Anno V Numero 48/49 dicembre 2008 gennaio 2009 - Coolclub.it
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<strong>Anno</strong> V<br />
<strong>Numero</strong> <strong>48</strong>/<strong>49</strong><br />
<strong>dicembre</strong> <strong>2008</strong><br />
<strong>gennaio</strong> <strong>2009</strong>
PUGlia ViNCENtE?<br />
Puglia violenta, come in un film di Maurizio Merli<br />
dove anche il fruttivendolo è cattivo e corrotto.<br />
Oppure Puglia vincente, come in un film con<br />
Silvester Stallone dove alla fine si alzano i pugni<br />
al cielo e si crede che il mondo, veramente, possa<br />
cambiare. Roba da film, proprio come quelli<br />
proiettati sugli schermi in questi giorni.<br />
Puglia d’amore e d’odio, immaginata, ricordata,<br />
raccontata. Roba da romanzi che proprio di<br />
questi tempi vincono premi. Puglia dei veleni,<br />
quella che uccide giorno dopo giorno, roba da<br />
cronaca nera.<br />
E ancora la Puglia di tutti i giorni, con le storie<br />
della gente, con la v<strong>it</strong>a vera che solo le canzoni<br />
sanno catturare e rest<strong>it</strong>uirci.<br />
C’è chi si affretta a dire che quella che il cinema<br />
racconta oggi non c’è più, per fortuna, debellata<br />
da una regione che cresce e migliora mese dopo<br />
mese. D’altro canto la gente non smette di gridare,<br />
denunciare, piangere. Altri si lamentano, come<br />
fosse uno sport tramandato dai nonni insieme alle<br />
bocce, oppure seccano al sole insieme al tabacco<br />
alimentando un apparente immobilismo. Sullo<br />
sfondo un brulicare di bellezza che contraddice.<br />
Come sempre questa terra vive di opposti e forse<br />
per questo è forziere di energie incredibili. Il<br />
bene e il male, come fratelli crescono uno accanto<br />
all’altro, visione biblica, ancestrale, di un vivere<br />
che oggi è sotto gli occhi di tutti. Dopo il vangelo<br />
secondo il turismo, arrivano i vangeli apocrifi e<br />
fa piacere. L’idea di un passato e di un presente<br />
difficili non possono che sottolineare i passaggi<br />
del riscatto.<br />
Il silenzio, per chi come noi ama la musica, piace<br />
solo di rado. Ecco perché, ancora una volta,<br />
come spesso è cap<strong>it</strong>ato in questi anni, torniamo<br />
a tastare il polso di questa terra e a parlare di<br />
Puglia.<br />
Una regione che mai come in questi ultimi<br />
anni ha invest<strong>it</strong>o sul nuovo, che ha puntato<br />
sui giovani e che oggi raccoglie frutti. Abbiamo<br />
raccolto testimonianze di queste v<strong>it</strong>torie senza<br />
dimenticare le immancabili debacle.<br />
Con uno sguardo alle generazioni che hanno<br />
costru<strong>it</strong>o un substrato di possibil<strong>it</strong>à per la<br />
cultura nel nostro terr<strong>it</strong>orio, ci avviciniamo a<br />
un nuovo anno che speriamo sia fecondo e pieno<br />
di sorprese come questo che volge al termine.<br />
Sempre per non dimenticare abbiamo scelto<br />
come foto di questo sommario quella di Fabrizio<br />
de Andrè, scomparso da dieci anni, che ci piace<br />
ricordare con una sua frase: “Dai diamanti non<br />
nasce niente, dal letame nascono i fiori”.<br />
Osvaldo Piliego<br />
Ed<strong>it</strong>orialE 3
CoolClub.<strong>it</strong><br />
Via Vecchia Frigole 34<br />
c/o Manifatture Knos<br />
73100 Lecce<br />
Telefono: 0832303707<br />
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<strong>Anno</strong> 5 <strong>Numero</strong> 47/<strong>48</strong><br />
<strong>dicembre</strong> <strong>2008</strong>/<strong>gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />
Iscr<strong>it</strong>to al registro della<br />
stampa del tribunale di Lecce<br />
il 15.01.2004 al n.844<br />
Direttore responsabile<br />
Osvaldo Piliego<br />
Collettivo redazionale<br />
Pierpaolo Lala, C. Michele<br />
Pierri, Cesare Liaci,<br />
Antonietta Rosato, Dario<br />
Goffredo, Michela Cerini<br />
Hanno collaborato a questo<br />
numero: Giancarlo Susanna,<br />
Rossano Astremo, Ludovido<br />
Fontana, Berardino Amenduni,<br />
Tobia D’Onofrio, Camillo<br />
Fasulo, Federico Baglivi, Livio<br />
Polini, Enrico Martello, Ennio<br />
Ciotta, Fulvio Totaro, Nino G.<br />
D’Attis, Stefania Ricchiuto,<br />
Roberto Conturso.<br />
In copertina Donatella<br />
Finocchiario sul set di<br />
Galantuomini, foto di Giovanni<br />
Ottini<br />
Ringraziamo Viola Berlanda<br />
(per la foto di Taranto),<br />
Giovanni Ottini, Sabrina<br />
Manna, la Cooperativa Paz<br />
di Lecce (che ci sta osp<strong>it</strong>ando<br />
in questi giorni), Manifatture<br />
Knos e le redazioni di<br />
Blackmailmag.com, Radio<br />
Popolare Salento di Taranto<br />
e Lecce, Controradio di Bari,<br />
Mondoradio di Tricase (Le),<br />
Ciccio Riccio di Brindisi,<br />
L’impaziente di Lecce,<br />
quiSalento, Lecceprima,<br />
Musicaround.net.<br />
Progetto grafico<br />
erik chilly<br />
Impaginazione<br />
Scipione<br />
Stampa<br />
Martano Ed<strong>it</strong>rice - Lecce<br />
Chiuso in redazione (sicuro?)<br />
alla fine del mese, è quasi<br />
sempre il 31!<br />
Per inserzioni pubblic<strong>it</strong>arie e<br />
abbonamenti:<br />
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3394313397<br />
donatella Finocchiaro 6<br />
Puglia che vince non si cambia 14<br />
Moltheni 18<br />
recensioni 28<br />
luisa ruggio 44-45<br />
recensioni 47<br />
radio Egnatia 52<br />
radiodervish a Sannicandro 54<br />
Calendario 57<br />
PUGlia ViNCENtE?<br />
MUSiCa<br />
libri<br />
CiNEMa tEatro artE<br />
EVENti<br />
SoMMario<br />
5
SE aVESSi Fatto<br />
l’aVVoCato<br />
Intervista a Donatella Finocchiaro, protagonista<br />
del film Galantuomini di Edoardo Winspeare<br />
Donatella Finocchiaro è l’attrice <strong>it</strong>aliana<br />
del momento. Catanese, classe 1970, è la<br />
protagonista del nuovo film di Edoardo<br />
Winspeare, Galantuomini, presentato fra gli<br />
applausi al Festival del Film di Roma. La sua<br />
interpretazione di Lucia, donna al servizio<br />
della Sacra Corona Un<strong>it</strong>a ma innamorata di<br />
un giudice, le è valsa il premio come miglior<br />
attrice protagonista. Dopo l’ottimo debutto sul<br />
grande schermo nel 2002 in Angela di Roberta<br />
Torre, l’attrice siciliana non si è più fermata,<br />
lavorando con alcuni dei migliori registi <strong>it</strong>aliani<br />
tra cui Tavarelli, Andò, Bellocchio e Porporati.<br />
Nonostante il successo la sua immagine rimane<br />
quella di una ragazza semplice, dietro la quale<br />
si nascondono una grande passione e qualche<br />
curios<strong>it</strong>à.<br />
Dal tuo esordio cinematografico ad oggi<br />
non hai mai smesso di raccogliere premi.<br />
6 PUGlia ViNCENtE?<br />
Si direbbe che sei una predestinata. Ma<br />
quando hai scoperto che saresti diventata<br />
un’attrice e come hai mosso i primi passi?<br />
In realtà la mia carriera è iniziata per gioco.<br />
Fin<strong>it</strong>o il liceo, a Catania ho iniziato per hobby<br />
a frequentare corsi di danza e canto, solo con<br />
l’intento di distrarmi dagli studi. La mia voglia di<br />
confrontarmi con il palcoscenico però cresceva e<br />
così mi spostai per un po’ a Roma per seguire altri<br />
corsi. Nel ’96 debuttai con Il Teatro dell’Orologio,<br />
ma fu solo una breve parentesi, perché poco dopo<br />
tornai a Catania per finire l’Univers<strong>it</strong>à. Lo feci<br />
per dovere; in realtà consideravo quegli studi<br />
aridi e poco adatti alla mia personal<strong>it</strong>à.<br />
La laurea in giurisprudenza è un retaggio<br />
culturale del sud allora…<br />
L’ho presa perché a quell’età mi mancava una<br />
passione vera. Quand’ero adolescente mi sarebbe<br />
piaciuto fare l’arch<strong>it</strong>etto o l’arredatrice d’interni,
Donatella Finocchiaro e Fabrizio Gifuni<br />
ma bisognava cambiare c<strong>it</strong>tà e non nutrivo per<br />
quei mestieri un grande trasporto, uno di quelli<br />
che ti fa lottare. Scelsi la strada più comoda,<br />
che per me era fare l’avvocato. Poi l’amore per il<br />
teatro mi ha defin<strong>it</strong>ivamente convinta a rischiare<br />
ed è cambiato tutto.<br />
Hai mai pensato di coniugare le cose?<br />
L’Avvocato Finocchiaro non suona male.<br />
Potrebbe essere il t<strong>it</strong>olo di una nuova<br />
fiction…<br />
(Ride)... Sai che è un’idea? Non ci avevo mai<br />
pensato…<br />
Parliamo un po’ di Galantuomini. Come<br />
è nata la tua collaborazione con Edoardo<br />
Winspeare?<br />
Il primo contatto c’è stato diversi anni fa.<br />
Edoardo aveva appena fin<strong>it</strong>o di girare Il miracolo<br />
e preparava il suo nuovo film. Mi telefonò<br />
facendomi un sacco di complimenti e dicendomi<br />
che gli sarebbe piaciuto lavorare con me. Il film<br />
che progettava allora era un altro, comunque<br />
ci lasciammo con la promessa che ci saremmo<br />
risent<strong>it</strong>i non appena ci fossero stati sviluppi.<br />
Così due anni fa mi ha proposto la sceneggiatura<br />
di Galantuomini e io ne sono sub<strong>it</strong>o rimasta<br />
folgorata.<br />
Nel film interpreti Lucia, una donna<br />
affiliata alla Sacra Corona Un<strong>it</strong>a. Come è<br />
stato entrare in un ruolo del genere?<br />
Poco fa ne parlavo al telefono con mia zia. Lei<br />
mi ha chiesto: “Figlia mia, come hai fatto a<br />
parlare con quell’accento?” (ride). Ovviamente<br />
ho dovuto scontrarmi da sub<strong>it</strong>o con il lim<strong>it</strong>e più<br />
grosso, quello linguistico. Per ovviare a questo<br />
problema sono arrivata nel Salento venti giorni<br />
prima dell’inizio delle riprese, durante i quali ho<br />
fatto conversazione in dialetto. Il salentino, per<br />
certi versi, potrebbe sembrare simile al siciliano<br />
e invece ci sono molte sfumature che traggono<br />
in inganno. Per fortuna ho avuto il supporto<br />
di un sacco di persone che vorrei ringraziare<br />
una per una. Prima e durante le riprese sul<br />
set si è creato un clima bellissimo, che ha visto<br />
partecipare al film tutti con lo stesso entusiasmo,<br />
dall’elettricista agli attori. E poi non ero mai<br />
stata in Puglia e sono felicissima di averlo fatto.<br />
Sembra davvero che ti sia divert<strong>it</strong>a nel<br />
girarlo. Raccontami un aneddoto della<br />
lavorazione.<br />
Oddio, ce ne sono tanti (ride)… Ma se devo<br />
sceglierne uno, c’è una sequenza in cui io<br />
partecipo con la mia amica Sabrina a un addio al<br />
nubilato. Lei interpretava mia cugina Consuelo.<br />
Ci siamo tanto divert<strong>it</strong>e a ballare e a girare quelle<br />
scene anche perché secondo la sceneggiatura<br />
dovevamo essere brille. E lo eravamo sul serio<br />
(ride ancora).<br />
Un’ultima domanda. Il finale, di cui erano<br />
state previste addir<strong>it</strong>tura tre versioni,<br />
lascia ogni decisione nelle mani dello<br />
spettatore. Qual è la tua?<br />
C’è chi dice che l’80 percento della riusc<strong>it</strong>a di un<br />
film sia in una conclusione adeguata. Condivido<br />
quella che è stata adottata per Galantuomini,<br />
la trovo quella più giusta. Detto questo, da<br />
spettatrice io immagino un finale nel quale Lucia<br />
rimane infelice, ma acquista consapevolezza<br />
della sua condizione. Un momento intenso nel<br />
quale si allontana rassegnata, ma sicura.<br />
C. Michele Pierri<br />
PUGlia ViNCENtE? 7
8<br />
GalaNtUoMiNi<br />
Storia d’amore e di Sacra Corona Un<strong>it</strong>a<br />
“Io sono più emozionato oggi che a Roma”. Il<br />
regista Edoardo Winspeare era visibilmente in<br />
tensione all’anteprima nazionale di Lecce del<br />
film Galantuomini che segna il suo r<strong>it</strong>orno dopo<br />
il buon risultato de Il Miracolo (in concorso nel<br />
2003 alla Mostra del Cinema di Venezia).<br />
La preparazione del film è stata lunga e articolata.<br />
Da queste parti si sapeva già tutto, sulla storia,<br />
sui personaggi, sul clima complessivo nel quale<br />
il film era ambientato; eppure la sorpresa della<br />
visione ti prende sempre, anche quando sai già o<br />
pensi di sapere, quello che ti aspetterà.<br />
La trama è molto semplice o meglio sembra<br />
molto semplice. Nel Salento dell’inizio degli anni<br />
‘90 una donna della Sacra Corona Un<strong>it</strong>a, Lucia<br />
(Donatella Finocchiaro) incontra<br />
al funerale di un vecchio e caro<br />
amico di infanzia Fabio (Lamberto<br />
Probo), stroncato da un’overdose<br />
per una part<strong>it</strong>a di eroina tagliata<br />
male, un altro caro e vecchio<br />
amico Ignazio (Fabrizio Gifuni)<br />
che nel frattempo è diventato<br />
un magistrato. Dopo una lunga<br />
esperienza al Nord (forse nella<br />
Milano da bere?) l’uomo di legge<br />
torna a Lecce per affrontare<br />
PUGlia ViNCENtE?<br />
insieme a quello che sembra un piccolo pool la<br />
nascente criminal<strong>it</strong>à organizzata. La storia segue<br />
dunque due registri: quello della criminal<strong>it</strong>à da<br />
una parte, con le traversate verso il Montenegro<br />
alla ricerca di droga e armi, e la passione e<br />
l’amore dall’altra, con il crescere di una storia<br />
che, fin dall’inizio sembra impossibile.<br />
“È una storia d’amore sullo sfondo di una terra<br />
che è cambiata, che ha perso la sua innocenza,<br />
è stata contaminata, da isola felice qual era” ha<br />
ribad<strong>it</strong>o Winspeare. “Il film pone un dilemma<br />
shakespeariano che ha una dimensione<br />
universale: la scelta tra la legge (la propria legge),<br />
le regole e l’amore, la passione, il sentimento.<br />
Per lui la scelta è essere uomo di giustizia o<br />
dare ascolto all’amore. Per lei, tra la sua legge<br />
- i codici della criminal<strong>it</strong>à - e la<br />
passione. Una storia d’amore<br />
impossibile. Una storia che si<br />
muove nel classico terreno del<br />
melodramma”.<br />
La sceneggiatura, ben scr<strong>it</strong>ta<br />
dallo stesso regista insieme ad<br />
Alessandro Valenti e Andrea<br />
Piva, funziona bene. La storia<br />
infatti non ha segni di cedimento,<br />
tranne forse qualche piccola
sbavatura, e prende r<strong>it</strong>mo man mano. Certo<br />
qualche dubbio rimane sul ruolo di una donna<br />
così in vista nell’organizzazione mafiosa, forse<br />
fin troppo decisionista, però regge anche questo<br />
anche grazie alla bella interpretazione della<br />
Finocchiaro.<br />
“Ho fatto lezione di cinema in carcere e con<br />
i detenuti abbiamo realizzato dei lavori. Gli<br />
uomini avevano grande attenzione e rispetto”,<br />
ha precisato Winspeare (nella foto a destra). “Le<br />
donne erano tostissime, alcune molto più difficili,<br />
altre più cattive degli uomini. Mi sono chiesto<br />
spesso: queste donne criminali hanno perso la<br />
femminil<strong>it</strong>à? Sono in confl<strong>it</strong>to con proprio essere<br />
donna? Si sono dovute un po’ mascolinizzare per<br />
farsi rispettare? È una domanda alla quale mi<br />
sono risposto costruendo un personaggio come<br />
quello di Lucia. La risposta è necessariamente<br />
nella contraddizione, nel confl<strong>it</strong>to. Solo alla fine<br />
sapremo se Lucia sceglierà di seguire la propria<br />
femminil<strong>it</strong>à o se in qualche modo, continuando a<br />
seguire il suo destino, dovrà rinunciarvi”.<br />
Quindi se l’amore sembra trionfare, Winspeare<br />
tinteggia, soprattutto per chi in questa terra è<br />
cresciuto, un quadro abbastanza fosco di quegli<br />
anni. Con i morti ammazzati per strada senza<br />
troppi convenevoli, con le case in campagna<br />
trasformate in centrali dello spaccio e delle<br />
sevizie, con le bombe, con il pizzo, con i bar<br />
che diventano punti di “ristoro alternativo”,<br />
con le prime timide ammissioni della presenza<br />
malav<strong>it</strong>osa anche da questa parte, con i traffici<br />
dall’altra parte dell’Adriatico appena sconvolto<br />
dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine<br />
dei regimi comunisti, con un Salento ancora<br />
sconosciuto al grande pubblico, ancora lontano<br />
dalla Notte della Taranta e dal boom turistico. In<br />
tutto questo contesto l’integr<strong>it</strong>à del magistrato<br />
scricchiola, Ignazio butta il cuore oltre lo Stato o<br />
meglio sembra farlo giacché (altro mer<strong>it</strong>o del film<br />
di Winspeare) il giudizio morale resta sospeso, è<br />
designato allo spettatore.<br />
“Ho conosciuto un magistrato come Ignazio.<br />
E sono stato in contatto con due uomini di<br />
legge, il procuratore aggiunto Cataldo Motta<br />
e il magistrato Leone De Castris, mio amico”,<br />
sottolinea il regista. “Mi hanno molto aiutato<br />
a capire. Anche Alessandro Valenti (uno degli<br />
sceneggiatori) è figlio di un famoso penalista. Il<br />
mondo della giustizia ci è abbastanza noto”.<br />
C’è un altro Salento in questo film, c’è un’altra<br />
visione, poco da cartolina (nonostante le splendide<br />
immagini di centri storici, spiagge, coste, mare),<br />
di una terra che continua a essere difficile.<br />
Il cast annovera, oltre ai già c<strong>it</strong>ati Finocchiaro<br />
e Gifuni, anche Giuseppe Fiorello (molto bravo<br />
nel suo personaggio guappo), Gioia Spaziani,<br />
Marcello Prayer, Antonio Carluccio, Giorgio<br />
Colangeli tutti a proprio agio con la lingua<br />
che giustamente (nella maggior parte dei casi)<br />
non è dialetto ma un <strong>it</strong>aliano con la cadenza<br />
tipica di questi posti. Anzi proprio rispetto alla<br />
sottot<strong>it</strong>olazione c’è qualche dubbio. Va bene<br />
far capire la trama ma non sembra esagerato<br />
spiegare anche “pampaciulu” o “coglione”?<br />
Quando Montalbano usa frasi idiomatiche<br />
siciliane non è certo sottot<strong>it</strong>olato.<br />
Da tradizione nei film di Winspeare grande<br />
spazio è stato dato agli attori salentini e pugliesi,<br />
selezionati da Biagino Bleve, come Ippol<strong>it</strong>o<br />
Chiarello, Piero Rapanà, Carlo Bruni (già<br />
protagonista de Il Miracolo), Probo e Pino Zimba,<br />
scomparso pochi mesi fa. Tra i presenti anche<br />
l’avvocato leccese Fabio Valenti, il giornalista<br />
Rai Marcello Favale (a quei tempi in effetti le<br />
televisioni locali erano ancora poche e piccole) e<br />
molti altri. Le musiche sono di Gabriele Rampino,<br />
anima dell’etichetta discografica Dodicilune.<br />
Il film, prodotto da Fabrizio Mosca per Acaba<br />
Produzioni, è realizzato in collaborazione con Rai<br />
Cinema, con il sostegno della Direzione Generale<br />
per il Cinema e con il contributo di Apulia Film<br />
Commission, Provincia di Lecce e Italgest.<br />
Pierpaolo Lala<br />
PUGlia ViNCENtE? 9
dESiati, l’aMorE E<br />
la PUtrida taraNto<br />
Lo scr<strong>it</strong>tore pugliese racconta il suo ultimo romanzo, Il<br />
paese delle spose infelici, pubblicato da Mondadori.<br />
Chi ha vissuto l’adolescenza agli inizi degli anni<br />
’90 nella provincia di Taranto non farà fatica<br />
a riconoscersi nella descrizione compiuta da<br />
Mario Desiati nella sua ultima fatica, Il paese<br />
delle spose infelici (Mondadori). L’alienazione<br />
di pomeriggi sempre troppo vuoti, l’incontro<br />
con le droghe e l’alcol, il calcio, l’ascesa dell’ex<br />
picchiatore fascista C<strong>it</strong>o, la scoperta del porno,<br />
il frastuono di ch<strong>it</strong>arre elettriche sparate nelle<br />
cuffie per stordirsi, il polo siderurgico, simbolo<br />
estremo di una terra invasa dal male. Quello<br />
di Desiati non è solo un romanzo sul nostro<br />
meridione marcescente, ma racconta, attraverso<br />
la storia di tre ragazzi, Veleno Zazà ed Annalisa,<br />
il potere totalizzante e distruttivo dell’amore.<br />
Mario, il tuo romanzo può avere, a mio modo<br />
di vedere, diverse chiavi di lettura. Una può<br />
essere quella di identificarlo come romanzo<br />
rappresentativo di quella generazione di<br />
10 PUGlia ViNCENtE?<br />
ragazzi nati negli anni ’70, che ha vissuto<br />
l’adolescenza in quel decennio fragile e<br />
incogn<strong>it</strong>o che è rappresentato dagli anni<br />
’90. Qual è la peculiar<strong>it</strong>à di quel periodo,<br />
rispetto ai decenni precedenti, e perché hai<br />
voluto rappresentarlo?<br />
È un periodo di felic<strong>it</strong>à illusoria per quel branco<br />
di cani randagi composto da Veleno e i suoi amici.<br />
La v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à che esprimono è autenticamente<br />
dirompente, tre anni dopo la fine della guerra<br />
fredda sembrava che stava per arrivare il<br />
migliore dei mondi possibili… forse non é stato<br />
così.<br />
Perché è presente con costanza il<br />
riferimento all’ascesa al potere di C<strong>it</strong>o.<br />
Quale rivoluzione ha rappresentato il<br />
c<strong>it</strong>ismo per Taranto e i tarantini, tanto<br />
da mer<strong>it</strong>arsi ampio spazio in un romanzo<br />
che fa della difficoltà di crescere, vivere
ed amare in un paese del sud il suo tema<br />
portante?<br />
C<strong>it</strong>o è l’emblema di come cambia la società<br />
mediatica e pol<strong>it</strong>ica <strong>it</strong>aliana, dieci anni prima di<br />
Berlusconi e Veltroni, C<strong>it</strong>o è un pol<strong>it</strong>ico moderno,<br />
ma il lato oscuro del moderno, quello che<br />
inev<strong>it</strong>abilmente entra nella v<strong>it</strong>a dei protagonisti.<br />
La storia entra nella v<strong>it</strong>a privata, come può la<br />
letteratura non tenerne conto?<br />
Al racconto delle vicende esistenziali dei<br />
tre protagonisti, Veleno, Zazà e Annalisa,<br />
si accosta sempre il respiro della leggenda<br />
popolare, con il continuo riferimento alle<br />
tragiche vicende delle spose infelici di<br />
Martina. Il tutto dà alla narrazione una<br />
struttura sospesa, a volte quasi atemporale.<br />
Come mai questa scelta?<br />
Ho tenuto il passo dei miei ricordi e delle mie<br />
suggestioni, i protagonisti che in questi anni<br />
Taranto, foto di Viola Berlanda<br />
sono vissuti con me hanno sempre mantenuto un<br />
loro aspetto di non definizione e questo spazio ho<br />
tentato di riprodurre.<br />
Quanto difficile è stato per uno scr<strong>it</strong>tore<br />
uomo lavorare su un personaggio complesso<br />
e tragico quale quello di Annalisa?<br />
Per nulla difficile, perché Annalisa esiste e io<br />
sono pazzo di lei.<br />
Una considerazione sulla lingua. Rispetto<br />
ai tuoi due precedenti romanzi in Il paese<br />
delle spose infelici c’è il ricorso ad una<br />
lingua più ricercata, fortemente lirica, che<br />
s’abbassa di tono solo quando presenta i<br />
termini dialettali di alcuni dialoghi. Come<br />
mai questo cambio di passo?<br />
La voce dello scr<strong>it</strong>tore e la voce del romanzo sono<br />
a volte stili inconciliabili.<br />
Rossano Astremo<br />
PUGlia ViNCENtE?<br />
11
NiCola CoNtE<br />
Il jazzista e dj che non lascia Bari<br />
Vive ancora a Bari, la sua c<strong>it</strong>tà, e di fronte<br />
casa sua c’è il mare, “così la mattina vedo solo<br />
l’azzurro del cielo”. Eppure Nicola Conte, dj e<br />
musicista, passa gran parte dell’anno in giro per<br />
il mondo. Ogni tanto suona anche nella sua c<strong>it</strong>tà.<br />
Cap<strong>it</strong>erà il 27 e 28 <strong>dicembre</strong>, al teatro Piccinni,<br />
dove presenterà i brani del suo ultimo album<br />
R<strong>it</strong>uals con il suo Jazz Combo. Da Bari è part<strong>it</strong>a<br />
la sua carriera: dopo un diploma al liceo classico<br />
e dopo aver frequentato un po’ Scienze pol<strong>it</strong>iche,<br />
ha dato v<strong>it</strong>a con un gruppo di amici al Fez, un<br />
movimento artistico-musicale che ha avuto<br />
rilevanza internazionale.<br />
12 PUGlia ViNCENtE?<br />
Perché vivi ancora a Bari?<br />
Qui si sta bene, è una c<strong>it</strong>tà a dimensione d’uomo.<br />
Il quartiere dove ab<strong>it</strong>o non è stato depredato<br />
dall’edificazione selvaggia, è libero dal cemento.<br />
Dalla mia finestra non vedo palazzi, la mattina<br />
vedo solo l’azzurro del cielo. E poi Bari è al centro<br />
di luoghi splendidi: basta fare piccoli trag<strong>it</strong>ti in<br />
macchina per trovarsi in Valle d’Itria, in Salento,<br />
sul Gargano o in Calabria.<br />
Ab<strong>it</strong>i vicino Punta Perotti, il complesso di<br />
palazzi abbattuto nel 2006.<br />
Punta Perotti è stato uno scandalo: un esempio
dell’edilizia cieca che bada solo ai propri<br />
interessi. Il lungomare sud barese è vuoto: non<br />
si è mai costru<strong>it</strong>o perché ci si è espansi verso<br />
l’entroterra. Poteva essere quindi l’inizio di una<br />
trasformazione in pos<strong>it</strong>ivo, bastava avere un po’<br />
di cura e attenzione per lo skyline.<br />
Come è nato il Fez?<br />
È stato un fatto casuale, basato sull’entusiasmo<br />
mio e di una cerchia di amici. Bari non ha mai<br />
offerto condizioni particolarmente favorevoli da<br />
questo punto di vista. Il Fez è stato completamente<br />
autoprodotto e autogest<strong>it</strong>o. Si voleva creare<br />
qualcosa di nuovo. Abbiamo cambiato il modo<br />
di accogliere le persone nei locali, dai prezzi al<br />
genere di servizio offerto. Si respirava per la<br />
prima volta un’aria internazionale. Per sei anni<br />
abbiamo organizzato eventi senza finanziamenti<br />
da parte del Comune, poi quando sono arrivati<br />
è nato un festival. E comunque non ci siamo<br />
mai mossi in base a cr<strong>it</strong>eri economici, ma solo<br />
seguendo la nostra passione. Le prime serate<br />
si sono tenute nell’autunno del 1990, l’ultimo<br />
appuntamento lo abbiamo organizzato nel 2003.<br />
Perché il Fez è nato proprio in quegli anni?<br />
Forse per le condizioni culturali favorevoli<br />
dell’epoca, a partire dal teatro Petruzzelli<br />
al massimo dello splendore alla fine degli<br />
anni ‘80?<br />
Certo, l’atmosfera era favorevole, ma noi<br />
eravamo al di fuori di quel circu<strong>it</strong>o. È chiaro<br />
però che allora si respirava un’aria decisamente<br />
migliore rispetto a oggi.<br />
Cosa pensi di tutti i problemi sorti intorno<br />
alla riapertura del Petruzzelli?<br />
E cosa devo pensare? Che c’è una famiglia (i<br />
proprietari del teatro, ndc) che tiene in ostaggio<br />
un’intera c<strong>it</strong>tà per i propri interessi privati.<br />
L’attuale v<strong>it</strong>a culturale di Bari è<br />
paragonabile a quella che si viveva ai tempi<br />
del Fez?<br />
No, assolutamente no! Quello che è accaduto con<br />
il Fez non si è più ripetuto. Quando nasce un<br />
movimento artistico-culturale così importante,<br />
non si può ripetere. Sono cose che accadono una<br />
volta ogni tanto.<br />
Cosa è rimasto oggi del Fez?<br />
Il Fez ha seminato tanto non per la c<strong>it</strong>tà di Bari,<br />
ma per qualcosa di più grande. Sono cresciuti<br />
musicisti anche di livello internazionale: Fabrizio<br />
Bosso, Gianluca Petrella, Gaetano Partipilo,<br />
Mirko Signorile, Rosalia De Souza, Stefania<br />
Dipierro, Alberto Parmegiani, Fabio Accardi...<br />
Essere meridionale ha influ<strong>it</strong>o nella tua<br />
carriera? È stato un valore aggiunto,<br />
un ostacolo da superare, un particolare<br />
ininfluente?<br />
Sicuramente non è stato ininfluente. È stato un<br />
po’ penalizzante all’inizio, perché siamo part<strong>it</strong>i<br />
da Bari, quindi ai margini della scena nazionale.<br />
Essere meridionale vuol dire però avere un<br />
background culturale importante, vuol dire<br />
avere un certo modo di sentire le cose. Cerco però<br />
di trascendere gli aspetti levantini più negativi<br />
come il qualunquismo. Del resto, vivo in una<br />
dimensione internazionale. Mi conoscono come<br />
<strong>it</strong>aliano, non come meridionale.<br />
Nei tuoi lavori hai sempre coinvolto<br />
musicisti con cui sei cresciuto e pugliesi<br />
come te, come ad esempio Petrella e<br />
Partipilo nell’ultimo disco. C’è una precisa<br />
scelta di suonare con artisti della tua<br />
terra?<br />
No. Sono semplicemente gli artisti con cui ho<br />
condiviso il mio percorso. Con loro ho lavorato<br />
per anni. È naturale che cerchi di avere sempre<br />
la loro collaborazione. Scegliere i musicisti in<br />
base alla loro provenienza è sbagliato dal punto<br />
di vista artistico. È un atteggiamento...<br />
...Pol<strong>it</strong>ico?<br />
Sì, pol<strong>it</strong>ico.<br />
Il tuo s<strong>it</strong>o Internet è stato appena rinnovato.<br />
Nella home page c’è un fumetto che ti<br />
vede protagonista. Si tratta di un nuovo<br />
progetto?<br />
No, è un progetto vecchio: il mio s<strong>it</strong>o personale<br />
doveva essere così dall’inizio, ora lo abbiamo<br />
sistemato. Il fumetto è di Giuseppe Palumbo<br />
(materano, ndc), uno dei migliori disegnatori<br />
<strong>it</strong>aliani in circolazione, autore di alcuni numeri<br />
di Diabolik. Sul s<strong>it</strong>o abbiamo pubblicato una<br />
prima storia (il t<strong>it</strong>olo è La Rosa e la Cenere), ne<br />
seguirà forse un’altra, poi non si sa..<br />
Sei mai stato contattato per la Notte della<br />
Taranta?<br />
In Salento ho tantissimi amici e ci vado sempre<br />
volentieri. Ma non sono stato mai coinvolto<br />
nella Notte della Taranta. Un giorno potrebbe<br />
succedere, magari se si esce da una certa logica<br />
legata più al rock.<br />
Ludovico Fontana<br />
PUGlia ViNCENtE? 13
PUGlia CHE ViNCE<br />
NoN Si CaMbia<br />
C’è crisi, c’è crisi dappertutto, dicono i musicisti<br />
e gli analisti, gli economisti e gli uomini della<br />
strada. C’è chi professa ottimismo come stile di<br />
v<strong>it</strong>a e spera che questo possa, allo stesso tempo,<br />
rappresentare una panacea di tutti i mali. C’è<br />
chi ha paura, chi legge i dati e si spaventa, chi<br />
suona allarmi mai abbastanza rumorosi per<br />
essere recep<strong>it</strong>i.<br />
E c’è la Puglia. Una regione che cresce. Cresce<br />
a livello di immagine, grazie anche ad alcune<br />
fortunate coincidenze che hanno portato valore<br />
alle nostre meraviglie. Il caso Salento è un mix<br />
di azioni di marketing e capac<strong>it</strong>à di aver saputo<br />
cogliere la “moda” in campo turistico: e così ci<br />
r<strong>it</strong>roviamo ad accogliere più turisti, anno dopo<br />
anno, mentre il resto d’Italia langue.<br />
La Puglia cresce a livello economico: i dati sul PIL<br />
(+1,8% nel 2007, più della Lombardia, più della<br />
media delle regioni del Sud Italia) possono non<br />
rappresentare un indicatore incontrovertibile,<br />
ma paradossalmente acquistano più valore<br />
ora che i meno sono ben più frequenti dei più<br />
sulle borse e sui bilanci che al momento della<br />
loro pubblicazione. E cresce a livello culturale,<br />
dove la cultura non è l’etichetta con cui si tende<br />
ad annoverare l’insieme di quelle attiv<strong>it</strong>à che<br />
14 PUGlia ViNCENtE?<br />
dilettano un certo tipo di pubblico, sol<strong>it</strong>amente<br />
di estrazione sociale medio-alta, ma è l’indicatore<br />
di una maturata coscienza artistica e sociale.<br />
C’è il Controfestival, un vero e proprio<br />
viaggio che ogni anno la c<strong>it</strong>tà di Bari percorre<br />
all’interno della propria produzione musicale.<br />
La formula tradizionale prevedeva <strong>48</strong> ore di<br />
concerti ininterrotti, 96 band pronte a darsi<br />
il cambio sullo stesso palco, per una rassegna<br />
aperta al pubblico, sempre, gratu<strong>it</strong>amente. Ma<br />
quest’anno, alla settima edizione, Controradio<br />
(organizzatore dell’evento) ha deciso di cambiare<br />
registro, mobil<strong>it</strong>ando il centro c<strong>it</strong>tadino con sette<br />
giorni di appuntamenti che riguardano non solo<br />
la musica ma anche il cinema e la fotografia.<br />
Dal 7 al 13 <strong>dicembre</strong>, dal Fortino al Cube, con<br />
eventi di grande prestigio (Puglia Night Parade<br />
in primis), Bari verrà piacevolmente stravolta,<br />
i performer potranno metterla alla prova grazie<br />
all’interazione con un pubblico ben più vasto<br />
ed eterogeneo rispetto alle annate precedenti.<br />
(www.myspace.com/controradio).<br />
È questo il senso della Puglia vincente: la<br />
voglia di provarci. È quella che ha spinto Silvio<br />
Maselli a prendere le redini di Apulia Film<br />
Commission (www.apuliafilmcommission.<strong>it</strong>), è
quella che ha spinto la Regione Puglia a investire<br />
fondi pubblici per la promozione del cinema<br />
nella nostra regione. È la razionalizzazione<br />
di un’intuizione: la Puglia vince perché ha più<br />
di un vantaggio compet<strong>it</strong>ivo, il cinema può<br />
diventare il principale strumento perché il resto<br />
d’Italia (e non solo) ne sia consapevole. La Puglia<br />
vince perché vincono i pugliesi. Ed è proprio<br />
questo il grande segreto di questa ist<strong>it</strong>uzione:<br />
aggiungere valore, e non solo economico. Da I<br />
Galantuomini di Edoardo Winspeare, mattatore<br />
a Roma, a Il passato è una terra straniera, film<br />
tratto dall’omonimo libro di Gianrico Carofiglio,<br />
passando per l’ultimo lavoro di Lina Wertmuller<br />
fino ad arrivare a Maria non gli piace,<br />
produzione <strong>it</strong>alo-tedesca realizzata proprio nella<br />
nostra regione grazie al sovvenzionamento della<br />
nostra Film Commission, capace in un anno di<br />
ridurre fortemente il gap con l’analoga struttura<br />
piemontese. E chissà che non possa ambire al<br />
ruolo di migliore Commission d’Italia, magari<br />
grazie alla realizzazione (in corso) dei cineporti,<br />
veri e propri luoghi di accoglienza per le troupe<br />
ed elaborazione per scr<strong>it</strong>tori, sceneggiatori,<br />
registi ed attori.<br />
La Puglia vince, e vince anche part<strong>it</strong>e difficili,<br />
dove l’avversario è scorretto nella migliore<br />
delle ipotesi, subdolo, silenzioso e feroce nella<br />
peggiore. La Puglia sa portare centomila<br />
persone in piazza per dire no alla criminal<strong>it</strong>à<br />
organizzata, come ha fatto il 15 marzo <strong>2008</strong>,<br />
a Bari, in una manifestazione promossa da<br />
Libera, organizzazione guidata da Don Luigi<br />
Ciotti e nata proprio allo scopo di sollec<strong>it</strong>are la<br />
società civile sui temi della lotta alle mafie. E<br />
lo sa fare perché esistono realtà come ALNRC<br />
(Agenzia per la Lotta Non Repressiva alla<br />
Criminal<strong>it</strong>à). L’obiettivo di questa struttura<br />
del Comune di Bari è costruire una strategia<br />
stabile, coerente e sistematica di prevenzione<br />
dei fenomeni criminosi attraverso misure<br />
che proteggano quelle fasce di popolazione<br />
maggiormente esposte al rischio di “cooptazione”<br />
da parte dei gruppi mafiosi. ALNRC vince<br />
perché coordina assistenti sociali e poliziotti,<br />
presidi e magistrati, amministrazione comunale<br />
e dirigenti delle carceri.<br />
La Puglia vince perché non ha paura. Forse non<br />
vince sempre, forse non tutti saranno d’accordo<br />
sul fatto che la Puglia è vincente, ma chissà cosa<br />
succederebbe se questi tre esempi diventassero<br />
un modello e un’ispirazione per tutti noi.<br />
Berardino Amenduni<br />
UN GENio<br />
EXtralarGE<br />
In poche settimane i salentini Gianluca De<br />
Rubertis e Alessandra Contini, noti con il poco<br />
ambizioso nome de Il Genio (loro dicono “meglio<br />
che chiamarsi I deficienti”) hanno iniziato a<br />
spopolare con il loro singolo Pop Porno. Dal tam<br />
tam su myspace e youtube (dove in moltissimi si<br />
sono cimentati in una parodia del video sul tavolo<br />
da biliardo) si è passati in fretta alla televisione.<br />
Da Simona Ventura e Quelli che il calcio (dove<br />
anche il sex simbol Costantino ha canticchiato<br />
il brano) al Maurizio Costanzo Show, da Le<br />
Invasioni Barbariche a Scalo 76, solo per c<strong>it</strong>arne<br />
alcune, il duo è sempre più presente in video.<br />
Ma Il Genio non è solo un singolo. L’omonimo cd,<br />
già prodotto dalla Disastro Records, è approdato<br />
ad una major (Universal) ed in questi giorni è<br />
in distribuzione con la rivista XL. Davvero non<br />
male per un progetto nato per gioco nella casa<br />
milanese dei due amici e cresciuto nel corso<br />
degli ultimi due anni attraverso concerti e nuove<br />
registrazioni. De Rubertis (protagonista insieme<br />
alla sorella Matilde negli Studio Davoli) propone<br />
una dozzina di brani che funzionano, frutto di un<br />
gioco ma fatto con intelligenza. Un altro pezzo<br />
della Puglia e del Salento che questo giornale<br />
orgogliosamente racconta da circa cinque anni.<br />
Una Puglia da esportazione della quale a volte ci<br />
si dimentica. Anche se è un Pop Porno. (pila)<br />
PUGlia ViNCENtE? 15
FiNE PENa Moi!<br />
Dai film sulla Sacra Corona Un<strong>it</strong>a alla Puglia dei<br />
veleni, gli artisti raccontano un’altra regione<br />
Nel <strong>2008</strong> due dei migliori registi della terra<br />
salentina, Edoardo Winspeare e Davide<br />
Barletti (in coppia con il romano Davide Conte)<br />
hanno firmato due film molto diversi ma con uno<br />
stesso sfondo comune. Galantuomini e Fine pena<br />
mai raccontano storie ambientate a cavallo tra<br />
gli anni ‘80 e ‘90 nel periodo più fecondo della<br />
Sacra Corona Un<strong>it</strong>a. La quarta mafia, meno<br />
celebre di quelle siciliana, calabrese e campana<br />
(tornata prepotentemente alla ribalta dopo il caso<br />
Gomorra) ha infestato molti comuni di questa<br />
terra fino ad allora incontaminata.<br />
Nel corso degli ultimi anni si era pensato che la<br />
malav<strong>it</strong>a organizzata, almeno da questa parte,<br />
fosse stata completamente debellata, grazie<br />
all’impegno della magistratura e delle forze<br />
dell’ordine, grazie alla mobil<strong>it</strong>azione generale<br />
scatenata anche in segu<strong>it</strong>o alle stragi dei primi<br />
anni ‘90. Lecce e il Salento hanno vissuto i<br />
maxiprocessi, le aule bunker, i morti ammazzati<br />
per strada, la violenza, le bombe.<br />
Nel 2001/2002 gli ultimi gravi episodi di sangue<br />
nel capoluogo sembravano aver messo la parola<br />
fine. E invece, qualcosa sembra accadere.<br />
Fine Pena Mai e i Galantuomini (come in un certo<br />
senso erano stati la Capagira e Mio Cognato del<br />
barese Alessandro Piva) cercano di fare luce<br />
su quel periodo, o almeno iniziano un percorso,<br />
mentre non si fermano le attiv<strong>it</strong>à criminali che<br />
si trasformano, cambiano, vanno sottobosco.<br />
Qualche mese fa poi a Gallipoli accade quello che<br />
non ti aspetti, un boss, da poco usc<strong>it</strong>o dal carcere,<br />
Salvatore Padovano, nel frattempo diventato<br />
anche scr<strong>it</strong>tore, viene ucciso nella sua pescheria<br />
in riva al mare. E si ripensa agli anni ‘80, al<br />
sangue, alla violenza.<br />
E poi c’è il lato oscuro di un terr<strong>it</strong>orio (quello<br />
che nel maggio 2007 avevamo chiamato The<br />
dark side of the sud) che in questi anni forse ha<br />
deciso di mettere i suoi problemi da parte, di<br />
nasconderli come si fa con la polvere, sotto un<br />
tappeto. Ma i problemi restano lì intatti. Così<br />
anche i Sud Sound System hanno deciso di<br />
mettere la loro faccia su un manifesto (la foto la<br />
vedete in alto a sinistra) e di combattere un’altro<br />
Salento e un’altra Puglia, quella dei veleni,<br />
quella dell’inquinamento, dell’Ilva di Taranto,<br />
della centrale di Cerano, degli strani incener<strong>it</strong>ori,<br />
delle polveri sottili che, secondo i dati diramati da<br />
alcuni oncologi (il professor Serravezza su tutti)<br />
ma sment<strong>it</strong>i da altri, stanno facendo ammalare i<br />
salentini più del dovuto.<br />
Gli artisti si muovono. A Taranto, da anni,<br />
Alessandro Langiu porta avanti, a teatro e<br />
con i libri, una sua personale battaglia che sta<br />
diventando battaglia di molti. Barletti, oltre al<br />
film, ha firmato anche un documentario sulla<br />
Scu, Diario di uno scuro, in onda in questi giorni<br />
su Sky - Cult.<br />
Caparezza ha lanciato la sua h<strong>it</strong> (anche dal<br />
palco della Notte della Taranta) Vieni a ballare<br />
in Puglia che ha scatenato numerose polemiche.<br />
Insomma non è una Puglia solo vincente quella<br />
che stiamo costruendo, è una Puglia che ha pochi<br />
collegamenti aerei, dimenticata dai grandi traffici<br />
(ma ricordata da altri), una Puglia dove si muore<br />
(e molto) sui cantieri, dove la pol<strong>it</strong>ica in molti<br />
settori è ancora freno e non volano di sviuluppo.<br />
Una Puglia che spesso perde. Una Puglia<br />
che spesso vince. L’importante è osare e non<br />
accontentarsi di un inutile pareggio.<br />
Pierpaolo Lala<br />
PUGlia ViNCENtE? 17
MUSiCa<br />
18
MoltHENi<br />
È usc<strong>it</strong>o I segreti del corallo nuovo<br />
cap<strong>it</strong>olo della storia musicale di<br />
Umberto Giardini in arte Moltheni,<br />
un artista complesso per l’intens<strong>it</strong>à<br />
e la tavolozza di emozioni dalla quale<br />
sa attingere per comporre canzoni<br />
preziose come gemme.<br />
V<strong>it</strong>a rubina è una di quelle canzoni<br />
da conservare, quei piccoli gioielli<br />
di sincer<strong>it</strong>à, poesia, e malinconia<br />
capaci di emozionare. Un biglietto<br />
da vis<strong>it</strong>a che ci presenta un Moltheni<br />
più intenso che mai. La progressione<br />
musicale dell’album è trascinante,<br />
affiatata al mood che pervade le sue<br />
canzoni, intrisa di una psichedelia<br />
pinkfloydiana nella parentesi<br />
strumentale Che il destino possa<br />
riunire ciò che il mare ha separato. La<br />
poetica di Umberto Giardini è sempre<br />
coperta da un velo d’ombra, esplora<br />
zone dolorose, indaga i rapporti, il<br />
passato e raramente offre soluzioni.<br />
Questo è il grande dono di Moltheni<br />
quello di essere immediatamente<br />
confidente, vicino e per questo quasi<br />
disarmante, la sua scr<strong>it</strong>tura sa essere<br />
cruda come evocativa. Dopo le prime<br />
battute il disco sembra d’improvviso<br />
chiudersi in se stesso, cercare ancora<br />
più intim<strong>it</strong>à, ecco che le tess<strong>it</strong>ure<br />
musicali si fanno semplici come nel<br />
suo precedente ep. I segreti del corallo<br />
è la conferma di un artista che segue<br />
una strada che porta dr<strong>it</strong>ta al cuore.<br />
Abbiamo fatto qualche domanda a<br />
Moltheni...<br />
Cosa si nasconde nel corallo,<br />
o cosa nasconde il corallo, c’è<br />
sempre qualcosa nei t<strong>it</strong>oli dei<br />
tuoi album che lascia spazio alle<br />
interpretazioni e resta sospeso.<br />
Cos’è per te la memoria del<br />
corallo?<br />
Nel corallo si nasconde tutto ciò che va<br />
nascosto. L’uomo vive perennemente<br />
nel segreto, meraviglioso quello<br />
dell’amore quando accade sublime<br />
quello della conoscenza e della<br />
sapienza, che si svela solo se occorre.<br />
Per me la memoria del corallo è<br />
come fermarsi in mezzo al traffico<br />
autostradale, scendere dall’auto<br />
e camminare verso un nulla, forse<br />
migliore.<br />
Musicalmente il disco gioca con<br />
vari registri, è attraversato da un<br />
bellissimo strumentale e sembra<br />
arrivare all’osso della musica,<br />
per lasciare spazio ai sentimenti,<br />
all’espressione. Come hai visto<br />
nascere e crescere il suono di<br />
questo disco?<br />
L’ho vissuto così mentre nasceva, come<br />
modellare una creatura senza averla<br />
neppure lontanamente immaginata.<br />
Un suono naturale, pensato, ma in<br />
ver<strong>it</strong>à ottenuto aspettando che le cose<br />
accadessero... lavorandoci.<br />
Hai inser<strong>it</strong>o due brani già presenti<br />
in Splendore terrore del 2005,<br />
regalandogli un nuovo vest<strong>it</strong>o.<br />
Perché questa scelta?<br />
Perché sono due brani straordinari, e<br />
perché mer<strong>it</strong>avano un nuovo vest<strong>it</strong>o<br />
così come appaiono nelle performance<br />
live, dei tour precedenti e di quello<br />
attuale.<br />
La copertina e parte del disco<br />
è una dedica all’amore, ce ne<br />
parli?<br />
La cover e l’interno del packing è<br />
caratterizzata da due visi di donne<br />
sconosciute degli ‘30 e ‘40. Donne<br />
che dovevano essere ricordate anche<br />
solo per il loro sguardo delicato,<br />
perso nell’amore e nel suo significato.<br />
(O.P.)<br />
MUSiCa 19
MaSSiMo VolUME<br />
Intervista a Emidio Clementi<br />
Nel 1993, di r<strong>it</strong>orno da Bologna, un amico<br />
mi portò in dono un vinile pubblicato dalla<br />
Underground Records. Il nome della band che lo<br />
aveva inciso era Massimo Volume, la copertina<br />
raffigurava un uomo coi baffi disteso in una<br />
vasca da bagno piena di schiuma e il t<strong>it</strong>olo<br />
dell’album era Stanze. Ricordo ancora l’effetto<br />
che mi fece il primo ascolto, l’impatto del suono<br />
e dei testi declamati da Emidio Clementi: un<br />
esordio aggressivo che usava la lingua <strong>it</strong>aliana<br />
in un periodo di anglofonìa diffusa; una raccolta<br />
di short stories da ascoltare – appunto – alzando<br />
20 MUSiCa<br />
foto di Massimo Spadotto<br />
il volume al massimo.<br />
Abol<strong>it</strong>o il confine netto fra musica e letteratura,<br />
il gruppo convogliava la lezione di Patti Sm<strong>it</strong>h,<br />
Jim Carroll, Lou Reed in uno stile personalissimo<br />
destinato a maturare nel tempo. A quel lavoro<br />
sarebbero segu<strong>it</strong>e altre tre usc<strong>it</strong>e: Lungo i<br />
bordi (1995); Da qui (1997) e Club Privé (1999),<br />
quindi un periodo di sonno, almeno per la sigla<br />
Massimo Volume che oggi riprende quel discorso<br />
interrotto agli inizi del 2002 e si riaffaccia alle<br />
scene con un tour, probabile preludio a un quinto<br />
disco. Bentornati.
Nel 1997 Club Privé chiuse un primo<br />
ciclo della vostra storia con la frase<br />
“Chiameremo nuovi numeri e avremo altri<br />
nomi”; oggi siete tornati insieme dopo<br />
diverse esperienze come solisti, tutte a mio<br />
avviso influenzate in qualche modo dallo<br />
spettro dei Massimo Volume. Come è stato<br />
r<strong>it</strong>rovarsi il primo giorno in sala prove e<br />
poi sul palco?<br />
Più facile del previsto. I brani sono tornati a<br />
galla in fretta e con la stessa intens<strong>it</strong>à di un<br />
tempo. Poi, una volta sul palco, è stato molto<br />
emozionante r<strong>it</strong>rovarsi di fronte a un pubblico<br />
eterogeneo e affettuosissimo e ricreare dal nulla<br />
quel suono che ci è sempre appartenuto e che era<br />
ancora conservato da qualche parte, non so bene<br />
dove.<br />
So che state valutando la possibil<strong>it</strong>à di registrare<br />
un nuovo album, vi preoccupa più<br />
l’idea di rimettervi in gioco con del materiale<br />
ined<strong>it</strong>o o di affrontare un mercato discografico<br />
profondamente mutato rispetto<br />
all’ultima volta che i Massimo Volume hanno<br />
fatto uscire un disco?<br />
Sicuramente ci preoccupa di più verificare<br />
la nostra condizione creativa. Non è nostra<br />
intenzione ripartire dal 2002, anno in cui ci<br />
siamo sciolti, ma da oggi. Il fatto che il mondo<br />
discografico sia ormai agonizzante invece non<br />
è che ci tocchi più di tanto. Mi sembra che la<br />
musica continui comunque a circolare.<br />
Ed<strong>it</strong>ori ed etichette discografiche non<br />
sembrano più interessati a seguire il<br />
percorso di uno scr<strong>it</strong>tore o di un musicista<br />
per più di un paio di usc<strong>it</strong>e. Si è imposta<br />
la cultura dell’usa e getta e in generale il<br />
pubblico non sembra lamentarsi di questo<br />
andazzo deprimente. Tuttavia, il vostro<br />
r<strong>it</strong>orno sulle scene era atteso ed è stato<br />
accolto da più parti con entusiasmo. Siete<br />
fiduciosi?<br />
A volte ho come l’impressione che ed<strong>it</strong>ori e<br />
discografici abbiano poco rispetto del pubblico.<br />
Lo trattano come se fosse una massa di idioti.<br />
Pensando di venirgli incontro puntano alla<br />
mediocr<strong>it</strong>à. Ma le cose non stanno come loro<br />
pensano. Lo dimostra il fatto che un gruppo<br />
difficile come il nostro ha ampliato il suo segu<strong>it</strong>o<br />
anche dopo lo scioglimento. Il pubblico non ha<br />
voglia solo di distrarsi. Seguire i consigli di<br />
certa gente, che vorrebbe smussare e alleggerire<br />
sempre tutto in nome di una maggiore fruibil<strong>it</strong>à,<br />
per un artista è come scavarsi la fossa con le<br />
proprie mani.<br />
Copyleft letterario e free download per la<br />
musica: quali sono le vostre opinioni in<br />
mer<strong>it</strong>o?<br />
Non ho mai avuto particolare simpatia né verso<br />
le major né verso la siae. Il fatto che la musica<br />
possa essere scambiata liberamente mi sembra<br />
una grande conquista. Anche se questo porta a<br />
volte a una certa superficial<strong>it</strong>à nell’ascolto, a un<br />
overdose di possibil<strong>it</strong>à.<br />
In passato avete collaborato con Faust’o,<br />
Steve Piccolo e Manuel Agnelli in sede<br />
di produzione artistica dei vostri lavori.<br />
Come vedete oggi queste esperienze? Che<br />
rapporto avete con i vostri vecchi dischi?<br />
Personalmente di profondo affetto, anche se<br />
non li ascolto quasi mai. Lo stesso sentimento lo<br />
provo verso tutti quelli che nel corso degli anni<br />
ci hanno aiutato a mettere a fuoco le nostre idee.<br />
Sono molto contento di avere collaborato con<br />
loro, artisti che ho sempre stimato e da cui ho<br />
imparato molte cose.<br />
Portereste un po’ di elettronica nel vostro<br />
suono attuale?<br />
Non credo. Ma non avendo ancora cominciato a<br />
lavorare al nuovo disco, non posso escluderlo a<br />
priori.<br />
Nel 2000 avete composto brani per la<br />
colonna sonora di Almost Blue di Alex<br />
Infascelli, quest’anno il Museo del Cinema<br />
di Torino vi ha proposto di sonorizzare dal<br />
vivo La Chûte de la Maison Usher di Jean<br />
Epstein; vi interessa ancora scrivere per il<br />
cinema? Con chi vi piacerebbe collaborare<br />
in futuro?<br />
Credo che la nostra musica si adatti bene alle<br />
immagini, ma il mondo del cinema è così chiuso<br />
in sé stesso, così asf<strong>it</strong>tico, che non ci spero più<br />
di tanto in una collaborazione futura. Guarda<br />
gli autori delle colonne sonore. Sono sempre<br />
quelli. Ma vale il discorso di prima. Sono pochi<br />
i produttori che hanno voglia di sperimentare<br />
qualcosa di nuovo. Sono come i piccioni. Una<br />
volta che se ne alza uno, tutti gli altri lo seguono,<br />
altrimenti restano a beccare le briciole sullo<br />
stesso angolo di marciapiede.<br />
Nino G. D’Attis<br />
MUSiCa<br />
21
Marta SUi tUbi<br />
Si int<strong>it</strong>ola Sushi e Coca il terzo disco dei Marta<br />
Sui Tubi, eclettica e spiazzante creatura guidata<br />
dai siciliani Carmelo Pip<strong>it</strong>one e Giovanni Gulino.<br />
Il nuovo disco della band, part<strong>it</strong>a come duo ed<br />
arrivata ad essere un quartetto con l’ingresso<br />
in pianta stabile di Ivan Paolini alla batteria e<br />
in ultimo di Paolo Pischedda al piano, segna un<br />
ulteriore passo in avanti sia in termini di scr<strong>it</strong>tura<br />
che di arrangiamenti e produzione. L’aggiunta<br />
del piano in particolar modo, ha arricch<strong>it</strong>o<br />
profondamente queste nuove canzoni, sempre<br />
corrosive dal punto di vista lirico, ancora più<br />
deviate e trasversali dal punto di vista musicale.<br />
Inoltre, con Sushi e Coca il gruppo inaugura la<br />
propria label Tamburi Usati, l’anagramma di<br />
Marta Sui Tubi. Quello che segue è il resoconto<br />
di una chiacchierata telefonica con Giovanni<br />
Gulino, voce del gruppo, che il prossimo 20<br />
<strong>dicembre</strong> sarà a Bari, per un’unica (per ora) data<br />
pugliese.<br />
Ho l’impressione che intorno a Sushi e<br />
Coca ci sia molto interesse, anche al di<br />
22 MUSiCa<br />
fuori dell’amb<strong>it</strong>o indie, e auspico che possa<br />
creare una breccia nella canzone <strong>it</strong>aliana,<br />
invero un po’ statica. Come state vivendo<br />
queste attenzioni?<br />
Non so, per noi è un buon periodo ma non riesco<br />
ad avere l’oggettiv<strong>it</strong>à giusta per dirti se le cose<br />
stanno effettivamente in questo modo. Se vedi<br />
le cose dal di dentro non hai gli elementi né<br />
l’esatta percezione delle cose per capire quello<br />
che ti accade intorno. Certo, è un momento molto<br />
bello e il pubblico è sempre più numeroso però,<br />
insomma, ancora non siamo diventati ricchi…<br />
(ride)<br />
Il disco esce per la label Tamburi Usati,<br />
anagramma del vostro nome. Un bel modo<br />
per dichiararsi indipendenti?<br />
Si, ma senza sbandierare i vessilli di<br />
indipendenza. Semplicemente abbiamo fatto<br />
due calcoli e ci siamo resi conto che ci conveniva<br />
così. Abbiamo vagliato diverse proposte ma<br />
non ci convincevano nel senso che, oltre a voler<br />
mantenere la nostra liberta artistica, ci premeva
mantenere un prezzo del disco basso. Cosa che<br />
con il lavoro precedente non ci è riusc<strong>it</strong>a visto<br />
che c’era una struttura che ci promuoveva e che<br />
doveva trarne, anche giustamente, un guadagno.<br />
Quindi ci siamo trovati il disco a 20 euro nei<br />
negozi e ‘sta cosa ci ha veramente massacrato.<br />
L’autoproduzione ci ha permesso di vendere<br />
Sushi e Coca alla metà.<br />
Altra nov<strong>it</strong>à importante è l’ingresso del<br />
pianista Paolo Pischedda, il vostro fonico,<br />
in pianta stabile nel gruppo. Un ingresso<br />
‘pesante’, visto che molti pezzi sono<br />
caratterizzati dal pianoforte. Una scelta<br />
coraggiosa per un gruppo minimale come<br />
il vostro…<br />
Si, per me è un dovere il sapersi rinnovare e il non<br />
ripetersi e questo passa anche per l’ampliamento<br />
della formazione. Ultimamente dal vivo stiamo<br />
suonando con un violoncellista. È importante<br />
che ci siano più teste, che ti aiutino ad elaborare<br />
al meglio le idee. Paolo è un musicista eccellente<br />
e ha giocato un ruolo fondamentale. Con Paolo<br />
continuiamo ad avere un sound riconoscibile,<br />
acustico e robusto, ma con in più questi interventi<br />
di pianoforte che raramente viene suonato in<br />
maniera tradizionale…<br />
Mi è cap<strong>it</strong>ato spesso di apprezzare il sound<br />
di alcuni dischi e poi scoprire che erano<br />
stati registrasti alle Officine Meccaniche,<br />
come nel caso di Sushi e Coca. Come è stato<br />
per voi avere a disposizione questo studio?<br />
Beh, le Officine Meccaniche sono un posto<br />
davvero particolare. Trovi tutta la tecnologia di<br />
questo mondo, ma in chiave vintage, analogica.<br />
Anche la struttura in sé è affascinante… una<br />
vecchia balera riadattata… ed è molto rock’n’roll.<br />
Nel mese che abbiamo passato in studio abbiamo<br />
incontrato un po’ di personaggi. C’erano i Klaxons<br />
che suonavano nella sala accanto alla nostra e<br />
noi li guardavamo un po’… schifati… (ride)<br />
… con la giusta dose di snobismo…<br />
Esatto! Abbiamo passato un bellissimo<br />
pomeriggio in compagnia di Gary Lucas, il<br />
ch<strong>it</strong>arrista coautore di Grace di Jeff Buckley.<br />
Noi eravamo lì a cazzeggiare e c’era questo<br />
americano un po’ sfatto… abbiamo chiacchierato<br />
un po’. Gli ho chiesto con chi avesse suonato e<br />
lui mi ha detto “conosci Jeff Buckley?”…(ride). E<br />
poi vabbè, tanti altri personaggi nostrani come<br />
Capossela, Silvestri, Baustelle. Tornando alle<br />
Officine, è un posto bellissimo ed è gest<strong>it</strong>o da<br />
Mauro Pagani che è un grande uomo e un grande<br />
musicista. Siamo finalmente riusc<strong>it</strong>i a registrare<br />
un disco che rispecchia il nostro modo di suonare<br />
dal vivo. In passato ci avevamo provato senza<br />
riuscirci.<br />
Passando ai testi, che sono un elemento<br />
essenziale per i Marta, ho l’impressione che<br />
la scr<strong>it</strong>tura sia un po’ mutata… la trovo più<br />
aspra, spigolosa…<br />
Non so, il disco rispecchia molto il periodo<br />
immediatamente precedente alla registrazione.<br />
Non mi sembra che la scr<strong>it</strong>tura sia mutata<br />
di molto. Potremmo dire che invecchiare ti fa<br />
diventare più bastardo e allora in quel senso<br />
magari si, è un po’ più aspra. Avevamo l’urgenza<br />
di comunicare determinate cose e dirle con una<br />
certa veemenza, per cui certe canzoni sono un po’<br />
cattive, dirette.<br />
Parlando di Sicilia, qualche tempo<br />
fa avete partecipato al doppio cd del<br />
manifesto 26 Canzoni per Peppino Impastato,<br />
nel quale avete musicato una sua poesia.<br />
Mi racconti quell’esperienza che ci ha<br />
svelato l’incredibile sensibil<strong>it</strong>à artistica di<br />
Peppino?<br />
Anche per noi è stata una rivelazione. Dopo la<br />
riscoperta, grazie al film I Cento Passi, Peppino<br />
è diventato un simbolo della lotta contro il potere<br />
mafioso. Poi una cosa di non poco conto è che<br />
Peppino è nato e vissuto ad una sessantina di km<br />
da casa mia dunque ho potuto ben immaginare<br />
il contesto nel quale si muoveva e questo ce lo<br />
ha fatto sentire naturalmente molto vicino.<br />
Recentemente abbiamo avuto la possibil<strong>it</strong>à di<br />
conoscere il suo grande amico Moffo che ci ha<br />
raccontato tante cose su Peppino. Ci ha anche<br />
confermato che il film I Cento Passi si basa su<br />
una visione molto romanzata della sua v<strong>it</strong>a.<br />
Tutto sommato una cosa normale e non intacca<br />
minimamente e il coraggio e la grandezza del suo<br />
insegnamento. Tornando al cd, ricevemmo una<br />
telefonata da Giuseppe (Fontanella, ch<strong>it</strong>arrista<br />
dei 24 Grana e direttore artistico del progetto,<br />
ndr.) che ci prospettò l’idea di questo tributo. Per<br />
noi è stato bellissimo, una sorta di full immersion<br />
nella sicilian<strong>it</strong>à. Le poesie di Peppino trasudano<br />
sicilian<strong>it</strong>à.<br />
Cos’è la sicilian<strong>it</strong>à?<br />
Per me è una specie di particolare e intima<br />
gestione del silenzio, che porta a considerazioni<br />
e comportamenti a volte spropos<strong>it</strong>ati ma spesso<br />
genuini, nel bene e nel male.<br />
Ilario Galati<br />
MUSiCa 23
FraNZiSKa<br />
Con più di dieci anni alle spalle i Franziska sono<br />
sicuramente una delle band reggae <strong>it</strong>aliane più<br />
conosciute all’estero. dopo due anni ricchi di<br />
successi e riconoscimenti ci raccontano il nuovo<br />
suono, quello del passato e quello di sempre. Per<br />
presentare Action, il loro nuovo album, abbiamo<br />
parlato con Ciccio Bolognesi, percussionista<br />
della band.<br />
Miglior band europea all’ European Contest<br />
del Rototom Sunsplash nel 2007; una tourné<br />
che ha toccato paesi come la Francia, il<br />
Belgio, l’Olanda e la Germania; il singolo<br />
The Herb che precede l’ultimo lavoro Action<br />
votato miglior brano al Global Marijuana<br />
Music Award nel <strong>2008</strong>... Insomma due anni<br />
incredibili... Ce li racconti?<br />
Esattamente, due anni incredibili… A parte<br />
i premi vinti, che sono dei riconoscimenti che<br />
danno molti stimoli, sono stati due anni di tante<br />
esperienze che ci hanno formato ancora di più<br />
come musicisti e come band e che ci hanno<br />
preparato alla registrazione di Action.<br />
L’ultimo lavoro vede osp<strong>it</strong>i del calibro<br />
di Sean Martin degli Smoke, Freddie Mc<br />
Gregor, Bunna degli Africa Un<strong>it</strong>ed... Il<br />
respiro è quello internazionale... che ci dici<br />
di queste collaborazioni?<br />
24 MUSiCa<br />
Durante gli anni si sono create molte amicizie con<br />
altri artisti, soprattutto in l’Italia, così ci siamo<br />
trovati con Bunna, ad esempio, per continuare<br />
la collaborazione iniziata con l’ultimo album di<br />
Africa Un<strong>it</strong>e, 4 Riddims 4 Un<strong>it</strong>y, su cui abbiamo<br />
realizzato due tracce. Sean Martin fa parte della<br />
famiglia Smoke, una band interamente di amici<br />
e con cui ci sono da sempre collaborazioni. Così<br />
anche per Lathly e High Priest, tutte figure dei<br />
nostri “giri”. Per Freddie McGregor la strada è<br />
stata diversa, siamo andati a trovarlo in occasione<br />
di una sua data dalle nostre parti, gli abbiamo<br />
fatto ascoltare i provini del disco nuovo, che gli<br />
sono piaciuti molto, ed il nostro ri-arrangiamento<br />
della sua Big Ship, che lo ha entusiasmato e<br />
convinto a partecipare al nostro disco. Per noi<br />
sicuramente un grandissimo riconoscimento. Mi<br />
piace anche ricordare quella schiera di musicisti<br />
che hanno dato il loro apporto alla riusc<strong>it</strong>a di<br />
questo progetto discografico.<br />
Viene riconfermata la volontà di cantare<br />
interamente in inglese. Perché?<br />
Cerchiamo di condividere dei messaggi<br />
universali, per cui cerchiamo di rivolgerci a più<br />
persone possibile in tutto il mondo, e l’inglese è<br />
la lingua che più facilmente e più direttamente<br />
ci permette di raccogliere una “massive”<br />
omogenea in tutte le parti del mondo. E poi si
adatta sicuramente meglio al nostro suono, dalla<br />
matrice molto black. E poi Roddy ha imparato il<br />
patois durante gli anni di innamoramento verso<br />
questa musica ed il suo stile è bello così, non<br />
sarebbe giusto snaturare le cose.<br />
Avete realizzato un disco che mescola<br />
sapientemente reggae, dub, new roots e<br />
dance hall in un mix che alla fine risulta<br />
potente e gradevole. Ci sveli la formula<br />
vincente dietro questa alchimia?<br />
Il segreto è fare quello che ti piace fare! Cerco di<br />
spiegarmi meglio… siamo un collettivo di ormai<br />
dieci persone che suonano questa musica per<br />
gusto personale. Siamo tutti musicisti ognuno<br />
con la propria formazione, che spazia dal jazz al<br />
latin e quant’altro, ma tutti un<strong>it</strong>i dalla passione<br />
per questa musica: il reggae. Inteso in tutte<br />
le sfaccettature che questo può avere, per cui<br />
passando da episodi più suonati e più melodici,<br />
che possiamo definire nu roots, ad atmosfere<br />
elettroniche e molto danzerecce, secondo quello<br />
che è anche lo stile dance hall contemporaneo.<br />
E poi siamo innamorati del dub, per cui non<br />
potremmo mai rinunciarci né dal vivo né in<br />
studio… per questo sono nate le bonus track<br />
del disco, tre dub version di tre pezzi dell’album<br />
in cui abbiamo sfogato i nostri istinti… E poi<br />
siamo noi per primi i fru<strong>it</strong>ori di questa musica,<br />
andiamo spesso a vedere e soprattutto ad<br />
ascoltare concerti insieme, studiamo i musicisti<br />
e gli arrangiamenti, cerchiamo di carpire quegli<br />
elementi riproducibili poi sul nostro suono e nelle<br />
nostre canzoni; ci troviamo anche spesso nelle<br />
dance hall del milanese proprio perché questa<br />
musica ci piace anche nei momenti ricreativi.<br />
Non mancano tematiche sociali piuttosto<br />
scottanti... Sinceramente, quanto c’è di<br />
riscontrabile in un contesto del tutto<br />
<strong>it</strong>aliano?<br />
Nelle nostre canzoni parliamo di quello che<br />
vediamo intorno a noi, cercando di raccontare<br />
e di parlare di valori universali. Partiamo<br />
dal nostro quotidiano per provare a capire le<br />
problematiche che affliggono il mondo in cui ci<br />
troviamo a vivere, e che dovremmo imparare a<br />
rispettare tutti un po’ di più. Il contesto è quello<br />
worldwide, ma sono tutti spunti riscontrabili<br />
anche nel nostro Belpaese. È anche importante<br />
a volte non lim<strong>it</strong>arsi a guardare solo il proprio<br />
orticello, ma capire che viviamo in un contesto<br />
sociale ben più complesso, in cui c’è bisogno<br />
dell’apporto di tutti per salvaguardare il nostro<br />
ambiente e le nostre v<strong>it</strong>e.<br />
Alessandra Caricasulo<br />
MUSiCa 25
alESSaNdro GraZiaN<br />
Tre anni dopo il suo esordio con Caduto, il<br />
cantautore padovano Alessandro Grazian torna<br />
con Indossai, sempre per la curiosa Trovarobato,<br />
etichetta che fa capo ai Mariposa. Undici tracce<br />
non banali per un cd ricco e ostico (ed è un<br />
complimento).<br />
Com’è nato questo nuovo lavoro?<br />
Il nuovo disco è nato dalla necess<strong>it</strong>à di ridefinire<br />
i miei confini. Tre anni fa, nei giorni in cui usciva<br />
il mio disco d’esordio, ho cominciato sub<strong>it</strong>o a<br />
mettere a fuoco alcune nuove idee. Indossai è<br />
un disco che fotografa un progetto di scr<strong>it</strong>tura<br />
per certi versi slegato dalla dimensione intima<br />
del precedente, inoltre ho messo a nudo le mie<br />
passioni musicali non proprio contemporanee.<br />
Quali sono le differenze tra Caduto e<br />
Indossai?<br />
Le differenze penso siano molte, anche se tra<br />
i due dischi esiste un comune denominatore.<br />
Caduto è un disco a suo modo scarso ed intimo,<br />
fondato sull’autoreferenzial<strong>it</strong>à, mentre Indossai<br />
è un disco d’impianto più sinfonico. In Indossai<br />
le urgenze di contenuto si fondono con urgenze<br />
musicali molto più forti.<br />
Le tue canzoni richiamano alla tradizione<br />
cantautorale <strong>it</strong>aliana e francese, quali sono<br />
(se ci sono) i tuoi punti di riferimento?<br />
Ho sempre ascoltato molta musica perciò i<br />
riferimenti sono molteplici. Certi generi musicali<br />
e certi autori non hanno influenzato direttamente<br />
l’estetica di quello che faccio ma sicuramente<br />
hanno contribu<strong>it</strong>o a forgiare l’att<strong>it</strong>udine con cui<br />
compongo. Ovviamente mi piace certa musica che<br />
rimanda alla vulnerabil<strong>it</strong>à, musica dai tratti più<br />
intimisti. Dovendo fare pochi nomi potrei c<strong>it</strong>are<br />
Nick Drake, Jacques Brel, Sergio Endrigo, ma<br />
adoro anche le composizioni di Ennio Morricone<br />
e le canzoni dei Beatles; inoltre da ragazzino<br />
ascoltavo rock’n roll.<br />
Una delle tue caratteristiche è<br />
rappresentata dall’uso di una lingua molto<br />
ricercata, attenta alle parole e alle figure<br />
retoriche. Come mai?<br />
Per me le parole sono importanti, sia per il<br />
contenuto che per la forma: il fatto che canto in<br />
<strong>it</strong>aliano mi spinge a scrivere qualcosa che non<br />
sia scontato e così cerco di ev<strong>it</strong>are certe soluzioni<br />
in favore di altre meno ovvie. Le parole meno<br />
comuni mi piacciono da sempre. (pila)<br />
MUSiCa<br />
27
BODIES OF WATER<br />
A Certain Feeling<br />
Secretly Canadian<br />
Osannati dalla cr<strong>it</strong>ica, i<br />
Californiani confezionano<br />
pezzi memorabili, deliziosi<br />
arrangiamenti, sfoggiano un<br />
irresistibile cantato ed un<br />
sorprendente eclettismo di<br />
forme; surfisti sulla cresta<br />
dell’onda cavalcata da neof<strong>it</strong>i<br />
come ArcadeFire o WolfParade<br />
e vecchie glorie come<br />
Morricone e Bowie, realizzano<br />
un mosaico che unisce tessere<br />
di 50 anni di rock. Uno solo è<br />
il problema: le su<strong>it</strong>e assumono<br />
spesso le dimensioni di<br />
psycho-jam sessions in cui gli<br />
azzeccatissimi giri e le melodie<br />
tendono ad essere portati alle<br />
lunghe risultando, ahimè,<br />
tediosi. Se soltanto si ev<strong>it</strong>asse<br />
qualche eccessiva ripetizione,<br />
lo spir<strong>it</strong>o delle canzoni<br />
risalterebbe nel suo splendore,<br />
come accade agli unici episodi<br />
con un compiuto senso della<br />
misura: i primi due, cinematici<br />
e multi-grav<strong>it</strong>azionali, e<br />
HeavenInACage, catarsi<br />
SonicYouth-iana segu<strong>it</strong>a da un<br />
fugace coro di pulsioni esotiche.<br />
Se si ascolta un po’ qui un po’<br />
li, è un vero capolavoro; se si<br />
ascolta tutto di un fiato, la sua<br />
magniloquenza risulta prolissa<br />
e annoia. Bravi, però.<br />
Tobia D’Onofrio<br />
28 MUSiCa<br />
SOULFLY<br />
Conquer<br />
Roadrunner Records<br />
I Soulfly sono tornati con<br />
un disco ben suonato e ben<br />
scr<strong>it</strong>to, quasi un omaggio a<br />
certe sonor<strong>it</strong>à del passato che<br />
stanno tornando alla luce.<br />
Il clima generale del disco<br />
affonda, infatti, nel death. Ben<br />
prodotto ed arrangiato, ancora<br />
cond<strong>it</strong>o da tipici stacchi roots,<br />
pur tuttavia è lo stesso death<br />
che era alla base di lavori come<br />
Arise e Chaos A.D. Ma è meglio<br />
chiarire sub<strong>it</strong>o: i Sepultura sono<br />
distanti, ma mai come questa<br />
volta sono stati così influenti<br />
sulla scr<strong>it</strong>tura delle tracce che<br />
compongono “Conquer”. Non<br />
il migliore album dei Soulfly,<br />
forse incapaci di ripetere la<br />
qual<strong>it</strong>à dei primi due lavori, ma<br />
comunque un disco piacevole<br />
da ascoltare e ben strutturato.<br />
Se poi vogliamo vederla in un<br />
altro modo… probabilmente<br />
questo è il migliore album che<br />
i Sepu non hanno mai scr<strong>it</strong>to<br />
da dieci anni a questa parte<br />
e sicuramente anch’esso farà<br />
discutere. Tutto sommato<br />
è un nuovo irrinunciabile<br />
cap<strong>it</strong>olo per tutti i fan di<br />
Max, che di certo leggeranno<br />
questa recensione dopo aver<br />
già acquistato l’album. Per gli<br />
indecisi sarà sufficiente sapere<br />
che, restando gli standard<br />
compos<strong>it</strong>ivi dell’autore sempre<br />
al di sopra della media, la vena<br />
è decisamente thrash e il piede<br />
spinge spesso sull’acceleratore.<br />
Camillo “RADI@zioni”<br />
Fasulo<br />
BORN RUFFIANS<br />
Red, Yellow and Blue<br />
Warp<br />
La Warp ha prodotto un album<br />
strumentale di art-rock che, con<br />
att<strong>it</strong>udine anarchica, mischia<br />
e rilegge ogni influenza alla<br />
luce di una brillante vivac<strong>it</strong>à.<br />
La sensibil<strong>it</strong>à folk pervade<br />
questo disco un po’ Br<strong>it</strong>ish, un<br />
po’ garage, un po’ indie.. un<br />
sound scarno e minimale alla<br />
Violent Femmes costruisce<br />
acrobatiche impalcature; una<br />
sorniona sensual<strong>it</strong>à ipnotica<br />
e r<strong>it</strong>mica, strizza l’occhio agli<br />
anni 80 dei Police (InAMirror,<br />
FoxesForever, RedElephant)<br />
e con disinvoltura dà v<strong>it</strong>a a<br />
trascinanti grooves; iniezioni<br />
di power pop ultraminimale<br />
(Hummingbird); Dylan, blue<br />
collar, roots americano con acide<br />
parti vocali (L<strong>it</strong>tleGarçon);<br />
stramberie alla Pixies, come in<br />
KurtVonnegut, dall’andamento<br />
roboante e galoppante prima,<br />
r<strong>it</strong>mico e melodico alla T.Heads<br />
dopo. Certo è vero che dove<br />
i V.Femmes puzzavano di<br />
strada, qui i Nostri puzzano<br />
ancora di latte… ma i pezzi<br />
sono contagiosi (HedonisticMe)<br />
e vi rapiranno senza dubbio<br />
alcuno. Hanno un gran<br />
talento questi quattro semplici<br />
furbacchioni canadesi. Oh,<br />
quasi dimenticavo… long live<br />
Canada!<br />
Tobia D’Onofrio
TV On The Radio<br />
Dear Science<br />
Interscope, 4AD<br />
Il collettivo multirazziale<br />
di Brooklyn<br />
è ded<strong>it</strong>o a un mix di<br />
elettronica, formato<br />
canzone, e black music.<br />
I riferimenti più<br />
prossimi sono le soundscapes<br />
di B.Eno, il pop<br />
di P.Gabriel e Bowie e<br />
l’eclettismo di Prince,<br />
ma il sound è connotato<br />
da stramberie electro,<br />
free, noise e indie-rock dagli accenti spigolosi e fragorosi, al lim<strong>it</strong>e<br />
dello shoegaze. In questo terzo cap<strong>it</strong>olo, molti angoli sono smussati,<br />
la voce è il baricentro delle canzoni e gli strumenti innalzano<br />
un wall of sound di dimensioni Spector-iane, senza risultare<br />
eccessive. La forte componente black si esprime con i linguaggi<br />
del soul, del funk e dell’hip-hop. I momenti intimisti sono viaggi<br />
interstellari (Dlz) mentre le tracce più r<strong>it</strong>miche (il break-beat di<br />
Dancing Choose) sono vortici da dancefloor. Il disco sembra concep<strong>it</strong>o<br />
per il grande pubblico, è più uniforme e compatto, forse<br />
prodotto meglio di quelli precedenti; ora andrebbe incrementato<br />
l’aspetto cantautoriale, ma trovare il pelo nell’uovo non si addice<br />
alla caratura di un grande album come questo.<br />
Tobia D’Onofrio<br />
B. FLEISCHMANN<br />
Angst is not a<br />
weltanschauung<br />
Morr music<br />
Come al sol<strong>it</strong>o Fleischmann<br />
si conferma una delle punte<br />
di diamante della Morr<br />
Music, ogni sua usc<strong>it</strong>a è un<br />
ist<strong>it</strong>uzione nel catalogo Morr,<br />
e lo è anche questo Angst<br />
Is Not A Weltanschauung:<br />
nove tracce di ottima fattura<br />
elettronica, come nella<br />
migliore tradizione dell’artista<br />
viennese. Si conferma un<br />
punto di riferimento dell’<br />
‘altra’ elettronica, ricordando<br />
chi è stata e cosa ha prodotto<br />
negli anni la Morr, se per<br />
caso qualcuno se ne fosse<br />
dimenticato, complici le<br />
ultime variabili usc<strong>it</strong>e<br />
dell’etichetta berlinese. Il t<strong>it</strong>olo<br />
è eloquente: wikipedia dice che<br />
Weltanschaunng “esprime un<br />
concetto di pura astrazione che<br />
può essere restr<strong>it</strong>tivamente<br />
tradotto con visione del<br />
mondo’’, e sicuramente il caro<br />
Fleischmann riesce a darci<br />
una visione del mondo soffice e<br />
delicata con tutte le sue tracce<br />
di classica indietronica fatta<br />
superbamente. Non esiste una<br />
traccia particolarmente più<br />
bella delle altre, sono tutte<br />
particolarmente belle nella<br />
loro divers<strong>it</strong>à. Non è l’album<br />
della matur<strong>it</strong>à, se mai, arrivati<br />
a questo punto, della matur<strong>it</strong>à<br />
né è l’abbondante conferma. Gli<br />
stili cambiano, la musica si (d)<br />
evolve i gruppi spuntano come<br />
funghi e spariscono dopo un<br />
annata, le ‘ist<strong>it</strong>uzioni’ restano.<br />
Federico Baglivi<br />
MALIKA AYANE<br />
Malika Ayane<br />
Sugar<br />
Il mondo del lavoro<br />
anglosassone si basa su<br />
un concetto: reputazione.<br />
Sol<strong>it</strong>amente ci si costruisce<br />
la reputazione attraverso le<br />
raccomandazioni, ma non<br />
nell’accezione <strong>it</strong>aliana, tutta<br />
clientelare. Le raccomandazioni<br />
di Malika Ayane (malììkaiàn<br />
è la pronuncia, e lei ci tiene a<br />
sottolinearlo sul suo Myspace),<br />
cantante milanese di origine<br />
marocchina, studentessa di<br />
Conservatorio, già voce alla<br />
Scala di Milano si chiamano<br />
Paolo Conte, Caterina Caselli,<br />
Ferdinando Arnò, Pacifico e<br />
Giuliano Sangiorgi. L’Avvocato<br />
di Asti si è dichiarato addir<strong>it</strong>tura<br />
fan di Malika, sciogliendo<br />
per una volta quell’aurea di<br />
auster<strong>it</strong>à che da sempre ne fa<br />
una sua cifra stilistica e umana;<br />
MUSiCa 29
Caterina Caselli è diventata<br />
la mammasantissima del pop<br />
<strong>it</strong>aliano: se lei sceglie, è legge.<br />
E lei ha scelto: Malika è entrata<br />
in casa Sugar. Ferdinando Arnò<br />
è il nome che forse dice meno<br />
di tutti, ma è quello che forse<br />
conoscete meglio: quando passa<br />
un automobile in tv con una<br />
bella base di sottofondo, è quasi<br />
sempre mer<strong>it</strong>o suo. Pacifico<br />
è uno dei musicisti <strong>it</strong>aliani<br />
più sottovalutati d’Italia.<br />
Giuliano Sangiorgi, leader dei<br />
Negramaro, mutua con Malika<br />
l’invest<strong>it</strong>ura della Caselli.<br />
Queste raccomandazioni non<br />
si fermano sulla carta: Paolo<br />
Conte scrive “Fandango”,<br />
Caselli e Arnò producono,<br />
Pacifico collabora in “Sospesa”,<br />
che fa capolino nelle radio<br />
da qualche mese, Sangiorgi<br />
è l’autore di “Perfetta”, il<br />
punto più alto dell’album<br />
d’esordio. Con tutte queste<br />
raccomandazioni, è quasi<br />
lapalissiano dire che stiamo<br />
parlando del migliore album<br />
pop <strong>it</strong>aliano dell’anno. Ma di<br />
gran lunga. Anche perché, ok le<br />
raccomandazioni, ma lei canta<br />
da dio.<br />
Berardino Amenduni<br />
MUNK<br />
Cloudbuster<br />
Gomma<br />
I Munk escono con questo<br />
nuovo lavoro Cloudbuster<br />
a fine <strong>2008</strong>. Si avvalgono di<br />
collaborazioni importanti, su<br />
tutte quella di Asia Argento<br />
30 MUSiCa<br />
che gli presta la voce su alcune<br />
tracce. Ma in defin<strong>it</strong>iva il disco<br />
non lascia il segno. Un insieme<br />
di generi, che a volte faticano<br />
a stare insieme. E’un pò di<br />
tutto, dalla dancefloor alla<br />
minimal con impulsi presi in<br />
prest<strong>it</strong>o dal rock, ma rischia di<br />
essere niente. Probabilmente<br />
si è rischiato, poteva andare<br />
bene sfondando un filone che<br />
potrebbe fare anche prosel<strong>it</strong>i,<br />
ma c’è il rischio che vada anche<br />
male, sfondando per l’appunto,<br />
una porta aperta e sfociando<br />
cosi nell’anonimato di centinaia<br />
di usc<strong>it</strong>e simili. Tuttavia resta<br />
un disco di ottima fattura che<br />
troverà spazio nei nostri prive<br />
d’el<strong>it</strong>e.<br />
Federico Baglivi<br />
NO AGE<br />
Nouns<br />
Sub Pop<br />
Una sparata corsa shoegaze di<br />
due minuti scarsi introduce gli<br />
enfant-prodige in casa Sub Pop.<br />
Simile l’incip<strong>it</strong> di Eraser: poi,<br />
sorprendentemente, i No Age<br />
alzano il tiro, sguinzagliando la<br />
decisa componente garage-punk<br />
che tende a connotare l’intero<br />
lavoro. Nasce una miscela<br />
esplosiva, un originale ibrido<br />
tra melodia pop, i My Bloody<br />
Valentine, il punk californiano,<br />
l’emo ed il garage. Reminiscenti<br />
dei Dinosaur Jr, talvolta emuli<br />
di artisti br<strong>it</strong>annici, i due<br />
ragazzi californiani dispensano<br />
la loro adolescenziale<br />
aggressiv<strong>it</strong>à, stemperandola<br />
con una vena creativa<br />
esplosiva e traducendola in<br />
veloc<strong>it</strong>à, rumore e parti vocali<br />
alla stregua di veri e propri<br />
anthems. Sui momenti dilatati<br />
e introspettivi prevale una<br />
propensione a contorcere le<br />
note in soniche galoppate, ed<br />
affogare in tribali e cacofonici<br />
baccanali, oppure dentro<br />
sature nuvole di rumore. Un<br />
risultato genuino e travolgente,<br />
una sincera ispirazione, un<br />
sound potente e stratificato che<br />
magicamente lascia emergere<br />
i suoi gioielli, soltando dopo<br />
ripetuti ascolti.<br />
Tobia D’Onofrio<br />
DEERHOOF<br />
Offend maggie<br />
Kill rock stars<br />
La band di San Francisco, più<br />
in forma che mai, dopo circa un<br />
anno di distanza dal precedente<br />
Friend Opportun<strong>it</strong>y, r<strong>it</strong>orna per<br />
proporre un nuovo affascinante<br />
album. Il quartetto cap<strong>it</strong>anato<br />
da Satomi Matsuzaki (bassista,<br />
voce fanciullesca…) realizza<br />
quattordici tracce di gradevole<br />
sperimentazione indie. La<br />
linea melodica, certamente<br />
più presente che nel passato,<br />
interagisce con giochi introversi.<br />
Incontri fra loop, on e off,<br />
interferenze noise, cantilene<br />
teen, funky wave su tappeti<br />
volanti post-rock, una giostra<br />
di vivac<strong>it</strong>à aggressiva dove è<br />
difficile non restare coinvolti.<br />
In questo paesaggio r<strong>it</strong>roviamo
canzoni come The Tears And<br />
Music Of Love, ottima track<br />
d’apertura di pura espressione<br />
indierock, l’ossessionante e<br />
originale alterative pop di<br />
Basket Ball Get Your Groove<br />
Back, l’adrenalinica Eaguru<br />
Guru, la provocatoria e<br />
sperimentale noisetronica This<br />
is God Speaking, e per ultima<br />
la mutevole e visionaria Jagged<br />
Fru<strong>it</strong>. Un disco molto piacevole,<br />
consigliato.<br />
Livio Polini<br />
PSAPP<br />
The Camel’s Back<br />
Domino<br />
Dietro il nome Psapp si<br />
nascondono due talentuosi<br />
artisti inglesi, Carim Clasmann<br />
(ch<strong>it</strong>arrista, produttore) e Galia<br />
Durant (voce, tastiera, violino).<br />
Il duo in passato è divenuto<br />
famoso per aver prestato delle<br />
canzoni al mondo dei telefilm<br />
americani di successo. Sono<br />
inoltre noti per aver sviluppato<br />
un certo tipo di pop elettronico.<br />
The Camel’s Back, il loro terzo<br />
disco, appare fin dai primi ascolti<br />
un lavoro ben riusc<strong>it</strong>o, ricco di<br />
stile, probabilmente più sobrio<br />
rispetto al passato. Un album<br />
più maturo, ma non per questo<br />
meno originale, indubbiamente<br />
differente. L’impronta<br />
elettronica appare così meno<br />
invadente ma sofisticata, ricca<br />
di campionamenti, gl<strong>it</strong>ch,<br />
effetti micro, suoni di tastiere<br />
FRANCESCO DEL PRETE<br />
Corpi D’Arco<br />
Italy Music<br />
Tutta la musica che c’è in cinque corde, perché l’importante è<br />
quello che hai in testa, al resto si pensa la tecnica o la tecnologia.<br />
Quante sfumature ha una melodia? È come chiedere a un p<strong>it</strong>tore<br />
quante sfumature ci sono nel celeste. Celeste, lo stesso colore del<br />
violino protagonista di questo disco. Dietro di lui, con lui, parte<br />
di lui, corpo e anima del progetto è Francesco del Prete, eclettico<br />
musicista salentino. Fare suonare uno strumento come fossero<br />
dieci, orchestrare uno strumento, moltiplicarne le possibil<strong>it</strong>à,<br />
catturare suoni per riprodurli in sequenza è una tecnica chiamata<br />
Loop. Oggi molto usata nell’amb<strong>it</strong>o dell’elettronica, in passato la<br />
Loop machine è stata utilizzata e resa famosa in amb<strong>it</strong>o “rock” dal<br />
ch<strong>it</strong>arrista dei King Crimson Robert Fripp e nella musica “colta”<br />
da compos<strong>it</strong>ori come Steve Reich e Terry Riley. Francesco la<br />
sceglie per amplificare il suo violino, per farlo diventare una band.<br />
E lui è one man band, esploratore delle musiche, delle possibil<strong>it</strong>à<br />
della musica. La sensibil<strong>it</strong>à acquis<strong>it</strong>a negli anni, anche attraverso<br />
il suo percorso musicale trasversale, si riversa in questo disco che<br />
gioca con richiami classici e si innesta in panorami contemporanei<br />
di assoluta fruibil<strong>it</strong>à. Rischio in operazioni di questo tipo è la<br />
facile scivolata nello sterile virtuosismo. Francesco, nonostante<br />
le doti tecniche rare, riesce a esprimere equilibrio e una grande<br />
comunicativ<strong>it</strong>à melodica, operazione a tratti anche ironica<br />
(ricordate i Penguin cafè orchestra di Telephone and rubber<br />
band?). Sa insaporirsi di atmosfere esotiche in Bungee jumping in<br />
coppia con il bravissimo sassofonista Raffaele Casarano, oppure<br />
diventare elettrico come ch<strong>it</strong>arra e basso in un tango tutto speciale<br />
(Rosso di Tango). Sembra di fare un giro dalle parti Django<br />
Reinhardt (Il graffio) per poi inerpicarsi su percorsi emotivi<br />
(Arpeggio di lune) da colonna sonora (Yann Tiersen). Sogna fiore<br />
mio è la dimostrazione che basta pochissimo, un violino pizzicato e<br />
una voce (Sandra Caiulo) per tessere trame nuove alla tradizione.<br />
E il viaggio continua in bilico tra classicismi, sperimentazione,<br />
jazz, avanguardia e salentin<strong>it</strong>à (La pizzica del prete). Oltre ai<br />
già c<strong>it</strong>ati osp<strong>it</strong>i del disco sono in alcune tracce: Ovidio Venturoso<br />
alla batteria, Riccardo Laganà al tamburello e Matteo Bortone al<br />
contrabasso. Il resto è solo Francesco e il suo violino.<br />
Osvaldo Piliego<br />
MUSiCa 31
giocattolo, apparentemente<br />
più minimale, lasciando spazio<br />
ad un lato acustico e folk,<br />
all’incontro con la tradizione.<br />
Splendida la voce di Galia,<br />
perfettamente in sintonia con<br />
lo stile. Tra le canzoni spicca<br />
Somewere There Is A Record Of<br />
Our Actions. Decisamente un<br />
buon disco.<br />
Livio Polini<br />
WOMEN<br />
Women<br />
Jagjaguwar<br />
Primo ed omonimo album<br />
per il quartetto canadese<br />
Women, trenta minuti di<br />
pura e ribelle espressione<br />
artistica, distorsione e<br />
contaminazione in scenari lofi,<br />
dove apprezzabili melodie<br />
pop abbracciano incontrollate<br />
aggressiv<strong>it</strong>à noise. Provate ad<br />
immaginare i Jesus and Mary<br />
Chain insieme ai Pavement e<br />
ai Love. Proposto inizialmente<br />
solo per il mercato canadese<br />
dall’etichetta Flemish Eye,<br />
questo disco, dopo pochi mesi,<br />
è stato scoperto e riproposto<br />
ad un pubblico più largo<br />
dall’etichetta Jagjaguwar. La<br />
registrazione, volutamente<br />
vintage e in bassa definizione,<br />
è ad opera di Chad VanGaalen.<br />
La prima canzone è Cameras,<br />
un intro che lascia apprezzarsi<br />
già da sub<strong>it</strong>o, un garage pop<br />
della durata di un solo minuto.<br />
Con Lawncare sembra di sentire<br />
32 MUSiCa<br />
i più noti Animal Collective,<br />
con Woodbine abbiamo un<br />
ambient dalle sfumature quasi<br />
impercettibili. Qualche traccia<br />
più avanti troviamo Group<br />
Transport Hall, in vero stile<br />
anni sessanta, con Flashlights<br />
il rumore acquista una grande<br />
dign<strong>it</strong>à. Da giudicare solo dopo<br />
ripetuti ascolti, un disco di<br />
carattere.<br />
Livio Polini<br />
MARILLION<br />
Happiness is the road<br />
Intact records<br />
Sono passati esattamente<br />
trent’anni da quando<br />
i Silmarillon, progetto<br />
embrionale di questa storica<br />
prog-rock band, riempivano la<br />
sala del Marquee Club, tempio<br />
del progressive londinese. Nel<br />
corso di questa lunga carriera i<br />
Marillon hanno viaggiato sulle<br />
frequenze del neoprogressive<br />
accanto a nomi come Genesis<br />
e Vander Graaf Generator fino<br />
a giungere a soluzioni più popindie<br />
grazie all’ingresso del<br />
cantante Steve Hogart al posto<br />
di Fish nel 1988. Happiness<br />
Is The Road, ultima fatica del<br />
quintetto scozzese, consta di<br />
due cd che cost<strong>it</strong>uiscono due<br />
concept album ben distinti.<br />
Il primo Essence è incentrato<br />
su una forte semplic<strong>it</strong>à<br />
compos<strong>it</strong>iva dettata da brani<br />
particolarmente semplici<br />
all’ascolto ed arrangiamenti<br />
tanto pregevoli quanto<br />
convenzionali. Il secondo<br />
cap<strong>it</strong>olo dell’opera The Hard<br />
Shoulder è invece una raccolta<br />
di brani che rimarca l’esperienza<br />
pop dello scorso Somewhere<br />
Else, disco fortemente cr<strong>it</strong>icato<br />
dai fans storici perché r<strong>it</strong>enuto<br />
eccessivamente commerciale,<br />
con brani prettamente<br />
radiofonici come il singolo<br />
Whatever Is Wrong W<strong>it</strong>h You,<br />
pop-rock incalzante con riff<br />
immediato. Nel complesso<br />
un lavoro che conferma, dopo<br />
il periodo incerto del disco<br />
precedente, le capac<strong>it</strong>à di una<br />
band che mantiene sempre<br />
alto il livello qual<strong>it</strong>ativo delle<br />
proprie produzioni.<br />
Enrico Martello<br />
DOMENICO<br />
PROTINO<br />
Domenico Protino<br />
Warner Music<br />
La musica <strong>it</strong>aliana cerca nuove<br />
vie ma non nasconde e non<br />
può nascondere la sua più<br />
sanremese natura melodica.<br />
Ovviamente non tutte le melodie<br />
sono uguali e non tutti i<br />
cantanti riescono a coniugare il<br />
rock con testi semplici e diretti.<br />
Domenico Protino, cantautore<br />
trentunenne brindisino, cerca<br />
questa strada con il suo primo<br />
omonimo album licenziato<br />
dalla Warner (mica male per<br />
un esordio). Arriva alla lunga<br />
durata dopo aver ottenuto interessanti<br />
riconoscimenti come il<br />
Premio Lunezia e la prestigiosa<br />
partecipazione – come unico<br />
rappresentate <strong>it</strong>aliano – e<br />
il Premio come miglior autore<br />
al Festival di Viña del Mar in<br />
Cile. In Sudamerica Protino<br />
ha presentato il primo singolo<br />
di questo cd, La guerra dei<br />
trent’anni. È il primo di 10 brani<br />
che scorrono tra rock schietto,<br />
linee melodiche “classiche” e<br />
delicate ballate. (pila)
aVaNti PoP<br />
Cinque brani di successo che piacciono anche a <strong>Coolclub</strong><br />
Oasis – I’m outta time<br />
Secondo singolo da<br />
Dig Out your soul,<br />
settimo album di<br />
studio della miglior<br />
band del mondo,<br />
almeno a detta del suo<br />
nuovo leader, Noel<br />
Gallagher, capace<br />
di spodestare suo<br />
fratello Liam a colpi<br />
di solid<strong>it</strong>à tecnica e<br />
lirica. Ma c’è proprio la firma di quest’ultimo sul<br />
brano più beatlesiano, e quindi più oasisiano, del<br />
lavoro meno immediato e forse più prescindibile<br />
del quartetto di Manchester. Si dice che siano<br />
cresciuti, che siano meno arroganti. A febbraio<br />
hanno ben 5 date in Italia: avrete voglia di<br />
correre il rischio di andarli a vedere, dopo celebri<br />
esibizioni durate venti minuti?<br />
Dido – Don’t believe in love<br />
Eccola qua, dopo 5 anni dal precedente lavoro<br />
e dopo 3 di gestazione. È tornata Florian Cloud<br />
de Bounevialle Armstrong (ora capisco perché<br />
ha scelto un nome d’arte da quattro lettere…),<br />
dopo che i suoi brani sono stati tirati a lucido<br />
da Brian Eno, ?uestlove (The Roots), suo fratello<br />
Rollo (Fa<strong>it</strong>hless). E’ tornata Dido, bionda, eterea,<br />
br<strong>it</strong>annica come sempre, con un brano furbetto<br />
e un r<strong>it</strong>ornello uptempo, per lo meno rispetto<br />
al suo sol<strong>it</strong>o. Un singolo strategico, buono per<br />
le radio ma che lascia la porta socchiusa per<br />
qualche esule dalla musica commerciale, tentato<br />
ad avventurarsi in Safe trip home, il tormentato<br />
nuovo album.<br />
The Killers – Human<br />
Non prendiamoci in giro, questa Human è una<br />
delle canzoni più trash della storia del sedicente<br />
alternative rock. La band di Las Vegas suona<br />
come i Pet Shop Boys reduci da un corso di<br />
aggiornamento a casa Scissor Sisters (Brandon<br />
Flawers, il leader, mi abbuona i Pet ma li accosta<br />
a Johnny Cash tra le sue ispirazioni del periodo:<br />
i lettori, ne sono certo, non si bevono questa<br />
storia). Non vorremmo mai aspettarci una roba<br />
synth-pop da sedicenti quasi-metallari. Eppure,<br />
tutti a ballare: la canzone è perfetta nel senso<br />
chimico della parola. È praticamente impossibile<br />
trovarla sgradevole. Anche per chi non è ab<strong>it</strong>uato<br />
a sedicenti gruppi musicali ed è più avvezzo alla<br />
musica da club.<br />
The Rascals – I’ll give you sympathy<br />
Prendi gli Arctic Monkeys, innalzali a tuo<br />
personale punto di riferimento, diventa il leader<br />
di una formazione talentuosa, fatti amico il<br />
leader delle Scimmie, crea con lui un duo (i<br />
Last Shadow Puppets), fatti accompagnare da<br />
un’orchestra di settanta elementi durante i live.<br />
E, da-dan, non avrai bisogno di investire una<br />
sterlina per la promozione del tuo primo album.<br />
Complimenti a Miles Kane, che probabilmente<br />
non avrà premed<strong>it</strong>ato ogni singola mossa<br />
di questa fantasiosa ricostruzione, ma che<br />
ha sicuramente tratto giovamento dalle sue<br />
frequentazioni. Se solo fosse nato prima degli<br />
Arctic, avremo gridato al miracolo. Invece, ci<br />
accontentiamo di un eccellente falso d’autore.<br />
Jason Mraz – Make <strong>it</strong> Mine<br />
I’m yours era quello che un certo tipo di pubblico<br />
cerca d’estate per farsi cullare, con la scusa che<br />
è una canzone un po’ meno grad<strong>it</strong>a dalle grandi<br />
masse. È la storia dei tormentoni intelligenti (chi<br />
non ricorda l’incredibile ovazione per My friend<br />
dei Groove Armada?). Era il primo singolo di<br />
Jason Mraz, cantante originario della Virginia,<br />
che con questa eccellente Make <strong>it</strong> mine dimostra<br />
di non essere solo fuffa attraverso un improbabile<br />
mix tra surf-pop e french touch. Biarr<strong>it</strong>z music.<br />
Berardino Amenduni
Parlando di Jay Brannan, cantautore e attore di culto<br />
(almeno per il momento), non si può fare a meno di tirare in<br />
ballo il termine forse abusato “carisma”. Sia sul palco, sia<br />
in una veloce quanto divertente conversazione poco prima<br />
del suo concerto romano all’In<strong>it</strong>, un locale per “carbonari”,<br />
Brannan ci ha dato l’impressione di avere un carattere e<br />
una personal<strong>it</strong>à molto forti. Sarà che è abbastanza ab<strong>it</strong>uato<br />
a fare tutto da solo, sarà che ha fatto tesoro delle sue<br />
esperienze professionali, ma questo ragazzo di 26 anni –<br />
sguardo limpido e stretta di mano vigorosa, sa benissimo<br />
quello che vuole. Ci scherza su, come quando gli chiediamo<br />
se si considera un attore o un cantautore - «Nessuna delle<br />
due cose!», risponde ridendo – ma poi diventa serio e ci<br />
dice che cercherà di fare sia l’uno che l’altro. Cosa che,<br />
va detto chiaramente, gli riesce benissimo. Come avrete<br />
constatato voi stessi se avete visto Shortbus, il cult movie<br />
di John Cameron M<strong>it</strong>chell in cui Jay interpreta uno dei<br />
ruoli più impegnativi e scabrosi (Ceth, una sorta di angelo<br />
erotico e gentile) o se avete avuto l’occasione di ascoltare<br />
qualcuna delle sue canzoni.<br />
Il suo amore per l’indipendenza lo ha portato fra l’altro<br />
ad entrare in polemica con Wikipedia, che Jay ha diffidato<br />
dal mantenere in rete una biografia che a suo dire era<br />
piena di errori e troppo incline ad etichettarlo come gay.<br />
La bio c’è ancora, ma ora sembra abbastanza corretta.<br />
Diversa, certo, da quella che Jay ha scr<strong>it</strong>to per il suo s<strong>it</strong>o<br />
(www,jaybrannan.com) e che comincia così: «Jay Brannan<br />
è nato sotto una pietra nella parte più fredda dell’Himalaya,<br />
dove fu cresciuto da monaci trappisti che gli insegnarono<br />
a mantenere la temperatura del corpo senza bisogno di<br />
cibo e vest<strong>it</strong>i attraverso un’intensa med<strong>it</strong>azione e una forte<br />
ab<strong>it</strong>udine al bere. Sub<strong>it</strong>o dopo il suo primo compleanno<br />
subì una morte p<strong>it</strong>toresca e dolorosa a causa di un leone<br />
di montagna affamato che non era molto bravo a med<strong>it</strong>are<br />
e aveva bisogno di uno spuntino abbondante. Dopo non<br />
troppo tempo però lo spir<strong>it</strong>o indom<strong>it</strong>o di Jay ricomparve nel<br />
Texas meridionale in una famiglia che in realtà voleva una<br />
bambina. In un modo o nell’altro ebbero ciò che volevano,<br />
ma il compromesso sembrò più controverso dell’originaria<br />
delusione (…)». E via così. Con un sense of humour che<br />
batte quasi sempre sul tasto di un costante confl<strong>it</strong>to con<br />
l’autor<strong>it</strong>à. Un altro esempio? Il breve testo che compare sul<br />
Polaroid EP messo in vend<strong>it</strong>a in rete: «Una delle cose più<br />
importanti che ho imparato nella v<strong>it</strong>a fino ad oggi è seguire<br />
il mio istinto. Questo mondo è pieno di gente cui piace dirti<br />
cosa puoi e non puoi fare, e come puoi o non puoi farlo.<br />
Ho passato la mia intera esistenza a dimostrare che questa<br />
34 MUSiCa<br />
JaY<br />
braNNaN<br />
gente si sbaglia. A coloro che vedono cosa io non sono in<br />
grado di fare – grazie per credere in me».<br />
Con buona pace dei texani tutti d’un pezzo e guerrafondai<br />
– un nome a caso: George W. Bush – Jay Brannan è nato<br />
proprio nello stato della stella sol<strong>it</strong>aria, salvo poi aver<br />
viaggiato in lungo e in largo per tutta la federazione, dalla<br />
California a New York, seguendo quell’att<strong>it</strong>udine quasi<br />
metafisica al vagabondaggio che Jack Kerouac ha descr<strong>it</strong>to<br />
così bene in On the Road.<br />
Il giro di boa in questo inquieto e costante spostarsi è il<br />
film di John Cameron M<strong>it</strong>chell, in cui Jay canta e suona<br />
un brano poi incluso nella colonna sonora. Fino a quel<br />
momento non scriveva ed è stato proprio con Shortbus<br />
che ha cominciato a farlo seriamente. Sulla spinta del suo<br />
(relativo) successo – da noi in Italia è già un miracolo<br />
che in questi tempi di integralismo sia arrivato nelle sale<br />
per poi essere distribu<strong>it</strong>o su dvd con un noto settimanale<br />
– Jay ha utilizzato la rete per distribuire le canzoni che<br />
man mano scriveva. Anche l’etichetta con cui ha fatto<br />
uscire Goddamned (attenzione: è un piccolo capolavoro)<br />
è sua ed è frutto della stessa volontà di indipendenza -<br />
«Ho avuto contatti con un paio di case discografico, ma<br />
ammesso che qualcuno volesse partecipare al naufragio, mi<br />
avrebbe imposto dei cambiamenti e io voglio fare sempre e<br />
comunque di testa mia».<br />
Il risultato è uno dei dischi d’esordio più riusc<strong>it</strong>i del <strong>2008</strong><br />
– come del resto quello di Scott Matthew l’altro cantautore<br />
di Shortbus – esempio di come si possa reinventare una<br />
tradizione che è talmente forte da venir respirata e vissuta<br />
quasi inconsapevolmente. Quando gli facciamo qualche<br />
nome di riferimento – Jackson Browne o Joni M<strong>it</strong>chell –<br />
Jay ammette di conoscere solo Blue, che peraltro racchiude<br />
tra i suoi splendidi brani la quintessenza di uno stile che ha<br />
profondamente segnato la canzone d’autore d’oltreoceano.<br />
In Blue Joni M<strong>it</strong>chell cantava di amore con toni sinceri e<br />
spesso dolenti; Jay Brannan preferisce forse l’ironia, ma<br />
è altrettanto incapace di nascondersi dietro un mestiere.<br />
Ecco dunque Housewife, che il pubblico attento dell’In<strong>it</strong><br />
conosceva già a memoria, ed ecco Goddamned: due facce<br />
di una scr<strong>it</strong>tura che si muove tra (auto)ironia e utopia, due<br />
facce comunque credibili per un artista di vero talento.<br />
Che poi siamo ancora in pochi a saperlo fa parte del<br />
cahier des doleances che da troppo tempo siamo costretti a<br />
compilare e sfogliare. Jay Brannan ci insegna tuttavia – con<br />
la leggerezza e la grazia che gli appartengono – che vale<br />
sempre la pena di battersi contro l’oscur<strong>it</strong>à e l’ignoranza.<br />
Giancarlo Susanna
daMMi UNa SPiNta<br />
Cinque artisti che ascolteremo in radio. Forse<br />
Monkey – Monkey Bee<br />
Non hanno molto<br />
bisogno di spinte.<br />
Stiamo parlando di<br />
Damon Albarn, un<br />
genio assoluto, capace<br />
di saltellare tra i Blur<br />
e i percussionisti del<br />
Mali fino a cambiare<br />
le regole del pop<br />
contemporaneo con<br />
il progetto Gorillaz,<br />
e Jamie Howlett, che a quel cambiamento di<br />
regole ha pesantemente contribu<strong>it</strong>o disegnando<br />
una band. Ma disegnandola nel vero senso della<br />
parola: chi ha mai visto i veri volti dei Gorillaz,<br />
in fondo? Le premesse spiegano già tutto: i due,<br />
evidentemente annoiati dal logorio della v<strong>it</strong>a<br />
moderna, decidono di riscrivere una novella<br />
cinese del sedicesimo secolo e tirar fuori uno<br />
spettacolo teatrale ed un album. Rigorosamente<br />
in cinese. La BBC decide di lanciarli per gli spot<br />
olimpici. Sì, vogliono cambiare un’altra volta le<br />
regole del pop contemporaneo.<br />
Black Mountain – Wucan<br />
Ci vuole coraggio a<br />
chiamare un album In<br />
the future e lanciarlo<br />
con un brano ined<strong>it</strong>o<br />
dei Doors. In ver<strong>it</strong>à<br />
non c’è niente di male<br />
nella filologia spinta,<br />
quando i livelli della<br />
produzione musicale sono così alti: la cr<strong>it</strong>ica<br />
musicale si è spesa per incensare il quintetto<br />
canadese protagonista della scena prog del loro<br />
paese e noi non possiamo che accodarci e sognare<br />
un mondo migliore in cui brani da sei minuti ed<br />
un secondo possano trovare c<strong>it</strong>tadinanza in una<br />
qualsiasi radio, in barba a tutte le regole, solo<br />
perché belli. Estremamente belli.<br />
Milez Benjiman – chop that wood<br />
Quando decidi di<br />
affidarti a bassi così<br />
potenti, o sei un<br />
visionario o un pazzo.<br />
Potete immaginare<br />
quale teoria sposare:<br />
il funk del futuro è<br />
anche qua, in questo<br />
ragazzotto di Chicago<br />
che non disdegna affatto<br />
l’elettronica ma che anzi, affida ai sintetizzatori<br />
la pesante ered<strong>it</strong>à della Motown nel suo percorso<br />
artistico. Questa è la vera scommessa del mese:<br />
solo 25000 vis<strong>it</strong>e sul suo Myspace, nemmeno una<br />
paginetta su Wikipedia. Se volete provare a fare<br />
i fighi con gli amici, segnatevi questo nome. Nella<br />
peggiore delle ipotesi, se ne dimenticheranno.<br />
Red Snapper – The sleepless<br />
Scoperti dalla Warp 15<br />
anni fa, che li accolse<br />
in scuderia nonostante<br />
fossero “an unusual<br />
feature” (e questo<br />
potrebbe già bastare<br />
a capire il perché della<br />
segnalazione) i Red<br />
Snapper sono un trio<br />
che dopo 8 anni di<br />
assenza (di cui sei di<br />
incomunicabil<strong>it</strong>à tra i componenti) ha deciso di<br />
tornare col botto. Pale Blue Dot, è questo il t<strong>it</strong>olo<br />
del loro album, è l’orgoglioso r<strong>it</strong>orno al trip-hop<br />
delle origini. Un genere morto senza alcuna<br />
ragione, che oggi r<strong>it</strong>orna con forme ortodosse<br />
(come questa) o meticce, come il dubstep. Una<br />
testimonianza, appunto, di un mai sop<strong>it</strong>o<br />
amore degli appassionati di quel genere per le<br />
sonor<strong>it</strong>à scure, terrifiche e contemporaneamente<br />
caldissime. La loro attesa è stata decisamente<br />
premiata.<br />
Daelle – The real flow<br />
Napoli vuole<br />
dire la sua sul<br />
new-soul, sul<br />
c a n t a u t o r a t o<br />
jazz. E decide<br />
che Daelle è<br />
l’ambasciatrice<br />
giusta. Cresciuta<br />
negli ambienti<br />
hip-hop del<br />
c a p o l u o g o<br />
campano ed ora approdata verso lidi più sicuri<br />
e artisticamente solidi, “The real flow” è l’unica<br />
produzione in lingua <strong>it</strong>aliana del suo repertorio<br />
in divenire e, sarà per una certa passione per<br />
l’esotico al contrario (almeno in questi casi,<br />
ovvero quando le sonor<strong>it</strong>à sono molto poco<br />
<strong>it</strong>aliane), è decisamente la sua miglior canzone.<br />
Scoperta da Alessio Bertallot (Radio Deejay), uno<br />
che ha lanciato Amalia Grè nell’immaginario<br />
collettivo della musica <strong>it</strong>aliana, Daelle, da brava<br />
partenopea, ag<strong>it</strong>erà i suoi portafortuna ogni<br />
giorno. E dopo questa rubrica, ne dovrà ag<strong>it</strong>are<br />
ancora un altro.<br />
Berardino Amenduni<br />
35
i nostri inviati con Thurston Moore<br />
bEata GioVENtÙ SoNiCa<br />
Racconto di una giornata trascorsa con i Sonic Youth<br />
Alla fine abbiamo deciso di andare a vedere i<br />
Sonic Youth dal vivo. In realtà non è che per il<br />
sottoscr<strong>it</strong>to si trattasse di una grande nov<strong>it</strong>à, ho<br />
visto più volte loro dal vivo che il parroco del mio<br />
quartiere servire messa.<br />
Non vi sto qui a spiegare le motivazioni. Questa<br />
volta l’occasione era davvero ghiotta, oltre<br />
al concerto, avrebbero inaugurato in quel di<br />
Bolzano la mostra Sensational Fix, dedicata ad<br />
oltre venti anni di rapporto ed amicizia fra la<br />
band ed amici artisti, musicisti, scr<strong>it</strong>tori, film<br />
maker ecc…<br />
Mentre curavo la mia allergia galoppante riesco<br />
addir<strong>it</strong>tura ad ottenere gli accred<strong>it</strong>i per la<br />
conferenza stampa di presentazione della mostra<br />
e per il concerto di Bolzano.<br />
Pronti? Via!<br />
In treno svengo più volte per il sonno, abbraccio<br />
forte la mia donna, mangio come un cannibale,<br />
flirto con un intero vagone di persone e penso<br />
distrattamente al fatto che li avrei finalmente<br />
incontrati di persona.<br />
Quel venerdì 10 ottobre, passeggiando dalla<br />
stazione di Bolzano per raggiungere la galleria<br />
d’arte contemporanea Museion, continuavamo a<br />
chiederci se tutto ciò fosse vero.<br />
Una volta entrato nella galleria, alla reception<br />
ci consegnano gli accred<strong>it</strong>i stampa da applicare<br />
sulle maglie e ci comunicano che i Sonic Youth<br />
attendevano i giornalisti al quarto piano dello<br />
36 MUSiCa<br />
stabile per la conferenza di presentazione.<br />
Loreta, la mia donna, è impazz<strong>it</strong>a.<br />
Ha stampato sul suo viso un incredibile sorriso.<br />
Era tutto vero.<br />
Ovviamente ci accomodiamo in prima fila,<br />
affianco ai colleghi del Manifesto, di Alias, di<br />
Repubblica, della Rai.<br />
Come se nulla fosse ci sentiamo immediatamente<br />
a nostro agio.<br />
Eravamo le persone giuste al posto giusto.<br />
Piazzo anche la mia videocamerina con relativo<br />
cavalletto cinese proprio affianco al cannone di<br />
Orf 1, canale televisivo nazionale austriaco.<br />
Le porte dell’ascensore si aprono e davanti ai<br />
nostri occhi sfila la gioventù sonica in tutto il suo<br />
splendore.<br />
Si accomodano a circa due metri da noi.<br />
In quel momento ho cercato di fare mente locale,<br />
di raccogliere un po’ i pensieri, di capire cosa<br />
stesse succedendo. Poi ho lasciato perdere.<br />
Si parla del rapporto fra il gruppo e l’arte, di<br />
come una rock band possa essere stimolo e punto<br />
di partenza per altre creazioni artistiche.<br />
Lee Renaldo conferma la sua indole da vero<br />
rocker, ammettendo più volte di essere “solo il<br />
ch<strong>it</strong>arrista di una rock band”, Kim Gordon strappa<br />
sguardi e diffonde sorrisi gratu<strong>it</strong>amente, facendo<br />
scivolare il discorso su New York, spianando la<br />
strada a Thurston Moore, dinoccolato ragazzone<br />
sonico loquace cinquantenne che per circa trenta
minuti ci fa sognare.<br />
Sarà lui a raccontare gli esordi della band, la<br />
prima sala prove, il rapporto con il punk rock, il<br />
valore dei Talking Heads.<br />
Diceva esattamente quello che noi volevamo<br />
sentirci dire.<br />
Riempiva di complimenti chi come noi, anche<br />
grazie ad artisti come loro, ha deciso di non<br />
fermarsi alle apparenze, scegliendo di spingere<br />
avanti la curios<strong>it</strong>à.<br />
Steve Shelley, con la sua aria da bravo ragazzo,<br />
si lim<strong>it</strong>a a salutare e ringraziare tutti.<br />
Sciolte le file della conferenza, in quello splendido<br />
salone bianco chirurgico che si affacciava a picco<br />
sulle montagne dell’Alto Adige, iniziano un paio<br />
di ore di pura ricreazione scolastica con la band:<br />
chiacchiere, fotografie, risate, confidenza.<br />
Mi diverto anche a spiare e riprendere di nascosto<br />
un blindatissimo set fotografico con una Kim<br />
Gordon spalmata sul pavimento bombardata dai<br />
fotografi.<br />
Dopo tutti questi siparietti iniziamo il tour della<br />
mostra in anteprima per la stampa.<br />
Quattro piani interi pieni di beata gioventù<br />
sonica.<br />
Passeggiavamo circondati da quadri realizzati<br />
da Patti Sm<strong>it</strong>h, da video privati realizzati dai<br />
Sonic Youth coi loro amici Nirvana, Dinosaur jr<br />
ecc.<br />
Camminiamo calpestando immense installazioni<br />
realizzate con dischi in vinile del grande artista<br />
Christian Marclay, per poi r<strong>it</strong>rovarci di fronte<br />
a pareti intere coperte da ch<strong>it</strong>arre, locandine,<br />
effetti personali.<br />
Fa effetto vedere un video in cui i Sonic Youth<br />
con prole si accompagnano in un picnic col<br />
grande guru William Burroughs.<br />
Ci fermiamo a suonare i loro strumenti in una<br />
sala prove allest<strong>it</strong>a apposta al piano terra.<br />
Ancora una volta la realtà ha superato qualunque<br />
desiderio.<br />
Noi eravamo lì per questo.<br />
Non ci perdiamo per nulla al mondo<br />
l’inaugurazione ufficiale al pubblico della mostra,<br />
r<strong>it</strong>rovandoci ad un certo punto a sorseggiare vino<br />
al bancone del bar della galleria in quest’ordine:<br />
io brillo che gridavo al posto di parlare, Loreta che<br />
rideva al posto di parlare, Thurston Moore che<br />
voleva rubarsi la nostra ultima mela dal tavolo<br />
del catering, Kim Gordon più bella del sol<strong>it</strong>o, Lee<br />
Renaldo composto e Steve Shelley che indicava<br />
noi col d<strong>it</strong>o ad alcuni suoi amici dicendogli che<br />
eravamo venuti li apposta dal Sud Italia.<br />
Si poteva stare meglio?<br />
Il giorno dopo i fantastici quattro (per l’occasione<br />
fantastici cinque…) suonano nella fabbrica<br />
Stalbahu di Bolzano, con una cornice imprezios<strong>it</strong>a<br />
da carri ponte, pezzi di acciaieria pesante ed un<br />
clima sereno e divertente.<br />
Il concerto è stato duro, anzi durissimo.<br />
Il set è stato serrato, poco spazio a svisate e<br />
cazzate.<br />
Quasi tutti brani storici suonati a muso duro e<br />
pesantemente: Schizofrenia, Eric’s Trip, 100%<br />
ecc..<br />
Davvero molto intenso.<br />
Facciamo in tempo anche a prenderci la scaletta<br />
del concerto dal palco prima di concederci alle<br />
danze, brindando alla v<strong>it</strong>a, questa volta per<br />
nulla increduli.<br />
Tutto quello che abbiamo visto, che abbiamo<br />
ascoltato, che abbiamo fatto, tutta la gente<br />
che abbiamo conosciuto, quella che abbiamo<br />
solo salutato, i Sonic Youth stessi, gentili ed<br />
accomodanti, lo staff del Museion, il pubblico<br />
col sorriso sul volto, i nostri sorrisi, i nostri<br />
abbracci.<br />
Eravamo noi stessi.<br />
Ennio Ciotta<br />
MUSiCa<br />
37
tHE MiCroPHoNES<br />
Le mille facce di un genio schivo<br />
38<br />
Foto Nathan Wind as Cochese<br />
Phil Elverum è artefice di numerosi progetti,<br />
tra cui The Microphones, poi evolutosi in<br />
MountEerie. Phil è l’archetipo del genio schivo,<br />
suona ogni strumento ed i primi lavori dipingono<br />
perfettamente la sua sol<strong>it</strong>udine, stratificata da<br />
un sedici e poi da un otto tracce analogici. La<br />
sua vulcanica creativ<strong>it</strong>à ha trovato espressione<br />
sublime nella musica lo-fi.<br />
Tra il 1998 ed oggi, una serie di gioielli (i più<br />
per pochi eletti o senza distribuzione) in bilico<br />
fra Gastr Del Sol, Will Oldham, rumorismo,<br />
ambient, silenzi, droni, frammenti noise-pop<br />
ed un magma di arrangiamenti pirotecnici.<br />
Regnano una frammentarietà ed un eclettismo<br />
che tendono ad allontanare l’ascoltatore, ma<br />
affiorano una scr<strong>it</strong>tura ed un lirismo superiori<br />
alla media… Poco importa se la magica melodia<br />
dura pochi secondi e viene nascosta in una lunga<br />
tempesta noise (I Want to be Cold)… È musica<br />
dalla funzione esorcizzante: la morte, l’etern<strong>it</strong>à,<br />
e l’uomo disarmato di fronte alla Natura sono<br />
infatti le tematiche esplorate da Phil.<br />
Nel <strong>2008</strong> sono usc<strong>it</strong>i Black Wooden Ceiling<br />
Opening, un album che conferma il passaggio<br />
ad una forma canzone più regolare, e TheGlow<br />
pt.2, il disco del 2001 che molti considerano<br />
il capolavoro, oggi ristampato con ined<strong>it</strong>i che<br />
aggiungono poco ad un corpus già compiuto.<br />
Per la prima volta l’intimismo del cantautore<br />
si dedica alla ricerca di un’espressione meno<br />
ermetica. Improvvisazione, incompiutezza,<br />
silenzi, trovano il perfetto equilibrio formale in<br />
un’alternanza di vibrazioni, sonor<strong>it</strong>à brucianti e<br />
parti melodiche fra le più ispirate del prolifico<br />
catalogo. La consapevolezza solletica l’intento<br />
comunicativo dell’artista, che sembra sforzarsi<br />
nel dare una forma al suo essere etereo, fragile,<br />
impalpabile.<br />
“Ho preso coscienza della mia stazza, ho ricordato<br />
il mio fuoco, la mia mancanza di riposo, il mio<br />
calore a senso unico, ne volevo ancora. Ma sono<br />
piccolo, non sono certo un pianeta. Sono piccolo,<br />
tutti noi lo siamo”(I Felt My Size).<br />
La t<strong>it</strong>letrack è un tour de force: da una<br />
possente intro distorta si passa ad una folksong<br />
acustica che viaggia con le stampelle, infine<br />
a uno spaziale decollo con arabeschi di piano<br />
fuor<strong>it</strong>empo. Un organo, nel finale del brano,<br />
spalanca la dimensione religiosa e l’invocazione<br />
si perde nel passo deciso di un ibrido lo-fi dei<br />
Tortoise. Canzoni come quadri, piccole sinfonie,<br />
confessioni… The Moon è una cavalcata<br />
“shoegaze” alla MyBloodyValentine imprezios<strong>it</strong>a<br />
da fiati jazz. You’ll be in the air sfoggia un<br />
disarmante minimalismo sinfonico. Map è pura<br />
poesia, una preghiera lisergica per doppia voce,<br />
da far accapponare la pelle. Un sound denso e<br />
descr<strong>it</strong>tivo fino all’inverosimile, che alterna<br />
parti ultracompresse a momenti liberatori. Una<br />
lucida lettura dell’Essere di fronte all’immens<strong>it</strong>à<br />
dell’Universo, ma soprattutto una ricerca<br />
musicale personale e coerente, in cui confluiscono<br />
anni di sperimentazione avant-garde, folk,<br />
indie e pop. L’arte e il suo creatore si fondono<br />
in catarsi, saltando dall’astratto al figurativo;<br />
l’urgenza espressiva s’impadronisce di sicurezze<br />
ed incertezze, le trasforma in palp<strong>it</strong>anti emozioni<br />
e le incastona in un “lirico mosaico cubista”.<br />
Un viaggio emozionante che si conclude con un<br />
cuore che pulsa… e pulsa. My warm blood. “Il<br />
mio sangue caldo”, dice Phil “io sono solo, ma<br />
gli insetti che mi circondano sanno che il mio<br />
sangue è ancora caldo”. Un capolavoro.<br />
Tobia D’Onofrio
Still FiZZY rECordS<br />
Bonjour My Love della band anconetana El<br />
Cijo (nella foto a destra) segna la nasc<strong>it</strong>a di<br />
una nuova, interessante, etichetta discografica.<br />
Abbiamo parlato dei primi vag<strong>it</strong>i della Still Fizzy<br />
Records con Gilberto.<br />
Giovanissimi ma con le idee ben chiare, la<br />
vostra prima usc<strong>it</strong>a è bellissima nella forma<br />
e nel contenuto. Da dove sbucate?<br />
Grazie per i giovanissimi, in realtà il sottoscr<strong>it</strong>to<br />
va per i 37 anni. Giovanissimo sicuramente in<br />
relazione al music business, visto che El Cijo<br />
è la prima usc<strong>it</strong>a ufficiale dell’etichetta. Still<br />
Fizzy esce da un sogno nel cassetto, cioè dalla<br />
mia passione infin<strong>it</strong>a per la musica. Esce dalla<br />
crisi delle major e dalla frammentazione del<br />
mercato, dalle nuove tecnologie che permettono<br />
di realizzare progetti musicali ed imprend<strong>it</strong>oriali<br />
a costi contenuti.<br />
Ci parli un po’ di El Cijo?<br />
Ho conosciuto ed apprezzato i ragazzi prima<br />
come Postodellefragole, collaborando insieme a<br />
loro in alcuni progetti di comunicazione. Avevo<br />
accennato loro l’idea di aprire un’etichetta.<br />
Quando mi hanno fatto sentire il primo demo,<br />
è immediatamente scoccata la scintilla e la<br />
proposta di produrre il loro album. Ci abbiamo<br />
messo un annetto, ma il risultato soddisfa tutti!<br />
Sono ottimi musicisti, ma prima di tutto ottime<br />
persone; la band ha uno stile molto personale e<br />
un suono versatile; dal vivo poi sono trascinanti.<br />
Per fortuna non si prendono ancora troppo sul<br />
serio!<br />
Avete un sguardo ai generi che abbraccia<br />
tutto ciò che può essere defin<strong>it</strong>o indie…<br />
questo almeno ascoltando Badge and<br />
talkalot, vostra produzione decisamente<br />
più elettronica… Che intenzioni avete?<br />
Le intenzioni sono di produrre la musica che mi<br />
piace, senza restrizioni di genere, già ci pensano<br />
i cr<strong>it</strong>ici a metterti in qualche recinto. Mi ispiro<br />
ad etichette stilisticamente libere, come la<br />
Warp, !K7, Wich<strong>it</strong>a, XL recordings. È solo la<br />
passione condivisa per la musica che da origine<br />
a un progetto targato Still Fizzy. Ben venga<br />
un eventuale successo commerciale, ma non è<br />
qualcosa che cerco a tutti i costi.<br />
Da creativi a produttori di musica, come<br />
nasce l’idea di un’etichetta discografica?<br />
Quando ho deciso di rischiare imprend<strong>it</strong>orialmente,<br />
aprendo un’agenzia creativa (Stradi<br />
Vari), avevo diverse richieste che riguardavano<br />
colonne sonore per showreels, sonorizzazioni<br />
per mostre, tutorials. Alcune di queste tracce, si<br />
sono trasformate in canzoni del progetto Badge<br />
and Talkalot. In segu<strong>it</strong>o diverse etichette a cui<br />
avevo presentato l’album dicevano che era buono,<br />
ma non rientrava nel loro genere. Quindi ho<br />
cap<strong>it</strong>o che l’etichetta che poteva osp<strong>it</strong>are il Badge<br />
album, doveva ancora essere creata…<br />
Ha ancora senso stampare, produrre<br />
oggetti musicali?<br />
Personalmente credo di sì, io per primo sono<br />
un collezionista di musica originale. È vero<br />
che le nuove generazioni non hanno l’ab<strong>it</strong>udine<br />
di comprare musica nei formati classici, ma<br />
ci sono ancora interessanti nicchie di mercato.<br />
Mi rivolgo ad appassionati simili a me, cerco di<br />
catturare l’interesse degli ascoltatori attenti e<br />
delle persone alla ricerca del gadget esclusivo.<br />
Quali sono i vostri prossimi progetti in<br />
cantiere?<br />
Sicuramente il secondo album di El Cijo. Ma prima<br />
di questo, dovrebbero uscire altri due progetti di<br />
musica elettronica che mi vedono impegnato in<br />
prima persona in qual<strong>it</strong>à di musicista-producer.<br />
Inoltre è prevista in agenda una compilation di<br />
artisti internazionali, in bilico tra l’elettronica e<br />
il jazz, che parteciperanno ad un evento-festival<br />
ancora top-secret che si svolgerà a Modena e<br />
Carpi a metà del prossimo anno… (O.P.)<br />
MUSiCa<br />
39
libri<br />
aNGElo PEtrElla<br />
Un giovane spacciatore, Sanguetta. Uno<br />
studente, Chimicone. Un poliziotto: l’Americano.<br />
Ne La c<strong>it</strong>tà perfetta di Angelo Petrella, tre storie<br />
si intrecciano per sei anni a Napoli dalla fine<br />
degli ‘80, tra la guerra di clan della Camorra, la<br />
fine del Pci e la nasc<strong>it</strong>a della Pantera. Violenza,<br />
tradimento e corruzione sono all’ordine del<br />
giorno e non risparmiano nessuno.<br />
La c<strong>it</strong>tà perfetta è una c<strong>it</strong>tà terribile:<br />
camorristi sanguinari, polizia corrotta e<br />
giovani fragili ed esaltati. Perché è una<br />
c<strong>it</strong>tà perfetta?<br />
Il momento storico da me narrato, gli anni dal<br />
1988 al 1993, cost<strong>it</strong>uiscono la divaricazione più<br />
grande del tessuto sociale napoletano e <strong>it</strong>aliano<br />
(la crisi del Pci, la Pantera, Tangentopoli). Un<br />
contesto perfetto per gli arrampicatori sociali<br />
di ogni risma: i miei tre personaggi, ciascuno<br />
nel suo contesto, ambiscono al successo a tutti<br />
i costi. E il fatto che anche Chimicone, l’unico<br />
portatore di un ideale inizialmente “sano”, sia<br />
40 libri<br />
alla fine anche lui un “arrampicatore”, segna lo<br />
scacco di tutto il nostro sistema sociale.<br />
In questa storia non ci sono personaggi<br />
buoni, ma anche i cattivi non sono<br />
personaggi semplicemente cattivi. Non ci<br />
sono innocenti, ma chi sono i colpevoli?<br />
Colpevoli sono tutti, perché a mio avviso la<br />
letteratura noir non deve offrire immagini<br />
manichee del bene. Il noir attinge al male rimosso<br />
dall’immaginario collettivo proprio per spiazzare<br />
il lettore e ricordargli che è lui - non i libri - a<br />
dover portare avanti la faticosa operazione di<br />
cercare di cambiare il mondo.<br />
Le tre storie individuali non nascondono<br />
tutta la realtà che le circonda. Cosa c’è<br />
alle spalle di Sanguetta, Chimicone e<br />
dell’Americano?<br />
C’è un mondo in crisi, l’ultimo sisma del<br />
Novecento pol<strong>it</strong>ico le cui scosse si protrarranno<br />
fino ai nostri giorni. La fine della guerra fredda,
anche in Italia, muta decisamente gli equilibri<br />
sociali: la Dc finisce con Tangentopoli, il Pci<br />
dalla caduta del muro di Berlino sembra perdere<br />
il consenso di massa. È un gran casino... e<br />
ognuno cerca di fare man bassa di opportun<strong>it</strong>à,<br />
vantaggi, potere.<br />
Racconti una Napoli di quasi venti anni fa.<br />
Perché proprio quel periodo sub<strong>it</strong>o prima<br />
della cosiddetta “rinasc<strong>it</strong>a” di Napoli? E<br />
come è cambiata la c<strong>it</strong>tà fino ad oggi?<br />
Proprio per raccontare che la “rinasc<strong>it</strong>a” è un<br />
m<strong>it</strong>o, un’operazione di pura facciata, oltre la<br />
quale restano in bella evidenza le crepe lasciate<br />
dal sisma. Il guaio è che molti intellettuali si<br />
sono prestati all’operazione di imbiancatura<br />
di Napoli, senza realmente porsi il problema<br />
di aggiornare la classe dirigente, di guidare e<br />
incanalare le tante energie culturali rimaste<br />
represse. Durante gli anni Novanta abbiamo<br />
avuto da un lato i grandi - e costosi - progetti<br />
di arte, manifestazioni ed eventi internazionali;<br />
dall’altro, la cultura dell’omogene<strong>it</strong>à più retriva<br />
(i neomelodici, il tradizionalismo, il recupero<br />
di Merola e quant’altro). Nel baratro apertosi<br />
in mezzo, nel dimenticatoio, sono cascate<br />
tutte le energie nuove sviluppatesi a partire<br />
dal movimento della Pantera dei primissimi<br />
anni ‘90, che sopravviveranno solo nel circu<strong>it</strong>o<br />
underground.<br />
C’è anche un’immagine dell’Italia che passa<br />
dentro le storie della c<strong>it</strong>tà perfetta?<br />
Indubbiamente. A mio avviso è un’immagine<br />
dell’Italia, quella che il romanzo rest<strong>it</strong>uisce.<br />
Ovviamente ho potuto immaginarla a partire<br />
dalla realtà che conosco, che è quella del mio<br />
meridione. La società napoletana - la borghesia,<br />
il lavoro sfruttato, la pol<strong>it</strong>ica indifferente - è<br />
identica a quella di altre c<strong>it</strong>tà. Essendoci però<br />
meno risorse e meno speranze per le nuove<br />
generazioni rispetto a, che so io, Milano o Roma,<br />
i problemi forse li si avvertono prima e con più<br />
durezza.<br />
I resoconti di cronaca nera degli ultimi<br />
mesi (e degli ultimi anni, per la ver<strong>it</strong>à)<br />
raccontano una violenza spietata: dalla<br />
guerra di Scampia ai sei africani trucidati<br />
a Castel Volturno: la realtà supera di gran<br />
lunga la fantasia per ferocia?<br />
A volte sì. L’importante è però comprendere che<br />
la letteratura non narra “il male per il male”,<br />
ma utilizza il male al fine di far comprendere,<br />
di pungolare, di motivare il lettore a rifiutare<br />
lo stato di cose esistenti. E a volte, forse, riesce<br />
anche ad anticipare la realtà. (F.T.)<br />
ANGELO PETRELLA<br />
La c<strong>it</strong>tà perfetta<br />
Garzanti<br />
Napoli come<br />
scenario di un<br />
grande, pericolosissimo<br />
gioco:<br />
scatole cinesi<br />
che si aprono,<br />
fanno sobbalzare<br />
il lettore, rivelano<br />
lo sporco<br />
difficile da grattar<br />
via, l’odore<br />
del sangue che ti<br />
entra nelle narici<br />
e non sparisce<br />
più perché ha<br />
già impregnato<br />
la memoria. Al<br />
terzo romanzo,<br />
Angelo Petrella,<br />
classe 1978, affronta<br />
una lunga<br />
storia a più voci<br />
(Sanguetta, giovane<br />
spacciatore<br />
e praticante camorrista; Chimicone, figlio di un<br />
operaio, studente del liceo Genovesi proiettato<br />
verso la clandestin<strong>it</strong>à e la lotta armata; l’Americano,<br />
poliziotto DIGOS immorale al soldo del miglior<br />
offerente; Omissis, ent<strong>it</strong>à dei servizi segreti<br />
che tutto conosce e manovra ad arte) che si svolge<br />
in un arco di tempo compreso tra il 1988 ed il<br />
1994. In questi anni, a Napoli e all’Italia intera<br />
succede di tutto: Maradona, il movimento della<br />
Pantera, la crisi del Part<strong>it</strong>o Comunista, Tangentopoli,<br />
le guerre di camorra che produrranno<br />
circa 1230 morti, la nasc<strong>it</strong>a di un nuovo sistema<br />
pol<strong>it</strong>ico destinato a rimodellare i rapporti con la<br />
società attraverso metastasi di nuova generazione<br />
rispetto a quelle della Prima Repubblica. Petrella<br />
colpisce duro, riservando ai sentimenti solo<br />
spazi effimeri (la storia d’amore tra Chimicone e<br />
Betta, l’amicizia che lega lo studente al personaggio<br />
tragico di Zapatino). Il resto è un racconto<br />
teso e feroce, tra colpi di pistola, lanci di granate,<br />
tonnellate di coca da “zucare”. Sconvolge e desta<br />
ammirazione per il grande senso del r<strong>it</strong>mo, per<br />
un linguaggio che lascia entrare la musica dei 24<br />
Grana, degli Almamegretta, del Clan Vesuvio.<br />
Non c’è respiro: romanzo che trascina il lettore<br />
nella puzza di merda, di spazzatura, di polvere<br />
da sparo che l’Italia si è ab<strong>it</strong>uata ad usare come<br />
eau de toilette. (N.G.D’A.)<br />
41
WU MiNG 2<br />
Pontiac: un libro, un reading, una rivolta<br />
Wu Ming 2 ha accolto via e-mail alcune curios<strong>it</strong>à<br />
su Pontiac-storia di una rivolta, che è al contempo<br />
un audiolibro illustrato, scaricabile in più modi<br />
all’indirizzo www.pontiac.man<strong>it</strong>uana.com, e<br />
una lettura-concerto proposta nei calendari dei<br />
contesti più disparati.<br />
Sono rimasta ammaliata dal sentimento<br />
della ribellione presente in questa vostra<br />
autoproduzione, che non è “solo” la<br />
rest<strong>it</strong>uzione creativa di un evento rimosso<br />
dalla Storia<br />
Il tema principale di Pontiac è il colonialismo,<br />
non tanto come evento storico, ma come modello<br />
onnipresente, metastorico, di incontro tra<br />
culture, corpi, nazioni. L’alternativa possibile<br />
è quella di un meticciato dove la cultura sia<br />
qualcosa che gli individui fanno, non qualcosa<br />
che hanno o portano per nasc<strong>it</strong>a e sangue. Dove<br />
ciascuno è libero di essere diverso senza che<br />
questo esaurisca la sua ident<strong>it</strong>à.<br />
Pontiac nasce da un accenno presente in<br />
Man<strong>it</strong>uana. Cosa ti ha talmente coinvolto<br />
da approfondire la ricerca su questa<br />
figura?<br />
Mi sono innamorato della rivolta di Pontiac<br />
strada facendo. All’inizio, mi affascinava<br />
soprattutto come antefatto della Rivoluzione<br />
Americana. Un antefatto significativo, perché<br />
dice fin da sub<strong>it</strong>o che l’Indipendenza delle<br />
Tredici Colonie nacque sotto il segno della Razza<br />
42 libri<br />
e della Terra. Poi, studiando più a fondo, mi sono<br />
reso conto della compless<strong>it</strong>à della vicenda, una<br />
ribellione di tribù indiane molto lontane tra loro<br />
che per la prima volta si coalizzano contro un<br />
nemico comune, usando come armi tomahawk e<br />
fucili, leggende ancestrali e retorica colonialista,<br />
profezie religiose, lettere false, voci incontrollate,<br />
astuzia guerrigliera, piccole invidie e miserie di<br />
uomini.<br />
La vostra lettura-concerto si apre con un<br />
m<strong>it</strong>o della ri-creazione: in Nanabush ciò<br />
che si narra non è l’origine del mondo,<br />
ma il percorso che ha condotto al suo<br />
rinnovamento.<br />
Ho trovato un simbolismo molto forte in questa<br />
“genesi” degli indiani Anishinabeg. Il Padrone<br />
della v<strong>it</strong>a sogna e sub<strong>it</strong>o crea il mondo per<br />
riprodurre quel che ha sognato. Poi però una<br />
grande inondazione lo sommerge e allora<br />
Nanabush lo deve ri-creare, a partire da un<br />
granello di fango originario. Ma non è solo: ad<br />
aiutarlo ci sono gli animali scampati con lui alle<br />
Acque. Perché per costruire un mondo nuovo non<br />
basta volerlo, non basta sognarlo: bisogna farlo<br />
insieme.<br />
Nella seconda traccia due r<strong>it</strong>ratti in<br />
contrapposizione: chi cerca la terra e la<br />
sua occupazione, e chi agogna il sole e la<br />
sua meraviglia. Perché hai voluto questo<br />
“confronto”?
Il pezzo è costru<strong>it</strong>o in maniera dialettica, per<br />
mostrare due diverse molle dell’esplorazione e<br />
del desiderio: la curios<strong>it</strong>à e il possesso. Tuttavia,<br />
la fine dei due esploratori è simile: Henry Hudson<br />
cercava la terra e nuove vie commerciali, ed è<br />
morto solo, schiacciato da quella ricerca. Ioscoda,<br />
il guerriero degli Ottawa, voleva raggiungere la<br />
Casa del Sole, il Tramonto, e anche lui morì solo,<br />
su un alto crinale, gli occhi rivolti a Oriente. Sono<br />
due esempi di “desideranti”, sognatori sol<strong>it</strong>ari,<br />
contrapposti alla combriccola di Nanabush, un<br />
collettivo di sognatori che invece riesce a salvarsi<br />
e a rifare il mondo.<br />
Una contrapposizione simile si ha anche<br />
nella traccia int<strong>it</strong>olata ad Antoine de La<br />
Mothe, in cui una costruzione speculare<br />
rivela le due facce – a mio parere negative -<br />
dello stesso personaggio..<br />
Il mio giudizio sul marchese di Cadillac non è<br />
del tutto negativo. Si costruì una carriera con<br />
le menzogne, è vero, ma a quanto pare aveva<br />
un’idea di società meticcia, di convivenza tra<br />
bianchi e nativi, molto innovativa e radicale. Non<br />
a caso, fu proprio il passaggio di Fort Detro<strong>it</strong> agli<br />
inglesi a scatenare la rivolta di Pontiac. Con la<br />
sua storia volevo più che altro mostrare un altro<br />
aspetto del sogno, la sua parentela con la bugia, e<br />
in particolare il legame tra questa e il cosiddetto<br />
“sogno americano”, l’idea di una “Terra delle<br />
Opportun<strong>it</strong>à”, della quale Cadillac mi sembra un<br />
rappresentante perfetto.<br />
Salto all’ultima traccia Cosa siamo, in cui<br />
si fa appello alla risorsa della dign<strong>it</strong>à: il<br />
cambiamento non passa per la presa di<br />
potere, ma attraverso la rivendicazione dei<br />
dir<strong>it</strong>ti degli ultimi.<br />
Rivendicare i dir<strong>it</strong>ti degli ultimi non è un gesto<br />
di vuota solidarietà: significa rivendicare i nostri<br />
dir<strong>it</strong>ti. Clandestin<strong>it</strong>à e precariato sono facce<br />
della stessa medaglia. Come le nazioni indiane ai<br />
tempi di Pontiac seppero mettere da parte mille<br />
differenze per perseguire uno stesso obiettivo,<br />
così oggi dovrebbero fare le diverse tribù di senza<br />
dir<strong>it</strong>ti, clandestini della dign<strong>it</strong>à.<br />
Quanto ha inciso l’incontro con la gente<br />
nella scelta di proporre sul web questa<br />
realizzazione?<br />
E’ stato determinante. Prima di andare in giro<br />
per le piazze e i teatri non pensavamo nemmeno<br />
di registrare lo spettacolo. Solo dopo abbiamo<br />
cap<strong>it</strong>o che ne valeva la pena, anche perché molta<br />
gente ce l’ha chiesto, per riascoltare con più<br />
attenzionetutta la storia.<br />
E l’approccio con l’immagine, quando è<br />
stato pensato?<br />
Come scr<strong>it</strong>tore, ci tenevo che la registrazione in<br />
studio dello spettacolo venisse accompagnata<br />
da un piccolo “libro”, un oggetto da sfogliare e<br />
guardare. Metterci soltanto i testi delle letture<br />
mi è parsa da sub<strong>it</strong>o una scelta lim<strong>it</strong>ata.<br />
Così abbiamo deciso di coinvolgere Giuseppe<br />
Camuncoli, un eccezionale disegnatore di fumetti<br />
con cui da tempo c’era la voglia di collaborare. C’è<br />
voluto tempo per trovare le illustrazioni “giuste”,<br />
e per vari motivi: primo, per ev<strong>it</strong>are errori storici<br />
e filologici; secondo, per individuare, in ciascun<br />
brano, l’aspetto più centrale e visivo; terzo,<br />
perché volevamo che le immagini non fossero un<br />
semplice contributo appiccicato alle parole.<br />
La proposta di un download in più modal<strong>it</strong>à<br />
completa con coerenza il progetto.<br />
Quali sono state finora le risposte a tutto<br />
quanto?<br />
Lo spettacolo è stato messo in scena in una<br />
quindicina di date. Per l’audiolibro, invece,<br />
abbiamo avuto più di 2700 download in sei mesi.<br />
I paganti sono un centinaio, con una media di<br />
circa 7 euro a copia (più del prezzo consigliato).<br />
Oltre al download non c’era alcuna strategia<br />
di vend<strong>it</strong>a: nessun bonus per chi paga, nessun<br />
contenuto aggiuntivo, nessuna confezione<br />
deluxe. Questa operazione non era pensata<br />
per un r<strong>it</strong>orno commerciale. La scommessa<br />
era più che altro sulla relazione e sul progetto<br />
“transmediale” legato a Man<strong>it</strong>uana, l’idea cioé<br />
di esplorare quell’universo narrativo con ogni<br />
mezzo necessario e coinvolgendo nell’impresa<br />
una vasta comun<strong>it</strong>à di lettori attivi.<br />
Stefania Ricchiuto<br />
libri<br />
43
lUiSa rUGGio<br />
Il suo primo romanzo Afra (Besa Ed<strong>it</strong>rice), usc<strong>it</strong>o<br />
nel 2006, ottenne un ottimo riscontro e molti<br />
premi. Da qualche settimana la giornalista e<br />
scr<strong>it</strong>trice leccese Luisa Ruggio ha pubblicato il<br />
suo nuovo romanzo La nuca.<br />
Medioevo. Terra di Hydrunte. Una bella<br />
adolescente, sospettata di stregoneria perché<br />
innamorata delle parole, si traveste da uomo per<br />
diventare l’allievo di uno Scriptorium particolare.<br />
Un luogo pieno di libri e inchiostri dove i maestri<br />
sono due fratelli. Un alchimista erem<strong>it</strong>a e un<br />
arabo che colleziona nuche femminili, alla<br />
continua ricerca di quella perfetta per la stesura<br />
di un codice fatto di puro erotismo. Insieme<br />
scopriranno la mistica della sensual<strong>it</strong>à. E la<br />
forma più spir<strong>it</strong>uale dell’amore. Una storia che<br />
è anche un commovente omaggio alla Scr<strong>it</strong>tura,<br />
un tributo alla potenza incantatoria della<br />
Parola, sull’osmosi tra Filosofia occidentale<br />
e Favola orientale e un falso storico sulla v<strong>it</strong>a<br />
immaginaria dell’alchimista di Soleto Matteo<br />
Tafuri.<br />
44 libri<br />
La tua storia è ambientata nel passato<br />
ma sono molti i punti di contatto con il<br />
presente. Inoltre racconti di terre a noi<br />
vicine. Come mai questa ambientazione?<br />
È un passato sospeso, tipico delle favole,<br />
un tempo che somiglia a una cronologia che<br />
conosciamo bene ma in realtà é un tempo allo<br />
specchio, come nella teoria degli Universi<br />
Tangenti raccontata nel film “Donnie Darko”.<br />
La scr<strong>it</strong>tura fa anche questo. Mette in contatto<br />
due flussi temporali, quello oggettivo e quello<br />
soggettivo, quello della v<strong>it</strong>a materiale e quello<br />
sotterraneo della mente. Volevo provare a<br />
raccontare la v<strong>it</strong>a immaginaria di Matteo<br />
Tafuri, l’alchimista di Soleto realmente esist<strong>it</strong>o<br />
e che portò la conoscenza ai cafoni di stanza alla<br />
fine del mondo, fondando uno Scriptorium. Una<br />
notte, per un imprevisto, mi r<strong>it</strong>rovai a guardare<br />
la guglia del campanile di Soleto, con i quattro<br />
diavoli di pietra e che la leggenda attribuisce<br />
all’opera di un mago molto potente. Mi venne<br />
voglia di parlare della Scr<strong>it</strong>tura come materia
narrante e quindi del piacere di raccontare<br />
storie, trascurata al prezzo di un minimalismo<br />
fin troppo prudente. Quest’alchimia. La Terra<br />
d’Otranto di un ipotetico Cinquecento e il vicino<br />
Oriente era lo sfondo ideale. A Sherazade,<br />
sarebbe andato a genio.<br />
Oriente e Occidente si sfiorano, si toccano,<br />
si incastrano. Qual è secondo te il rapporto<br />
tra questi due mondi?<br />
È come quello che c’é tra i sessi, una continua<br />
attrazione e repulsione, una lotta per la<br />
monarchia e un desiderio impossibile di fusione,<br />
un dualismo che ha gemmato mondi. Nel<br />
mio romanzo, Oriente e Occidente sono due<br />
fratellastri: Matteo e l’arabo Gherìb, il maestro<br />
di spada. Entrambi finiranno col desiderare<br />
la stessa donna, l’allievo femmina, Hyrie. Un<br />
ménage à trois che ha a che fare con la ricerca<br />
della nuca perfetta sulla quale stendere un<br />
codice.<br />
La tua lingua è molto curata a tratti<br />
neanche troppo semplice. Dove nasce e<br />
come si alimenta questo stile?<br />
Nel r<strong>it</strong>mo, nell’istinto che porta a seguire un<br />
r<strong>it</strong>mo. È come quando improvvisi musica con<br />
uno strumento, esegui uno spart<strong>it</strong>o accessibile<br />
solo a te. Ma per improvvisare devi conoscere la<br />
musica, così da sapere quali sono i tuoi accordi.<br />
I libri sono la mia musica. Leggo moltissimo e<br />
mi concedo il piacere della lentezza e del r<strong>it</strong>orno<br />
su certe pagine. Duras, Miller, Fante, Salinger,<br />
Celine, Conrad, Carroll, De Luca, Campo,<br />
Marquez, e via elencando. Poi c’è mia nonna, la<br />
senza alfabeto, gran narratrice di favole lì per lì,<br />
lei mi ha insegnato moltissimo senza volerlo.<br />
Sei al tuo secondo romanzo ma continui la<br />
tua v<strong>it</strong>a da giornalista. come concili le due<br />
anime?<br />
Potendo la smetterei di doverle conciliare.<br />
Ma di sola scr<strong>it</strong>tura non si campa. E allora<br />
il giornalismo, che per certi aspetti è proprio<br />
il contrario della scr<strong>it</strong>tura. Veloc<strong>it</strong>à contro<br />
lentezza, volendo dirne uno. Concilio i due mondi<br />
con un minimo di gioia e di grat<strong>it</strong>udine, perche’ il<br />
giornalismo mi ha permesso di incontrare alcune<br />
delle penne che amo.<br />
Qual è l’ideale colonna sonora di questo<br />
romanzo? In generale cosa ascolta Luisa<br />
Ruggio?<br />
Questo romanzo è pieno di traversate a cavallo<br />
nei boschi, è lunare, pieno di viandanti,<br />
adolescenti visionarie, sacerdoti corrotti,<br />
guerrieri della parola, mistici della spada, carghi<br />
pieni di spezie, leggende. Ascoltavo spesso Henry<br />
Purcell durante la stesura. Bach, Mozart. Ma<br />
per assurdo ascoltavo anche Bowie, Sakamoto,<br />
Jarre, Thelonius Monk, Mertens, Sylvian. In<br />
generale ascolto il jazz. E mi piace caldo.<br />
In questo numero ci interroghiamo se<br />
questa Puglia sia veramente vincente. Tu<br />
che ne pensi?<br />
Sarà vincente quando quelli che sono dovuti<br />
fuggire per poter realizzare qualcosa saranno<br />
messi nella condizione di tornare. Sarà vincente<br />
quando quelli che sono restati qui tentando di<br />
realizzare qualcosa non sentiranno più il peso<br />
dell’insilio.<br />
Quali sono gli autori pugliesi che leggi? E<br />
in generale? Quali sono gli autori che ti<br />
hanno maggiormente influenzato?<br />
Rina Durante. Trovo assurdo che non si<br />
ristampino certi capolavori. La malapianta è<br />
un romanzo stupendo, dovrebbero ristamparlo e<br />
fargli spazio sugli scaffali di queste librerie dove<br />
c’é di tutto e manca l’essenziale. Allo stesso modo<br />
trovo inaccettabile la sparizione de Gli amorosi<br />
sensi. Perché? Ecco, questo riguarda anche la<br />
domanda precedente. E mi fa arrabbiare. C’é<br />
una tale ipocrisia ed<strong>it</strong>oriale e una sequela oziosa<br />
di investimenti vigliacchi. La Puglia, il Salento<br />
soprattutto, i giovani scr<strong>it</strong>tori pugliesi hanno<br />
tutti un grande deb<strong>it</strong>o con Rina Durante. E i<br />
deb<strong>it</strong>i vanno estinti, persino quando è troppo<br />
tardi. Per quanto riguarda gli autori che mi<br />
hanno maggiormente ‘innamorato’ più che<br />
influenzato, faccio un nome su tutti: Marguer<strong>it</strong>e<br />
Duras.<br />
Hai fatto molte presentazioni dei tuoi libri.<br />
Qual è il tuo rapporto con i lettori?<br />
Con i lettori provo a uscire dalla letteratura<br />
per entrare nella v<strong>it</strong>a. Provo a uscire da quella<br />
tipologia di presentazioni organizzate per benino<br />
dove c’é uno che parla e un gruppo di gente che<br />
sonnecchia. Provo a parlare con loro, non solo a<br />
loro. Il rapporto cambia. Ed è fantastico, questo<br />
muove energia, la fiuti, la senti, la tocchi. I libri,<br />
poi, fanno il loro percorso da soli e trovano i loro<br />
lettori a prescindere dal contorno.<br />
Hai già in cantiere un nuovo progetto?<br />
Sì. Però non te lo dico (e rido...).<br />
Pierpaolo Lala<br />
libri 45
MARCO ROVELLI<br />
Lavorare uccide<br />
Bur Rizzoli<br />
Delle morti sul lavoro ci giungono giorno<br />
per giorno bollettini dolenti, anche grazie<br />
all’accortezza quasi irrequieta degli operatori<br />
di certa informazione, impelagati a rest<strong>it</strong>uire<br />
elenchi disarmanti e rendiconti più che lucidi<br />
sull’ennesimo incidente compiutosi in tragedia,<br />
senza mai sporgersi, però, oltre l’aspetto dei<br />
fatti. La rappresentazione dell’esterior<strong>it</strong>à di<br />
queste vicende drammatiche – esercizio tipico<br />
del giornalismo più sguaiato – conosce a volte<br />
l’approfondimento, ma mai lo scavo, che è un modo<br />
altro, e assai distante dal primo, per leggere tra<br />
le righe di un accadimento dalla frequenza ormai<br />
divorante. Le “morti bianche” – espressione<br />
scollegata da una realtà di sangue a profusione<br />
e ustioni avvinghiate ai corpi – sono condannate<br />
a restare un fenomeno avvertibile solo entro<br />
i lim<strong>it</strong>i della commiserazione rassegnata, a<br />
meno che non si cominci a divulgare seriamente<br />
l’ultima inchiesta narrativa di Marco Rovelli [già<br />
autore di Lager <strong>it</strong>aliani sui centri di permanenza<br />
temporanea]. Lavorare uccide - questo il t<strong>it</strong>olo<br />
snervato e insieme nervoso – è in libreria da<br />
diversi mesi ed è testo di evidente attual<strong>it</strong>à, ma<br />
nonostante ciò si contano sulle d<strong>it</strong>a di una mano<br />
i media che hanno voluto porre l’attenzione<br />
su quest’analisi aguzzina, che dissotterra<br />
molto ed estrae ancora di più. Va scr<strong>it</strong>to:<br />
non è opera che in/formi sui fatti. Di contro,<br />
espande la percezione dei casi, suggerendo<br />
una med<strong>it</strong>azione capace di addentrarsi nelle<br />
ragioni più inaccettabili, eppure tangibili, di<br />
sciagure che presto la maggioranza della gente<br />
collocherà nell’ordinario. Il problema reale non<br />
sta negli incidenti, ma in ciò che li sussume: gli<br />
ingranaggi str<strong>it</strong>olanti del lavoro contemporaneo.<br />
Contro questi, Marco Rovelli proietta non solo<br />
gli avvenimenti inaccettabili che hanno toccato<br />
la pelle di una molt<strong>it</strong>udine di annientati, ma<br />
soprattutto l’urgenza di riflessione sul senso<br />
dell’energia umana in questo tempo: ridotta a<br />
mero atto produttivo di denaro, come stupirsi<br />
se la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à repressa, reclusa nelle gabbie del<br />
lavoro, si traduce con questa assidu<strong>it</strong>à anche in<br />
mera morte?<br />
Stefania Ricchiuto<br />
GIUSEPPE GENNA<br />
Italia de profundis<br />
Minimum Fax<br />
Pastiche criminale:<br />
Genna coverizza<br />
Burroughs, Leopardi,<br />
il Pasolini di Petrolio,<br />
Carmelo Bene, Bret<br />
Easton Ellis e perfino<br />
se stesso (pescando da<br />
Medium, il romanzo<br />
pubblicato solo in rete)<br />
in un’opera-fiume<br />
eccessiva, funerea,<br />
dallo stile iperbolico<br />
che fa varcare al<br />
lettore la soglia di una dimensione altra del<br />
narrare, costringendolo a rincorrere una linea<br />
continua di sgomento. È una vera e propria<br />
gara di resistenza, una sfiancante mise en abîme<br />
all’interno della quale le forme drammatiche<br />
sbatacchiano, si contraddicono, vanno a pezzi per<br />
poi essere riun<strong>it</strong>e in una composizione astratta<br />
inquietante: ad attenderci in questo altrove<br />
ci sono le spoglie di tutti i desideri, di tutte le<br />
storie fuori controllo. C’è troppa veloc<strong>it</strong>à nelle<br />
nostre v<strong>it</strong>e, poi accadono gli incidenti, i fulmini<br />
a ciel sereno, i deragliamenti in prossim<strong>it</strong>à<br />
di incroci non segnalati tra passato e futuro.<br />
Ver<strong>it</strong>à e rappresentazione all’effetto Droste:<br />
abbandonata la cornice thriller degli esordi,<br />
Genna ci scaglia addosso un libro di corpi, voci,<br />
ectoplasmi, allucinazioni in cui ogni vicenda<br />
sembra cominciare dove l’altra finisce in un<br />
cortocircu<strong>it</strong>ante, re<strong>it</strong>erato non inizio protervo e<br />
musone. Un monumento al Mastodontico Nulla<br />
del nostro tempo, alle domande senza risposte,<br />
alle suppliche non soddisfatte. La strada era<br />
stata aperta da L’<strong>Anno</strong> luce (2005), e ricordarlo<br />
è necessario perché non si arriva impreparati<br />
a questo Italia de profundis, alla sua<br />
drammatic<strong>it</strong>à fatta di periodi che si deformano.<br />
Voli fantastici e orrori abominevoli. Frammenti.<br />
Scorie. Epica pressofusa alla lirica in un gesto<br />
di allontanamento, di sparizione nella coscienza<br />
del disinganno.<br />
Nino G. D’Attis<br />
libri 47
ANDREW DAVIDSON<br />
Gargoyle<br />
Mondadori<br />
Hanno pagato un<br />
milione di dollari per<br />
pubblicare questo<br />
debutto. L’amore<br />
brucia, e in qualche caso<br />
aumenta sensibilmente<br />
il tuo conto in banca<br />
(devo segnarmi da<br />
qualche parte il nome<br />
dell’agente letterario<br />
che ha fatto il miracolo:<br />
Eric Simonoff della<br />
Janklow & Nesb<strong>it</strong><br />
Associates). La vicenda<br />
di un attore porno<br />
strafatto che subisce un incidente e si risveglia<br />
dal coma ridotto ad un tronco di carne bruciata (i<br />
chirurghi gli hanno portato via anche il prezioso<br />
attrezzo del mestiere) sembra roba da Palahniuk.<br />
Mettiamoci anche una donna misteriosa, Marianne<br />
Engels, scultrice di gargoyle di pietra ed osp<strong>it</strong>e<br />
ab<strong>it</strong>uale del reparto psichiatrico che instaura con<br />
il paziente un rapporto ambiguo, fatto di resoconti<br />
di v<strong>it</strong>e passate (sostiene di avere 700 anni, di<br />
essere cresciuta in un monastero in Germania e<br />
di essere stata tra i primi amanuensi traduttori di<br />
Dante) e gli ingredienti per una storia struggente<br />
e bislacca ci sono tutti. Preparate i fazzoletti. Anzi<br />
no, qui le pagine che parlano d’amore si alternano<br />
a quelle in cui le fiamme che fanno girare il motore<br />
del mondo (potere, cinismo, denaro, edonismo)<br />
lambiscono più volte la voglia di tenerezza.<br />
Materia difficile da gestire? È un inferno, ma<br />
Davidson (canadese che ha insegnato per diversi<br />
anni in Giappone) ci prova, e ha sicuramente dalla<br />
sua l’impegno meticoloso per la documentazione<br />
storica e medica. Inizio folgorante, descrizioni<br />
cliniche raccapriccianti. Qualcosa viene meno<br />
quando il r<strong>it</strong>mo cala dopo le prime 150 pagine e<br />
si avverte una certa stanchezza, poi si riprende a<br />
volare alto fino alla conclusione delirante. Però un<br />
milione di verdoni…mah! (N.G.D’A.)<br />
GLI ICONOCLASTI- GIANLUCA<br />
CHINNICI<br />
A-cerchiata Storia veridica ed es<strong>it</strong>i<br />
imprevisti di un simbolo<br />
Eleuthera<br />
La A-cerchiata è un simbolo notorio, che richiama<br />
il movimento anarchico e la compless<strong>it</strong>à di<br />
pensieri e pratiche ad esso sottese. Effigie di<br />
semplicissima realizzazione – una A maiuscola<br />
inscr<strong>it</strong>ta in un cerchio –, fu ideata da Tomás<br />
<strong>48</strong> libri<br />
Ibañez e compiuta da René Darras nel 1964,<br />
quando il Groupe Jeunes Libertaires di Parigi<br />
firmò un articolo in cui la si proponeva sigla scelta<br />
del movimento, per la necess<strong>it</strong>à di uno strumento<br />
comunicativo che fosse soprattutto economico: di<br />
fatto, l’immediatezza grafica “riduceva al minimo<br />
il tempo per le scr<strong>it</strong>te murali”, mentre il tratto<br />
essenziale la poteva rendere comune a tutte le<br />
espressioni dell’anarchismo, facil<strong>it</strong>ando così un<br />
riconoscimento pubblico altrimenti complicato.<br />
Accolta senza eclatanti entusiasmi, la A-cerchiata<br />
ricomparve dopo qualche anno su manifesti e<br />
volantini della Gioventù Libertaria milanese, e da<br />
lì fu un procedere a r<strong>it</strong>mo disinvolto verso i muri,<br />
e non solo i muri, di tutta Europa. L’incontro con<br />
la cultura punk e con la speculazione commerciale<br />
fece il resto, contribuendo ad un’espansione spesso<br />
mortificante di questo ideogramma da strada,<br />
usato e abusato e rielaborato anche in contesti poco<br />
affini al suo senso originario. Eppure, proprio in<br />
questa apparente banalizzazione sta la coerenza<br />
dissacrante di un emblema di libertà vera, che<br />
rende coincidenti la peculiar<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>ica di un<br />
simbolo e le svariate declinazioni del suo essere<br />
un po’ marchio, un po’ suggello, un po’ schizzo<br />
casuale: ciò che conta è che non ci sia ident<strong>it</strong>à<br />
alcuna che possa rivendicarne un presunto<br />
significato reale. Seguendo le tracce di questo<br />
sentimento di non appartenenza, Eleuthera<br />
ripercorre la storia dell’A-cerchiata secondo<br />
autentic<strong>it</strong>à, e lo fa con un volume fotografico<br />
curato dall’artista visuale Gianluca Chinnici, e da<br />
un collettivo estemporaneo di autori. Alcuni nomi<br />
[ estratti a caso, tutti notevolissimi ]: Goffredo<br />
Fofi, Marco Philopat, Marco Rovelli, Wu Ming<br />
1, Enrico Ghezzi. Tutti, mettono in discussione<br />
gli esercizi più ab<strong>it</strong>uali di un simbolo davvero<br />
popolare e per niente populista, svelandone<br />
l’imbarazzante libertinaggio e rest<strong>it</strong>uendone<br />
appieno la sacrosanta inafferrabil<strong>it</strong>à.<br />
Stefania Ricchiuto<br />
JUAN JOSE GARFIA<br />
Adiòs Prisiòn. Il racconto delle<br />
fughe più spettacolari<br />
Autoprodotto<br />
Juan Jose Garfia lotta da sempre contro<br />
l’ist<strong>it</strong>uzione carceraria, universo abietto in cui<br />
l’espiazione dei reclusi è a uso e consumo dalla<br />
società di fuori , e quindi terr<strong>it</strong>orio privilegiato<br />
delle più scellerate forme del controllo sociale.<br />
Il suo attivismo si è concentrato soprattutto sul<br />
regime F.I.E.S, il corrispettivo spagnolo del 41/bis<br />
<strong>it</strong>alico, che attraverso l’isolamento annichilisce il<br />
corpo - già incluso in una ristrettudine -, non solo<br />
sopprimendo la possibil<strong>it</strong>à di contatti miseri e
accennate vicinanze, ma soprattutto accordando<br />
che su quel corpo si consumi l’impensabile, senza<br />
che possa intervenire il fastidio, il disturbo,<br />
la seccatura di una testimonianza esterna<br />
disgustata. In un’oppressione così feroce anche<br />
quando silenziosa, il detenuto cerca spesso di<br />
non morire, rintracciando, negli ingranaggi<br />
che lo avviluppano, una qualche risorsa di<br />
sopravvivenza, capace di alimentare la personale<br />
forma di v<strong>it</strong>a. Una di queste energie è il tempo<br />
vuoto e vacuo, che in carcere non si esaurisce<br />
facilmente , e che pone la parte più profonda di sé<br />
in convivenza con le tensioni più naturali, come<br />
la libertà. Questa, tra le sbarre è raggiungibile o<br />
con una dissociazione “rifugio” – data per esempio<br />
dall’espressione artistica e comunque concessa<br />
dall’ist<strong>it</strong>uzione – oppure con una dissociazione<br />
“presenza”, che recupera il corpo escluso e lo<br />
riporta oltre la gabbia, a far da sé. In fuga. Perché<br />
“la fuga dal carcere è un assioma indiscutibile<br />
per qualunque recluso con una coscienza di<br />
classe”. Di questa dign<strong>it</strong>à inviolabile ci narra<br />
Jose Juan Garfia, condannato a 213 anni per il<br />
suo impegno, rest<strong>it</strong>uendoci con tutti i particolari<br />
più inverosimili sei evasioni avvenute in Spagna<br />
sul finire degli anni’80. Il libro circola per mer<strong>it</strong>o<br />
dell’attiv<strong>it</strong>à della Biblioteca dell’Evasione [www.<br />
bibliotecadellevasione.org], che raccoglie libri da<br />
mettere a disposizione gratu<strong>it</strong>a di tutti i detenuti<br />
nelle carceri <strong>it</strong>aliane. (S.R.)<br />
CHARLES D’AMBROSIO<br />
Il suo vero nome<br />
Minimum Fax<br />
A distanza di sette anni dal suo esordio letterario,<br />
minimum fax propone Il suo vero nome, una<br />
raccolta di racconti firmata Charles D’Ambrosio.<br />
Un viaggio onirico, sospeso fra la v<strong>it</strong>a e la morte.<br />
Una scr<strong>it</strong>tura intima, elegante, che culla il lettore<br />
fra le fer<strong>it</strong>e insanabili di un’esistenza tormentata.<br />
Si parte dalla Punta, local<strong>it</strong>à di villeggiatura in cui<br />
Kurt, piccolo e maturo Caronte, traghetta adulti<br />
sbronzi e depressi a bordo del suo carrettino di<br />
legno; passando per una stazione di servizio di<br />
Carbondale, in compagnia di un ex marinaio e di<br />
una ragazza che nasconde atroci sofferenze sotto<br />
una stopposa parrucca di ricci; sino ai piedi del<br />
monte Hood, dove il crudele silenzio della morte<br />
echeggia fra le mura domestiche di un austero<br />
casolare, rivelando la fragil<strong>it</strong>à dei rapporti e<br />
la violenza della disperazione. I ricordi di una<br />
giovinezza dimenticata ed i segreti di infanzia,<br />
attraversano le v<strong>it</strong>e del ribelle John Torrence e<br />
di suo padre, di Neal e Sarah, di Bobby e la sua<br />
famiglia. Nelle parole di D’Ambrosio c’è tutto:<br />
il dolore, la follia, l’amore, lo smarrimento e la<br />
TONY SOZZO<br />
Nolente<br />
Lupo Ed<strong>it</strong>ore<br />
Torna Tony Sozzo, torna<br />
quel suo lavoro di<br />
auscultazione interiore<br />
che ci ha aveva conquistato<br />
nel suo precedente<br />
L’eterna cosa peggiore.<br />
Cresce Tony, cresce in<br />
tutto. Cresce il protagonista<br />
delle sue storie, un<br />
suo ego non molto alter,<br />
forse più audace, forse<br />
più estremo. Il vivere,<br />
l’incapac<strong>it</strong>à di farlo, la<br />
quotidian<strong>it</strong>à, le difficoltà<br />
di una contemporane<strong>it</strong>à che sembra non essere<br />
sensibile è tutta in Nolente. La v<strong>it</strong>a normale, a<br />
volte tanto da diventare invisibile. Le scelte i<br />
gradini, a volte insormontabili che le età ci mettono<br />
davanti. Tutto questo è nella scr<strong>it</strong>tura di<br />
Tony, un romanzo di formazione, o meglio di cresc<strong>it</strong>a,<br />
come dicevamo. Anche la scr<strong>it</strong>tura cresce,<br />
dopo la pulizia e la compostezza, rara di questi<br />
tempi, del primo romanzo Tony riesce a modellare<br />
la lingua affinandola ancora, perfezionandola.<br />
Fa capolino una pungente ironia, che spezza il<br />
r<strong>it</strong>mo, lascia respirare il lettore, lo solleva, prima<br />
di affondare un colpa allo stomaco.<br />
Osvaldo Piliego<br />
speranza. Sette racconti che fotografano due<br />
generazioni: la pazzia e la rassegnazione dei<br />
padri, contro la saggezza ed il romanticismo dei<br />
figli. Nella seconda parte di Lirismo, penultimo<br />
racconto del libro, si riassapora lo stile asciutto<br />
ed essenziale di uno dei grandi maestri della<br />
short story. Dopo una camminata notturna<br />
nel parco pubblico in Main Street, coperto da<br />
una distesa dorata di neve, Potter assapora,<br />
nel tepore del suo appartamento, una patata<br />
al cartoccio che teneva nascosta nella tasca del<br />
cappotto. La celebrazione dei piccoli gesti, mi ha<br />
riportato alla mente la scr<strong>it</strong>tura di Carver, ed in<br />
particolar modo un racconto, L’idea. Una capac<strong>it</strong>à<br />
di trasmettere emozioni e sapori attraverso<br />
poche parole perfettamente incastonate l’una con<br />
l’altra, in grado di creare un’empatia fra lettore<br />
e personaggio che avevo riscontrato in pochi<br />
scr<strong>it</strong>tori. Per questa e per mille altre ragioni, vi<br />
consiglio di tuffarvi fra le pagine de Il suo vero<br />
nome.<br />
Roberto Conturso<br />
libri <strong>49</strong>
VERSO SUD, SALENTO D’ACQUA<br />
E DI TERRA ROSSA<br />
fotografie Caterina Gerardi<br />
testo Marilena Cataldini e Marina<br />
Pizzarelli<br />
Anima Mundi Edizioni<br />
Il Salento che non ti immagini, quello che non vedi<br />
se non lo cerchi, una terra da scoprire ancora una<br />
volta viaggiando verso sud, fino all’estremo, fino a<br />
dove è possibile. C’è, all’ombra di ciò che è secolare,<br />
tanto altro che occhi attenti hanno catturato e parole<br />
preziose hanno saputo raccontare. C’è un Salento che<br />
non appartiene ai salentini, un Salento che altre v<strong>it</strong>e<br />
hanno vissuto e vivono, il Salento degli “altri”. Molti<br />
non lo sanno ma da decenni questa terra è rifugio,<br />
residenza, eremo. Ci sono angoli di questa terra che<br />
sono cattedrali votate all’arte, al pensiero, al creare,<br />
luoghi fisici e della mente al contempo. Una visione<br />
illuminante raccontata da occhi stranieri, ma mai<br />
estranei. Bellissima operazione quella di Verso<br />
Sud, pubblicazione di Anima Mundi. Un viaggio<br />
per immagini realizzate da Caterina Gerardi<br />
accompagnate dai testi di Marilena Cataldini e<br />
Marina Pizzarelli. Racconti di v<strong>it</strong>e, di chi il Salento<br />
lo ha adottato o si è lasciato adottare (artisti e<br />
intellettuali), un’occasione per parlare di altro,<br />
una ricognizione che esplora quello che si nasconde<br />
dietro i muretti a secco. L’immagine che ne esce è<br />
quella di un luogo in cui il tempo assume i contorni<br />
non solo della lentezza, ma quelli del “r<strong>it</strong>orno”,<br />
come dice nella sua introduzione Goffredo Fofi: “Gli<br />
occhi degli altri sono indispensabili a comprendere<br />
un luogo, anche per chi vi è nato e non ne è mai<br />
part<strong>it</strong>o. Ma non possono essere quelli del turista…<br />
il Salento esige attenzione, continu<strong>it</strong>à, scavo. Esige<br />
r<strong>it</strong>orno”. Un’operazione, oltre che ben riusc<strong>it</strong>a nella<br />
confezione e nei contenuti, importante. Testimoniare<br />
una nuova angolazione del nostro terr<strong>it</strong>orio,<br />
cominciare a contemplare il contemporaneo oltre<br />
che la tradizione è un omaggio alle sfumature di<br />
una regione che può essere “acqua e terra rossa”.<br />
Allegato al libro anche un dvd documentario con le<br />
musiche di Nidi d’Arac. (O.P.)<br />
50 libri<br />
Nasce una nuova casa ed<strong>it</strong>rice nel Salento e non<br />
possiamo che salutarla con affetto e apprezzarne<br />
il coraggio. Si chiama Bepress quasi volesse<br />
rivendicare già appena nata il suo dir<strong>it</strong>to<br />
ad esistere oppure volesse essere l’altro lato<br />
dell’ed<strong>it</strong>oria. Ne abbiamo parlato con i fondatori<br />
Simone Rollo e Andrea Ferreri.<br />
Come nasce l’idea di una casa ed<strong>it</strong>rice<br />
“alternativa” come la vostra?<br />
Più che alternativa Bepress è “in movimento”,<br />
ovvero alla continua ricerca di scuotere un<br />
ambiente che spesso si presenta obsoleto o<br />
troppo commerciale. Questo stimolo al continuo<br />
muoversi ci ha spinto, dopo diversi anni di<br />
passione nel mondo dell’ed<strong>it</strong>oria, a realizzare il<br />
sogno di avere una casa ed<strong>it</strong>rice tutta nostra.<br />
Le vostre prime due usc<strong>it</strong>e sono Ketamina<br />
e Marijuana… Il progetto è quello di<br />
realizzare un abecedario delle droghe. Ce<br />
ne parlate?<br />
La prima collana di Bepress è Acide Realtà.<br />
Sicuramente è un argomento controverso del<br />
quale è difficile parlare ma la nostra esperienza<br />
ci porta a condividere le pol<strong>it</strong>iche internazionali<br />
di riduzione del danno o più volgarmente di<br />
educazione all’uso delle sostanze psicotrope. Con<br />
i nostri lavori tentiamo di fornire ai consumatori<br />
quell’informazione essenziale sui danni così come<br />
sui semplici effetti delle sostanze psicotrope.<br />
Tale approccio è inoltre utile agli operatori del
settore per aggiornare le proprie conoscenze<br />
dall’ottica dell’insider, una visione dal di dentro,<br />
dei perché, dei contesti e delle modal<strong>it</strong>à del<br />
consumo di droghe.<br />
C’è un’idea “pol<strong>it</strong>ica” o una filosofia alla<br />
base del vostro progetto?<br />
Bepress è un progetto in cui crediamo fortemente<br />
e con cui vogliamo promuovere una cultura<br />
aperta ed impegnata, la stessa che ci ha formati.<br />
Non nascondiamo il nostro spiccato antagonismo<br />
costruttivo nei confronti delle dinamiche<br />
societarie che non ci piacciono, che possa essere<br />
pol<strong>it</strong>ico o filosofico, il nostro è un approccio<br />
progressista e senza tabù.<br />
Quali sono i libri, le collane in cantiere?<br />
Oltre alla già c<strong>it</strong>ata Acide Realtà a breve<br />
usciranno altri saggi di approfondimenti<br />
sociologici e filosofici di estrema attual<strong>it</strong>à,<br />
manteniamo ancora un poco di riservatezza<br />
sugli argomenti ma vi assicuriamo che saranno<br />
libri esplosivi che manderanno in crisi di nervi<br />
coloro che vorrebbero sommergere determinati<br />
fenomeni. Abbiamo imparato il lavoro dal meglio<br />
dell’underground <strong>it</strong>aliano ed internazionale e di<br />
conseguenza non avremo remore nel parlare di<br />
droga, violenza, sub-culture, etc... Per capirci<br />
meglio sul modo e sui contenuti, annunciamo<br />
l’usc<strong>it</strong>a di un tascabile del grande Philip Dick<br />
con prefazione di Antonio Caronia.<br />
Avete sub<strong>it</strong>o trovato un’ottima distribuzione,<br />
un inizio importante per chi sceglie di<br />
diffondere il più possibile un messaggio…<br />
Cosa significa fare ed<strong>it</strong>oria oggi per voi?<br />
Lanciarsi nel mondo dell’ed<strong>it</strong>oria senza le dovute<br />
basi è un azzardo, chiunque può stampare un<br />
libro ma se l’obbiettivo è diffondere i contenuti<br />
di ciò che si è pubblicato è fondamentale entrare<br />
in un canale distributivo. Abbiamo alle spalle un<br />
ed<strong>it</strong>ore importante come Mimesis che insieme a<br />
PDE ha creduto al nostro lavoro e così ci hanno<br />
lanciati verso le librerie di tutta la nazione.<br />
Per essere ed<strong>it</strong>ori oggi crediamo ci sia bisogno<br />
della passione che ci hanno trasmesso i nostri<br />
precursori come Pierre dalla Vigna e Marco<br />
Philopat, ed allo stesso tempo, tre caratteristiche<br />
base: original<strong>it</strong>à, professional<strong>it</strong>à ed un tocco di<br />
follia.<br />
Una casa ed<strong>it</strong>rice salentina ma che ha<br />
già orizzonti nazionali e non solo, a chi vi<br />
rivolgete?<br />
L’approccio di Bepress verso il pubblico è<br />
assolutamente trasversale. Il linguaggio dei<br />
nostri libri è studiato affinché possa essere<br />
recep<strong>it</strong>o da tutti nonostante i contenuti di<br />
elevato spessore. Abbiamo scelto come base del<br />
nostro progetto il Salento ma l’ottica di Bepress,<br />
così come si deduce dai primi lavori, è globale a<br />
tutti gli effetti.<br />
Osvaldo Piliego<br />
libri<br />
51
CiNEMa tEatro artE<br />
dal SalENto<br />
a iStaNbUl<br />
Sulle frequenze di Radio Egnatia<br />
La via Egnatia è un’antica strada latina che<br />
rappresentava la naturale prosecuzione della<br />
via Appia in Oriente. Nata per collegare le due<br />
cap<strong>it</strong>ali dell’Impero, Roma e Costantinopoli<br />
(l’attuale Istanbul), attraversava paesi e culture<br />
diversissime fra loro, contribuendo a realizzare<br />
uno dei primi esempi, ancora embrionali, di<br />
quella che molti secoli dopo sarà chiamata<br />
globalizzazione.<br />
Su quello stesso percorso nasce Radio Egnatia,<br />
documentario in concorso al Torino Film Festival<br />
nato da un’idea di Matteo Fraterno e Davide<br />
Barletti che ne è anche regista e prodotto dal<br />
Fluid Video Crew, Geco e Ist<strong>it</strong>uto delle Culture<br />
Med<strong>it</strong>erranee con il sostegno di Apulia Film<br />
Commission, Provincia di Lecce, Unione dei<br />
Comuni della Grecìa Salentina e Regione Puglia.<br />
La radio del t<strong>it</strong>olo è un’em<strong>it</strong>tente immaginaria,<br />
sulle cui frequenze viaggiano spezzoni di<br />
programmi che sono realmente andati in onda<br />
nei terr<strong>it</strong>ori che attraversano la via.<br />
52 CiNEMa tEatro artE<br />
Un lungo viaggio che inizia dal Salento, dove<br />
la spedizione guidata dall’artista napoletano<br />
Matteo Fraterno raccoglie le caratteristiche<br />
chianche, lastre di pietra che vengono lasciate<br />
simbolicamente in ogni luogo lungo cui si snoda<br />
la Via Egnatia, mentre la rassicurante voce<br />
fuoricampo dell’attore Fabrizio Saccomanno<br />
si preoccupa di mettere lo spettatore a proprio<br />
agio. Si può partire.<br />
A Brindisi si fa la conoscenza della moglie di<br />
Nicolino Gioia, attore <strong>it</strong>alo-albanese considerato<br />
il Mastroianni della Terra delle aquile; si rema<br />
nel lago di Prespa, specchio d’acqua che si<br />
affaccia su Albania, Grecia e Macedonia e perciò<br />
detto il Lago dei tre confini; si canta in griko con<br />
Niki, custode silenziosa di oltre duecento canti<br />
della tradizione macedone.<br />
Durazzo, Salonicco, Xanti sono solo alcuni delle<br />
tappe in cui ogni posto racchiude in se una<br />
storia, una cultura, un incontro. Il dialogo è
dunque possibile, ed è proprio a questo che punta<br />
il documentario che fa parte di una ricerca più<br />
ampia sostenuta dal programma Cultura 2000<br />
con l’aiuto di Stalker - Osservatorio Nomade<br />
con partenariati in Francia, Grecia e Italia. A<br />
questo film si affiancano una trasmissione radio,<br />
otto episodi televisivi, due giornali e due guide<br />
che completano un progetto volto a stringere<br />
relazioni sorpassando qualsiasi confine etnico<br />
e culturale. Quello che rimane è un grande<br />
“monumento transnazionale”, dove ogni chianca<br />
rappresenta una pietra di memoria, il segno di<br />
un passaggio e di un legame.<br />
Scorrendo queste immagini si ha la netta<br />
sensazione di essere c<strong>it</strong>tadini del mondo. Ci si<br />
lascia facilmente alle spalle paure e pregiudizi<br />
e si fa forte la percezione di come, malgrado i<br />
proclami, la nostra società continui a fare passi<br />
indietro. Ma anche di come nulla sia del tutto<br />
perduto.<br />
C. Michele Pierri<br />
la PUGlia a toriNo<br />
Radio Egnatia, il documentario di Davide Barletti<br />
(nella foto), che sarà presentato anche al Festival<br />
di Tirana e al Levante Film Festival di Bari,<br />
non è stata l’unica pellicola pugliese presente a<br />
Torino. Nella stessa sezione concorreva infatti<br />
anche Leonardo di Paolo De Falco, mentre tra i<br />
cortometraggi era presente Carlo Michele Schirinzi<br />
(che al festival barese presenterà Oligarchico) con<br />
Sonderbehandlung.<br />
Leonardo, ambientato a Bari all’interno della<br />
comun<strong>it</strong>à degli immigrati cinesi, prodotto da Film<br />
Grad e dalla Teca del Med<strong>it</strong>erraneo, con il sostegno<br />
dell’Apulia Film Commission, racconta: “la realtà<br />
della comun<strong>it</strong>à cinese di Bari con ined<strong>it</strong>a intim<strong>it</strong>à,<br />
attraverso un ricco intreccio di storie ed esperienze:<br />
dal musicista alla famiglia di negozianti, dal<br />
problema del permesso di soggiorno alle lezioni di<br />
cinese a scuola. Uno spaccato che va oltre m<strong>it</strong>i e<br />
luoghi comuni”. E che testimonia la nasc<strong>it</strong>a di un<br />
bambino cinese, Leonardo appunto, figlio di una<br />
coppia mista. “Il suo futuro è un enigma”, dice De<br />
Falco, “ma è quello di cui mi premeva parlare. Si<br />
può fare un documentario sul futuro? Spesso i<br />
documentaristi si occupano della storia passata,<br />
della memoria. Io ho fatto questo lavoro pensando<br />
sempre al futuro e l’incontro casuale ma anche<br />
probabilmente cercato inconsciamente con diversi<br />
bambini neonati, ne è per me una prova. Leonardo<br />
sarà un uomo con un’ident<strong>it</strong>à frutto di un incrocio<br />
di razze, ce ne sono stati tanti nella storia del<br />
mondo, ma non so perché di fronte a lui mi sentivo<br />
emozionato, attratto da questa sua condizione di<br />
pioniere, di conquistatore di una terra diversa”.<br />
In Sonderbehandlung, su una vecchia pellicola<br />
scorrono le immagini di un incontro d’amore. L’uomo<br />
e la donna sopravvivono al passare del tempo che<br />
segna ed erode il film. Intanto, fuori dalla stanza<br />
scorre il presente, con le automobili che sfrecciano e<br />
la pioggia che cade incessante, mentre un lampione<br />
illumina la notte. Sul finale, le note di Selene<br />
di Domenico Modugno interrompono il silenzio.<br />
Sonderbehandlung è un termine utilizzato dalle SS<br />
che significa “trattamento speciale” e indicava la<br />
morte nelle camere a gas.<br />
CiNEMa tEatro artE 53
tEatri ab<strong>it</strong>ati<br />
I Radiodervish al Castello di Sannicandro<br />
Workshop, laboratori, presentazioni, incontri,<br />
concerti, eventi: dal 3 ottobre scorso i Radiodervish,<br />
ossia Nabil Salameh e Michele Lobaccaro (nella<br />
foto), nel castello Normanno Svevo di Sannicandro<br />
di Bari stanno portando avanti una interessante<br />
residenza nell’amb<strong>it</strong>o del progetto Teatri Ab<strong>it</strong>ati.<br />
Le porte dell’Occidente, infatti, si svilupperà<br />
come un grande laboratorio in cui i Radiodervish<br />
metteranno a disposizione il loro universo<br />
artistico come strumento attraverso il quale poter<br />
partecipare al processo creativo che si concluderà<br />
alla fine del <strong>2009</strong> con la produzione del nuovo<br />
disco e del nuovo spettacolo legato ad esso.<br />
Nei prossimi mesi il castello si trasformerà in un<br />
centro polifunzionale dedicato alla musica e alle<br />
arti, luogo privilegiato di incontro e dialogo fra<br />
culture diverse, come da tradizione nella storia<br />
ormai ventennale del gruppo barese.<br />
La residenza ha già osp<strong>it</strong>ato la scr<strong>it</strong>trice Igiaba<br />
Scego, due serate dedicate a visioni e passaggi<br />
(videodervish) con la partecipazione dei registi<br />
Pippo Mezzapesa e Michelangelo Severgnini,<br />
un workshop sulla musica per film con Giovanni<br />
Guardi (Fandango) e Pasquale Catalano (autore<br />
di colonne sonore).<br />
Mercoledì 3 <strong>dicembre</strong> (ore 21.00) la cantante<br />
siciliana Etta Scollo presenterà il suo ultimo cd Il<br />
54 CiNEMa tEatro artE<br />
fiore splendente.<br />
Giovedì 11 <strong>dicembre</strong> (ore 21.00) spazio a U(ma)<br />
niversi a cura di Enzo Mansueto. Una serata<br />
di poesia e musica volta a esplorare i profondi<br />
universi che accomunano questi arcaici, atavici,<br />
eroici umani versi.<br />
Mercoledì 17 <strong>dicembre</strong> (ore 21.00 - ingresso 12<br />
euro) l’anno si chiude Con le radici al cielo, un<br />
omaggio a Mahmud Darwish. Un progetto speciale<br />
dei Radiodervish dedicato allo scr<strong>it</strong>tore scomparso<br />
il 9 agosto <strong>2008</strong>. Brani dei Radiodervish e letture<br />
di testi e poesie di Darwish per uno spettacolo che<br />
rende omaggio all’opera e alla v<strong>it</strong>a di un grande<br />
poeta.<br />
Il progetto Teatri Ab<strong>it</strong>ati proposto dal Teatro<br />
Pubblico Pugliese, finanziato attraverso l’Accordo<br />
di Programma Quadro “Sensi Contemporanei”<br />
per la promozione e diffusione dell’arte<br />
contemporanea e la valorizzazione di contesti<br />
arch<strong>it</strong>ettonici e urbanistici nelle Regioni del<br />
Sud Italia sottoscr<strong>it</strong>to dalla Regione Puglia,<br />
Assessorato al Med<strong>it</strong>erraneo, dal Ministero dello<br />
Sviluppo Economico, dal Ministero per i Beni e le<br />
Attiv<strong>it</strong>à Culturali.<br />
Info myspace.com/leportedelloccidente<br />
080.555.99.87
MaNNaGGia<br />
‘a Mort’<br />
al PrEMio<br />
SCENario<br />
Mannaggia a’ mort di Principio Attivo Teatro,<br />
un gruppo teatrale di San Cesario di Lecce, il 5<br />
e 6 novembre scorsi ha partecipato a Parma alla<br />
finale del Premio Scenario Infanzia.<br />
Lo spettacolo, di e con Giuseppe Semeraro e<br />
Dario Cadei, con musica originale dal vivo di<br />
Raffaele Vasquez, ha riscosso notevole successo.<br />
In questa edizione del Premio Scenario Infanzia<br />
erano stati presentati inizialmente 85 progetti,<br />
di cui solo 21 erano stati scelti per una prima<br />
selezione svoltasi a Cascina verso fine settembre.<br />
In finale erano stati selezionati invece otto<br />
lavori. “Lo spettacolo”, spiega l’autore Giuseppe<br />
Semeraro “si presenta come un sogno, un incubo<br />
forse un gioco condotto con un linguaggio che<br />
ricorda un cartone animato in bianco e nero o<br />
un film muto anni ’20”. Due attori in carne e<br />
ossa si danno battaglia intorno a un quadrato<br />
bianco, ideale stanza di mattoni invisibili. I<br />
personaggi, un uomo, un palloncino e la morte<br />
sono protagonisti di surreali e divertenti gag<br />
accompagnate dalle diavolerie acustiche di un<br />
musicista che scolpisce lo spazio scenico con<br />
r<strong>it</strong>mo e poesia. Le divertenti dinamiche tra i due<br />
protagonisti diventano pian piano una danza<br />
liberatoria e coinvolgente.<br />
il CENtro<br />
dEl diSCorSo<br />
Da venerdì 5 a domenica 7 <strong>dicembre</strong> si apre<br />
con una serie di incontri, seminari e spettacoli<br />
la prima edizione del premio nazionale di<br />
drammaturgia contemporanea “Il Centro del<br />
Discorso”, promosso dall’Associazione Culturale<br />
Induma.<br />
Il programma prende il via venerdì 5 <strong>dicembre</strong><br />
alle ore 18.00 press le Officine Cantelmo di<br />
Lecce con un incontro preliminare e un buffet.<br />
A seguire, nell’amb<strong>it</strong>o del progetto Puglia Night<br />
Parade, andranno in scena il reading “Groppi<br />
d’amore nella scuraglia” di Tiziano Scarpa con<br />
Tiziano Scarpa e Fabrizio Parenti (alle ore 20.00<br />
presso Palazzo Adorno - ingresso gratu<strong>it</strong>o) e lo<br />
spettacolo Ecce Robot. Cronaca di un’invasione<br />
di e con Daniele Timpano, Amnesia Vivace<br />
(ore 23.00 presso le Officine Cantelmo - ingresso<br />
gratu<strong>it</strong>o).<br />
Sabato 6 <strong>dicembre</strong> dalle 10.00 alle ore 13.00<br />
prima sessione di incontri con gli “Arrivi al centro<br />
del discorso” dal t<strong>it</strong>olo Qual è il centro del<br />
discorso? A cosa serve la drammaturgia?.<br />
Dalle 15.30 alle 20.00 invece le “Partenze” dal<br />
centro del discorso con Percorsi, strategie e vie<br />
di fuga. Cosa possiamo fare perché il discorso<br />
continui?.<br />
Domenica 7 <strong>dicembre</strong> dalle 10.00 alle 13.00<br />
“Usc<strong>it</strong>e” dall’autostrada dentro alle cervella altri<br />
trag<strong>it</strong>ti del “pensare da sé” e infine dalle 16.00<br />
letture, conversazioni e festa finale. Agli incontri<br />
(per info 338 3479431) partecipano attori, registi,<br />
scr<strong>it</strong>tori, autori, drammaturgi, giornalisti e<br />
operatori tra i quali: Miguel Acebes, Marco<br />
Andreoli, Sonia Antinori, Fabrizio Arcuri, Dario<br />
Cadei, Manuela Cherubini, Massimiliano Civica,<br />
Roberto Corradino, Mimma Gallina, Giovanni<br />
Giovanetti, Graziano Graziani, Alessandro<br />
Langiu, Mauro Marino, Otto Marco Mercante,<br />
Pietro Minn<strong>it</strong>i, Antonio Moresco, Fabrizio<br />
Parenti, Andrea Porcheddu, Luca Ricci, Roberto<br />
Ricco, Letizia Russo, Tiziano Scarpa, Giuseppe<br />
Semeraro, Claudio Suzzi, Antonio Tarantino,<br />
Daniele Timpano, Katharina Trabert, V<strong>it</strong>aliano<br />
Trevisan, Clarissa Veronico, Nicola Viesti e gli<br />
ab<strong>it</strong>anti delle Manifatture Knos.<br />
Il bando del Premio (le iscrizioni scadono il 15<br />
<strong>gennaio</strong>) è on line sul s<strong>it</strong>o www.manifattureknos.<br />
org.<br />
CiNEMa tEatro artE 55
EVENti<br />
DAL 5 AL 7 DICEMBRE<br />
Puglia Night Parade a Bari, Brindisi, Foggia,<br />
Lecce, Taranto, Barletta, Andria, Alberobello e<br />
Castel del Monte<br />
La Puglia diventa il più grande palcoscenico<br />
a cielo aperto del mondo. Dal 5 al 7 <strong>dicembre</strong>,<br />
infatti, Puglia Night Parade metterà in scena più<br />
di 80 spettacoli, il meglio degli artisti di strada,<br />
danza, teatro, musica e concerti, in un sapiente<br />
mix fra turismo, cultura e intrattenimento. Info e<br />
programma su www.viaggiareinpuglia.<strong>it</strong><br />
SABATO 6<br />
David Rodigan dj set al New Demodè di Bari<br />
Rodigan ancora oggi mantiene intatto lo stesso<br />
entusiasmo per la musica di quando aveva 15<br />
anni, e risparmiava soldi per comprarsi dischetti<br />
come “My boy lollipop” di Millie Small. Un’energia<br />
incontenibile, v<strong>it</strong>ale e contagiosa... un<strong>it</strong>a ad una<br />
competenza e professional<strong>it</strong>à immensa.<br />
Giovanni Lindo Ferretti a Galatina (Le)<br />
Giobbe Covatta a Lecce<br />
DOMENICA 7<br />
Paolo Conte al Teatro Pol<strong>it</strong>eama Greco di Lecce<br />
Dimebag Darrell tribute all’Istanbul Cafè di<br />
Squinzano (le)<br />
DAL 7 AL 13 DICEMBRE<br />
Controfestival a Bari<br />
Quest’anno il Controfestival giunto al suo settimo<br />
anno cambia e si rinnova. <strong>48</strong> ore di musica live, 96<br />
realtà artistiche tra musicisti, registi, fotografi e<br />
p<strong>it</strong>tori,non più in un unico luogo. Questa stagione<br />
il Controfestival dura una settimana e si svolge in<br />
luoghi differenti. Un festival <strong>it</strong>inerante per la c<strong>it</strong>tà<br />
di Bari che parte il 7 <strong>dicembre</strong> presso il Fortino<br />
di Bari (Controfestival Lounge) per continuare<br />
in alcuni pub della c<strong>it</strong>tà (Storie del Vecchio Sud,<br />
Taverna del Maltese, Dublin, Matisse), quindi<br />
l’Aud<strong>it</strong>orium Marco Dem<strong>it</strong>rio, sede di Controradio,<br />
per concludersi il 13 al Demodè per il Cube. Il<br />
tutto come sempre in diretta su Controradio Bari.<br />
Per iscriversi potete inviare una mail di adesione<br />
con i vostri dati a info@controfestival.net<br />
LUNEDÌ 8 E MARTEDÌ 9<br />
Comicult ad Acaya (Le)<br />
L’obiettivo fondamentale della Fiera è quello<br />
di promuovere la cultura legata al mondo della<br />
“Nona Arte” e, contemporaneamente, fornire<br />
un interscambio con altre culture, attraverso la<br />
partecipazione di osp<strong>it</strong>i stranieri di alto livello<br />
e la creazione di dibatt<strong>it</strong>i sull’Arte Fumettistica<br />
nel mondo. La particolar<strong>it</strong>à di ComicCult rispetto<br />
ad altre fiere del settore, quindi, sarà quella di<br />
prevedere una sorta di gemellaggio tra fumetto<br />
<strong>it</strong>aliano e manga e, mediante esso, tra la cultura<br />
<strong>it</strong>aliana e quella giapponese in termini più ampi.<br />
Info www.comiccult.net<br />
LUNEDÌ 8<br />
Supertele ai Cantieri Koreja di Lecce<br />
Alle ore 16:30, nel foyer dei Cantieri Teatrali<br />
Koreja di Lecce, si inaugura la mostra “Supertele”<br />
di Michele Giangrande, secondo appuntamento<br />
del progetto Passages arte arch<strong>it</strong>ettura design<br />
curato da Marco Petroni. La mostra sarà<br />
introdotta da una conversazione sul tema “Tra<br />
arte e design. Storia di due storie”. Partecipano<br />
Antonella Marino – cr<strong>it</strong>ico d’arte Repubblica Bari,<br />
Marco Petroni – curatore e cr<strong>it</strong>ico di arch<strong>it</strong>ettura<br />
e design Repubblica Bari e l’artista Michele<br />
Giangrande. Ingresso libero.<br />
Jam Session all’Agon Club di Galatina (Le)<br />
Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />
<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />
tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />
garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />
LUNEDÌ 8 E MARTEDÌ 9<br />
Ex Amleto ai Cantieri Koreja di Lecce<br />
LUNEDÌ 8 A MERCOLEDÌ 10<br />
Beckett su<strong>it</strong>e a Calimera (Le)<br />
Nell’amb<strong>it</strong>o del progetto Teatri Ab<strong>it</strong>ati presso<br />
il Teatro Elio di Calimera sarà presentato al<br />
pubblico lo spettacolo di Astràgali teatro Beckett<br />
Su<strong>it</strong>e, per la regia di Fabio Tolledi. Lo spettacolo,<br />
basato su alcuni dramaticules dello scr<strong>it</strong>tore<br />
Premio Nobel Samuel Beckett, immetterà gli<br />
spettatori nelle straordinarie visioni beckettiane,<br />
e vedrà un allestimento speciale che trasformerà<br />
lo spazio teatrale. Ingresso gratu<strong>it</strong>o. Sipario ore<br />
21.00<br />
MARTEDÌ 9<br />
Anna Oxa (Le voci dell’anima) alla Chiesa della<br />
Nativ<strong>it</strong>à di Nostro Signore di Bari<br />
Serata Emergency al Jack’n Jill di Cutrofiano<br />
(Le)<br />
Music For Rights avrà inizio alle 21.00 con una<br />
“Cena per Emergency” in collaborazione con il<br />
Jack’n Jill. Si continuerà poi con la Jam session<br />
a partire dalle 23.00 circa. Ci saranno tanti<br />
EVENti<br />
57
musicisti, circa una trentina! Qualche nome:<br />
Raffaele Casarano, Combass, Salvatore Cafiero,<br />
Davide Mercaldi, Michele Minerva, Andrea<br />
Sabatino, Luigi Bruno, Mauro Tre, Michele<br />
D’Elia, Francesco del Prete e molti altri.. Info e<br />
prenotazioni al 329/2273200<br />
MERCOLEDÌ 10<br />
Rosapaeda con Gabriele Mirabassi e Riccardo<br />
Tesi presenta Mistica del canto d’amore (Le voci<br />
dell’anima) alla Chiesa del Salvatore di Bari<br />
Jam Session al Gru<strong>it</strong> di Brindisi<br />
Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />
<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />
tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />
garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />
GIOVEDÌ 11<br />
Rfc al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco con Collegium<br />
Musicum diretto da Rino Marrone in La tua voce<br />
è soave (Le voci dell’anima) alla Chiesa San<br />
Francesco d’Assisi di Bari<br />
Queimada al Goldoni di Brindisi<br />
GIOVEDÌ 11 e VENERDÌ 12<br />
Vinicio Capossela al Pol<strong>it</strong>eama Greco di Lecce<br />
DA GIOVEDÌ 11 A SABATO 13<br />
La poesia detta al Fondo Verri di Lecce<br />
VENERDÌ 12 E SABATO 13<br />
Paladini di Francia ai Cantieri Koreja di Lecce<br />
Lo spettacolo di Francesco Niccolini per la regia di<br />
Enzo Toma dedicato a Che cosa sono le nuvole? di<br />
Pier Paolo Pasolini è una delle nuove produzioni<br />
della compagnia Koreja. Ingresso 12 euro. Sipario<br />
ore 20.45. Info 0832242000.<br />
VENERDÌ 12<br />
Banda elastica Pelizza a Novoli (le)<br />
La rassegna Tele e Ragnatele della Saletta della<br />
Cultura di Novoli (Le) prosegue con La Banda<br />
Elastica Pellizza (per semplic<strong>it</strong>à BEP). Nasce<br />
alla fine del 2003 da un iniziativa di Daniele<br />
Pelizzari (ch<strong>it</strong>arra e voce) ed Alessandro Aramu<br />
(basso). Dopo alcuni avvicendamenti la BEP si<br />
stabilizza nella attuale formazione a cinque, con<br />
Paolo Rigotto (batteria e cori), “Bati” Bertolio<br />
58 EVENti<br />
(fisarmonica) e Andrea Sicurella (ch<strong>it</strong>arre e<br />
fiati). Autore e compos<strong>it</strong>ore della BEP è Daniele<br />
Pellizzari che scrive canzoni da ascoltare e riascoltare<br />
più volte e molto volentieri, atmosfere,<br />
diverse tra loro, di cui innamorarsi facilmente e<br />
sinceramente e legate da una voce dai timbri caldi<br />
ed affascinanti. Storie minimali, a volte ironiche e<br />
sul filo del surreale, a volte profonde ma fresche,<br />
leggere di spir<strong>it</strong>o e mai banali, per cantare di<br />
mondi che d’ab<strong>it</strong>udine non fan la voce grossa,<br />
e per questo passano spesso inosservati. Per<br />
loro e nostra e vostra fortuna. Storie raccontate<br />
con indiscutibile original<strong>it</strong>à, vero talento e una<br />
matur<strong>it</strong>à non consueta. Ingresso 5 euro. Inizio ore<br />
21.30.<br />
Mauro Tre e Fabio Capone alla Svolta di Lecce<br />
Venerdì 12 <strong>dicembre</strong> a Lecce la serata si colora d<br />
blue. Inaugura infatti Svolta. Un nuovo ristorante<br />
e jazz bar che si presenta con una ricetta i cui<br />
ingredienti principali sono il connubio tra la cucina<br />
semplice, rispettosa dei cicli naturali degli alimenti,<br />
e la musica jazz. In questo primo appuntamento<br />
dalle 21.30 si possono gustare alcuni dei piatti<br />
e vini proposti sul menù in presentazione al<br />
pubblico accompagnati dall’esperienza di Mauro<br />
Tre e Fabio Capone. Ingresso gratu<strong>it</strong>o. Svolta è in<br />
Via XX Settembre 5/A (ex Moi Moi) a Lecce. Info<br />
329 8455974 - 3924300512<br />
Ballake Sissokò, Driss El Maloumi e Rajery (Le<br />
voci dell’anima) alla Chiesa di San Marcello di<br />
Bari<br />
Afterhours al New Demodè di Bari<br />
Baciamolemani al Glamour di Taviano (le)<br />
SABATO 13<br />
Cap<strong>it</strong>an Quentin ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />
Ballarock all’Istanbul Cafè di Squinzano (Le)<br />
Chemirani ensemble – Nel cuore d’oriente: intrecci<br />
sonori dalla Persia (Le voci dell’anima) alla<br />
Chiesa di San Sabino<br />
Festa della v<strong>it</strong>e con Locomotive Percussion Project<br />
a Novoli (Le)<br />
La “Locomotive Percussion Project” è un’orchestra<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da sole percussioni. Presente anche il<br />
canto nella sua forma più completa, in quanto<br />
elemento di comunicazione, ed espressione<br />
artistica, di tutte le culture musicali. Lo spettacolo<br />
della “Locomotive Percussion” nasce da un’idea di<br />
Alessandro Monteduro, ed è il prodotto di vari<br />
ingredienti ben miscelati. Gli arrangiamenti dei<br />
fiati sono a cura di Raffaele Casarano, nonché<br />
direttore artistico del progetto “Locomotive Jazz<br />
Festival”, ed a condividere con lui il sound, ci<br />
saranno Andrea Sabatino e Vincenzo Presta.<br />
Dai r<strong>it</strong>mi della Locomotive Percussion diretta da<br />
Giovanni Imparato e dalle coreografie di danza<br />
afro di Sissi Chiummo si sprigionerà l’essenza<br />
istintiva del movimento prim<strong>it</strong>ivo. Ingresso<br />
gratu<strong>it</strong>o.
Paolo Vincenti presenta Danze moderne (I tempi<br />
cambiano) a Sannicola (Le)<br />
DOMENICA 14<br />
La Mirabile Visione. Frammenti da La V<strong>it</strong>a Nuova<br />
di Dante Alighieri ai Sotterranei di Copertino<br />
(Le)<br />
The Papiers al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
LUNEDÌ 15<br />
Nicola Lagioia - Maurizio Rippa in the king is<br />
dead. Long live the king! (Le voci dell’anima)<br />
all’Aud<strong>it</strong>orium Diocesano Vallisa di Bari<br />
Qualibò al Teatro Elio di Calimera<br />
Le iniziative della rassegna Teatri Ab<strong>it</strong>ati,<br />
coordinata da Astragali, continuano con lo<br />
spettacolo Part<strong>it</strong>ura privata della compagnia di<br />
danza Qualibò, finalista Premio Scenario 2005 e<br />
vinc<strong>it</strong>rice di altri importanti riconoscimenti, che<br />
partendo dalla suggestione iconografica della<br />
p<strong>it</strong>tura di Lucian Freud, proporrà uno spettacolo<br />
tra teatro, danza e arti visive. Inizio ore 21.00.<br />
Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />
LUNEDÌ 15 DICEMBRE<br />
Mathurin Bolze in Ali al Teatro Kismet OperA di<br />
Bari<br />
MARTEDÌ 16 E MERCOLEDÌ 17<br />
Mathurin Bolze in Ali presso Ist<strong>it</strong>uto Penale per i<br />
Minorenni “N. Fornelli” di Bari<br />
MARTEDÌ 16<br />
Thierry ‘T<strong>it</strong>i’ Robin e Alezane (Le voci dell’anima)<br />
alla Chiesa del SS Redentore di Bari<br />
Jam Session al Joyce di Lecce<br />
Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />
<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />
tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />
garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />
MERCOLEDÌ 17<br />
Nasca Teatri Di Terra presenta Studi Sparsi al<br />
Caffè Letterario di Lecce<br />
GIOVEDÌ 18<br />
The Warlus, Garnet e Straneffetto al Jack’n Jill di<br />
Cutrofiano (Le)<br />
Ambrogio Sparagna con Peppe Servillo, Simone<br />
Cristicchi e Alessia Tondo in La Chiarastella (Le<br />
voci dell’anima) alla Chiesa di San Paolo di Bari<br />
Casador al Goldoni di Brindisi<br />
VENERDÌ 19 E SABATO 20 DICEMBRE<br />
La Passione delle troiane ai Cantieri Koreja di<br />
Lecce<br />
Lacrime di donne, lamenti strazianti e canti<br />
intonati per raccontare una perd<strong>it</strong>a. La tragedia<br />
vissuta da una madre che perde troppo presto un<br />
figlio. La tragedia di Andromaca che vede morire<br />
per mano greca il figlio Astianatte e la disperazione<br />
della Vergine di fronte alla crocifissione di Cristo.<br />
La Passione delle Troiane si pone come frutto<br />
della commistione tra Le Troiane di Euripide<br />
e il tema della Passione di Cristo, scegliendo di<br />
adottare come modal<strong>it</strong>à narrativa le moroloja,<br />
SINO AL 31 DICEMBRE<br />
Wildlife Photographer of the Year al Palazzo<br />
Ducale di San Cesario di Lecce<br />
La mostra curata da BBC, Museo di Storia<br />
Naturale di Londra e Manifatture Knos, è unica<br />
al mondo e scaturisce da un concorso fotografico<br />
internazionale sulle più belle immagini<br />
naturalistiche scattate in tutto il mondo e divenuta<br />
negli anni un appuntamento imperdibile per tutti<br />
coloro che amano la natura nella sua dimensione<br />
più spontanea e incontaminata. Il Wildlife<br />
Photographer of the Year è infatti il più prestigioso<br />
concorso internazionale per la fotografia a soggetto<br />
naturalistico, ideato e organizzato ogni anno dalle<br />
più importanti ist<strong>it</strong>uzioni br<strong>it</strong>anniche impegnate<br />
nella salvaguardia della natura: il Natural History<br />
Museum e il BBC Wildlife Magazine.<br />
Apertura: mar/dom. - ore 17.00/20.00; dom.<br />
11.00/13.00 (lunedì chiuso). Ingresso 2 euro<br />
Info: info@manifattureknos.org;<br />
www.manifattureknos.org<br />
nenie funebri appartenenti alla tradizione grika.<br />
La regia è di Antonio Pizzicato e Salvatore<br />
Tramacere. Ingresso 12 euro. Sipario ore 20.45.<br />
Info 0832242000.<br />
VENERDÌ 19<br />
Arianna Savall in Bella Terra, Canti Da Nord<br />
a Sud (Le voci dell’anima) alla Chiesa Mater<br />
Ecclesiae di Bari<br />
Casador alla Saletta della Cultura di Novoli (Le)<br />
Tele e ragnatele osp<strong>it</strong>a i Casador. Dopo i due album<br />
solisti Colonia Paradi’es (1999) e Nema Fictione<br />
(2006) Alessandro Raina presenta in anteprima<br />
assoluta in versione acustica di Casador, nuovo<br />
cap<strong>it</strong>olo in inglese del cantautore già voce dei<br />
Giardini di Mirò ed oggi alla guida degli Amor<br />
EVENti 59
Fou. Negli ultimi due anni l’attiv<strong>it</strong>à da solista<br />
di Alessandro Raina lo ha portato a collezionare<br />
numerosissime apparizioni live, aprendo i concerti<br />
di Wilco, Piano Magic, Shannon Wright, Elvis<br />
Perkins, Piers Faccini ed altri fra i principali<br />
nomi della scena alternativa internazionale. Il<br />
disco d’esordio di Casador, registrato fra Milano,<br />
Siracusa e Parigi vedrà la luce nel <strong>2009</strong>. Ingresso<br />
5 euro. Inizio ore 21.30<br />
SABATO 20<br />
Winter Party a Lecce<br />
Torna puntuale come il Natale la grande festa con<br />
tutti i dj di <strong>Coolclub</strong>. Quest’anno l’appuntamento<br />
è nelle nuovissime Officine Cantelmo. Tutte le<br />
info su www.coolclub.<strong>it</strong><br />
Francesco Del Prete presenta Corpi d’arco allo<br />
Spazio Sociale Zei di Lecce<br />
Marco Bardoscia e Alberto Parmegiani ai<br />
Sotterranei di Copertino (Le)<br />
Arvo Pärt con Ensemble Vox Clamantis e Cello<br />
Octet Amsterdam in Alleluia Tropus presso la<br />
Cattedrale di Bari<br />
DOMENICA 21<br />
Gipsy Night ai Cantieri Koreja di Lecce<br />
LUNEDÌ 22<br />
dj Chiara Spata al Caffè Letterario di Lecce<br />
Jam Session all’Agon Club di Galatina (Le)<br />
MARTEDÌ 23<br />
Tobia Lamare e The Sellers all’Istanbul Cafè di<br />
Squinzano (Le)<br />
Concerto della nuova band cap<strong>it</strong>anata dal<br />
cantante e ch<strong>it</strong>arrista Tobia Lamare che si muove<br />
tra folk e rock. A seguire selezioni del dj dal ciuffo<br />
ribello nel consueto viaggio sonoro tra rock, punk,<br />
soul, indie.<br />
Logo al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
Sul palco uno dei migliori<br />
gruppi della scena salentina, i<br />
Logo. L’idea parte da Stefano<br />
Scuro (voce e ch<strong>it</strong>arra) e<br />
da alcuni brani scr<strong>it</strong>ti e<br />
poi arrangiati insieme al<br />
resto della formazione che<br />
si è andata delineando<br />
con Salvatore Cafiero alla<br />
ch<strong>it</strong>arra, Andrea Caputo<br />
al basso, Davide Mercaldi<br />
alla batteria. Dal punto di<br />
vista artistico e musicale,<br />
i brani sono di chiara<br />
estrazione rock, ma con<br />
influenze di vario tipo, dalle<br />
sonor<strong>it</strong>à “alternative” al “br<strong>it</strong>ish”, dalle melodie<br />
all’<strong>it</strong>aliana a sonor<strong>it</strong>à “indie-pop rock”; una<br />
miscela di soluzioni derivanti dalle varie e diverse<br />
provenienze artistiche dei singoli elementi.<br />
GIOVEDÌ 25<br />
Postman Ultrachic all’Istanbul Cafè di Squinzano<br />
60 EVENti<br />
(Le)<br />
VENERDÌ 26<br />
Pierpaolo Leo ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />
Livio Minafra per Le mani e l’ascolto al Fondo<br />
Verri di Lecce<br />
P40 al Glamour di Taviano (Le)<br />
DA VENERDÌ 26 A DOMENICA 28<br />
AlterNatale al Kismet e al Demodè di Bari<br />
Una rassegna multidisciplinare di tre giorni al<br />
Kismet di Bari, con after party finale presso il<br />
Demodè di Modugno, in collaborazione con Libera<br />
- Associazioni Nomi e Numeri Contro le mafie,<br />
patrocinata da Regione Puglia, Provincia di Bari,<br />
Comune di Bari e Univers<strong>it</strong>à degli studi di Bari.<br />
Accanto alla line up artistica, che pesca dalla<br />
scena indipendente <strong>it</strong>aliana - Le luci della<br />
centrale elettrica. Lucariello, Beatrice Antolini,<br />
NoBraino, Fabryka, PoogliaTribe - la rassegna<br />
si caratterizza per la sensibil<strong>it</strong>à verso temi di<br />
rilevanza sociale, come lotta alle mafie e sicurezza<br />
stradale, in collaborazione con i partner coinvolti.<br />
Info elvis.ceglie@martelive.<strong>it</strong><br />
SABATO 27<br />
Le Luci della Centrale elettrica alla Saletta della<br />
Cultura di Novoli (Le)<br />
Tele e Ragnatele <strong>2008</strong> si chiude con il concerto di<br />
uno degli esordi cantautoriali <strong>it</strong>aliani più belli del<br />
<strong>2008</strong>, ovvero il giovane ferrarese Vasco Brondi ed<br />
il suo progetto “Le Luci della Centrale Elettrica”:<br />
voce roca e ch<strong>it</strong>arra che malinconicamente narrano<br />
le v<strong>it</strong>e di provincia tutte uguali. Vasco sarà<br />
accompagnato alla ch<strong>it</strong>arra da Giorgio Canali, che<br />
ha anche prodotto il suo disco d’esordio “Canzoni<br />
da spiaggia deturpatata”, premiato con la Targa<br />
Tenco come miglior esordio. Vasco Brondi,<br />
ventiquattrenne ferrarese, propone un progetto di<br />
cantautorato denuclearizzato.<br />
Aim a Taviano (Le)<br />
Andrea Baccassino e Luigi Mariano – Omaggio a<br />
Gaber ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />
Nicola Conte Jazz Combo al Teatro Piccinni di<br />
Bari<br />
Dj, produttore e remixer di culto nella scena<br />
internazionale nu-jazz, Nicola Conte è da
oltre dieci anni sinonimo di qual<strong>it</strong>à musicale,<br />
competenza e stile. Il nuovo album “R<strong>it</strong>uals”<br />
usc<strong>it</strong>o a ottobre <strong>2008</strong> è già un classico!<br />
Colle der formento all’Istanbul Cafè di Squinzano<br />
(Le)<br />
Il Colle Der Fomento nasce a Roma nel 1994<br />
dall’incontro di Mas<strong>it</strong>o e Danno, due giovani<br />
rapper cap<strong>it</strong>olini, con Ice One, figura chiave<br />
dell’old school <strong>it</strong>aliana. In un momento in cui<br />
l’hip hop è sulla bocca di tutti, in cui le major<br />
discografiche fanno a gara per trovare il nuovo<br />
fenomeno di turno, il Colle Der Fomento, forte<br />
della sua storia e del suo vastissimo fans-base è<br />
usc<strong>it</strong>o l’anno scorso con un disco totalmente dal<br />
basso ma con un’att<strong>it</strong>udine e un “suono” che sa<br />
di grandi produzioni internazionali. In apertura<br />
Resina Sonora e Sfr<strong>it</strong>ti Mistici.<br />
DOMENICA 28<br />
L’Enfance Rouge ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />
Nicola Conte Jazz Combo al Teatro Piccinni di<br />
Bari<br />
Bandadriatica a Zollino (Le)<br />
Evillive, Foreshadowing e Silvered all’Istanbul<br />
Cafè di Squinzano (le)<br />
Jam Session all’Underground di Castro (Le)<br />
Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />
<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />
tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />
garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />
LUNEDÌ 29<br />
Beatrice Antolini a Lecce<br />
Il primo disco Big saloon pubblicato dalla regina<br />
della psichedelica <strong>it</strong>aliana Madcap records<br />
conquistò tutti con la sua freschezza, il suo<br />
fascino un po’ retrò e al contempo modernissimo.<br />
Beatrice Antolini si è sub<strong>it</strong>o distinta come<br />
un’artista capace di stendere un crossover<br />
tra i generi mantenendo un’ispirazione e uno<br />
stile assolutamente personale. Dopo le sue<br />
collaborazioni con Baustelle, Bugo è usc<strong>it</strong>o A<br />
Due il suo nuovo, bellissimo, disco licenziato da<br />
Urtovox. Il concerto è alle Officine Cantelmo di<br />
Lecce. Info www.coolclub.<strong>it</strong><br />
Aim all’Istanbul Cafè di Squinzano (Le)<br />
Brown Sugar Blues Band ai Sotterranei di<br />
Copertino (Le)<br />
Domenico Protino per Le mani e l’ascolto al Fondo<br />
Verri di Lecce<br />
Triace a Martignano (Le)<br />
La musica popolare, attraverso il progetto Triace,<br />
si apre a nuove ricerche sonore, alla scoperta<br />
di nuove e suggestive atmosfere. Triace, è la<br />
simbiosi tra la vocal<strong>it</strong>à tradizionale salentina e i<br />
suoni più contemporanei, gli strumenti ricercano<br />
continuamente insieme alle voci. Lo Spettacolo<br />
e il cd (pubblicato da Anima Mundi) di Triace<br />
si propone sul filo dell’emozione trascinando il<br />
pubblico in un mondo ricco di sonor<strong>it</strong>à e di r<strong>it</strong>mi<br />
avvolgenti. Il progetto prende il t<strong>it</strong>olo dalla<br />
canzone “Sebben che siamo Donne” strofette<br />
popolari nate tra il 1900 e il 1914 ed entrate<br />
stabilmente nel repertorio delle mondine.<br />
Questa è la prima canzone di lotta proletaria<br />
al femminile, una significativa testimonianza<br />
dell’evoluzione pol<strong>it</strong>ica della donna lavoratrice.<br />
Da questo parte il progetto Triace e ripercorre<br />
i canti popolari dal Salento alle Mondine. Solo<br />
geograficamente distante ma sia le “Tabacchine”<br />
sia le “Mondine” sono donne che da sempre hanno<br />
lavorato nei campi, nelle monde per offrire la<br />
loro manodopera e che dopo una lunga e faticosa<br />
giornata lavorativa tornano a casa a fare le mogli<br />
a fare le madri. Triace sono: Emanuela Gabrieli,<br />
Alessia Tondo e Carla Petrachi (voce), Giorgia<br />
Santoro (flauto), Adolfo La Volpe (ch<strong>it</strong>arre), V<strong>it</strong>o<br />
De Lorenzi (percussioni).<br />
La mela e Newton + Zeder al Goldoni di Brindisi<br />
MARTEDÌ 30<br />
Dirty Trainload ai Sotterranei di Copertino (Le)
Cucuwawa al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
Il suono del pedale della grancassa di una batteria,<br />
quel suono che dà la spinta alla musica, un<strong>it</strong>a alle<br />
graffianti ch<strong>it</strong>arre. È da questo che i Cucuwawa<br />
prendono il loro nome, da questa unione tra il<br />
r<strong>it</strong>mo e la melodia. La band nasce nel 2001 dalla<br />
fusione di due gruppi: uno rock’n’roll e l’altro beat.<br />
Dopo lo stop di più di un anno per creare nuovi<br />
brani dalla carica rock e che li vede completamente<br />
discostarsi dal reggae e la patchanka, i Cucuwawa<br />
sono tornati per far divertire ancora una volta il<br />
loro pubblico.<br />
Jam Session all’Agon Club di Galatina (Le)<br />
SABATO 3 GENNAIO<br />
Giorgio Distante e Dario Congedo ai Sotterranei<br />
di Copertino (Le)<br />
DOMENICA 4<br />
La corrida al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
LUNEDÌ 5<br />
Jam Session all’Agon Club di Galatina (Le)<br />
Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />
<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />
tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />
garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />
GIOVEDÌ 8<br />
Ghigni five al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
Pensieri in volgare al Goldoni di Brindisi<br />
VENERDÌ 9<br />
Bubble Bullet e Ensef ai Sotterranei di Copertino<br />
(Le)<br />
GIOVEDÌ 15<br />
Simone Perrone al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
Luca Gemma al Goldoni di Brindisi<br />
doVE troVo CoolClUb.<strong>it</strong>?<br />
<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> si trova in molti locali, librerie, negozi<br />
di dischi, biblioteche, mediateche, internet point.<br />
Se volete diventare un punto di distribuzione di<br />
<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> (crescete e moltiplicatevi) mandate<br />
una mail a redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />
Lecce (Manifatture Knos, Caffè Letterario,<br />
Cagliostro, Circoletto Arcimondi, Arci Zei,<br />
Libreria Palmieri, Liberrima, Libreria Apuliae,<br />
Ergot, Pick Up, Libreria Icaro, Fondo Verri, Negra<br />
Tomasa, Road 66, Shui bar, Cantieri Teatrali<br />
Koreja, Santa Cruz, Molly Malone, La Movida,<br />
Biblioteca Provinciale N. Bernardini, Museo<br />
Provinciale Sigismondo Castromediano, Edicola<br />
Bla bla, Urp Lecce, Castello Carlo V, Torre di<br />
Merlino, Trumpet, Orient Express, Euro bar, Cts,<br />
Ateneo - Palazzo Codacci Pisanelli, Sperimentale<br />
Tabacchi, Palazzo Parlangeli, Buon Pastore,<br />
VENERDÌ 16<br />
Linea [from FFD] ai Sotterranei di Copertino<br />
(Le)<br />
SABATO 17 E DOMENICA 18 GENNAIO<br />
Paradise 2 – il suono incessante di un albero<br />
caduto e Maglie al Teatro Kismet OperA di Bari<br />
MERCOLEDÌ 21<br />
Ippol<strong>it</strong>o Chiarello legge “Il Naso” di Gogol al Caffè<br />
Letterario di Lecce<br />
GIOVEDÌ 22<br />
Acoustic Trio al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
One Way Ticket al Goldoni di Brindisi<br />
VENERDÌ 23 E SABATO 24<br />
Pathosformel. La timidezza delle ossa e R<strong>it</strong>ratto<br />
felice al Teatro Kismet OperA di Bari<br />
GIOVEDÌ 29<br />
Brown Sugar al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />
VENERDÌ 30<br />
Squarcicatrici ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />
TORNA ITALIA WAVE LOVE FESTIVAL<br />
Dopo l’enorme successo dell’anno scorso - oltre<br />
2.000 iscrizioni - ripartono anche per il <strong>2009</strong> i<br />
concorsi della fondazione Arezzo Wave Italia per<br />
tutti gli artisti emergenti d’Italia. Come sempre<br />
la partecipazione è gratu<strong>it</strong>a ed aperta a band, dj<br />
producer, vj e progetti audio/video che vogliono<br />
esibirsi sui palchi della prossima edizione di<br />
Italia Wave Love Festival che si terrà a Livorno<br />
dal 16 al 19 Luglio. Tutti i regolamenti e le<br />
modal<strong>it</strong>à di iscrizione dei concorsi sono on line su<br />
www.<strong>it</strong>aliawave.com. Le iscrizioni scadono il 15<br />
<strong>gennaio</strong>.<br />
Ecotekne, La Stecca, Bar Rosso e Nero, Pizzeria<br />
il Quadrifoglio, Associazione Tha Piaza Don<br />
Chisciotte), Calimera (Cinema Elio), Cutrofiano<br />
(Jack’n Jill), Gallipoli (Libreria Cube), Maglie<br />
(Libreria Europa, Music Empire), Melpignano<br />
(Mediateca), Corigliano D’Otranto (Kalos<br />
Irtate), Otranto (Anima Mundi), Alessano<br />
(Libreria Idrusa), Galatina (Palazzo della<br />
Cultura), Nardò (Libreria i volatori), Leverano<br />
(Enos), Novoli (Saletta della Cultura Gregorio<br />
Vetrugno), Squinzano (Istanbul Cafè), Ugento<br />
(Sinatra Hole), Brindisi (Libreria Camera a Sud,<br />
Goldoni, Birdy Shop), Ceglie (Royal Oak), Erchie<br />
(Bar Fellini), Torre Colimena (Pokame pub),<br />
Oria (Talee), Bari (Taverna del Maltese, Caffè<br />
Nero, Feltrinelli, Kismet teatro, New Demodè,<br />
TimeZones), Taranto (Radio Popolare) e molti<br />
altri ancora...