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Preleva - Proloco Cameri - Altervista

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giorno con una piccola stazione di soli 250 watt che venne<br />

installata a Piazza S. Claudio.<br />

Nel febbraio 1923 un Regio Decreto riservava allo Stato l’esercizio<br />

degli impianti di radiodiffusione con facoltà da parte<br />

del Governo di concessioni a privati. Di conseguenza sorsero<br />

imprese che miravano a ottenere dal Governo la concessione:<br />

alcune nella prospettiva di esigere un canone e di ricavare un<br />

lucro dalla pubblicità (come avveniva negli Stati Uniti), altre<br />

che vedevano nella concessione un mezzo per incrementare<br />

la vendita degli apparati riceventi da esse costruiti.<br />

Tra queste imprese c’erano la S.I.R.A.C. - Società Italiana<br />

Radio Audizioni Circolari e la Società Anonima Radiofono<br />

- Società Italiana per le radiocomunicazioni circolari, con<br />

sede in Roma.<br />

Il 3 giugno 1924 il Ministro delle Comunicazioni Costanzo<br />

Ciano indirizzava una lettera alle società che avevano proposto<br />

domanda di concessione, invitandole a trovare un accordo;<br />

questo fu raggiunto, e il 27 agosto 1924 venne costituita<br />

la Società Anonima Unione Radiofonica Italiana – U.R.I.<br />

Il 6 ottobre 1924 a Roma fu uffi cialmente inaugurato, con<br />

un “concerto misto, corale e strumentale”, il servizio di<br />

radio-diffusione circolare che, da quella data, continuò a<br />

essere svolto con regolarità quotidiana. L’anno successivo<br />

venne inaugurata la stazione di Milano e, nel 1926, la stazione<br />

di Napoli.<br />

Negli anni seguenti, la Società Anonima U.R.I. fu trasformata<br />

in Ente di Stato col nome di E.I.A.R. (Ente Italiano<br />

Audizioni Radiofoniche), che diventava concessionaria<br />

esclusiva del servizio di radiodiffusione circolare per la<br />

durata di 25 anni, cioè fi no al 1952.<br />

Nel 1952 il Governo rinnovò la Convenzione fi no al 15<br />

dicembre 1972, ma alla scadenza si ebbero due proroghe<br />

per effetto delle quali si arrivò al 30 novembre 1974.<br />

Una sentenza della Corte Costituzionale del 10 luglio 1974<br />

dettò una serie di principi col proposito di realizzare un<br />

monopolio più aperto. La sentenza dichiarò legittimi l’installazione<br />

e l’esercizio, sul territorio nazionale, di impianti<br />

idonei alla diffusione di programmi televisivi esteri. La<br />

Corte Costituzionale deliberò la legittimità dell’esercizio<br />

privato dei servizi radiotelevisivi via cavo.<br />

Nel 1975 il Parlamento diede attuazione alla sentenza<br />

della Corte con la legge n. 103 del 14 aprile 1975 “Nuove<br />

norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva”,<br />

meglio conosciuta col nome di legge di riforma. Con tale<br />

14<br />

LA NUOVA RUSGIA • GIUGNO 2012<br />

legge si confermava la riserva allo Stato del servizio di<br />

radiodiffusione circolare via etere e lo si estendeva alle<br />

trasmissioni diffuse su scala nazionale; si stabiliva che il<br />

controllo della RAI non fosse più esercitato dal Governo<br />

bensì dal Parlamento. All’inizio del 1976 alcune società<br />

private installarono stazioni radiofoniche (le cosiddette<br />

radio libere), che erano formalmente illegali e pertanto<br />

diedero l’avvio a numerosi procedimenti giudiziari. Da<br />

questo momento si scatenò il boom dell’emittenza privata,<br />

con diverse centinaia di stazioni che trasmettevano,<br />

interferendo le une con le altre, in un caos tale che fu<br />

defi nito il Far West dell’etere. Con una nuova Convenzione,<br />

il 10 agosto 1981, il Governo concesse in esclusiva<br />

alla RAI, per la durata di sei anni, il servizio pubblico di<br />

radiodiffusione circolare su scala nazionale. Il 6 dicembre<br />

1984, il Governo emanò un Decreto Legge (convertito<br />

successivamente in legge nel febbraio 1985) che legittimava<br />

in via provvisoria le trasmissioni nazionali dei<br />

circuiti privati purché basate su programmi preregistrati.<br />

Il decreto legge e la legge vennero impugnati davanti alla<br />

Corte Costituzionale. Nel 1988 la Corte Costituzionale<br />

ammise la possibilità di dar vita a un sistema misto con<br />

emittenti private operanti anche a livello nazionale, purché<br />

in presenza di una rigorosa normativa antitrust. Fu<br />

la cosiddetta legge Mammì (6 agosto 1990, n. 223) ad<br />

attribuire anche ai privati la possibilità di essere presenti<br />

a livello nazionale. Con la legge Mammì cadde defi nitivamente<br />

il monopolio della RAI.

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