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Artigiani e Contadini<br />

Per le infiammazioni della bocca erano salutari gli sciacqui di<br />

acqua di malva; per quelle di stomaco e d'intestino grandi<br />

bevute di'acqua di gramigna; per il gonfiore provocato dal mal<br />

di denti l'applicazione sulla guancia di fette di patata....<br />

Anche il parto veniva affrontato dalla gestante fra le pareti<br />

domestiche, con l'assistenza delle donne della famiglia e di<br />

altre di qualche podere vicino particolarmente esperte; solo<br />

se il parto si presentava difficile si chiamava la levatrice del<br />

paese.<br />

Questa arrivava con la borsa degli "attrezzi" dopo un viaggio<br />

scomodo e faticoso a dorso d'una somara; se tutto si risolveva<br />

bene, si tratteneva il tempo necessario e faceva ritorno al<br />

paese col solito mezzo, accompagnata dai doni e dalle benedizioni<br />

di chi l'aveva dovuta chiamare.<br />

Nei casi di malattie gravi, come broncopolmoniti, coliche di<br />

fegato e di "torcibu-dello" e "insurti" di cuore si correva a chiamare<br />

il medico, il quale era disponibile a qualsiasi ora del<br />

giorno e della notte.<br />

Anch'egli affrontava il viaggio, a dorso di somaro, con la pioggia<br />

e col vento, con la neve e il solleone. Se il malato doveva<br />

essere ricoverato in ospedale, si presentava il problema del<br />

suo trasporto: con le "strade" che c'erano, uno dei mezzi più<br />

usati era la barella a braccia, quella che si usava per tanti<br />

lavori: sopra un semplice pagliericcio, avvolto in pesanti<br />

coperte, il poveretto giungeva in ospedale in condizioni spesso<br />

disperate, dopo un viaggio penoso, durante il quale si<br />

erano dati il cambio diversi "barellieri".<br />

Se il ricovero non presentava un'urgenza immediata, il malato<br />

viaggiava sul dorso della somara oppure a bordo del carro<br />

11<br />

trainato dai buoi: in questo secondo caso, dati i numerosi<br />

scossoni e balzelloni del mezzo, egli giungeva a destinazione<br />

più morto che vivo. Erano, come ben si comprende, veri e<br />

propri drammi che però, come quello della morte, il contadino<br />

sapeva affrontare con estrema dignità e grande consapevolezza,<br />

sorretto sempre da un profondo senso religioso della<br />

vita.<br />

Ecco tratteggiata,a grandi linee, la difficile vita che il contadi-<br />

no ha condotto, per generazioni, nella nostra montagna, eroicamente,<br />

in un ambiente povero, aspro, in condizioni di estremo<br />

disagio e con mezzi inadeguati.<br />

Per quanto generosamente ha sempre dato alla società con<br />

le sue fatiche e il suo sudore, avrebbe ben meritato, nel<br />

tempo, uno di quei monumenti che si innalzano agli Eroi, ai<br />

condottieri, ai politici...invece ha continuato ad essere inviso,<br />

disprezzato, dileggiato, considerato un "diverso", secondo<br />

una forma di razzismo che ha radici lontane e che, pur cambiando<br />

i tempi, non vuol proprio morire: siamo nel 2000 e per<br />

molti egli rimane sempre un "Gosto"!

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