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RELAZIONE USCITA A PIANICO SELLERE Mara Masciocchi ...

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I n data 10 gennaio 2003 gli studenti del corso di Morfogenesi e Stratigrafia<br />

dell’Olocene, si sono recati a Pianico-Sellere in provincia di Bergamo, dove è stato<br />

possibile osservare eccezionali affioramenti e sequenze stratigrafiche che risalgono al<br />

Pleistocene Medio (Fig. 1).<br />

I l Prof. Michetti ha scelto questa meta per mostrare la sedimentazione di depositi<br />

lacustri, per far comprendere come questa è facilmente influenzabile dalle condizioni<br />

climatiche e ambientali del luogo, per analizzare e interpretare la morfologia, la<br />

stratigrafia, i colori dei sedimenti e la presenza di fossili ed anche per introdurre gli<br />

studenti nei lunghi tempi geologici.<br />

Giunti sul posto abbiamo incontrato due guide: Cesare Ravazzi del gruppo CNR di<br />

Geochim ica Alpina e Quaternaria di Milano e Sabina Rossi del Laboratorio di Botanica<br />

storica e Palinologia di Marsiglia.<br />

I sedimenti di questa località sono fonte di studio già dalla metà del 1800 ma solo in<br />

questi ultim i anni sono stati studiati da un gruppo di ricerca internazionale<br />

multidisciplinare.<br />

I depositi di Pianico-Sellere si trovano lungo il corso del torrente Borlezza che è un<br />

immissario del Lago d’I seo.<br />

I l bacino di questo fiume (39 km 2 ) è situato nelle Prealpi Calcaree Meridionali (Prealpi<br />

Orobiche); la Val Borlezza è così delim itata da forti pendii che raggiungono anche i<br />

1460 m di altezza.<br />

Le coordinate geografiche del bacino di Pianico-Sellere sono 45° 48’ N, 10° 02’ E; ed<br />

ha un’altezza che varia da 280 a 350 m s.l.m.<br />

Fig.1 Sequenza stratigrafica del Pleistocene Medio, sezione Muro


I l torrente Borlezza scende tra la Val Seriana e la Val Canonica costituendo una valle<br />

con una forma anomala: ha inizialmente direzione SO poi deviazione a 90° verso SE<br />

fino a sfociare nel Lago d’I seo.<br />

Ciò è dovuto a una cattura fluviale: c’è probabilmente stato un arretramento del<br />

torrente Borlezza fino ad inglobare e costituire un unico corso d’acqua con il torrente<br />

Gera. I l Borlezza è un torrente con morfologia a meandri incassati ed incisioni<br />

brusche, portando così alla luce queste eccezionali esposizioni di sedimenti glaciali,<br />

fluvioglaciali e lacustri su entrambe le sponde.<br />

I l fondovalle è costituito da più paleovalli con una superficie erosiva molto netta e<br />

formazione di terrazzi al di sotto dei quali troviamo l’alveo attuale del torrente<br />

Borlezza, come è possibile notare in Fig.2.<br />

Fig.2: Cartina I GM scala 1: 10.000 del torrente Borlezza con i paesi di Pianico e Sovere


L’evoluzione geologica (quaternaria) della Val Borlezza, è stata dom inata da<br />

avanzamenti multipli del ghiacciai della Val Camonica. La distribuzione dei depositi<br />

glaciali e morenici, nonché i segni evidenti lungo la sequenza stratigrafica del<br />

movimento dei ghiacciai (es. sezione Muro,fig.1), indicano che una branca laterale del<br />

ghiacciaio dell’Oglio risaliva la Val Borlezza sbarrando il corso del fiume e formando<br />

così un lago.<br />

Lungo le anse del Borlezza vi sono 20 affioramenti. Quelli che sono stati visitati si<br />

trovano nella zona della Palazzina di Pianico.<br />

Fig.3 Sequenze stratigrafiche visitate:<br />

1-sezione Principale<br />

2-sezione Muro<br />

3-sezione Obliqua<br />

I l substrato di questa zona appartiene al Triassico, in particolare la parte bassa della<br />

valle è costituita da Dolom ia Principale mentre il Calcare di Zorzino e il Calcare di<br />

Esino prevalgono nella parte centrale della valle e nella zona del massiccio della<br />

Presolana più a nord.<br />

I depositi della successione stratigrafica di Pianico-Sellere sono complessivamente<br />

indicati come Formazione di Pianico.<br />

Essa risale al Pleistocene Medio e mostra un alto grado di continuità stratigrafica.<br />

I sedimenti che affiorano lungo il fiume Borlezza sono:<br />

-depositi fluviali dell’Olocene (terrazzi)<br />

-depositi glaciali e gladio-lacustri che si riferiscono all’ultimo ciclo glaciale<br />

-depositi glacio-lacustri e lacustri (quest’ultima è chiamata Formazione di Pianico).


)RUPD]LRQH GL 3LDQLFR<br />

Questa sequenza prende il nome dal paese di Pianico che si trova sulla terrazza alla<br />

sommità della formazione. Ha un’estensione verticale di 48 m (da 281 a 329 m s.l.m.)<br />

anche se non ci sono dati disponibili per stabilire la quota della base della sequenza.<br />

L’estensione laterale affiorante è di 2300 m.<br />

Come già detto il lim ite inferiore non è stato individuato perché non esposto, quello<br />

superiore è generalmente preservato: c’è infatti una superficie d’erosione irregolare<br />

sopra la quale si trova l’Unità di Sovere che corrisponde alla sedimentazione di<br />

depositi glaciali e lacustri nel periodo tra l’ultimo massimo glaciale e la successiva<br />

deglaciazione.<br />

La Formazione di Pianico è quindi precedente all’ultimo massimo glaciale vista la sua<br />

posizione stratigrafica.<br />

Questa Formazione è stata suddivisa in quattro unità litostratigrafiche.<br />

Fig.4 Formazione di Pianico:<br />

MLP Membro della Palazzina<br />

BVC Banco Varvato Carbonatico<br />

SAB Silt e Argille Basali<br />

BTB Banco Turbiditico Basale<br />

I lim iti che separano queste sub-unità corrispondono alle maggiori variazioni<br />

litologiche.<br />

Lungo tutta la sequenza è presente, a contatto con il substrato, l’unità URL Unità di<br />

Ronco Lanzi.<br />

Seguendo il principio di sovrapposizione stratigrafica verranno descritte le diverse<br />

unità partendo da quella più antica, cioè da quella posizionata nello strato inferiore<br />

della Formazione di Pianico.<br />

* I l BTB si sviluppa verticalmente per circa 4 m; è un assemblaggio di depositi<br />

torbiditici di fango in un ambiente lacustre periglaciale.


La graduale dim inuzione in frequenza e m isura dei massi e della ghiaia, dalla base<br />

alla sommità indica una progressiva scomparsa del ghiaccio dovuto a un generale<br />

aumento di temperatura.<br />

* L’unità SAB consiste in fanghi lam inati eterogenei ed è indice di un periodo di<br />

transizione da ambiente glaciale a temperato. Ha uno sviluppo verticale di circa 6.5<br />

m. I sedimenti sottili e compatti potrebbero indicare la sedimentazione durante<br />

stagioni più fredde. La variazione dello spessore delle lam ine e di composizione è<br />

dovuta a cambiamenti sia nei detriti dei torrenti che nell’erosione avvenuta sulle<br />

pendenze che circondano il lago.<br />

* I l BVC ha uno spessore di 10.5 m. E’ un sedimento varvato carbonatico, il lim ite<br />

inferiore è determ inato dall’individuazione della prima varva. I l lim ite superiore,<br />

invece, viene fissato considerando il livello di argilla che si trova sopra a una zona<br />

di transizione di 45 cm che consiste in lam ine regolari carbonatiche che mostrano<br />

un aumento del contenuto detritico quindi una possibile fase di turbolenze<br />

climatiche.<br />

Fig.5 BVC successione di varve (lam ine chiare e scure)


La varva è un deposito lacustre ciclico costituito da due lam ine diverse<br />

corrispondenti a una deposizione stagionale: una coppia di lam ine corrisponde<br />

quindi a un anno di sedimenti.<br />

La lam ina chiara è deposta in estate per precipitazione chim ica di CaCO3 (è quindi<br />

una roccia evaporitica).<br />

L’altra lam ina è costituita da lim i scuri, viene deposta in inverno, è ricca di<br />

sostanza organica con una granulometria più fine rispetto a quella che costituisce<br />

le lam ine estive ed è data dall’erosione dei versanti circostanti dovuta a<br />

precipitazioni e alluvioni. Lo strato estivo è generalmente più spesso di quello<br />

invernale tranne per alcune poche eccezioni, che testimoniano una prevalenza del<br />

periodo invernale in quegli anni.<br />

I l deposito endogenico (chiaro) è ricco di ioni Ca 2+ derivanti dalle rocce calcaree<br />

delle Prealpi circostanti. Come già detto la lam ina scura, che è un deposito<br />

terrigeno, è ricca di sostanza organica, infatti si possono trovare, concentrate sulla<br />

sommità dello strato resti di organism i e di piante.<br />

Fig.6 Sezione Principale: la parte chiara in basso è l’unità BVC, la zona<br />

sovrastante più scura è l’unità MLP<br />

Osservando la stratigrafia della sezione Principale (fig.6) dove è ben visibile il BVC<br />

si riscontrano all’interno della successione di varve delle lam ine nere più marcate<br />

ogni 13 anni circa; esse rappresentano torbiditi che indicano frane, terremoti o<br />

piene del bacino lacustre.<br />

Ogni coppia chiaro-scuro indica un anno, contando le varve si può così calcolare la<br />

durata della sedimentazione: uno studioso nordeuropeo rilevò 17.700 varve quindi<br />

tutta questa unità è stata deposta in 17.700 anni. Questa non è una datazione<br />

assoluta perché non si è constatato quanti anni sono trascorsi da allora ad oggi.


Queste varve oltre a testimoniare quanto già esposto possono anche indicare<br />

visivamente, senza bisogno di alcuna analisi, la manifestazione di eventi successivi<br />

alla sedimentazione come, per esempio, i fenomeni sism ici. La fig.7 è un esempio.<br />

Fig. 7 Esempio di evento successivo alla sedimentazione<br />

I sedimenti di BVC sono probabilmente accumulati in un ambiente lacustre<br />

temperato dominato da sedimentazione endogenica di calcite. La formazione di<br />

varve e la preservazione è favorita in un bacino profondo dove l’azione del vento e<br />

afflussi esterni sono trascurabili; la buona conservazione di queste varve e<br />

l’abbondanza di materiale organico ben preservato porta a pensare ad un fondo del<br />

lago povero di ossigeno.<br />

* L’unità MLP ha uno spessore di 10.5 m ed è un deposito varvato più disturbato,<br />

avvenuto infatti in un ambiente di transizione verso una nuova fase glaciale.<br />

I l nome deriva dal luogo più vicino dove questa unità è meglio esposta. Questi<br />

depositi si sono accumulati in un ambiente lacustre dove differenti processi<br />

sedimentari sono strettamente relazionati ai cambiamenti nelle condizioni<br />

climatiche. Le irregolarità nello spessore delle lam ine, l’aumento di strati compatti<br />

interpretati come il risultato di una sedimentazione seguente ad un intorbidimento,<br />

potrebbe indicare una maggiore instabilità delle condizioni climatiche durante il<br />

deposito di BVC. C’è anche un aumento di detriti portati nel bacino.<br />

* L’unità URL ha uno spessore di 50m che corrisponde alla massima parte visibile<br />

dell’intera formazione di Pianico e si estende su tutto il bacino.<br />

E’ costituita da massi angolati, da ciottoli, ghiaia e granuli di sabbia fine. Essi<br />

vengono interpretati come depositi di debris flow accumulati nel bacino a causa


della loro caduta gravitazionale generata dalle ripide pendenze dei versanti che<br />

circondano il lago. Potrebbe anche rappresentare parte dei sedimenti che sono stati<br />

depositati in ambiente subacquatico.<br />

7HIUD<br />

All’interno dell’unità BVC a 60-70 cm sotto il lim ite superiore di questa unità (strato<br />

T21d) nella sezione Principale ed anche nella sezione Muro e Obliqua, troviamo del<br />

materiale piroclastico (frammenti di vetro vulcanico, ortoclasio, plagioclasio) deposto<br />

per decantazione durante un’eruzione vulcanica esplosiva.<br />

Questo strato, con uno spessore di 7-9 mm, è collocato sopra ad una lam ina chiara.<br />

Questo indica che l’eruzione avvenne poco prima della fine dell’estate e la caduta<br />

piroclastica si depositò indisturbata in un am biente lacustre profondo durante una fase<br />

di sedimentazione endogenica.<br />

I l tefra è altamente friabile, costituito principalmente da pom ice e in minima parte da<br />

minerali (SiO2, K2O).<br />

Tramite la datazione K-Ar è stato possibile determ inare l’età di questo sedimento:<br />

779- + 13 ka. Quest’età è supportata dall’osservazione dell’inversione paleomagnetica<br />

datata 780 ka fa.<br />

La chim ica di questo tefra è molto sim ile a quella delle I sole Eolie ma la loro attività<br />

eruttiva non è più vecchia di 400 ka. Attività vulcaniche di 800 ka sono conosciute<br />

nelle I sole Pontine, a Vico e il Mte Am iata.<br />

Sono tuttora in corso analisi per localizzare precisamente l’origine del tefra di Pianico.<br />

Questo tefra è il primo segno del Pleistocene Medio-I nferiore e il primo record<br />

stratigrafico assoluto di un interglaciale a sud delle Alpi.<br />

Fig.8 Strato di Tefra (scuro) costituito da materiale piroclastico


$QDOLVL SROOLQLFD GHOOD )RUPD]LRQH GL 3LDQLFR<br />

L’analisi pollinica è stata effettuata su uno spessore di 15 m , includendo l’ultima parte<br />

del SAB, tutta l’unità BVC e la parte iniziale del MLP; sono stati così analizzati da<br />

Sabina Rossi 108 campioni.<br />

I pollini sono dotati di cuticola quasi impenetrabile per preservare la continuazione<br />

della specie. I n un campione di un cm 3 si trovano m igliaia di granuli di polline.<br />

Fig.9 Diagramma pollinico<br />

Come si può notare dal diagramma, la sequenza pollinica è stata suddivisa in 5 stadi<br />

biostratigrafici sulla base delle maggiori variazioni nella concentrazione del polline di<br />

conifere e degli alberi con foglie caduche.<br />

Nel primo stadio c’è una presenza preponderante di alberi caduchi anche se le conifere<br />

mantengono livelli alti. Durante il secondo stadio c’è una brusca dim inuzione degli<br />

alberi con foglie caduche, mentre nel terzo stadio c’è un ritorno alla situazione iniziale.<br />

La quarta fase (che corrisponde con l’inizio dell’unità MLP) è abbondantemente<br />

dominata dal Pinus per poi ritornare con l’ultima fase a una situazione sim ile allo<br />

stadio 1 e 3.


L’assenza di Cedrus, Carya e altre specie rendono impossibile una sedimentazione di<br />

questi depositi antecedente al Pleistocene Medio.<br />

&RQFOXVLRQL<br />

Si può così capire che la Formazione di Pianico mostra molti cambiamenti nei processi<br />

sedimentari che indicano una transizione da un ambiente pro-glaciale a uno lacustre<br />

temperato per poi ritornare verso un altro periodo glaciale.<br />

Questa Formazione si accumulò durante il Pleistocene Medio e fu preservata<br />

dall’erosione glaciale quando la zona fu successivamente ricoperta dall’avanzamento<br />

dei ghiacci, durante l’ultima glaciazione.<br />

All’interno di questa lunga fase ci sono però brusche e brevi variazioni<br />

climatico/ ambientali come testimonia il diagramma pollinico e la sequenza<br />

stratigrafica.<br />

I maggiori cambiamenti nei campioni vegetali da conifere a piante caduche,<br />

corrispondono a variazioni litologiche da turbiditi a successioni lam inari regolari e<br />

continue.<br />

Un graduale aumento del ritmo dei processi erosivi sui pendii circostanti, è indicato<br />

dall’aumento di debris flow verso l’alto dei sedimenti, evidenziando in tal modo un<br />

aumento dei processi alla fine della sedimentazione della Formazione di Pianico.<br />

Numerose furono le ricerche in questa zone e numerose furono anche le diverse teorie<br />

riguardo alla formazione di questo bacino.<br />

Cercando di ricostruire quello che può essere avvenuto in questa zona prendendo in<br />

considerazione i dati rilevati, si può capire che sono avvenute quattro grandi fasi<br />

durante la sedimentazione:<br />

Πla prima corrispondente a condizioni pro-glaciali (BTB) con accumulo di detriti<br />

Πla seconda (SAB) costituita da sedimenti eterogenei formata in condizioni instabili<br />

Πla terza (BVC) in am biente lacustre temperato con sedimenti endogenici<br />

Œ la quarta (MLP) è caratterizzata da condizioni ancora instabili.<br />

Ma prima della sedimentazione di questi depositi cosa c’era?<br />

Non sono stati trovati depositi glaciali al di sotto della sequenza, inoltre non è<br />

possibile che il bacino sia di origine glaciale in quanto il ghiacciaio può formare una<br />

valle, ma non da una superficie piana. Probabilmente, ghiacciai precedenti hanno<br />

favorito l’ingrandimento del bacino e l’abbassamento della soglia che separava il<br />

torrente Borlezza dal Gera, costituendo così il processo di cattura fluviale (anche se<br />

non è possibili sapere quando è accaduto).<br />

Nel ritiro del ghiaccio che risaliva la valle, si è formato il paleo-lago a causa della<br />

morena che bloccava il corso del Borlezza. I l bacino del lago chiuso con le pendenze<br />

dei versanti circostanti favorì i processi di deflusso gravitazionale (URL) e l’accumulo<br />

di una considerevole quantità di detriti nel bacino contemporaneamente alla<br />

sedimentazione lacustre.

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