; io pensavo che il Museo<br />
fosse come quello del film “Una notte al museo”! (Andrea)<br />
….Il museo della Civiltà Contadina mi ha molto interessato perché si<br />
vedono strumenti antichi che si usavano nei campi. (Cesare)<br />
…La cosa che mi ha più colpito è stata la camera, era molto bella anche se<br />
era antica. (Matilda)<br />
…Mi è sembrato interessante perchè la signorina ci ha mostrato gli oggetti<br />
antichi e ci ha spiegato come si viveva <strong>una</strong> volta. (Maria Cristina)<br />
…..Quando siamo andati al museo mi è piaciuto vedere le mutande della<br />
mamma e del papà. Mi è piaciuta anche la cucina. Era proprio grande!!<br />
(Erika)
Come ultimo lavoro,<br />
riordiniamo<br />
i pezzi,<br />
cioè<br />
ricostruiamo<br />
con le parole<br />
della storia…..
Come ultima attività, quindi, reinterpretiamo ciò che abbiamo usato per<br />
capire che la storia si fa attraverso la ricerca, la ricostruzione, l’analisi .<br />
Quindi ecco il nostro schema finale:<br />
ELEMENTO<br />
Oggetti antichi<br />
Racconti del<br />
nonno di Elena<br />
Fotografie<br />
Vecchi<br />
quaderni e<br />
“fumetto”<br />
Visita al Museo<br />
CI SONO SERVITI PER……..<br />
…capire quali oggetti usavano le persone di <strong>una</strong> volta.<br />
In storia si chiamano “reperti”<br />
…provare a ricostruire con il pensiero il mondo in cui<br />
vivevano le persone attraverso i ricordi di chi è vissuto<br />
allora.<br />
Se uso le parole della storia parlo di “testimonianza<br />
orale”<br />
….”vedere” scene di vita quotidiana come se anche noi<br />
fossimo lì.<br />
In storia si chiamano “testimonianze visive”<br />
…come scrivevano e cosa leggevano i bambini di <strong>una</strong><br />
volta.<br />
Per la storia sono “documenti scritti”<br />
…”entrare” in <strong>una</strong> cucina ed <strong>una</strong> camera da letto<br />
antiche. Sono ricostruzioni.
Ecco, il nostro lavoro è finito.<br />
Ancora <strong>una</strong> volta è terminato un Progetto che è durato mesi, (nella<br />
fattispecie quasi tutto il secondo quadrimestre) e che è stato a tratti anche<br />
faticoso, per i miei bambini e per me che ho lavorato con loro.<br />
Ma come ogni volta, se mi giro a guardare ciò che è stato, ricordo anche i<br />
sorrisi, le faccine meravigliate, la soddisfazione dell’aver capito un<br />
passaggio un po’ difficile, <strong>una</strong> frase frutto di un bel ragionamento,<br />
un’osservazione particolarmente riuscita.<br />
Ecco, in tutto questo sta la bellezza del mio lavoro di maestra, in questo<br />
ritrovare la gioia di stare insieme a creare qualcosa, che , alla fine, è il<br />
lavoro di tutti.<br />
Come ogni volta, ringrazio i genitori, che hanno accettato di dare ai<br />
bambini i loro antichi oggetti; ringrazio il signor Guccini, nonno di Elena,<br />
che ci ha portato lontano nel tempo per lo spazio di due ore; ringrazio le<br />
bibliotecarie, che mi hanno consigliato testi da leggere e mi hanno prestato<br />
quadernetti antichi davvero preziosi.<br />
E più di tutti, ringrazio i miei bambini e le mie bambine, perché il lavoro,<br />
a ben guardare, è stato fatto da loro e per loro.<br />
Grazie a tutti.<br />
Maestra Michela.
Eccoci qua!<br />
Antonelli Federico Nanni Matteo<br />
Autellitano Chiara Pagliarani Silvia<br />
Bellotti Matilda Salmi Alessandro<br />
Berti Luca Santolini Erika<br />
Chiappiniello Lavinia Trizio Ilaria<br />
Dahanayaka Nicolò Ventura Anna<br />
Fabbri Andrea Venturoli Alessandro<br />
Giacometti Sara Versura Jimenez Diego<br />
Grasso Maria Cristina Visconti Marco<br />
Marchetti Cesare Volpini Elena<br />
Mazzucchelli Raquel ………. e la maestra Michela.