19.06.2013 Views

Anno V Numero 48/49 dicembre 2008 gennaio 2009 - Coolclub.it

Anno V Numero 48/49 dicembre 2008 gennaio 2009 - Coolclub.it

Anno V Numero 48/49 dicembre 2008 gennaio 2009 - Coolclub.it

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Anno</strong> V<br />

<strong>Numero</strong> <strong>48</strong>/<strong>49</strong><br />

<strong>dicembre</strong> <strong>2008</strong><br />

<strong>gennaio</strong> <strong>2009</strong>


PUGlia ViNCENtE?<br />

Puglia violenta, come in un film di Maurizio Merli<br />

dove anche il fruttivendolo è cattivo e corrotto.<br />

Oppure Puglia vincente, come in un film con<br />

Silvester Stallone dove alla fine si alzano i pugni<br />

al cielo e si crede che il mondo, veramente, possa<br />

cambiare. Roba da film, proprio come quelli<br />

proiettati sugli schermi in questi giorni.<br />

Puglia d’amore e d’odio, immaginata, ricordata,<br />

raccontata. Roba da romanzi che proprio di<br />

questi tempi vincono premi. Puglia dei veleni,<br />

quella che uccide giorno dopo giorno, roba da<br />

cronaca nera.<br />

E ancora la Puglia di tutti i giorni, con le storie<br />

della gente, con la v<strong>it</strong>a vera che solo le canzoni<br />

sanno catturare e rest<strong>it</strong>uirci.<br />

C’è chi si affretta a dire che quella che il cinema<br />

racconta oggi non c’è più, per fortuna, debellata<br />

da una regione che cresce e migliora mese dopo<br />

mese. D’altro canto la gente non smette di gridare,<br />

denunciare, piangere. Altri si lamentano, come<br />

fosse uno sport tramandato dai nonni insieme alle<br />

bocce, oppure seccano al sole insieme al tabacco<br />

alimentando un apparente immobilismo. Sullo<br />

sfondo un brulicare di bellezza che contraddice.<br />

Come sempre questa terra vive di opposti e forse<br />

per questo è forziere di energie incredibili. Il<br />

bene e il male, come fratelli crescono uno accanto<br />

all’altro, visione biblica, ancestrale, di un vivere<br />

che oggi è sotto gli occhi di tutti. Dopo il vangelo<br />

secondo il turismo, arrivano i vangeli apocrifi e<br />

fa piacere. L’idea di un passato e di un presente<br />

difficili non possono che sottolineare i passaggi<br />

del riscatto.<br />

Il silenzio, per chi come noi ama la musica, piace<br />

solo di rado. Ecco perché, ancora una volta,<br />

come spesso è cap<strong>it</strong>ato in questi anni, torniamo<br />

a tastare il polso di questa terra e a parlare di<br />

Puglia.<br />

Una regione che mai come in questi ultimi<br />

anni ha invest<strong>it</strong>o sul nuovo, che ha puntato<br />

sui giovani e che oggi raccoglie frutti. Abbiamo<br />

raccolto testimonianze di queste v<strong>it</strong>torie senza<br />

dimenticare le immancabili debacle.<br />

Con uno sguardo alle generazioni che hanno<br />

costru<strong>it</strong>o un substrato di possibil<strong>it</strong>à per la<br />

cultura nel nostro terr<strong>it</strong>orio, ci avviciniamo a<br />

un nuovo anno che speriamo sia fecondo e pieno<br />

di sorprese come questo che volge al termine.<br />

Sempre per non dimenticare abbiamo scelto<br />

come foto di questo sommario quella di Fabrizio<br />

de Andrè, scomparso da dieci anni, che ci piace<br />

ricordare con una sua frase: “Dai diamanti non<br />

nasce niente, dal letame nascono i fiori”.<br />

Osvaldo Piliego<br />

Ed<strong>it</strong>orialE 3


CoolClub.<strong>it</strong><br />

Via Vecchia Frigole 34<br />

c/o Manifatture Knos<br />

73100 Lecce<br />

Telefono: 0832303707<br />

e-mail: redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />

s<strong>it</strong>o: www.coolclub.<strong>it</strong><br />

<strong>Anno</strong> 5 <strong>Numero</strong> 47/<strong>48</strong><br />

<strong>dicembre</strong> <strong>2008</strong>/<strong>gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

Iscr<strong>it</strong>to al registro della<br />

stampa del tribunale di Lecce<br />

il 15.01.2004 al n.844<br />

Direttore responsabile<br />

Osvaldo Piliego<br />

Collettivo redazionale<br />

Pierpaolo Lala, C. Michele<br />

Pierri, Cesare Liaci,<br />

Antonietta Rosato, Dario<br />

Goffredo, Michela Cerini<br />

Hanno collaborato a questo<br />

numero: Giancarlo Susanna,<br />

Rossano Astremo, Ludovido<br />

Fontana, Berardino Amenduni,<br />

Tobia D’Onofrio, Camillo<br />

Fasulo, Federico Baglivi, Livio<br />

Polini, Enrico Martello, Ennio<br />

Ciotta, Fulvio Totaro, Nino G.<br />

D’Attis, Stefania Ricchiuto,<br />

Roberto Conturso.<br />

In copertina Donatella<br />

Finocchiario sul set di<br />

Galantuomini, foto di Giovanni<br />

Ottini<br />

Ringraziamo Viola Berlanda<br />

(per la foto di Taranto),<br />

Giovanni Ottini, Sabrina<br />

Manna, la Cooperativa Paz<br />

di Lecce (che ci sta osp<strong>it</strong>ando<br />

in questi giorni), Manifatture<br />

Knos e le redazioni di<br />

Blackmailmag.com, Radio<br />

Popolare Salento di Taranto<br />

e Lecce, Controradio di Bari,<br />

Mondoradio di Tricase (Le),<br />

Ciccio Riccio di Brindisi,<br />

L’impaziente di Lecce,<br />

quiSalento, Lecceprima,<br />

Musicaround.net.<br />

Progetto grafico<br />

erik chilly<br />

Impaginazione<br />

Scipione<br />

Stampa<br />

Martano Ed<strong>it</strong>rice - Lecce<br />

Chiuso in redazione (sicuro?)<br />

alla fine del mese, è quasi<br />

sempre il 31!<br />

Per inserzioni pubblic<strong>it</strong>arie e<br />

abbonamenti:<br />

redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />

3394313397<br />

donatella Finocchiaro 6<br />

Puglia che vince non si cambia 14<br />

Moltheni 18<br />

recensioni 28<br />

luisa ruggio 44-45<br />

recensioni 47<br />

radio Egnatia 52<br />

radiodervish a Sannicandro 54<br />

Calendario 57<br />

PUGlia ViNCENtE?<br />

MUSiCa<br />

libri<br />

CiNEMa tEatro artE<br />

EVENti<br />

SoMMario<br />

5


SE aVESSi Fatto<br />

l’aVVoCato<br />

Intervista a Donatella Finocchiaro, protagonista<br />

del film Galantuomini di Edoardo Winspeare<br />

Donatella Finocchiaro è l’attrice <strong>it</strong>aliana<br />

del momento. Catanese, classe 1970, è la<br />

protagonista del nuovo film di Edoardo<br />

Winspeare, Galantuomini, presentato fra gli<br />

applausi al Festival del Film di Roma. La sua<br />

interpretazione di Lucia, donna al servizio<br />

della Sacra Corona Un<strong>it</strong>a ma innamorata di<br />

un giudice, le è valsa il premio come miglior<br />

attrice protagonista. Dopo l’ottimo debutto sul<br />

grande schermo nel 2002 in Angela di Roberta<br />

Torre, l’attrice siciliana non si è più fermata,<br />

lavorando con alcuni dei migliori registi <strong>it</strong>aliani<br />

tra cui Tavarelli, Andò, Bellocchio e Porporati.<br />

Nonostante il successo la sua immagine rimane<br />

quella di una ragazza semplice, dietro la quale<br />

si nascondono una grande passione e qualche<br />

curios<strong>it</strong>à.<br />

Dal tuo esordio cinematografico ad oggi<br />

non hai mai smesso di raccogliere premi.<br />

6 PUGlia ViNCENtE?<br />

Si direbbe che sei una predestinata. Ma<br />

quando hai scoperto che saresti diventata<br />

un’attrice e come hai mosso i primi passi?<br />

In realtà la mia carriera è iniziata per gioco.<br />

Fin<strong>it</strong>o il liceo, a Catania ho iniziato per hobby<br />

a frequentare corsi di danza e canto, solo con<br />

l’intento di distrarmi dagli studi. La mia voglia di<br />

confrontarmi con il palcoscenico però cresceva e<br />

così mi spostai per un po’ a Roma per seguire altri<br />

corsi. Nel ’96 debuttai con Il Teatro dell’Orologio,<br />

ma fu solo una breve parentesi, perché poco dopo<br />

tornai a Catania per finire l’Univers<strong>it</strong>à. Lo feci<br />

per dovere; in realtà consideravo quegli studi<br />

aridi e poco adatti alla mia personal<strong>it</strong>à.<br />

La laurea in giurisprudenza è un retaggio<br />

culturale del sud allora…<br />

L’ho presa perché a quell’età mi mancava una<br />

passione vera. Quand’ero adolescente mi sarebbe<br />

piaciuto fare l’arch<strong>it</strong>etto o l’arredatrice d’interni,


Donatella Finocchiaro e Fabrizio Gifuni<br />

ma bisognava cambiare c<strong>it</strong>tà e non nutrivo per<br />

quei mestieri un grande trasporto, uno di quelli<br />

che ti fa lottare. Scelsi la strada più comoda,<br />

che per me era fare l’avvocato. Poi l’amore per il<br />

teatro mi ha defin<strong>it</strong>ivamente convinta a rischiare<br />

ed è cambiato tutto.<br />

Hai mai pensato di coniugare le cose?<br />

L’Avvocato Finocchiaro non suona male.<br />

Potrebbe essere il t<strong>it</strong>olo di una nuova<br />

fiction…<br />

(Ride)... Sai che è un’idea? Non ci avevo mai<br />

pensato…<br />

Parliamo un po’ di Galantuomini. Come<br />

è nata la tua collaborazione con Edoardo<br />

Winspeare?<br />

Il primo contatto c’è stato diversi anni fa.<br />

Edoardo aveva appena fin<strong>it</strong>o di girare Il miracolo<br />

e preparava il suo nuovo film. Mi telefonò<br />

facendomi un sacco di complimenti e dicendomi<br />

che gli sarebbe piaciuto lavorare con me. Il film<br />

che progettava allora era un altro, comunque<br />

ci lasciammo con la promessa che ci saremmo<br />

risent<strong>it</strong>i non appena ci fossero stati sviluppi.<br />

Così due anni fa mi ha proposto la sceneggiatura<br />

di Galantuomini e io ne sono sub<strong>it</strong>o rimasta<br />

folgorata.<br />

Nel film interpreti Lucia, una donna<br />

affiliata alla Sacra Corona Un<strong>it</strong>a. Come è<br />

stato entrare in un ruolo del genere?<br />

Poco fa ne parlavo al telefono con mia zia. Lei<br />

mi ha chiesto: “Figlia mia, come hai fatto a<br />

parlare con quell’accento?” (ride). Ovviamente<br />

ho dovuto scontrarmi da sub<strong>it</strong>o con il lim<strong>it</strong>e più<br />

grosso, quello linguistico. Per ovviare a questo<br />

problema sono arrivata nel Salento venti giorni<br />

prima dell’inizio delle riprese, durante i quali ho<br />

fatto conversazione in dialetto. Il salentino, per<br />

certi versi, potrebbe sembrare simile al siciliano<br />

e invece ci sono molte sfumature che traggono<br />

in inganno. Per fortuna ho avuto il supporto<br />

di un sacco di persone che vorrei ringraziare<br />

una per una. Prima e durante le riprese sul<br />

set si è creato un clima bellissimo, che ha visto<br />

partecipare al film tutti con lo stesso entusiasmo,<br />

dall’elettricista agli attori. E poi non ero mai<br />

stata in Puglia e sono felicissima di averlo fatto.<br />

Sembra davvero che ti sia divert<strong>it</strong>a nel<br />

girarlo. Raccontami un aneddoto della<br />

lavorazione.<br />

Oddio, ce ne sono tanti (ride)… Ma se devo<br />

sceglierne uno, c’è una sequenza in cui io<br />

partecipo con la mia amica Sabrina a un addio al<br />

nubilato. Lei interpretava mia cugina Consuelo.<br />

Ci siamo tanto divert<strong>it</strong>e a ballare e a girare quelle<br />

scene anche perché secondo la sceneggiatura<br />

dovevamo essere brille. E lo eravamo sul serio<br />

(ride ancora).<br />

Un’ultima domanda. Il finale, di cui erano<br />

state previste addir<strong>it</strong>tura tre versioni,<br />

lascia ogni decisione nelle mani dello<br />

spettatore. Qual è la tua?<br />

C’è chi dice che l’80 percento della riusc<strong>it</strong>a di un<br />

film sia in una conclusione adeguata. Condivido<br />

quella che è stata adottata per Galantuomini,<br />

la trovo quella più giusta. Detto questo, da<br />

spettatrice io immagino un finale nel quale Lucia<br />

rimane infelice, ma acquista consapevolezza<br />

della sua condizione. Un momento intenso nel<br />

quale si allontana rassegnata, ma sicura.<br />

C. Michele Pierri<br />

PUGlia ViNCENtE? 7


8<br />

GalaNtUoMiNi<br />

Storia d’amore e di Sacra Corona Un<strong>it</strong>a<br />

“Io sono più emozionato oggi che a Roma”. Il<br />

regista Edoardo Winspeare era visibilmente in<br />

tensione all’anteprima nazionale di Lecce del<br />

film Galantuomini che segna il suo r<strong>it</strong>orno dopo<br />

il buon risultato de Il Miracolo (in concorso nel<br />

2003 alla Mostra del Cinema di Venezia).<br />

La preparazione del film è stata lunga e articolata.<br />

Da queste parti si sapeva già tutto, sulla storia,<br />

sui personaggi, sul clima complessivo nel quale<br />

il film era ambientato; eppure la sorpresa della<br />

visione ti prende sempre, anche quando sai già o<br />

pensi di sapere, quello che ti aspetterà.<br />

La trama è molto semplice o meglio sembra<br />

molto semplice. Nel Salento dell’inizio degli anni<br />

‘90 una donna della Sacra Corona Un<strong>it</strong>a, Lucia<br />

(Donatella Finocchiaro) incontra<br />

al funerale di un vecchio e caro<br />

amico di infanzia Fabio (Lamberto<br />

Probo), stroncato da un’overdose<br />

per una part<strong>it</strong>a di eroina tagliata<br />

male, un altro caro e vecchio<br />

amico Ignazio (Fabrizio Gifuni)<br />

che nel frattempo è diventato<br />

un magistrato. Dopo una lunga<br />

esperienza al Nord (forse nella<br />

Milano da bere?) l’uomo di legge<br />

torna a Lecce per affrontare<br />

PUGlia ViNCENtE?<br />

insieme a quello che sembra un piccolo pool la<br />

nascente criminal<strong>it</strong>à organizzata. La storia segue<br />

dunque due registri: quello della criminal<strong>it</strong>à da<br />

una parte, con le traversate verso il Montenegro<br />

alla ricerca di droga e armi, e la passione e<br />

l’amore dall’altra, con il crescere di una storia<br />

che, fin dall’inizio sembra impossibile.<br />

“È una storia d’amore sullo sfondo di una terra<br />

che è cambiata, che ha perso la sua innocenza,<br />

è stata contaminata, da isola felice qual era” ha<br />

ribad<strong>it</strong>o Winspeare. “Il film pone un dilemma<br />

shakespeariano che ha una dimensione<br />

universale: la scelta tra la legge (la propria legge),<br />

le regole e l’amore, la passione, il sentimento.<br />

Per lui la scelta è essere uomo di giustizia o<br />

dare ascolto all’amore. Per lei, tra la sua legge<br />

- i codici della criminal<strong>it</strong>à - e la<br />

passione. Una storia d’amore<br />

impossibile. Una storia che si<br />

muove nel classico terreno del<br />

melodramma”.<br />

La sceneggiatura, ben scr<strong>it</strong>ta<br />

dallo stesso regista insieme ad<br />

Alessandro Valenti e Andrea<br />

Piva, funziona bene. La storia<br />

infatti non ha segni di cedimento,<br />

tranne forse qualche piccola


sbavatura, e prende r<strong>it</strong>mo man mano. Certo<br />

qualche dubbio rimane sul ruolo di una donna<br />

così in vista nell’organizzazione mafiosa, forse<br />

fin troppo decisionista, però regge anche questo<br />

anche grazie alla bella interpretazione della<br />

Finocchiaro.<br />

“Ho fatto lezione di cinema in carcere e con<br />

i detenuti abbiamo realizzato dei lavori. Gli<br />

uomini avevano grande attenzione e rispetto”,<br />

ha precisato Winspeare (nella foto a destra). “Le<br />

donne erano tostissime, alcune molto più difficili,<br />

altre più cattive degli uomini. Mi sono chiesto<br />

spesso: queste donne criminali hanno perso la<br />

femminil<strong>it</strong>à? Sono in confl<strong>it</strong>to con proprio essere<br />

donna? Si sono dovute un po’ mascolinizzare per<br />

farsi rispettare? È una domanda alla quale mi<br />

sono risposto costruendo un personaggio come<br />

quello di Lucia. La risposta è necessariamente<br />

nella contraddizione, nel confl<strong>it</strong>to. Solo alla fine<br />

sapremo se Lucia sceglierà di seguire la propria<br />

femminil<strong>it</strong>à o se in qualche modo, continuando a<br />

seguire il suo destino, dovrà rinunciarvi”.<br />

Quindi se l’amore sembra trionfare, Winspeare<br />

tinteggia, soprattutto per chi in questa terra è<br />

cresciuto, un quadro abbastanza fosco di quegli<br />

anni. Con i morti ammazzati per strada senza<br />

troppi convenevoli, con le case in campagna<br />

trasformate in centrali dello spaccio e delle<br />

sevizie, con le bombe, con il pizzo, con i bar<br />

che diventano punti di “ristoro alternativo”,<br />

con le prime timide ammissioni della presenza<br />

malav<strong>it</strong>osa anche da questa parte, con i traffici<br />

dall’altra parte dell’Adriatico appena sconvolto<br />

dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine<br />

dei regimi comunisti, con un Salento ancora<br />

sconosciuto al grande pubblico, ancora lontano<br />

dalla Notte della Taranta e dal boom turistico. In<br />

tutto questo contesto l’integr<strong>it</strong>à del magistrato<br />

scricchiola, Ignazio butta il cuore oltre lo Stato o<br />

meglio sembra farlo giacché (altro mer<strong>it</strong>o del film<br />

di Winspeare) il giudizio morale resta sospeso, è<br />

designato allo spettatore.<br />

“Ho conosciuto un magistrato come Ignazio.<br />

E sono stato in contatto con due uomini di<br />

legge, il procuratore aggiunto Cataldo Motta<br />

e il magistrato Leone De Castris, mio amico”,<br />

sottolinea il regista. “Mi hanno molto aiutato<br />

a capire. Anche Alessandro Valenti (uno degli<br />

sceneggiatori) è figlio di un famoso penalista. Il<br />

mondo della giustizia ci è abbastanza noto”.<br />

C’è un altro Salento in questo film, c’è un’altra<br />

visione, poco da cartolina (nonostante le splendide<br />

immagini di centri storici, spiagge, coste, mare),<br />

di una terra che continua a essere difficile.<br />

Il cast annovera, oltre ai già c<strong>it</strong>ati Finocchiaro<br />

e Gifuni, anche Giuseppe Fiorello (molto bravo<br />

nel suo personaggio guappo), Gioia Spaziani,<br />

Marcello Prayer, Antonio Carluccio, Giorgio<br />

Colangeli tutti a proprio agio con la lingua<br />

che giustamente (nella maggior parte dei casi)<br />

non è dialetto ma un <strong>it</strong>aliano con la cadenza<br />

tipica di questi posti. Anzi proprio rispetto alla<br />

sottot<strong>it</strong>olazione c’è qualche dubbio. Va bene<br />

far capire la trama ma non sembra esagerato<br />

spiegare anche “pampaciulu” o “coglione”?<br />

Quando Montalbano usa frasi idiomatiche<br />

siciliane non è certo sottot<strong>it</strong>olato.<br />

Da tradizione nei film di Winspeare grande<br />

spazio è stato dato agli attori salentini e pugliesi,<br />

selezionati da Biagino Bleve, come Ippol<strong>it</strong>o<br />

Chiarello, Piero Rapanà, Carlo Bruni (già<br />

protagonista de Il Miracolo), Probo e Pino Zimba,<br />

scomparso pochi mesi fa. Tra i presenti anche<br />

l’avvocato leccese Fabio Valenti, il giornalista<br />

Rai Marcello Favale (a quei tempi in effetti le<br />

televisioni locali erano ancora poche e piccole) e<br />

molti altri. Le musiche sono di Gabriele Rampino,<br />

anima dell’etichetta discografica Dodicilune.<br />

Il film, prodotto da Fabrizio Mosca per Acaba<br />

Produzioni, è realizzato in collaborazione con Rai<br />

Cinema, con il sostegno della Direzione Generale<br />

per il Cinema e con il contributo di Apulia Film<br />

Commission, Provincia di Lecce e Italgest.<br />

Pierpaolo Lala<br />

PUGlia ViNCENtE? 9


dESiati, l’aMorE E<br />

la PUtrida taraNto<br />

Lo scr<strong>it</strong>tore pugliese racconta il suo ultimo romanzo, Il<br />

paese delle spose infelici, pubblicato da Mondadori.<br />

Chi ha vissuto l’adolescenza agli inizi degli anni<br />

’90 nella provincia di Taranto non farà fatica<br />

a riconoscersi nella descrizione compiuta da<br />

Mario Desiati nella sua ultima fatica, Il paese<br />

delle spose infelici (Mondadori). L’alienazione<br />

di pomeriggi sempre troppo vuoti, l’incontro<br />

con le droghe e l’alcol, il calcio, l’ascesa dell’ex<br />

picchiatore fascista C<strong>it</strong>o, la scoperta del porno,<br />

il frastuono di ch<strong>it</strong>arre elettriche sparate nelle<br />

cuffie per stordirsi, il polo siderurgico, simbolo<br />

estremo di una terra invasa dal male. Quello<br />

di Desiati non è solo un romanzo sul nostro<br />

meridione marcescente, ma racconta, attraverso<br />

la storia di tre ragazzi, Veleno Zazà ed Annalisa,<br />

il potere totalizzante e distruttivo dell’amore.<br />

Mario, il tuo romanzo può avere, a mio modo<br />

di vedere, diverse chiavi di lettura. Una può<br />

essere quella di identificarlo come romanzo<br />

rappresentativo di quella generazione di<br />

10 PUGlia ViNCENtE?<br />

ragazzi nati negli anni ’70, che ha vissuto<br />

l’adolescenza in quel decennio fragile e<br />

incogn<strong>it</strong>o che è rappresentato dagli anni<br />

’90. Qual è la peculiar<strong>it</strong>à di quel periodo,<br />

rispetto ai decenni precedenti, e perché hai<br />

voluto rappresentarlo?<br />

È un periodo di felic<strong>it</strong>à illusoria per quel branco<br />

di cani randagi composto da Veleno e i suoi amici.<br />

La v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à che esprimono è autenticamente<br />

dirompente, tre anni dopo la fine della guerra<br />

fredda sembrava che stava per arrivare il<br />

migliore dei mondi possibili… forse non é stato<br />

così.<br />

Perché è presente con costanza il<br />

riferimento all’ascesa al potere di C<strong>it</strong>o.<br />

Quale rivoluzione ha rappresentato il<br />

c<strong>it</strong>ismo per Taranto e i tarantini, tanto<br />

da mer<strong>it</strong>arsi ampio spazio in un romanzo<br />

che fa della difficoltà di crescere, vivere


ed amare in un paese del sud il suo tema<br />

portante?<br />

C<strong>it</strong>o è l’emblema di come cambia la società<br />

mediatica e pol<strong>it</strong>ica <strong>it</strong>aliana, dieci anni prima di<br />

Berlusconi e Veltroni, C<strong>it</strong>o è un pol<strong>it</strong>ico moderno,<br />

ma il lato oscuro del moderno, quello che<br />

inev<strong>it</strong>abilmente entra nella v<strong>it</strong>a dei protagonisti.<br />

La storia entra nella v<strong>it</strong>a privata, come può la<br />

letteratura non tenerne conto?<br />

Al racconto delle vicende esistenziali dei<br />

tre protagonisti, Veleno, Zazà e Annalisa,<br />

si accosta sempre il respiro della leggenda<br />

popolare, con il continuo riferimento alle<br />

tragiche vicende delle spose infelici di<br />

Martina. Il tutto dà alla narrazione una<br />

struttura sospesa, a volte quasi atemporale.<br />

Come mai questa scelta?<br />

Ho tenuto il passo dei miei ricordi e delle mie<br />

suggestioni, i protagonisti che in questi anni<br />

Taranto, foto di Viola Berlanda<br />

sono vissuti con me hanno sempre mantenuto un<br />

loro aspetto di non definizione e questo spazio ho<br />

tentato di riprodurre.<br />

Quanto difficile è stato per uno scr<strong>it</strong>tore<br />

uomo lavorare su un personaggio complesso<br />

e tragico quale quello di Annalisa?<br />

Per nulla difficile, perché Annalisa esiste e io<br />

sono pazzo di lei.<br />

Una considerazione sulla lingua. Rispetto<br />

ai tuoi due precedenti romanzi in Il paese<br />

delle spose infelici c’è il ricorso ad una<br />

lingua più ricercata, fortemente lirica, che<br />

s’abbassa di tono solo quando presenta i<br />

termini dialettali di alcuni dialoghi. Come<br />

mai questo cambio di passo?<br />

La voce dello scr<strong>it</strong>tore e la voce del romanzo sono<br />

a volte stili inconciliabili.<br />

Rossano Astremo<br />

PUGlia ViNCENtE?<br />

11


NiCola CoNtE<br />

Il jazzista e dj che non lascia Bari<br />

Vive ancora a Bari, la sua c<strong>it</strong>tà, e di fronte<br />

casa sua c’è il mare, “così la mattina vedo solo<br />

l’azzurro del cielo”. Eppure Nicola Conte, dj e<br />

musicista, passa gran parte dell’anno in giro per<br />

il mondo. Ogni tanto suona anche nella sua c<strong>it</strong>tà.<br />

Cap<strong>it</strong>erà il 27 e 28 <strong>dicembre</strong>, al teatro Piccinni,<br />

dove presenterà i brani del suo ultimo album<br />

R<strong>it</strong>uals con il suo Jazz Combo. Da Bari è part<strong>it</strong>a<br />

la sua carriera: dopo un diploma al liceo classico<br />

e dopo aver frequentato un po’ Scienze pol<strong>it</strong>iche,<br />

ha dato v<strong>it</strong>a con un gruppo di amici al Fez, un<br />

movimento artistico-musicale che ha avuto<br />

rilevanza internazionale.<br />

12 PUGlia ViNCENtE?<br />

Perché vivi ancora a Bari?<br />

Qui si sta bene, è una c<strong>it</strong>tà a dimensione d’uomo.<br />

Il quartiere dove ab<strong>it</strong>o non è stato depredato<br />

dall’edificazione selvaggia, è libero dal cemento.<br />

Dalla mia finestra non vedo palazzi, la mattina<br />

vedo solo l’azzurro del cielo. E poi Bari è al centro<br />

di luoghi splendidi: basta fare piccoli trag<strong>it</strong>ti in<br />

macchina per trovarsi in Valle d’Itria, in Salento,<br />

sul Gargano o in Calabria.<br />

Ab<strong>it</strong>i vicino Punta Perotti, il complesso di<br />

palazzi abbattuto nel 2006.<br />

Punta Perotti è stato uno scandalo: un esempio


dell’edilizia cieca che bada solo ai propri<br />

interessi. Il lungomare sud barese è vuoto: non<br />

si è mai costru<strong>it</strong>o perché ci si è espansi verso<br />

l’entroterra. Poteva essere quindi l’inizio di una<br />

trasformazione in pos<strong>it</strong>ivo, bastava avere un po’<br />

di cura e attenzione per lo skyline.<br />

Come è nato il Fez?<br />

È stato un fatto casuale, basato sull’entusiasmo<br />

mio e di una cerchia di amici. Bari non ha mai<br />

offerto condizioni particolarmente favorevoli da<br />

questo punto di vista. Il Fez è stato completamente<br />

autoprodotto e autogest<strong>it</strong>o. Si voleva creare<br />

qualcosa di nuovo. Abbiamo cambiato il modo<br />

di accogliere le persone nei locali, dai prezzi al<br />

genere di servizio offerto. Si respirava per la<br />

prima volta un’aria internazionale. Per sei anni<br />

abbiamo organizzato eventi senza finanziamenti<br />

da parte del Comune, poi quando sono arrivati<br />

è nato un festival. E comunque non ci siamo<br />

mai mossi in base a cr<strong>it</strong>eri economici, ma solo<br />

seguendo la nostra passione. Le prime serate<br />

si sono tenute nell’autunno del 1990, l’ultimo<br />

appuntamento lo abbiamo organizzato nel 2003.<br />

Perché il Fez è nato proprio in quegli anni?<br />

Forse per le condizioni culturali favorevoli<br />

dell’epoca, a partire dal teatro Petruzzelli<br />

al massimo dello splendore alla fine degli<br />

anni ‘80?<br />

Certo, l’atmosfera era favorevole, ma noi<br />

eravamo al di fuori di quel circu<strong>it</strong>o. È chiaro<br />

però che allora si respirava un’aria decisamente<br />

migliore rispetto a oggi.<br />

Cosa pensi di tutti i problemi sorti intorno<br />

alla riapertura del Petruzzelli?<br />

E cosa devo pensare? Che c’è una famiglia (i<br />

proprietari del teatro, ndc) che tiene in ostaggio<br />

un’intera c<strong>it</strong>tà per i propri interessi privati.<br />

L’attuale v<strong>it</strong>a culturale di Bari è<br />

paragonabile a quella che si viveva ai tempi<br />

del Fez?<br />

No, assolutamente no! Quello che è accaduto con<br />

il Fez non si è più ripetuto. Quando nasce un<br />

movimento artistico-culturale così importante,<br />

non si può ripetere. Sono cose che accadono una<br />

volta ogni tanto.<br />

Cosa è rimasto oggi del Fez?<br />

Il Fez ha seminato tanto non per la c<strong>it</strong>tà di Bari,<br />

ma per qualcosa di più grande. Sono cresciuti<br />

musicisti anche di livello internazionale: Fabrizio<br />

Bosso, Gianluca Petrella, Gaetano Partipilo,<br />

Mirko Signorile, Rosalia De Souza, Stefania<br />

Dipierro, Alberto Parmegiani, Fabio Accardi...<br />

Essere meridionale ha influ<strong>it</strong>o nella tua<br />

carriera? È stato un valore aggiunto,<br />

un ostacolo da superare, un particolare<br />

ininfluente?<br />

Sicuramente non è stato ininfluente. È stato un<br />

po’ penalizzante all’inizio, perché siamo part<strong>it</strong>i<br />

da Bari, quindi ai margini della scena nazionale.<br />

Essere meridionale vuol dire però avere un<br />

background culturale importante, vuol dire<br />

avere un certo modo di sentire le cose. Cerco però<br />

di trascendere gli aspetti levantini più negativi<br />

come il qualunquismo. Del resto, vivo in una<br />

dimensione internazionale. Mi conoscono come<br />

<strong>it</strong>aliano, non come meridionale.<br />

Nei tuoi lavori hai sempre coinvolto<br />

musicisti con cui sei cresciuto e pugliesi<br />

come te, come ad esempio Petrella e<br />

Partipilo nell’ultimo disco. C’è una precisa<br />

scelta di suonare con artisti della tua<br />

terra?<br />

No. Sono semplicemente gli artisti con cui ho<br />

condiviso il mio percorso. Con loro ho lavorato<br />

per anni. È naturale che cerchi di avere sempre<br />

la loro collaborazione. Scegliere i musicisti in<br />

base alla loro provenienza è sbagliato dal punto<br />

di vista artistico. È un atteggiamento...<br />

...Pol<strong>it</strong>ico?<br />

Sì, pol<strong>it</strong>ico.<br />

Il tuo s<strong>it</strong>o Internet è stato appena rinnovato.<br />

Nella home page c’è un fumetto che ti<br />

vede protagonista. Si tratta di un nuovo<br />

progetto?<br />

No, è un progetto vecchio: il mio s<strong>it</strong>o personale<br />

doveva essere così dall’inizio, ora lo abbiamo<br />

sistemato. Il fumetto è di Giuseppe Palumbo<br />

(materano, ndc), uno dei migliori disegnatori<br />

<strong>it</strong>aliani in circolazione, autore di alcuni numeri<br />

di Diabolik. Sul s<strong>it</strong>o abbiamo pubblicato una<br />

prima storia (il t<strong>it</strong>olo è La Rosa e la Cenere), ne<br />

seguirà forse un’altra, poi non si sa..<br />

Sei mai stato contattato per la Notte della<br />

Taranta?<br />

In Salento ho tantissimi amici e ci vado sempre<br />

volentieri. Ma non sono stato mai coinvolto<br />

nella Notte della Taranta. Un giorno potrebbe<br />

succedere, magari se si esce da una certa logica<br />

legata più al rock.<br />

Ludovico Fontana<br />

PUGlia ViNCENtE? 13


PUGlia CHE ViNCE<br />

NoN Si CaMbia<br />

C’è crisi, c’è crisi dappertutto, dicono i musicisti<br />

e gli analisti, gli economisti e gli uomini della<br />

strada. C’è chi professa ottimismo come stile di<br />

v<strong>it</strong>a e spera che questo possa, allo stesso tempo,<br />

rappresentare una panacea di tutti i mali. C’è<br />

chi ha paura, chi legge i dati e si spaventa, chi<br />

suona allarmi mai abbastanza rumorosi per<br />

essere recep<strong>it</strong>i.<br />

E c’è la Puglia. Una regione che cresce. Cresce<br />

a livello di immagine, grazie anche ad alcune<br />

fortunate coincidenze che hanno portato valore<br />

alle nostre meraviglie. Il caso Salento è un mix<br />

di azioni di marketing e capac<strong>it</strong>à di aver saputo<br />

cogliere la “moda” in campo turistico: e così ci<br />

r<strong>it</strong>roviamo ad accogliere più turisti, anno dopo<br />

anno, mentre il resto d’Italia langue.<br />

La Puglia cresce a livello economico: i dati sul PIL<br />

(+1,8% nel 2007, più della Lombardia, più della<br />

media delle regioni del Sud Italia) possono non<br />

rappresentare un indicatore incontrovertibile,<br />

ma paradossalmente acquistano più valore<br />

ora che i meno sono ben più frequenti dei più<br />

sulle borse e sui bilanci che al momento della<br />

loro pubblicazione. E cresce a livello culturale,<br />

dove la cultura non è l’etichetta con cui si tende<br />

ad annoverare l’insieme di quelle attiv<strong>it</strong>à che<br />

14 PUGlia ViNCENtE?<br />

dilettano un certo tipo di pubblico, sol<strong>it</strong>amente<br />

di estrazione sociale medio-alta, ma è l’indicatore<br />

di una maturata coscienza artistica e sociale.<br />

C’è il Controfestival, un vero e proprio<br />

viaggio che ogni anno la c<strong>it</strong>tà di Bari percorre<br />

all’interno della propria produzione musicale.<br />

La formula tradizionale prevedeva <strong>48</strong> ore di<br />

concerti ininterrotti, 96 band pronte a darsi<br />

il cambio sullo stesso palco, per una rassegna<br />

aperta al pubblico, sempre, gratu<strong>it</strong>amente. Ma<br />

quest’anno, alla settima edizione, Controradio<br />

(organizzatore dell’evento) ha deciso di cambiare<br />

registro, mobil<strong>it</strong>ando il centro c<strong>it</strong>tadino con sette<br />

giorni di appuntamenti che riguardano non solo<br />

la musica ma anche il cinema e la fotografia.<br />

Dal 7 al 13 <strong>dicembre</strong>, dal Fortino al Cube, con<br />

eventi di grande prestigio (Puglia Night Parade<br />

in primis), Bari verrà piacevolmente stravolta,<br />

i performer potranno metterla alla prova grazie<br />

all’interazione con un pubblico ben più vasto<br />

ed eterogeneo rispetto alle annate precedenti.<br />

(www.myspace.com/controradio).<br />

È questo il senso della Puglia vincente: la<br />

voglia di provarci. È quella che ha spinto Silvio<br />

Maselli a prendere le redini di Apulia Film<br />

Commission (www.apuliafilmcommission.<strong>it</strong>), è


quella che ha spinto la Regione Puglia a investire<br />

fondi pubblici per la promozione del cinema<br />

nella nostra regione. È la razionalizzazione<br />

di un’intuizione: la Puglia vince perché ha più<br />

di un vantaggio compet<strong>it</strong>ivo, il cinema può<br />

diventare il principale strumento perché il resto<br />

d’Italia (e non solo) ne sia consapevole. La Puglia<br />

vince perché vincono i pugliesi. Ed è proprio<br />

questo il grande segreto di questa ist<strong>it</strong>uzione:<br />

aggiungere valore, e non solo economico. Da I<br />

Galantuomini di Edoardo Winspeare, mattatore<br />

a Roma, a Il passato è una terra straniera, film<br />

tratto dall’omonimo libro di Gianrico Carofiglio,<br />

passando per l’ultimo lavoro di Lina Wertmuller<br />

fino ad arrivare a Maria non gli piace,<br />

produzione <strong>it</strong>alo-tedesca realizzata proprio nella<br />

nostra regione grazie al sovvenzionamento della<br />

nostra Film Commission, capace in un anno di<br />

ridurre fortemente il gap con l’analoga struttura<br />

piemontese. E chissà che non possa ambire al<br />

ruolo di migliore Commission d’Italia, magari<br />

grazie alla realizzazione (in corso) dei cineporti,<br />

veri e propri luoghi di accoglienza per le troupe<br />

ed elaborazione per scr<strong>it</strong>tori, sceneggiatori,<br />

registi ed attori.<br />

La Puglia vince, e vince anche part<strong>it</strong>e difficili,<br />

dove l’avversario è scorretto nella migliore<br />

delle ipotesi, subdolo, silenzioso e feroce nella<br />

peggiore. La Puglia sa portare centomila<br />

persone in piazza per dire no alla criminal<strong>it</strong>à<br />

organizzata, come ha fatto il 15 marzo <strong>2008</strong>,<br />

a Bari, in una manifestazione promossa da<br />

Libera, organizzazione guidata da Don Luigi<br />

Ciotti e nata proprio allo scopo di sollec<strong>it</strong>are la<br />

società civile sui temi della lotta alle mafie. E<br />

lo sa fare perché esistono realtà come ALNRC<br />

(Agenzia per la Lotta Non Repressiva alla<br />

Criminal<strong>it</strong>à). L’obiettivo di questa struttura<br />

del Comune di Bari è costruire una strategia<br />

stabile, coerente e sistematica di prevenzione<br />

dei fenomeni criminosi attraverso misure<br />

che proteggano quelle fasce di popolazione<br />

maggiormente esposte al rischio di “cooptazione”<br />

da parte dei gruppi mafiosi. ALNRC vince<br />

perché coordina assistenti sociali e poliziotti,<br />

presidi e magistrati, amministrazione comunale<br />

e dirigenti delle carceri.<br />

La Puglia vince perché non ha paura. Forse non<br />

vince sempre, forse non tutti saranno d’accordo<br />

sul fatto che la Puglia è vincente, ma chissà cosa<br />

succederebbe se questi tre esempi diventassero<br />

un modello e un’ispirazione per tutti noi.<br />

Berardino Amenduni<br />

UN GENio<br />

EXtralarGE<br />

In poche settimane i salentini Gianluca De<br />

Rubertis e Alessandra Contini, noti con il poco<br />

ambizioso nome de Il Genio (loro dicono “meglio<br />

che chiamarsi I deficienti”) hanno iniziato a<br />

spopolare con il loro singolo Pop Porno. Dal tam<br />

tam su myspace e youtube (dove in moltissimi si<br />

sono cimentati in una parodia del video sul tavolo<br />

da biliardo) si è passati in fretta alla televisione.<br />

Da Simona Ventura e Quelli che il calcio (dove<br />

anche il sex simbol Costantino ha canticchiato<br />

il brano) al Maurizio Costanzo Show, da Le<br />

Invasioni Barbariche a Scalo 76, solo per c<strong>it</strong>arne<br />

alcune, il duo è sempre più presente in video.<br />

Ma Il Genio non è solo un singolo. L’omonimo cd,<br />

già prodotto dalla Disastro Records, è approdato<br />

ad una major (Universal) ed in questi giorni è<br />

in distribuzione con la rivista XL. Davvero non<br />

male per un progetto nato per gioco nella casa<br />

milanese dei due amici e cresciuto nel corso<br />

degli ultimi due anni attraverso concerti e nuove<br />

registrazioni. De Rubertis (protagonista insieme<br />

alla sorella Matilde negli Studio Davoli) propone<br />

una dozzina di brani che funzionano, frutto di un<br />

gioco ma fatto con intelligenza. Un altro pezzo<br />

della Puglia e del Salento che questo giornale<br />

orgogliosamente racconta da circa cinque anni.<br />

Una Puglia da esportazione della quale a volte ci<br />

si dimentica. Anche se è un Pop Porno. (pila)<br />

PUGlia ViNCENtE? 15


FiNE PENa Moi!<br />

Dai film sulla Sacra Corona Un<strong>it</strong>a alla Puglia dei<br />

veleni, gli artisti raccontano un’altra regione<br />

Nel <strong>2008</strong> due dei migliori registi della terra<br />

salentina, Edoardo Winspeare e Davide<br />

Barletti (in coppia con il romano Davide Conte)<br />

hanno firmato due film molto diversi ma con uno<br />

stesso sfondo comune. Galantuomini e Fine pena<br />

mai raccontano storie ambientate a cavallo tra<br />

gli anni ‘80 e ‘90 nel periodo più fecondo della<br />

Sacra Corona Un<strong>it</strong>a. La quarta mafia, meno<br />

celebre di quelle siciliana, calabrese e campana<br />

(tornata prepotentemente alla ribalta dopo il caso<br />

Gomorra) ha infestato molti comuni di questa<br />

terra fino ad allora incontaminata.<br />

Nel corso degli ultimi anni si era pensato che la<br />

malav<strong>it</strong>a organizzata, almeno da questa parte,<br />

fosse stata completamente debellata, grazie<br />

all’impegno della magistratura e delle forze<br />

dell’ordine, grazie alla mobil<strong>it</strong>azione generale<br />

scatenata anche in segu<strong>it</strong>o alle stragi dei primi<br />

anni ‘90. Lecce e il Salento hanno vissuto i<br />

maxiprocessi, le aule bunker, i morti ammazzati<br />

per strada, la violenza, le bombe.<br />

Nel 2001/2002 gli ultimi gravi episodi di sangue<br />

nel capoluogo sembravano aver messo la parola<br />

fine. E invece, qualcosa sembra accadere.<br />

Fine Pena Mai e i Galantuomini (come in un certo<br />

senso erano stati la Capagira e Mio Cognato del<br />

barese Alessandro Piva) cercano di fare luce<br />

su quel periodo, o almeno iniziano un percorso,<br />

mentre non si fermano le attiv<strong>it</strong>à criminali che<br />

si trasformano, cambiano, vanno sottobosco.<br />

Qualche mese fa poi a Gallipoli accade quello che<br />

non ti aspetti, un boss, da poco usc<strong>it</strong>o dal carcere,<br />

Salvatore Padovano, nel frattempo diventato<br />

anche scr<strong>it</strong>tore, viene ucciso nella sua pescheria<br />

in riva al mare. E si ripensa agli anni ‘80, al<br />

sangue, alla violenza.<br />

E poi c’è il lato oscuro di un terr<strong>it</strong>orio (quello<br />

che nel maggio 2007 avevamo chiamato The<br />

dark side of the sud) che in questi anni forse ha<br />

deciso di mettere i suoi problemi da parte, di<br />

nasconderli come si fa con la polvere, sotto un<br />

tappeto. Ma i problemi restano lì intatti. Così<br />

anche i Sud Sound System hanno deciso di<br />

mettere la loro faccia su un manifesto (la foto la<br />

vedete in alto a sinistra) e di combattere un’altro<br />

Salento e un’altra Puglia, quella dei veleni,<br />

quella dell’inquinamento, dell’Ilva di Taranto,<br />

della centrale di Cerano, degli strani incener<strong>it</strong>ori,<br />

delle polveri sottili che, secondo i dati diramati da<br />

alcuni oncologi (il professor Serravezza su tutti)<br />

ma sment<strong>it</strong>i da altri, stanno facendo ammalare i<br />

salentini più del dovuto.<br />

Gli artisti si muovono. A Taranto, da anni,<br />

Alessandro Langiu porta avanti, a teatro e<br />

con i libri, una sua personale battaglia che sta<br />

diventando battaglia di molti. Barletti, oltre al<br />

film, ha firmato anche un documentario sulla<br />

Scu, Diario di uno scuro, in onda in questi giorni<br />

su Sky - Cult.<br />

Caparezza ha lanciato la sua h<strong>it</strong> (anche dal<br />

palco della Notte della Taranta) Vieni a ballare<br />

in Puglia che ha scatenato numerose polemiche.<br />

Insomma non è una Puglia solo vincente quella<br />

che stiamo costruendo, è una Puglia che ha pochi<br />

collegamenti aerei, dimenticata dai grandi traffici<br />

(ma ricordata da altri), una Puglia dove si muore<br />

(e molto) sui cantieri, dove la pol<strong>it</strong>ica in molti<br />

settori è ancora freno e non volano di sviuluppo.<br />

Una Puglia che spesso perde. Una Puglia<br />

che spesso vince. L’importante è osare e non<br />

accontentarsi di un inutile pareggio.<br />

Pierpaolo Lala<br />

PUGlia ViNCENtE? 17


MUSiCa<br />

18


MoltHENi<br />

È usc<strong>it</strong>o I segreti del corallo nuovo<br />

cap<strong>it</strong>olo della storia musicale di<br />

Umberto Giardini in arte Moltheni,<br />

un artista complesso per l’intens<strong>it</strong>à<br />

e la tavolozza di emozioni dalla quale<br />

sa attingere per comporre canzoni<br />

preziose come gemme.<br />

V<strong>it</strong>a rubina è una di quelle canzoni<br />

da conservare, quei piccoli gioielli<br />

di sincer<strong>it</strong>à, poesia, e malinconia<br />

capaci di emozionare. Un biglietto<br />

da vis<strong>it</strong>a che ci presenta un Moltheni<br />

più intenso che mai. La progressione<br />

musicale dell’album è trascinante,<br />

affiatata al mood che pervade le sue<br />

canzoni, intrisa di una psichedelia<br />

pinkfloydiana nella parentesi<br />

strumentale Che il destino possa<br />

riunire ciò che il mare ha separato. La<br />

poetica di Umberto Giardini è sempre<br />

coperta da un velo d’ombra, esplora<br />

zone dolorose, indaga i rapporti, il<br />

passato e raramente offre soluzioni.<br />

Questo è il grande dono di Moltheni<br />

quello di essere immediatamente<br />

confidente, vicino e per questo quasi<br />

disarmante, la sua scr<strong>it</strong>tura sa essere<br />

cruda come evocativa. Dopo le prime<br />

battute il disco sembra d’improvviso<br />

chiudersi in se stesso, cercare ancora<br />

più intim<strong>it</strong>à, ecco che le tess<strong>it</strong>ure<br />

musicali si fanno semplici come nel<br />

suo precedente ep. I segreti del corallo<br />

è la conferma di un artista che segue<br />

una strada che porta dr<strong>it</strong>ta al cuore.<br />

Abbiamo fatto qualche domanda a<br />

Moltheni...<br />

Cosa si nasconde nel corallo,<br />

o cosa nasconde il corallo, c’è<br />

sempre qualcosa nei t<strong>it</strong>oli dei<br />

tuoi album che lascia spazio alle<br />

interpretazioni e resta sospeso.<br />

Cos’è per te la memoria del<br />

corallo?<br />

Nel corallo si nasconde tutto ciò che va<br />

nascosto. L’uomo vive perennemente<br />

nel segreto, meraviglioso quello<br />

dell’amore quando accade sublime<br />

quello della conoscenza e della<br />

sapienza, che si svela solo se occorre.<br />

Per me la memoria del corallo è<br />

come fermarsi in mezzo al traffico<br />

autostradale, scendere dall’auto<br />

e camminare verso un nulla, forse<br />

migliore.<br />

Musicalmente il disco gioca con<br />

vari registri, è attraversato da un<br />

bellissimo strumentale e sembra<br />

arrivare all’osso della musica,<br />

per lasciare spazio ai sentimenti,<br />

all’espressione. Come hai visto<br />

nascere e crescere il suono di<br />

questo disco?<br />

L’ho vissuto così mentre nasceva, come<br />

modellare una creatura senza averla<br />

neppure lontanamente immaginata.<br />

Un suono naturale, pensato, ma in<br />

ver<strong>it</strong>à ottenuto aspettando che le cose<br />

accadessero... lavorandoci.<br />

Hai inser<strong>it</strong>o due brani già presenti<br />

in Splendore terrore del 2005,<br />

regalandogli un nuovo vest<strong>it</strong>o.<br />

Perché questa scelta?<br />

Perché sono due brani straordinari, e<br />

perché mer<strong>it</strong>avano un nuovo vest<strong>it</strong>o<br />

così come appaiono nelle performance<br />

live, dei tour precedenti e di quello<br />

attuale.<br />

La copertina e parte del disco<br />

è una dedica all’amore, ce ne<br />

parli?<br />

La cover e l’interno del packing è<br />

caratterizzata da due visi di donne<br />

sconosciute degli ‘30 e ‘40. Donne<br />

che dovevano essere ricordate anche<br />

solo per il loro sguardo delicato,<br />

perso nell’amore e nel suo significato.<br />

(O.P.)<br />

MUSiCa 19


MaSSiMo VolUME<br />

Intervista a Emidio Clementi<br />

Nel 1993, di r<strong>it</strong>orno da Bologna, un amico<br />

mi portò in dono un vinile pubblicato dalla<br />

Underground Records. Il nome della band che lo<br />

aveva inciso era Massimo Volume, la copertina<br />

raffigurava un uomo coi baffi disteso in una<br />

vasca da bagno piena di schiuma e il t<strong>it</strong>olo<br />

dell’album era Stanze. Ricordo ancora l’effetto<br />

che mi fece il primo ascolto, l’impatto del suono<br />

e dei testi declamati da Emidio Clementi: un<br />

esordio aggressivo che usava la lingua <strong>it</strong>aliana<br />

in un periodo di anglofonìa diffusa; una raccolta<br />

di short stories da ascoltare – appunto – alzando<br />

20 MUSiCa<br />

foto di Massimo Spadotto<br />

il volume al massimo.<br />

Abol<strong>it</strong>o il confine netto fra musica e letteratura,<br />

il gruppo convogliava la lezione di Patti Sm<strong>it</strong>h,<br />

Jim Carroll, Lou Reed in uno stile personalissimo<br />

destinato a maturare nel tempo. A quel lavoro<br />

sarebbero segu<strong>it</strong>e altre tre usc<strong>it</strong>e: Lungo i<br />

bordi (1995); Da qui (1997) e Club Privé (1999),<br />

quindi un periodo di sonno, almeno per la sigla<br />

Massimo Volume che oggi riprende quel discorso<br />

interrotto agli inizi del 2002 e si riaffaccia alle<br />

scene con un tour, probabile preludio a un quinto<br />

disco. Bentornati.


Nel 1997 Club Privé chiuse un primo<br />

ciclo della vostra storia con la frase<br />

“Chiameremo nuovi numeri e avremo altri<br />

nomi”; oggi siete tornati insieme dopo<br />

diverse esperienze come solisti, tutte a mio<br />

avviso influenzate in qualche modo dallo<br />

spettro dei Massimo Volume. Come è stato<br />

r<strong>it</strong>rovarsi il primo giorno in sala prove e<br />

poi sul palco?<br />

Più facile del previsto. I brani sono tornati a<br />

galla in fretta e con la stessa intens<strong>it</strong>à di un<br />

tempo. Poi, una volta sul palco, è stato molto<br />

emozionante r<strong>it</strong>rovarsi di fronte a un pubblico<br />

eterogeneo e affettuosissimo e ricreare dal nulla<br />

quel suono che ci è sempre appartenuto e che era<br />

ancora conservato da qualche parte, non so bene<br />

dove.<br />

So che state valutando la possibil<strong>it</strong>à di registrare<br />

un nuovo album, vi preoccupa più<br />

l’idea di rimettervi in gioco con del materiale<br />

ined<strong>it</strong>o o di affrontare un mercato discografico<br />

profondamente mutato rispetto<br />

all’ultima volta che i Massimo Volume hanno<br />

fatto uscire un disco?<br />

Sicuramente ci preoccupa di più verificare<br />

la nostra condizione creativa. Non è nostra<br />

intenzione ripartire dal 2002, anno in cui ci<br />

siamo sciolti, ma da oggi. Il fatto che il mondo<br />

discografico sia ormai agonizzante invece non<br />

è che ci tocchi più di tanto. Mi sembra che la<br />

musica continui comunque a circolare.<br />

Ed<strong>it</strong>ori ed etichette discografiche non<br />

sembrano più interessati a seguire il<br />

percorso di uno scr<strong>it</strong>tore o di un musicista<br />

per più di un paio di usc<strong>it</strong>e. Si è imposta<br />

la cultura dell’usa e getta e in generale il<br />

pubblico non sembra lamentarsi di questo<br />

andazzo deprimente. Tuttavia, il vostro<br />

r<strong>it</strong>orno sulle scene era atteso ed è stato<br />

accolto da più parti con entusiasmo. Siete<br />

fiduciosi?<br />

A volte ho come l’impressione che ed<strong>it</strong>ori e<br />

discografici abbiano poco rispetto del pubblico.<br />

Lo trattano come se fosse una massa di idioti.<br />

Pensando di venirgli incontro puntano alla<br />

mediocr<strong>it</strong>à. Ma le cose non stanno come loro<br />

pensano. Lo dimostra il fatto che un gruppo<br />

difficile come il nostro ha ampliato il suo segu<strong>it</strong>o<br />

anche dopo lo scioglimento. Il pubblico non ha<br />

voglia solo di distrarsi. Seguire i consigli di<br />

certa gente, che vorrebbe smussare e alleggerire<br />

sempre tutto in nome di una maggiore fruibil<strong>it</strong>à,<br />

per un artista è come scavarsi la fossa con le<br />

proprie mani.<br />

Copyleft letterario e free download per la<br />

musica: quali sono le vostre opinioni in<br />

mer<strong>it</strong>o?<br />

Non ho mai avuto particolare simpatia né verso<br />

le major né verso la siae. Il fatto che la musica<br />

possa essere scambiata liberamente mi sembra<br />

una grande conquista. Anche se questo porta a<br />

volte a una certa superficial<strong>it</strong>à nell’ascolto, a un<br />

overdose di possibil<strong>it</strong>à.<br />

In passato avete collaborato con Faust’o,<br />

Steve Piccolo e Manuel Agnelli in sede<br />

di produzione artistica dei vostri lavori.<br />

Come vedete oggi queste esperienze? Che<br />

rapporto avete con i vostri vecchi dischi?<br />

Personalmente di profondo affetto, anche se<br />

non li ascolto quasi mai. Lo stesso sentimento lo<br />

provo verso tutti quelli che nel corso degli anni<br />

ci hanno aiutato a mettere a fuoco le nostre idee.<br />

Sono molto contento di avere collaborato con<br />

loro, artisti che ho sempre stimato e da cui ho<br />

imparato molte cose.<br />

Portereste un po’ di elettronica nel vostro<br />

suono attuale?<br />

Non credo. Ma non avendo ancora cominciato a<br />

lavorare al nuovo disco, non posso escluderlo a<br />

priori.<br />

Nel 2000 avete composto brani per la<br />

colonna sonora di Almost Blue di Alex<br />

Infascelli, quest’anno il Museo del Cinema<br />

di Torino vi ha proposto di sonorizzare dal<br />

vivo La Chûte de la Maison Usher di Jean<br />

Epstein; vi interessa ancora scrivere per il<br />

cinema? Con chi vi piacerebbe collaborare<br />

in futuro?<br />

Credo che la nostra musica si adatti bene alle<br />

immagini, ma il mondo del cinema è così chiuso<br />

in sé stesso, così asf<strong>it</strong>tico, che non ci spero più<br />

di tanto in una collaborazione futura. Guarda<br />

gli autori delle colonne sonore. Sono sempre<br />

quelli. Ma vale il discorso di prima. Sono pochi<br />

i produttori che hanno voglia di sperimentare<br />

qualcosa di nuovo. Sono come i piccioni. Una<br />

volta che se ne alza uno, tutti gli altri lo seguono,<br />

altrimenti restano a beccare le briciole sullo<br />

stesso angolo di marciapiede.<br />

Nino G. D’Attis<br />

MUSiCa<br />

21


Marta SUi tUbi<br />

Si int<strong>it</strong>ola Sushi e Coca il terzo disco dei Marta<br />

Sui Tubi, eclettica e spiazzante creatura guidata<br />

dai siciliani Carmelo Pip<strong>it</strong>one e Giovanni Gulino.<br />

Il nuovo disco della band, part<strong>it</strong>a come duo ed<br />

arrivata ad essere un quartetto con l’ingresso<br />

in pianta stabile di Ivan Paolini alla batteria e<br />

in ultimo di Paolo Pischedda al piano, segna un<br />

ulteriore passo in avanti sia in termini di scr<strong>it</strong>tura<br />

che di arrangiamenti e produzione. L’aggiunta<br />

del piano in particolar modo, ha arricch<strong>it</strong>o<br />

profondamente queste nuove canzoni, sempre<br />

corrosive dal punto di vista lirico, ancora più<br />

deviate e trasversali dal punto di vista musicale.<br />

Inoltre, con Sushi e Coca il gruppo inaugura la<br />

propria label Tamburi Usati, l’anagramma di<br />

Marta Sui Tubi. Quello che segue è il resoconto<br />

di una chiacchierata telefonica con Giovanni<br />

Gulino, voce del gruppo, che il prossimo 20<br />

<strong>dicembre</strong> sarà a Bari, per un’unica (per ora) data<br />

pugliese.<br />

Ho l’impressione che intorno a Sushi e<br />

Coca ci sia molto interesse, anche al di<br />

22 MUSiCa<br />

fuori dell’amb<strong>it</strong>o indie, e auspico che possa<br />

creare una breccia nella canzone <strong>it</strong>aliana,<br />

invero un po’ statica. Come state vivendo<br />

queste attenzioni?<br />

Non so, per noi è un buon periodo ma non riesco<br />

ad avere l’oggettiv<strong>it</strong>à giusta per dirti se le cose<br />

stanno effettivamente in questo modo. Se vedi<br />

le cose dal di dentro non hai gli elementi né<br />

l’esatta percezione delle cose per capire quello<br />

che ti accade intorno. Certo, è un momento molto<br />

bello e il pubblico è sempre più numeroso però,<br />

insomma, ancora non siamo diventati ricchi…<br />

(ride)<br />

Il disco esce per la label Tamburi Usati,<br />

anagramma del vostro nome. Un bel modo<br />

per dichiararsi indipendenti?<br />

Si, ma senza sbandierare i vessilli di<br />

indipendenza. Semplicemente abbiamo fatto<br />

due calcoli e ci siamo resi conto che ci conveniva<br />

così. Abbiamo vagliato diverse proposte ma<br />

non ci convincevano nel senso che, oltre a voler<br />

mantenere la nostra liberta artistica, ci premeva


mantenere un prezzo del disco basso. Cosa che<br />

con il lavoro precedente non ci è riusc<strong>it</strong>a visto<br />

che c’era una struttura che ci promuoveva e che<br />

doveva trarne, anche giustamente, un guadagno.<br />

Quindi ci siamo trovati il disco a 20 euro nei<br />

negozi e ‘sta cosa ci ha veramente massacrato.<br />

L’autoproduzione ci ha permesso di vendere<br />

Sushi e Coca alla metà.<br />

Altra nov<strong>it</strong>à importante è l’ingresso del<br />

pianista Paolo Pischedda, il vostro fonico,<br />

in pianta stabile nel gruppo. Un ingresso<br />

‘pesante’, visto che molti pezzi sono<br />

caratterizzati dal pianoforte. Una scelta<br />

coraggiosa per un gruppo minimale come<br />

il vostro…<br />

Si, per me è un dovere il sapersi rinnovare e il non<br />

ripetersi e questo passa anche per l’ampliamento<br />

della formazione. Ultimamente dal vivo stiamo<br />

suonando con un violoncellista. È importante<br />

che ci siano più teste, che ti aiutino ad elaborare<br />

al meglio le idee. Paolo è un musicista eccellente<br />

e ha giocato un ruolo fondamentale. Con Paolo<br />

continuiamo ad avere un sound riconoscibile,<br />

acustico e robusto, ma con in più questi interventi<br />

di pianoforte che raramente viene suonato in<br />

maniera tradizionale…<br />

Mi è cap<strong>it</strong>ato spesso di apprezzare il sound<br />

di alcuni dischi e poi scoprire che erano<br />

stati registrasti alle Officine Meccaniche,<br />

come nel caso di Sushi e Coca. Come è stato<br />

per voi avere a disposizione questo studio?<br />

Beh, le Officine Meccaniche sono un posto<br />

davvero particolare. Trovi tutta la tecnologia di<br />

questo mondo, ma in chiave vintage, analogica.<br />

Anche la struttura in sé è affascinante… una<br />

vecchia balera riadattata… ed è molto rock’n’roll.<br />

Nel mese che abbiamo passato in studio abbiamo<br />

incontrato un po’ di personaggi. C’erano i Klaxons<br />

che suonavano nella sala accanto alla nostra e<br />

noi li guardavamo un po’… schifati… (ride)<br />

… con la giusta dose di snobismo…<br />

Esatto! Abbiamo passato un bellissimo<br />

pomeriggio in compagnia di Gary Lucas, il<br />

ch<strong>it</strong>arrista coautore di Grace di Jeff Buckley.<br />

Noi eravamo lì a cazzeggiare e c’era questo<br />

americano un po’ sfatto… abbiamo chiacchierato<br />

un po’. Gli ho chiesto con chi avesse suonato e<br />

lui mi ha detto “conosci Jeff Buckley?”…(ride). E<br />

poi vabbè, tanti altri personaggi nostrani come<br />

Capossela, Silvestri, Baustelle. Tornando alle<br />

Officine, è un posto bellissimo ed è gest<strong>it</strong>o da<br />

Mauro Pagani che è un grande uomo e un grande<br />

musicista. Siamo finalmente riusc<strong>it</strong>i a registrare<br />

un disco che rispecchia il nostro modo di suonare<br />

dal vivo. In passato ci avevamo provato senza<br />

riuscirci.<br />

Passando ai testi, che sono un elemento<br />

essenziale per i Marta, ho l’impressione che<br />

la scr<strong>it</strong>tura sia un po’ mutata… la trovo più<br />

aspra, spigolosa…<br />

Non so, il disco rispecchia molto il periodo<br />

immediatamente precedente alla registrazione.<br />

Non mi sembra che la scr<strong>it</strong>tura sia mutata<br />

di molto. Potremmo dire che invecchiare ti fa<br />

diventare più bastardo e allora in quel senso<br />

magari si, è un po’ più aspra. Avevamo l’urgenza<br />

di comunicare determinate cose e dirle con una<br />

certa veemenza, per cui certe canzoni sono un po’<br />

cattive, dirette.<br />

Parlando di Sicilia, qualche tempo<br />

fa avete partecipato al doppio cd del<br />

manifesto 26 Canzoni per Peppino Impastato,<br />

nel quale avete musicato una sua poesia.<br />

Mi racconti quell’esperienza che ci ha<br />

svelato l’incredibile sensibil<strong>it</strong>à artistica di<br />

Peppino?<br />

Anche per noi è stata una rivelazione. Dopo la<br />

riscoperta, grazie al film I Cento Passi, Peppino<br />

è diventato un simbolo della lotta contro il potere<br />

mafioso. Poi una cosa di non poco conto è che<br />

Peppino è nato e vissuto ad una sessantina di km<br />

da casa mia dunque ho potuto ben immaginare<br />

il contesto nel quale si muoveva e questo ce lo<br />

ha fatto sentire naturalmente molto vicino.<br />

Recentemente abbiamo avuto la possibil<strong>it</strong>à di<br />

conoscere il suo grande amico Moffo che ci ha<br />

raccontato tante cose su Peppino. Ci ha anche<br />

confermato che il film I Cento Passi si basa su<br />

una visione molto romanzata della sua v<strong>it</strong>a.<br />

Tutto sommato una cosa normale e non intacca<br />

minimamente e il coraggio e la grandezza del suo<br />

insegnamento. Tornando al cd, ricevemmo una<br />

telefonata da Giuseppe (Fontanella, ch<strong>it</strong>arrista<br />

dei 24 Grana e direttore artistico del progetto,<br />

ndr.) che ci prospettò l’idea di questo tributo. Per<br />

noi è stato bellissimo, una sorta di full immersion<br />

nella sicilian<strong>it</strong>à. Le poesie di Peppino trasudano<br />

sicilian<strong>it</strong>à.<br />

Cos’è la sicilian<strong>it</strong>à?<br />

Per me è una specie di particolare e intima<br />

gestione del silenzio, che porta a considerazioni<br />

e comportamenti a volte spropos<strong>it</strong>ati ma spesso<br />

genuini, nel bene e nel male.<br />

Ilario Galati<br />

MUSiCa 23


FraNZiSKa<br />

Con più di dieci anni alle spalle i Franziska sono<br />

sicuramente una delle band reggae <strong>it</strong>aliane più<br />

conosciute all’estero. dopo due anni ricchi di<br />

successi e riconoscimenti ci raccontano il nuovo<br />

suono, quello del passato e quello di sempre. Per<br />

presentare Action, il loro nuovo album, abbiamo<br />

parlato con Ciccio Bolognesi, percussionista<br />

della band.<br />

Miglior band europea all’ European Contest<br />

del Rototom Sunsplash nel 2007; una tourné<br />

che ha toccato paesi come la Francia, il<br />

Belgio, l’Olanda e la Germania; il singolo<br />

The Herb che precede l’ultimo lavoro Action<br />

votato miglior brano al Global Marijuana<br />

Music Award nel <strong>2008</strong>... Insomma due anni<br />

incredibili... Ce li racconti?<br />

Esattamente, due anni incredibili… A parte<br />

i premi vinti, che sono dei riconoscimenti che<br />

danno molti stimoli, sono stati due anni di tante<br />

esperienze che ci hanno formato ancora di più<br />

come musicisti e come band e che ci hanno<br />

preparato alla registrazione di Action.<br />

L’ultimo lavoro vede osp<strong>it</strong>i del calibro<br />

di Sean Martin degli Smoke, Freddie Mc<br />

Gregor, Bunna degli Africa Un<strong>it</strong>ed... Il<br />

respiro è quello internazionale... che ci dici<br />

di queste collaborazioni?<br />

24 MUSiCa<br />

Durante gli anni si sono create molte amicizie con<br />

altri artisti, soprattutto in l’Italia, così ci siamo<br />

trovati con Bunna, ad esempio, per continuare<br />

la collaborazione iniziata con l’ultimo album di<br />

Africa Un<strong>it</strong>e, 4 Riddims 4 Un<strong>it</strong>y, su cui abbiamo<br />

realizzato due tracce. Sean Martin fa parte della<br />

famiglia Smoke, una band interamente di amici<br />

e con cui ci sono da sempre collaborazioni. Così<br />

anche per Lathly e High Priest, tutte figure dei<br />

nostri “giri”. Per Freddie McGregor la strada è<br />

stata diversa, siamo andati a trovarlo in occasione<br />

di una sua data dalle nostre parti, gli abbiamo<br />

fatto ascoltare i provini del disco nuovo, che gli<br />

sono piaciuti molto, ed il nostro ri-arrangiamento<br />

della sua Big Ship, che lo ha entusiasmato e<br />

convinto a partecipare al nostro disco. Per noi<br />

sicuramente un grandissimo riconoscimento. Mi<br />

piace anche ricordare quella schiera di musicisti<br />

che hanno dato il loro apporto alla riusc<strong>it</strong>a di<br />

questo progetto discografico.<br />

Viene riconfermata la volontà di cantare<br />

interamente in inglese. Perché?<br />

Cerchiamo di condividere dei messaggi<br />

universali, per cui cerchiamo di rivolgerci a più<br />

persone possibile in tutto il mondo, e l’inglese è<br />

la lingua che più facilmente e più direttamente<br />

ci permette di raccogliere una “massive”<br />

omogenea in tutte le parti del mondo. E poi si


adatta sicuramente meglio al nostro suono, dalla<br />

matrice molto black. E poi Roddy ha imparato il<br />

patois durante gli anni di innamoramento verso<br />

questa musica ed il suo stile è bello così, non<br />

sarebbe giusto snaturare le cose.<br />

Avete realizzato un disco che mescola<br />

sapientemente reggae, dub, new roots e<br />

dance hall in un mix che alla fine risulta<br />

potente e gradevole. Ci sveli la formula<br />

vincente dietro questa alchimia?<br />

Il segreto è fare quello che ti piace fare! Cerco di<br />

spiegarmi meglio… siamo un collettivo di ormai<br />

dieci persone che suonano questa musica per<br />

gusto personale. Siamo tutti musicisti ognuno<br />

con la propria formazione, che spazia dal jazz al<br />

latin e quant’altro, ma tutti un<strong>it</strong>i dalla passione<br />

per questa musica: il reggae. Inteso in tutte<br />

le sfaccettature che questo può avere, per cui<br />

passando da episodi più suonati e più melodici,<br />

che possiamo definire nu roots, ad atmosfere<br />

elettroniche e molto danzerecce, secondo quello<br />

che è anche lo stile dance hall contemporaneo.<br />

E poi siamo innamorati del dub, per cui non<br />

potremmo mai rinunciarci né dal vivo né in<br />

studio… per questo sono nate le bonus track<br />

del disco, tre dub version di tre pezzi dell’album<br />

in cui abbiamo sfogato i nostri istinti… E poi<br />

siamo noi per primi i fru<strong>it</strong>ori di questa musica,<br />

andiamo spesso a vedere e soprattutto ad<br />

ascoltare concerti insieme, studiamo i musicisti<br />

e gli arrangiamenti, cerchiamo di carpire quegli<br />

elementi riproducibili poi sul nostro suono e nelle<br />

nostre canzoni; ci troviamo anche spesso nelle<br />

dance hall del milanese proprio perché questa<br />

musica ci piace anche nei momenti ricreativi.<br />

Non mancano tematiche sociali piuttosto<br />

scottanti... Sinceramente, quanto c’è di<br />

riscontrabile in un contesto del tutto<br />

<strong>it</strong>aliano?<br />

Nelle nostre canzoni parliamo di quello che<br />

vediamo intorno a noi, cercando di raccontare<br />

e di parlare di valori universali. Partiamo<br />

dal nostro quotidiano per provare a capire le<br />

problematiche che affliggono il mondo in cui ci<br />

troviamo a vivere, e che dovremmo imparare a<br />

rispettare tutti un po’ di più. Il contesto è quello<br />

worldwide, ma sono tutti spunti riscontrabili<br />

anche nel nostro Belpaese. È anche importante<br />

a volte non lim<strong>it</strong>arsi a guardare solo il proprio<br />

orticello, ma capire che viviamo in un contesto<br />

sociale ben più complesso, in cui c’è bisogno<br />

dell’apporto di tutti per salvaguardare il nostro<br />

ambiente e le nostre v<strong>it</strong>e.<br />

Alessandra Caricasulo<br />

MUSiCa 25


alESSaNdro GraZiaN<br />

Tre anni dopo il suo esordio con Caduto, il<br />

cantautore padovano Alessandro Grazian torna<br />

con Indossai, sempre per la curiosa Trovarobato,<br />

etichetta che fa capo ai Mariposa. Undici tracce<br />

non banali per un cd ricco e ostico (ed è un<br />

complimento).<br />

Com’è nato questo nuovo lavoro?<br />

Il nuovo disco è nato dalla necess<strong>it</strong>à di ridefinire<br />

i miei confini. Tre anni fa, nei giorni in cui usciva<br />

il mio disco d’esordio, ho cominciato sub<strong>it</strong>o a<br />

mettere a fuoco alcune nuove idee. Indossai è<br />

un disco che fotografa un progetto di scr<strong>it</strong>tura<br />

per certi versi slegato dalla dimensione intima<br />

del precedente, inoltre ho messo a nudo le mie<br />

passioni musicali non proprio contemporanee.<br />

Quali sono le differenze tra Caduto e<br />

Indossai?<br />

Le differenze penso siano molte, anche se tra<br />

i due dischi esiste un comune denominatore.<br />

Caduto è un disco a suo modo scarso ed intimo,<br />

fondato sull’autoreferenzial<strong>it</strong>à, mentre Indossai<br />

è un disco d’impianto più sinfonico. In Indossai<br />

le urgenze di contenuto si fondono con urgenze<br />

musicali molto più forti.<br />

Le tue canzoni richiamano alla tradizione<br />

cantautorale <strong>it</strong>aliana e francese, quali sono<br />

(se ci sono) i tuoi punti di riferimento?<br />

Ho sempre ascoltato molta musica perciò i<br />

riferimenti sono molteplici. Certi generi musicali<br />

e certi autori non hanno influenzato direttamente<br />

l’estetica di quello che faccio ma sicuramente<br />

hanno contribu<strong>it</strong>o a forgiare l’att<strong>it</strong>udine con cui<br />

compongo. Ovviamente mi piace certa musica che<br />

rimanda alla vulnerabil<strong>it</strong>à, musica dai tratti più<br />

intimisti. Dovendo fare pochi nomi potrei c<strong>it</strong>are<br />

Nick Drake, Jacques Brel, Sergio Endrigo, ma<br />

adoro anche le composizioni di Ennio Morricone<br />

e le canzoni dei Beatles; inoltre da ragazzino<br />

ascoltavo rock’n roll.<br />

Una delle tue caratteristiche è<br />

rappresentata dall’uso di una lingua molto<br />

ricercata, attenta alle parole e alle figure<br />

retoriche. Come mai?<br />

Per me le parole sono importanti, sia per il<br />

contenuto che per la forma: il fatto che canto in<br />

<strong>it</strong>aliano mi spinge a scrivere qualcosa che non<br />

sia scontato e così cerco di ev<strong>it</strong>are certe soluzioni<br />

in favore di altre meno ovvie. Le parole meno<br />

comuni mi piacciono da sempre. (pila)<br />

MUSiCa<br />

27


BODIES OF WATER<br />

A Certain Feeling<br />

Secretly Canadian<br />

Osannati dalla cr<strong>it</strong>ica, i<br />

Californiani confezionano<br />

pezzi memorabili, deliziosi<br />

arrangiamenti, sfoggiano un<br />

irresistibile cantato ed un<br />

sorprendente eclettismo di<br />

forme; surfisti sulla cresta<br />

dell’onda cavalcata da neof<strong>it</strong>i<br />

come ArcadeFire o WolfParade<br />

e vecchie glorie come<br />

Morricone e Bowie, realizzano<br />

un mosaico che unisce tessere<br />

di 50 anni di rock. Uno solo è<br />

il problema: le su<strong>it</strong>e assumono<br />

spesso le dimensioni di<br />

psycho-jam sessions in cui gli<br />

azzeccatissimi giri e le melodie<br />

tendono ad essere portati alle<br />

lunghe risultando, ahimè,<br />

tediosi. Se soltanto si ev<strong>it</strong>asse<br />

qualche eccessiva ripetizione,<br />

lo spir<strong>it</strong>o delle canzoni<br />

risalterebbe nel suo splendore,<br />

come accade agli unici episodi<br />

con un compiuto senso della<br />

misura: i primi due, cinematici<br />

e multi-grav<strong>it</strong>azionali, e<br />

HeavenInACage, catarsi<br />

SonicYouth-iana segu<strong>it</strong>a da un<br />

fugace coro di pulsioni esotiche.<br />

Se si ascolta un po’ qui un po’<br />

li, è un vero capolavoro; se si<br />

ascolta tutto di un fiato, la sua<br />

magniloquenza risulta prolissa<br />

e annoia. Bravi, però.<br />

Tobia D’Onofrio<br />

28 MUSiCa<br />

SOULFLY<br />

Conquer<br />

Roadrunner Records<br />

I Soulfly sono tornati con<br />

un disco ben suonato e ben<br />

scr<strong>it</strong>to, quasi un omaggio a<br />

certe sonor<strong>it</strong>à del passato che<br />

stanno tornando alla luce.<br />

Il clima generale del disco<br />

affonda, infatti, nel death. Ben<br />

prodotto ed arrangiato, ancora<br />

cond<strong>it</strong>o da tipici stacchi roots,<br />

pur tuttavia è lo stesso death<br />

che era alla base di lavori come<br />

Arise e Chaos A.D. Ma è meglio<br />

chiarire sub<strong>it</strong>o: i Sepultura sono<br />

distanti, ma mai come questa<br />

volta sono stati così influenti<br />

sulla scr<strong>it</strong>tura delle tracce che<br />

compongono “Conquer”. Non<br />

il migliore album dei Soulfly,<br />

forse incapaci di ripetere la<br />

qual<strong>it</strong>à dei primi due lavori, ma<br />

comunque un disco piacevole<br />

da ascoltare e ben strutturato.<br />

Se poi vogliamo vederla in un<br />

altro modo… probabilmente<br />

questo è il migliore album che<br />

i Sepu non hanno mai scr<strong>it</strong>to<br />

da dieci anni a questa parte<br />

e sicuramente anch’esso farà<br />

discutere. Tutto sommato<br />

è un nuovo irrinunciabile<br />

cap<strong>it</strong>olo per tutti i fan di<br />

Max, che di certo leggeranno<br />

questa recensione dopo aver<br />

già acquistato l’album. Per gli<br />

indecisi sarà sufficiente sapere<br />

che, restando gli standard<br />

compos<strong>it</strong>ivi dell’autore sempre<br />

al di sopra della media, la vena<br />

è decisamente thrash e il piede<br />

spinge spesso sull’acceleratore.<br />

Camillo “RADI@zioni”<br />

Fasulo<br />

BORN RUFFIANS<br />

Red, Yellow and Blue<br />

Warp<br />

La Warp ha prodotto un album<br />

strumentale di art-rock che, con<br />

att<strong>it</strong>udine anarchica, mischia<br />

e rilegge ogni influenza alla<br />

luce di una brillante vivac<strong>it</strong>à.<br />

La sensibil<strong>it</strong>à folk pervade<br />

questo disco un po’ Br<strong>it</strong>ish, un<br />

po’ garage, un po’ indie.. un<br />

sound scarno e minimale alla<br />

Violent Femmes costruisce<br />

acrobatiche impalcature; una<br />

sorniona sensual<strong>it</strong>à ipnotica<br />

e r<strong>it</strong>mica, strizza l’occhio agli<br />

anni 80 dei Police (InAMirror,<br />

FoxesForever, RedElephant)<br />

e con disinvoltura dà v<strong>it</strong>a a<br />

trascinanti grooves; iniezioni<br />

di power pop ultraminimale<br />

(Hummingbird); Dylan, blue<br />

collar, roots americano con acide<br />

parti vocali (L<strong>it</strong>tleGarçon);<br />

stramberie alla Pixies, come in<br />

KurtVonnegut, dall’andamento<br />

roboante e galoppante prima,<br />

r<strong>it</strong>mico e melodico alla T.Heads<br />

dopo. Certo è vero che dove<br />

i V.Femmes puzzavano di<br />

strada, qui i Nostri puzzano<br />

ancora di latte… ma i pezzi<br />

sono contagiosi (HedonisticMe)<br />

e vi rapiranno senza dubbio<br />

alcuno. Hanno un gran<br />

talento questi quattro semplici<br />

furbacchioni canadesi. Oh,<br />

quasi dimenticavo… long live<br />

Canada!<br />

Tobia D’Onofrio


TV On The Radio<br />

Dear Science<br />

Interscope, 4AD<br />

Il collettivo multirazziale<br />

di Brooklyn<br />

è ded<strong>it</strong>o a un mix di<br />

elettronica, formato<br />

canzone, e black music.<br />

I riferimenti più<br />

prossimi sono le soundscapes<br />

di B.Eno, il pop<br />

di P.Gabriel e Bowie e<br />

l’eclettismo di Prince,<br />

ma il sound è connotato<br />

da stramberie electro,<br />

free, noise e indie-rock dagli accenti spigolosi e fragorosi, al lim<strong>it</strong>e<br />

dello shoegaze. In questo terzo cap<strong>it</strong>olo, molti angoli sono smussati,<br />

la voce è il baricentro delle canzoni e gli strumenti innalzano<br />

un wall of sound di dimensioni Spector-iane, senza risultare<br />

eccessive. La forte componente black si esprime con i linguaggi<br />

del soul, del funk e dell’hip-hop. I momenti intimisti sono viaggi<br />

interstellari (Dlz) mentre le tracce più r<strong>it</strong>miche (il break-beat di<br />

Dancing Choose) sono vortici da dancefloor. Il disco sembra concep<strong>it</strong>o<br />

per il grande pubblico, è più uniforme e compatto, forse<br />

prodotto meglio di quelli precedenti; ora andrebbe incrementato<br />

l’aspetto cantautoriale, ma trovare il pelo nell’uovo non si addice<br />

alla caratura di un grande album come questo.<br />

Tobia D’Onofrio<br />

B. FLEISCHMANN<br />

Angst is not a<br />

weltanschauung<br />

Morr music<br />

Come al sol<strong>it</strong>o Fleischmann<br />

si conferma una delle punte<br />

di diamante della Morr<br />

Music, ogni sua usc<strong>it</strong>a è un<br />

ist<strong>it</strong>uzione nel catalogo Morr,<br />

e lo è anche questo Angst<br />

Is Not A Weltanschauung:<br />

nove tracce di ottima fattura<br />

elettronica, come nella<br />

migliore tradizione dell’artista<br />

viennese. Si conferma un<br />

punto di riferimento dell’<br />

‘altra’ elettronica, ricordando<br />

chi è stata e cosa ha prodotto<br />

negli anni la Morr, se per<br />

caso qualcuno se ne fosse<br />

dimenticato, complici le<br />

ultime variabili usc<strong>it</strong>e<br />

dell’etichetta berlinese. Il t<strong>it</strong>olo<br />

è eloquente: wikipedia dice che<br />

Weltanschaunng “esprime un<br />

concetto di pura astrazione che<br />

può essere restr<strong>it</strong>tivamente<br />

tradotto con visione del<br />

mondo’’, e sicuramente il caro<br />

Fleischmann riesce a darci<br />

una visione del mondo soffice e<br />

delicata con tutte le sue tracce<br />

di classica indietronica fatta<br />

superbamente. Non esiste una<br />

traccia particolarmente più<br />

bella delle altre, sono tutte<br />

particolarmente belle nella<br />

loro divers<strong>it</strong>à. Non è l’album<br />

della matur<strong>it</strong>à, se mai, arrivati<br />

a questo punto, della matur<strong>it</strong>à<br />

né è l’abbondante conferma. Gli<br />

stili cambiano, la musica si (d)<br />

evolve i gruppi spuntano come<br />

funghi e spariscono dopo un<br />

annata, le ‘ist<strong>it</strong>uzioni’ restano.<br />

Federico Baglivi<br />

MALIKA AYANE<br />

Malika Ayane<br />

Sugar<br />

Il mondo del lavoro<br />

anglosassone si basa su<br />

un concetto: reputazione.<br />

Sol<strong>it</strong>amente ci si costruisce<br />

la reputazione attraverso le<br />

raccomandazioni, ma non<br />

nell’accezione <strong>it</strong>aliana, tutta<br />

clientelare. Le raccomandazioni<br />

di Malika Ayane (malììkaiàn<br />

è la pronuncia, e lei ci tiene a<br />

sottolinearlo sul suo Myspace),<br />

cantante milanese di origine<br />

marocchina, studentessa di<br />

Conservatorio, già voce alla<br />

Scala di Milano si chiamano<br />

Paolo Conte, Caterina Caselli,<br />

Ferdinando Arnò, Pacifico e<br />

Giuliano Sangiorgi. L’Avvocato<br />

di Asti si è dichiarato addir<strong>it</strong>tura<br />

fan di Malika, sciogliendo<br />

per una volta quell’aurea di<br />

auster<strong>it</strong>à che da sempre ne fa<br />

una sua cifra stilistica e umana;<br />

MUSiCa 29


Caterina Caselli è diventata<br />

la mammasantissima del pop<br />

<strong>it</strong>aliano: se lei sceglie, è legge.<br />

E lei ha scelto: Malika è entrata<br />

in casa Sugar. Ferdinando Arnò<br />

è il nome che forse dice meno<br />

di tutti, ma è quello che forse<br />

conoscete meglio: quando passa<br />

un automobile in tv con una<br />

bella base di sottofondo, è quasi<br />

sempre mer<strong>it</strong>o suo. Pacifico<br />

è uno dei musicisti <strong>it</strong>aliani<br />

più sottovalutati d’Italia.<br />

Giuliano Sangiorgi, leader dei<br />

Negramaro, mutua con Malika<br />

l’invest<strong>it</strong>ura della Caselli.<br />

Queste raccomandazioni non<br />

si fermano sulla carta: Paolo<br />

Conte scrive “Fandango”,<br />

Caselli e Arnò producono,<br />

Pacifico collabora in “Sospesa”,<br />

che fa capolino nelle radio<br />

da qualche mese, Sangiorgi<br />

è l’autore di “Perfetta”, il<br />

punto più alto dell’album<br />

d’esordio. Con tutte queste<br />

raccomandazioni, è quasi<br />

lapalissiano dire che stiamo<br />

parlando del migliore album<br />

pop <strong>it</strong>aliano dell’anno. Ma di<br />

gran lunga. Anche perché, ok le<br />

raccomandazioni, ma lei canta<br />

da dio.<br />

Berardino Amenduni<br />

MUNK<br />

Cloudbuster<br />

Gomma<br />

I Munk escono con questo<br />

nuovo lavoro Cloudbuster<br />

a fine <strong>2008</strong>. Si avvalgono di<br />

collaborazioni importanti, su<br />

tutte quella di Asia Argento<br />

30 MUSiCa<br />

che gli presta la voce su alcune<br />

tracce. Ma in defin<strong>it</strong>iva il disco<br />

non lascia il segno. Un insieme<br />

di generi, che a volte faticano<br />

a stare insieme. E’un pò di<br />

tutto, dalla dancefloor alla<br />

minimal con impulsi presi in<br />

prest<strong>it</strong>o dal rock, ma rischia di<br />

essere niente. Probabilmente<br />

si è rischiato, poteva andare<br />

bene sfondando un filone che<br />

potrebbe fare anche prosel<strong>it</strong>i,<br />

ma c’è il rischio che vada anche<br />

male, sfondando per l’appunto,<br />

una porta aperta e sfociando<br />

cosi nell’anonimato di centinaia<br />

di usc<strong>it</strong>e simili. Tuttavia resta<br />

un disco di ottima fattura che<br />

troverà spazio nei nostri prive<br />

d’el<strong>it</strong>e.<br />

Federico Baglivi<br />

NO AGE<br />

Nouns<br />

Sub Pop<br />

Una sparata corsa shoegaze di<br />

due minuti scarsi introduce gli<br />

enfant-prodige in casa Sub Pop.<br />

Simile l’incip<strong>it</strong> di Eraser: poi,<br />

sorprendentemente, i No Age<br />

alzano il tiro, sguinzagliando la<br />

decisa componente garage-punk<br />

che tende a connotare l’intero<br />

lavoro. Nasce una miscela<br />

esplosiva, un originale ibrido<br />

tra melodia pop, i My Bloody<br />

Valentine, il punk californiano,<br />

l’emo ed il garage. Reminiscenti<br />

dei Dinosaur Jr, talvolta emuli<br />

di artisti br<strong>it</strong>annici, i due<br />

ragazzi californiani dispensano<br />

la loro adolescenziale<br />

aggressiv<strong>it</strong>à, stemperandola<br />

con una vena creativa<br />

esplosiva e traducendola in<br />

veloc<strong>it</strong>à, rumore e parti vocali<br />

alla stregua di veri e propri<br />

anthems. Sui momenti dilatati<br />

e introspettivi prevale una<br />

propensione a contorcere le<br />

note in soniche galoppate, ed<br />

affogare in tribali e cacofonici<br />

baccanali, oppure dentro<br />

sature nuvole di rumore. Un<br />

risultato genuino e travolgente,<br />

una sincera ispirazione, un<br />

sound potente e stratificato che<br />

magicamente lascia emergere<br />

i suoi gioielli, soltando dopo<br />

ripetuti ascolti.<br />

Tobia D’Onofrio<br />

DEERHOOF<br />

Offend maggie<br />

Kill rock stars<br />

La band di San Francisco, più<br />

in forma che mai, dopo circa un<br />

anno di distanza dal precedente<br />

Friend Opportun<strong>it</strong>y, r<strong>it</strong>orna per<br />

proporre un nuovo affascinante<br />

album. Il quartetto cap<strong>it</strong>anato<br />

da Satomi Matsuzaki (bassista,<br />

voce fanciullesca…) realizza<br />

quattordici tracce di gradevole<br />

sperimentazione indie. La<br />

linea melodica, certamente<br />

più presente che nel passato,<br />

interagisce con giochi introversi.<br />

Incontri fra loop, on e off,<br />

interferenze noise, cantilene<br />

teen, funky wave su tappeti<br />

volanti post-rock, una giostra<br />

di vivac<strong>it</strong>à aggressiva dove è<br />

difficile non restare coinvolti.<br />

In questo paesaggio r<strong>it</strong>roviamo


canzoni come The Tears And<br />

Music Of Love, ottima track<br />

d’apertura di pura espressione<br />

indierock, l’ossessionante e<br />

originale alterative pop di<br />

Basket Ball Get Your Groove<br />

Back, l’adrenalinica Eaguru<br />

Guru, la provocatoria e<br />

sperimentale noisetronica This<br />

is God Speaking, e per ultima<br />

la mutevole e visionaria Jagged<br />

Fru<strong>it</strong>. Un disco molto piacevole,<br />

consigliato.<br />

Livio Polini<br />

PSAPP<br />

The Camel’s Back<br />

Domino<br />

Dietro il nome Psapp si<br />

nascondono due talentuosi<br />

artisti inglesi, Carim Clasmann<br />

(ch<strong>it</strong>arrista, produttore) e Galia<br />

Durant (voce, tastiera, violino).<br />

Il duo in passato è divenuto<br />

famoso per aver prestato delle<br />

canzoni al mondo dei telefilm<br />

americani di successo. Sono<br />

inoltre noti per aver sviluppato<br />

un certo tipo di pop elettronico.<br />

The Camel’s Back, il loro terzo<br />

disco, appare fin dai primi ascolti<br />

un lavoro ben riusc<strong>it</strong>o, ricco di<br />

stile, probabilmente più sobrio<br />

rispetto al passato. Un album<br />

più maturo, ma non per questo<br />

meno originale, indubbiamente<br />

differente. L’impronta<br />

elettronica appare così meno<br />

invadente ma sofisticata, ricca<br />

di campionamenti, gl<strong>it</strong>ch,<br />

effetti micro, suoni di tastiere<br />

FRANCESCO DEL PRETE<br />

Corpi D’Arco<br />

Italy Music<br />

Tutta la musica che c’è in cinque corde, perché l’importante è<br />

quello che hai in testa, al resto si pensa la tecnica o la tecnologia.<br />

Quante sfumature ha una melodia? È come chiedere a un p<strong>it</strong>tore<br />

quante sfumature ci sono nel celeste. Celeste, lo stesso colore del<br />

violino protagonista di questo disco. Dietro di lui, con lui, parte<br />

di lui, corpo e anima del progetto è Francesco del Prete, eclettico<br />

musicista salentino. Fare suonare uno strumento come fossero<br />

dieci, orchestrare uno strumento, moltiplicarne le possibil<strong>it</strong>à,<br />

catturare suoni per riprodurli in sequenza è una tecnica chiamata<br />

Loop. Oggi molto usata nell’amb<strong>it</strong>o dell’elettronica, in passato la<br />

Loop machine è stata utilizzata e resa famosa in amb<strong>it</strong>o “rock” dal<br />

ch<strong>it</strong>arrista dei King Crimson Robert Fripp e nella musica “colta”<br />

da compos<strong>it</strong>ori come Steve Reich e Terry Riley. Francesco la<br />

sceglie per amplificare il suo violino, per farlo diventare una band.<br />

E lui è one man band, esploratore delle musiche, delle possibil<strong>it</strong>à<br />

della musica. La sensibil<strong>it</strong>à acquis<strong>it</strong>a negli anni, anche attraverso<br />

il suo percorso musicale trasversale, si riversa in questo disco che<br />

gioca con richiami classici e si innesta in panorami contemporanei<br />

di assoluta fruibil<strong>it</strong>à. Rischio in operazioni di questo tipo è la<br />

facile scivolata nello sterile virtuosismo. Francesco, nonostante<br />

le doti tecniche rare, riesce a esprimere equilibrio e una grande<br />

comunicativ<strong>it</strong>à melodica, operazione a tratti anche ironica<br />

(ricordate i Penguin cafè orchestra di Telephone and rubber<br />

band?). Sa insaporirsi di atmosfere esotiche in Bungee jumping in<br />

coppia con il bravissimo sassofonista Raffaele Casarano, oppure<br />

diventare elettrico come ch<strong>it</strong>arra e basso in un tango tutto speciale<br />

(Rosso di Tango). Sembra di fare un giro dalle parti Django<br />

Reinhardt (Il graffio) per poi inerpicarsi su percorsi emotivi<br />

(Arpeggio di lune) da colonna sonora (Yann Tiersen). Sogna fiore<br />

mio è la dimostrazione che basta pochissimo, un violino pizzicato e<br />

una voce (Sandra Caiulo) per tessere trame nuove alla tradizione.<br />

E il viaggio continua in bilico tra classicismi, sperimentazione,<br />

jazz, avanguardia e salentin<strong>it</strong>à (La pizzica del prete). Oltre ai<br />

già c<strong>it</strong>ati osp<strong>it</strong>i del disco sono in alcune tracce: Ovidio Venturoso<br />

alla batteria, Riccardo Laganà al tamburello e Matteo Bortone al<br />

contrabasso. Il resto è solo Francesco e il suo violino.<br />

Osvaldo Piliego<br />

MUSiCa 31


giocattolo, apparentemente<br />

più minimale, lasciando spazio<br />

ad un lato acustico e folk,<br />

all’incontro con la tradizione.<br />

Splendida la voce di Galia,<br />

perfettamente in sintonia con<br />

lo stile. Tra le canzoni spicca<br />

Somewere There Is A Record Of<br />

Our Actions. Decisamente un<br />

buon disco.<br />

Livio Polini<br />

WOMEN<br />

Women<br />

Jagjaguwar<br />

Primo ed omonimo album<br />

per il quartetto canadese<br />

Women, trenta minuti di<br />

pura e ribelle espressione<br />

artistica, distorsione e<br />

contaminazione in scenari lofi,<br />

dove apprezzabili melodie<br />

pop abbracciano incontrollate<br />

aggressiv<strong>it</strong>à noise. Provate ad<br />

immaginare i Jesus and Mary<br />

Chain insieme ai Pavement e<br />

ai Love. Proposto inizialmente<br />

solo per il mercato canadese<br />

dall’etichetta Flemish Eye,<br />

questo disco, dopo pochi mesi,<br />

è stato scoperto e riproposto<br />

ad un pubblico più largo<br />

dall’etichetta Jagjaguwar. La<br />

registrazione, volutamente<br />

vintage e in bassa definizione,<br />

è ad opera di Chad VanGaalen.<br />

La prima canzone è Cameras,<br />

un intro che lascia apprezzarsi<br />

già da sub<strong>it</strong>o, un garage pop<br />

della durata di un solo minuto.<br />

Con Lawncare sembra di sentire<br />

32 MUSiCa<br />

i più noti Animal Collective,<br />

con Woodbine abbiamo un<br />

ambient dalle sfumature quasi<br />

impercettibili. Qualche traccia<br />

più avanti troviamo Group<br />

Transport Hall, in vero stile<br />

anni sessanta, con Flashlights<br />

il rumore acquista una grande<br />

dign<strong>it</strong>à. Da giudicare solo dopo<br />

ripetuti ascolti, un disco di<br />

carattere.<br />

Livio Polini<br />

MARILLION<br />

Happiness is the road<br />

Intact records<br />

Sono passati esattamente<br />

trent’anni da quando<br />

i Silmarillon, progetto<br />

embrionale di questa storica<br />

prog-rock band, riempivano la<br />

sala del Marquee Club, tempio<br />

del progressive londinese. Nel<br />

corso di questa lunga carriera i<br />

Marillon hanno viaggiato sulle<br />

frequenze del neoprogressive<br />

accanto a nomi come Genesis<br />

e Vander Graaf Generator fino<br />

a giungere a soluzioni più popindie<br />

grazie all’ingresso del<br />

cantante Steve Hogart al posto<br />

di Fish nel 1988. Happiness<br />

Is The Road, ultima fatica del<br />

quintetto scozzese, consta di<br />

due cd che cost<strong>it</strong>uiscono due<br />

concept album ben distinti.<br />

Il primo Essence è incentrato<br />

su una forte semplic<strong>it</strong>à<br />

compos<strong>it</strong>iva dettata da brani<br />

particolarmente semplici<br />

all’ascolto ed arrangiamenti<br />

tanto pregevoli quanto<br />

convenzionali. Il secondo<br />

cap<strong>it</strong>olo dell’opera The Hard<br />

Shoulder è invece una raccolta<br />

di brani che rimarca l’esperienza<br />

pop dello scorso Somewhere<br />

Else, disco fortemente cr<strong>it</strong>icato<br />

dai fans storici perché r<strong>it</strong>enuto<br />

eccessivamente commerciale,<br />

con brani prettamente<br />

radiofonici come il singolo<br />

Whatever Is Wrong W<strong>it</strong>h You,<br />

pop-rock incalzante con riff<br />

immediato. Nel complesso<br />

un lavoro che conferma, dopo<br />

il periodo incerto del disco<br />

precedente, le capac<strong>it</strong>à di una<br />

band che mantiene sempre<br />

alto il livello qual<strong>it</strong>ativo delle<br />

proprie produzioni.<br />

Enrico Martello<br />

DOMENICO<br />

PROTINO<br />

Domenico Protino<br />

Warner Music<br />

La musica <strong>it</strong>aliana cerca nuove<br />

vie ma non nasconde e non<br />

può nascondere la sua più<br />

sanremese natura melodica.<br />

Ovviamente non tutte le melodie<br />

sono uguali e non tutti i<br />

cantanti riescono a coniugare il<br />

rock con testi semplici e diretti.<br />

Domenico Protino, cantautore<br />

trentunenne brindisino, cerca<br />

questa strada con il suo primo<br />

omonimo album licenziato<br />

dalla Warner (mica male per<br />

un esordio). Arriva alla lunga<br />

durata dopo aver ottenuto interessanti<br />

riconoscimenti come il<br />

Premio Lunezia e la prestigiosa<br />

partecipazione – come unico<br />

rappresentate <strong>it</strong>aliano – e<br />

il Premio come miglior autore<br />

al Festival di Viña del Mar in<br />

Cile. In Sudamerica Protino<br />

ha presentato il primo singolo<br />

di questo cd, La guerra dei<br />

trent’anni. È il primo di 10 brani<br />

che scorrono tra rock schietto,<br />

linee melodiche “classiche” e<br />

delicate ballate. (pila)


aVaNti PoP<br />

Cinque brani di successo che piacciono anche a <strong>Coolclub</strong><br />

Oasis – I’m outta time<br />

Secondo singolo da<br />

Dig Out your soul,<br />

settimo album di<br />

studio della miglior<br />

band del mondo,<br />

almeno a detta del suo<br />

nuovo leader, Noel<br />

Gallagher, capace<br />

di spodestare suo<br />

fratello Liam a colpi<br />

di solid<strong>it</strong>à tecnica e<br />

lirica. Ma c’è proprio la firma di quest’ultimo sul<br />

brano più beatlesiano, e quindi più oasisiano, del<br />

lavoro meno immediato e forse più prescindibile<br />

del quartetto di Manchester. Si dice che siano<br />

cresciuti, che siano meno arroganti. A febbraio<br />

hanno ben 5 date in Italia: avrete voglia di<br />

correre il rischio di andarli a vedere, dopo celebri<br />

esibizioni durate venti minuti?<br />

Dido – Don’t believe in love<br />

Eccola qua, dopo 5 anni dal precedente lavoro<br />

e dopo 3 di gestazione. È tornata Florian Cloud<br />

de Bounevialle Armstrong (ora capisco perché<br />

ha scelto un nome d’arte da quattro lettere…),<br />

dopo che i suoi brani sono stati tirati a lucido<br />

da Brian Eno, ?uestlove (The Roots), suo fratello<br />

Rollo (Fa<strong>it</strong>hless). E’ tornata Dido, bionda, eterea,<br />

br<strong>it</strong>annica come sempre, con un brano furbetto<br />

e un r<strong>it</strong>ornello uptempo, per lo meno rispetto<br />

al suo sol<strong>it</strong>o. Un singolo strategico, buono per<br />

le radio ma che lascia la porta socchiusa per<br />

qualche esule dalla musica commerciale, tentato<br />

ad avventurarsi in Safe trip home, il tormentato<br />

nuovo album.<br />

The Killers – Human<br />

Non prendiamoci in giro, questa Human è una<br />

delle canzoni più trash della storia del sedicente<br />

alternative rock. La band di Las Vegas suona<br />

come i Pet Shop Boys reduci da un corso di<br />

aggiornamento a casa Scissor Sisters (Brandon<br />

Flawers, il leader, mi abbuona i Pet ma li accosta<br />

a Johnny Cash tra le sue ispirazioni del periodo:<br />

i lettori, ne sono certo, non si bevono questa<br />

storia). Non vorremmo mai aspettarci una roba<br />

synth-pop da sedicenti quasi-metallari. Eppure,<br />

tutti a ballare: la canzone è perfetta nel senso<br />

chimico della parola. È praticamente impossibile<br />

trovarla sgradevole. Anche per chi non è ab<strong>it</strong>uato<br />

a sedicenti gruppi musicali ed è più avvezzo alla<br />

musica da club.<br />

The Rascals – I’ll give you sympathy<br />

Prendi gli Arctic Monkeys, innalzali a tuo<br />

personale punto di riferimento, diventa il leader<br />

di una formazione talentuosa, fatti amico il<br />

leader delle Scimmie, crea con lui un duo (i<br />

Last Shadow Puppets), fatti accompagnare da<br />

un’orchestra di settanta elementi durante i live.<br />

E, da-dan, non avrai bisogno di investire una<br />

sterlina per la promozione del tuo primo album.<br />

Complimenti a Miles Kane, che probabilmente<br />

non avrà premed<strong>it</strong>ato ogni singola mossa<br />

di questa fantasiosa ricostruzione, ma che<br />

ha sicuramente tratto giovamento dalle sue<br />

frequentazioni. Se solo fosse nato prima degli<br />

Arctic, avremo gridato al miracolo. Invece, ci<br />

accontentiamo di un eccellente falso d’autore.<br />

Jason Mraz – Make <strong>it</strong> Mine<br />

I’m yours era quello che un certo tipo di pubblico<br />

cerca d’estate per farsi cullare, con la scusa che<br />

è una canzone un po’ meno grad<strong>it</strong>a dalle grandi<br />

masse. È la storia dei tormentoni intelligenti (chi<br />

non ricorda l’incredibile ovazione per My friend<br />

dei Groove Armada?). Era il primo singolo di<br />

Jason Mraz, cantante originario della Virginia,<br />

che con questa eccellente Make <strong>it</strong> mine dimostra<br />

di non essere solo fuffa attraverso un improbabile<br />

mix tra surf-pop e french touch. Biarr<strong>it</strong>z music.<br />

Berardino Amenduni


Parlando di Jay Brannan, cantautore e attore di culto<br />

(almeno per il momento), non si può fare a meno di tirare in<br />

ballo il termine forse abusato “carisma”. Sia sul palco, sia<br />

in una veloce quanto divertente conversazione poco prima<br />

del suo concerto romano all’In<strong>it</strong>, un locale per “carbonari”,<br />

Brannan ci ha dato l’impressione di avere un carattere e<br />

una personal<strong>it</strong>à molto forti. Sarà che è abbastanza ab<strong>it</strong>uato<br />

a fare tutto da solo, sarà che ha fatto tesoro delle sue<br />

esperienze professionali, ma questo ragazzo di 26 anni –<br />

sguardo limpido e stretta di mano vigorosa, sa benissimo<br />

quello che vuole. Ci scherza su, come quando gli chiediamo<br />

se si considera un attore o un cantautore - «Nessuna delle<br />

due cose!», risponde ridendo – ma poi diventa serio e ci<br />

dice che cercherà di fare sia l’uno che l’altro. Cosa che,<br />

va detto chiaramente, gli riesce benissimo. Come avrete<br />

constatato voi stessi se avete visto Shortbus, il cult movie<br />

di John Cameron M<strong>it</strong>chell in cui Jay interpreta uno dei<br />

ruoli più impegnativi e scabrosi (Ceth, una sorta di angelo<br />

erotico e gentile) o se avete avuto l’occasione di ascoltare<br />

qualcuna delle sue canzoni.<br />

Il suo amore per l’indipendenza lo ha portato fra l’altro<br />

ad entrare in polemica con Wikipedia, che Jay ha diffidato<br />

dal mantenere in rete una biografia che a suo dire era<br />

piena di errori e troppo incline ad etichettarlo come gay.<br />

La bio c’è ancora, ma ora sembra abbastanza corretta.<br />

Diversa, certo, da quella che Jay ha scr<strong>it</strong>to per il suo s<strong>it</strong>o<br />

(www,jaybrannan.com) e che comincia così: «Jay Brannan<br />

è nato sotto una pietra nella parte più fredda dell’Himalaya,<br />

dove fu cresciuto da monaci trappisti che gli insegnarono<br />

a mantenere la temperatura del corpo senza bisogno di<br />

cibo e vest<strong>it</strong>i attraverso un’intensa med<strong>it</strong>azione e una forte<br />

ab<strong>it</strong>udine al bere. Sub<strong>it</strong>o dopo il suo primo compleanno<br />

subì una morte p<strong>it</strong>toresca e dolorosa a causa di un leone<br />

di montagna affamato che non era molto bravo a med<strong>it</strong>are<br />

e aveva bisogno di uno spuntino abbondante. Dopo non<br />

troppo tempo però lo spir<strong>it</strong>o indom<strong>it</strong>o di Jay ricomparve nel<br />

Texas meridionale in una famiglia che in realtà voleva una<br />

bambina. In un modo o nell’altro ebbero ciò che volevano,<br />

ma il compromesso sembrò più controverso dell’originaria<br />

delusione (…)». E via così. Con un sense of humour che<br />

batte quasi sempre sul tasto di un costante confl<strong>it</strong>to con<br />

l’autor<strong>it</strong>à. Un altro esempio? Il breve testo che compare sul<br />

Polaroid EP messo in vend<strong>it</strong>a in rete: «Una delle cose più<br />

importanti che ho imparato nella v<strong>it</strong>a fino ad oggi è seguire<br />

il mio istinto. Questo mondo è pieno di gente cui piace dirti<br />

cosa puoi e non puoi fare, e come puoi o non puoi farlo.<br />

Ho passato la mia intera esistenza a dimostrare che questa<br />

34 MUSiCa<br />

JaY<br />

braNNaN<br />

gente si sbaglia. A coloro che vedono cosa io non sono in<br />

grado di fare – grazie per credere in me».<br />

Con buona pace dei texani tutti d’un pezzo e guerrafondai<br />

– un nome a caso: George W. Bush – Jay Brannan è nato<br />

proprio nello stato della stella sol<strong>it</strong>aria, salvo poi aver<br />

viaggiato in lungo e in largo per tutta la federazione, dalla<br />

California a New York, seguendo quell’att<strong>it</strong>udine quasi<br />

metafisica al vagabondaggio che Jack Kerouac ha descr<strong>it</strong>to<br />

così bene in On the Road.<br />

Il giro di boa in questo inquieto e costante spostarsi è il<br />

film di John Cameron M<strong>it</strong>chell, in cui Jay canta e suona<br />

un brano poi incluso nella colonna sonora. Fino a quel<br />

momento non scriveva ed è stato proprio con Shortbus<br />

che ha cominciato a farlo seriamente. Sulla spinta del suo<br />

(relativo) successo – da noi in Italia è già un miracolo<br />

che in questi tempi di integralismo sia arrivato nelle sale<br />

per poi essere distribu<strong>it</strong>o su dvd con un noto settimanale<br />

– Jay ha utilizzato la rete per distribuire le canzoni che<br />

man mano scriveva. Anche l’etichetta con cui ha fatto<br />

uscire Goddamned (attenzione: è un piccolo capolavoro)<br />

è sua ed è frutto della stessa volontà di indipendenza -<br />

«Ho avuto contatti con un paio di case discografico, ma<br />

ammesso che qualcuno volesse partecipare al naufragio, mi<br />

avrebbe imposto dei cambiamenti e io voglio fare sempre e<br />

comunque di testa mia».<br />

Il risultato è uno dei dischi d’esordio più riusc<strong>it</strong>i del <strong>2008</strong><br />

– come del resto quello di Scott Matthew l’altro cantautore<br />

di Shortbus – esempio di come si possa reinventare una<br />

tradizione che è talmente forte da venir respirata e vissuta<br />

quasi inconsapevolmente. Quando gli facciamo qualche<br />

nome di riferimento – Jackson Browne o Joni M<strong>it</strong>chell –<br />

Jay ammette di conoscere solo Blue, che peraltro racchiude<br />

tra i suoi splendidi brani la quintessenza di uno stile che ha<br />

profondamente segnato la canzone d’autore d’oltreoceano.<br />

In Blue Joni M<strong>it</strong>chell cantava di amore con toni sinceri e<br />

spesso dolenti; Jay Brannan preferisce forse l’ironia, ma<br />

è altrettanto incapace di nascondersi dietro un mestiere.<br />

Ecco dunque Housewife, che il pubblico attento dell’In<strong>it</strong><br />

conosceva già a memoria, ed ecco Goddamned: due facce<br />

di una scr<strong>it</strong>tura che si muove tra (auto)ironia e utopia, due<br />

facce comunque credibili per un artista di vero talento.<br />

Che poi siamo ancora in pochi a saperlo fa parte del<br />

cahier des doleances che da troppo tempo siamo costretti a<br />

compilare e sfogliare. Jay Brannan ci insegna tuttavia – con<br />

la leggerezza e la grazia che gli appartengono – che vale<br />

sempre la pena di battersi contro l’oscur<strong>it</strong>à e l’ignoranza.<br />

Giancarlo Susanna


daMMi UNa SPiNta<br />

Cinque artisti che ascolteremo in radio. Forse<br />

Monkey – Monkey Bee<br />

Non hanno molto<br />

bisogno di spinte.<br />

Stiamo parlando di<br />

Damon Albarn, un<br />

genio assoluto, capace<br />

di saltellare tra i Blur<br />

e i percussionisti del<br />

Mali fino a cambiare<br />

le regole del pop<br />

contemporaneo con<br />

il progetto Gorillaz,<br />

e Jamie Howlett, che a quel cambiamento di<br />

regole ha pesantemente contribu<strong>it</strong>o disegnando<br />

una band. Ma disegnandola nel vero senso della<br />

parola: chi ha mai visto i veri volti dei Gorillaz,<br />

in fondo? Le premesse spiegano già tutto: i due,<br />

evidentemente annoiati dal logorio della v<strong>it</strong>a<br />

moderna, decidono di riscrivere una novella<br />

cinese del sedicesimo secolo e tirar fuori uno<br />

spettacolo teatrale ed un album. Rigorosamente<br />

in cinese. La BBC decide di lanciarli per gli spot<br />

olimpici. Sì, vogliono cambiare un’altra volta le<br />

regole del pop contemporaneo.<br />

Black Mountain – Wucan<br />

Ci vuole coraggio a<br />

chiamare un album In<br />

the future e lanciarlo<br />

con un brano ined<strong>it</strong>o<br />

dei Doors. In ver<strong>it</strong>à<br />

non c’è niente di male<br />

nella filologia spinta,<br />

quando i livelli della<br />

produzione musicale sono così alti: la cr<strong>it</strong>ica<br />

musicale si è spesa per incensare il quintetto<br />

canadese protagonista della scena prog del loro<br />

paese e noi non possiamo che accodarci e sognare<br />

un mondo migliore in cui brani da sei minuti ed<br />

un secondo possano trovare c<strong>it</strong>tadinanza in una<br />

qualsiasi radio, in barba a tutte le regole, solo<br />

perché belli. Estremamente belli.<br />

Milez Benjiman – chop that wood<br />

Quando decidi di<br />

affidarti a bassi così<br />

potenti, o sei un<br />

visionario o un pazzo.<br />

Potete immaginare<br />

quale teoria sposare:<br />

il funk del futuro è<br />

anche qua, in questo<br />

ragazzotto di Chicago<br />

che non disdegna affatto<br />

l’elettronica ma che anzi, affida ai sintetizzatori<br />

la pesante ered<strong>it</strong>à della Motown nel suo percorso<br />

artistico. Questa è la vera scommessa del mese:<br />

solo 25000 vis<strong>it</strong>e sul suo Myspace, nemmeno una<br />

paginetta su Wikipedia. Se volete provare a fare<br />

i fighi con gli amici, segnatevi questo nome. Nella<br />

peggiore delle ipotesi, se ne dimenticheranno.<br />

Red Snapper – The sleepless<br />

Scoperti dalla Warp 15<br />

anni fa, che li accolse<br />

in scuderia nonostante<br />

fossero “an unusual<br />

feature” (e questo<br />

potrebbe già bastare<br />

a capire il perché della<br />

segnalazione) i Red<br />

Snapper sono un trio<br />

che dopo 8 anni di<br />

assenza (di cui sei di<br />

incomunicabil<strong>it</strong>à tra i componenti) ha deciso di<br />

tornare col botto. Pale Blue Dot, è questo il t<strong>it</strong>olo<br />

del loro album, è l’orgoglioso r<strong>it</strong>orno al trip-hop<br />

delle origini. Un genere morto senza alcuna<br />

ragione, che oggi r<strong>it</strong>orna con forme ortodosse<br />

(come questa) o meticce, come il dubstep. Una<br />

testimonianza, appunto, di un mai sop<strong>it</strong>o<br />

amore degli appassionati di quel genere per le<br />

sonor<strong>it</strong>à scure, terrifiche e contemporaneamente<br />

caldissime. La loro attesa è stata decisamente<br />

premiata.<br />

Daelle – The real flow<br />

Napoli vuole<br />

dire la sua sul<br />

new-soul, sul<br />

c a n t a u t o r a t o<br />

jazz. E decide<br />

che Daelle è<br />

l’ambasciatrice<br />

giusta. Cresciuta<br />

negli ambienti<br />

hip-hop del<br />

c a p o l u o g o<br />

campano ed ora approdata verso lidi più sicuri<br />

e artisticamente solidi, “The real flow” è l’unica<br />

produzione in lingua <strong>it</strong>aliana del suo repertorio<br />

in divenire e, sarà per una certa passione per<br />

l’esotico al contrario (almeno in questi casi,<br />

ovvero quando le sonor<strong>it</strong>à sono molto poco<br />

<strong>it</strong>aliane), è decisamente la sua miglior canzone.<br />

Scoperta da Alessio Bertallot (Radio Deejay), uno<br />

che ha lanciato Amalia Grè nell’immaginario<br />

collettivo della musica <strong>it</strong>aliana, Daelle, da brava<br />

partenopea, ag<strong>it</strong>erà i suoi portafortuna ogni<br />

giorno. E dopo questa rubrica, ne dovrà ag<strong>it</strong>are<br />

ancora un altro.<br />

Berardino Amenduni<br />

35


i nostri inviati con Thurston Moore<br />

bEata GioVENtÙ SoNiCa<br />

Racconto di una giornata trascorsa con i Sonic Youth<br />

Alla fine abbiamo deciso di andare a vedere i<br />

Sonic Youth dal vivo. In realtà non è che per il<br />

sottoscr<strong>it</strong>to si trattasse di una grande nov<strong>it</strong>à, ho<br />

visto più volte loro dal vivo che il parroco del mio<br />

quartiere servire messa.<br />

Non vi sto qui a spiegare le motivazioni. Questa<br />

volta l’occasione era davvero ghiotta, oltre<br />

al concerto, avrebbero inaugurato in quel di<br />

Bolzano la mostra Sensational Fix, dedicata ad<br />

oltre venti anni di rapporto ed amicizia fra la<br />

band ed amici artisti, musicisti, scr<strong>it</strong>tori, film<br />

maker ecc…<br />

Mentre curavo la mia allergia galoppante riesco<br />

addir<strong>it</strong>tura ad ottenere gli accred<strong>it</strong>i per la<br />

conferenza stampa di presentazione della mostra<br />

e per il concerto di Bolzano.<br />

Pronti? Via!<br />

In treno svengo più volte per il sonno, abbraccio<br />

forte la mia donna, mangio come un cannibale,<br />

flirto con un intero vagone di persone e penso<br />

distrattamente al fatto che li avrei finalmente<br />

incontrati di persona.<br />

Quel venerdì 10 ottobre, passeggiando dalla<br />

stazione di Bolzano per raggiungere la galleria<br />

d’arte contemporanea Museion, continuavamo a<br />

chiederci se tutto ciò fosse vero.<br />

Una volta entrato nella galleria, alla reception<br />

ci consegnano gli accred<strong>it</strong>i stampa da applicare<br />

sulle maglie e ci comunicano che i Sonic Youth<br />

attendevano i giornalisti al quarto piano dello<br />

36 MUSiCa<br />

stabile per la conferenza di presentazione.<br />

Loreta, la mia donna, è impazz<strong>it</strong>a.<br />

Ha stampato sul suo viso un incredibile sorriso.<br />

Era tutto vero.<br />

Ovviamente ci accomodiamo in prima fila,<br />

affianco ai colleghi del Manifesto, di Alias, di<br />

Repubblica, della Rai.<br />

Come se nulla fosse ci sentiamo immediatamente<br />

a nostro agio.<br />

Eravamo le persone giuste al posto giusto.<br />

Piazzo anche la mia videocamerina con relativo<br />

cavalletto cinese proprio affianco al cannone di<br />

Orf 1, canale televisivo nazionale austriaco.<br />

Le porte dell’ascensore si aprono e davanti ai<br />

nostri occhi sfila la gioventù sonica in tutto il suo<br />

splendore.<br />

Si accomodano a circa due metri da noi.<br />

In quel momento ho cercato di fare mente locale,<br />

di raccogliere un po’ i pensieri, di capire cosa<br />

stesse succedendo. Poi ho lasciato perdere.<br />

Si parla del rapporto fra il gruppo e l’arte, di<br />

come una rock band possa essere stimolo e punto<br />

di partenza per altre creazioni artistiche.<br />

Lee Renaldo conferma la sua indole da vero<br />

rocker, ammettendo più volte di essere “solo il<br />

ch<strong>it</strong>arrista di una rock band”, Kim Gordon strappa<br />

sguardi e diffonde sorrisi gratu<strong>it</strong>amente, facendo<br />

scivolare il discorso su New York, spianando la<br />

strada a Thurston Moore, dinoccolato ragazzone<br />

sonico loquace cinquantenne che per circa trenta


minuti ci fa sognare.<br />

Sarà lui a raccontare gli esordi della band, la<br />

prima sala prove, il rapporto con il punk rock, il<br />

valore dei Talking Heads.<br />

Diceva esattamente quello che noi volevamo<br />

sentirci dire.<br />

Riempiva di complimenti chi come noi, anche<br />

grazie ad artisti come loro, ha deciso di non<br />

fermarsi alle apparenze, scegliendo di spingere<br />

avanti la curios<strong>it</strong>à.<br />

Steve Shelley, con la sua aria da bravo ragazzo,<br />

si lim<strong>it</strong>a a salutare e ringraziare tutti.<br />

Sciolte le file della conferenza, in quello splendido<br />

salone bianco chirurgico che si affacciava a picco<br />

sulle montagne dell’Alto Adige, iniziano un paio<br />

di ore di pura ricreazione scolastica con la band:<br />

chiacchiere, fotografie, risate, confidenza.<br />

Mi diverto anche a spiare e riprendere di nascosto<br />

un blindatissimo set fotografico con una Kim<br />

Gordon spalmata sul pavimento bombardata dai<br />

fotografi.<br />

Dopo tutti questi siparietti iniziamo il tour della<br />

mostra in anteprima per la stampa.<br />

Quattro piani interi pieni di beata gioventù<br />

sonica.<br />

Passeggiavamo circondati da quadri realizzati<br />

da Patti Sm<strong>it</strong>h, da video privati realizzati dai<br />

Sonic Youth coi loro amici Nirvana, Dinosaur jr<br />

ecc.<br />

Camminiamo calpestando immense installazioni<br />

realizzate con dischi in vinile del grande artista<br />

Christian Marclay, per poi r<strong>it</strong>rovarci di fronte<br />

a pareti intere coperte da ch<strong>it</strong>arre, locandine,<br />

effetti personali.<br />

Fa effetto vedere un video in cui i Sonic Youth<br />

con prole si accompagnano in un picnic col<br />

grande guru William Burroughs.<br />

Ci fermiamo a suonare i loro strumenti in una<br />

sala prove allest<strong>it</strong>a apposta al piano terra.<br />

Ancora una volta la realtà ha superato qualunque<br />

desiderio.<br />

Noi eravamo lì per questo.<br />

Non ci perdiamo per nulla al mondo<br />

l’inaugurazione ufficiale al pubblico della mostra,<br />

r<strong>it</strong>rovandoci ad un certo punto a sorseggiare vino<br />

al bancone del bar della galleria in quest’ordine:<br />

io brillo che gridavo al posto di parlare, Loreta che<br />

rideva al posto di parlare, Thurston Moore che<br />

voleva rubarsi la nostra ultima mela dal tavolo<br />

del catering, Kim Gordon più bella del sol<strong>it</strong>o, Lee<br />

Renaldo composto e Steve Shelley che indicava<br />

noi col d<strong>it</strong>o ad alcuni suoi amici dicendogli che<br />

eravamo venuti li apposta dal Sud Italia.<br />

Si poteva stare meglio?<br />

Il giorno dopo i fantastici quattro (per l’occasione<br />

fantastici cinque…) suonano nella fabbrica<br />

Stalbahu di Bolzano, con una cornice imprezios<strong>it</strong>a<br />

da carri ponte, pezzi di acciaieria pesante ed un<br />

clima sereno e divertente.<br />

Il concerto è stato duro, anzi durissimo.<br />

Il set è stato serrato, poco spazio a svisate e<br />

cazzate.<br />

Quasi tutti brani storici suonati a muso duro e<br />

pesantemente: Schizofrenia, Eric’s Trip, 100%<br />

ecc..<br />

Davvero molto intenso.<br />

Facciamo in tempo anche a prenderci la scaletta<br />

del concerto dal palco prima di concederci alle<br />

danze, brindando alla v<strong>it</strong>a, questa volta per<br />

nulla increduli.<br />

Tutto quello che abbiamo visto, che abbiamo<br />

ascoltato, che abbiamo fatto, tutta la gente<br />

che abbiamo conosciuto, quella che abbiamo<br />

solo salutato, i Sonic Youth stessi, gentili ed<br />

accomodanti, lo staff del Museion, il pubblico<br />

col sorriso sul volto, i nostri sorrisi, i nostri<br />

abbracci.<br />

Eravamo noi stessi.<br />

Ennio Ciotta<br />

MUSiCa<br />

37


tHE MiCroPHoNES<br />

Le mille facce di un genio schivo<br />

38<br />

Foto Nathan Wind as Cochese<br />

Phil Elverum è artefice di numerosi progetti,<br />

tra cui The Microphones, poi evolutosi in<br />

MountEerie. Phil è l’archetipo del genio schivo,<br />

suona ogni strumento ed i primi lavori dipingono<br />

perfettamente la sua sol<strong>it</strong>udine, stratificata da<br />

un sedici e poi da un otto tracce analogici. La<br />

sua vulcanica creativ<strong>it</strong>à ha trovato espressione<br />

sublime nella musica lo-fi.<br />

Tra il 1998 ed oggi, una serie di gioielli (i più<br />

per pochi eletti o senza distribuzione) in bilico<br />

fra Gastr Del Sol, Will Oldham, rumorismo,<br />

ambient, silenzi, droni, frammenti noise-pop<br />

ed un magma di arrangiamenti pirotecnici.<br />

Regnano una frammentarietà ed un eclettismo<br />

che tendono ad allontanare l’ascoltatore, ma<br />

affiorano una scr<strong>it</strong>tura ed un lirismo superiori<br />

alla media… Poco importa se la magica melodia<br />

dura pochi secondi e viene nascosta in una lunga<br />

tempesta noise (I Want to be Cold)… È musica<br />

dalla funzione esorcizzante: la morte, l’etern<strong>it</strong>à,<br />

e l’uomo disarmato di fronte alla Natura sono<br />

infatti le tematiche esplorate da Phil.<br />

Nel <strong>2008</strong> sono usc<strong>it</strong>i Black Wooden Ceiling<br />

Opening, un album che conferma il passaggio<br />

ad una forma canzone più regolare, e TheGlow<br />

pt.2, il disco del 2001 che molti considerano<br />

il capolavoro, oggi ristampato con ined<strong>it</strong>i che<br />

aggiungono poco ad un corpus già compiuto.<br />

Per la prima volta l’intimismo del cantautore<br />

si dedica alla ricerca di un’espressione meno<br />

ermetica. Improvvisazione, incompiutezza,<br />

silenzi, trovano il perfetto equilibrio formale in<br />

un’alternanza di vibrazioni, sonor<strong>it</strong>à brucianti e<br />

parti melodiche fra le più ispirate del prolifico<br />

catalogo. La consapevolezza solletica l’intento<br />

comunicativo dell’artista, che sembra sforzarsi<br />

nel dare una forma al suo essere etereo, fragile,<br />

impalpabile.<br />

“Ho preso coscienza della mia stazza, ho ricordato<br />

il mio fuoco, la mia mancanza di riposo, il mio<br />

calore a senso unico, ne volevo ancora. Ma sono<br />

piccolo, non sono certo un pianeta. Sono piccolo,<br />

tutti noi lo siamo”(I Felt My Size).<br />

La t<strong>it</strong>letrack è un tour de force: da una<br />

possente intro distorta si passa ad una folksong<br />

acustica che viaggia con le stampelle, infine<br />

a uno spaziale decollo con arabeschi di piano<br />

fuor<strong>it</strong>empo. Un organo, nel finale del brano,<br />

spalanca la dimensione religiosa e l’invocazione<br />

si perde nel passo deciso di un ibrido lo-fi dei<br />

Tortoise. Canzoni come quadri, piccole sinfonie,<br />

confessioni… The Moon è una cavalcata<br />

“shoegaze” alla MyBloodyValentine imprezios<strong>it</strong>a<br />

da fiati jazz. You’ll be in the air sfoggia un<br />

disarmante minimalismo sinfonico. Map è pura<br />

poesia, una preghiera lisergica per doppia voce,<br />

da far accapponare la pelle. Un sound denso e<br />

descr<strong>it</strong>tivo fino all’inverosimile, che alterna<br />

parti ultracompresse a momenti liberatori. Una<br />

lucida lettura dell’Essere di fronte all’immens<strong>it</strong>à<br />

dell’Universo, ma soprattutto una ricerca<br />

musicale personale e coerente, in cui confluiscono<br />

anni di sperimentazione avant-garde, folk,<br />

indie e pop. L’arte e il suo creatore si fondono<br />

in catarsi, saltando dall’astratto al figurativo;<br />

l’urgenza espressiva s’impadronisce di sicurezze<br />

ed incertezze, le trasforma in palp<strong>it</strong>anti emozioni<br />

e le incastona in un “lirico mosaico cubista”.<br />

Un viaggio emozionante che si conclude con un<br />

cuore che pulsa… e pulsa. My warm blood. “Il<br />

mio sangue caldo”, dice Phil “io sono solo, ma<br />

gli insetti che mi circondano sanno che il mio<br />

sangue è ancora caldo”. Un capolavoro.<br />

Tobia D’Onofrio


Still FiZZY rECordS<br />

Bonjour My Love della band anconetana El<br />

Cijo (nella foto a destra) segna la nasc<strong>it</strong>a di<br />

una nuova, interessante, etichetta discografica.<br />

Abbiamo parlato dei primi vag<strong>it</strong>i della Still Fizzy<br />

Records con Gilberto.<br />

Giovanissimi ma con le idee ben chiare, la<br />

vostra prima usc<strong>it</strong>a è bellissima nella forma<br />

e nel contenuto. Da dove sbucate?<br />

Grazie per i giovanissimi, in realtà il sottoscr<strong>it</strong>to<br />

va per i 37 anni. Giovanissimo sicuramente in<br />

relazione al music business, visto che El Cijo<br />

è la prima usc<strong>it</strong>a ufficiale dell’etichetta. Still<br />

Fizzy esce da un sogno nel cassetto, cioè dalla<br />

mia passione infin<strong>it</strong>a per la musica. Esce dalla<br />

crisi delle major e dalla frammentazione del<br />

mercato, dalle nuove tecnologie che permettono<br />

di realizzare progetti musicali ed imprend<strong>it</strong>oriali<br />

a costi contenuti.<br />

Ci parli un po’ di El Cijo?<br />

Ho conosciuto ed apprezzato i ragazzi prima<br />

come Postodellefragole, collaborando insieme a<br />

loro in alcuni progetti di comunicazione. Avevo<br />

accennato loro l’idea di aprire un’etichetta.<br />

Quando mi hanno fatto sentire il primo demo,<br />

è immediatamente scoccata la scintilla e la<br />

proposta di produrre il loro album. Ci abbiamo<br />

messo un annetto, ma il risultato soddisfa tutti!<br />

Sono ottimi musicisti, ma prima di tutto ottime<br />

persone; la band ha uno stile molto personale e<br />

un suono versatile; dal vivo poi sono trascinanti.<br />

Per fortuna non si prendono ancora troppo sul<br />

serio!<br />

Avete un sguardo ai generi che abbraccia<br />

tutto ciò che può essere defin<strong>it</strong>o indie…<br />

questo almeno ascoltando Badge and<br />

talkalot, vostra produzione decisamente<br />

più elettronica… Che intenzioni avete?<br />

Le intenzioni sono di produrre la musica che mi<br />

piace, senza restrizioni di genere, già ci pensano<br />

i cr<strong>it</strong>ici a metterti in qualche recinto. Mi ispiro<br />

ad etichette stilisticamente libere, come la<br />

Warp, !K7, Wich<strong>it</strong>a, XL recordings. È solo la<br />

passione condivisa per la musica che da origine<br />

a un progetto targato Still Fizzy. Ben venga<br />

un eventuale successo commerciale, ma non è<br />

qualcosa che cerco a tutti i costi.<br />

Da creativi a produttori di musica, come<br />

nasce l’idea di un’etichetta discografica?<br />

Quando ho deciso di rischiare imprend<strong>it</strong>orialmente,<br />

aprendo un’agenzia creativa (Stradi<br />

Vari), avevo diverse richieste che riguardavano<br />

colonne sonore per showreels, sonorizzazioni<br />

per mostre, tutorials. Alcune di queste tracce, si<br />

sono trasformate in canzoni del progetto Badge<br />

and Talkalot. In segu<strong>it</strong>o diverse etichette a cui<br />

avevo presentato l’album dicevano che era buono,<br />

ma non rientrava nel loro genere. Quindi ho<br />

cap<strong>it</strong>o che l’etichetta che poteva osp<strong>it</strong>are il Badge<br />

album, doveva ancora essere creata…<br />

Ha ancora senso stampare, produrre<br />

oggetti musicali?<br />

Personalmente credo di sì, io per primo sono<br />

un collezionista di musica originale. È vero<br />

che le nuove generazioni non hanno l’ab<strong>it</strong>udine<br />

di comprare musica nei formati classici, ma<br />

ci sono ancora interessanti nicchie di mercato.<br />

Mi rivolgo ad appassionati simili a me, cerco di<br />

catturare l’interesse degli ascoltatori attenti e<br />

delle persone alla ricerca del gadget esclusivo.<br />

Quali sono i vostri prossimi progetti in<br />

cantiere?<br />

Sicuramente il secondo album di El Cijo. Ma prima<br />

di questo, dovrebbero uscire altri due progetti di<br />

musica elettronica che mi vedono impegnato in<br />

prima persona in qual<strong>it</strong>à di musicista-producer.<br />

Inoltre è prevista in agenda una compilation di<br />

artisti internazionali, in bilico tra l’elettronica e<br />

il jazz, che parteciperanno ad un evento-festival<br />

ancora top-secret che si svolgerà a Modena e<br />

Carpi a metà del prossimo anno… (O.P.)<br />

MUSiCa<br />

39


libri<br />

aNGElo PEtrElla<br />

Un giovane spacciatore, Sanguetta. Uno<br />

studente, Chimicone. Un poliziotto: l’Americano.<br />

Ne La c<strong>it</strong>tà perfetta di Angelo Petrella, tre storie<br />

si intrecciano per sei anni a Napoli dalla fine<br />

degli ‘80, tra la guerra di clan della Camorra, la<br />

fine del Pci e la nasc<strong>it</strong>a della Pantera. Violenza,<br />

tradimento e corruzione sono all’ordine del<br />

giorno e non risparmiano nessuno.<br />

La c<strong>it</strong>tà perfetta è una c<strong>it</strong>tà terribile:<br />

camorristi sanguinari, polizia corrotta e<br />

giovani fragili ed esaltati. Perché è una<br />

c<strong>it</strong>tà perfetta?<br />

Il momento storico da me narrato, gli anni dal<br />

1988 al 1993, cost<strong>it</strong>uiscono la divaricazione più<br />

grande del tessuto sociale napoletano e <strong>it</strong>aliano<br />

(la crisi del Pci, la Pantera, Tangentopoli). Un<br />

contesto perfetto per gli arrampicatori sociali<br />

di ogni risma: i miei tre personaggi, ciascuno<br />

nel suo contesto, ambiscono al successo a tutti<br />

i costi. E il fatto che anche Chimicone, l’unico<br />

portatore di un ideale inizialmente “sano”, sia<br />

40 libri<br />

alla fine anche lui un “arrampicatore”, segna lo<br />

scacco di tutto il nostro sistema sociale.<br />

In questa storia non ci sono personaggi<br />

buoni, ma anche i cattivi non sono<br />

personaggi semplicemente cattivi. Non ci<br />

sono innocenti, ma chi sono i colpevoli?<br />

Colpevoli sono tutti, perché a mio avviso la<br />

letteratura noir non deve offrire immagini<br />

manichee del bene. Il noir attinge al male rimosso<br />

dall’immaginario collettivo proprio per spiazzare<br />

il lettore e ricordargli che è lui - non i libri - a<br />

dover portare avanti la faticosa operazione di<br />

cercare di cambiare il mondo.<br />

Le tre storie individuali non nascondono<br />

tutta la realtà che le circonda. Cosa c’è<br />

alle spalle di Sanguetta, Chimicone e<br />

dell’Americano?<br />

C’è un mondo in crisi, l’ultimo sisma del<br />

Novecento pol<strong>it</strong>ico le cui scosse si protrarranno<br />

fino ai nostri giorni. La fine della guerra fredda,


anche in Italia, muta decisamente gli equilibri<br />

sociali: la Dc finisce con Tangentopoli, il Pci<br />

dalla caduta del muro di Berlino sembra perdere<br />

il consenso di massa. È un gran casino... e<br />

ognuno cerca di fare man bassa di opportun<strong>it</strong>à,<br />

vantaggi, potere.<br />

Racconti una Napoli di quasi venti anni fa.<br />

Perché proprio quel periodo sub<strong>it</strong>o prima<br />

della cosiddetta “rinasc<strong>it</strong>a” di Napoli? E<br />

come è cambiata la c<strong>it</strong>tà fino ad oggi?<br />

Proprio per raccontare che la “rinasc<strong>it</strong>a” è un<br />

m<strong>it</strong>o, un’operazione di pura facciata, oltre la<br />

quale restano in bella evidenza le crepe lasciate<br />

dal sisma. Il guaio è che molti intellettuali si<br />

sono prestati all’operazione di imbiancatura<br />

di Napoli, senza realmente porsi il problema<br />

di aggiornare la classe dirigente, di guidare e<br />

incanalare le tante energie culturali rimaste<br />

represse. Durante gli anni Novanta abbiamo<br />

avuto da un lato i grandi - e costosi - progetti<br />

di arte, manifestazioni ed eventi internazionali;<br />

dall’altro, la cultura dell’omogene<strong>it</strong>à più retriva<br />

(i neomelodici, il tradizionalismo, il recupero<br />

di Merola e quant’altro). Nel baratro apertosi<br />

in mezzo, nel dimenticatoio, sono cascate<br />

tutte le energie nuove sviluppatesi a partire<br />

dal movimento della Pantera dei primissimi<br />

anni ‘90, che sopravviveranno solo nel circu<strong>it</strong>o<br />

underground.<br />

C’è anche un’immagine dell’Italia che passa<br />

dentro le storie della c<strong>it</strong>tà perfetta?<br />

Indubbiamente. A mio avviso è un’immagine<br />

dell’Italia, quella che il romanzo rest<strong>it</strong>uisce.<br />

Ovviamente ho potuto immaginarla a partire<br />

dalla realtà che conosco, che è quella del mio<br />

meridione. La società napoletana - la borghesia,<br />

il lavoro sfruttato, la pol<strong>it</strong>ica indifferente - è<br />

identica a quella di altre c<strong>it</strong>tà. Essendoci però<br />

meno risorse e meno speranze per le nuove<br />

generazioni rispetto a, che so io, Milano o Roma,<br />

i problemi forse li si avvertono prima e con più<br />

durezza.<br />

I resoconti di cronaca nera degli ultimi<br />

mesi (e degli ultimi anni, per la ver<strong>it</strong>à)<br />

raccontano una violenza spietata: dalla<br />

guerra di Scampia ai sei africani trucidati<br />

a Castel Volturno: la realtà supera di gran<br />

lunga la fantasia per ferocia?<br />

A volte sì. L’importante è però comprendere che<br />

la letteratura non narra “il male per il male”,<br />

ma utilizza il male al fine di far comprendere,<br />

di pungolare, di motivare il lettore a rifiutare<br />

lo stato di cose esistenti. E a volte, forse, riesce<br />

anche ad anticipare la realtà. (F.T.)<br />

ANGELO PETRELLA<br />

La c<strong>it</strong>tà perfetta<br />

Garzanti<br />

Napoli come<br />

scenario di un<br />

grande, pericolosissimo<br />

gioco:<br />

scatole cinesi<br />

che si aprono,<br />

fanno sobbalzare<br />

il lettore, rivelano<br />

lo sporco<br />

difficile da grattar<br />

via, l’odore<br />

del sangue che ti<br />

entra nelle narici<br />

e non sparisce<br />

più perché ha<br />

già impregnato<br />

la memoria. Al<br />

terzo romanzo,<br />

Angelo Petrella,<br />

classe 1978, affronta<br />

una lunga<br />

storia a più voci<br />

(Sanguetta, giovane<br />

spacciatore<br />

e praticante camorrista; Chimicone, figlio di un<br />

operaio, studente del liceo Genovesi proiettato<br />

verso la clandestin<strong>it</strong>à e la lotta armata; l’Americano,<br />

poliziotto DIGOS immorale al soldo del miglior<br />

offerente; Omissis, ent<strong>it</strong>à dei servizi segreti<br />

che tutto conosce e manovra ad arte) che si svolge<br />

in un arco di tempo compreso tra il 1988 ed il<br />

1994. In questi anni, a Napoli e all’Italia intera<br />

succede di tutto: Maradona, il movimento della<br />

Pantera, la crisi del Part<strong>it</strong>o Comunista, Tangentopoli,<br />

le guerre di camorra che produrranno<br />

circa 1230 morti, la nasc<strong>it</strong>a di un nuovo sistema<br />

pol<strong>it</strong>ico destinato a rimodellare i rapporti con la<br />

società attraverso metastasi di nuova generazione<br />

rispetto a quelle della Prima Repubblica. Petrella<br />

colpisce duro, riservando ai sentimenti solo<br />

spazi effimeri (la storia d’amore tra Chimicone e<br />

Betta, l’amicizia che lega lo studente al personaggio<br />

tragico di Zapatino). Il resto è un racconto<br />

teso e feroce, tra colpi di pistola, lanci di granate,<br />

tonnellate di coca da “zucare”. Sconvolge e desta<br />

ammirazione per il grande senso del r<strong>it</strong>mo, per<br />

un linguaggio che lascia entrare la musica dei 24<br />

Grana, degli Almamegretta, del Clan Vesuvio.<br />

Non c’è respiro: romanzo che trascina il lettore<br />

nella puzza di merda, di spazzatura, di polvere<br />

da sparo che l’Italia si è ab<strong>it</strong>uata ad usare come<br />

eau de toilette. (N.G.D’A.)<br />

41


WU MiNG 2<br />

Pontiac: un libro, un reading, una rivolta<br />

Wu Ming 2 ha accolto via e-mail alcune curios<strong>it</strong>à<br />

su Pontiac-storia di una rivolta, che è al contempo<br />

un audiolibro illustrato, scaricabile in più modi<br />

all’indirizzo www.pontiac.man<strong>it</strong>uana.com, e<br />

una lettura-concerto proposta nei calendari dei<br />

contesti più disparati.<br />

Sono rimasta ammaliata dal sentimento<br />

della ribellione presente in questa vostra<br />

autoproduzione, che non è “solo” la<br />

rest<strong>it</strong>uzione creativa di un evento rimosso<br />

dalla Storia<br />

Il tema principale di Pontiac è il colonialismo,<br />

non tanto come evento storico, ma come modello<br />

onnipresente, metastorico, di incontro tra<br />

culture, corpi, nazioni. L’alternativa possibile<br />

è quella di un meticciato dove la cultura sia<br />

qualcosa che gli individui fanno, non qualcosa<br />

che hanno o portano per nasc<strong>it</strong>a e sangue. Dove<br />

ciascuno è libero di essere diverso senza che<br />

questo esaurisca la sua ident<strong>it</strong>à.<br />

Pontiac nasce da un accenno presente in<br />

Man<strong>it</strong>uana. Cosa ti ha talmente coinvolto<br />

da approfondire la ricerca su questa<br />

figura?<br />

Mi sono innamorato della rivolta di Pontiac<br />

strada facendo. All’inizio, mi affascinava<br />

soprattutto come antefatto della Rivoluzione<br />

Americana. Un antefatto significativo, perché<br />

dice fin da sub<strong>it</strong>o che l’Indipendenza delle<br />

Tredici Colonie nacque sotto il segno della Razza<br />

42 libri<br />

e della Terra. Poi, studiando più a fondo, mi sono<br />

reso conto della compless<strong>it</strong>à della vicenda, una<br />

ribellione di tribù indiane molto lontane tra loro<br />

che per la prima volta si coalizzano contro un<br />

nemico comune, usando come armi tomahawk e<br />

fucili, leggende ancestrali e retorica colonialista,<br />

profezie religiose, lettere false, voci incontrollate,<br />

astuzia guerrigliera, piccole invidie e miserie di<br />

uomini.<br />

La vostra lettura-concerto si apre con un<br />

m<strong>it</strong>o della ri-creazione: in Nanabush ciò<br />

che si narra non è l’origine del mondo,<br />

ma il percorso che ha condotto al suo<br />

rinnovamento.<br />

Ho trovato un simbolismo molto forte in questa<br />

“genesi” degli indiani Anishinabeg. Il Padrone<br />

della v<strong>it</strong>a sogna e sub<strong>it</strong>o crea il mondo per<br />

riprodurre quel che ha sognato. Poi però una<br />

grande inondazione lo sommerge e allora<br />

Nanabush lo deve ri-creare, a partire da un<br />

granello di fango originario. Ma non è solo: ad<br />

aiutarlo ci sono gli animali scampati con lui alle<br />

Acque. Perché per costruire un mondo nuovo non<br />

basta volerlo, non basta sognarlo: bisogna farlo<br />

insieme.<br />

Nella seconda traccia due r<strong>it</strong>ratti in<br />

contrapposizione: chi cerca la terra e la<br />

sua occupazione, e chi agogna il sole e la<br />

sua meraviglia. Perché hai voluto questo<br />

“confronto”?


Il pezzo è costru<strong>it</strong>o in maniera dialettica, per<br />

mostrare due diverse molle dell’esplorazione e<br />

del desiderio: la curios<strong>it</strong>à e il possesso. Tuttavia,<br />

la fine dei due esploratori è simile: Henry Hudson<br />

cercava la terra e nuove vie commerciali, ed è<br />

morto solo, schiacciato da quella ricerca. Ioscoda,<br />

il guerriero degli Ottawa, voleva raggiungere la<br />

Casa del Sole, il Tramonto, e anche lui morì solo,<br />

su un alto crinale, gli occhi rivolti a Oriente. Sono<br />

due esempi di “desideranti”, sognatori sol<strong>it</strong>ari,<br />

contrapposti alla combriccola di Nanabush, un<br />

collettivo di sognatori che invece riesce a salvarsi<br />

e a rifare il mondo.<br />

Una contrapposizione simile si ha anche<br />

nella traccia int<strong>it</strong>olata ad Antoine de La<br />

Mothe, in cui una costruzione speculare<br />

rivela le due facce – a mio parere negative -<br />

dello stesso personaggio..<br />

Il mio giudizio sul marchese di Cadillac non è<br />

del tutto negativo. Si costruì una carriera con<br />

le menzogne, è vero, ma a quanto pare aveva<br />

un’idea di società meticcia, di convivenza tra<br />

bianchi e nativi, molto innovativa e radicale. Non<br />

a caso, fu proprio il passaggio di Fort Detro<strong>it</strong> agli<br />

inglesi a scatenare la rivolta di Pontiac. Con la<br />

sua storia volevo più che altro mostrare un altro<br />

aspetto del sogno, la sua parentela con la bugia, e<br />

in particolare il legame tra questa e il cosiddetto<br />

“sogno americano”, l’idea di una “Terra delle<br />

Opportun<strong>it</strong>à”, della quale Cadillac mi sembra un<br />

rappresentante perfetto.<br />

Salto all’ultima traccia Cosa siamo, in cui<br />

si fa appello alla risorsa della dign<strong>it</strong>à: il<br />

cambiamento non passa per la presa di<br />

potere, ma attraverso la rivendicazione dei<br />

dir<strong>it</strong>ti degli ultimi.<br />

Rivendicare i dir<strong>it</strong>ti degli ultimi non è un gesto<br />

di vuota solidarietà: significa rivendicare i nostri<br />

dir<strong>it</strong>ti. Clandestin<strong>it</strong>à e precariato sono facce<br />

della stessa medaglia. Come le nazioni indiane ai<br />

tempi di Pontiac seppero mettere da parte mille<br />

differenze per perseguire uno stesso obiettivo,<br />

così oggi dovrebbero fare le diverse tribù di senza<br />

dir<strong>it</strong>ti, clandestini della dign<strong>it</strong>à.<br />

Quanto ha inciso l’incontro con la gente<br />

nella scelta di proporre sul web questa<br />

realizzazione?<br />

E’ stato determinante. Prima di andare in giro<br />

per le piazze e i teatri non pensavamo nemmeno<br />

di registrare lo spettacolo. Solo dopo abbiamo<br />

cap<strong>it</strong>o che ne valeva la pena, anche perché molta<br />

gente ce l’ha chiesto, per riascoltare con più<br />

attenzionetutta la storia.<br />

E l’approccio con l’immagine, quando è<br />

stato pensato?<br />

Come scr<strong>it</strong>tore, ci tenevo che la registrazione in<br />

studio dello spettacolo venisse accompagnata<br />

da un piccolo “libro”, un oggetto da sfogliare e<br />

guardare. Metterci soltanto i testi delle letture<br />

mi è parsa da sub<strong>it</strong>o una scelta lim<strong>it</strong>ata.<br />

Così abbiamo deciso di coinvolgere Giuseppe<br />

Camuncoli, un eccezionale disegnatore di fumetti<br />

con cui da tempo c’era la voglia di collaborare. C’è<br />

voluto tempo per trovare le illustrazioni “giuste”,<br />

e per vari motivi: primo, per ev<strong>it</strong>are errori storici<br />

e filologici; secondo, per individuare, in ciascun<br />

brano, l’aspetto più centrale e visivo; terzo,<br />

perché volevamo che le immagini non fossero un<br />

semplice contributo appiccicato alle parole.<br />

La proposta di un download in più modal<strong>it</strong>à<br />

completa con coerenza il progetto.<br />

Quali sono state finora le risposte a tutto<br />

quanto?<br />

Lo spettacolo è stato messo in scena in una<br />

quindicina di date. Per l’audiolibro, invece,<br />

abbiamo avuto più di 2700 download in sei mesi.<br />

I paganti sono un centinaio, con una media di<br />

circa 7 euro a copia (più del prezzo consigliato).<br />

Oltre al download non c’era alcuna strategia<br />

di vend<strong>it</strong>a: nessun bonus per chi paga, nessun<br />

contenuto aggiuntivo, nessuna confezione<br />

deluxe. Questa operazione non era pensata<br />

per un r<strong>it</strong>orno commerciale. La scommessa<br />

era più che altro sulla relazione e sul progetto<br />

“transmediale” legato a Man<strong>it</strong>uana, l’idea cioé<br />

di esplorare quell’universo narrativo con ogni<br />

mezzo necessario e coinvolgendo nell’impresa<br />

una vasta comun<strong>it</strong>à di lettori attivi.<br />

Stefania Ricchiuto<br />

libri<br />

43


lUiSa rUGGio<br />

Il suo primo romanzo Afra (Besa Ed<strong>it</strong>rice), usc<strong>it</strong>o<br />

nel 2006, ottenne un ottimo riscontro e molti<br />

premi. Da qualche settimana la giornalista e<br />

scr<strong>it</strong>trice leccese Luisa Ruggio ha pubblicato il<br />

suo nuovo romanzo La nuca.<br />

Medioevo. Terra di Hydrunte. Una bella<br />

adolescente, sospettata di stregoneria perché<br />

innamorata delle parole, si traveste da uomo per<br />

diventare l’allievo di uno Scriptorium particolare.<br />

Un luogo pieno di libri e inchiostri dove i maestri<br />

sono due fratelli. Un alchimista erem<strong>it</strong>a e un<br />

arabo che colleziona nuche femminili, alla<br />

continua ricerca di quella perfetta per la stesura<br />

di un codice fatto di puro erotismo. Insieme<br />

scopriranno la mistica della sensual<strong>it</strong>à. E la<br />

forma più spir<strong>it</strong>uale dell’amore. Una storia che<br />

è anche un commovente omaggio alla Scr<strong>it</strong>tura,<br />

un tributo alla potenza incantatoria della<br />

Parola, sull’osmosi tra Filosofia occidentale<br />

e Favola orientale e un falso storico sulla v<strong>it</strong>a<br />

immaginaria dell’alchimista di Soleto Matteo<br />

Tafuri.<br />

44 libri<br />

La tua storia è ambientata nel passato<br />

ma sono molti i punti di contatto con il<br />

presente. Inoltre racconti di terre a noi<br />

vicine. Come mai questa ambientazione?<br />

È un passato sospeso, tipico delle favole,<br />

un tempo che somiglia a una cronologia che<br />

conosciamo bene ma in realtà é un tempo allo<br />

specchio, come nella teoria degli Universi<br />

Tangenti raccontata nel film “Donnie Darko”.<br />

La scr<strong>it</strong>tura fa anche questo. Mette in contatto<br />

due flussi temporali, quello oggettivo e quello<br />

soggettivo, quello della v<strong>it</strong>a materiale e quello<br />

sotterraneo della mente. Volevo provare a<br />

raccontare la v<strong>it</strong>a immaginaria di Matteo<br />

Tafuri, l’alchimista di Soleto realmente esist<strong>it</strong>o<br />

e che portò la conoscenza ai cafoni di stanza alla<br />

fine del mondo, fondando uno Scriptorium. Una<br />

notte, per un imprevisto, mi r<strong>it</strong>rovai a guardare<br />

la guglia del campanile di Soleto, con i quattro<br />

diavoli di pietra e che la leggenda attribuisce<br />

all’opera di un mago molto potente. Mi venne<br />

voglia di parlare della Scr<strong>it</strong>tura come materia


narrante e quindi del piacere di raccontare<br />

storie, trascurata al prezzo di un minimalismo<br />

fin troppo prudente. Quest’alchimia. La Terra<br />

d’Otranto di un ipotetico Cinquecento e il vicino<br />

Oriente era lo sfondo ideale. A Sherazade,<br />

sarebbe andato a genio.<br />

Oriente e Occidente si sfiorano, si toccano,<br />

si incastrano. Qual è secondo te il rapporto<br />

tra questi due mondi?<br />

È come quello che c’é tra i sessi, una continua<br />

attrazione e repulsione, una lotta per la<br />

monarchia e un desiderio impossibile di fusione,<br />

un dualismo che ha gemmato mondi. Nel<br />

mio romanzo, Oriente e Occidente sono due<br />

fratellastri: Matteo e l’arabo Gherìb, il maestro<br />

di spada. Entrambi finiranno col desiderare<br />

la stessa donna, l’allievo femmina, Hyrie. Un<br />

ménage à trois che ha a che fare con la ricerca<br />

della nuca perfetta sulla quale stendere un<br />

codice.<br />

La tua lingua è molto curata a tratti<br />

neanche troppo semplice. Dove nasce e<br />

come si alimenta questo stile?<br />

Nel r<strong>it</strong>mo, nell’istinto che porta a seguire un<br />

r<strong>it</strong>mo. È come quando improvvisi musica con<br />

uno strumento, esegui uno spart<strong>it</strong>o accessibile<br />

solo a te. Ma per improvvisare devi conoscere la<br />

musica, così da sapere quali sono i tuoi accordi.<br />

I libri sono la mia musica. Leggo moltissimo e<br />

mi concedo il piacere della lentezza e del r<strong>it</strong>orno<br />

su certe pagine. Duras, Miller, Fante, Salinger,<br />

Celine, Conrad, Carroll, De Luca, Campo,<br />

Marquez, e via elencando. Poi c’è mia nonna, la<br />

senza alfabeto, gran narratrice di favole lì per lì,<br />

lei mi ha insegnato moltissimo senza volerlo.<br />

Sei al tuo secondo romanzo ma continui la<br />

tua v<strong>it</strong>a da giornalista. come concili le due<br />

anime?<br />

Potendo la smetterei di doverle conciliare.<br />

Ma di sola scr<strong>it</strong>tura non si campa. E allora<br />

il giornalismo, che per certi aspetti è proprio<br />

il contrario della scr<strong>it</strong>tura. Veloc<strong>it</strong>à contro<br />

lentezza, volendo dirne uno. Concilio i due mondi<br />

con un minimo di gioia e di grat<strong>it</strong>udine, perche’ il<br />

giornalismo mi ha permesso di incontrare alcune<br />

delle penne che amo.<br />

Qual è l’ideale colonna sonora di questo<br />

romanzo? In generale cosa ascolta Luisa<br />

Ruggio?<br />

Questo romanzo è pieno di traversate a cavallo<br />

nei boschi, è lunare, pieno di viandanti,<br />

adolescenti visionarie, sacerdoti corrotti,<br />

guerrieri della parola, mistici della spada, carghi<br />

pieni di spezie, leggende. Ascoltavo spesso Henry<br />

Purcell durante la stesura. Bach, Mozart. Ma<br />

per assurdo ascoltavo anche Bowie, Sakamoto,<br />

Jarre, Thelonius Monk, Mertens, Sylvian. In<br />

generale ascolto il jazz. E mi piace caldo.<br />

In questo numero ci interroghiamo se<br />

questa Puglia sia veramente vincente. Tu<br />

che ne pensi?<br />

Sarà vincente quando quelli che sono dovuti<br />

fuggire per poter realizzare qualcosa saranno<br />

messi nella condizione di tornare. Sarà vincente<br />

quando quelli che sono restati qui tentando di<br />

realizzare qualcosa non sentiranno più il peso<br />

dell’insilio.<br />

Quali sono gli autori pugliesi che leggi? E<br />

in generale? Quali sono gli autori che ti<br />

hanno maggiormente influenzato?<br />

Rina Durante. Trovo assurdo che non si<br />

ristampino certi capolavori. La malapianta è<br />

un romanzo stupendo, dovrebbero ristamparlo e<br />

fargli spazio sugli scaffali di queste librerie dove<br />

c’é di tutto e manca l’essenziale. Allo stesso modo<br />

trovo inaccettabile la sparizione de Gli amorosi<br />

sensi. Perché? Ecco, questo riguarda anche la<br />

domanda precedente. E mi fa arrabbiare. C’é<br />

una tale ipocrisia ed<strong>it</strong>oriale e una sequela oziosa<br />

di investimenti vigliacchi. La Puglia, il Salento<br />

soprattutto, i giovani scr<strong>it</strong>tori pugliesi hanno<br />

tutti un grande deb<strong>it</strong>o con Rina Durante. E i<br />

deb<strong>it</strong>i vanno estinti, persino quando è troppo<br />

tardi. Per quanto riguarda gli autori che mi<br />

hanno maggiormente ‘innamorato’ più che<br />

influenzato, faccio un nome su tutti: Marguer<strong>it</strong>e<br />

Duras.<br />

Hai fatto molte presentazioni dei tuoi libri.<br />

Qual è il tuo rapporto con i lettori?<br />

Con i lettori provo a uscire dalla letteratura<br />

per entrare nella v<strong>it</strong>a. Provo a uscire da quella<br />

tipologia di presentazioni organizzate per benino<br />

dove c’é uno che parla e un gruppo di gente che<br />

sonnecchia. Provo a parlare con loro, non solo a<br />

loro. Il rapporto cambia. Ed è fantastico, questo<br />

muove energia, la fiuti, la senti, la tocchi. I libri,<br />

poi, fanno il loro percorso da soli e trovano i loro<br />

lettori a prescindere dal contorno.<br />

Hai già in cantiere un nuovo progetto?<br />

Sì. Però non te lo dico (e rido...).<br />

Pierpaolo Lala<br />

libri 45


MARCO ROVELLI<br />

Lavorare uccide<br />

Bur Rizzoli<br />

Delle morti sul lavoro ci giungono giorno<br />

per giorno bollettini dolenti, anche grazie<br />

all’accortezza quasi irrequieta degli operatori<br />

di certa informazione, impelagati a rest<strong>it</strong>uire<br />

elenchi disarmanti e rendiconti più che lucidi<br />

sull’ennesimo incidente compiutosi in tragedia,<br />

senza mai sporgersi, però, oltre l’aspetto dei<br />

fatti. La rappresentazione dell’esterior<strong>it</strong>à di<br />

queste vicende drammatiche – esercizio tipico<br />

del giornalismo più sguaiato – conosce a volte<br />

l’approfondimento, ma mai lo scavo, che è un modo<br />

altro, e assai distante dal primo, per leggere tra<br />

le righe di un accadimento dalla frequenza ormai<br />

divorante. Le “morti bianche” – espressione<br />

scollegata da una realtà di sangue a profusione<br />

e ustioni avvinghiate ai corpi – sono condannate<br />

a restare un fenomeno avvertibile solo entro<br />

i lim<strong>it</strong>i della commiserazione rassegnata, a<br />

meno che non si cominci a divulgare seriamente<br />

l’ultima inchiesta narrativa di Marco Rovelli [già<br />

autore di Lager <strong>it</strong>aliani sui centri di permanenza<br />

temporanea]. Lavorare uccide - questo il t<strong>it</strong>olo<br />

snervato e insieme nervoso – è in libreria da<br />

diversi mesi ed è testo di evidente attual<strong>it</strong>à, ma<br />

nonostante ciò si contano sulle d<strong>it</strong>a di una mano<br />

i media che hanno voluto porre l’attenzione<br />

su quest’analisi aguzzina, che dissotterra<br />

molto ed estrae ancora di più. Va scr<strong>it</strong>to:<br />

non è opera che in/formi sui fatti. Di contro,<br />

espande la percezione dei casi, suggerendo<br />

una med<strong>it</strong>azione capace di addentrarsi nelle<br />

ragioni più inaccettabili, eppure tangibili, di<br />

sciagure che presto la maggioranza della gente<br />

collocherà nell’ordinario. Il problema reale non<br />

sta negli incidenti, ma in ciò che li sussume: gli<br />

ingranaggi str<strong>it</strong>olanti del lavoro contemporaneo.<br />

Contro questi, Marco Rovelli proietta non solo<br />

gli avvenimenti inaccettabili che hanno toccato<br />

la pelle di una molt<strong>it</strong>udine di annientati, ma<br />

soprattutto l’urgenza di riflessione sul senso<br />

dell’energia umana in questo tempo: ridotta a<br />

mero atto produttivo di denaro, come stupirsi<br />

se la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à repressa, reclusa nelle gabbie del<br />

lavoro, si traduce con questa assidu<strong>it</strong>à anche in<br />

mera morte?<br />

Stefania Ricchiuto<br />

GIUSEPPE GENNA<br />

Italia de profundis<br />

Minimum Fax<br />

Pastiche criminale:<br />

Genna coverizza<br />

Burroughs, Leopardi,<br />

il Pasolini di Petrolio,<br />

Carmelo Bene, Bret<br />

Easton Ellis e perfino<br />

se stesso (pescando da<br />

Medium, il romanzo<br />

pubblicato solo in rete)<br />

in un’opera-fiume<br />

eccessiva, funerea,<br />

dallo stile iperbolico<br />

che fa varcare al<br />

lettore la soglia di una dimensione altra del<br />

narrare, costringendolo a rincorrere una linea<br />

continua di sgomento. È una vera e propria<br />

gara di resistenza, una sfiancante mise en abîme<br />

all’interno della quale le forme drammatiche<br />

sbatacchiano, si contraddicono, vanno a pezzi per<br />

poi essere riun<strong>it</strong>e in una composizione astratta<br />

inquietante: ad attenderci in questo altrove<br />

ci sono le spoglie di tutti i desideri, di tutte le<br />

storie fuori controllo. C’è troppa veloc<strong>it</strong>à nelle<br />

nostre v<strong>it</strong>e, poi accadono gli incidenti, i fulmini<br />

a ciel sereno, i deragliamenti in prossim<strong>it</strong>à<br />

di incroci non segnalati tra passato e futuro.<br />

Ver<strong>it</strong>à e rappresentazione all’effetto Droste:<br />

abbandonata la cornice thriller degli esordi,<br />

Genna ci scaglia addosso un libro di corpi, voci,<br />

ectoplasmi, allucinazioni in cui ogni vicenda<br />

sembra cominciare dove l’altra finisce in un<br />

cortocircu<strong>it</strong>ante, re<strong>it</strong>erato non inizio protervo e<br />

musone. Un monumento al Mastodontico Nulla<br />

del nostro tempo, alle domande senza risposte,<br />

alle suppliche non soddisfatte. La strada era<br />

stata aperta da L’<strong>Anno</strong> luce (2005), e ricordarlo<br />

è necessario perché non si arriva impreparati<br />

a questo Italia de profundis, alla sua<br />

drammatic<strong>it</strong>à fatta di periodi che si deformano.<br />

Voli fantastici e orrori abominevoli. Frammenti.<br />

Scorie. Epica pressofusa alla lirica in un gesto<br />

di allontanamento, di sparizione nella coscienza<br />

del disinganno.<br />

Nino G. D’Attis<br />

libri 47


ANDREW DAVIDSON<br />

Gargoyle<br />

Mondadori<br />

Hanno pagato un<br />

milione di dollari per<br />

pubblicare questo<br />

debutto. L’amore<br />

brucia, e in qualche caso<br />

aumenta sensibilmente<br />

il tuo conto in banca<br />

(devo segnarmi da<br />

qualche parte il nome<br />

dell’agente letterario<br />

che ha fatto il miracolo:<br />

Eric Simonoff della<br />

Janklow & Nesb<strong>it</strong><br />

Associates). La vicenda<br />

di un attore porno<br />

strafatto che subisce un incidente e si risveglia<br />

dal coma ridotto ad un tronco di carne bruciata (i<br />

chirurghi gli hanno portato via anche il prezioso<br />

attrezzo del mestiere) sembra roba da Palahniuk.<br />

Mettiamoci anche una donna misteriosa, Marianne<br />

Engels, scultrice di gargoyle di pietra ed osp<strong>it</strong>e<br />

ab<strong>it</strong>uale del reparto psichiatrico che instaura con<br />

il paziente un rapporto ambiguo, fatto di resoconti<br />

di v<strong>it</strong>e passate (sostiene di avere 700 anni, di<br />

essere cresciuta in un monastero in Germania e<br />

di essere stata tra i primi amanuensi traduttori di<br />

Dante) e gli ingredienti per una storia struggente<br />

e bislacca ci sono tutti. Preparate i fazzoletti. Anzi<br />

no, qui le pagine che parlano d’amore si alternano<br />

a quelle in cui le fiamme che fanno girare il motore<br />

del mondo (potere, cinismo, denaro, edonismo)<br />

lambiscono più volte la voglia di tenerezza.<br />

Materia difficile da gestire? È un inferno, ma<br />

Davidson (canadese che ha insegnato per diversi<br />

anni in Giappone) ci prova, e ha sicuramente dalla<br />

sua l’impegno meticoloso per la documentazione<br />

storica e medica. Inizio folgorante, descrizioni<br />

cliniche raccapriccianti. Qualcosa viene meno<br />

quando il r<strong>it</strong>mo cala dopo le prime 150 pagine e<br />

si avverte una certa stanchezza, poi si riprende a<br />

volare alto fino alla conclusione delirante. Però un<br />

milione di verdoni…mah! (N.G.D’A.)<br />

GLI ICONOCLASTI- GIANLUCA<br />

CHINNICI<br />

A-cerchiata Storia veridica ed es<strong>it</strong>i<br />

imprevisti di un simbolo<br />

Eleuthera<br />

La A-cerchiata è un simbolo notorio, che richiama<br />

il movimento anarchico e la compless<strong>it</strong>à di<br />

pensieri e pratiche ad esso sottese. Effigie di<br />

semplicissima realizzazione – una A maiuscola<br />

inscr<strong>it</strong>ta in un cerchio –, fu ideata da Tomás<br />

<strong>48</strong> libri<br />

Ibañez e compiuta da René Darras nel 1964,<br />

quando il Groupe Jeunes Libertaires di Parigi<br />

firmò un articolo in cui la si proponeva sigla scelta<br />

del movimento, per la necess<strong>it</strong>à di uno strumento<br />

comunicativo che fosse soprattutto economico: di<br />

fatto, l’immediatezza grafica “riduceva al minimo<br />

il tempo per le scr<strong>it</strong>te murali”, mentre il tratto<br />

essenziale la poteva rendere comune a tutte le<br />

espressioni dell’anarchismo, facil<strong>it</strong>ando così un<br />

riconoscimento pubblico altrimenti complicato.<br />

Accolta senza eclatanti entusiasmi, la A-cerchiata<br />

ricomparve dopo qualche anno su manifesti e<br />

volantini della Gioventù Libertaria milanese, e da<br />

lì fu un procedere a r<strong>it</strong>mo disinvolto verso i muri,<br />

e non solo i muri, di tutta Europa. L’incontro con<br />

la cultura punk e con la speculazione commerciale<br />

fece il resto, contribuendo ad un’espansione spesso<br />

mortificante di questo ideogramma da strada,<br />

usato e abusato e rielaborato anche in contesti poco<br />

affini al suo senso originario. Eppure, proprio in<br />

questa apparente banalizzazione sta la coerenza<br />

dissacrante di un emblema di libertà vera, che<br />

rende coincidenti la peculiar<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>ica di un<br />

simbolo e le svariate declinazioni del suo essere<br />

un po’ marchio, un po’ suggello, un po’ schizzo<br />

casuale: ciò che conta è che non ci sia ident<strong>it</strong>à<br />

alcuna che possa rivendicarne un presunto<br />

significato reale. Seguendo le tracce di questo<br />

sentimento di non appartenenza, Eleuthera<br />

ripercorre la storia dell’A-cerchiata secondo<br />

autentic<strong>it</strong>à, e lo fa con un volume fotografico<br />

curato dall’artista visuale Gianluca Chinnici, e da<br />

un collettivo estemporaneo di autori. Alcuni nomi<br />

[ estratti a caso, tutti notevolissimi ]: Goffredo<br />

Fofi, Marco Philopat, Marco Rovelli, Wu Ming<br />

1, Enrico Ghezzi. Tutti, mettono in discussione<br />

gli esercizi più ab<strong>it</strong>uali di un simbolo davvero<br />

popolare e per niente populista, svelandone<br />

l’imbarazzante libertinaggio e rest<strong>it</strong>uendone<br />

appieno la sacrosanta inafferrabil<strong>it</strong>à.<br />

Stefania Ricchiuto<br />

JUAN JOSE GARFIA<br />

Adiòs Prisiòn. Il racconto delle<br />

fughe più spettacolari<br />

Autoprodotto<br />

Juan Jose Garfia lotta da sempre contro<br />

l’ist<strong>it</strong>uzione carceraria, universo abietto in cui<br />

l’espiazione dei reclusi è a uso e consumo dalla<br />

società di fuori , e quindi terr<strong>it</strong>orio privilegiato<br />

delle più scellerate forme del controllo sociale.<br />

Il suo attivismo si è concentrato soprattutto sul<br />

regime F.I.E.S, il corrispettivo spagnolo del 41/bis<br />

<strong>it</strong>alico, che attraverso l’isolamento annichilisce il<br />

corpo - già incluso in una ristrettudine -, non solo<br />

sopprimendo la possibil<strong>it</strong>à di contatti miseri e


accennate vicinanze, ma soprattutto accordando<br />

che su quel corpo si consumi l’impensabile, senza<br />

che possa intervenire il fastidio, il disturbo,<br />

la seccatura di una testimonianza esterna<br />

disgustata. In un’oppressione così feroce anche<br />

quando silenziosa, il detenuto cerca spesso di<br />

non morire, rintracciando, negli ingranaggi<br />

che lo avviluppano, una qualche risorsa di<br />

sopravvivenza, capace di alimentare la personale<br />

forma di v<strong>it</strong>a. Una di queste energie è il tempo<br />

vuoto e vacuo, che in carcere non si esaurisce<br />

facilmente , e che pone la parte più profonda di sé<br />

in convivenza con le tensioni più naturali, come<br />

la libertà. Questa, tra le sbarre è raggiungibile o<br />

con una dissociazione “rifugio” – data per esempio<br />

dall’espressione artistica e comunque concessa<br />

dall’ist<strong>it</strong>uzione – oppure con una dissociazione<br />

“presenza”, che recupera il corpo escluso e lo<br />

riporta oltre la gabbia, a far da sé. In fuga. Perché<br />

“la fuga dal carcere è un assioma indiscutibile<br />

per qualunque recluso con una coscienza di<br />

classe”. Di questa dign<strong>it</strong>à inviolabile ci narra<br />

Jose Juan Garfia, condannato a 213 anni per il<br />

suo impegno, rest<strong>it</strong>uendoci con tutti i particolari<br />

più inverosimili sei evasioni avvenute in Spagna<br />

sul finire degli anni’80. Il libro circola per mer<strong>it</strong>o<br />

dell’attiv<strong>it</strong>à della Biblioteca dell’Evasione [www.<br />

bibliotecadellevasione.org], che raccoglie libri da<br />

mettere a disposizione gratu<strong>it</strong>a di tutti i detenuti<br />

nelle carceri <strong>it</strong>aliane. (S.R.)<br />

CHARLES D’AMBROSIO<br />

Il suo vero nome<br />

Minimum Fax<br />

A distanza di sette anni dal suo esordio letterario,<br />

minimum fax propone Il suo vero nome, una<br />

raccolta di racconti firmata Charles D’Ambrosio.<br />

Un viaggio onirico, sospeso fra la v<strong>it</strong>a e la morte.<br />

Una scr<strong>it</strong>tura intima, elegante, che culla il lettore<br />

fra le fer<strong>it</strong>e insanabili di un’esistenza tormentata.<br />

Si parte dalla Punta, local<strong>it</strong>à di villeggiatura in cui<br />

Kurt, piccolo e maturo Caronte, traghetta adulti<br />

sbronzi e depressi a bordo del suo carrettino di<br />

legno; passando per una stazione di servizio di<br />

Carbondale, in compagnia di un ex marinaio e di<br />

una ragazza che nasconde atroci sofferenze sotto<br />

una stopposa parrucca di ricci; sino ai piedi del<br />

monte Hood, dove il crudele silenzio della morte<br />

echeggia fra le mura domestiche di un austero<br />

casolare, rivelando la fragil<strong>it</strong>à dei rapporti e<br />

la violenza della disperazione. I ricordi di una<br />

giovinezza dimenticata ed i segreti di infanzia,<br />

attraversano le v<strong>it</strong>e del ribelle John Torrence e<br />

di suo padre, di Neal e Sarah, di Bobby e la sua<br />

famiglia. Nelle parole di D’Ambrosio c’è tutto:<br />

il dolore, la follia, l’amore, lo smarrimento e la<br />

TONY SOZZO<br />

Nolente<br />

Lupo Ed<strong>it</strong>ore<br />

Torna Tony Sozzo, torna<br />

quel suo lavoro di<br />

auscultazione interiore<br />

che ci ha aveva conquistato<br />

nel suo precedente<br />

L’eterna cosa peggiore.<br />

Cresce Tony, cresce in<br />

tutto. Cresce il protagonista<br />

delle sue storie, un<br />

suo ego non molto alter,<br />

forse più audace, forse<br />

più estremo. Il vivere,<br />

l’incapac<strong>it</strong>à di farlo, la<br />

quotidian<strong>it</strong>à, le difficoltà<br />

di una contemporane<strong>it</strong>à che sembra non essere<br />

sensibile è tutta in Nolente. La v<strong>it</strong>a normale, a<br />

volte tanto da diventare invisibile. Le scelte i<br />

gradini, a volte insormontabili che le età ci mettono<br />

davanti. Tutto questo è nella scr<strong>it</strong>tura di<br />

Tony, un romanzo di formazione, o meglio di cresc<strong>it</strong>a,<br />

come dicevamo. Anche la scr<strong>it</strong>tura cresce,<br />

dopo la pulizia e la compostezza, rara di questi<br />

tempi, del primo romanzo Tony riesce a modellare<br />

la lingua affinandola ancora, perfezionandola.<br />

Fa capolino una pungente ironia, che spezza il<br />

r<strong>it</strong>mo, lascia respirare il lettore, lo solleva, prima<br />

di affondare un colpa allo stomaco.<br />

Osvaldo Piliego<br />

speranza. Sette racconti che fotografano due<br />

generazioni: la pazzia e la rassegnazione dei<br />

padri, contro la saggezza ed il romanticismo dei<br />

figli. Nella seconda parte di Lirismo, penultimo<br />

racconto del libro, si riassapora lo stile asciutto<br />

ed essenziale di uno dei grandi maestri della<br />

short story. Dopo una camminata notturna<br />

nel parco pubblico in Main Street, coperto da<br />

una distesa dorata di neve, Potter assapora,<br />

nel tepore del suo appartamento, una patata<br />

al cartoccio che teneva nascosta nella tasca del<br />

cappotto. La celebrazione dei piccoli gesti, mi ha<br />

riportato alla mente la scr<strong>it</strong>tura di Carver, ed in<br />

particolar modo un racconto, L’idea. Una capac<strong>it</strong>à<br />

di trasmettere emozioni e sapori attraverso<br />

poche parole perfettamente incastonate l’una con<br />

l’altra, in grado di creare un’empatia fra lettore<br />

e personaggio che avevo riscontrato in pochi<br />

scr<strong>it</strong>tori. Per questa e per mille altre ragioni, vi<br />

consiglio di tuffarvi fra le pagine de Il suo vero<br />

nome.<br />

Roberto Conturso<br />

libri <strong>49</strong>


VERSO SUD, SALENTO D’ACQUA<br />

E DI TERRA ROSSA<br />

fotografie Caterina Gerardi<br />

testo Marilena Cataldini e Marina<br />

Pizzarelli<br />

Anima Mundi Edizioni<br />

Il Salento che non ti immagini, quello che non vedi<br />

se non lo cerchi, una terra da scoprire ancora una<br />

volta viaggiando verso sud, fino all’estremo, fino a<br />

dove è possibile. C’è, all’ombra di ciò che è secolare,<br />

tanto altro che occhi attenti hanno catturato e parole<br />

preziose hanno saputo raccontare. C’è un Salento che<br />

non appartiene ai salentini, un Salento che altre v<strong>it</strong>e<br />

hanno vissuto e vivono, il Salento degli “altri”. Molti<br />

non lo sanno ma da decenni questa terra è rifugio,<br />

residenza, eremo. Ci sono angoli di questa terra che<br />

sono cattedrali votate all’arte, al pensiero, al creare,<br />

luoghi fisici e della mente al contempo. Una visione<br />

illuminante raccontata da occhi stranieri, ma mai<br />

estranei. Bellissima operazione quella di Verso<br />

Sud, pubblicazione di Anima Mundi. Un viaggio<br />

per immagini realizzate da Caterina Gerardi<br />

accompagnate dai testi di Marilena Cataldini e<br />

Marina Pizzarelli. Racconti di v<strong>it</strong>e, di chi il Salento<br />

lo ha adottato o si è lasciato adottare (artisti e<br />

intellettuali), un’occasione per parlare di altro,<br />

una ricognizione che esplora quello che si nasconde<br />

dietro i muretti a secco. L’immagine che ne esce è<br />

quella di un luogo in cui il tempo assume i contorni<br />

non solo della lentezza, ma quelli del “r<strong>it</strong>orno”,<br />

come dice nella sua introduzione Goffredo Fofi: “Gli<br />

occhi degli altri sono indispensabili a comprendere<br />

un luogo, anche per chi vi è nato e non ne è mai<br />

part<strong>it</strong>o. Ma non possono essere quelli del turista…<br />

il Salento esige attenzione, continu<strong>it</strong>à, scavo. Esige<br />

r<strong>it</strong>orno”. Un’operazione, oltre che ben riusc<strong>it</strong>a nella<br />

confezione e nei contenuti, importante. Testimoniare<br />

una nuova angolazione del nostro terr<strong>it</strong>orio,<br />

cominciare a contemplare il contemporaneo oltre<br />

che la tradizione è un omaggio alle sfumature di<br />

una regione che può essere “acqua e terra rossa”.<br />

Allegato al libro anche un dvd documentario con le<br />

musiche di Nidi d’Arac. (O.P.)<br />

50 libri<br />

Nasce una nuova casa ed<strong>it</strong>rice nel Salento e non<br />

possiamo che salutarla con affetto e apprezzarne<br />

il coraggio. Si chiama Bepress quasi volesse<br />

rivendicare già appena nata il suo dir<strong>it</strong>to<br />

ad esistere oppure volesse essere l’altro lato<br />

dell’ed<strong>it</strong>oria. Ne abbiamo parlato con i fondatori<br />

Simone Rollo e Andrea Ferreri.<br />

Come nasce l’idea di una casa ed<strong>it</strong>rice<br />

“alternativa” come la vostra?<br />

Più che alternativa Bepress è “in movimento”,<br />

ovvero alla continua ricerca di scuotere un<br />

ambiente che spesso si presenta obsoleto o<br />

troppo commerciale. Questo stimolo al continuo<br />

muoversi ci ha spinto, dopo diversi anni di<br />

passione nel mondo dell’ed<strong>it</strong>oria, a realizzare il<br />

sogno di avere una casa ed<strong>it</strong>rice tutta nostra.<br />

Le vostre prime due usc<strong>it</strong>e sono Ketamina<br />

e Marijuana… Il progetto è quello di<br />

realizzare un abecedario delle droghe. Ce<br />

ne parlate?<br />

La prima collana di Bepress è Acide Realtà.<br />

Sicuramente è un argomento controverso del<br />

quale è difficile parlare ma la nostra esperienza<br />

ci porta a condividere le pol<strong>it</strong>iche internazionali<br />

di riduzione del danno o più volgarmente di<br />

educazione all’uso delle sostanze psicotrope. Con<br />

i nostri lavori tentiamo di fornire ai consumatori<br />

quell’informazione essenziale sui danni così come<br />

sui semplici effetti delle sostanze psicotrope.<br />

Tale approccio è inoltre utile agli operatori del


settore per aggiornare le proprie conoscenze<br />

dall’ottica dell’insider, una visione dal di dentro,<br />

dei perché, dei contesti e delle modal<strong>it</strong>à del<br />

consumo di droghe.<br />

C’è un’idea “pol<strong>it</strong>ica” o una filosofia alla<br />

base del vostro progetto?<br />

Bepress è un progetto in cui crediamo fortemente<br />

e con cui vogliamo promuovere una cultura<br />

aperta ed impegnata, la stessa che ci ha formati.<br />

Non nascondiamo il nostro spiccato antagonismo<br />

costruttivo nei confronti delle dinamiche<br />

societarie che non ci piacciono, che possa essere<br />

pol<strong>it</strong>ico o filosofico, il nostro è un approccio<br />

progressista e senza tabù.<br />

Quali sono i libri, le collane in cantiere?<br />

Oltre alla già c<strong>it</strong>ata Acide Realtà a breve<br />

usciranno altri saggi di approfondimenti<br />

sociologici e filosofici di estrema attual<strong>it</strong>à,<br />

manteniamo ancora un poco di riservatezza<br />

sugli argomenti ma vi assicuriamo che saranno<br />

libri esplosivi che manderanno in crisi di nervi<br />

coloro che vorrebbero sommergere determinati<br />

fenomeni. Abbiamo imparato il lavoro dal meglio<br />

dell’underground <strong>it</strong>aliano ed internazionale e di<br />

conseguenza non avremo remore nel parlare di<br />

droga, violenza, sub-culture, etc... Per capirci<br />

meglio sul modo e sui contenuti, annunciamo<br />

l’usc<strong>it</strong>a di un tascabile del grande Philip Dick<br />

con prefazione di Antonio Caronia.<br />

Avete sub<strong>it</strong>o trovato un’ottima distribuzione,<br />

un inizio importante per chi sceglie di<br />

diffondere il più possibile un messaggio…<br />

Cosa significa fare ed<strong>it</strong>oria oggi per voi?<br />

Lanciarsi nel mondo dell’ed<strong>it</strong>oria senza le dovute<br />

basi è un azzardo, chiunque può stampare un<br />

libro ma se l’obbiettivo è diffondere i contenuti<br />

di ciò che si è pubblicato è fondamentale entrare<br />

in un canale distributivo. Abbiamo alle spalle un<br />

ed<strong>it</strong>ore importante come Mimesis che insieme a<br />

PDE ha creduto al nostro lavoro e così ci hanno<br />

lanciati verso le librerie di tutta la nazione.<br />

Per essere ed<strong>it</strong>ori oggi crediamo ci sia bisogno<br />

della passione che ci hanno trasmesso i nostri<br />

precursori come Pierre dalla Vigna e Marco<br />

Philopat, ed allo stesso tempo, tre caratteristiche<br />

base: original<strong>it</strong>à, professional<strong>it</strong>à ed un tocco di<br />

follia.<br />

Una casa ed<strong>it</strong>rice salentina ma che ha<br />

già orizzonti nazionali e non solo, a chi vi<br />

rivolgete?<br />

L’approccio di Bepress verso il pubblico è<br />

assolutamente trasversale. Il linguaggio dei<br />

nostri libri è studiato affinché possa essere<br />

recep<strong>it</strong>o da tutti nonostante i contenuti di<br />

elevato spessore. Abbiamo scelto come base del<br />

nostro progetto il Salento ma l’ottica di Bepress,<br />

così come si deduce dai primi lavori, è globale a<br />

tutti gli effetti.<br />

Osvaldo Piliego<br />

libri<br />

51


CiNEMa tEatro artE<br />

dal SalENto<br />

a iStaNbUl<br />

Sulle frequenze di Radio Egnatia<br />

La via Egnatia è un’antica strada latina che<br />

rappresentava la naturale prosecuzione della<br />

via Appia in Oriente. Nata per collegare le due<br />

cap<strong>it</strong>ali dell’Impero, Roma e Costantinopoli<br />

(l’attuale Istanbul), attraversava paesi e culture<br />

diversissime fra loro, contribuendo a realizzare<br />

uno dei primi esempi, ancora embrionali, di<br />

quella che molti secoli dopo sarà chiamata<br />

globalizzazione.<br />

Su quello stesso percorso nasce Radio Egnatia,<br />

documentario in concorso al Torino Film Festival<br />

nato da un’idea di Matteo Fraterno e Davide<br />

Barletti che ne è anche regista e prodotto dal<br />

Fluid Video Crew, Geco e Ist<strong>it</strong>uto delle Culture<br />

Med<strong>it</strong>erranee con il sostegno di Apulia Film<br />

Commission, Provincia di Lecce, Unione dei<br />

Comuni della Grecìa Salentina e Regione Puglia.<br />

La radio del t<strong>it</strong>olo è un’em<strong>it</strong>tente immaginaria,<br />

sulle cui frequenze viaggiano spezzoni di<br />

programmi che sono realmente andati in onda<br />

nei terr<strong>it</strong>ori che attraversano la via.<br />

52 CiNEMa tEatro artE<br />

Un lungo viaggio che inizia dal Salento, dove<br />

la spedizione guidata dall’artista napoletano<br />

Matteo Fraterno raccoglie le caratteristiche<br />

chianche, lastre di pietra che vengono lasciate<br />

simbolicamente in ogni luogo lungo cui si snoda<br />

la Via Egnatia, mentre la rassicurante voce<br />

fuoricampo dell’attore Fabrizio Saccomanno<br />

si preoccupa di mettere lo spettatore a proprio<br />

agio. Si può partire.<br />

A Brindisi si fa la conoscenza della moglie di<br />

Nicolino Gioia, attore <strong>it</strong>alo-albanese considerato<br />

il Mastroianni della Terra delle aquile; si rema<br />

nel lago di Prespa, specchio d’acqua che si<br />

affaccia su Albania, Grecia e Macedonia e perciò<br />

detto il Lago dei tre confini; si canta in griko con<br />

Niki, custode silenziosa di oltre duecento canti<br />

della tradizione macedone.<br />

Durazzo, Salonicco, Xanti sono solo alcuni delle<br />

tappe in cui ogni posto racchiude in se una<br />

storia, una cultura, un incontro. Il dialogo è


dunque possibile, ed è proprio a questo che punta<br />

il documentario che fa parte di una ricerca più<br />

ampia sostenuta dal programma Cultura 2000<br />

con l’aiuto di Stalker - Osservatorio Nomade<br />

con partenariati in Francia, Grecia e Italia. A<br />

questo film si affiancano una trasmissione radio,<br />

otto episodi televisivi, due giornali e due guide<br />

che completano un progetto volto a stringere<br />

relazioni sorpassando qualsiasi confine etnico<br />

e culturale. Quello che rimane è un grande<br />

“monumento transnazionale”, dove ogni chianca<br />

rappresenta una pietra di memoria, il segno di<br />

un passaggio e di un legame.<br />

Scorrendo queste immagini si ha la netta<br />

sensazione di essere c<strong>it</strong>tadini del mondo. Ci si<br />

lascia facilmente alle spalle paure e pregiudizi<br />

e si fa forte la percezione di come, malgrado i<br />

proclami, la nostra società continui a fare passi<br />

indietro. Ma anche di come nulla sia del tutto<br />

perduto.<br />

C. Michele Pierri<br />

la PUGlia a toriNo<br />

Radio Egnatia, il documentario di Davide Barletti<br />

(nella foto), che sarà presentato anche al Festival<br />

di Tirana e al Levante Film Festival di Bari,<br />

non è stata l’unica pellicola pugliese presente a<br />

Torino. Nella stessa sezione concorreva infatti<br />

anche Leonardo di Paolo De Falco, mentre tra i<br />

cortometraggi era presente Carlo Michele Schirinzi<br />

(che al festival barese presenterà Oligarchico) con<br />

Sonderbehandlung.<br />

Leonardo, ambientato a Bari all’interno della<br />

comun<strong>it</strong>à degli immigrati cinesi, prodotto da Film<br />

Grad e dalla Teca del Med<strong>it</strong>erraneo, con il sostegno<br />

dell’Apulia Film Commission, racconta: “la realtà<br />

della comun<strong>it</strong>à cinese di Bari con ined<strong>it</strong>a intim<strong>it</strong>à,<br />

attraverso un ricco intreccio di storie ed esperienze:<br />

dal musicista alla famiglia di negozianti, dal<br />

problema del permesso di soggiorno alle lezioni di<br />

cinese a scuola. Uno spaccato che va oltre m<strong>it</strong>i e<br />

luoghi comuni”. E che testimonia la nasc<strong>it</strong>a di un<br />

bambino cinese, Leonardo appunto, figlio di una<br />

coppia mista. “Il suo futuro è un enigma”, dice De<br />

Falco, “ma è quello di cui mi premeva parlare. Si<br />

può fare un documentario sul futuro? Spesso i<br />

documentaristi si occupano della storia passata,<br />

della memoria. Io ho fatto questo lavoro pensando<br />

sempre al futuro e l’incontro casuale ma anche<br />

probabilmente cercato inconsciamente con diversi<br />

bambini neonati, ne è per me una prova. Leonardo<br />

sarà un uomo con un’ident<strong>it</strong>à frutto di un incrocio<br />

di razze, ce ne sono stati tanti nella storia del<br />

mondo, ma non so perché di fronte a lui mi sentivo<br />

emozionato, attratto da questa sua condizione di<br />

pioniere, di conquistatore di una terra diversa”.<br />

In Sonderbehandlung, su una vecchia pellicola<br />

scorrono le immagini di un incontro d’amore. L’uomo<br />

e la donna sopravvivono al passare del tempo che<br />

segna ed erode il film. Intanto, fuori dalla stanza<br />

scorre il presente, con le automobili che sfrecciano e<br />

la pioggia che cade incessante, mentre un lampione<br />

illumina la notte. Sul finale, le note di Selene<br />

di Domenico Modugno interrompono il silenzio.<br />

Sonderbehandlung è un termine utilizzato dalle SS<br />

che significa “trattamento speciale” e indicava la<br />

morte nelle camere a gas.<br />

CiNEMa tEatro artE 53


tEatri ab<strong>it</strong>ati<br />

I Radiodervish al Castello di Sannicandro<br />

Workshop, laboratori, presentazioni, incontri,<br />

concerti, eventi: dal 3 ottobre scorso i Radiodervish,<br />

ossia Nabil Salameh e Michele Lobaccaro (nella<br />

foto), nel castello Normanno Svevo di Sannicandro<br />

di Bari stanno portando avanti una interessante<br />

residenza nell’amb<strong>it</strong>o del progetto Teatri Ab<strong>it</strong>ati.<br />

Le porte dell’Occidente, infatti, si svilupperà<br />

come un grande laboratorio in cui i Radiodervish<br />

metteranno a disposizione il loro universo<br />

artistico come strumento attraverso il quale poter<br />

partecipare al processo creativo che si concluderà<br />

alla fine del <strong>2009</strong> con la produzione del nuovo<br />

disco e del nuovo spettacolo legato ad esso.<br />

Nei prossimi mesi il castello si trasformerà in un<br />

centro polifunzionale dedicato alla musica e alle<br />

arti, luogo privilegiato di incontro e dialogo fra<br />

culture diverse, come da tradizione nella storia<br />

ormai ventennale del gruppo barese.<br />

La residenza ha già osp<strong>it</strong>ato la scr<strong>it</strong>trice Igiaba<br />

Scego, due serate dedicate a visioni e passaggi<br />

(videodervish) con la partecipazione dei registi<br />

Pippo Mezzapesa e Michelangelo Severgnini,<br />

un workshop sulla musica per film con Giovanni<br />

Guardi (Fandango) e Pasquale Catalano (autore<br />

di colonne sonore).<br />

Mercoledì 3 <strong>dicembre</strong> (ore 21.00) la cantante<br />

siciliana Etta Scollo presenterà il suo ultimo cd Il<br />

54 CiNEMa tEatro artE<br />

fiore splendente.<br />

Giovedì 11 <strong>dicembre</strong> (ore 21.00) spazio a U(ma)<br />

niversi a cura di Enzo Mansueto. Una serata<br />

di poesia e musica volta a esplorare i profondi<br />

universi che accomunano questi arcaici, atavici,<br />

eroici umani versi.<br />

Mercoledì 17 <strong>dicembre</strong> (ore 21.00 - ingresso 12<br />

euro) l’anno si chiude Con le radici al cielo, un<br />

omaggio a Mahmud Darwish. Un progetto speciale<br />

dei Radiodervish dedicato allo scr<strong>it</strong>tore scomparso<br />

il 9 agosto <strong>2008</strong>. Brani dei Radiodervish e letture<br />

di testi e poesie di Darwish per uno spettacolo che<br />

rende omaggio all’opera e alla v<strong>it</strong>a di un grande<br />

poeta.<br />

Il progetto Teatri Ab<strong>it</strong>ati proposto dal Teatro<br />

Pubblico Pugliese, finanziato attraverso l’Accordo<br />

di Programma Quadro “Sensi Contemporanei”<br />

per la promozione e diffusione dell’arte<br />

contemporanea e la valorizzazione di contesti<br />

arch<strong>it</strong>ettonici e urbanistici nelle Regioni del<br />

Sud Italia sottoscr<strong>it</strong>to dalla Regione Puglia,<br />

Assessorato al Med<strong>it</strong>erraneo, dal Ministero dello<br />

Sviluppo Economico, dal Ministero per i Beni e le<br />

Attiv<strong>it</strong>à Culturali.<br />

Info myspace.com/leportedelloccidente<br />

080.555.99.87


MaNNaGGia<br />

‘a Mort’<br />

al PrEMio<br />

SCENario<br />

Mannaggia a’ mort di Principio Attivo Teatro,<br />

un gruppo teatrale di San Cesario di Lecce, il 5<br />

e 6 novembre scorsi ha partecipato a Parma alla<br />

finale del Premio Scenario Infanzia.<br />

Lo spettacolo, di e con Giuseppe Semeraro e<br />

Dario Cadei, con musica originale dal vivo di<br />

Raffaele Vasquez, ha riscosso notevole successo.<br />

In questa edizione del Premio Scenario Infanzia<br />

erano stati presentati inizialmente 85 progetti,<br />

di cui solo 21 erano stati scelti per una prima<br />

selezione svoltasi a Cascina verso fine settembre.<br />

In finale erano stati selezionati invece otto<br />

lavori. “Lo spettacolo”, spiega l’autore Giuseppe<br />

Semeraro “si presenta come un sogno, un incubo<br />

forse un gioco condotto con un linguaggio che<br />

ricorda un cartone animato in bianco e nero o<br />

un film muto anni ’20”. Due attori in carne e<br />

ossa si danno battaglia intorno a un quadrato<br />

bianco, ideale stanza di mattoni invisibili. I<br />

personaggi, un uomo, un palloncino e la morte<br />

sono protagonisti di surreali e divertenti gag<br />

accompagnate dalle diavolerie acustiche di un<br />

musicista che scolpisce lo spazio scenico con<br />

r<strong>it</strong>mo e poesia. Le divertenti dinamiche tra i due<br />

protagonisti diventano pian piano una danza<br />

liberatoria e coinvolgente.<br />

il CENtro<br />

dEl diSCorSo<br />

Da venerdì 5 a domenica 7 <strong>dicembre</strong> si apre<br />

con una serie di incontri, seminari e spettacoli<br />

la prima edizione del premio nazionale di<br />

drammaturgia contemporanea “Il Centro del<br />

Discorso”, promosso dall’Associazione Culturale<br />

Induma.<br />

Il programma prende il via venerdì 5 <strong>dicembre</strong><br />

alle ore 18.00 press le Officine Cantelmo di<br />

Lecce con un incontro preliminare e un buffet.<br />

A seguire, nell’amb<strong>it</strong>o del progetto Puglia Night<br />

Parade, andranno in scena il reading “Groppi<br />

d’amore nella scuraglia” di Tiziano Scarpa con<br />

Tiziano Scarpa e Fabrizio Parenti (alle ore 20.00<br />

presso Palazzo Adorno - ingresso gratu<strong>it</strong>o) e lo<br />

spettacolo Ecce Robot. Cronaca di un’invasione<br />

di e con Daniele Timpano, Amnesia Vivace<br />

(ore 23.00 presso le Officine Cantelmo - ingresso<br />

gratu<strong>it</strong>o).<br />

Sabato 6 <strong>dicembre</strong> dalle 10.00 alle ore 13.00<br />

prima sessione di incontri con gli “Arrivi al centro<br />

del discorso” dal t<strong>it</strong>olo Qual è il centro del<br />

discorso? A cosa serve la drammaturgia?.<br />

Dalle 15.30 alle 20.00 invece le “Partenze” dal<br />

centro del discorso con Percorsi, strategie e vie<br />

di fuga. Cosa possiamo fare perché il discorso<br />

continui?.<br />

Domenica 7 <strong>dicembre</strong> dalle 10.00 alle 13.00<br />

“Usc<strong>it</strong>e” dall’autostrada dentro alle cervella altri<br />

trag<strong>it</strong>ti del “pensare da sé” e infine dalle 16.00<br />

letture, conversazioni e festa finale. Agli incontri<br />

(per info 338 3479431) partecipano attori, registi,<br />

scr<strong>it</strong>tori, autori, drammaturgi, giornalisti e<br />

operatori tra i quali: Miguel Acebes, Marco<br />

Andreoli, Sonia Antinori, Fabrizio Arcuri, Dario<br />

Cadei, Manuela Cherubini, Massimiliano Civica,<br />

Roberto Corradino, Mimma Gallina, Giovanni<br />

Giovanetti, Graziano Graziani, Alessandro<br />

Langiu, Mauro Marino, Otto Marco Mercante,<br />

Pietro Minn<strong>it</strong>i, Antonio Moresco, Fabrizio<br />

Parenti, Andrea Porcheddu, Luca Ricci, Roberto<br />

Ricco, Letizia Russo, Tiziano Scarpa, Giuseppe<br />

Semeraro, Claudio Suzzi, Antonio Tarantino,<br />

Daniele Timpano, Katharina Trabert, V<strong>it</strong>aliano<br />

Trevisan, Clarissa Veronico, Nicola Viesti e gli<br />

ab<strong>it</strong>anti delle Manifatture Knos.<br />

Il bando del Premio (le iscrizioni scadono il 15<br />

<strong>gennaio</strong>) è on line sul s<strong>it</strong>o www.manifattureknos.<br />

org.<br />

CiNEMa tEatro artE 55


EVENti<br />

DAL 5 AL 7 DICEMBRE<br />

Puglia Night Parade a Bari, Brindisi, Foggia,<br />

Lecce, Taranto, Barletta, Andria, Alberobello e<br />

Castel del Monte<br />

La Puglia diventa il più grande palcoscenico<br />

a cielo aperto del mondo. Dal 5 al 7 <strong>dicembre</strong>,<br />

infatti, Puglia Night Parade metterà in scena più<br />

di 80 spettacoli, il meglio degli artisti di strada,<br />

danza, teatro, musica e concerti, in un sapiente<br />

mix fra turismo, cultura e intrattenimento. Info e<br />

programma su www.viaggiareinpuglia.<strong>it</strong><br />

SABATO 6<br />

David Rodigan dj set al New Demodè di Bari<br />

Rodigan ancora oggi mantiene intatto lo stesso<br />

entusiasmo per la musica di quando aveva 15<br />

anni, e risparmiava soldi per comprarsi dischetti<br />

come “My boy lollipop” di Millie Small. Un’energia<br />

incontenibile, v<strong>it</strong>ale e contagiosa... un<strong>it</strong>a ad una<br />

competenza e professional<strong>it</strong>à immensa.<br />

Giovanni Lindo Ferretti a Galatina (Le)<br />

Giobbe Covatta a Lecce<br />

DOMENICA 7<br />

Paolo Conte al Teatro Pol<strong>it</strong>eama Greco di Lecce<br />

Dimebag Darrell tribute all’Istanbul Cafè di<br />

Squinzano (le)<br />

DAL 7 AL 13 DICEMBRE<br />

Controfestival a Bari<br />

Quest’anno il Controfestival giunto al suo settimo<br />

anno cambia e si rinnova. <strong>48</strong> ore di musica live, 96<br />

realtà artistiche tra musicisti, registi, fotografi e<br />

p<strong>it</strong>tori,non più in un unico luogo. Questa stagione<br />

il Controfestival dura una settimana e si svolge in<br />

luoghi differenti. Un festival <strong>it</strong>inerante per la c<strong>it</strong>tà<br />

di Bari che parte il 7 <strong>dicembre</strong> presso il Fortino<br />

di Bari (Controfestival Lounge) per continuare<br />

in alcuni pub della c<strong>it</strong>tà (Storie del Vecchio Sud,<br />

Taverna del Maltese, Dublin, Matisse), quindi<br />

l’Aud<strong>it</strong>orium Marco Dem<strong>it</strong>rio, sede di Controradio,<br />

per concludersi il 13 al Demodè per il Cube. Il<br />

tutto come sempre in diretta su Controradio Bari.<br />

Per iscriversi potete inviare una mail di adesione<br />

con i vostri dati a info@controfestival.net<br />

LUNEDÌ 8 E MARTEDÌ 9<br />

Comicult ad Acaya (Le)<br />

L’obiettivo fondamentale della Fiera è quello<br />

di promuovere la cultura legata al mondo della<br />

“Nona Arte” e, contemporaneamente, fornire<br />

un interscambio con altre culture, attraverso la<br />

partecipazione di osp<strong>it</strong>i stranieri di alto livello<br />

e la creazione di dibatt<strong>it</strong>i sull’Arte Fumettistica<br />

nel mondo. La particolar<strong>it</strong>à di ComicCult rispetto<br />

ad altre fiere del settore, quindi, sarà quella di<br />

prevedere una sorta di gemellaggio tra fumetto<br />

<strong>it</strong>aliano e manga e, mediante esso, tra la cultura<br />

<strong>it</strong>aliana e quella giapponese in termini più ampi.<br />

Info www.comiccult.net<br />

LUNEDÌ 8<br />

Supertele ai Cantieri Koreja di Lecce<br />

Alle ore 16:30, nel foyer dei Cantieri Teatrali<br />

Koreja di Lecce, si inaugura la mostra “Supertele”<br />

di Michele Giangrande, secondo appuntamento<br />

del progetto Passages arte arch<strong>it</strong>ettura design<br />

curato da Marco Petroni. La mostra sarà<br />

introdotta da una conversazione sul tema “Tra<br />

arte e design. Storia di due storie”. Partecipano<br />

Antonella Marino – cr<strong>it</strong>ico d’arte Repubblica Bari,<br />

Marco Petroni – curatore e cr<strong>it</strong>ico di arch<strong>it</strong>ettura<br />

e design Repubblica Bari e l’artista Michele<br />

Giangrande. Ingresso libero.<br />

Jam Session all’Agon Club di Galatina (Le)<br />

Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />

<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />

tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />

garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

LUNEDÌ 8 E MARTEDÌ 9<br />

Ex Amleto ai Cantieri Koreja di Lecce<br />

LUNEDÌ 8 A MERCOLEDÌ 10<br />

Beckett su<strong>it</strong>e a Calimera (Le)<br />

Nell’amb<strong>it</strong>o del progetto Teatri Ab<strong>it</strong>ati presso<br />

il Teatro Elio di Calimera sarà presentato al<br />

pubblico lo spettacolo di Astràgali teatro Beckett<br />

Su<strong>it</strong>e, per la regia di Fabio Tolledi. Lo spettacolo,<br />

basato su alcuni dramaticules dello scr<strong>it</strong>tore<br />

Premio Nobel Samuel Beckett, immetterà gli<br />

spettatori nelle straordinarie visioni beckettiane,<br />

e vedrà un allestimento speciale che trasformerà<br />

lo spazio teatrale. Ingresso gratu<strong>it</strong>o. Sipario ore<br />

21.00<br />

MARTEDÌ 9<br />

Anna Oxa (Le voci dell’anima) alla Chiesa della<br />

Nativ<strong>it</strong>à di Nostro Signore di Bari<br />

Serata Emergency al Jack’n Jill di Cutrofiano<br />

(Le)<br />

Music For Rights avrà inizio alle 21.00 con una<br />

“Cena per Emergency” in collaborazione con il<br />

Jack’n Jill. Si continuerà poi con la Jam session<br />

a partire dalle 23.00 circa. Ci saranno tanti<br />

EVENti<br />

57


musicisti, circa una trentina! Qualche nome:<br />

Raffaele Casarano, Combass, Salvatore Cafiero,<br />

Davide Mercaldi, Michele Minerva, Andrea<br />

Sabatino, Luigi Bruno, Mauro Tre, Michele<br />

D’Elia, Francesco del Prete e molti altri.. Info e<br />

prenotazioni al 329/2273200<br />

MERCOLEDÌ 10<br />

Rosapaeda con Gabriele Mirabassi e Riccardo<br />

Tesi presenta Mistica del canto d’amore (Le voci<br />

dell’anima) alla Chiesa del Salvatore di Bari<br />

Jam Session al Gru<strong>it</strong> di Brindisi<br />

Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />

<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />

tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />

garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

GIOVEDÌ 11<br />

Rfc al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco con Collegium<br />

Musicum diretto da Rino Marrone in La tua voce<br />

è soave (Le voci dell’anima) alla Chiesa San<br />

Francesco d’Assisi di Bari<br />

Queimada al Goldoni di Brindisi<br />

GIOVEDÌ 11 e VENERDÌ 12<br />

Vinicio Capossela al Pol<strong>it</strong>eama Greco di Lecce<br />

DA GIOVEDÌ 11 A SABATO 13<br />

La poesia detta al Fondo Verri di Lecce<br />

VENERDÌ 12 E SABATO 13<br />

Paladini di Francia ai Cantieri Koreja di Lecce<br />

Lo spettacolo di Francesco Niccolini per la regia di<br />

Enzo Toma dedicato a Che cosa sono le nuvole? di<br />

Pier Paolo Pasolini è una delle nuove produzioni<br />

della compagnia Koreja. Ingresso 12 euro. Sipario<br />

ore 20.45. Info 0832242000.<br />

VENERDÌ 12<br />

Banda elastica Pelizza a Novoli (le)<br />

La rassegna Tele e Ragnatele della Saletta della<br />

Cultura di Novoli (Le) prosegue con La Banda<br />

Elastica Pellizza (per semplic<strong>it</strong>à BEP). Nasce<br />

alla fine del 2003 da un iniziativa di Daniele<br />

Pelizzari (ch<strong>it</strong>arra e voce) ed Alessandro Aramu<br />

(basso). Dopo alcuni avvicendamenti la BEP si<br />

stabilizza nella attuale formazione a cinque, con<br />

Paolo Rigotto (batteria e cori), “Bati” Bertolio<br />

58 EVENti<br />

(fisarmonica) e Andrea Sicurella (ch<strong>it</strong>arre e<br />

fiati). Autore e compos<strong>it</strong>ore della BEP è Daniele<br />

Pellizzari che scrive canzoni da ascoltare e riascoltare<br />

più volte e molto volentieri, atmosfere,<br />

diverse tra loro, di cui innamorarsi facilmente e<br />

sinceramente e legate da una voce dai timbri caldi<br />

ed affascinanti. Storie minimali, a volte ironiche e<br />

sul filo del surreale, a volte profonde ma fresche,<br />

leggere di spir<strong>it</strong>o e mai banali, per cantare di<br />

mondi che d’ab<strong>it</strong>udine non fan la voce grossa,<br />

e per questo passano spesso inosservati. Per<br />

loro e nostra e vostra fortuna. Storie raccontate<br />

con indiscutibile original<strong>it</strong>à, vero talento e una<br />

matur<strong>it</strong>à non consueta. Ingresso 5 euro. Inizio ore<br />

21.30.<br />

Mauro Tre e Fabio Capone alla Svolta di Lecce<br />

Venerdì 12 <strong>dicembre</strong> a Lecce la serata si colora d<br />

blue. Inaugura infatti Svolta. Un nuovo ristorante<br />

e jazz bar che si presenta con una ricetta i cui<br />

ingredienti principali sono il connubio tra la cucina<br />

semplice, rispettosa dei cicli naturali degli alimenti,<br />

e la musica jazz. In questo primo appuntamento<br />

dalle 21.30 si possono gustare alcuni dei piatti<br />

e vini proposti sul menù in presentazione al<br />

pubblico accompagnati dall’esperienza di Mauro<br />

Tre e Fabio Capone. Ingresso gratu<strong>it</strong>o. Svolta è in<br />

Via XX Settembre 5/A (ex Moi Moi) a Lecce. Info<br />

329 8455974 - 3924300512<br />

Ballake Sissokò, Driss El Maloumi e Rajery (Le<br />

voci dell’anima) alla Chiesa di San Marcello di<br />

Bari<br />

Afterhours al New Demodè di Bari<br />

Baciamolemani al Glamour di Taviano (le)<br />

SABATO 13<br />

Cap<strong>it</strong>an Quentin ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />

Ballarock all’Istanbul Cafè di Squinzano (Le)<br />

Chemirani ensemble – Nel cuore d’oriente: intrecci<br />

sonori dalla Persia (Le voci dell’anima) alla<br />

Chiesa di San Sabino<br />

Festa della v<strong>it</strong>e con Locomotive Percussion Project<br />

a Novoli (Le)<br />

La “Locomotive Percussion Project” è un’orchestra<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da sole percussioni. Presente anche il<br />

canto nella sua forma più completa, in quanto<br />

elemento di comunicazione, ed espressione<br />

artistica, di tutte le culture musicali. Lo spettacolo<br />

della “Locomotive Percussion” nasce da un’idea di<br />

Alessandro Monteduro, ed è il prodotto di vari<br />

ingredienti ben miscelati. Gli arrangiamenti dei<br />

fiati sono a cura di Raffaele Casarano, nonché<br />

direttore artistico del progetto “Locomotive Jazz<br />

Festival”, ed a condividere con lui il sound, ci<br />

saranno Andrea Sabatino e Vincenzo Presta.<br />

Dai r<strong>it</strong>mi della Locomotive Percussion diretta da<br />

Giovanni Imparato e dalle coreografie di danza<br />

afro di Sissi Chiummo si sprigionerà l’essenza<br />

istintiva del movimento prim<strong>it</strong>ivo. Ingresso<br />

gratu<strong>it</strong>o.


Paolo Vincenti presenta Danze moderne (I tempi<br />

cambiano) a Sannicola (Le)<br />

DOMENICA 14<br />

La Mirabile Visione. Frammenti da La V<strong>it</strong>a Nuova<br />

di Dante Alighieri ai Sotterranei di Copertino<br />

(Le)<br />

The Papiers al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

LUNEDÌ 15<br />

Nicola Lagioia - Maurizio Rippa in the king is<br />

dead. Long live the king! (Le voci dell’anima)<br />

all’Aud<strong>it</strong>orium Diocesano Vallisa di Bari<br />

Qualibò al Teatro Elio di Calimera<br />

Le iniziative della rassegna Teatri Ab<strong>it</strong>ati,<br />

coordinata da Astragali, continuano con lo<br />

spettacolo Part<strong>it</strong>ura privata della compagnia di<br />

danza Qualibò, finalista Premio Scenario 2005 e<br />

vinc<strong>it</strong>rice di altri importanti riconoscimenti, che<br />

partendo dalla suggestione iconografica della<br />

p<strong>it</strong>tura di Lucian Freud, proporrà uno spettacolo<br />

tra teatro, danza e arti visive. Inizio ore 21.00.<br />

Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

LUNEDÌ 15 DICEMBRE<br />

Mathurin Bolze in Ali al Teatro Kismet OperA di<br />

Bari<br />

MARTEDÌ 16 E MERCOLEDÌ 17<br />

Mathurin Bolze in Ali presso Ist<strong>it</strong>uto Penale per i<br />

Minorenni “N. Fornelli” di Bari<br />

MARTEDÌ 16<br />

Thierry ‘T<strong>it</strong>i’ Robin e Alezane (Le voci dell’anima)<br />

alla Chiesa del SS Redentore di Bari<br />

Jam Session al Joyce di Lecce<br />

Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />

<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />

tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />

garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

MERCOLEDÌ 17<br />

Nasca Teatri Di Terra presenta Studi Sparsi al<br />

Caffè Letterario di Lecce<br />

GIOVEDÌ 18<br />

The Warlus, Garnet e Straneffetto al Jack’n Jill di<br />

Cutrofiano (Le)<br />

Ambrogio Sparagna con Peppe Servillo, Simone<br />

Cristicchi e Alessia Tondo in La Chiarastella (Le<br />

voci dell’anima) alla Chiesa di San Paolo di Bari<br />

Casador al Goldoni di Brindisi<br />

VENERDÌ 19 E SABATO 20 DICEMBRE<br />

La Passione delle troiane ai Cantieri Koreja di<br />

Lecce<br />

Lacrime di donne, lamenti strazianti e canti<br />

intonati per raccontare una perd<strong>it</strong>a. La tragedia<br />

vissuta da una madre che perde troppo presto un<br />

figlio. La tragedia di Andromaca che vede morire<br />

per mano greca il figlio Astianatte e la disperazione<br />

della Vergine di fronte alla crocifissione di Cristo.<br />

La Passione delle Troiane si pone come frutto<br />

della commistione tra Le Troiane di Euripide<br />

e il tema della Passione di Cristo, scegliendo di<br />

adottare come modal<strong>it</strong>à narrativa le moroloja,<br />

SINO AL 31 DICEMBRE<br />

Wildlife Photographer of the Year al Palazzo<br />

Ducale di San Cesario di Lecce<br />

La mostra curata da BBC, Museo di Storia<br />

Naturale di Londra e Manifatture Knos, è unica<br />

al mondo e scaturisce da un concorso fotografico<br />

internazionale sulle più belle immagini<br />

naturalistiche scattate in tutto il mondo e divenuta<br />

negli anni un appuntamento imperdibile per tutti<br />

coloro che amano la natura nella sua dimensione<br />

più spontanea e incontaminata. Il Wildlife<br />

Photographer of the Year è infatti il più prestigioso<br />

concorso internazionale per la fotografia a soggetto<br />

naturalistico, ideato e organizzato ogni anno dalle<br />

più importanti ist<strong>it</strong>uzioni br<strong>it</strong>anniche impegnate<br />

nella salvaguardia della natura: il Natural History<br />

Museum e il BBC Wildlife Magazine.<br />

Apertura: mar/dom. - ore 17.00/20.00; dom.<br />

11.00/13.00 (lunedì chiuso). Ingresso 2 euro<br />

Info: info@manifattureknos.org;<br />

www.manifattureknos.org<br />

nenie funebri appartenenti alla tradizione grika.<br />

La regia è di Antonio Pizzicato e Salvatore<br />

Tramacere. Ingresso 12 euro. Sipario ore 20.45.<br />

Info 0832242000.<br />

VENERDÌ 19<br />

Arianna Savall in Bella Terra, Canti Da Nord<br />

a Sud (Le voci dell’anima) alla Chiesa Mater<br />

Ecclesiae di Bari<br />

Casador alla Saletta della Cultura di Novoli (Le)<br />

Tele e ragnatele osp<strong>it</strong>a i Casador. Dopo i due album<br />

solisti Colonia Paradi’es (1999) e Nema Fictione<br />

(2006) Alessandro Raina presenta in anteprima<br />

assoluta in versione acustica di Casador, nuovo<br />

cap<strong>it</strong>olo in inglese del cantautore già voce dei<br />

Giardini di Mirò ed oggi alla guida degli Amor<br />

EVENti 59


Fou. Negli ultimi due anni l’attiv<strong>it</strong>à da solista<br />

di Alessandro Raina lo ha portato a collezionare<br />

numerosissime apparizioni live, aprendo i concerti<br />

di Wilco, Piano Magic, Shannon Wright, Elvis<br />

Perkins, Piers Faccini ed altri fra i principali<br />

nomi della scena alternativa internazionale. Il<br />

disco d’esordio di Casador, registrato fra Milano,<br />

Siracusa e Parigi vedrà la luce nel <strong>2009</strong>. Ingresso<br />

5 euro. Inizio ore 21.30<br />

SABATO 20<br />

Winter Party a Lecce<br />

Torna puntuale come il Natale la grande festa con<br />

tutti i dj di <strong>Coolclub</strong>. Quest’anno l’appuntamento<br />

è nelle nuovissime Officine Cantelmo. Tutte le<br />

info su www.coolclub.<strong>it</strong><br />

Francesco Del Prete presenta Corpi d’arco allo<br />

Spazio Sociale Zei di Lecce<br />

Marco Bardoscia e Alberto Parmegiani ai<br />

Sotterranei di Copertino (Le)<br />

Arvo Pärt con Ensemble Vox Clamantis e Cello<br />

Octet Amsterdam in Alleluia Tropus presso la<br />

Cattedrale di Bari<br />

DOMENICA 21<br />

Gipsy Night ai Cantieri Koreja di Lecce<br />

LUNEDÌ 22<br />

dj Chiara Spata al Caffè Letterario di Lecce<br />

Jam Session all’Agon Club di Galatina (Le)<br />

MARTEDÌ 23<br />

Tobia Lamare e The Sellers all’Istanbul Cafè di<br />

Squinzano (Le)<br />

Concerto della nuova band cap<strong>it</strong>anata dal<br />

cantante e ch<strong>it</strong>arrista Tobia Lamare che si muove<br />

tra folk e rock. A seguire selezioni del dj dal ciuffo<br />

ribello nel consueto viaggio sonoro tra rock, punk,<br />

soul, indie.<br />

Logo al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

Sul palco uno dei migliori<br />

gruppi della scena salentina, i<br />

Logo. L’idea parte da Stefano<br />

Scuro (voce e ch<strong>it</strong>arra) e<br />

da alcuni brani scr<strong>it</strong>ti e<br />

poi arrangiati insieme al<br />

resto della formazione che<br />

si è andata delineando<br />

con Salvatore Cafiero alla<br />

ch<strong>it</strong>arra, Andrea Caputo<br />

al basso, Davide Mercaldi<br />

alla batteria. Dal punto di<br />

vista artistico e musicale,<br />

i brani sono di chiara<br />

estrazione rock, ma con<br />

influenze di vario tipo, dalle<br />

sonor<strong>it</strong>à “alternative” al “br<strong>it</strong>ish”, dalle melodie<br />

all’<strong>it</strong>aliana a sonor<strong>it</strong>à “indie-pop rock”; una<br />

miscela di soluzioni derivanti dalle varie e diverse<br />

provenienze artistiche dei singoli elementi.<br />

GIOVEDÌ 25<br />

Postman Ultrachic all’Istanbul Cafè di Squinzano<br />

60 EVENti<br />

(Le)<br />

VENERDÌ 26<br />

Pierpaolo Leo ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />

Livio Minafra per Le mani e l’ascolto al Fondo<br />

Verri di Lecce<br />

P40 al Glamour di Taviano (Le)<br />

DA VENERDÌ 26 A DOMENICA 28<br />

AlterNatale al Kismet e al Demodè di Bari<br />

Una rassegna multidisciplinare di tre giorni al<br />

Kismet di Bari, con after party finale presso il<br />

Demodè di Modugno, in collaborazione con Libera<br />

- Associazioni Nomi e Numeri Contro le mafie,<br />

patrocinata da Regione Puglia, Provincia di Bari,<br />

Comune di Bari e Univers<strong>it</strong>à degli studi di Bari.<br />

Accanto alla line up artistica, che pesca dalla<br />

scena indipendente <strong>it</strong>aliana - Le luci della<br />

centrale elettrica. Lucariello, Beatrice Antolini,<br />

NoBraino, Fabryka, PoogliaTribe - la rassegna<br />

si caratterizza per la sensibil<strong>it</strong>à verso temi di<br />

rilevanza sociale, come lotta alle mafie e sicurezza<br />

stradale, in collaborazione con i partner coinvolti.<br />

Info elvis.ceglie@martelive.<strong>it</strong><br />

SABATO 27<br />

Le Luci della Centrale elettrica alla Saletta della<br />

Cultura di Novoli (Le)<br />

Tele e Ragnatele <strong>2008</strong> si chiude con il concerto di<br />

uno degli esordi cantautoriali <strong>it</strong>aliani più belli del<br />

<strong>2008</strong>, ovvero il giovane ferrarese Vasco Brondi ed<br />

il suo progetto “Le Luci della Centrale Elettrica”:<br />

voce roca e ch<strong>it</strong>arra che malinconicamente narrano<br />

le v<strong>it</strong>e di provincia tutte uguali. Vasco sarà<br />

accompagnato alla ch<strong>it</strong>arra da Giorgio Canali, che<br />

ha anche prodotto il suo disco d’esordio “Canzoni<br />

da spiaggia deturpatata”, premiato con la Targa<br />

Tenco come miglior esordio. Vasco Brondi,<br />

ventiquattrenne ferrarese, propone un progetto di<br />

cantautorato denuclearizzato.<br />

Aim a Taviano (Le)<br />

Andrea Baccassino e Luigi Mariano – Omaggio a<br />

Gaber ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />

Nicola Conte Jazz Combo al Teatro Piccinni di<br />

Bari<br />

Dj, produttore e remixer di culto nella scena<br />

internazionale nu-jazz, Nicola Conte è da


oltre dieci anni sinonimo di qual<strong>it</strong>à musicale,<br />

competenza e stile. Il nuovo album “R<strong>it</strong>uals”<br />

usc<strong>it</strong>o a ottobre <strong>2008</strong> è già un classico!<br />

Colle der formento all’Istanbul Cafè di Squinzano<br />

(Le)<br />

Il Colle Der Fomento nasce a Roma nel 1994<br />

dall’incontro di Mas<strong>it</strong>o e Danno, due giovani<br />

rapper cap<strong>it</strong>olini, con Ice One, figura chiave<br />

dell’old school <strong>it</strong>aliana. In un momento in cui<br />

l’hip hop è sulla bocca di tutti, in cui le major<br />

discografiche fanno a gara per trovare il nuovo<br />

fenomeno di turno, il Colle Der Fomento, forte<br />

della sua storia e del suo vastissimo fans-base è<br />

usc<strong>it</strong>o l’anno scorso con un disco totalmente dal<br />

basso ma con un’att<strong>it</strong>udine e un “suono” che sa<br />

di grandi produzioni internazionali. In apertura<br />

Resina Sonora e Sfr<strong>it</strong>ti Mistici.<br />

DOMENICA 28<br />

L’Enfance Rouge ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />

Nicola Conte Jazz Combo al Teatro Piccinni di<br />

Bari<br />

Bandadriatica a Zollino (Le)<br />

Evillive, Foreshadowing e Silvered all’Istanbul<br />

Cafè di Squinzano (le)<br />

Jam Session all’Underground di Castro (Le)<br />

Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />

<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />

tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />

garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

LUNEDÌ 29<br />

Beatrice Antolini a Lecce<br />

Il primo disco Big saloon pubblicato dalla regina<br />

della psichedelica <strong>it</strong>aliana Madcap records<br />

conquistò tutti con la sua freschezza, il suo<br />

fascino un po’ retrò e al contempo modernissimo.<br />

Beatrice Antolini si è sub<strong>it</strong>o distinta come<br />

un’artista capace di stendere un crossover<br />

tra i generi mantenendo un’ispirazione e uno<br />

stile assolutamente personale. Dopo le sue<br />

collaborazioni con Baustelle, Bugo è usc<strong>it</strong>o A<br />

Due il suo nuovo, bellissimo, disco licenziato da<br />

Urtovox. Il concerto è alle Officine Cantelmo di<br />

Lecce. Info www.coolclub.<strong>it</strong><br />

Aim all’Istanbul Cafè di Squinzano (Le)<br />

Brown Sugar Blues Band ai Sotterranei di<br />

Copertino (Le)<br />

Domenico Protino per Le mani e l’ascolto al Fondo<br />

Verri di Lecce<br />

Triace a Martignano (Le)<br />

La musica popolare, attraverso il progetto Triace,<br />

si apre a nuove ricerche sonore, alla scoperta<br />

di nuove e suggestive atmosfere. Triace, è la<br />

simbiosi tra la vocal<strong>it</strong>à tradizionale salentina e i<br />

suoni più contemporanei, gli strumenti ricercano<br />

continuamente insieme alle voci. Lo Spettacolo<br />

e il cd (pubblicato da Anima Mundi) di Triace<br />

si propone sul filo dell’emozione trascinando il<br />

pubblico in un mondo ricco di sonor<strong>it</strong>à e di r<strong>it</strong>mi<br />

avvolgenti. Il progetto prende il t<strong>it</strong>olo dalla<br />

canzone “Sebben che siamo Donne” strofette<br />

popolari nate tra il 1900 e il 1914 ed entrate<br />

stabilmente nel repertorio delle mondine.<br />

Questa è la prima canzone di lotta proletaria<br />

al femminile, una significativa testimonianza<br />

dell’evoluzione pol<strong>it</strong>ica della donna lavoratrice.<br />

Da questo parte il progetto Triace e ripercorre<br />

i canti popolari dal Salento alle Mondine. Solo<br />

geograficamente distante ma sia le “Tabacchine”<br />

sia le “Mondine” sono donne che da sempre hanno<br />

lavorato nei campi, nelle monde per offrire la<br />

loro manodopera e che dopo una lunga e faticosa<br />

giornata lavorativa tornano a casa a fare le mogli<br />

a fare le madri. Triace sono: Emanuela Gabrieli,<br />

Alessia Tondo e Carla Petrachi (voce), Giorgia<br />

Santoro (flauto), Adolfo La Volpe (ch<strong>it</strong>arre), V<strong>it</strong>o<br />

De Lorenzi (percussioni).<br />

La mela e Newton + Zeder al Goldoni di Brindisi<br />

MARTEDÌ 30<br />

Dirty Trainload ai Sotterranei di Copertino (Le)


Cucuwawa al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

Il suono del pedale della grancassa di una batteria,<br />

quel suono che dà la spinta alla musica, un<strong>it</strong>a alle<br />

graffianti ch<strong>it</strong>arre. È da questo che i Cucuwawa<br />

prendono il loro nome, da questa unione tra il<br />

r<strong>it</strong>mo e la melodia. La band nasce nel 2001 dalla<br />

fusione di due gruppi: uno rock’n’roll e l’altro beat.<br />

Dopo lo stop di più di un anno per creare nuovi<br />

brani dalla carica rock e che li vede completamente<br />

discostarsi dal reggae e la patchanka, i Cucuwawa<br />

sono tornati per far divertire ancora una volta il<br />

loro pubblico.<br />

Jam Session all’Agon Club di Galatina (Le)<br />

SABATO 3 GENNAIO<br />

Giorgio Distante e Dario Congedo ai Sotterranei<br />

di Copertino (Le)<br />

DOMENICA 4<br />

La corrida al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

LUNEDÌ 5<br />

Jam Session all’Agon Club di Galatina (Le)<br />

Roberta & Carlo presentano Jam Session, un live<br />

<strong>it</strong>inerante dedicato ai musicisti appassionati di<br />

tutti i generi. Strumenti residenti e divertimento<br />

garant<strong>it</strong>o. Ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

GIOVEDÌ 8<br />

Ghigni five al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

Pensieri in volgare al Goldoni di Brindisi<br />

VENERDÌ 9<br />

Bubble Bullet e Ensef ai Sotterranei di Copertino<br />

(Le)<br />

GIOVEDÌ 15<br />

Simone Perrone al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

Luca Gemma al Goldoni di Brindisi<br />

doVE troVo CoolClUb.<strong>it</strong>?<br />

<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> si trova in molti locali, librerie, negozi<br />

di dischi, biblioteche, mediateche, internet point.<br />

Se volete diventare un punto di distribuzione di<br />

<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> (crescete e moltiplicatevi) mandate<br />

una mail a redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />

Lecce (Manifatture Knos, Caffè Letterario,<br />

Cagliostro, Circoletto Arcimondi, Arci Zei,<br />

Libreria Palmieri, Liberrima, Libreria Apuliae,<br />

Ergot, Pick Up, Libreria Icaro, Fondo Verri, Negra<br />

Tomasa, Road 66, Shui bar, Cantieri Teatrali<br />

Koreja, Santa Cruz, Molly Malone, La Movida,<br />

Biblioteca Provinciale N. Bernardini, Museo<br />

Provinciale Sigismondo Castromediano, Edicola<br />

Bla bla, Urp Lecce, Castello Carlo V, Torre di<br />

Merlino, Trumpet, Orient Express, Euro bar, Cts,<br />

Ateneo - Palazzo Codacci Pisanelli, Sperimentale<br />

Tabacchi, Palazzo Parlangeli, Buon Pastore,<br />

VENERDÌ 16<br />

Linea [from FFD] ai Sotterranei di Copertino<br />

(Le)<br />

SABATO 17 E DOMENICA 18 GENNAIO<br />

Paradise 2 – il suono incessante di un albero<br />

caduto e Maglie al Teatro Kismet OperA di Bari<br />

MERCOLEDÌ 21<br />

Ippol<strong>it</strong>o Chiarello legge “Il Naso” di Gogol al Caffè<br />

Letterario di Lecce<br />

GIOVEDÌ 22<br />

Acoustic Trio al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

One Way Ticket al Goldoni di Brindisi<br />

VENERDÌ 23 E SABATO 24<br />

Pathosformel. La timidezza delle ossa e R<strong>it</strong>ratto<br />

felice al Teatro Kismet OperA di Bari<br />

GIOVEDÌ 29<br />

Brown Sugar al Jack’n Jill di Cutrofiano (Le)<br />

VENERDÌ 30<br />

Squarcicatrici ai Sotterranei di Copertino (Le)<br />

TORNA ITALIA WAVE LOVE FESTIVAL<br />

Dopo l’enorme successo dell’anno scorso - oltre<br />

2.000 iscrizioni - ripartono anche per il <strong>2009</strong> i<br />

concorsi della fondazione Arezzo Wave Italia per<br />

tutti gli artisti emergenti d’Italia. Come sempre<br />

la partecipazione è gratu<strong>it</strong>a ed aperta a band, dj<br />

producer, vj e progetti audio/video che vogliono<br />

esibirsi sui palchi della prossima edizione di<br />

Italia Wave Love Festival che si terrà a Livorno<br />

dal 16 al 19 Luglio. Tutti i regolamenti e le<br />

modal<strong>it</strong>à di iscrizione dei concorsi sono on line su<br />

www.<strong>it</strong>aliawave.com. Le iscrizioni scadono il 15<br />

<strong>gennaio</strong>.<br />

Ecotekne, La Stecca, Bar Rosso e Nero, Pizzeria<br />

il Quadrifoglio, Associazione Tha Piaza Don<br />

Chisciotte), Calimera (Cinema Elio), Cutrofiano<br />

(Jack’n Jill), Gallipoli (Libreria Cube), Maglie<br />

(Libreria Europa, Music Empire), Melpignano<br />

(Mediateca), Corigliano D’Otranto (Kalos<br />

Irtate), Otranto (Anima Mundi), Alessano<br />

(Libreria Idrusa), Galatina (Palazzo della<br />

Cultura), Nardò (Libreria i volatori), Leverano<br />

(Enos), Novoli (Saletta della Cultura Gregorio<br />

Vetrugno), Squinzano (Istanbul Cafè), Ugento<br />

(Sinatra Hole), Brindisi (Libreria Camera a Sud,<br />

Goldoni, Birdy Shop), Ceglie (Royal Oak), Erchie<br />

(Bar Fellini), Torre Colimena (Pokame pub),<br />

Oria (Talee), Bari (Taverna del Maltese, Caffè<br />

Nero, Feltrinelli, Kismet teatro, New Demodè,<br />

TimeZones), Taranto (Radio Popolare) e molti<br />

altri ancora...

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!