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CoolClub.<strong>it</strong><br />

Anno 1 Numero 4<br />

Iscr<strong>it</strong>to al registro della stampa<br />

del tribunale di Lecce il<br />

15.01.2004 al n.844<br />

Direttore responsabile<br />

Dario Quarta<br />

Collettivo redazionale<br />

Osvaldo Piliego, Dario Goffredo,<br />

Pierpaolo Lala<br />

Collaboratori:<br />

Valentina Cataldo, Gianpiero<br />

Chionna, Cesare Liaci, Sergio<br />

Chiari, Maurizia Calò, Marcello<br />

Zappatore, Davide Castrignanò,<br />

Amedeo Savino, Patrizio Longo,<br />

Augusto Maiorano, Antonio<br />

Iovane, Rossano Astremo, R<strong>it</strong>a<br />

Miglietta, Marta Vignola, Daniele<br />

Lala, Elisa De Portu, Daniele Rollo,<br />

Marco Daretti, Marco Leone,<br />

Fulvio Totaro, Stefano Toma,<br />

Federico Vaglio, Michele Pierri,<br />

Lorenzo Coppola<br />

Per le foto si ringrazia<br />

Alice Pedroletti<br />

Progetto grafico<br />

fuoridaltunnel<br />

Impaginazione<br />

Cesare Liaci<br />

Lupo Ed<strong>it</strong>ore<br />

Soc. Coop. CoolClub<br />

Redazione Via De Jacobis 42<br />

73100 Lecce<br />

Telefono: 0832303707<br />

e-mail: redazione@coolclub.<strong>it</strong><br />

S<strong>it</strong>o: www.coolclub.<strong>it</strong><br />

Stampa<br />

Poligrafica Desa Srl Copertino<br />

Per inserzioni pubblic<strong>it</strong>arie:<br />

ufficiostampa@coolclub.<strong>it</strong><br />

Alcune ricette cap<strong>it</strong>ali<br />

Ricette accidiose<br />

Allora ti piace? Guarda, io non ho molta voglia di mangiare. No, non c'è nulla di strano in realtà sono rare le<br />

volte che mi va di mangiare. Non ho quasi mai voglia di mangiare. Quindi dimmi tu se è venuto bene. Che<br />

avrei voluto cucinare qualcosa di più elaborato, credimi, ma non ho proprio avuto tempo oggi e poi quando<br />

sono tornato a casa non mi sentivo molto bene, ero stanco, mi sono dovuto per forza stendere dieci minuti sul<br />

letto. Che poi sono diventati un po' più di dieci i minuti è un altro discorso, ma davvero ero a pezzi guarda devi<br />

credermi ero davvero a pezzi. Non so se ti cap<strong>it</strong>a mai ma ci sono certi giorni che proprio non mi alzerei dal<br />

letto. Ti giuro rimarrei steso tutto il giorno. non è per pigrizia, per car<strong>it</strong>à, io sono una persona attivissima,<br />

davvero, ma è proprio che ci sono certi giorni che non va, non ingrano. Devo essere metereopatico.<br />

Comunque, credimi, per te ho cucinato davvero con piacere. No, davvero, non mi va, non ho proprio fame<br />

oggi, non so che c'ho. Ti chiedo scusa per i piatti di carta, ma è che dopo cena devo fare una cosa<br />

importante e non ho il tempo per mettermi a lavare, poi c'ho la lavastoviglie rotta, che mi devo ricordare di<br />

chiamare il tecnico. Ma sai con tutte le cose che ho da fare non riesco a pensare a tutto.<br />

Comunque, secondo me le paste pronte che si comprano al supermercato non sono male. E poi le prepari<br />

sub<strong>it</strong>o in cinque minuti sono pronte e sapor<strong>it</strong>e. E la mozzarella della latteria all'angolo è eccezionale davvero.<br />

La migliore della c<strong>it</strong>tà. Sono contento che ti piaccia la cenetta che ti ho preparato. Ma cosa fai? No, lascia<br />

stare, adesso ci penso io a sparecchiare, davvero. Finisco la sigaretta e faccio io, stai comodo. Va bene se<br />

proprio insisti, allora grazie, il secchio della spazzatura è sotto il lavandino in cucina.<br />

Ricette lussuriose<br />

Sai, dicono che i cibi afrodisiaci non esistano. Io invece credo che esistano eccome. Ci sono delle cose alle<br />

quali non si può proprio resistere. Io, per esempio, dopo che mangio i frutti di mare crudi mi viene una voglia<br />

che non riesco a trattenerla. Sai, l'idea di succhiare una cosa ancora viva, di sentirne i succhi e gli umori che ti<br />

riempiono la bocca, la consistenza un po' viscida fra i denti. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Non ne vuoi<br />

degli altri? No? Va bene allora passiamo alla pasta. Come dici ho esagerato con il peperoncino? Ma pensa<br />

anche solo alla sua forma e dimmi come si può fare senza questo meraviglioso prodotto della natura. Sembra<br />

fatto apposta per ecc<strong>it</strong>are le menti e i corpi. Il suo colore rosso come la passione, la sua forma allungata ed<br />

esplic<strong>it</strong>amente fallica, il suo sapore forte e amaro che accende il sangue nelle vene. Mi piace sentire il fuoco<br />

che si sprigiona dentro di me, che scalda ogni parte del mio corpo, che giunge in tutti i suoi recessi e anfratti.<br />

Le membra che si scaldano e quando ci bevi su vino rosso, il nettare della passione, che ti aiuta a sbarazzarti di<br />

fastidiose inibizioni, senti il torpore che afferra le tue membra, la mente che si rilassa pian piano, come dopo un<br />

orgasmo. Adoro la sensazione di libertà che mi dà il vino. Ti dà alla testa? Ma è proprio quello il bello. Bisogna<br />

lasciarsi andare, bisogna sentirsi liberi, vincere la timidezza, avere il coraggio di affrontare con naturalezza la<br />

nostra anima selvatica, abbattere i codici morali che ci vogliono perennemente vest<strong>it</strong>i. Sai che ti dico?<br />

Spogliamoci. mangiamo nudi, Cibiamoci senza l'uso delle posate. Recuperiamo la nostra animal<strong>it</strong>à<br />

profonda. Lasciati andare con me. Come dici? Ti ag<strong>it</strong>o? Ma no, rilassati, bevi dell'altro vino, il succo della terra,<br />

che fa ragionare i filosofi, che dà ispirazione ai poeti, che dà il fuoco agli amanti. Non ce la fai più? Ti prego,<br />

sorprend<strong>it</strong>i di fronte all'alchimia che riesce a riportare in v<strong>it</strong>a i cadaveri e dona a ciò che sembrava aver fatto il<br />

suo corso sulla terra nuovi comp<strong>it</strong>i e ne fa beneficio per chi se ne nutre. Ma dove vai? Vai già via? Ma come, la<br />

sinfonia di sapori, odori, e sensazioni tattili e visive che avevo preparato per te non è ancora fin<strong>it</strong>a, ancora<br />

molte sono le corde della mia ch<strong>it</strong>arra culinaria.<br />

Ricette superbe<br />

Scommetto che non hai mai mangiato niente di simile, vero? Lo so sono il cuoco migliore del mondo. Non<br />

c'è nessuno che sappia trattare il cibo come me. Senti senti come sono dolci queste verdurine. Ah! Ma<br />

non è mica mer<strong>it</strong>o del fruttivendolo, sai? Quello lì è un imbroglione. Se non stai attento è capace di rifilarti<br />

un sacco di schifezze. Ma io non mi faccio mica fregare eh? Io sto attento. È mer<strong>it</strong>o mio se queste verdure<br />

sono venute così buone. Sai come faccio? Le faccio cuocere a fuoco lentissimo, con calma. Tanto io so<br />

aspettare con pazienza. Hai mai conosciuto qualcuno più paziente di me? No, ne sono certo. Il fatto è<br />

che una cosa se va fatta va fatta bene. E io modestamente so cucinare davvero bene. Me lo dicono<br />

tutti. Non sei d'accordo anche tu? Ne ero certo. Tutti quelli che hanno il privilegio di essere miei osp<strong>it</strong>i a<br />

cena perché di un privilegio si tratta rimangono a dir poco estasiati dalla mia cucina insuperabile. E<br />

questa carne? Senti come si scioglie in bocca? Questo è veramente mer<strong>it</strong>o mio. Il macellaio è un<br />

ignorante. Non sa niente di come va tagliata la carne. Se la cucinasse uno che non sa verrebbe durissima<br />

questa carne. Ma io no, io so come fare. La tengo a marinare per un sacco di ore e così quando la metto<br />

a cuocere è tenerissima e ha un sapore indimenticabile. Per il dolce invece non mi fido proprio di nessuno.<br />

Preparo tutto io con le mie mani. Oggigiorno non esiste un pasticciere di cui ci si possa fidare. Quello usa<br />

olio scadente, quello ingredienti non freschi, quell'altro brucia tutto e quell'altro ancora lascia tutto crudo.<br />

Non c'è nessuno che mi possa battere sui dolci sai? Nemmeno la mia mamma è in grado di fare una torta<br />

come si deve. E la mia crema? Mi fa letteralmente impazzire, non sei d'accordo?<br />

dario goffredo<br />

Foto Alice Pedroletti<br />

Il lavoro nobil<strong>it</strong>a il suono<br />

Arriva in differ<strong>it</strong>a come la diretta del primo maggio anche questo numero di <strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> e arriva a parlare di lavoro perché<br />

prima o poi bisogna farci i conti. E a conti fatti mi accorgo di fare un lavoro che molto si avvicina al non lavoro, che tanto<br />

piace a Dario, ma che in fondo sempre un lavoro è. Ed è strano il rapporto tra musica e lavoro. La musica come lavoro e la<br />

musica per il lavoro. C'è chi fa la musica per mestiere e non parlo delle rock star dai contratti milionari, limousine e flirt da<br />

copertina. Parlo degli operai della musica, i musicanti, i nuovi girovaghi, nomadi in furgone che per pochi soldi macinano i<br />

chilometri per far sentire un'idea. Sono le v<strong>it</strong>time di un mercato in crisi, i nuovi anarchici della rete che condividono un bene<br />

che non dovrebbe essere monopolio delle multinazionali. Sono anche quelli che fanno l'alba per mettere in scena uno<br />

spettacolo, quelli che comunque credono che lo show debba continuare e lavorano per far divertire gli altri. Artisti e<br />

manovali, pazzi e sognatori che scendono nelle piazze, che affollano i locali e gli stadi non per gridare ma semplicemente<br />

per cantare. È con l'idea di recuperare la canzone pol<strong>it</strong>ica e introdurre canzoni nuove che non parlassero solo d'amore<br />

ma anche della realtà che nasce la musica folk legata al lavoro e alle manifestazioni, ai cortei e alla protesta. L' esperienza<br />

in Italia di movimenti come il Cantacronache sono stati il primo controfestival, la prima cellula di un mercato indipendente<br />

e lontano dalla pol<strong>it</strong>ica delle discografiche. Dal Cantacronache al Nuovo canzoniere <strong>it</strong>aliano, dalla fine degli anni 50 agli<br />

anni 60 in un legame strettissimo tra cultura di sinistra, tradizione popolare e proletariato. Per opporsi a una borghesia<br />

dominate alla cattiva e ingannevole rappresentazione del mondo a opera dei media (negli anni '70 il Gruppo Operaio 'E<br />

Zezi di Pomigliano d'Arco) per rivendicare la libertà. Erano e sono anni di crisi e oggi come ieri è importante manifestare<br />

ognuno con i propri mezzi il dissenso. E che sia una bandiera, uno slogan o una canzone poco importa. E che questa<br />

canzone sia folk, rock, punk, hip hop poco importa. È bello non pensare, non lavorare, oziare con una ch<strong>it</strong>arra in mano ma<br />

è bello poter ascoltare e riflettere sul mondo, ricordare persone e canzoni che hanno provato a cambiare il mondo e che<br />

un po' ce l'hanno fatta.<br />

Anche in questo numero di <strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong> troverete dei piccoli cambiamenti, stiamo lavorando a un giornale nuovo, un<br />

giornale con più contenuti, più interviste, più articoli e speriamo a breve con più pagine. Un lavoro, quello di tutti noi,<br />

assolutamente volontario, di quelli senza soldi ma con tante soddisfazioni. Nelle nostre pagine troverete le interviste a<br />

Daniele Sepe, Emidio Clementi, Riccardo Sinigallia, le anticipazioni degli eventi che animeranno il Salento nelle prossime<br />

settimane, il sol<strong>it</strong>o sguardo ai nuovi suoni, la nostra guida alla lettura, il cinema con le recensioni e una retrospettiva sugli<br />

Psycho Cannibali.<br />

Buona lettura e buon lavoro.<br />

Osvaldo<br />

05<br />

04<br />

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no 1<br />

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me<br />

ro 4<br />

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Tre canzoni<br />

Se di lavoro devo parlare, io che credo che il lavoro nuoccia gravemente alla<br />

salute, io che vorrei tanto andare in pensione a trent'anni, io che sono<br />

ideologicamente contrario al lavoro, io che credo che il lavoro serva a<br />

tenerci legati alle catene, io che credo che molto meglio che passare otto<br />

ore in ufficio sarebbe leggere su una panchina nel parco, o andarsene al<br />

cinema, o al mare, o semplicemente stare stesi sul divano a non fare niente,<br />

se devo parlare di lavoro, io che al lavoro sono profondamente allergico, mi<br />

prende male. Mi dispiace ma mi prende male.<br />

Ci sono delle canzoni alcune belle altre meno, che per gioco ho riun<strong>it</strong>o con<br />

Paola in un'antologia che abbiamo int<strong>it</strong>olato “l'antologia del lavoratore<br />

d'agosto”. Altro che ferie d'agosto, altro che agosto moglie mia non ti<br />

conosco, c'è chi ad agosto è costretto a lavorare e allora si arrangia come<br />

può. Le canzoni di questa antologia non erano canzoni di protesta, non c'era<br />

lo splendido canto delle mondine, né quello delle tabacchine, non c'erano<br />

gli inc<strong>it</strong>amenti allo sciopero degli anni settanta. C'erano canzoncine stupide<br />

di persone che preferirebbero passare la loro giornata stese al sole o<br />

nascoste sotto le coperte. C'erano canzoni <strong>it</strong>aliane, francesi, spagnole,<br />

napoletane. Era un cd carino, leggero, come può esserlo lavorare il 13<br />

agosto.<br />

Je ne veux pas travailler, un semplicissimo “non ho voglia di lavorare”, era il<br />

r<strong>it</strong>ornello di una delle nostre canzoni prefer<strong>it</strong>e del cd: C'est simpatique,<br />

firmata Pink Martini, la storia di una donna che dice di non avere voglia di<br />

nulla, se non dell'oblio, e rimane stesa nel letto con le imposte chiuse per<br />

difendersi dai raggi del sole. Perfetta per il 13 agosto. Poi c'erano un paio di<br />

gruppi reggae, con atmosfere solari ed esotiche, r<strong>it</strong>mi lenti e morbidi, che ti<br />

facevano venire veramente voglia di mollare tutto, prendere la macchina e<br />

andare a fare un tuffo a Porto Cesareo, a Torre dell'Orso o anche a Torre<br />

Chianca che è più vicina. Il chiodo fisso di tutte le canzoni, il le<strong>it</strong> motiv, per<br />

dirla fica, era io odio il lavoro, il lavoro mi fa schifo e preferisco fare altre cose<br />

piuttosto che essere costretto a lavorare. C'erano dubbi amletici tipo:<br />

“fumare o lavorare?”. Oppure c'era la voglia di evasione del cantante<br />

napoletano: “Odio lavorare voglio riposare/con la mia morosa voglio andare<br />

al mare” e con un machiavellico “e campà coi soldi di papà”. Eccezionale.<br />

Poi c'erano due canzoni. Di una di queste ho già scr<strong>it</strong>to su queste pagine e mi<br />

piace farlo ancora, perché Manifesto, la canzone in questione, della Banda<br />

Bardò, mi piace proprio, mi mette addosso uno stato d'animo piacevole e<br />

ricettivo, mi fa stare bene, mi fa venire voglia non solo di non lavorare e di<br />

oziare, ma di farlo in un modo attivo, propos<strong>it</strong>ivo e pos<strong>it</strong>ivo. Non lavoro<br />

perché ho di meglio da fare che stare a stressarmi tutto il giorno. Ci sono le<br />

farfalle nel cielo, e ho bisogno di pensare a loro. Anche.<br />

Poi c'è un'altra canzone che avevamo inser<strong>it</strong>o nel cd. Divertente, simpatica,<br />

scanzonata. Una canzone scanzonata. Di un altro cantante napoletano.<br />

Però non proprio della scuola dei mariomerola e dei ninodangelo<br />

preconversione intellettuale. Il cantante in questione è Daniele Sepe, e la<br />

canzone ha un t<strong>it</strong>olo piuttosto emblematico: Tengo na voglia. Ovviamente la<br />

voglia in questione è la voglia di non fare niente. La canzone dura un minuto<br />

circa ed è caratterizzata da un suono pigrissimo e prolungato che esprime al<br />

meglio la condizione dello svogliato. Di quello che dice per favore lasciatemi<br />

in pace c'ho un sacco di cose da fare.<br />

La terza canzone che dà il t<strong>it</strong>olo a questo pezzo, non era inser<strong>it</strong>a in quel cd e<br />

non parla di lavoro in senso stretto anche se il lavoro viene nominato al suo<br />

interno e anche se, e soprattutto, dà una visione molto particolare del lavoro<br />

e di altre cose.<br />

Si tratta dell'Internazionale scr<strong>it</strong>ta da Franco Fortini in varie date, e che io<br />

posso ascoltare nella versione cantata da Ivan Della Mea. Si tratta di un testo<br />

diverso da quello dell'Internazionale classico. Nasce, come diceva lo stesso<br />

Fortini da quello che è successo, dagli avvenimenti che hanno segnato il<br />

nostro secolo, dall'esigenza, dal poeta sent<strong>it</strong>a, di rinnovare le parole di un<br />

brano immortale e fondamentale per la nostra storia. Di rinnovare, non di<br />

cambiare, perché le parole dell'Internazionale sono e saranno sempre<br />

universali.<br />

Vi lascio con una parte del testo di Fortini. Senza aggiungere altri<br />

commenti.<br />

Noi siamo gli ultimi del mondo. - Ma questo mondo non ci avrà.<br />

Noi lo distruggeremo a fondo. - Spezzeremo la società.<br />

Nelle fabbriche il cap<strong>it</strong>ale - come macchine ci usò.<br />

Nelle sue scuole la morale di chi comanda ci insegnò.<br />

Questo pugno che sale questo canto che va<br />

è l'Internazionale, un'altra uman<strong>it</strong>à.<br />

Questa lotta che eguale l'uomo all'uomo farà<br />

è l'Internazionale. Fu vinta e vincerà.<br />

Noi siamo gli ultimi di un tempo che nel suo male sparirà.<br />

Qui l'avvenire è già presente. Chi ha compagni non morirà.<br />

Al prof<strong>it</strong>to e al suo volere tutto l'uomo si tradì.<br />

Ma la Comune avrà il potere. Dov'era il no faremo il sì.<br />

(Franco Fortini 1968, 1971, 1990, 1994)<br />

dario goffredo<br />

Se il lavoro è in offerta…<br />

Acquisto un bisettimanale di annunci gratu<strong>it</strong>i e dopo una rapida<br />

sfogliata mi accorgo con sorpresa che nella maggior parte dei<br />

casi si tratta di richieste di lavoro. Sinceri e sintetici curriculum<br />

iniziano con un maiuscolo grassetto che dovrebbe attirare<br />

l'attenzione del lettore. CUCITRICI con esperienza, e penso a<br />

tredicenni tailandesi specializzate in scarpe da tennis e palle.<br />

Nike, penso, referenze ottime. ALESSANDRO e Monia. Musica per<br />

le grandi occasioni! Matrimoni, feste, serate danzanti pianobar.<br />

AUTISTA. FRESATORE. DIPLOMATA. SIGNORA. Il punto è che<br />

normalmente questo bisettimanale lo compra chi cerca lavoro.<br />

Cuc<strong>it</strong>rici. Autisti. Fresatori. Diplomate. Il circolo, come si dice in<br />

questi casi, è un po' vizioso, visto che si parla di annunci gratu<strong>it</strong>i,<br />

ma una copia mi è costata euro 1,60. Merda. Cazzo. Culo. Tette.<br />

(Scusate, mi sono lasciato prendere la mano).<br />

Allora, ipotizziamo, c'è questo CARPENTIERE saldatore con<br />

esperienza, che fino all'altro ieri per quattro soldi si prodigava,<br />

squagliando come un pollo arrosto, su legno e ferro, in ambienti<br />

insalubri dove respirava le scintille prodotte dalla saldatrice<br />

aziendale, al quale purtroppo tutto questo è stato tolto. Sapete<br />

cosa sente chi fissa troppo a lungo il bianco elettrico dello stagno<br />

o dello zinco che fonde e salda? Una specie di attr<strong>it</strong>o negli occhi,<br />

come se ci fossero delle graffianti pietruzze tra la palpebra e la<br />

pupilla. Ma il nostro carpentiere tiene famiglia. Il concetto di<br />

famiglia tra l'altro implica che lui e sua moglie necess<strong>it</strong>ano,<br />

pagato l'aff<strong>it</strong>to, di stronzate come pane, carne e dentisti e oculisti<br />

e occhiali, e il bambino di omogeneizzati (plasmon, sono troppo<br />

cari? se volete assicurare a vostro figlio una sana e robusta<br />

cost<strong>it</strong>uzione vanno bene anche quelli di un hard discount) e<br />

checazzo è da una settimana che torna a casa e il cucciolo<br />

piange perché ha l'acid<strong>it</strong>à di stomaco, e la moglie pure lei<br />

piange perché non riesce a decifrare per quale motivo il piccolo<br />

faccia tutto questo casino, anche se un sospetto ce l'ha, e il nostro<br />

eroe vorrebbe solo avere sotto mano una calibro 9, ma per<br />

fortuna non siamo nello Utah, U.S.A., almeno per ora.<br />

Aggiungiamo anche che nessuna delle sottopagate signorine<br />

delle agenzie interinali si è fatta viva, mentre gli avevano<br />

assicurato che lo avrebbero fatto. Tentar non nuoce,<br />

specialmente se il tentativo è gratu<strong>it</strong>o, per cui, perché no?, fa<br />

pubblicare l'annuncio.<br />

Ora il nostro uomo ha ben due motivi per procurarsi una copia del<br />

bisettimanale. Controllare che abbiano stampato il suo annuncio<br />

di max. 20 parole, e se magari la Fortuna gli strizza l'occhio scoprire<br />

un annuncio simmetrico al suo, di qualcuno che ha bisogno di un<br />

saldatore. Ok. L'annuncio, ovviamente, c'è. Che dico? Ce ne<br />

sono decine, tutti simili al suo, cambia solo il numero di telefono.<br />

Una buona ragione per pensare che la dea bendata può anche<br />

strizzare l'occhio, ma la cosa è indifferente, dato che è bendata.<br />

Decine di persone identificate solo da un numero di cellulare che<br />

vogliono riprendere in mano la saldatrice. Il costo del<br />

bisettimanale ripeto è di euro 1.60. Una pubblicazione destinata<br />

alla diffusione di massa, stranamente priva di una grafica<br />

accattivante, o di foto di fighe abbronzate che ammiccano nei<br />

loro bikini calzedonia, ma le cui pagine emanano un odore di<br />

petrolio mille volte più acre di quello di un quotidiano. Non<br />

devono conquistare nessun pubblico perché il pubblico è<br />

l'autore. Il pubblico è gente che ha bisogno di poter credere che<br />

c'è ancora una via d'usc<strong>it</strong>a. Salvezza autoprodotta. Medicinali.<br />

Urinoterapia. Un panino alla merda è più sapor<strong>it</strong>o se la merda è la<br />

tua?<br />

Daniele Rollo<br />

7 e 14 maggio<br />

Istanbul Cafè / Squinzano<br />

Universound<br />

L'istanbul Cafè di Squinzano osp<strong>it</strong>a le selezioni<br />

regionali di “Universound - Primo Festival dei<br />

Suoni Univers<strong>it</strong>ari" il cui obiettivo è quello di<br />

creare un Network artistico e culturale<br />

permanente, che sia un filo di collegamento<br />

tra le Univers<strong>it</strong>à d'Italia e del mondo. Sul palco<br />

8 band che si contenderanno la finale del 4<br />

Giugno. Promotrice dell'evento<br />

l'associazione Salento Univers<strong>it</strong>à.<br />

15 maggio<br />

Zuma / Lecce<br />

On The Rocks<br />

Aper<strong>it</strong>ivo e musica. Dal 15 Maggio ogni<br />

sabato allo Zuma Tob Lamare e Postman<br />

Ultrachic accarezzeranno le vostre orecchie<br />

con le loro selezioni musicali (Funky,<br />

boogaloo, indie, '80s, bossa,<br />

electrolounge…). A partire dalle 19:00<br />

l'aper<strong>it</strong>ivo più smart di Lecce vi<br />

accompagnerà nel vostro sabato sera.<br />

Ingresso libero.<br />

14 maggio<br />

Sternatia<br />

Giovanna Marini<br />

Sternatia osp<strong>it</strong>a Giovanna Marini che<br />

presenterà il doppio cd “Il salento di Giovanna<br />

Marini” a cura di Roberto Raheli e Vincenzo<br />

Santoro (edizioni Aramirè). Parteciperanno il<br />

professore Alessandro Portelli, il sindaco<br />

Massimo Manera e Sergio Torsello. Il cd si divide<br />

in due sezioni la prima contenente documenti<br />

originali che includono registrazioni di voci di<br />

cantori anziani e la seconda con la riproposta<br />

musicale della Marini che esegue alcuni dei<br />

canti della tradizione salentina. Inizio ore 20.30<br />

20/23 Maggio<br />

Ex Convento dei Teatini / Lecce<br />

Gran Bazar 2004 quarta edizione<br />

Una mostra mercato del libro tascabile e un banco dell'ed<strong>it</strong>oria e<br />

della poesia salentina. Gran Bazar a cura della Libreria Icaro e del<br />

Fondo Verri in collaborazione con Bigsur, CoolClub,Vertigine e<br />

Musicaos è arrivato alla sua quarta edizione. Gran Bazar dedica<br />

ampio spazio ad una riflessione sulla s<strong>it</strong>uazione attuale della<br />

letteratura <strong>it</strong>aliana con la presentazione di numerosi libri e<br />

pubblicazioni. Si parte giovedì 20 maggio con Le lingue del Salento<br />

(ore 19.00) e con la Nuova scena letteraria del Salento (ore 20.30).<br />

Venerdì 21 in mattinata spazio alla relazione del prof. Mario Proto<br />

sull'Ident<strong>it</strong>à del Salento e il declino meridiano nell'era della<br />

mondializzazione mentre in serata, oltre ad alcune presentazioni di<br />

giovani autori salentini, si discuterà con<br />

Antonio Errico di “Dal disagio alla cura”.<br />

Sabato 22 alle 11 Luigi Chiriatti presenterà<br />

la riedizione del Morso d'amore. Alle 21,00<br />

Wu Ming 2 presenterà il suo esordio da<br />

solista “Guerra agli Umani” usc<strong>it</strong>o di<br />

recente per Einaudi Stile Libero. Domenica<br />

23 in mattina spazio alla letteratura e<br />

all'arte “Al femminile”. Dalle 19 letture e<br />

omaggi a Carmelo Bene, V<strong>it</strong>tore Fiore,<br />

Antonio L. Verri. Gran Bazar si chiuderà con<br />

un reading letterario a cura di Vertigine e<br />

Musicaos. Info: Libreria Icaro tel.<br />

0832.241559. Fondo Verri, tel.0832.304522<br />

Foto Claudio Longo<br />

13 maggio<br />

Tequila Pub / Gallipoli<br />

Bludinividia<br />

Concerto al Tequila Pub di Gallipoli con i<br />

Bludinvidia la band salentina che presenterà il<br />

suo nuovo lavoro in studio “Non è abbastanza<br />

ancora” usc<strong>it</strong>o in questi giorni per l'etichetta<br />

StartreRecords. Il loro genere è una sorta di rockpop<br />

dalle forti venature psichedeliche. Gruppi<br />

ispiratori della band sono sicuramente i Beatles<br />

ma anche Jimi Hendrix. Brani in <strong>it</strong>aliano figli<br />

dell'Inghilterra, canzoni dirette e coinvolgenti. Il<br />

live dei Bludinvidia colpisce per il grande<br />

affiatamento, la capac<strong>it</strong>à di improvvisazione,<br />

la compattezza e la potenza. Il concerto si terrà<br />

all'aperto, ingresso gratu<strong>it</strong>o.<br />

15 maggio<br />

Palazzo Baronale / Novoli<br />

Tre allegri ragazzi morti<br />

Tornano nel Salento i Tre allegri ragazzi mort”<br />

che presenteranno i brani del loro ultimo cd. "Il<br />

sogno del gorilla bianco" contiene tredici pezzi<br />

ined<strong>it</strong>i. Il live di Tarm, cap<strong>it</strong>anati da Davide<br />

Toffolo, è coinvolgente: una miscela di rock e<br />

punk. L'appuntamento è nel cortile del palazzo<br />

Baronale di Novoli. Il concerto è organizzato da<br />

CoolClub e Arci Novoli. Ingresso 5 euro.<br />

22 maggio<br />

Istanbul Cafè / Squinzano<br />

Nhn Festival<br />

Nhn è un'etichetta indipendente di Genova<br />

che vanta tra i suoi Foto gruppi Claudio i salentini Longo N<strong>it</strong>rojuice.<br />

All'istanbul Cafè di Squinzano presenterà i suoi<br />

gruppi in un vero e proprio mini festival. Sul<br />

palco Evolution so far da La Spezia,<br />

Dependent da Eindhoven, e Coffee shower<br />

da L'Aquila. Una serata da non perdere.<br />

13 maggio<br />

Teatro Paesello / Lecce<br />

Tributo a Joni M<strong>it</strong>chell<br />

Nuovo appuntamento al teatro Paisiello per<br />

Jazle. Sul palco a ripercorrere la carriera<br />

della m<strong>it</strong>ica Joni M<strong>it</strong>chell, una delle muse<br />

ispiratrici della canzone nordamericana, ci<br />

sarà un trio d'eccezione: la cantante Maria<br />

Pia De V<strong>it</strong>o, il pianista Danilo Rea e il<br />

contrabbassista Enzo Pietropaoli.<br />

18/20 maggio<br />

Ateneo / Lecce<br />

Giornate dell'arte<br />

L'Associazione Nuovi Ingranaggi presenta<br />

la prima edizione delle “Giornate dell'arte”.<br />

L'Ateneo sarà trasformato per tre giorni in<br />

una galleria d'arte con un lungo percorso<br />

dedicato alle arti visive e dello spettacolo<br />

che si dispiegherà lungo tutti i corridoi del<br />

Codacci Pisanelli e all'interno dell'aula De<br />

Maria. Ci saranno esposizioni di p<strong>it</strong>tura,<br />

fotografia e tavole di fumetti, una rassegna<br />

di cortometraggi, l'esibizione di Capoeira e<br />

un festival musicale studentesco.<br />

Chiuderanno il concerto dell'Ecotekne i<br />

BlekAut e gli Après La Classe.<br />

22 maggio<br />

Chlorò / Calimera<br />

Finale Festival Emergenza<br />

Si avvicinano le finali del concorso per band emergenti<br />

Emergenza festival che torna nel Salento per le semifinali.<br />

Emergenza è il più grande contest musicale europeo, un<br />

festival al quale possono partecipare gruppi di ogni genere e<br />

tendenza. A partire dalle 19:30 una maratona musicale, per<br />

contendersi la possibil<strong>it</strong>à di accedere alle finali regionali, che<br />

vedrà sul palco Hic niger est, Charle's mum, Malaussene,<br />

Kaotica, Rh negativo, Anek Ter<strong>it</strong>al, gualeve, Joe di giugno,<br />

Revolver, Ashram e Climax.


Il cinema <strong>it</strong>aliano nel segno della Puglia<br />

Il cinema pugliese gode di ottima salute? A vedere i risultati degli ultimi anni si<br />

direbbe proprio di sì anche se non tutti sono d'accordo e soprattutto le<br />

polemiche pol<strong>it</strong>iche stanno impazzando dopo l'approvazione della giunta<br />

F<strong>it</strong>to della nuova legge sullo spettacolo che prevede anche la nasc<strong>it</strong>a di una<br />

commissione e di un centro cinematografico nel Salento. Tutto questo,<br />

ovviamente, finanziamenti permettendo. Intanto le nuove leve di cineasti e<br />

videomakers pugliesi si fanno avanti. E se non sorprendono più i successi dei<br />

baresi (di nasc<strong>it</strong>a o d'adozione) Sergio Rubini e Alessandro Piva o del salentino<br />

Edoardo Winspeare, ha fatto sicuramente piacere la v<strong>it</strong>toria del David di<br />

Donatello del corto Zinanà di Pippo Mezzapesa (nella foto), scr<strong>it</strong>to con la<br />

giornalista di Repubblica Bari Antonella Gaeta. La storia è molto delicata con il<br />

piccolo Arcangelo che vorrebbe suonare i piatti (Zinanà appunto) nella<br />

banda del paese e che da adulto finalmente riesce a coronare questo sogno.<br />

Il concetto del momento giusto in cui entrare con i piatti si rivela poi<br />

fondamentale nella v<strong>it</strong>a sentimentale del protagonista che forse non sarà mai<br />

un grande suonatore di Zinanà. Il corto indaga rapidamente sulla<br />

preparazione della processione del venerdì santo, il momento più importante<br />

per coloro che imbracciano gli strumenti in queste occasioni. Il giovane regista<br />

(classe 1980) aveva anche partecipato alla realizzazione di uno dei corti della<br />

collettiva “A Levante”, finanziata dalla Provincia di Lecce nell'amb<strong>it</strong>o del<br />

festival Negroamaro 2003, e prodotto da Winspeare. In questi giorni il film esce nelle sale<br />

<strong>it</strong>aliane. La presentazione ufficiale della nuova versione (tagliata e rimontata) ha aperto il<br />

Festival del Cinema Europeo di Lecce. Seppur tra alti e bassi e con qualcuno dei 7 episodi che<br />

non convince pienamente, il film è un ottimo esperimento di palestra cinematografica. Tra<br />

personaggi e attori più o meno realistici colpiscono in particolare la ironica dolcezza del Nido di<br />

Carlo Michele Schirinzi e Mauro Marino e la scelta, quasi fuori dal tempo, di entrare in un<br />

convento di clausura di Eccomi di Alessandro Valenti e Roberto Vetrugno.<br />

Pierpaolo<br />

A/R Andata+R<strong>it</strong>orno<br />

Marco Ponti<br />

Ultimamente non mi era cap<strong>it</strong>ato così spesso di essermi alzato dal mio posto senza aver rimpianto il<br />

costo (totale o parziale) del biglietto. Il secondo lavoro di Marco Ponti (quello del fortunato Santa<br />

Maradona) è fresco e divertente. Su una trama narrativa abbastanza debole il regista riesce a costruire<br />

un film spir<strong>it</strong>oso e ironico, c<strong>it</strong>azionista al punto giusto, con la presenza di personaggi che per giorni ti<br />

ronzano in testa (stampella, il tassista, il m<strong>it</strong>ico portiere mago). La storia narra di un incontro<br />

apparentemente impossibile tra Nina (quanto è bella Vanessa Incontrada), una hostess spagnola<br />

bloccata a Torino da uno sciopero, e Dante (Libero De Rienzo), un pony express in bicicletta che per<br />

scappare da un gruppo di aguzzini (simpatici anche loro) parte per quello che doveva essere un lungo<br />

viaggio. Uno scambio di valigia lo porta prima in carcere a Barcellona e poi a r<strong>it</strong>ornare a casa con<br />

mezzi di fortuna il giorno dopo la partenza. Qui incontra nel suo letto la spagnola (quanto è bella<br />

Vanessa Incontrada) che è giunta nella casa del pony express grazie a un disponibile fattorino di<br />

albergo (Sandokan, Kabir Bedi). Tutti possono intuire come andrà a finire con l'amore sbocciato tra i<br />

due e con una rapina (qui sarebbe lunga la lista delle c<strong>it</strong>azioni) per pagare i deb<strong>it</strong>i del ragazzo. Nulla di<br />

eccezionale, nessun messaggio subliminale (o forse sì), e qualche bella battuta come quella sull'amore<br />

che non esiste “è per questo che lo facciamo”.<br />

Pierpaolo<br />

26/28<br />

Cortovisione<br />

San Cesario<br />

Sono più di 70 i cortometraggi giunti all'organizzazione che vaglierà e deciderà quali inserire nel<br />

programma di Cortovisione. Scorciasecara Short Movie e il circolo arci Zei di Lecce lanciano questa<br />

prima edizione del festival di cortometraggi che nasce “con l'intento di fare di questo evento una<br />

occasione di incontro per tutti i video-maker indipendenti e come occasione di confronto e sfogo<br />

sulle realtà sociali che più ci toccano”, come sottolinea il direttore artistico Gabriele Buscicchio. Il<br />

festival, che si terrà dal 26 al 28 maggio a San Cesario, prevede 4 sezioni compet<strong>it</strong>ive: “In clip" al quale<br />

sono ammessi cortometraggi della durata da uno a 3 minuti che trattino qualsiasi genere<br />

(documentari, animazioni, fiction, video clip); "Short-movie" aperto a cortometraggi della durata dai<br />

3 ai 30 minuti di qualsiasi genere; “Refractory diseases” (malattie ribelli), sezione speciale dedicata ai<br />

corti che trattino tematiche sia sociologiche che psicologiche; "Backstage” aperta agli artisti che<br />

invieranno oltre al proprio corto, anche un book-fotografico contenente 15 foto selezionate tra le<br />

foto di scena. La giuria sarà presieduta da C<strong>it</strong>to Maselli e sarà composta da Sergio Spina, Gabriele<br />

Attanasio e dal sociologo dell'Univers<strong>it</strong>à di Lecce Alessandro Taurino. Luigi Del Prete presenterà i due<br />

film documentario “Le tabacchine” (usc<strong>it</strong>o da poco) e il precedente “Le Arneadi”, dedicato alle<br />

lotte contadine degli anni 50 in terra di Arneo. È prevista la proiezione di due film di Adriano Barbano,<br />

“Tramontana” e “Otranto 1480”. Fuori concorso anche la proiezione dei due documentari “Le<br />

bende del Giaguaro. Cile 1973-2003” di Corrado Punzi e Marta Vignola e “Dialogando con il cinema<br />

europeo” di Gianluca Camerino. Per informazioni contattare Gabriele Buscicchio 3295484468<br />

oppure scorciasecara@hotmail.com<br />

Precario ma inflessibile. Mollo tutto e volo via…<br />

Negli ultimi anni l'unico motivo per il quale mi sono scontrato con mio<br />

padre è stato il lavoro. Non il mio lavoro in particolare ma il lavoro in<br />

generale. Forse le vecchie generazioni, quelle che tra un po' andranno<br />

in pensione, non comprendono una cosa di noi: il nostro approccio al<br />

mondo del lavoro. Si, perché per quelli come mio padre, che hanno<br />

lavorato tutta la v<strong>it</strong>a con uno stipendio dign<strong>it</strong>oso e che hanno<br />

sacrificato anche parte della propria esistenza per la causa, non è<br />

concepibile un tipo di lavoro come il nostro o meglio questo essere<br />

precari da sempre e per sempre. Io rido quando mio padre mi chiede se<br />

ho fatto questo o quel concorso e atterrisco all'idea di dover compilare<br />

un modulo, mandare una raccomandata e sperare che sia letta,<br />

aspettare che sia stilata una prima graduatoria, attendere il mio turno<br />

per una prova orale e vedere se il mio nome è in cima ad una lista di<br />

almeno 3000 persone che concorrono per 4 posti utili dei quali due tre<br />

sono sicuramente assegnati e il quarto andrà al più bravo di tutti. Se io<br />

fossi uno di quei due tre non ci penserei su due volte. Sarei un<br />

raccomandato che lavora ma almeno lavora. E alla fine visto che non<br />

sono raccomandato (per il momento) e visto che non sono mai stato il<br />

più bravo tento di andare avanti con tanti piccoli lavori. Quello che i<br />

nostri padri non comprendono è questo senso perenne di precarietà.<br />

Questa sensazione che prima o poi tutto possa finire. Questa<br />

impossibil<strong>it</strong>à di pensare a lunga scadenza. Sarebbe bello avere un<br />

contratto firmato per tutta la v<strong>it</strong>a e a qualcuno ancora succede. Ma<br />

nella maggior parte dei casi siamo tutti lavoratori in nero, sottopagati o<br />

con r<strong>it</strong>enute d'acconto (almeno da queste parti). Bisogna prendere più<br />

lavori possibile con il rischio di tralasciarne qualcuno e di perdere la<br />

fiducia e il lavoro. Insomma è una tragedia, è una vera tragedia sociale<br />

di cui ancora non si parla. È come per le coppie di fatto, nessuno<br />

sembra porsi il problema che invece c'è. Se non hai una busta paga in<br />

tasca non hai dir<strong>it</strong>ti ma cento doveri in più. Una s<strong>it</strong>uazione che<br />

peggiorerà con il tempo - anche per la nuova legge sul lavoro - ma che<br />

è stata colpevolmente introdotta e non regolata dai governi amici dei<br />

sindacati e di molti di noi (me compreso). Non è una scelta sbagliata<br />

quella di rendere più “agili” questi rapporti di lavoro (purché il lavoro ci<br />

sia) ma è una scelta impossibile in zone come il sud in cui se perdi un<br />

lavoro trimestrale devi aspettare altri tre mesi perché passi una nuova<br />

occasione. E anche i pagamenti sono meravigliosi: ogni tre o sei mesi.<br />

Nell'attesa ci si può cibare di aria. Flessibili, più si è flessibili più si è<br />

ricattabili. Più si è ricattabili più si è pol<strong>it</strong>icamente gestibili. Gli Stati Un<strong>it</strong>i<br />

insegnano anche in questo campo. Ma esiste anche un'altra realtà.<br />

Con la protesta di Melfi le tute blu sono tornate d'attual<strong>it</strong>à e<br />

all'improvviso una parte del paese ha scoperto che esiste ancora la<br />

fabbrica, il suo sudore, la sua fatica, la ripet<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à dei gesti, il cartellino, i<br />

bus navetta. Così anche il lavoro è tornato d'attual<strong>it</strong>à. Soprattutto<br />

quello mal pagato e quello flessibile, precario. Un tempo per denigrare il<br />

lavoro sporco si diceva “Lavoro come un negro” adesso si sussurra<br />

“Lavoro come uno in nero”. Salario basso, dir<strong>it</strong>ti inesistenti. Io sono un<br />

flessibile, precario ma inflessibile e penso che adesso non possiamo<br />

neanche lottare come a Melfi perché i precari sono i primi a saltare<br />

anche se hanno soltanto un raffreddore e non si presentano per tre<br />

giorni di fila in ufficio. E penso alle lotte dei sindacalisti che sono morti per<br />

la causa e penso anche al cortocircu<strong>it</strong>o che ha portato alla morte di<br />

coloro che avevano l'intenzione di cambiare la disciplina del lavoro. E i<br />

nomi da fare sarebbero tanti (penso a Biagi e D'Antona) e soprattutto<br />

penso che questa mancanza di lavoro porta alla raccolta della<br />

manovalanza della criminal<strong>it</strong>à. E come non ricordare Peppino<br />

Impastato che fu ucciso nello stesso giorno di Aldo Moro, il 9 maggio del<br />

1978. E dopo tanti anni il suo aguzzino Tano Badalamenti è morto.<br />

Insomma io vorrei scappare da questa s<strong>it</strong>uazione lavorativa e cercare<br />

un posto altrove. Vorrei prendere un aereo e fuggire ma anche i<br />

lavoratori dell'Al<strong>it</strong>alia sono in sciopero. Che sfiga.<br />

Pierpaolo<br />

Sportello degli inflessibili<br />

Nasce per iniziativa del Nidil-Cgil e della Mutua Studentesca, in<br />

collaborazione con lo Snur-Cgil per offrire assistenza e tutela sia alle<br />

nuove tipologie contrattuali (lavoratori interinali, a progetto,<br />

collaboratori) sia agli studenti che lavorano, che ai lavoratori che<br />

studiano. I servizi dello sportello sono: assistenza sui contratti e sulla<br />

propria condizione lavorativa, consulenza on-line, s<strong>it</strong>o web<br />

(www.dir<strong>it</strong>tialavoro.<strong>it</strong>) su cui trovare informazioni e offerte di lavoro, “36”,<br />

periodico di informazione e discussione, banca dati aggiornata su<br />

offerte di lavoro e di formazione di enti pubblici e privati, sia locali che<br />

nazionali ed europee, bandi Univers<strong>it</strong>à ed Enti pubblici, mailing list di<br />

informazione, consultazione riviste, seminari e dibatt<strong>it</strong>i di<br />

approfondimento e discussione. Lo Sportello è aperto presso l'ex Ateneo<br />

(Palazzo Codacci-Pisanelli) di Lecce nell'aula A5 dal lunedì al venerdì,<br />

dalle ore 11 alle 14 e dalle ore 17 alle 19, e a Ecotekne, presso l'aula degli<br />

studenti Plesso D, il martedì e il venerdì dalle ore 11 alle 14. E-mail,<br />

sportellodeglinflessibili@yahoo.<strong>it</strong>.<br />

Daniele Sepe, artista e comunista!<br />

Lecce da molti punti di vista è una c<strong>it</strong>tà pigra. Soprattutto Lecce è una c<strong>it</strong>tà<br />

che in massima parte è governata da una borghesia piccola piccola poco<br />

attenta alle ricorrenze e poco avvezza alle celebrazioni della nostra storia.<br />

Così, ogni anno, la Festa della Liberazione è quasi dimenticata, ricordata e<br />

rammentata solo dall'Associazione Nazionale Partigiani Italiani che, nei<br />

pressi del monumento dei caduti, organizza una commemorazione. Nel<br />

2004 Zei e Udu hanno voluto organizzare un concerto per utilizzare la musica,<br />

un linguaggio universale che fa stare un<strong>it</strong>e generazioni differenti, popoli e<br />

culture differenti. La scelta è caduta sul comunista Daniele Sepe che negli<br />

anni '70 iniziò con gli ‘E Zezi di “Tammurriata dell'Alfasud”.<br />

Quale pensi debba essere il ruolo degli artisti?<br />

Gli artisti in generale se ne “fottono”! Io non mi sento un artista comunista io<br />

mi sento un comunista che fa l'artista ed è una cosa un po' diversa. Non me<br />

ne frega niente di essere un artista, se fossi stato un medico probabilmente<br />

avrei detto le stesse cose. Penso che Gino Strada è prima di tutto un<br />

comunista e poi un medico. È secondario essere un artista.<br />

Oggi ha ancora senso dunque essere comunisti e parlare di resistenza?<br />

Certo. Per quanto mi riguarda vuol dire fare controinformazione. Fare un<br />

disco su Victor Hara cinque anni fa come ho fatto io quando nessuno qui in<br />

Italia sapeva chi fosse vuol dire fare controinformazione. Realizzare un disco<br />

sul lavoro e sulla produttiv<strong>it</strong>à vuol dire in qualche modo fare<br />

controinformazione. Non penso di cambiare il mondo quando faccio un<br />

disco ma almeno, avendo un mezzo a disposizione, non racconto la mia<br />

ultima avventura andata male con la<br />

ragazza e tutte le puttanate che puoi<br />

sentire nella musica di oggi.<br />

Cosa mi dici della s<strong>it</strong>uazione del lavoro<br />

in questo momento?<br />

Oggi è 25 aprile e mi sento<br />

particolarmente contento per quello<br />

che è successo alla Melfi. È un fatto<br />

molto importante che non deve<br />

passare in secondo piano. Ci<br />

terrorizzano con questa storia che non<br />

c'è lavoro e che dobbiamo essere<br />

legati al concetto di Prodotto Interno<br />

Lordo! È un po' quello che cerco di dire<br />

nel disco “Lavorare stanca” (premio<br />

Tenco 1998). Vincolano il nostro<br />

benessere e il nostro buonumore<br />

all'andamento dell'azienda e della<br />

borsa. Quand'ero piccolo al<br />

telegiornale non dicevano nulla sulla<br />

borsa perché nessuno se ne fotteva<br />

niente. Dall'epoca di Craxi in poi invece<br />

hanno cercato di convincere l'uman<strong>it</strong>à<br />

e di convincere noi che se la borsa va<br />

bene anche noi stiamo bene!<br />

Come ti sei avvicinato ai testi e alla musica cilena e quindi alla pol<strong>it</strong>ica degli<br />

anni '70 Sudamericana?<br />

Un po' come tutti quelli della mia generazione, quando ci fu il golpe in Cile<br />

del '73 io avevo 13 anni e allora si era abbastanza “precoce” rispetto alle<br />

questioni pol<strong>it</strong>iche. Al tempo si avvertiva oltretutto la preoccupazione di un<br />

golpe anche in Italia. In ogni caso all'epoca era un fatto normale interessarsi<br />

della questione sud-americana, era molto sent<strong>it</strong>a come può essere oggi la<br />

questione Medio-orientale o come poteva essere il Vietnam. Inoltre quando<br />

avevo 14 anni andai ad un festival in Francia e sentì per la prima volta un<br />

gruppo colombiano e rimasi affascinato dalla loro musica e dai loro<br />

strumenti. Così formammo un gruppo che faceva musica andina e ricordo<br />

che giravamo per le feste dell'Un<strong>it</strong>à ma nessuno ci cagava!<br />

Ti interessi ancora alle vicende dell'America-latina?<br />

Cerco di farlo anche se oggi mediaticamente è tutto monopolizzato,<br />

magari giustamente, per quello che sta succedendo in Iraq e in Mediooriente;<br />

per esempio nessuno parla del Venezuela e degli attacchi al<br />

governo democratico di Chavez che a me interessa particolarmente,<br />

anche perché tutto sommato non è che un altro aspetto della guerra al<br />

petrolio.<br />

Pensi che i giovani, qui come in America-Latina, abbiano oggi una<br />

coscienza pol<strong>it</strong>ica?<br />

Quelli che hanno una coscienza pol<strong>it</strong>ica spesso si rifiutano di votare perché<br />

hanno perfettamente chiara l'idea che, dopotutto, tra uno schieramento di<br />

centro-destra e uno schieramento di centro-sinistra le differenze non sono<br />

così notevoli. Prendi tutta la polemica del centro-sinistra sulla guerra in<br />

Iraq…è fatta da quelle stesse persone che hanno sponsorizzato solo<br />

qualche anno fa una guerra in Kossovo che aveva le medesime difficoltà di<br />

dir<strong>it</strong>to internazionale che ha ora quella in Iraq. Poi ci sono i giovani che non<br />

hanno una coscienza pol<strong>it</strong>ica perché sin dalle scuole si cerca di eliminarla<br />

per mantenerli ignoranti. È meglio avere un popolo di coglioni a disposizione<br />

piuttosto che un popolo pensante! Mantenere le persone nell'ignoranza dei<br />

propri dir<strong>it</strong>ti è sempre molto conveniente.<br />

Esistono ancora i sogni e i sognatori?<br />

Esistono ma sono molto nascosti. Chavez è un sognatore coraggioso e<br />

come tale deve essere rispettato come del resto tutti i pochi sognatori<br />

rimasti.<br />

Marta Vignola


Aires Tango…una innovativa riscoperta della tradizione<br />

Purtroppo nella maggior parte dei casi (e la terra di chi scrive è fervida di esempi) il recupero della<br />

cultura musicale tradizionale di una determinata zona geografica consiste in una mera e stantia<br />

rilettura di stornelletti di bassa lega, con il fine precipuo di far ballare uno stuolo di avvinazzati, fine a<br />

volte persino accompagnato da un elevatissimo autocompiacimento culturale; gli Aires Tango, al<br />

contrario, riescono a mio avviso nel difficile comp<strong>it</strong>o di ripescare l'autentico sentimento e il disperato<br />

lirismo del popolo argentino, imprezios<strong>it</strong>i dalla classe cristallina dei suoi elementi (tutti affermati e<br />

validissimi jazzisti) e dalla compresenza, nelle splendide composizioni del quartetto, di forte<br />

original<strong>it</strong>à e notevoli legami con la tradizione argentina. È bizzarro constatare però che gli Aires<br />

Tango in realtà non sono esattamente argentini, dato che il bassista Marco Siniscalco e il<br />

percussionista Michele Rabbia sono <strong>it</strong>aliani, e anche l'argentino Javier Girotto, principale autore dei<br />

brani della formazione, è da diversi anni trapiantato musicalmente in Italia, avendo collaborato con<br />

svariati giganti del jazz <strong>it</strong>aliano come Enrico Rava, Roberto Gatto e R<strong>it</strong>a Marcotulli; completa il gruppo il tocco sublime del<br />

pianista Alex Gwis, che disegna trame passionali su cui si poggiano le scorribande al flauto, al sax bar<strong>it</strong>ono, al clarinetto e<br />

soprattutto al sax soprano dello straordinario Girotto, un musicista eccezionalmente dotato che riesce a dare all'ascoltatore<br />

una strana sensazione: appena esegue una nota, essa è così avvolgente, sensuale e struggente che si pensa che non sia più<br />

possibile sentire nient'altro di così meraviglioso e quando attacca con la nota successiva, si pensa di nuovo la medesima cosa.<br />

E così con tutte le sue note.<br />

A chi si stia (come è lec<strong>it</strong>o) interrogando sulla mia san<strong>it</strong>à mentale (dato il clamore delle mie ultime affermazioni) consiglio<br />

l'ascolto in particolare di due dischi degli Aires Tango, ovvero “Cronologia del '900” e “Origenes”.<br />

Marcello Zappatore<br />

Paul kalkbrenner<br />

Self<br />

Bp<strong>it</strong>ch Control<br />

Uno dei pochi a rivoluzionare la trance<br />

(senza disdegnare la primissima, un nome su<br />

tutti: Dragonfly) con i santissimi crismi: due<br />

accordi di synth, tribali movenze post-acid,<br />

orgoglio techno. Torna con questo “Self”<br />

(CD o 2x12”), il suo nono per Bp<strong>it</strong>ch.<br />

Page one: L'intro zigana schiude le<br />

fluorescenze di “Press On”, a seguire<br />

“Castanets” blade runneriana vibrazione<br />

tribal. “Queer Fellow” è un capolavoro,<br />

tanto che non sai più che pensarne: elettro?<br />

Trance? Techno? Un batt<strong>it</strong>o irregolare in uno<br />

stile asciutto e minimale che solamente<br />

questo piccolo genio…un vischioso,<br />

luminoso incubo. Dal quale ci salvano i<br />

languori celestiali di “Since 77”. Page two:<br />

una zigana intro. Devo continuare o le<br />

scopr<strong>it</strong>e da soli?<br />

Piggy<br />

Tasaday<br />

In attesa, nel labirinto<br />

cd Wallace records<br />

A distanza di 5 anni dall'ultimo lavoro a nome<br />

de “L'Ultimo Tasaday”, con il solo Sandro<br />

Ripamonti, r<strong>it</strong>orna la storica formazione di<br />

avanguardia (nata dalla fusione di Die Form<br />

e Nulla Iperrele) che segnò la scena<br />

musicale degli anni '80 in Italia. Il fatto che<br />

nell'odierna line-up ci sia anche Xabier<br />

Irondo degli Afterhours non deve ingannare,<br />

anche se nelle intenzioni del gruppo “In<br />

attesa, nel labirinto” rappresenta il loro disco<br />

“rock”. Di rock sui generis si tratta, in quanto<br />

la matrice avanguardistica dell band è<br />

rimasta intatta. Le r<strong>it</strong>miche tribal-industriali di<br />

stampo'80 (stile Einsturzende Neubaten) si<br />

innestano su momenti di musica concreta<br />

(ovvero musica ricavata da rumori da<br />

ambiente), alla maniera dei connazionali<br />

Ossatura, e su bordoni di rarefazione<br />

elettronica isolazionista. Non un disco di<br />

facile ascolto e di immediata comprensione,<br />

ma che abbisogna della rinuncia ad ogni<br />

esigenza di melodia e l'abbandono<br />

completo ai mondi inquietanti delineati<br />

dalla loro musica. Forse per alcuni non si può<br />

neanche parlare di musica. Forse per molti<br />

sarebbero una sonora presa per i culo. Per<br />

quanto mi riguarda sono un esempio di<br />

intelligenza sonora e la dimostrazione che<br />

l'avanguardia in Italia non è per nulla morta.<br />

Gianpiero Chionna<br />

Tutto l'amore che mi manca<br />

Nada<br />

On The Road Music Factory 2004<br />

È un peccato che molti ignorino il nuovo<br />

percorso intrapreso da Nada e continuino<br />

ad associarla ingiustamente ai suoi pezzi<br />

sanremesi degli anni 70. “Tutto l'amore che<br />

mi manca”, che dalla copertina pare un<br />

album brutal death, va ben oltre i<br />

precedenti "Dove sei sei" (Mercury,1999) e<br />

"L'amore è fortissimo e il corpo no" (Storie di<br />

Note, 2001), già forieri di un pop fuori dagli<br />

schemi con melodiche aperture rock.<br />

La voce sporca di sigaro della cantautrice<br />

livornese si cimenta per la prima volta con<br />

l'inglese (in "Classico", che vanta la firma<br />

prestigiosa di Howe Gelb), sale prepotente<br />

sulle ch<strong>it</strong>arre di Lorenzo "Buzzino" Corti e<br />

Cesare Basile, si muove cadenzata sul<br />

basso di Giorgia Poli. Il discreto sguardo<br />

supervisore di John Parish, storico<br />

produttore di Pj Harvey, fa sì che nulla di<br />

superfluo intralci la scarna immediatezza<br />

che si respira tra le dieci tracce. Esempio<br />

lampante ne è proprio il singolo "Senza un<br />

perché", di una freschezza tale che sembra<br />

uno stornello dell'asilo. I testi? Semplici e<br />

inquieti. Si parla sì di un cuore fer<strong>it</strong>o, ma<br />

fin<strong>it</strong>o sul pavimento e morso da un topo<br />

che lo sbatte contro la porta ("E ti<br />

aspettavo"). La dimostrazione che Nada<br />

ha molto di più di tante sopravvalutate<br />

cantautrici anglosassoni è la lunga,<br />

delirante ghost track "Le mie madri" (già<br />

presente nell'omonimo volume ed<strong>it</strong>o da<br />

Fazi lo scorso anno): su un incrocio tra il<br />

blues e il r<strong>it</strong>mo tribale la Signora Malanima<br />

declama, enfatica e stran<strong>it</strong>a, fino a sfiorare<br />

le urla.<br />

Questi obliqui r<strong>it</strong>ornelli, accattivanti come<br />

cantilene, e la sua voce sempre più rauca<br />

spingono Nada distante anni luce da "Il<br />

cuore è uno zingaro". E chi, preferendo<br />

tenersi cari i propri pregiudizi, stenta a<br />

volerlo riconoscere, davvero non sa cosa si<br />

perde.<br />

Lorenzo<br />

Gli Psycho-Cannibali nel Cinema: da H.G.Lewis<br />

a Evilenko<br />

La figura del serial killer ha sempre affascinato il cinema, specialmente il<br />

cinema low budget che poteva contare su storie dal forte impatto su cui<br />

poteva imbastire horror di cassetta. Il primo a tentare una simile operazione fu<br />

Herschell Gordon Lewis, papà e re dello splatter, con Blood Feast (1963) storia in<br />

cui un ristoratore egiziano tenta di riportare in v<strong>it</strong>a una divin<strong>it</strong>à smembrando<br />

giovani v<strong>it</strong>time e pasteggiando con esse. In realtà la pellicola di Lewis è un<br />

gioco meramente splatter (insieme ai posteriori Macellai 1970- del pioniere del<br />

trash fai-da-te Andy Milligan e A cena con la signora omicidi- 1972- di Bud<br />

Townsend), non puntando affatto sulla complessa psicologia deviata dei<br />

personaggi ma affidando tutto all'effetto macelleria. In realtà la maggior parte<br />

dei film in questione ha prefer<strong>it</strong>o puntare sull'aspetto prettamente visivo,<br />

tralasciando ulteriori approfondimenti, producendo un vero e proprio filone di<br />

film in cui il tema centrale è la gestione di un ristorante da parte di gente poco<br />

raccomandabile (Motel Hell, Cannibal Girls del “ghostbuster” Ivan Re<strong>it</strong>man).<br />

Immaginate voi. L'unico che pone maggior attenzione sul suo protagonista, un<br />

ristoratore che dopo aver massacrato la sua famiglia, ne ricicla i resti per il suo<br />

menù, è The Untold Story di Herman Yau, usando l'insana vicenda per sferrare<br />

una cr<strong>it</strong>ica alla società. Ma è la famiglia il luogo dove più facilmente il male si<br />

annida coinvolgendo tutti i membri. E dove chi cerca di resistere è vinto,<br />

annullato dall'ineluttabile destino della follia. È quanto accade in Spider Baby<br />

di Jack Hill (1964) in cui due ragazze e il loro cugino sono affetti da una forma di<br />

regressione infantile aggravata da una propensione al cannibalismo.<br />

Confinati in una casa di campagna, nulla può il loro zio contro il loro male,<br />

nonostante i suoi sforzi, quando arriveranno gli osp<strong>it</strong>i. Hill coglie con questo film i<br />

primi cedimenti della famiglia, qui ben lontana dal sogno americano, che<br />

verrano in segu<strong>it</strong>o sviluppati in maniera più incisiva da Hooper e Craven.<br />

Analoga vicenda è raccontata dall'inglese Pete Walker nel 1974 con “Nero<br />

Criminale” dove vediamo le gesta di una vecchia cartomante affetta da<br />

disturbi mentali che la portano a un'insana ossessione antropofagica, sedata<br />

dall'ormai guar<strong>it</strong>o mar<strong>it</strong>o affetto in precedenza dallo stesso male, che le<br />

somministra carne animale spacciandola per umana. Ma il male è genetico e<br />

quando anche la figlia scoprirà la stessa tendenza della madre, opporsi sarà<br />

inutile. Un ambientazione urbana e grigia grava per tutto il film in cui un senso di<br />

resa e di ineluttabil<strong>it</strong>à del proprio destino la fa da padrone, disegnando la<br />

famiglia come un luogo claustrofobico dove il sacrificio per gli altri membri<br />

uccide ogni libertà individuale. La famiglia, questa volta un<strong>it</strong>a e compatta<br />

nell'orrore, è protagonista di due capolavori del genere. Non apr<strong>it</strong>e quella<br />

porta di Tobe Hooper (1974), ispirato alle reali folli gesta del fattore Ed Gein e<br />

che ha visto recentemente anche un remake, è l'emblema dello sfascio<br />

dell'ambiente familiare, del crollo del sogno americano, del marcire della<br />

società. La campagna non è più un posto tranquillo, regno di onesti lavoratori,<br />

ma luogo desertico e desolato, trappola che inghiotte ignari passanti, polvere<br />

che si alza per le strade. I tramonti vedono Leatherface ag<strong>it</strong>arsi all'orizzonte<br />

con la sua motosega, bestione che tortura animali e arreda la casa con ossa di<br />

cadaveri. Le strade vedono vagare il suo stravolto fratello hippie e le soff<strong>it</strong>te<br />

nascondono vecchi paralizzati e ammuff<strong>it</strong>i abbandonati a loro stessi. Un senso<br />

di macabro che rasenta quasi il grottesco avvolge la pellicola che è forse uno<br />

dei più ispirati attacchi all'ipocrisia americana. Fa coppia con essa uno dei<br />

capolavori di Wes Craven (il papà di Nightmare): “Le colline hanno gli occhi”<br />

(1977) altro apologo antifamilista in cui dei pellegrini accampati nel deserto<br />

vengono presi di mira da una tribù di pazzi sadici e cannibali. Due sistemi a<br />

confronto. Da un lato i pellegrini, ordinari, rispettosi delle regole; dall'altro gli<br />

ab<strong>it</strong>anti delle colline, violenti organizzati secondo un ordine primordiale. I primi<br />

brutalmente attaccati dai secondi, crocifissi, bruciati vivi, mangiati. E quando<br />

le regole della sopravvivenza lo imporranno, anche i pellegrini dovranno<br />

regredire al livello prim<strong>it</strong>ivo e rendersi spietati come bestie.<br />

Sul fronte <strong>it</strong>aliano è impossibile dimenticare di tre pellicole. L'una splendida<br />

diretta da Francesco Barilli nel 1974: “Il profumo della signora in nero”, raffinata<br />

vicenda carica di echi polanskiani e valorizzata da uno dei finali più cattivi che<br />

il nostro cinema ricordi. Le altre entrambe di Joe D'Amato e più attinenti al<br />

filone horror sono “Buio Omega” (1979) ottimo psicodramma alla Psycho che<br />

narra le gesta di un imbalsamatore ossessionato<br />

dall'amore della sua ragazza morta e<br />

“Antropophagus” (1980) in cui un naufrago<br />

diventa un implacabile antropofago ded<strong>it</strong>o allo<br />

sterminio di un intera isola. Oggi una nuova<br />

pellicola del genere vede la luce: “Evilenko”<br />

(2004) di David Grieco che ripercorre la v<strong>it</strong>a del<br />

mostro di Rostov Andrei Chikatilo interpretato da<br />

Malcom Mc Dowell. Probabilmente sarà una<br />

pellicola che farà discutere, o forse non avrà la<br />

visibil<strong>it</strong>à che mer<strong>it</strong>a, in quanto (di questi tempi)<br />

sicuramente film scomodo. Si spera solo che non<br />

incappi nell'errore in cui spesso questi film<br />

cadono. Dimenticare l'uomo (reo e foriero di<br />

orrori), la sua caratterizzazione, per farlo assurgere<br />

a macchietta, bieco burattino da film horror.<br />

Gianpiero Chionna<br />

Gli sguardi inquieti dei coraggiosi<br />

videomakers<br />

Un dvd cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da nove corti di giovani (e non) autori,<br />

accompagnato da appropriato libro in mer<strong>it</strong>o. Un “matrimonio”<br />

voluto da tempo, scand<strong>it</strong>o dalla volontà sognante dei videomakers (o<br />

r<strong>it</strong>enuti tali), alcuni dei quali in carica ansiogena (o poetante; si può<br />

anche dire). La campionatura visiva scandaglia e perora la prassi<br />

visionaria dei realizzatori, il loro inconfondibile tratteggio affabulativo,<br />

l'oggettivo e odoroso coacervo dei desideri.<br />

Sguardi iconici e scr<strong>it</strong>ture narrative in un fertile abbraccio per “scalare<br />

il cielo” delle aspettative e per rendere più professionale (si spera) i<br />

fermenti sussultori dell'agire. Il “corto” grazie al perfezionamento<br />

elettronico, ovvero il dig<strong>it</strong>ale, per immergersi nei boulevards del<br />

racconto per immagini. Solerti guizzi e fermentati scatti consoni a<br />

produrre vincenti psicologie d'insieme.<br />

Il Festival del Cinema Europeo di Lecce dischiude il suo quinto<br />

appuntamento culturale con la presentazione al pubblico<br />

dell'esperienza “cortista” e di pianeggianti “fogli di poesia”. Sarà un<br />

incantevole pomeriggio a primavera iniziata? Forse. Certamente un<br />

dolce spazio per rivedere, rianimarsi, scambiare opinioni, affidarsi ai<br />

(s)montaggi dei partecipanti al “gran circo della v<strong>it</strong>a”, a rimed<strong>it</strong>are<br />

dopo le avvenute intese o discordanze. Per dialogare apertamente e<br />

“cr<strong>it</strong>icamente” con il mondo presente. Qualche videomaker<br />

puntualizza: “ Sostanzialmente il nostro movie sta compiendo i primi<br />

passi nella storia del (suo) essere, sta mutando nella sua natura, si<br />

accosta da altre tecnologie, ad altri sistemi, a danzanti scatole<br />

magiche che con leggera trasportabil<strong>it</strong>à e semplici mezzi si<br />

adeguano, si ribaltano, effettuano salti e cadute; tutto è più semplice,<br />

praticamente possibile; l'abbiamo già accennato, questa è la nuova<br />

era dig<strong>it</strong>ale. Rivoluzione del fattibile. Chiunque, per un giorno regista,<br />

potrà sperimentare il suo corredo creativo. Finalmente è l'uomo a dare<br />

l'azione o lo stop alle “attese” della propria esistenza. Come tutti<br />

affermano, in questo modo si è avviata una democratizzazione nei<br />

giardini del cinema, grazie all'abbattimento enorme dei costi, si<br />

produce una destrutturazione del modo di produzione tradizionale, un<br />

po' per incapac<strong>it</strong>à energetica di parcellizzare il lavoro e un po' per<br />

ricerca di modal<strong>it</strong>à produttive nuove, distanti dal mercato e dalle<br />

prospettive economico-distributive”.<br />

Come si può notare geometrie pensanti e inconsci in stato euforico,<br />

permeati di spontanee e progressive valutazioni. In conclusione<br />

il concreto dvd (e il relativo libro) per essere ispezionato nel suo<br />

complesso ideativo e nel (suo) caracollare tra “onirismi eretici”<br />

e diagrammi libertari. Anche perché si è convinti che esso<br />

(“corto” o “breve cristallo”) può palesarsi credibile approdo<br />

per il consueto disegno audiovisivo, palestra di preparazione,<br />

affinamento delle dovute trasfigurazioni, versione disciplinata<br />

dell'Io. Altresì quale singolare forma di creativ<strong>it</strong>à, compiutezza<br />

fictionale, terreno di cimento e di referenze percorsuali,<br />

trasalimento dell'estro, esigenza di narrare l'imponderabile e<br />

l'irraccontabile. La discussione è aperta. Le luci si stanno<br />

spegnendo. Il buio della sala avverte che non bisogna tradire<br />

“i sogni dell'infanzia”. Possono talvolta tacere (i bagliori del<br />

“concerto desiderante”), mai da cancellare.<br />

Vincenzo Camerino<br />

Docente di Storia e Cr<strong>it</strong>ica del Cinema presso l'Univers<strong>it</strong>à


Dopo mezzanotte<br />

Davide Ferrario<br />

“Non c'è una TV qui?”<br />

“Solo film.”<br />

Questa l'idea che muove l'ultimo e il migliore film di Davide Ferrario, regista al suo sesto lavoro per il grande<br />

schermo, che ancora una volta riesce a sbalordire e a colpire. Dopo aver assist<strong>it</strong>o ai 93 brevissimi minuti di grande<br />

cinema, si rimpiange di non vivere in un film, un film bello come questo, che racchiude la storia del cinema, e la<br />

storia della v<strong>it</strong>a, in un turbine di immagini e passioni, silenzi e smorfie, suoni e musiche. Nel film tutto è perfetto, è<br />

simbolico, è divertente. E i personaggi, protagonisti di una v<strong>it</strong>a verosimile, sono gemme incastonate in una<br />

struttura contemporanea e dinamica, bellezza arch<strong>it</strong>ettonica e urbanistica. La trama del film è, forse<br />

volutamente, la stessa del cinema di sempre: una donna in fuga da una v<strong>it</strong>a e da un amore insoddisfacenti, un<br />

incontro, una scintilla e la forza di cambiare le cose che non vanno. È il cinema, che trionfa, come mezzo<br />

comunicativo, come parole non dette, complice e galeotto, “un'idea pratica per migliorare la realtà<br />

quotidiana”, come suggerisce la voce narrante di Silvio Orlando, cioè come unica chiave di lettura per la settima<br />

arte, e tutta l'arte in assoluto. E ancora la musica, che scandisce i tempi chapliniani del film, in scene che hanno<br />

del grottesco, e per questo uniche e ricercate. Dopo l'amaro “Tutti giù per terra”, l'innovativo “Figli di Annibale” e il<br />

disturbante “Guardami”, Ferrario approda al cinema di qual<strong>it</strong>à, esaltando la celebrazione della bellezza,<br />

dell'idea di cinema inteso come arte e poesia, realizzando cioè un fine capolavoro, certo non vuoto e fine a sé<br />

stesso, poiché cr<strong>it</strong>ica socio pol<strong>it</strong>ica, disagio, sentimenti, gli ingredienti veri del suo cinema, sono elegantemente<br />

velati dietro la bellezza artistica. Ferrario è un regista giovane, 48 anni, e in 15 anni di attiv<strong>it</strong>à ha prodotto 6 film, in un<br />

crescendo esponenziale; una carriera brillante, che non deluderà, se, come ci ricorda, il destino è scr<strong>it</strong>to nei<br />

numeri, che sembrano dare un senso al mondo... che non è poco!<br />

“Dopo mezzanotte” è il secondo film tributo al cinema della stagione <strong>it</strong>aliana, dopo il meraviglioso “The<br />

Dreamers” di Bertolucci, che chi non ha apprezzato, non ha cap<strong>it</strong>o. E credo che anche “Dopo mezzanotte” corra<br />

il pericolo di non sfondare presso il grande pubblico. Non è grave, ma prima di giudicare, consiglio a tutti di fare<br />

una vis<strong>it</strong>a alla Mole Antonelliana e di vis<strong>it</strong>are il museo del cinema al suo interno. Solo allora sarà permesso<br />

giudicare.<br />

Stefano Toma<br />

Kill Bill - Vol. 2<br />

Quentin Tarantino<br />

Romanticismo e sangue. Sorretta da questi due elementi, la storia di Black Mamba-Uma Thurman volge al<br />

termine non senza colpi di scena. Questo secondo cap<strong>it</strong>olo fatto di tradimenti, capovolgimenti di ruolo e di un<br />

sentimentalismo degno del migliore sceneggiato, ci rende consapevoli di un'opera che nella sua interezza<br />

rappresenta sicuramente una pietra miliare del cinema contemporaneo. Tarantino con il suo sapiente racconto<br />

passa dalla Morte alla V<strong>it</strong>a, dalla Vendetta all'Amore in un film che vive soprattutto di contrasti. In questa<br />

seconda parte cambiano gli scenari e i generi che il regista distrugge per poi poterli rifondare e omaggiare a suo<br />

modo: dall’anime e il kung-fu movie si passa allo spaghetti-western e al più classico del cinema trash. Anche la<br />

colonna sonora è profondamente diversa e funzionale a questo cap<strong>it</strong>olo, che appare differente sin dalle prime<br />

scene, ricco com'è di lunghi dialoghi e monologhi, molto più serioso e a tratti dotato di scarso r<strong>it</strong>mo. Montaggio e<br />

fotografia sono come al sol<strong>it</strong>o su livelli altissimi e con un'alta dose di sperimentazione (spl<strong>it</strong> screen, sgranature,<br />

cambi di formato, flashback, ecc.) e la sceneggiatura (alla quale ha collaborato anche la Thurman) non è mai<br />

banale. Per quanto riguarda la vicenda, La Sposa adesso si trasforma e svela il suo palp<strong>it</strong>ante cuore di mamma,<br />

finora celato dalle spoglie di una perfetta e tutt'altro che indulgente macchina per uccidere. Nella sua lista sono<br />

rimasti tre nomi: il buon vecchio Budd (Michael Madsen), la splendida e fatale Elle Driver (Daryl Hannah) e<br />

ovviamente Bill (uno straordinario David Carradine). Apprendiamo finalmente il motivo della strage nella chiesa<br />

dei Due Pini, l'infanzia di Beatrix (il suo nome non è più coperto dal beep) ed altre cose essenziali per<br />

comprendere appieno il racconto, pieno di rimandi e riferimenti mescolati un unico e grande calderone. In<br />

attesa di un (im?)possibile Volume 3 ( ambientato 15 anni dopo con la figlia di Vern<strong>it</strong>a Green a vendicare la<br />

morte della madre). In defin<strong>it</strong>iva Kill Bill si propone come un'opera totale, da vedere e rivedere, caratterizzante di<br />

un cinema sofisticato e autocelebrativo che ha in Tarantino il suo migliore e geniale interprete. Se non vi sembra<br />

abbastanza. Cult.<br />

C. Michele Pierri<br />

The passion of the Christ<br />

Mel Gibson<br />

A voler ripercorrere la strada tracciata da Gibson per il suo kolossal, la sintesi più appropriata sta nel<br />

termine "realismo". A partire dai dialoghi in latino e in aramaico il regista svela il suo intento, che è<br />

quello di dare alla luce il film più ver<strong>it</strong>iero mai realizzato sulle ultime 12 ore di Cristo, frutto di un<br />

progetto nato 10 anni fa in un periodo di crisi mistica che lo stava portando al suicidio. Lontano anni<br />

luce dalle cr<strong>it</strong>iche antisem<strong>it</strong>e che lo hanno pubblicizzato ad arte, il film è di grande impatto visivo,<br />

con scene ai lim<strong>it</strong>i dello splatter, ma di straordinaria aderenza biblica e di pregevole fattura (e non<br />

poteva essere altrimenti con Caleb Deschanel alla fotografia!). Oltre all'ottimo protagonista Jim<br />

Caviezel ("La sottile linea rossa") brilla il nutr<strong>it</strong>o cast <strong>it</strong>aliano composto da nomi come Monica<br />

Bellucci, Rosalinda Celentano, Claudia Gerini, Sergio Rubini, Mattia Sbragia e altri ancora. Detto<br />

questo e annunciandovi a priori che queste sono le opinioni distaccate di un anticlericale r<strong>it</strong>engo<br />

che The Passion non aggiunga né tolga niente alla già nutr<strong>it</strong>a filmografia religiosa e che se gli va<br />

riconosciuto un mer<strong>it</strong>o, sia quello di aver sottolineato ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) di<br />

cosa sia capace la follia umana, che in questo film trapela da ogni singola inquadratura. È da<br />

sottolineare inoltre la scelta di girare quasi interamente a Matera, il che rende inev<strong>it</strong>abile il<br />

paragone con un altro film girato in questa location, ossia "Il Vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo<br />

Pasolini, recentemente restaurato e da poco di nuovo nelle sale. Se il film di Gibson tende a farci<br />

sentire complici di un massacro in cui Cristo si è offerto come agnello sacrificale, il poetico<br />

capolavoro di Pasolini ce lo presenta come un fustigatore che caccia a frustate i mercanti. Due<br />

modi diversi di presentare il Vangelo, due modi diversi di vivere la religione. Gibson in fondo<br />

dimostra di vivere la fede in maniera sincera e autocr<strong>it</strong>ica, il che rappresenta un grosso passo in<br />

avanti per un mondo spesso chiuso a ogni tipo di dibatt<strong>it</strong>o che lo metta in discussione.<br />

C. Michele Pierri<br />

AA. VV.<br />

Spl<strong>it</strong> Series 9-16<br />

Fat Cat - 2004<br />

Secondo appuntamento con la raccolta per<br />

l'etichetta Fat Cat. L'idea è di mettere<br />

insieme singoli cd, rari vinili in 12 pollici usc<strong>it</strong>i<br />

per la stessa label nel corso degli ultimi anni.<br />

Un appuntamento già culto per i "maniaci"<br />

dell'elettronica sperimentale che stavolta<br />

racchiude in un disco sedici artisti per<br />

diciassette tracce. Irreperibili sul mercato.<br />

Recuperati quindi i breakbeats di<br />

Duplo_Remote, sulla scia di Aphex Twin, il<br />

funk misto salsa con hip-hop dei francesi Dat<br />

Pol<strong>it</strong>ics, le accelerazioni drill'n'bass ai lim<strong>it</strong>i<br />

della detonazione del berlinese Jan Wolter<br />

nelle vesti di Christoph De Babalon, quelle di<br />

Com.a, tutta la carica dei Kid 606, l'eleganza<br />

compos<strong>it</strong>iva delle produzioni a cui siamo<br />

ab<strong>it</strong>uati con i Process e Fennesz, le atmosfere<br />

cupe e visionarie di Main, quelle estranianti di<br />

Avey Tare, e ancora Matmos in con una<br />

struttura r<strong>it</strong>imica di r<strong>it</strong>mi spezzati, breaks e<br />

punteggiature analogiche, la musica<br />

innovativa dell'emergente Ultra-Red. Un<br />

totale 65 minuti di crossover tra<br />

sperimentazioni, atmosfere eteree e<br />

contenuto tecnologico. Un lavoro di culto<br />

per gli amanti del genere nella scena della<br />

musica elettronica.<br />

Patrizio Longo<br />

World Wide: www.patriziolongo.com<br />

e-mail:info@patriziolongo.com<br />

DEADBEAT<br />

Something borrowed, something blue<br />

scape 2004<br />

Deadbeat ered<strong>it</strong>ano egregiamente il suono<br />

attento e ricercato dei documentari della TV<br />

canadese.<br />

Deadbeat esponente di spicco della scena<br />

elettronica canadese di Montreal. Scott<br />

Monthe<strong>it</strong> aka Deadbeat dal 1998 amano le<br />

radici del sound più ipnotico, che si<br />

materializzano nel dub music. Lunghi<br />

riverberi atmosfere tipicamente ampie della<br />

ambient.<br />

La musica di Deadbeat, con r<strong>it</strong>miche<br />

downbeat piacevolmente ipnotiche e con<br />

atmosfere coinvolgenti in un gioco tra<br />

riverberi e inib<strong>it</strong>i loop sonori di tastiere. Il duo<br />

canadese evidenzia quanto forte risulti la<br />

vena ispiratrice del dub.<br />

Ci stupisce la straordinaria capac<strong>it</strong>à di far<br />

interagire un tappeto sonoro fatto di gl<strong>it</strong>chdub<br />

e fruscii con melodie avvolgenti e<br />

ripet<strong>it</strong>ive mai esasperate e di incredibile<br />

effetto.<br />

Lavoro pubblicato sulla label berlinese<br />

˜scape. La cui iniziale per il fondatore ha lo<br />

scopo di rappresentare le sonor<strong>it</strong>à della dub<br />

minimale.<br />

Patrizio Longo<br />

Hugo Race<br />

The Merola Matrix<br />

Desvelos records - 2004<br />

The Merola Matrix è essenzialmente una rilettura post-moderna, ironica ma<br />

appassionante, della cultura popolare dell'Italia del sud nel periodo 1970-1984 con<br />

particolare attenzione alla Sicilia, a Napoli, e al re del melodramma e della<br />

sceneggiatura: Il cantante Mario Merola. Cultura di strada, archivi privati, cassette<br />

pirata, audio e video diventano materiale grezzo, fagoc<strong>it</strong>ato, metabolizzato ed<br />

amalgamato perfettamente nell'iconografia sonora visiva di The Merola Matrix.<br />

La voce di Mario Merola e gli echi di cori siciliani cuc<strong>it</strong>i addosso alle trame oscure<br />

decadenti dell'ex "bad seed" Hugo Race, ad oggi t<strong>it</strong>olare dei progetti Tru Spir<strong>it</strong>,<br />

Sepiatone e Transfargo.<br />

Ed è così che le registrazioni di processioni religiose, di canti e di r<strong>it</strong>mi tradizionali<br />

dell'entroterra siciliano, rievocano lo spir<strong>it</strong>o del tempo e si mescolano a paesaggi<br />

sonori elettronici, a dialoghi cinematografici, a registrazioni dal vivo ed a frammenti<br />

d'orchestra catturati da vinile a 33 e 78 giri.<br />

Il risultato è un ideale colonna sonora di un film che non esiste, è un laboratorio, è un<br />

esperimento riusc<strong>it</strong>o, è lounge, exotica e tanto ancora....<br />

Buona Visione sonora<br />

Patrizio Longo<br />

Telefon Tel Aviv<br />

Map Of What Is Effortless<br />

Hefty<br />

Il giovane duo di New Orleans Telefon Tel<br />

Aviv, attivo da soli cinque anni, può già<br />

vantare un curriculum di alto profilo che non<br />

si lim<strong>it</strong>a ad un paio di vistose collaborazioni<br />

con Danny Lohner di Nine Inch Nails (per<br />

alcuni remix di Bowie, A Perfect Circle ed<br />

Eminem) e con Sliker (la produzione<br />

dell'ultimo disco The Latest, sempre su Hefty),<br />

o alla realizzazione della colonna sonora di<br />

New Port South, lungometraggio<br />

dell'esordiente regista Kyle Cooper.<br />

I giovanissimi Joshua Eustis e Charles Cooper<br />

infatti hanno realizzato un album di esordio<br />

come Farenhe<strong>it</strong> Fair Enough, che<br />

rappresenta a tuttora il cocktail perfetto tra<br />

un suono classico e moderno: un non-luogo<br />

dai contorni non chiari in cui calde melodie<br />

di piano s'insinuano dolcemente all'interno di<br />

confortevoli arch<strong>it</strong>etture elettroniche, in cui il<br />

confine tra rock, hip hop e laptop music è<br />

estremamente labile.<br />

L'eccezionale talento emerge in questo<br />

secondo lavoro sia in fase di composizione<br />

che di produzione.<br />

Map Of What Is Effortless allarga il già ampio<br />

spettro di sonor<strong>it</strong>à del duo, contaminandolo<br />

con un'ined<strong>it</strong>a sensibil<strong>it</strong>à pop. Il risultato è<br />

una sorta di r&b destrutturato, un collage<br />

originale in cui convivono le più svariate<br />

soluzioni: che si tratti di asettica computer<br />

music, di una orchestra di trenta elementi o<br />

di calde ed avvolgenti soluzioni vocali (nel<br />

Foto: Alice Pedroletti<br />

precedente cap<strong>it</strong>olo discografico<br />

completamente trascurate dalla band) ad<br />

opera di osp<strong>it</strong>i d'eccezione quali Damon<br />

Aaron (già con I-Wolf, Level) e Lindsay<br />

Anderson (L'Altra).<br />

La produzione limpida e la cura maniacale<br />

di ogni minimo dettaglio diventano dei tratti<br />

distintivi che aumentando<br />

esponenzialmente la qual<strong>it</strong>à del prodotto<br />

fin<strong>it</strong>o lo fanno ergere una spanna al di sopra<br />

delle normali produzioni elettroniche in<br />

amb<strong>it</strong>o indipendente.<br />

Patrizio Longo


Silver<br />

Wh<strong>it</strong>e Diary<br />

Bad afro records<br />

Vengono da Oslo, la<br />

c<strong>it</strong>tà dei Turbonegro, e la<br />

loro musica in qualche<br />

modo gli si avvicina.<br />

Prendete il punk rock<br />

stradaiolo made in U.S.A.<br />

che mieteva v<strong>it</strong>time negli<br />

anni '70 (Heartbreakers,<br />

Dictators e via dicendo)<br />

e quello inglese della fine dello stesso<br />

decennio (Damned su tutti, ma anche Sex<br />

Pistols) e mischiatelo con tutto quel<br />

campionario di suggestioni glam che<br />

partono da Bowie per arrivare a Marc Bolan.<br />

Il gioco è fatto. E funziona. Biascicano la<br />

lingua del più seducente rock'n' roll, senza<br />

disdegnare virate degne dei Rolling Stones<br />

che preferiamo (Sticky Fingers e Gimme<br />

Shelter). “The Emptiness” è un plagio bello e<br />

buono di “I Wanna Be Your Dog”, ma è uno<br />

dei più riusc<strong>it</strong>i; “Funeral Class One” piacerà ai<br />

punkettoni e agli street rockers; “The Dark<br />

Side Of The Light” piazza “Gimme Danger” e<br />

Morricone in un colpo solo; “Intimate<br />

Cussing”: Rolling Stones, dicevamo. E via<br />

peccando. Teneteli in auto, affianco a Toilet<br />

Boys e compagnia sexy. E alzate il volume.<br />

Piggy<br />

Cocorosie<br />

La maison de mon reve<br />

Touch & Go<br />

Di disarmante bellezza questo 'la maison de<br />

mon reve' dell'insol<strong>it</strong>o duo a conduzione<br />

familiare, le Cocorosie, al secolo Sierra e<br />

Bianca Cassidy. Fuori dal mondo reale, fuori<br />

dai bagordi del rock biz, fuori dal tempo,<br />

soprattutto, sembra che le due vivano in una<br />

specie di eden tutto loro fatto di passato e<br />

futuro, di vecchi grammofoni che ci fanno<br />

venire la nostalgia dei già nostalgici<br />

Portishead, e strani orsacchiotti confezionati<br />

su commissione da Chris Cunningham.<br />

Semplici arpeggi di ch<strong>it</strong>arre folk e strani versi<br />

elettronici ma dal sapore più analogico<br />

dell'analogico; di quando in quando basi<br />

r<strong>it</strong>miche anch'esse elettroniche, ma di<br />

un'elettronica povera, lo-fi, domestica, quasi<br />

pigra, stanca, irregolare perché la regolar<strong>it</strong>à<br />

è troppo faticosa. Le due voci ammalianti,<br />

una, la più bella, tra Bjork e Sinead o'Connor,<br />

l'altra dichiaratamente gospel. La traccia di<br />

esordio è puro incanto, e già varrebbe la<br />

pena; il resto del disco si perde un po' nel<br />

lirismo di una delle Cassidy (quella gospel),<br />

che guasta un po'. Ma va bene così,<br />

benissimo, anzi.<br />

Rigo<br />

V/A<br />

Powersalves an elektro tribute to<br />

Iron Maiden<br />

Angel Makers Records<br />

Uno dei miei sogni bagnati: avete presente?<br />

Fra di essi ci sono i Toilet Boys che coverizzano<br />

Belinda Carlisle (il che non sarebbe<br />

automaticamente assurdo visti i trascorsi di<br />

Belinda). Ma divago. Uno è tra noi oramai.<br />

Una compilation tributo agli Iron Maiden che<br />

invece di schierare le tr<strong>it</strong>e e r<strong>it</strong>r<strong>it</strong>e realtà di<br />

seconda mano della scena metal schiera 14<br />

masterpiece della scena electro. Riff, assoli,<br />

vocalizzi subiscono il trattamento elettronico e<br />

ammaliano nella loro capac<strong>it</strong>à di mantenere<br />

intatte la malevola seduzione di alcuni fra i più<br />

corposi brani della notissima band: e così via<br />

di synth, vocoder, basi drum machine. Un<br />

sorriso ti spunta sulla faccia, ma non perché il<br />

tutto suoni ridicolo. Per l'esatto contrario. In<br />

questo disco, che molti potrebbero<br />

considerare un semplice divertissement, si<br />

realizza un puntuale incontro storico. Un<br />

nuovo ideale. Un ulteriore scardinamento dei<br />

confini musicali. neanche vent'anni fa,<br />

evidentemente. E questi signorini elettronici<br />

dimostrano di esserseli ascoltati per bene gli<br />

Iron. Ciascuna delle tracce funzionerebbe su<br />

un dancefloor, tanto per chiarirci; pur<br />

rimanendo quanto più fedele alle spire<br />

ch<strong>it</strong>arristiche dell'originale. Alcune poi sono<br />

proprio tremendamente riusc<strong>it</strong>e: gli Acid<br />

Junkies alle prese con “Wrathchild”; la più<br />

paracula, il rifacimento fra Kraftwerk e Gary<br />

Numan di “Flash Of The Blade” a opera di<br />

Captain Ahab (e come non poteva? Con<br />

quel riffone iniziale); i Rude 66 con “Killers”;<br />

Alek Stark su “Fear Of The Dark”, etc.etc. Figli<br />

degli '80 a spasso nel 2004. Che piacevole<br />

sorpresa.<br />

Piggy “Defender”<br />

Filofobia<br />

Entree Du Port<br />

Desvelos Records - 2004<br />

Disco d'esordio per il<br />

quartetto aretino<br />

che ha cominciato<br />

autoproducendosi<br />

nel 2001 con un<br />

singolo contenente<br />

due tracce. I<br />

Filofobia nel 2003<br />

vengono selezionati<br />

per il progetto<br />

A.R.I.A. (Arezzo<br />

Rock Italian<br />

A c a d e m y )<br />

associato alla manifestazione Arezzo Wave.<br />

Nello stesso anno cominciano a registrare il<br />

disco “Entrée du port” usc<strong>it</strong>o (a fine marzo<br />

2004) su Desvelos Records. Al primo ascolto il<br />

pop dei Filofobia dà sub<strong>it</strong>o l'impressione di<br />

essere accogliente ed elegante. Un pop<br />

“colto” traspare dalle nove tracce<br />

dell'album, forse qualcosa che da un po'<br />

non si sentiva in Italia. Nei Filofobia,<br />

nonostante le sonor<strong>it</strong>à a tratti ricercate si<br />

rendano elementari, si intuisce l'influenza del<br />

vivere in una c<strong>it</strong>tà che osp<strong>it</strong>a un Festival.<br />

Oltre al rock <strong>it</strong>aliano nella loro musica<br />

emerge uno spettro di ascolti che passa dal<br />

pop all'indie per approdare alla tradizione<br />

<strong>it</strong>aliana. Questo mix è fuso in maniera<br />

eccellente, e per questo album si sono rivolti<br />

al clarinettista Enrico Gabrielli e al<br />

percussionista Pacho che vantano<br />

collaborazioni con artisti del calibro di<br />

Morgan. Nei testi si parla di s<strong>it</strong>uazioni di v<strong>it</strong>a<br />

dei vari musicisti del gruppo, ma ascoltando<br />

bene più volte si intuisce che è qualcosa di<br />

più profondo del mero racconto.<br />

Augusto Maiorano<br />

Http://www.pazlab.net Mailto: paz@pazlab.net<br />

Carnevali, l'ultimo dio di Clementi<br />

Emidio Clementi, ex-leader dei Massimo Volume, continua la sua<br />

attiv<strong>it</strong>à di scr<strong>it</strong>tore e musicista. Dopo la Notte del Pratello, è di nuovo in<br />

libreria con il suo nuovo romanzo L'ultimo dio. In questo romanzo<br />

Emidio racconta le origini della sua cresc<strong>it</strong>a artistica, segnata da<br />

un'infanzia trascorsa a San Benedetto del Tronto, il successivo<br />

abbandono della famiglia, il girovagare per<br />

l'Europa, l'approdo a Bologna e infine l'incontro<br />

con il libro di Emanuel Carnevali, Il primo dio. È<br />

proprio conoscere questo autore che gli<br />

insegna a osservare con occhi nuovi la<br />

porzione di mondo che è stato il suo passato e lo<br />

conduce all'ispirazione che adesso segna la<br />

sua maturazione letteraria e musicale.<br />

Cominciamo dalla forte presenza della tua v<strong>it</strong>a<br />

personale e artistica in questo libro. Leggere la<br />

tua autobiografia, mi ha creato quasi un senso<br />

di imbarazzo, il fatto di venire a contatto in<br />

modo così diretto con le vicende della tua<br />

famiglia. La prima domanda che mi viene<br />

voglia di farti è come ti senti adesso che hai<br />

vuotato il sacco?<br />

A dire il vero un po' di gente continua a dirmi<br />

“quando la finisci di parlare di te stesso?” Certo,<br />

questo libro a differenza de La notte del<br />

Pratello, dove c'era sempre un io narrante, ma i<br />

personaggi principali erano altri, è davvero il<br />

mio primo libro autobiografico. E' un libro che è<br />

diventato autobiografico partendo da altri<br />

presupposti. Io volevo scrivere una storia che<br />

avesse come personaggio principale<br />

Carnevali. E poi, a un certo punto, mi sono<br />

accorto che non stavo andando da nessuna<br />

parte. Mi stavo annoiando a scriverlo e<br />

soprattutto a rileggerlo. E lì ho un po' cambiato<br />

le carte in tavola e mi sono interrogato su cosa<br />

era stato veramente Carnevali per me, come c'ero arrivato e quali<br />

conseguenze la sua lettura aveva avuto. E lì si è trasformato in un libro<br />

autobiografico.<br />

Però poi è rientrata la tua famiglia.<br />

Il mondo della famiglia mi ha sempre affascinato.<br />

Potevo scrivere un libro unicamente incentrato sui<br />

rapporti famigliari. Lì c'è moltissimo materiale<br />

narrativo come in ogni famiglia.<br />

Dal tuo racconto sicuramente emerge fortemente il<br />

tema del senso di responsabil<strong>it</strong>à nei confronti della<br />

famiglia e l'altro lato della medaglia che è il senso di<br />

colpa che si prova nel momento in cui ci si vuole<br />

affrancare da essa. Ne parli quando racconti che<br />

allontanandoti da casa in un certo senso hai lasciato<br />

solo tuo fratello a occuparsi di tutto, anche dei deb<strong>it</strong>i.<br />

Questo è stato il nodo centrale della mia cresc<strong>it</strong>a. Al<br />

momento in cui sono andato via mi sono portato via<br />

il senso di colpa che però non è mai stato così<br />

grande da decidere di farmi tornare indietro. Come<br />

dico nel libro alla fine c'era una possibil<strong>it</strong>à e io me la<br />

sono presa. Tornando indietro rifarei la stessa cosa,<br />

anche se so che questa scelta è stata pagata<br />

anche dal senso di responsabil<strong>it</strong>à di mio fratello.<br />

Partire per me era una necess<strong>it</strong>à estrema.<br />

E poi c'è Emanuel Carnevali, questo scr<strong>it</strong>tore che ti<br />

ha cambiato la v<strong>it</strong>a e che molti lettori impareranno a<br />

conoscere grazie al tuo libro.<br />

Io sarei molto contento se al di là della gente che apprezzerà l'ultimo<br />

Dio, se ci fosse un recupero della figura di Carnevali. Lui veramente è<br />

stato dimenticato. Quando dovevo fare le presentazioni ho chiesto<br />

diverse volte a docenti univers<strong>it</strong>ari se qualcuno di loro volesse parlare<br />

di Carnevali e quasi tutti mi rispondevano che non ne sapevano<br />

niente. C'è un unico studioso che si occupa di Carnevali, un argentino<br />

che vive a Roma, si chiama Gabriel Cacho Millet. Gli ha dedicato<br />

trent'anni della sua v<strong>it</strong>a. I testi in corsivo e le lettere me li ha regalati. Ha<br />

un archivio con la rassegna stampa degli articoli pubblicati su<br />

Carnevali dal 1931. È l'unico.<br />

Oltre che un romanzo un'operazione culturale la tua.<br />

A me faceva un po' paura che questo scambio di sguardi tra me e<br />

Carnevali risultasse un po' troppo letterario. Ci tenevo che lui ne<br />

uscisse come un personaggio vivo e per questo ci tenevo che entrasse<br />

in scena nel romanzo, proprio quando è entrato in scena nella mia<br />

v<strong>it</strong>a. Volevo che avesse una v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à. C'è un libro molto bello di Vassalli<br />

su Dino Campana, La notte delle comete. È la ricerca della figura di<br />

Campana attraverso i suoi luoghi. Un'operazione molto bella e<br />

purtroppo già fatta da lui. A me piaceva<br />

pensare che io e Carnevali un giorno ci<br />

eravamo presi per mano e avevamo percorso<br />

un tratto di strada assieme.<br />

C'è anche un altro personaggio che salta fuori:<br />

Rigoni. L'avevamo già incontrato nella Notte<br />

del Fratello e di nuovo lo incontriamo alla fine<br />

di questo libro. Perché?<br />

Non mi piaceva il finale, avevo bisogno di<br />

asciugare la storia che poteva risultare troppo<br />

retorica. Dovevo tirare le fila di tutto, ma volevo<br />

farlo riportando tutto a livello più terreno,<br />

anche cr<strong>it</strong>ico. Rigoni era perfetto. Un po' come<br />

tirare una bomba a mano sul finale.<br />

Una nota sul t<strong>it</strong>olo, come lo hai scelto? Sentivi di<br />

dover c<strong>it</strong>are a tutti i costi Carnevali?<br />

A me piaceva che ci fosse un r<strong>it</strong>orno su<br />

Carnevali, ma non sapevo come. E' stata una<br />

tragedia trovare il t<strong>it</strong>olo. Ho passato in rassegna<br />

20-25 opzioni. All'inizio non mi piaceva tanto<br />

l'idea di questo t<strong>it</strong>olo, erano usc<strong>it</strong>i tanti libri con<br />

dio in mezzo, Il dio delle piccole cose, Il dio<br />

delle illusioni…poi ho pensato che se non ci<br />

fosse stato Il primo dio di Carnevali, non ci<br />

sarebbe stato L'ultimo dio di Clementi.<br />

In questo numero di coolclub si parla di lavoro,<br />

in occasione dell'1 maggio. Questo tema<br />

ricorre anche nel tuo libro: c'è il lavoro di fatica,<br />

l'esigenza di lavorare per vivere, la stessa fuga<br />

dal lavoro.<br />

A dire il vero io voglia di lavorare non ce l'ho mai avuta e poi per<br />

necess<strong>it</strong>à sono fin<strong>it</strong>o a fare lavori umili nei ristoranti e a sgombrare<br />

cantine come si racconta ne La notte del Pratello. Ho fatto lavori più o<br />

meno brutti e sicuramente la fatica fisica mi ha<br />

temprato. Sono entrato in ambienti che<br />

diversamente non avrei mai conosciuto. Per<br />

esempio io leggo volentieri i libri le cui storie sono<br />

ambientate nel mondo del lavoro. Se c'è un<br />

retrocucina o una fabbrica, io rimango affascinato,<br />

per esempio il libro di Ferracuti sulla v<strong>it</strong>a del postino<br />

Attenti al cane. È un bellissimo terreno per chi piace<br />

scrivere, è un modo per andare sul concreto. C'è<br />

una certa forma di poesia anche nel lavoro, anche<br />

se bisogna farlo entrare nella propria v<strong>it</strong>a con un<br />

centro equilibrio e quando si può non farsene<br />

sopraffare.<br />

Un ultima domanda sui tuoi progetti musicali visto<br />

che, in contemporanea con la presentazione del<br />

tuo libro, stai anche promuovendo il tuo nuovo<br />

progetto musicale El Muniria e il primo disco del<br />

gruppo Stanza 218.<br />

Concerti, forse un videoclip. L'8 di maggio siamo a<br />

Verona, il 21 a Milano, il 22 a Cavriago in provincia<br />

di Reggio Emilia. Abbiamo fatto un live<br />

all'Aud<strong>it</strong>orium di Radio Popolare. Sta andando<br />

bene e sono soprattutto molto contento del<br />

risultato dal vivo. Avevo paura, perché si tratta di<br />

un disco che abbiamo costru<strong>it</strong>o un po' a strati. Invece, abbiamo un<br />

bel suono. C'è anche una bella risposta da parte del pubblico. Solo<br />

portare avanti le due cose insieme è alquanto faticoso. Pensavo<br />

fosse una buona idea per avere una certa visibil<strong>it</strong>à in generale.<br />

Vedremo.<br />

Elisa De Portu


J.G. Ballard<br />

Millennium<br />

People<br />

Feltrinelli 2004<br />

L'autore di Crash (1973)<br />

ci regala, con<br />

Millennuim People,<br />

un'altra storia dalle<br />

atmosfere fredde e<br />

inquiete e completa,<br />

insieme a Super-Cannes<br />

e Cocaine Nights, una<br />

trilogia dedicata<br />

all'osservazione delle<br />

classi medie e alla loro<br />

rivolta.<br />

Ballard è uno scr<strong>it</strong>tore senza pudore, acuto<br />

osservatore della società, senza timore e veli tira<br />

la corda di alcune crepe dell'essere umano, e<br />

riesce a raccontarci ciò che è privo di senso, ciò<br />

che non ha motivazione, che è gratu<strong>it</strong>o, che è<br />

vuoto allo stato puro, e per questo, se non altro,<br />

non ha enfasi. Chelsea Marina è un agiato ed<br />

efficiente quartiere londinese, “la discarica più<br />

nuova di Londra” come lo definiscono, ai giorni<br />

nostri, i suoi ab<strong>it</strong>anti in rivolta. Qui vive millennium<br />

people: ottocento famiglie della classe dirigente,<br />

avvocati, broker assicurativi, chirurghi, arch<strong>it</strong>etti e<br />

professori univers<strong>it</strong>ari, sparsi in ville senz'altro belle.<br />

David Markham, psicologo aziendale,<br />

protagonista, e narratore delle azioni, in preda ad<br />

una crisi di ident<strong>it</strong>à, si trova immerso nella rivolta in<br />

cerca di risposte. La BBC e il Daily Mail annovera i<br />

rivoltosi come i “primi zingari borghesi” che<br />

incendiano le loro residenze, erigono per le<br />

strade di Chelsea barricate di Volvo, Nissan e<br />

Range Rover, (ma c'è anche una Fiat Uno), usano<br />

come armi simboliche, mazze da baseball, putter<br />

da golf, e bastoni da hockey. La violenta<br />

protesta, che turba il senso civico della c<strong>it</strong>tà e<br />

lascia a bocca aperta i londinesi, mentre fanno<br />

colazione e guardano in tv le immagini della<br />

rivolta, è contro i sempre più elevati costi di<br />

manutenzione del quartiere, contro l'aumento<br />

dei parcheggi a pagamento, contro le costose<br />

rette delle scuole dei figli, contro la BBC, contro le<br />

agenzie di viaggio insomma contro tutto. Il ceto<br />

medio è in rivolta contro se stesso e i propri<br />

compromessi.<br />

“Siamo come bambini lasciati troppo a lungo in<br />

una stanza dei giochi, dopo un po' non possiamo<br />

fare a meno di rompere i giocattoli, anche quelli<br />

che ci piacciono di più”, dice uno dei registi della<br />

sommossa che si rivelerà inutile, perché gli stessi<br />

rivoltosi, dopo un giorno di guerra,<br />

misteriosamente, r<strong>it</strong>orneranno volontariamente<br />

alla loro normal<strong>it</strong>à. “Un fallimento eroico si<br />

ridefiniva come un successo”.<br />

R<strong>it</strong>a Miglietta<br />

Marco Bettini<br />

Color Sangue<br />

Rizzoli 2003<br />

Il r<strong>it</strong>rovamento del cadavere, completamente<br />

sventrato, di un extracomun<strong>it</strong>ario all'interno di<br />

una caverna abbandonata è il punto di<br />

partenza di questo sorprendente libro di un<br />

autore bolognese semiesordiente che, con<br />

questa pubblicazione, impone il suo nome<br />

all'attenzione del noir <strong>it</strong>aliano. Sul terribile del<strong>it</strong>to<br />

indagano tre uomini, ognuno con una sua<br />

logica e spinto da personalissimi motivi: il<br />

pluridecorato cap<strong>it</strong>ano dei carabinieri Pietro<br />

Cau, sempre alla ricerca della ver<strong>it</strong>à, il capo<br />

della scientifica Paolo Mormino, stanco di<br />

vedere che il suo lavoro serve solo a far avere<br />

encomi ai colleghi investigatori, e il giornalista<br />

Marco Cambi, che si r<strong>it</strong>rova invischiato in una<br />

realtà a lui sconosciuta per un ricatto del suo<br />

direttore. L'abil<strong>it</strong>à di Bettini consiste<br />

nell'organizzare una vicenda estremamente<br />

complessa, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da del<strong>it</strong>ti a catena,<br />

dall'inchiesta giudiziaria, dal traffico di droga,<br />

dalla rivolta degli immigrati, dall'odio razziale dei<br />

naziskin, senza mai spezzare il filo conduttore<br />

che lega tutte le storie coinvolte, che, nel<br />

susseguirsi degli eventi, si intrecciano e<br />

sovrappongono continuamente. L'autore non<br />

trascura neanche l'aspetto psicologico dei<br />

personaggi da lui creati, ideando una parallela<br />

storia di sofferenza e malattia che coinvolge il<br />

giornalista Cambi, suo fratello e sua cognata, di<br />

cui è innamorato, che culmina in un finale<br />

imprevedibile e anche estremamente amaro.<br />

La trama corre sui r<strong>it</strong>mi veloci, non ci sono<br />

momenti di pausa ed è f<strong>it</strong>ta di colpi di scena; la<br />

tensione rimane alta fino all'ultima pagina<br />

anche perché la parte finale è una rivelazione<br />

imprevedibile e spiazzante delle vicende<br />

narrate. Si può senz'altro parlare di romanzo<br />

rivelazione che ora attende un libro di pari<br />

valore.<br />

Bubu<br />

Hans Ulrich Obrist<br />

Interviste. Volume I<br />

Charta 2003<br />

Obrist è un curatore svizzero che girovagando, dai primi anni novanta fino al 2003, ha registrato<br />

conversazioni con alcuni personaggi della cultura contemporanea : scr<strong>it</strong>tori, musicisti, filosofi,<br />

registi, artisti, arch<strong>it</strong>etti, sociologi. Interviste volume I è la prima tappa di questa lunghissima<br />

conversazione che dura circa 200 pagine e raccoglie le prime 66 interviste; Matthew Barney, Brian<br />

Eno, Marina Abramovic, Rem Koolhaas, Michelangelo Pistoletto, per c<strong>it</strong>arne solo alcuni e a caso,<br />

tra i tanti che, dal microfono di Obrist, ci raccontano di loro, dei loro pensieri e dei loro lavori.<br />

Un libro un po' troppo costoso a dire il vero, ma sicuramente da annotare e magari recuperare<br />

nelle biblioteche per tutti quelli che vogliono sorvolare sul pensiero dell'oggi.<br />

La briga che Obrist si è preso, di archiviare le sue interviste mettendole insieme in un libro, è un'idea<br />

originale che pone al centro della riflessione del lettore, la creativ<strong>it</strong>à e l'importanza della<br />

conversazione in sé.<br />

È alquanto piacevole leggere un'intervista, perché la comunicazione è più diretta, i contenuti<br />

si articolano tra domande e risposte entro una conversazione libera perché vicendevolmente<br />

stimolata da chi domanda e chi risponde. Le domande che Obrist pone ai suoi interlocutori,<br />

infatti, non sono affatto improvvisate, ed ogni intervista è preceduta da una breve e<br />

selezionata biografia sull'intervistato, una sorta di bussola, utile al lettore, per l'uso molteplice<br />

che di questo tomo si può fare. Un libro che si può leggere in libertà di tempo e di ordine, dove<br />

si raccontano 66 storie, oltre a quelle che da ogni singola risposta possono nascere nella mente<br />

di chi legge. Un modo ined<strong>it</strong>o e alternativo per tracciare, nel mentre di un parlare, analogie,<br />

rimandi temporali e spaziali, fatti e persone per una storia di una certa cultura contemporanea.<br />

R<strong>it</strong>a Miglietta<br />

La poesia non è morta<br />

Ivano Ferrari “Macello” (Einaudi)<br />

Mario Benedetti “Umana Gloria” (Mondatori)<br />

Nel mare magnum delle usc<strong>it</strong>e ed<strong>it</strong>oriali<br />

sembra acquisire sempre minore importanza la<br />

produzione poetica (questo potrebbe dar<br />

ad<strong>it</strong>o alle convinzioni di molti cr<strong>it</strong>ici<br />

accademici convinti dell'avvenuta morte<br />

della poesia). Osservando con attenzione le<br />

pubblicazioni di questi primi mesi del 2004,<br />

però, non si può rimanere indifferenti nei<br />

confronti di due testi che, con tecniche<br />

stilistiche differenti, affrontano la realtà a pieni<br />

polmoni, costruendo un'allegoria dell'esistere<br />

che non lascia indifferenti.<br />

I testi presi in considerazione sono il “Macello”<br />

di Ivano Ferrari e “Umana Gloria” di Mario<br />

Benedetti. Ivano Ferrari è nato a Mantova ed<br />

ha lavorato nel mattatoio c<strong>it</strong>tadino e per il<br />

Palazzo Te. Autore appartato e insofferente<br />

alle etichette ha anche presentato con "La<br />

franca sostanza del degrado" la sua raccolta<br />

più matura e organica risultato di un percorso<br />

poetico iniziato nella seconda metà degli anni<br />

'70. In “Macello” (Collezione Bianca, Einaudi),<br />

nello spazio chiuso di un mattatoio, «la grande<br />

sala dove si esibisce la morte», Ivano Ferrari<br />

mette in scena uno spietato e cruento<br />

interregno uomo-animale determinato da una<br />

schiacciante sopraffazione. Un "Macello" che<br />

rimanda ad altri macelli che continuano ad<br />

attraversare la nostra v<strong>it</strong>a di specie e che è<br />

campo di battaglia, lager, laboratorio, chiesa,<br />

teatro e dove i macellatori sono carnefici,<br />

tecnici, sacerdoti, registi.<br />

In questa raccolta poetica intensa e<br />

perentoria, piena di accensioni, implorazioni,<br />

crudeltà, straziante sarcasmo e personaggi<br />

animali e umani difficili da dimenticare, ogni<br />

verso ha un suo ictus determinato da una<br />

provocazione lessicale, tonale e psichica che<br />

diventa immediatamente lacerazione visiva.<br />

La materia, la carne, come la poesia, vengono<br />

messe in totale sofferenza e la v<strong>it</strong>a è registrata<br />

nel suo punto lim<strong>it</strong>e e anche oltre, nelle sue<br />

ulteriori degradazioni eppure non ancora al<br />

termine del suo percorso di profanazione e<br />

violenza. Ecco un assaggio: “Dalla vasca<br />

d'acqua bollente/emerge un enorme<br />

maiale/bianco come uno spettro/che oscilla<br />

impudico fino a quando/dal finestrone il<br />

sole/accende quintali di luce".<br />

L'esistere autentico è semplice e feriale, incerto<br />

e delicato "come una veglia", ci dice Mario<br />

Benedetti in “ Umana Gloria” (Lo Specchio,<br />

Mondatori), libro incantevole e sobrio, che lo<br />

impone come figura di limpida autonomia e<br />

valore nel panorama della nostra poesia. In<br />

Umana gloria il suo sguardo è vigile e calmo, si<br />

ferma su una "materia povera", quella delle<br />

nostre v<strong>it</strong>e, che osserva nella loro opaca,<br />

eppure eroica dign<strong>it</strong>à quotidiana. Benedetti sa<br />

esprimere la meraviglia del nostro essere nel<br />

tempo, del nostro essere uomini che passano e<br />

si disperdono m<strong>it</strong>i, tra "le erbe, i mari, le c<strong>it</strong>tà".<br />

Osserva persone e paesaggi, registra vicende<br />

e sentimenti, ma si accorge di allontanarsi<br />

poco a poco da se stesso, di essere divenuto<br />

suo malgrado "qualcos'altro: distanza dalla<br />

v<strong>it</strong>a" e dalle cose, che pure voleva<br />

abbracciare. Chi invece ne è più<br />

intensamente parte, creature in naturale<br />

armonia con il tutto, sono gli esseri più fragili, i<br />

bambini e gli umili, che "hanno visto le cose, le<br />

fiabe, i miracoli, come un paradiso che non c'è<br />

più".Benedetti ha un tono più sommesso, lieve<br />

e turbato, rispetto l'azione feroce di Ferrari,<br />

predilige il verso lungo di un dire prosastico,<br />

scand<strong>it</strong>o con originale sensibil<strong>it</strong>à, contro il<br />

susseguirsi affannoso e rabbioso del verso<br />

frammentato di Ferrari. Due modi differenti di<br />

descrivere la stessa realtà, la nostra, quella<br />

delle stragi familiari e della guerra globale,<br />

quella della corsa al denaro e della ricerca<br />

spasmodica di un senso dell'esistere.<br />

Rossano Astremo<br />

SPAZIO DEMO<br />

MUMBLE RUMBLE demo<br />

Le Mumble Rumble sono un gruppo tutto al femminile di<br />

Bologna e ci inviano un bel paginone pieno zeppo di stralci<br />

di recensioni entusiastiche delle maggiori riviste <strong>it</strong>aliane. Io<br />

invece, povero fesso, sono la voce fuori dal coro in quanto<br />

non folgorato dal demo delle 4. Dign<strong>it</strong>oso rock<br />

sufficientemente potente ma l'agguato del sol<strong>it</strong>o cantato<br />

femminile dal gorgheggio facile è dietro l'angolo. Ev<strong>it</strong>abili.<br />

Ma essendo ora distribu<strong>it</strong>e dalla Sony del mio giudizio su<br />

codesto demo ne faranno un uso sicuramente igienicosan<strong>it</strong>ario.<br />

contatti: atz.cri@libero.<strong>it</strong><br />

ROSKOS Most like the struggle of death<br />

Il cd dei Roskos si apre con una buona traccia simil industrial<br />

ma poi devia totalmente dall'incip<strong>it</strong>. Le restanti 5 tracce,<br />

infatti, sono un misto di power metal e hardcore (!).<br />

Insomma prendete le canzoni degli Iron Maiden (stessi<br />

assoli, stesse sch<strong>it</strong>arrate) e suonatele con att<strong>it</strong>udine punk. Vi<br />

sembra un mix improbabile? Anche a me. Sono perplesso…<br />

contatti: roskos01@hotmail.com<br />

RH Negativo demo<br />

Se gli Rh Negativo di Veglie avessero età adulta il loro cd di<br />

“nonsobenecosa” rock starebbe già sul lunotto posteriore<br />

della mia macchina a respingere i flash degli autovelox. Poi<br />

leggo che hanno 13 anni, ascolto la vocina che canta<br />

incazzosa, le ch<strong>it</strong>arre elettriche che storpiano qualche<br />

assolo, gli urletti delle ragazzine che li inc<strong>it</strong>ano (la<br />

registrazione è live) e cambio atteggiamento. Avranno<br />

tempo per crescere, ascoltare tanti cd fondamentali,<br />

assorbire influenze e scrivere canzoni di tutto rispetto. Oggi,<br />

a 13 anni, giocano a fare le rockstar. Ed è giusto così.<br />

NEED HER LIVER (empty:)<br />

Non è dato sapere di dove siano i Need her liver, tranne che<br />

il cd è stato prodotto nella Stanza (inquietante!). Giri stoner<br />

rock, un pizzico di blues, echi provenienti da Seattle (i<br />

Soundgarden nella traccia 3, un'att<strong>it</strong>udine alla Layne<br />

Staley nel cantato della 4). Un buon esercizio di tecnica ma<br />

dov'è quel quid pluris che dovrebbe fare la differenza?<br />

contatti: need_her_liver@libero.<strong>it</strong><br />

H.C.-B. demo<br />

I catanesi H.C.-B. sono autori di un progetto notevolissimo e<br />

questo “Sliding on Barents Sea” lo testimonia appieno. 14<br />

tracce quasi tutte strumentali (una voce che si fa sempre<br />

più rabbiosa compare solo in un momento). Post rock di<br />

grande valore, rarefatto, notturno e ipnotico tra primi<br />

Cerberus Shoal e Tarentel. Solo in coda il disco ripiega su<br />

soluzioni più convenzionali (la 13 ricorda un po' i Mogwai)<br />

ma sempre di ottima fattura. Una prova di tutto rispetto che<br />

mer<strong>it</strong>erebbe al più presto una firmetta su un contratto di<br />

qualche bella etichetta. Avercene demo così!<br />

Gianpiero Chionna<br />

Intervista a Riccardo Sinigallia<br />

Giovane, bravo e simpatico. Capelli arruffati, pizzetto, felpa e cappuccio,<br />

un piercing sul sopracciglio e totalmente, intensamente, immerso nelle sue<br />

sonor<strong>it</strong>à insieme ai compagni di palco, “amici e co-autori più che<br />

collaboratori”. Questo tiene a specificarlo sub<strong>it</strong>o Riccardo Sinigallia,<br />

musicista e giovane, acclamato, produttore romano, osp<strong>it</strong>e, lo scorso<br />

sabato 24 aprile, della rassegna musicale organizzata dalla Saletta della<br />

Cultura di Novoli.<br />

Gran bel concerto, senza dubbio, un talento semplice il suo, senza fronzoli,<br />

assoluto. Personaggio carismatico ma genuino. È arrivato al suo “primo”<br />

(omonimo) disco dopo l'esperienza Tiromancino e, soprattutto, dopo una<br />

carriera da produttore che ha lasciato un'impronta sulla scena cap<strong>it</strong>olina<br />

(Max Gazzè, Niccolò Fabi, Frankie hi nrg, La Com<strong>it</strong>iva...).<br />

Andando un po' in giro su internet, una delle c<strong>it</strong>azioni che ti riguardano e<br />

che più compare è: “Se Sinigallia fosse nato a San Francisco, adesso<br />

sarebbe uno dei produttori più ricercati del mondo”. Ti dispiace non essere<br />

nato a San Francisco?<br />

No, per niente, sono contento di essere nato a Roma. Quella che hai c<strong>it</strong>ato<br />

è una frase, carina, di un giornalista che ha segu<strong>it</strong>o il mio percorso da<br />

produttore. Magari era un po' una polemica nei confronti dell'immaginario<br />

tipico <strong>it</strong>aliano che vuole il produttore come un personaggio con i soldi e col<br />

sigaro in bocca. All'estero è invece “riconosciuto” più come musicista. Ma<br />

poi... più che produttore, sono un musicista, uno che ha scr<strong>it</strong>to delle canzoni<br />

che magari hanno cantato altri.<br />

Sei passato sul palco dopo esser diventato famoso già “dietro le quinte”, un<br />

percorso per certi aspetti anomalo il tuo.<br />

No, ma che famoso! Magari conosciuto da qualche addetto ai lavori.<br />

Questa nuova esperienza è diversa, con Francesco (Zampaglione), Laura<br />

(Arzilli) e gli altri siamo un gruppo affiatato di persone che fa artigianato<br />

musicale. È un progetto nato per necess<strong>it</strong>à: volevamo salire sul palco e<br />

suonare, consapevoli di tutto ciò che ne consegue, con la responsabil<strong>it</strong>à di<br />

tutto ciò che si dice e si fa! Una necess<strong>it</strong>à sent<strong>it</strong>a da tanti anni.<br />

...stop alle produzioni quindi!<br />

Beh...se cap<strong>it</strong>a di avere dei rapporti umani e degli scambi di un certo tipo, la<br />

possibil<strong>it</strong>à di collaborazioni la considero sempre aperta.<br />

…lo sai che in sala c'era qualcuno che pensava di vedere il concerto del<br />

Tiromancino?<br />

Sinceramente non me n'ero accorto. Comunque è una s<strong>it</strong>uazione che mi<br />

porterò dietro per un po' di tempo, è normale. E poi... è la prima volta, dopo<br />

tanti anni, che dal vivo propongo “La descrizione di un attimo” …<br />

Hai fatto la colonna sonora del film Paz, ci sarà spazio ancora per nuove<br />

esperienze del genere?<br />

Abbiamo appena ultimato la colonna sonora del nuovo film di Renato De<br />

Maria, il t<strong>it</strong>olo è “Amatemi” e uscirà a settembre. Nel progetto ho lavorato<br />

con Antongiulio Frulio, un grande musicista napoletano, suona il pianoforte<br />

ed è un sound designer, un “intrippato di computer” molto bravo, un<br />

grande programmatore.<br />

E a propos<strong>it</strong>o di computer, le immagini proiettate costantemente alle vostre<br />

spalle, è una idea sviluppata parallelamente al disco?<br />

Abbiamo sempre utilizzato proiezioni, anche ai tempi del Tiromancino, e<br />

quando è possibile le utilizziamo. Preferiamo le immagini all'utilizzo casuale<br />

delle luci. Aprono una ulteriore finestra interpretativa sui pezzi.<br />

...Una domanda originale... programmi per il futuro?<br />

Per adesso suonare dal vivo. Perché sentiamo il nostro disco ancora come<br />

qualcosa da comunicare; quindi per il momento il nostro progetto è quello<br />

di andare a suonare in più posti possibili.<br />

A propos<strong>it</strong>o di concerti, un rapporto così intenso con il moog sul palco, non<br />

ruba qualcosa alla tua presenza scenica?<br />

Sicuramente si, lo sappiamo, ma la presenza scenica è un aspetto che vivo<br />

in maniera abbastanza confl<strong>it</strong>tuale; mi rendo perfettamente conto che il<br />

mio modo di presentarmi in scena non è “d'attacco”, da rockstar, da uno<br />

che deve affermare il proprio carisma in un modo scenico. Io salgo sul palco<br />

come musicista e...basta.<br />

Prima di andare a bere un bicchiere di vino una curios<strong>it</strong>à, hai chiuso con<br />

l'hip hop?<br />

L'hip hop.. è come il blues, è un bagaglio che uno si porta dietro. Siamo<br />

contenti quando esce fuori una cosa che ci coinvolge. Anche se<br />

ultimamente è difficile, molto difficile essere emozionati da un disco di rap.<br />

Sono molto legato ai testi e faccio molta fatica a star dietro all'hip hop<br />

americano. In Italia dopo Sangue Misto, Frankie Hi Nrg ha detto delle cose<br />

interessanti, ma poi...<br />

...pros<strong>it</strong>!<br />

Salute.<br />

Dario Quarta


Sophia 26 aprile@Rainbow Milano<br />

Uno dei miei amici, nonché collaboratore della zine, il caro piggy, mi ha aperto un mondo, mi ha fatto conoscere Sophia. Dietro questo progetto<br />

si nasconde il nome di Robert Proper-Sheppard (ex God Machine, una delle band fondamentali degli anni 90). Approf<strong>it</strong>tando di una piccola<br />

scappatella fuori porta ho deviato per quel di Milano, giusto per una notte, per ascoltare dal vivo uno dei dischi che ha invaso con giusta<br />

prepotenza il mio 2004. Al Rainbow la gente in fila era un campionario di generazioni e generi. Un'età variabile dai 17 ai 45 e frangette e creste in<br />

attesa di un concerto per molti ma non per tutti.<br />

Ad aprire le danze una nuova band belga: Girls in Hawaii. Poco più che ragazzini intrattengono i trepidanti presenti con un indie pop a metà<br />

strada tra i connazionali Deus e sonor<strong>it</strong>à più br<strong>it</strong>h a cavallo tra Coldplay e compagnia bella. Convincenti nel finale in cui hanno dimostrato una<br />

certa att<strong>it</strong>udine rumorista e qualche inserto elettronico. Cambio palco ed eccolo comparire, birra in mano, sorriso per i pochi che lo<br />

acclamavano e una calma serafica nel sistemare ch<strong>it</strong>arra e microfono. Scendono le luci ed è sub<strong>it</strong>o musica. Si parte con la veste più scarna dei<br />

Sophia, brani tratti da “People Are Like Seasons" e dai precedenti dischi ammutoliscono i presenti quasi in estasi davanti a uno spettacolo che è<br />

una lezione per tutti quelli che credono che la potenza della musica sia necessariamente una distorsione. Pianoforte in evidenza, la ch<strong>it</strong>arra e la<br />

voce di Robert guidano una batteria che più minimal non si può, una Jazzmaster solista che a tratti sembra suonare per sei e un basso che punta<br />

dr<strong>it</strong>to allo stomaco delle ultime file. C'è chi canta in coro le vecchie e le nuove canzoni, chi si abbraccia, chi balla<br />

(!!!).<br />

Tutto calmo finchè non arriva “Desert song n 2” e il Rainbow esplode. Un vero e proprio muro di violenza e rumore<br />

ci fona i capelli mentre in sottofondo piano e batteria ci ricordano che ancora di melodia stiamo parlando.<br />

Cambio di rotta e il concerto scivola verso la fine consumando il singolo “Oh my love” in un crescendo di<br />

entusiasmo e di intens<strong>it</strong>à emotiva. Generoso Robert Proper-Sheppard anche nei bis che tirano in ballo le tracce<br />

più rock'n'roll dell'ultimo album. Un concerto da tatuare nella memoria, un bel viaggio non solo musicale.<br />

Osvaldo<br />

La follia discografica della Psychotica<br />

Scegliere di portare avanti un'etichetta indipendente come lavoro, qui in Italia, è pura follia. La<br />

musica, a certi livelli, non ha mai fatto portare il pane a casa a nessuno. Ma scegliere di fondare<br />

un'etichetta per passione, è tutt'altro discorso, mer<strong>it</strong>evole di grande rispetto soprattutto quando si<br />

sa di dover andare incontro a numerose difficoltà (burocratiche, economiche ecc.). La<br />

Psychotica di Taranto ne è un esempio e cost<strong>it</strong>uisce da qualche anno a questa parte una delle più<br />

belle realtà della Puglia, portando avanti con passione, un progetto mirato ad accrescere il<br />

panorama indie <strong>it</strong>aliano. La Touch&Go delle Puglie? Abbiamo incontrato Michele, tra l'altro uno<br />

dei t<strong>it</strong>olari del progetto Logan, per discuterne insieme.<br />

1 La prima domanda è di r<strong>it</strong>o: come è nata l'etichetta?<br />

L'etichetta è nata come idea quasi 10 anni fa, concretamente sono circa 2 anni che stanno<br />

uscendo dei dischi; ha iniziato con l'esordio di Logan (quasi un'autoproduzione, visto che ci suono<br />

anch'io) e poi ci sono stati tutti gli altri a seguire (la compilation Fragments, Lillayell, Edible Woman).<br />

L'idea è di collaborare con i gruppi, di instaurare dei rapporti, di creare un qualcosa intorno ad un<br />

terr<strong>it</strong>orio difficile come il nostro. Anche se tirare avanti è davvero difficile…<br />

2 Ho notato, ascoltando le vostre usc<strong>it</strong>e che avete una predilezione per il math rock di derivazione<br />

chicagoana. È, diciamo, la “pol<strong>it</strong>ica” della vostra etichetta? Non temete che il genere possa forse<br />

risultare un po' inflazionato o comunque avete intenzione di produrre anche band di diversa<br />

estrazione musicale?<br />

L'etichetta non ha una linea distinta per quello che riguarda le musiche da produrre; l'intenzione è<br />

quella di produrre generi affini al mio gusto personale in fatto di musica e spesso mi trovo ad<br />

aiutare gruppi molto vicini al soprannominato “math-rock”, ma non per tutti i gruppi è così, se<br />

pensi ai Lillayell mi sembrerebbe davvero riduttivo parlare di math-rock o di experimental o di freerock,<br />

o di indie-rock; al momento sono l'unico gruppo dell'etichetta capace di sovvertire e<br />

stravolgere le regole di questi generi tirandone fuori una miscela del tutto personale che non ho<br />

mai sent<strong>it</strong>o in nessun altra band!! Edible Woman invece potranno essere anche più etichettabili,<br />

ma sono uno tra quei dischi che appena lo ascolti ti colpiscono (nel bene o nel male). E<br />

personalmente mi hanno colp<strong>it</strong>o sub<strong>it</strong>o dal primo ascolto (musica d'impatto, blues tr<strong>it</strong>urato,<br />

macinato e vom<strong>it</strong>ato come solo loro sanno fare….). L'intenzione è di andare oltre queste att<strong>it</strong>udini<br />

musicali, ma ci vuole tempo dato che possiamo permetterci solo poche usc<strong>it</strong>e all'anno e non<br />

possiamo fare tutto quello che vorremmo…<br />

3 La vostra etichetta è distribu<strong>it</strong>a in Italia dai più importanti distributori del settore e ha anche varie<br />

distribuzioni europee. Questo è sicuramente un segno di buona visibil<strong>it</strong>à dei vostri prodotti ma<br />

r<strong>it</strong>enete che in Puglia la vostra sia solo un'eccezione o pensate che si possa iniziare a fare un certo<br />

discorso musicale anche qui da noi?<br />

Si abbiamo delle buone distribuzioni, sia in Italia che all'estero, ma nonostante questo penso che<br />

non abbiamo ancora la giusta e adeguata visibil<strong>it</strong>à…. Certo, pian piano sta crescendo, ma credo<br />

che ci voglia ancora molto tempo e tanti altri sforzi. Fondamentalmente tutte le distribuzioni (sia in<br />

patria che all'estero) sono persone che credono nel tipo di musica che propongo e ti assicuro che<br />

non è facile riuscire a trovarle, ci vuole molto tempo e impegno!<br />

4 Il vostro catalogo include usc<strong>it</strong>e in formato normale e altre in cd-r. In base a cosa stabil<strong>it</strong>e il<br />

supporto con cui deve uscire un gruppo. Credi, quindi, nel cd-r come nuovo mezzo di diffusione<br />

della musica?<br />

Non credo nei Cd-r! I Cd-r sono stati solo un modo di iniziare il discorso … non penso sia un formato<br />

con un futuro, non ha la durata in tempo che hanno i Cd, anche se in realtà mi piacerebbe molto<br />

poter stampare del vinile (sono un vinilista convinto!!) e lo faro al più presto con una serie di 7” che<br />

penso potrà veder luce nel 2005! L'unico disco in Cd-r usc<strong>it</strong>o di recente è la prima registrazione dei<br />

Beirut, ma non è stata una mia scelta; hanno voluto fare il loro primo demo me l'hanno fatto<br />

ascoltare e secondo me poteva benissimo essere un Mini cd così dato che a loro piaceva l'idea<br />

abbiamo deciso insieme di marchiarlo Psychotica e gli ho fatto un po' di promozione tutto<br />

qua…(sono usc<strong>it</strong>e solo 200 copie… questo è l'unico vantaggio che vedo nei Cd-r, cioè che non<br />

c'è un numero minimo di copie da stampare!)<br />

5 Come giudichi la scena musicale pugliese? Credete che si possa parlare di scena?<br />

Non credo assolutamente che si possa parlare di scena, c'è un enorme calderone di gruppi che<br />

propongono musiche molto diverse tra loro, e che hanno att<strong>it</strong>udini completamente diverse… C'è<br />

qualche gruppo che propone buona musica (a prescindere dal genere), ma questo per me non<br />

vuol dire “scena”.<br />

Gianpiero Chionna<br />

Sondre lerche<br />

Two way monologue<br />

Virgin<br />

Joss stone<br />

The soul sessions<br />

S-Curve Records/Virgin<br />

Tortoise<br />

It's all around you<br />

Thrill Jockey, 2004<br />

Morgan<br />

Il suono della van<strong>it</strong>à<br />

Mescal 2004<br />

La prima colonna sonora per<br />

lungometraggio del leader della rock band<br />

Bluvertigo. Morgan afferma di aver<br />

impiegato esattamente un anno per la<br />

realizzazione della colonna sonora del film di<br />

Alex Infascelli. Il lavoro rappresenta<br />

musicalmente due zone, la prima un<br />

"sottosuolo" la seconda un "sopra-suolo". Per<br />

la realizzazione della prima area si è avvalso<br />

di un software di composizione grafica del<br />

suono. Un sistema che traduce le immagini in<br />

suoni, elaborate in un secondo momento<br />

con un piano elettrico "scordandolo" in altre<br />

parole viene fuori una "non-musica"<br />

chiamata drones. La seconda sezione è<br />

affidata ad una struttura classica, tematica,<br />

con l'eccezione che l'orchestra è simulata<br />

elettronicamente. Il disco risulta essere una<br />

sintesi della musica estesa del film e non<br />

rispetta la successione delle scene. I raccordi<br />

fra le scene, il vento ed altri effetti di sounddesign<br />

sono stati ottenuti suonando dal vivo i<br />

sintetizzatori monofonici e analogici, molto in<br />

voga tra gli anni 50e 70 ma ormai in disuso. In<br />

alcuni brani sono stati utilizzati dialoghi<br />

originali di Francesca Neri.<br />

Conclude l'album la canzone ined<strong>it</strong>a "Una<br />

storia d'Amore e di Van<strong>it</strong>à" con riferimenti al<br />

m<strong>it</strong>o di Eco e Narciso. La musica è stata<br />

interamente prodotta nello standard dolby<br />

sorround 5.1. oltre alla versione stereo de "il<br />

suono della van<strong>it</strong>à" uscirà in tiratura lim<strong>it</strong>ata<br />

con mille copie anche un super audio cd, in<br />

vend<strong>it</strong>a sul s<strong>it</strong>o della Mescal. S<strong>it</strong>o web<br />

www.mescal.<strong>it</strong><br />

Patrizio Longo<br />

Questo mese qualche segnalazione flash per lasciare spazio a tutti i vecchi e nuovi amici di<br />

<strong>Coolclub</strong>.<strong>it</strong>. Il primo disco che segnalo è Two way monologue di Sondre Lerche, giovanissimo<br />

artista norvegese al suo secondo album, che suona con eleganza e romantica allegria un pop<br />

d'autore veramente godibilissimo. Le trame su cui si dirama questo nordico menestrello sono<br />

quelle del più classico songwr<strong>it</strong>ing, aiutato da una produzione asciutta ed efficace e da una<br />

naturale propensione all'allegretto andante, il suo disco si muove nell'acoustic in modo<br />

abbastanza personale senza grossi scivoloni nel già sent<strong>it</strong>o ma con un fare e uno stile che<br />

diventa sub<strong>it</strong>o familiare. Forse un po' adolescenziale ma non quanto la mia seconda<br />

segnalazione. Ne parlano tutti, è il nuovo fenomeno inglese, e non poteva mancare<br />

all'appello dei miei ascolti un po' più commerciali. È Joss Stone, questa diciassettenne<br />

promessa del soul che in un disco tutto sommato raffazzonato per lanciare il fenomeno prima<br />

che diventasse maggiorenne dimostra una voce non indifferente. Forse un po' troppi<br />

gorgheggi di scuola arrenbi piuttosto che r'n'b, ma comunque un disco dign<strong>it</strong>oso per<br />

accompagnare le pulizie di primavera. Terzo disco e si cambia emisfero musicale, giusto per<br />

tirarmela un po'. È il nuovo album dei Tortoise che come i Blonderedhead il mese scorso<br />

sorprendono, anche per loro un cambio di rotta o forse un'evoluzione naturale. Questo It's all<br />

around you poco ha a che vedere con il precedente Standards, forse il defin<strong>it</strong>ivo<br />

allontanamento dalla classificazione post-rock, un disco quasi astratto, liquido e come tale<br />

scorrevole, grad<strong>it</strong>o r<strong>it</strong>orno dello xilofono a marcare le suggestive melodie a tratti<br />

orientaleggianti. In questo clima di calma apparente c'è spazio poi per qualche bizza noise, la<br />

ch<strong>it</strong>arra sembra seguire e sviluppare lo stesso tema in ogni brano per un disco che a tratti<br />

sembra ricordare i Royksopp.<br />

Osvaldo<br />

Foto: Alice Pedroletti/FotoWave<br />

Foto Alice Pedroletti<br />

Tre allegri ragazzi morti<br />

Il sogno del gorilla bianco<br />

La Tempesta (2004)<br />

Intorno e al di là della musica dei Tre<br />

Allegri Ragazzi Morti c'è molto, c'è un<br />

mondo che è pura fantasia, a partire<br />

dalla contraddizione, in <strong>it</strong>aliano si dice<br />

ossimoro, contenuto nel loro stesso nome<br />

fino alla scelta di avere un immagine non<br />

immagine, di essere prima personaggi di<br />

un fumetto e poi musicisti. Queste sono<br />

tutte cose che in un modo o nell'altro<br />

fanno parte e affluiscono nella loro<br />

musica. Geniale l'idea nata dalla mente<br />

e la mat<strong>it</strong>a di Davide Toffolo leader della<br />

band nonché affermato fumettista,<br />

sicuramente unico per l'Italia l'approccio<br />

di questa band dal punto di vista<br />

musicale. Il modo di fare punk-rock o<br />

rock'n'roll, come piace più a loro, è<br />

talmente semplice da diventare<br />

originale. Sarà per le liriche di Toffolo che<br />

tra slogan ad effetto e un timbro vocale<br />

accattivante rendono inconfondibile il<br />

marchio TARM, forse per quel<br />

c<strong>it</strong>azionismo un po' anni 80, un po' figlio<br />

dei Ramones, forse perché alla fine<br />

bastano una ch<strong>it</strong>arra, un basso e una<br />

batteria. Questo sogno del Gorilla bianco<br />

non deluderà i fan della band e non<br />

sorprenderà gli altri. È un disco che in un<br />

certo modo prosegue sulla strada<br />

tracciata dai precedenti con piccole e<br />

dovute variazioni. C'è ancora lo zampino<br />

di Giorgio Canali impegnato anche alle<br />

ch<strong>it</strong>arre, c'è sempre uno sguardo<br />

adolescente sul mondo, ci sono le belle<br />

trovate di Toffolo, la provincia, un po' di<br />

sud america (reminescenze di un viaggio<br />

di due dei tre), tredici canzoni e un video.<br />

In attesa del loro concerto, dimensione<br />

ideale in cui ascoltare questa band, ci<br />

accontentiamo canticchiando<br />

“signorina primavolta dopo la primavolta<br />

la prima non è più”.<br />

Osvaldo<br />

TARM Live<br />

15/05/2004<br />

Palazzo Baronale di Novoli<br />

ore 22.00<br />

ingresso 5€

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