MONDRAGONE PERSISTENZE DELLA TERRA MURATA NEL ...

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spondenza degli orizzontamenti; le dimensioni dei blocchi dei cantonali, molto spesso intagliati a spigolo vivo; la forma e la dimensione, dunque la collocazione, degli elementi costituenti. Ritornando al muro analizzato, ha interesse riferire che esso è apparecchiato con elementi di tufo spaccati, perlopiù di foggia rustica 13 . Ogni “cantiere” così configurato si compone di tre allineamenti di costituenti lapidei, che conformano un’altezza grossomodo costante, pari a circa 2 palmi napoletani (52-54 cm) 14 . Gli elementi, disposti in maniera diffusamente serrata, registrano non abbondante presenza di materiale minuto di pareggiamento, non facilitando, peraltro, la lettura degli orizzontamenti, in alcuni punti meno regolari. La presenza di tratti della murazione, ri- Fig. 4 - Mondragone, elaborazione da stralcio dell’estratto di mappa, foglio catastale 57. In grigio scuro (p.lla 303) è indicato il bastione, in grigio chiaro (p.lla 583), il terrapieno con giardino soprastante, posto nello spazio un tempo occupato dall’area interna alla murazione. Si noti la netta persistenza di questo tratto dell’impianto difensivo nella tessitura urbana contemporanea. scontrati in diverse aree della città un tempo incluse nella Terra Murata, fa comprendere come le direttrici di sviluppo dell’edilizia contemporanea abbiano sostanzialmente seguito, anche e soprattutto per esigenze di economicità di realizzazione, gli originari tracciati difensivi, sovente assorbendoli nelle nuove strutture. Partendo da questo assunto, verificabile agevolmente in situ, incrociando i dati offerti da rilievi aerofotogrammetrici, catastali e satellitari, si è potuto giungere alla ricostruzione del tratto della murazione in questo punto. Ad ogni modo, solo un’analisi meticolosa, da condursi su ogni abitazione, dunque richiedente un impegno sul campo di diversi mesi, potrà offrire ulteriori delucidazioni in merito alla configurazione planimetrica e tecnologica della murazione. In questa prospettiva di inda- 11
Fig. 5 - Mondragone, via Venezia 51, bastione difensivo della Terra Murata (XV-XVI sec.), particolare della fronte ovest. Il brano murario è racchiuso tra due edifici risalenti alla seconda metà del Novecento. gine, il presente contributo rappresenta un’iniziale verifica di metodo. Un’ulteriore analisi di brani murari si è resa possibile in un’altra area della città, lungo il corso Umberto I, in corrispondenza dell’antica Porta di Sant’Angelo, della quale può ritrovarsi traccia nelle strutture superstiti, inglobate nel campanile della chiesa di S. Maria del Giglio. Dall’analisi della struttura emergono alcuni dati interessanti. Anzitutto, si registra che il muro superstite della porta è apparecchiato, contrariamente al bastione di via Venezia, facendo ricorso a filari di conci, con costituenti alti 30-35 cm e lunghi 60 cm circa (Fig. 9). Le murature apprestate a filari di conci presentavano ogni orizzontamento alto quanto una sola pietra, contemplando l’uso di conci ben squadrati, in genere caratterizzati da spigoli vivi e con cinque delle sei facce spianate. La sesta, a contatto con il nucleo murario, in genere costituito da elementi irregolari resi solidali con l’utilizzo di abbondante quantità di malta, non veniva spianata, per farla meglio aderire a quest’ultima. Grande attenzione, altresì, era data allo sfalsamento dei giunti verticali, necessario a garantire una corretta distribuzione dei carichi. La lavorazione dei conci da squadrare era operazione impegnativa ed onerosa e rendeva necessario il coinvolgimento di maestranze qualificate. A pochi metri, all’incrocio tra il corso e 12 Fig. 6 - Mondragone, via Mazzini 26, cortile della proprietà Di Vincenzo, bastione difensivo della Terra Murata (XV-XVI sec.), particolare della fronte est. Si noti il giardino soprastante, al culmine del terrapieno. via IV novembre, un’altra porzione muraria, inquadrabile nel paramento interno della murazione, consegna informazioni costruttive di altro tenore, essendo caratterizzata, come il predetto bastione, da un apparecchio murario “a cantieri” con altezze pari a 45-50 cm, con costituenti talvolta impilati (alti 13-18 cm, con rari picchi di 25 cm, lunghi 40-45 cm) (Fig. 10). Ciononostante, parte del brano murario, attigua al campione analizzato, presenta facciavista con conci di tufo (alti e larghi 27 cm circa, lunghi 35-40 cm), inseriti in lungo e in largo, probabilmente per produrre una tessitura simile a quella della porta (Fig. 11). Queste preventive analisi, condotte sulle tracce superstiti della murazione della Terra di Mondragone, finora mai indagate dal punto di vista delle tecniche costruttive murarie, consegnano utili informazioni, che confermano l’utilizzo di costituenti lapidei in tufo grigio per confezionare l’impianto difensivo e la presenza congiunta degli apparecchi murari “a cantieri” e a filari. Le acquisizioni sulle tecniche costruttive murarie storiche fin qui enunciate ben dimostrano, per il territorio e il periodo considerati, piena contiguità con altre realtà urbane della Terra Laboris caratterizzate dall’utilizzo del tufo grigio campano, quali i vicini centri di Sessa Aurunca, Carinola e Teano e alcuni afferenti all’area del monte Maggiore, come Pontelatone e Formicola 15 .
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