17.06.2013 Views

La cura delle relazioni con riferimento al pensiero di Edith Stein - Mag

La cura delle relazioni con riferimento al pensiero di Edith Stein - Mag

La cura delle relazioni con riferimento al pensiero di Edith Stein - Mag

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

cose che sembrano così lodevoli nel lavoro <strong>di</strong> <strong>cura</strong>. E<strong>di</strong>th <strong>Stein</strong> prende un po’ in<br />

giro questa cosa. Dice “ciò che chiamate empatia è in re<strong>al</strong>tà l’unipatia” ; è una<br />

fusione molto simile a quella immagine che vorremmo avere <strong>con</strong> il nostro innamorato<br />

o <strong>con</strong> la nostra innamorata quando desideriamo l’unisono, lo scambio <strong>di</strong> amorosi sensi<br />

portato fino <strong>al</strong> punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare tutt’uno nel vissuto. E<strong>di</strong>th <strong>Stein</strong> <strong>di</strong>ce: “quello” è uno<br />

stato proibito anche a Dio. Nemmeno Dio – che può tutto nel nostro immaginario –<br />

può avere lo stesso vissuto che ha una persona. Lo può ricevere – il vissuto <strong>di</strong> un <strong>al</strong>tro<br />

– intuitivamente, come posso fare io, se sono capace <strong>di</strong> empatia, ma non può mai<br />

migrare o fondersi <strong>con</strong> l’<strong>al</strong>tro/a. Come per <strong>di</strong>re che lo stato <strong>di</strong>vino è “l’essere per<br />

<strong>di</strong>fferenza”. Tutt’<strong>al</strong>tro rispetto a quello che possiamo norm<strong>al</strong>mente intendere e che ci<br />

immaginiamo. Se si fa esperienza <strong>di</strong> empatia in questa maniera si scopre quello stato<br />

superiore dell’essere. Superiore poiché preserva l’<strong>al</strong>terità in cui mai viene violato o<br />

violata la <strong>di</strong>fferenza dell’<strong>al</strong>tro/a. Ovvero, se si è formati in ambito cristiano, la sua<br />

unicità. Il fatto che ciascuna/o <strong>di</strong> noi è un unicum. Un unicum che per essere<br />

rispettato come t<strong>al</strong>e ha proprio bisogno che l’<strong>al</strong>tro sia in uno stato <strong>di</strong> empatia,<br />

ovvero sia capace <strong>di</strong> ri<strong>con</strong>oscimento: <strong>al</strong>tra parola chiave dell’empatia e <strong>delle</strong><br />

<strong>relazioni</strong> <strong>di</strong> <strong>cura</strong>.<br />

<strong>La</strong> <strong>cura</strong> dell’<strong>al</strong>tro/a si decide molto spesso su questo punto. <strong>La</strong> capacità <strong>di</strong><br />

ri<strong>con</strong>oscere ciò che sta avvenendo nell’interiorità invisibile dell’<strong>al</strong>tro/a e <strong>di</strong><br />

restituirglielo <strong>con</strong> un ri<strong>con</strong>oscimento. Ri<strong>con</strong>fermare <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra e <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro <strong>di</strong> essere<br />

visto nella sua <strong>di</strong>fferenza e dunque nella sua esistenza unica, è possibile se io mi<br />

rendo <strong>con</strong>to <strong>di</strong> quanto sono <strong>di</strong>fferente d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro, che pure sono in grado <strong>di</strong><br />

ri<strong>con</strong>oscere. L’empatia è questo miracolo che permette la relazione senza lo<br />

smarrimento del <strong>con</strong>fine. Anzi lo costituisce il <strong>con</strong>fine. Se<strong>con</strong>do E<strong>di</strong>th <strong>Stein</strong>, chi non<br />

è capace <strong>di</strong> empatia viola <strong>con</strong>tinuamente il <strong>con</strong>fine. Finché parlo noterete il paradosso.<br />

Se<strong>con</strong>do la volgarizzazione sembrerebbe giusto il <strong>con</strong>trario. Più entro nell’<strong>al</strong>tro nel suo<br />

territorio interiore più sono buono più e sono capace <strong>di</strong> empatia. E<strong>di</strong>th <strong>Stein</strong> <strong>di</strong>ce no:<br />

c’è l’Empatia quando si sente il <strong>con</strong>fine. L’Empatia – filosoficamente parlando – è la<br />

costituzione <strong>delle</strong> <strong>di</strong>verse soggettività. <strong>La</strong> <strong>cura</strong> <strong>delle</strong> <strong>relazioni</strong> incomincia lì. Mettersi in<br />

una <strong>di</strong>sposizione empatica, fare capire <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro <strong>di</strong> averlo ri<strong>con</strong>osciuto, che non significa<br />

<strong>con</strong>v<strong>al</strong>idarlo. Ovvero non significa <strong>di</strong>re <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro che ciò che prova è esattamente la<br />

re<strong>al</strong>tà. Che corrisponde esattamente – poniamo – <strong>al</strong>le <strong>con</strong><strong>di</strong>zioni da cui è nato il suo<br />

vissuto. A volte i vissuti <strong>di</strong> sofferenza, <strong>di</strong> arrabbiatura, <strong>di</strong> rancore, <strong>di</strong> risentimento,<br />

nas<strong>con</strong>o per dei frainten<strong>di</strong>menti, per <strong>delle</strong> cattive <strong>relazioni</strong> <strong>con</strong> la re<strong>al</strong>tà. Conv<strong>al</strong>idare<br />

<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro il fatto che è colto il suo vissuto non significa ac<strong>con</strong>sentire tot<strong>al</strong>mente anche<br />

<strong>al</strong>le <strong>con</strong><strong>di</strong>zioni che hanno creato quel vissuto, proprio per il saper essere <strong>di</strong>fferente.<br />

8

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!