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Sintesi di STORIOGRAFIA FILOSOFICA ANTICA - Università ...

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Maurizio, <strong>Sintesi</strong> StgFA 24<br />

GEACH, 1966, che in<strong>di</strong>vidua una fallacia nell'Eutifrone. SANTAS, 1972, contesta che sia una fallacia. NEHAMAS,<br />

1986, riesamina l'accusa che la filosofia socratica enfatizza gli aspetti intellettuali della condotta e ignora quelli<br />

emotivi e quelli volitivi. S non fu maestro <strong>di</strong> virtù perché non ne possedeva la definizione, inoltre non aveva<br />

neppure un programma <strong>di</strong> educazione morale: però la sua accanita ricerca lo rese un uomo virtuoso e un<br />

modello per Platone, che sviluppò il programma <strong>di</strong> educazione morale che mancava a S. BENSON, 1987,<br />

rileva che lo scopo remoto dell'elenchos è acquisire la conoscenza per mezzo <strong>di</strong> esempi, quello imme<strong>di</strong>ato è<br />

<strong>di</strong> provare la pretesa <strong>di</strong> conoscenza <strong>di</strong> un interlocutore. La missione <strong>di</strong> S è <strong>di</strong> confutare tali pretese.<br />

Volume IV. Happiness and Virtue<br />

- The Unity of the Virtues (pp.3-143): Si esamina la filosofia morale <strong>di</strong> S, in particolare la sua dottrina dell'unità<br />

delle virtù e la sua visione della relazione tra virtù e felicità. Le preoccupazioni per la conoscenza, la<br />

definizione e l'elenchos, sono subor<strong>di</strong>nate all'interesse per la virtù e la felicità. S ricerca la conoscenza perché<br />

ritiene che la virtù consista nella conoscenza <strong>di</strong> bene e male, ricerca le definizioni perché ritiene che la<br />

conoscenza della virtù abbia le sue basi nella definizione, pratica l'elenchos perché lo ritiene il metodo migliore<br />

per scoprire se gli altri possiedono la conoscenza della definizione della virtù che lui stesso cercava. Nei primi<br />

<strong>di</strong>aloghi platonici, che presentano S intento a cavar fuori le credenze morali degli interlocutori, traspaiono<br />

anche alcune credenze morali proprie <strong>di</strong> S: non ricambiare male per male, la virtù è conoscenza, nessuno fa il<br />

male volontariamente, il far male è dovuto a ignoranza. L'affermazione che la virtù è conoscenza è alla base<br />

dell'accusa che la morale socratica è intellettualistica. STRYCKER, 1966, ritiene responsabile <strong>di</strong> questa accusa<br />

Aristotele, ma quella <strong>di</strong> S è saggezza pratica che va <strong>di</strong>stinta dalla conoscenza tecnica, perché questa ha<br />

domini specifici mentre la saggezza guarda alla vita come intero e coinvolge un elemento esistenziale come il<br />

desiderio del bene nell'agente. La credenza sull'unità della virtù è basata su quella dell'unità del bene e del<br />

valore. SANTAS, 1969, osserva che nel Lachete i generali Lachete e Nicia riconoscono il coraggio come parte<br />

della virtù, invece S come l'intera virtù, per cui uno che ha veramente una virtù le ha tutte. Questa<br />

conseguenza è chiarita solo nel Protagora, qui intanto si estende illecitamente la conoscenza <strong>di</strong> beni e mali da<br />

temere o da affrontare a tutti i beni e mali, inoltre ignora il ruolo dei sentimenti nella condotta virtuosa, svista<br />

poi corretta nella Repubblica. VLASTOS, 1982, in<strong>di</strong>vidua nel Protagora tre vie per asserire l'unità della virtù:<br />

1)tesi unitaria = i nomi delle <strong>di</strong>verse virtù sono nomi della stessa cosa 2)tesi similare = le virtù sono tra loro<br />

molto simili 3)tesi bicon<strong>di</strong>zionale = le virtù costituiscono classi coestensive, per cui se uno possiede una virtù<br />

le possiede tutte. Le prime due tesi per Platone sono inaccettabili perché impoveriscono gli argomenti e<br />

cancellano le <strong>di</strong>fferenze tra le singole virtù. La terza via è definita da Vlastos "pre<strong>di</strong>cazione paolina" (da 1<br />

Cor.13) ossia l'interpre<strong>di</strong>cabilità delle virtù, ma poi non riesce a venirne fuori perché Platone non accetta<br />

l'autopre<strong>di</strong>cazione, per cui lo accusa <strong>di</strong> ambiguità. Secondo PENNER, S non mirava alla conoscenza dei<br />

termini o conoscenza analitica, ma alla conoscenza delle caratteristiche dell'anima o conoscenza sostanziale.<br />

L'unità delle virtù non sostiene, in questa prospettiva, che il coraggio, la giustizia, ecc. sono sinonimi, ma che<br />

la stessa caratteristica dell'anima, la sapienza, rende la gente coraggiosa, giusta, pietosa, ecc. Le virtù non<br />

sono tendenze, ma forze motivazionali dell'anima. La sapienza, conoscenza del bene e del male, è la forza<br />

motivazionale identica in tutte le virtù. Per WOODRUFF, 1976, le virtù hanno la stessa natura essenziale, ma<br />

<strong>di</strong>fferiscono in modo accidentale, come illustra l'analogia tra le parti della virtù e quelle dell'oro nel Protagora,<br />

le premesse dell'ultimo argomento nel Lachete e la <strong>di</strong>stinzione tra la virtù e le sue parti nel Menone. Secondo<br />

DEVEREUX, 1992, la sapienza ha la stessa funzione dell'autocontrollo in Aristotele, ossia garantisce al suo<br />

possessore la capacità <strong>di</strong> resistere alle inclinazioni contrarie alla giusta azione. La sapienza, ad es., non ha<br />

bisogno della resistenza per produrre il coraggio, ma essa stessa produce la resistenza nelle situazioni che lo<br />

richiedono. S ha un'ampia concezione dello scopo del coraggio, ma è anche in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguerlo dalle altre<br />

virtù.<br />

- Virtue and Happiness (pp.146-276): L'etica greca è eudaimonistica e le virtù mirano alla felicità. IRWIN, 1977,<br />

ritiene che le virtù hanno solo un valore strumentale per la felicità. ZEYL, 1982, <strong>di</strong>stingue tre possibili relazioni<br />

tra virtù e felicità: 1)la virtù è causa ma non componente della felicità 2)la virtù è componente ma non causa<br />

della felicità 3)la virtù è sia causa sia componente della felicità: Per Irwin la posizione <strong>di</strong> S è la prima, per Zeyl<br />

la terza. Dal Gorgia e dal Critone Zeyl ricava un'analogia tra benessere fisico e benessere psichico. Come il<br />

dottore per il corpo, così l'esperto morale produce benessere per l'anima istillando le virtù <strong>di</strong> giustizia e<br />

temperanza. Le virtù funzionano sia da con<strong>di</strong>zioni causali sia da elementi costitutivi della felicità. In Repubblica

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