trova l'animale - Mondello
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per le pitture decorative, Mucoli e Golia per le decorazioni lignee,<br />
Salvatore Gregoretti per le vetrate policrome e Florio e<br />
Caraffa per le luci (con gli impianti elettrici della Società Trinacria).<br />
Cos’altro poteva venir fuori da un gruppetto di cotanta<br />
maestria se non un vero capolavoro?<br />
Bellissimo in ogni sua parte, tanto che ancora oggi non è<br />
raro sentire i visitatori sottolineare il fatto che sembri cresciuto<br />
come una pianta esotica...<br />
I visitatori. Ecco toccato il tasto dolente. Quali visitatori?<br />
Il Villino, dopo essere stato distrutto da un incendio doloso<br />
nel 1962, è stato oggetto di numerosi restauri, l’ultimo dei<br />
quali si è concluso solo nel 2009.<br />
Tornato al suo antico splendore, con alcune parti lignee interamente<br />
ricostruite sulla base delle testimonianze fotografiche,<br />
come i tessuti, l’edificio ha ospitato una mostra da<br />
dicembre 2009 fino a metà gennaio 2010. Poi nulla più.<br />
Addirittura, un equivoco burocratico ne rendeva la fruizione<br />
impossibile se non dietro appuntamento da concordare direttamente<br />
con la Soprintendenza.<br />
Ernesto Basile, progetto del Villino Florio, 1903, Palermo (Archivi Basile);<br />
A sinistra, il frontespizio della villa<br />
Villino Florio all’Olivuzza SCATOLE VUOTE<br />
Un equivoco. Che si è chiarito. E lasciatecelo dire con un pizzico<br />
d’orgoglio, grazie a noi, che abbiamo riferito proprio alla<br />
Soprintendenza le difficoltà incontrate direttamente.<br />
È vero, c’è un problema con il numero di custodi assegnati,<br />
troppo pochi per garantire il pieno afflusso di eventuali<br />
gruppi numerosi. Ma bastevole per visite singole.<br />
Visite di che? Del villino stesso, magnifica scatola purtroppo<br />
vuota anche se, in effetti, ammirare il prestigioso lavoro di ricostruzione<br />
delle parti lignee e delle stoffe suscita sorpresa e<br />
ammirazione.<br />
Ad esempio, straordinario ci sembra il restauro del camino<br />
della sala da pranzo. Non siamo restauratori né architetti, per<br />
cui vi preghiamo di perdonare il nostro vocabolario forse<br />
poco preciso. Ma siamo rimasti ammirati davanti a quel ca -<br />
polavoro di artigianato tutto carbonizzato ma consolidato<br />
micropezzetto per micropezzetto. Così come abbiamo am -<br />
mirato come fosse proprio l’originale il ramage, il ramo in<br />
legno che cresce sul soffitto e che fiorisce di luce.<br />
Peccato che tutto resti un po’ così, un po’ a metà. Dopo tutti<br />
gli anni di oblio, dopo tutti i restauri, dopo tutto il lavoro straordinario<br />
degli esperti, dopo la bella mostra sulla Targa Florio<br />
che ci ha restituito l’edificio per quasi un mese, dopo una lunghissima<br />
e sciocca chiusura... siamo sicuri, ma proprio sicuri,<br />
che non sappiamo che farcene?<br />
Vincenzo Florio a <strong>Mondello</strong><br />
Breve storia dei Florio<br />
Con Paolo la famiglia Florio lascia Bagnara Calabra per inaugurare a Palermo una drogheria. Una fortunata impresa, ché già il figlio Vincenzo<br />
può dirsi “geniale” capitano d’industria. Il figlio di Vincenzo, Ignazio senior, consolida l’impero (dalle cantine vinicole alle industrie ittiche)<br />
e suo figlio Ignazio jr., in pochi anni lo decuplica pur conservando la passione per lo sport (Targa Florio: vi suggerisce qualcosa?) e per la<br />
cultura: sarà impresario del Teatro Massimo (scritturerà uno sconosciuto tenore, tale Enrico Caruso), committente di Basile e Ducrot (da Villa<br />
Igiea al Villino Florio) e fondatore del quotidiano L’Ora. Tombeur de femmes, sposa Donna Franca Jacona di San Giuliano, e con lei aprirà la<br />
stagione della belle époque palermitana. Poi, la fortuna lo abbandona. Tre dei suoi 5 figli muoiono ancora bambini, e le imprese chiudono,<br />
una alla volta. Costretti a vendere tutto, Franca si ritira a Firenze, presso un’amica; Ignazio a Roma, da solo. Alla morte di Franca (1950), Ignazio<br />
torna a Palermo, dove morirà sette anni dopo.<br />
duemiladieci luglio 41 M