Plutarco, le "Vite" romane e la loro fortuna di Nicola ... - ager veleias
Plutarco, le "Vite" romane e la loro fortuna di Nicola ... - ager veleias
Plutarco, le "Vite" romane e la loro fortuna di Nicola ... - ager veleias
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
tuttavia, una precisa posizione plutarchea sull'impero egemone: già solo, sul piano più<br />
genera<strong>le</strong>, nel<strong>la</strong> ra<strong>di</strong>cata convinzione – d'attualità nel II secolo d.C. – che <strong>la</strong> virtù e <strong>la</strong><br />
<strong>fortuna</strong> hanno col<strong>la</strong>borato al<strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> potenza romana. E nel<strong>la</strong> altrettanto <strong>di</strong>ffusa<br />
constatazione che, al momento (<strong>la</strong> vicenda storica, scrisse <strong>Plutarco</strong>, è opera <strong>di</strong>vina), Roma<br />
unicamente poteva salvaguardare – pur tra conflitti inevitabili – <strong>la</strong> pace mon<strong>di</strong>a<strong>le</strong>, che è un<br />
bene precario, ma essenzia<strong>le</strong> da preservare a oggi costo. Senza però che questo significhi<br />
per <strong>Plutarco</strong>, antipanegirista per eccel<strong>le</strong>nza, <strong>di</strong>ventare mai uno strumento <strong>di</strong> propaganda<br />
imperia<strong>le</strong>.<br />
Lea<strong>le</strong> all'Urbe (da cui, forse inconsapevolmente, dovette fra l'altro imparare a<br />
confrontare Greci e Romani), convinto intimamente del<strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> un sistema politico<br />
moderato, centrato attorno al motivo per lui fondamenta<strong>le</strong> del<strong>la</strong> «fi<strong>la</strong>ntropia», <strong>Plutarco</strong><br />
scrisse <strong>le</strong> Vite <strong>romane</strong> appunto per ri-educare i suoi compatrioti – da Greco, e attraverso<br />
aneddoti e fatti concreti – ai valori etici fondamentali, riscontrabili nei dominatori, ma<br />
sempre nel senso dei Moralia.<br />
Il nostro autore, in ogni caso, rimaneva profondamente sé stesso, sia per<br />
convinzioni che per gusto: e, pur non ignorando quanto doveva all'Urbe <strong>la</strong> stessa storia e<br />
civiltà el<strong>le</strong>niche (il che occupava ampio spazio nel <strong>di</strong>battito cultura<strong>le</strong> e politico dell'epoca),<br />
non vol<strong>le</strong> mai accettare una subor<strong>di</strong>nazione del<strong>la</strong> società e cultura greche all'imperium<br />
romano: al massimo, una interre<strong>la</strong>zione e comprensione fra pari (che lo spinse, tra l'altro,<br />
a un cor<strong>di</strong>a<strong>le</strong> ri<strong>di</strong>mensionamento dei pregiu<strong>di</strong>zi reciproci).<br />
Fu quin<strong>di</strong> probabilmente spinto a mettere a fronte – non sistematicamente –<br />
Romani e Greci simili, anzi praticamente ad anteporre questi ultimi, con sotti<strong>le</strong> scelta: visto<br />
che in ogni caso non avrebbe mai accettato <strong>di</strong> identificarli sia sul piano idea<strong>le</strong> sia sul piano<br />
concreto. Era, del resto, nel<strong>le</strong> sue concezioni un principio <strong>di</strong>verso: il suo scrivere <strong>le</strong> Vite,<br />
anche quel<strong>le</strong> <strong>romane</strong>, era un atto <strong>di</strong> comprensione in chiaroscuro del personaggio nel<strong>la</strong><br />
sua vita più umana e quoti<strong>di</strong>ana, e nul<strong>la</strong> più. Proprio come scrive nel<strong>la</strong> sp<strong>le</strong>n<strong>di</strong>da pagina<br />
dell'Emilio Paolo, che si è già riportata sopra.<br />
Non giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> merito fra due eroi, ma <strong>di</strong> due eroi, riscattando decisamente nel<br />
Greco l'abusato stereotipo <strong>di</strong> meschinità e parassitarismo, nel Romano quello <strong>di</strong> rozzezza<br />
e ignoranza (e confermando in controluce, quin<strong>di</strong>, l'opera intrapresa nei senili Politik¦<br />
paraggšlmata / Praecepta gerendae rei publicae 64 ). Eroi, riba<strong>di</strong>sce con insistenza e quasi<br />
con monotonia l'autore, che possono avere comportamenti analoghi, ma sono "<strong>di</strong>versi", o<br />
meglio uguali nel<strong>la</strong> <strong>loro</strong> specificità: visto che rappresentano <strong>le</strong> due facce comp<strong>le</strong>mentari<br />
del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssicità del Me<strong>di</strong>terraneo, l'el<strong>le</strong>nismo e <strong>la</strong> <strong>la</strong>tinità (su ciò, tuttavia, <strong>Plutarco</strong> mostrava<br />
ancora – a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> un Dionigi <strong>di</strong> Alicarnasso – una sana <strong>di</strong>ffidenza o almeno qualche<br />
scetticismo).<br />
Anche nel<strong>le</strong> Vite <strong>romane</strong>, e naturalmente nel confronto / paragone (sÚgkrisij) tra i<br />
personaggi, fondato su una generica somiglianza fra il <strong>loro</strong> operato, il <strong>loro</strong> destino, <strong>la</strong> <strong>loro</strong><br />
figura storica, si fa sostenitore – con una modernità sorprendente, e non per bana<strong>le</strong><br />
nazionalismo – del<strong>la</strong> ricchezza del<strong>le</strong> culture, istituzioni, tra<strong>di</strong>zioni in<strong>di</strong>gene, e, sotto sotto,<br />
del<strong>la</strong> necessaria <strong>loro</strong> salvaguar<strong>di</strong>a proprio per <strong>la</strong> sopravvivenza <strong>di</strong> un autentico<br />
cosmopolitismo el<strong>le</strong>nistico. Le autonomie locali, verrebbe da <strong>di</strong>re oggi, sono <strong>di</strong> per sé<br />
garanzia <strong>di</strong> libertà per i singoli e <strong>di</strong> <strong>le</strong>a<strong>le</strong> fedeltà per <strong>la</strong> comunità, che anzi irrobustiscono e<br />
arricchiscono con <strong>le</strong> <strong>loro</strong> mil<strong>le</strong>narie esperienze. La cultura bilingue greco-romana, si è<br />
scritto, aveva trovato il suo storico: o almeno, l'eloquente e sincero interprete del <strong>loro</strong><br />
comune destino.<br />
Non c'è nul<strong>la</strong> <strong>di</strong> compromissorio o <strong>di</strong> politico, però, in questa posizione: come già<br />
del resto Polibio, qualche secolo prima, pur in misura <strong>di</strong>versa <strong>Plutarco</strong> è convinto – anche<br />
per conoscenza <strong>di</strong>retta – che l'Urbe si è meritata ampiamente <strong>la</strong> sua supremazia, e non<br />
solo per motivi militari. Lo <strong>di</strong>ce chiaramente ai suoi <strong>le</strong>ttori greci, fin forse dal<strong>la</strong> de<strong>di</strong>ca<br />
64 798a-825f.<br />
14