Il giovane ribelle - Risorse Avventiste
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Trascorse un certo tempo: una notte, durante uno dei suoi soliti festini, Ribelle - ubriaco fradicio - si<br />
adirò per una sciocchezza, brandì un’arma e, in men che non si dica, uccise alcuni dei suoi amici e ne<br />
ferì altri.<br />
Aveva passato proprio il limite della sopportazione: i<br />
suoi perfidi amici, che pure avevano tanto contribuito<br />
a renderlo quello che era, gioirono al pensiero di<br />
aver trovato una scusa per vendicarsi di lui. Fu così<br />
che chiamarono rinforzi, aspettarono che Ribelle si<br />
addormentasse, poi - saltati su di lui - lo afferrarono<br />
e lo trascinarono nella prigione di un castello di loro<br />
proprietà.<br />
Le previsioni del Principe Emanuele si erano rivelate<br />
esatte.<br />
La paura cancellò improvvisamente gli effetti<br />
dell’alcool, così Ribelle cominciò a rendersi conto<br />
che la sua situazione era disperata. Conosceva bene quel castello: era circondato da un profondo e<br />
pericoloso fossato; quando il grande ponte levatoio era tirato su e il portone sprangato, diventava una<br />
fortezza inespugnabile. Nessun prigioniero vi<br />
era mai fuggito.<br />
Conosceva bene anche la crudeltà dei suoi<br />
cosiddetti amici e capì che per lui era finita, gli<br />
avrebbero fatto pagare il conto della sua<br />
malvagità con una crudele morte.<br />
Di lì a poco, infatti, lo menarono in una grande<br />
sala, dove era stato allestito un improvvisato<br />
tribunale. “Ribelle - tuonò il più anziano dei<br />
suoi ex-amici - tu hai trasgredito pressoché<br />
tutte le leggi del regno al quale apparteniamo<br />
e perciò dovrai scontare i tuoi delitti e morire!”<br />
“Come sarebbe a dire che ho trasgredito<br />
quasi tutte le leggi del nostro regno...? -<br />
Ribelle era proprio indignato - Ma se siete<br />
stati voi a consigliarmi di fare tutto quello che<br />
ho fatto! Non solo eravate d’accordo, ma<br />
inoltre avete goduto anche voi dei beni che ho<br />
sottratto con la forza agli abitanti ricchi di questo paese... Siete venuti ai miei festini, avete accettato i<br />
miei regali, di cui ben conoscevate la provenienza...”<br />
“Silenzio! Basta così! - replicò il giudice dell’improvvisato tribunale - Noi non abbiamo mai né rubato,<br />
né ucciso, né fatto alcuna delle cose turpi di cui tu ti sei sempre compiaciuto! E se tu le hai fatte,<br />
peggio per te!”<br />
Ribelle si sentiva scoppiare dalla rabbia e dalla paura:<br />
“IPOCRITI, MALEDETTI! Se io merito la morte, anche voi la meritate per avermi tanto mal consigliato<br />
e...”<br />
TOC, TOC, TOC: un pesante bussare alla porta interruppe il processo. Qualcuno andò ad aprire ed<br />
introdusse nella sala un uomo ancora <strong>giovane</strong>, con abiti dimessi.<br />
Ribelle si voltò a guardarlo: i suoi occhi si incrociarono con quelli dello straniero ed ebbe un sussulto.<br />
Non riusciva a staccare lo sguardo da quell’uomo; in vita sua non aveva mai visto tanta sofferenza<br />
dipinta su un viso! Grosse gocce di sudore imperlavano la fronte di quello straniero, ma era un sudore<br />
strano: si sarebbe detto che quelle gocce erano miste a sangue; uno straziante dolore sembrava<br />
lacerare il suo cuore, tuttavia il suo sguardo esprimeva anche una grande pace e dignità.<br />
Tutti nella sala erano rimasti ammutoliti, ma dopo qualche minuto il più anziano del tribunale, lo stesso<br />
che aveva accusato Ribelle, ritrovò la voce e chiese con tono arcigno: “Come hai fatto a penetrare nel<br />
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