RELAZIONE FINALE SULLE ATTIVIT¬ SVOLTE DURANTE LO STAGE
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RELAZIONE FINALE SULLE ATTIVIT¬ SVOLTE DURANTE LO STAGE
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Stage Ventina<br />
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Anno accademico 2001-2002<br />
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Stage Ventina<br />
,1752'8=,21(<br />
Ogni anno con la Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università dell’Insubria, con<br />
sede a Como, offre agli studenti dei corsi di Laurea in Valutazione e Controllo<br />
Ambientale e in Scienze Ambientali l’opportunità di partecipare ad una serie di stage<br />
interdisciplinari della durata di uno o più giorni.<br />
Lo scopo fondamentale di questi stage è quello di permettere agli studenti di<br />
esercitarsi e di applicare sul territorio le nozioni apprese durante le lezioni dei vari<br />
corsi, acquisendo capacità pratiche che potranno risultare utili in un futuro lavoro.<br />
Quest’anno (A. A. 2001/2002) è stato organizzato, per noi studenti del I anno di<br />
corso, uno stage facoltativo in Val Ventina, presso il rifugio Gerli-Porro, tenutosi<br />
nelle giornate del 18-19-20 Giugno 2002.<br />
Questo stage è stato ideato come esercitazione conclusiva dei corsi di Chimica<br />
Analitica e di Geografia, tenuti rispettivamente dai prof. Carlo Dossi, Andrea Pozzi e<br />
dalla prof. essa Luigina Vezzoli.<br />
Noi studenti, quindi siamo stati impegnati nelle esperienze di campionamento, di<br />
misurazione di parametri chimici sul campo mediante l’utilizzo di attrezzature<br />
portatili, di analisi chimiche da eseguirsi in laboratorio, di georeferenziazione tramite<br />
l’impiego di cartine topografiche, di elaborazione dei dati e ricerca di correlazione tra<br />
dati chimici e dati geologici.<br />
In questo sito abbiamo voluto inserire il resoconto della nostra esperienza, con la<br />
descrizione delle tre giornate al rifugio, le analisi fatte e l’elaborazione dei dati<br />
raccolti.<br />
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Introduzione.<br />
Lo scopo dello studio effettuato era quello di compiere analisi chimiche e<br />
geochimiche allo scopo di determinare l’ interazione tra acqua e roccia o sedimenti e<br />
valutare l’ esistenza di sostanze derivate dall’ attività antropologica trasportate dai<br />
venti e poi ricadute con le precipitazioni d’ alta quota.<br />
La zona di studio è stato l’ ambiente montano della Val Ventina, una diramazione<br />
dell’ alta Val Malenco, situata in provincia di Sondrio. La Val Ventina è raggiungibile<br />
dal piccolo paese montano di Chiareggio, dove termina la strada carrozzabile.<br />
La figura aiuta a<br />
localizzare meglio<br />
l’ area di studio e le<br />
principali vie per<br />
raggiungerla<br />
)LJ&RPHUDJJLXQJHUH&KLDUHJJLR<br />
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Stage Ventina<br />
Da lì, in circa un’ ora di cammino lungo un sentiero largo e ben segnalato, si<br />
raggiunge la capanna Gerli e Porro, all’ alpe Ventina, il rifugio che è servito da base<br />
operativa per la durata (tre giorni) dello studio, durante il quale si sono eseguite<br />
alcune escursioni nel territorio circostante. Il rifugio fu costruito nel 1935 col solo<br />
nome di “Augusto Porro”; ma è stato ristrutturato quasi interamente nel 1992,<br />
prendendo il nome di rifugio “Amerigo e Maria Gerli”. Per questo è ora chiamato<br />
Gerli-Porro. Al rifugio si sono svolte le analisi chimiche e si sono effettuati i<br />
pernottamenti.<br />
)LJ,OULIXJLR*HUOL3RUUR<br />
&RQVLGHUD]LRQLJHQHUDOLDFDUDWWHUHJHRJUDILFRHJHRORJLFR<br />
Il rifugio Gerli-Porro è situato a metri 1960 sul livello del mare, e dunque la<br />
vegetazione che vi prevale è quella dell’ alta montagna: boschi di conifere già<br />
rarefatti, sottobosco, pascoli, e, più in alto, muschi e licheni. La Val Malenco è un<br />
solco vallivo delle alpi centrali, e più precisamente è situato nelle Alpi Retiche, le<br />
quali si estendono tra il Passo dello Spluga (2118 metri) e il Passo del Brennero<br />
(1372 metri). La Val Malenco nasce a Chiareggio, dall’ unione delle tre valli Sissone,<br />
Ventina e del Muretto. Essa è percorsa per tutta la sua lunghezza da torrente Mallero,<br />
il quale è affluente dell’ Adda a Sondrio, ed è dominata dall’ alto dal massiccio del<br />
Bernina, che raggiunge i 4050 metri.<br />
A questo punto è utile dare uno sguardo generale alla catena alpina. Le Alpi sono il<br />
più importante sistema montuoso dell’ Europa centro-meridionale: coprono una<br />
superficie di circa 250000 Km 2 sul territorio italiano, svizzero, francese, austriaco,<br />
tedesco e sloveno in parti disuguali. L’ intero sistema ha una lunghezza di 1200 Km e<br />
un’ altezza media di 1300 metr, raggiungendo però le punte di 4810 metri sul Monte<br />
Bianco e 4634 sul Monte Rosa. Nel diciottesimo secolo, i naturalisti credevano che le<br />
montagne fossero cresciute come gli esseri viventi, e che si nutrissero tramite radici<br />
rocciose dalla madre terra. La teoria odierna è un po’ meno poetica, e prende origine<br />
dalla teoria tettonica. Geologicamente, il sistema alpino fa parte del grande sistema<br />
alpino-hymalaiano dell’ età cenozoica. Le Alpi presentano una struttura a pieghe e<br />
falde di ricoprimento, che è interpretata come conseguenza dello scontro tra le<br />
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placche europee ed africana che portò alla<br />
chiusura dell’ oceano della Tetide e al<br />
sollevamento del materiale sedimentario che<br />
ne ricopriva il fondale. All’ incirca tra 180 e<br />
100 milioni di anni fa circa, l’ Africa e<br />
l’ Europa erano divise da un oceano, la<br />
Tetide appunto, che si estendeva anche là<br />
dove ora ci sono le Alpi. Intorno a 130<br />
milioni di anni fa, però, i moti convettivi del<br />
mantello, dovuti alle gigantesche correnti di<br />
roccia fusa all’ interno della Terra,<br />
cominciarono ad avvicinare i due blocchi<br />
continentali, facendo sì che la crosta<br />
oceanica della Tetide sprofondasse in<br />
subduzione al di sotto della crosta oceanica.<br />
Poi, tra 100 e 80 milioni di anni fa, la Tetide<br />
fu chiusa definitivamente, e le due placche<br />
continentali giunsero a scontrarsi l’ una con<br />
l’ altra; i due margini si incastrarono e si<br />
accavallarono uno sopra l’ altro,<br />
provocando un corrugamento della crosta<br />
terrestre e la formazione delle Alpi.<br />
L’ attrito della collisione ha suddiviso i<br />
due margini continentali in tante “ fette”<br />
secondo piani di taglio poco inclinati.<br />
)LJ/DIRUPD]LRQHGHOOH$OSL2JJ<strong>LO</strong>LQWHURPDVVLFFLRGHOOH$OSLYLHQHVXGGLYLVR<br />
LQTXDWWURGRPLQLWHWWRQLFLDVHFRQGDGHOOHFDUDWWHULVWLFKHGLIRUPD]LRQHGHOOD<br />
FRQIRUPD]LRQH GHOOH WLSRORJLH OLWRORJLFKH SUHVHQWL VL WUDWWD TXLQGL GL XQD<br />
VXGGLYLVLRQHJHRORJLFD7DOLGRPLQLVRQRVROLWDPHQWHGHILQLWLXQLWjHOYHWLFDXQLWj<br />
SHQQLQLFDXQLWjDXVWURDOSLQDXQLWjVXGDOSLQD<br />
L’ unità austroalpina ricopre in parte anche l’ unità penninica, ed è formata da falde di<br />
scorrimento costituite da scisti cristallini archeozoici, accompagnate sia da rocce<br />
vulcaniche che da terreni sedimentari paleozoici, mesozoici e cenozoici. L’ unità<br />
sudalpina è invece costituita da calcari e dolomie, prevalentemente. Il limite tra<br />
queste due unità è la cosiddetta Linea Insubrica, una serie di fratture che scorrono<br />
dalle Prealpi piemontesi lungo la Valtellina, fino alla Val di Sole e l’ Alta Pusteria.<br />
Tale linea è chiamata anche linea Iorio-Tonale, dal nome di due passi che attraversa,<br />
ed è anche considerata il punto d’ incontro tra la placca africana e quella europea. Da<br />
ciò si capiscono le differenze litologiche tar i due domini. Tale linea passa dunque<br />
all’ imbocco della Val Malenco, vicino Sondrio.<br />
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)LJ/D/LQHD,QVXEULFD<br />
Sulle Alpi, i ghiacciai coprono circa 2500 km 2 , di cui ben 607 sul territorio italiano.<br />
Sono tutti ghiacciai temperati, poiché d’ estate la loro temperatura sale spesso sopra lo<br />
zero, provocando fasi alterne di fusione e ricristallizzazione, con conseguente<br />
abbondante ricircolo d’ acqua. I ghiacciai sulle Alpi sono così distinti: il 2% è formato<br />
da ghiacciai alpini o himalayani, mentre il 98% da ghiacciai pirenaici. I ghiacciai di<br />
tipo alpino partono generalmente da un’ ampia e concavità ad alta quota, detta circo<br />
glaciale, e scendono verso valle con lingua molto sviluppata in lunghezza. I ghiacciai<br />
di tipo pirenaico, invece, sono di dimensioni più ridotte, e si adagiano sui versanti<br />
montuosi in nicchie e valloni di forme più o meno concave, e non presentano<br />
espansioni terminali a lingua. In tutte le Alpi i ghiacciai sono in perenne regresso da<br />
almeno un secolo, se si eccettua una piccola ripresa negli anni Ottanta, a causa<br />
fondamentalmente della scarsa nevosità invernale e dell’ alta temperatura estiva. Il<br />
problema delle precipitazioni nevose non è legato esclusivamente alla loro<br />
abbondanza: oltre al fatto che sono comunque in diminuzione, infatti, si deve<br />
aggiungere che il periodo di nevicate più abbondanti è quello del tardo inverno, inizio<br />
primavera. Ma mentre la neve caduta a inizio inverno è favorita nel processo di<br />
trasformazione in ghiaccio dalle basse temperature ancora per almeno tre mesi, la<br />
neve caduta a febbraio o marzo viene quasi tutta persa nella fusione dovuta<br />
all’ innalzamento primaverile della temperature. Ma anche la temperatura estiva è un<br />
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fattore comunque importante: il suo continuo innalzamento causa un maggiore<br />
scioglimento di quanto il ghiacciaio riesca a rigenerarsi alle alte quote in inverno. Il<br />
problema principale è che ancora oggi si discute su chi causi questo cambiamento<br />
climatico, se cioè sia dovuto ai naturali cicli terrestri o se sia stato accentuato<br />
dall’ irrispettosa attività umana.<br />
,OQRVWURFDVR<br />
9DO0DOHQFR<br />
Adesso possiamo dare un’ occhiata più ravvicinata alla conformazione geologica della<br />
Val Malenco; in valle, infatti, si ritrovano numerose testimonianze della vita delle<br />
Alpi, dalla loro nascita alla dimensione odierna della catena montuosa attraverso i<br />
passaggi esposti precedentemente. All’ origine di tutto, al posto delle Alpi vi era un<br />
oceano, la Tetide. Anche sul suo fondale, come sui fondali dei tre oceani odierni, il<br />
magma fuoriusciva copiosamente dal mantello, sotto forma di lave basaltiche; tali<br />
lave, al contatto con l’ acqua, si raffreddano molto velocemente, formando i pillows,<br />
particolari strutture che ricordano come forma dei piccoli cuscini. Lo sconvolgimento<br />
successivo della crosta terrestre comportò numerosi ripiegamenti nello scontro fra le<br />
due placche continentali, generando faglie e spaccature ancora oggi visibili. Il magma<br />
proveniente dall’ astenosfera ne approfittò per infiltrarsi fra le pieghe e creare rocce<br />
basaltiche intrusive.<br />
Alcune rocce subirono fenomeni di metamorfismo, dovuti alle enormi pressioni e<br />
temperature generate dal fenomeno di collisione e corrugamento della crosta, sia a<br />
causa dello sprofondamento nella crosta sia a causa dell’ interazione con alcune rocce<br />
plutoniane. Ancora oggi le Alpi stanno crescendo, al ritmo di circa un millimetro<br />
all’ anno, portandosi con sé tutte le rocce generatesi, dai sedimenti originariamente<br />
presenti sul fondo della Tetide, che hanno dato origine alle ofioliti, alle rocce<br />
componenti la crosta delle due placche continentali.<br />
Nella zona di Chiareggio, e anche in altre parti della Val Malenco, affiorano alcune<br />
delle faglie formatesi durante la collisione continentale. La falda Suretta è costituita<br />
da gneiss, micascisti e marmi calcarei e dolomitici; essa è l’ unità tettonica più<br />
profonda della Val Malenco, ed affiora vicino a Lanzada e in alta Val Sissone, la<br />
valle a nord-ovest della Val Ventina. Anche la falda del Monte Forno affiora in Val<br />
Sissone, ma procede fino al Passo del Muretto, ed è formata da anfiboliti, con<br />
abbondanti minerali di ferro e magnesio. E’ in questa falda che si ritrovano le rocce<br />
ofiolitiche a cui si è accennato precedentemente: è la testimonianza, accentuata dalle<br />
strutture a pillows ritrovate, che un tempo la zona su cui oggi sorgono le Alpi<br />
giacevano sul fondo del mare; anche altre rocce metamorfiche, come micascisti,<br />
marmi, quarziti, e alcuni giacimenti di manganese ci indicano l’ origine primordiale<br />
del territorio e il suo successivo sconvolgimento. Infine, le rocce della falda Margna<br />
sono riconoscibili lungo la Valle del Muretto; vi si riconoscono sia rocce<br />
metamorfiche molto antiche, sia alcune rocce calcare-dolomitiche dell’ era<br />
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Mesozoica. Un ultimo cenno va dedicato al plutone del Masino-Bregaglia: è formato<br />
da ghiandone (che è una granodiorite) e serizzo (una quarzodiorite); affiorano in Val<br />
Sissone e Valle del Muretto e sono rocce intrusive di circa 30 milioni di anni fa.<br />
In Val Ventina, oltre l’ alpeggio dove sorge il rifugio, si estende una piana fluvioglaciale<br />
detta sandur, che si allunga per circa 500 metri. E’ una grande distesa di<br />
detriti e ciottoli, praticamente pianeggiante, dove anche i corsi d’ acqua si perdono<br />
diramandosi in molti rami per ricongiungersi solo al termine del pianoro. Dopo il<br />
sandur parte il complesso morenico del ghiacciaio del Ventina. Tale ghiacciaio solo il<br />
secolo scorso arrivava molto più a valle della sua attuale quota di fronte, e ritirandosi<br />
ha lasciato le tipiche morene laterali e migliaia di massi trasportati dalle pendici della<br />
montagna nel suo lento e millenario incedere. Quasi tutte queste rocce hanno tinte<br />
rossastre o giallastre, e sono il tipico prodotto dell’ ossidazione: l’ ossigeno presente<br />
sia nell’ aria sia nelle acque meteoriche ha infatti il potere di trasformare gli originari<br />
composti ferrosi (ferro bivalente) negli attuali composti ferrici (ferro trivalente), che<br />
sono le cause del colore. Ma qua e là si riscontrano alcuni depositi di ghiaia e<br />
terriccio dal colore stranamente verdastro: sono dovuti alla presenza delle rocce più<br />
tipiche e diffuse della Val Malenco: le serpentiniti. Esse sono una grande parte del<br />
mantello su cui poggiava la falda Margna, e ve ne sono ancora le prove nel fatto che<br />
in entrambe le conformazioni si trova il metagabbro di Fedoz, una particolare roccia<br />
inseritasi prima della separazione delle due unità. Le serpentiniti sono rocce scistose<br />
derivate da chimismo ultrabasico, composte principalmente da serpentino, antigorite,<br />
lizardite e magnetite, ma anche da serpentino crisotilo, talco, garnierite, brucite e<br />
clorite; solo talvolta vi si trovano anche magnesite, dolomite, calcite, tremolite,<br />
granato, olivina e pirosseno. Tali rocce non sono presenti solo nei dintorni di<br />
Chiareggio, ma in tutta la Val Malenco.<br />
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Stage Ventina<br />
/DJR3LUROD<br />
Il lago Pirola si trova a 2283 m s.l.m., è raggiungibile partendo dal rifugio “ Gerli<br />
Porro” seguendo un sentiero. Infatti n prossimità del rifugio vi è una deviazione<br />
verso sinistra e attraverso un sentiero tra boschi di conifere e ghiaioni ricchi di<br />
genziane, si arriva all'Alpe Pirola e all'omonimo lago. In passato il lago aveva<br />
dimensioni minori, ma l'intervento della società elettrica per crearne un bacino<br />
d'acqua, con l'erezione di un muraglione, ha aumentato le sue dimensioni.<br />
6HUSHQWLQLWL<br />
*DEEUL<br />
Il lago Pirola è di origine tettonica, localizzato al contatto tettonico tra le rocce<br />
ofiolitiche della falda Suretta a sud e dalle rocce della falda Margna a nord. Il lago ha<br />
un unico immissario e un emissario controllato attraverso una piccola diga dalla<br />
società elettrica per necessità idroelettriche.<br />
Le rocce che formano il bacino del lago Pirola hanno composizione chimica in parte<br />
differente: sepentiniti, gabbri e micascisti sono le rocce principalmente presenti.<br />
I gabbri sono rocce magmatiche basiche povere di silicio e ricche di ferro e magnesio.<br />
Essi sono intrusi a grande profondità, tra il Mantello superiore e la Crosta inferiore<br />
della falda Margna, e successivamente metamorfosati, ossia modificati nella<br />
composizione mineralogica e deformati. Da queste rocce, anche conosciute come<br />
metagabbri di Fedoz, è formata tutta la sponda rocciosa settentrionale del Lago.<br />
Sull’ altra sponda è abbondante la presenza di serpentiniti, le quali sono rocce<br />
metamorfiche di basso grado, costituite essenzialmente da serpentino e magnetite,<br />
derivante essenzialmente dal metamorfismo regionale di rocce ultrabasiche .Esse<br />
sono di colore da verde chiaro a nero, hanno struttura massiccia con frequenti<br />
venature reticolate.<br />
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Stage Ventina<br />
,OJKLDFFLDLR<br />
&RPHQDVFHXQJKLDFFLDLR<br />
I ghiacciai sono accumuli di neve compatta e ghiaccio, che formano un vero e proprio<br />
ammasso simile per caratteristiche ad un corpo roccioso. Si formano quasi<br />
esclusivamente in alta montagna o in regioni fredde, dove la temperatura non è<br />
sufficientemente elevata per permettere la completa fusione del manto nevoso caduto<br />
specialmente durante la fine dell’ autunno e l’ inverno. La neve dell’ annata si<br />
sovrappone a quella precedente dando luogo a depositi permanenti.<br />
La quota alla quale si verifica questo fenomeno è detta OLPLWHGHOOHQHYLSHUVLVWHQWL, e<br />
varia sulla superficie terrestre in funzione della latitudine, dell’ altitudine e<br />
dell’ esposizione al sole. Nella regione alpina, situata tra il 44 o e il 47 o parallelo,<br />
questo limite si aggira intorno ai 3000 m. A queste latitudini il sole non è mai<br />
perpendicolare alla superficie terrestre, ma si può notare come questo limite sulle<br />
catene montuose disposte in direzione est – ovest si innalzi sul versante a<br />
mezzogiorno e si abbassi su quello rivolto a nord. Questo perché a sud c’ è una<br />
maggiore esposizione al sole.<br />
Il processo di formazione di un ghiacciaio è lungo e consiste principalmente nella<br />
compattazione della neve caduta, cioè nella fuoriuscita di grandi masse di aria causata<br />
dalla forte pressione degli strati nevosi soprastanti: la QHYH si trasforma in QHYDWR, che<br />
poi diventa JKLDFFLR.<br />
Nel ghiaccio si distinguono diversi strati corrispondenti ad annate diverse e a<br />
condizioni di deposizione leggermente differenti. Per questo motivo i ghiacciai sono<br />
siti geologici molto importanti poiché ogni strato mantiene invariata la sua<br />
composizione all’ atto della compattazione.<br />
L’ esistenza di un ghiacciaio dipende principalmente da 2 fattori:<br />
- quantità delle precipitazioni nevose:<br />
- bassi valori di temperatura in particolare nella stagione estiva.<br />
Per la “ sopravvivenza” di un ghiacciaio è più importante un’ abbondante nevicata in<br />
novembre che ha il tempo di compattarsi grazie al rigido clima invernale, che una<br />
nevicata di aprile che si scioglie quasi subito per l’ innalzamento della temperatura.<br />
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Stage Ventina<br />
Viene definito come E<strong>LO</strong>DQFLRDQQXDOH di un ghiacciaio la GLIIHUHQ]DWUDTXDQWLWjGL<br />
QHYH DFFXPXODWD $/,0(17$=,21( H OD TXDQWLWj GL JKLDFFLR FKH VL VFLRJOLH<br />
$%/$=,21( DWWUDYHUVR OD IXVLRQH SDVVDJJLR GD VWDWR VROLGR D OLTXLGR H OD<br />
VXEOLPD]LRQHSDVVDJJLRGDVWDWRVROLGRDVWDWRJDVVRVR. Nelle regioni temperate,<br />
come quella alpina, dove l’ acqua del ghiacciaio fonde prima di evaporare, l’ intensità<br />
dell’ ablazione dipende dalle temperature medie del periodo estivo. Se la quantità di<br />
neve accumulata durante l’ inverno compensa la neve che si scioglie durante l’ estate,<br />
allora il ghiacciaio è in equilibrio. Se la neve caduta è maggiore di quella sciolta,<br />
allora il ghiacciaio ha un bilancio positivo, cioè avanza; se invece è minore di quella<br />
che si scoglie ha un bilancio negativo, il ghiacciaio si ritira.<br />
I ghiacciai che oggi esistono sulla superficie terrestre sono residui dell’ ultima grande<br />
era glaciale, iniziata sulla Terra poco più di 20000 anni fa nell’ era pleistocenica. Le<br />
glaciazioni sono eventi ciclici che avvengono con una frequenza di circa 100000<br />
anni. All’ interno di questo periodo si possono verificare fenomeni glaciali di entità<br />
minore (ogni 21000 anni, ogni 40000 e ogni 92000). Questo fenomeno è dovuto alla<br />
somma degli effetti di alcuni moti millenari che riguardano la Terra: doppio moto<br />
conico dell’ asse terrestre, variazioni dell’ eccentricità dell’ orbita di rivoluzione,<br />
oscillazioni dell’ asse terrestre rispetto al piano dell’ eclittica. Quando la quantità di<br />
energia solare ricevuta da un emisfero durante l’ estate è minima e viene ridotta<br />
l’ escursione termica annua, allora si può avere una glaciazione.<br />
&RQGL]LRQLWLSR<br />
- L’ estate deve cadere in afelio ( più lunga ma più fredda; accade ogni 21000 anni).<br />
Questo dipende dal doppio moto conico.<br />
- Il perielio deve trovarsi ad una distanza minima dal Sole ( dipende dall’ eccentricità<br />
dell’ orbita, accade ogni 92000 anni). In questo moto l’ escursione termica annua si<br />
riduce.<br />
- L’ inclinazione dell’ asse terrestre deve essere minima ( accade ogni 40000 anni )<br />
&RPHqIDWWRXQJKLDFFLDLR<br />
Il ghiacciaio è una grande massa di ghiaccio che, per la forza gravitazionale, compie<br />
dei lenti movimenti. Esso trasporta detriti rocciosi che si staccano dalla sommità della<br />
montagna dalla quale parte il ghiacciaio. Nelle regioni montuose scivola lentamente<br />
lungo i versanti.<br />
6LSRVVRQRLQGLYLGXDUHWUHHOHPHQWLVWUXWWXUDOLIRQGDPHQWDOL<br />
- %DFLQRGLDOLPHQWD]LRQHREDFLQRFROOHWWRUH, è la parte che si trova al di sopra del<br />
limite delle nevi perenni, dove si accumula la neve che si trasformerà in ghiaccio.<br />
- %DFLQRDEODWRUHROLQJXDJODFLDOH, collocata al di sotto del limite è la zona in cui la<br />
fusione del ghiaccio prevale sull’ accumulo. E’ la parte che si muove verso il basso<br />
trascinando i detriti e quindi esercita una forte azione erosiva.<br />
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)URQWH, è la parte terminale del ghiacciaio, dove l’ ablazione non è più compensata<br />
dall’ alimentazione. Si ha la fuoriuscita dei materiali detritici e del torrente glaciale<br />
che trasporta il limo derivato dall’ azione erosiva.<br />
,PRYLPHQWLHODWWLYLWjHURVLYDGHOJKLDFFLDLR<br />
Come già accennato il ghiacciaio è in lento movimento, si comporta come un fluido<br />
molto viscoso. Le sue parti non formano un blocco unico che scivola, ma scorrono<br />
con velocità diverse. Queste velocità sono determinate dalla pendenza del pendio<br />
montano, dalla quantità delle precipitazioni nevose, dallo spessore del ghiaccio e<br />
dalla temperatura. La parte centrale si muove più rapidamente di quelle laterali,<br />
frenate dall’ attrito del substrato roccioso.<br />
Considerando la spaccato verticale del ghiacciaio si possono osservare diverse<br />
velocità:<br />
- La parte inferiore si muove molto lentamente a causa dell’ attrito con le rocce.<br />
- La parte intermedia ha una velocità maggiore e ha una deformazione plastica<br />
causata dalla pressione degli strati sovrastanti.<br />
- La parte superficiale invece è rigida e fragile; non subendo alcuna pressione e<br />
avendo una velocità maggiore si spacca, formando i tipici crepacci, causati da<br />
aumenti di pendenza o da allargamenti della valle, e i seracchi, che si formano<br />
quando lo strato roccioso presenta gradini.<br />
Grazie al suo movimento, il ghiacciaio ha una potente attività erosiva molto<br />
particolare:la sua opera di erosione è detta HVDUD]LRQH che consiste nell’ abrasione e<br />
nel raschiamento delle rocce di fondo. Questa azione lascia tracce facilmente<br />
riconoscibili e tipiche nelle rocce: vengono levigate, oppure incise o striate ad<br />
esempio dall’ azione di altri detriti trasportati dal ghiacciaio. Le rocce più resistenti<br />
vengono levigate solo dal lato verso monte: presentano quindi una classica forma<br />
allungata molto asimmetrica. Queste rocce vengono dette PRQWRQDWH.<br />
Le forme del paesaggio prodotte dall’ erosione di un ghiacciaio sono tipiche e subito<br />
riconoscibili: le valli presentano la tipica sezione ad U, a differenza delle valli fluviali<br />
che hanno una sezione a V. Questo perché il ghiacciaio non erode linearmente, ma<br />
agisce su tutta la superficie sulla quale poggia.<br />
,GHWULWLWUDVSRUWDWLGDLJKLDFFLDL<br />
I ghiacciai trascinano a valle blocchi di rocce e detriti di ogni dimensione, provenienti<br />
principalmente dai versanti rocciosi che li sovrastano, o dalla sommità da cui ha<br />
origine. Essi subiscono un’ intensa attività meteorica, a causa della forte escursione<br />
termica che subiscono.<br />
Durante la sua discesa verso valle, il ghiacciaio ingloba anche detriti erosi dalla<br />
roccia sottostante e sulla quale scivola..<br />
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Quando il ghiacciaio giunge a quote dove la temperatura supera gli 0 o C e dunque si<br />
scioglie, tutto il materiale detritico viene abbandonato. Questi depositi vengono<br />
chiamati GHSRVLWLJODFLDOL, in parte rimangono sul posto e in parte vengono trascinati a<br />
valle dal torrente glaciale.<br />
Tutto questo materiale prende il nome di PRUHQH GHSRVLWL LQFRHUHQWL IRUPDWL GD<br />
PDWHULDOLFRQJUDQXORPHWULDPROWRYDULDHQRQPRVWUDQRPDLVHJQLGLVWUDWLILFD]LRQH<br />
Le morene possono essere laterali o mediane.<br />
Il ghiacciaio è in grado di smuovere anche grandi blocchi, i PDVVLHUUDWLFL.<br />
/DYDOOHGHO9HQWLQDHVHPSLRGLXQWLSLFRSDHVDJJLRDGHVFDYD]LRQHJODFLDOH<br />
1HOOD9DO9HQWLQDVLWURYDORPRQLPRJKLDFFLDLRIRUVH<strong>LO</strong><br />
SL IDPRVR VLD SHU OD UHODWLYD IDF<strong>LO</strong>LWj GDFFHVVR VLD<br />
SHUFKqWUDQVLWRREEOLJDWRSHUQXPHURVLVVLPHDVFHQVLRQL<br />
4XL VL WURYD <strong>LO</strong> 6HQWLHUR JODFLRORJLFR 9LWWRULR 6HOOD FKH<br />
SHUPHWWH DL WXULVWL GL DSSURIRQGLUH ODUJRPHQWR GL<br />
DYYLFLQDUVLDOODIURQWHJODFLDOHHGLFRQRVFHUHSHUWDSSH<br />
OD VWRULD GHO JKLDFFLDLR 8Q TXDUWR SLFFROR DSSDUDWR<br />
JODFLDOHUHVLVWHVXOYHUVDQWHVXGHVWIUD<strong>LO</strong>3DVVR&DVVDQGUDHODFUHVWDGL&RUQD<br />
5RVVD6XOODWRQRUGRYHVWOHJJHUPHQWHVWDFFDWRFqXQDOWURSLFFRORJKLDFFLDLR<br />
TXHOORGHO0RQWH6LVVRQHVXELWRVHJXLWRGDTXHOORGL9D]]HGD<br />
Arrivati al rifugio Porro guardando in direzione sud si può osservare un tipico<br />
paesaggio prodotto dall’ azione erosiva di un ghiacciaio. L’ ambiente presenta pochi<br />
alberi, in larga maggioranza larici e una tipica vegetazione di tipo arbustivo. Si<br />
possono intravedere massi erratici depositati dal ghiacciaio. La vegetazione tende a<br />
scomparire più ci si avvicina all’ anfiteatro morenico, dove la pendenza della valle,<br />
finora quasi piana ad indicare una forte erosione compiuta in passato dal ghiacciaio,<br />
aumenta.<br />
Il sentiero che percorre la morena trasversalmente è molto ripido e a volte insicuro a<br />
causa dei numerosi detriti non ancora stabili. La parete viene erosa linearmente dal<br />
torrente glaciale, il torrente Mallero che ha origine alla fronte del ghiacciaio.<br />
La prima parte del ghiacciaio si presenta con uno strato di ghiaccio, “ ghiaccio vivo” ,<br />
ricco di detriti. Quando la temperatura aumenta, il ghiaccio tende a sciogliersi. Siamo<br />
alla fronte glaciale dove l’ ablazione non viene più compensata dall’ alimentazione.<br />
Il bacino ablatore si differenzia poiché presenta uno strato più o meno spesso di neve<br />
sopra al ghiaccio. Si cominciano a intravedere i segni che evidenziano che il<br />
ghiacciaio è in movimento: i crepacci e i seracchi. Questi ultimi si possono osservare<br />
sulle pareti rocciose ai lati del ghiacciaio vero e proprio, dove prima scendevano i<br />
ghiacciai tributari che si collegavano. Oggi a causa del parziale scioglimento del<br />
ghiaccio che li univa, rimangono sopra le rocce affioranti delle pareti di ghiaccio<br />
destinate a sciogliersi.<br />
pagina 13 di 41
Stage Ventina<br />
I campioni raccolti durante lo stage sono stati analizzati in due fasi ben distinte: una<br />
prima analisi tramite kit colorimetrici eseguita sul campo (oltre alla misura di pH e<br />
conduttività) ed una seconda analisi in laboratorio tramite la cromatografia ionica.<br />
.LWFRORULPHWULFL<br />
L’ utilizzo dei kit colorimetrici non richiede alcuna competenza in campo chimico in<br />
quanto tutto è già ben preconfezionato: le procedure da seguire sono semplici e i<br />
reagenti già preparati (le loro reazioni base sono complesse e talvolta coperte da<br />
brevetto e non presenti sui fogli illustrativi).<br />
Attenendosi dunque alle istruzioni di ogni kit (uno per ogni analita) si può risalire con<br />
facilità alle concentrazioni incognite tramite l’ utilizzo di un fotometro, uno strumento<br />
ottico che per mezzo di onde elettromagnetiche (di lunghezze d’ onda<br />
dall’ ultravioletto all’ infrarosso) è in grado di misurare parametri quali assorbimento,<br />
emissione e fluorescenza.<br />
Nel caso delle nostre analisi ciò che è stato misurato è l’ assorbimento (da cui<br />
l’ assorbanza), direttamente proporzionale alla concentrazione dell’ analita incognito.<br />
Un raggio luminoso che attraversa una soluzione di concentrazione F di un certo<br />
analita, (ipotizzando perfettamente trasparenti le pareti del recipiente) dopo aver<br />
compiuto un percorso rettilineo orizzontale di lunghezza E, uscirà dalla soluzione<br />
stessa con una intensità minore di quella in entrata. Più sarà alta la concentrazione,<br />
più opaca risulterà la soluzione e dunque maggiore l’ assorbimento.<br />
Chiamata con P 0 l’ intensità iniziale della radiazione luminosa e con P l’ intensità in<br />
uscita, viene definita l’ assorbanza come:<br />
A = log( P 0 / P ).<br />
Utilizzata una radiazione luminosa monocromatica (ottenuta tramite un<br />
monocromatore) l’ assorbanza sarà direttamente proporzionale alla lunghezza del<br />
cammino ottico Ee alla concentrazione F dell’ analita.<br />
/HJJHGL/DPEHUW%HHU<br />
$ e E F e FRHIILFLHQWH GL SURSRU]LRQDOLWj VSHFLILFR SHU RJQL DQDOLWD<br />
FRQVLGHUDWR $VVRUEDQ]D6SHFLILFD<br />
pagina 14 di 41
Stage Ventina<br />
I kit colorimetrici permettono dunque una veloce analisi dei campioni raccolti, ma ciò<br />
va a scapito dell’ accuratezza dell’ analisi stessa. Per questo è stata effettuata una<br />
analisi posteriore in laboratorio, tramite la cromatografia ionica.<br />
pagina 15 di 41
Stage Ventina<br />
&URPDWRJUDILDLRQLFD<br />
La cromatografia ionica è una tecnica che permette di separare i componenti a<br />
carattere ionico di una miscela sfruttando le diverse caratteristiche di reazione degli<br />
analiti cercati.<br />
Una piccola quota del campione da analizzare viene trasportato tramite un eluente<br />
attraverso degli scambiatori ionici, resine polimeriche sul cui scheletro molecolare<br />
sono agganciati gruppi funzionali con carica elettrica, che possono scambiare<br />
reversibilmente ioni con la soluzione della miscela in esame; nel nostro caso si è<br />
trattato di una colonna. Al suo interno la migrazione e la separazione dei diversi<br />
componenti ionici sono dovute alla distribuzione di ciascuno fra due fasi, mobile (in<br />
genere, una soluzione tampone) e stazionaria (la resina a scambio ionico). Il<br />
comportamento di uno ione durante la separazione dipende dunque dall’ equilibrio<br />
che esso stabilisce con i gruppi attivi (carichi) della resina, che prima di introdurre il<br />
campione si trovano associati a un determinato tipo di controione.<br />
Ogni specie ionica esce dalla colonna in tempi noti e differenti (tempo di ritenzione):<br />
questo verrà rilevato tramite un conduttimetro.<br />
Il cromatografo darà in uscita un cromatogramma in cui saranno visibili i picchi per<br />
ogni specie ionica (la cui aree sono proporzionali alle concentrazioni). Calibrando lo<br />
strumento con standard a concentrazione nota, si ricavano i risultati analitici espressi<br />
direttamente in mg/L.<br />
Riportiamo qui di seguito la procedura per la preparazione degli standard (da ripetersi<br />
per ogni ione cercato):<br />
Materiale occorrente:<br />
œ Pipetta 10 mL doppia tacca<br />
œ Micropipetta a volume regolabile<br />
œ Matraccio 100 mL<br />
œ Matraccio 25 mL<br />
œ Vaians<br />
œ Pastour<br />
œ Spruzzetta con acqua MQ<br />
Reagenti:<br />
œ Soluzione 1000 mg/L dello ione cercato<br />
Procedimento:<br />
Innanzitutto vengono prelevati con la pipetta 10 mL si soluzione 1000 mg/L e, una<br />
volta trasferiti nel matraccio da 100 mL, portati a volume. Si ottiene in questo modo<br />
una soluzione di concentrazione 100 mg/L dello ione cercato.<br />
Da questa soluzione vogliamo ricavare gli standard 0,5 mg/L, 1 mg/L, 3 mg/L e 5<br />
mg/L utilizzando il matraccio da 25 mL. Bisogna dunque stabilire quanti mL di<br />
pagina 16 di 41
Stage Ventina<br />
soluzione 100 mg/L bisogna prelevare e portare a volume nel matraccio da 25 mL per<br />
ogni standard.<br />
( mg prelevati ) = ( mg che una volta portati a volume daranno lo standard cercato )<br />
100 mg/L * ( volume da prelevare ) = ( concentrazione standard cercato ) * 0,025 mL<br />
( volume da prelevare ) = ( concentrazione standard cercato ) * 25 mL / 100 mg/L<br />
Volume per standard 0,5 mg/L = 0,5 mg/L * 25 mL / 100 mg/L = 0,125 mL<br />
Volume per standard 1 mg/L = 1 mg/L * 25 mL / 100 mg/L = 0,25 mL<br />
Volume per standard 3 mg/L = 3 mg/L * 25 mL / 100 mg/L = 0,75 mL<br />
Volume per standard 5 mg/L = 5 mg/L * 25 mL / 100 mg/L = 1,25 mL<br />
Si procede con la preparazione del primo standard.<br />
Trasferito il volume necessario si porta a volume. Parte dello standard così ottenuto si<br />
trasferisce nella Vaians che viene tappata ermeticamente pronta per l’ analisi.<br />
pagina 17 di 41
(ODERUD]LRQHGDWL<br />
Stage Ventina<br />
,&PHT/<br />
6RGLR $PPRQLR 3RWDVVLR &DOFLR 0DJQHVLR 6ROIDWL &ORUXUL 1LWULWL 1LWUDWL<br />
79 1950 m 0,025 0 0,00734 0,121307 0,18823 0,018226 0,020987 0 0,032366<br />
79 1960 m 0,019 0 0,002123 0,114022 0,10749 0,017321 0,014725 0 0,033978<br />
79 1980 m 0,010 0 0,003325 0,104192 0,102716 0,015645 0,003329 0 0,031834<br />
79ELV 1980 m 0,005 0 0 0,130489 0,25037 0,021786 0,000451 0 0,036817<br />
79 2080 m 0,011 0 0,002737 0,103493 0,091276 0,015437 0,008039 0,000869 0,031656<br />
79 2210 m 0,005 0 0 0,108633 0,08214 0,015551 0,000959 0,000696 0,033511<br />
79 2250 m 0,005 0 0 0,093313 0,079012 0,015822 0,003413 0 0,035897<br />
%RFFD*KLDFFLDLR 2261 m 0,012 0,018227 0,009284 0,109581 0,091029 0,01858 0,008322 0 0,432398<br />
)URQWH 2280 m 0,033 0,023435 0,01486 0,128293 0,095802 0,025867 0,021072 0,000696 0,370827<br />
99& 2300 m 0,006 0,006094 0,00289 0,01477 0,004774 0,002592 0,003667 0 0,657233<br />
99V 2385 m 0,012 0,021939 0,004143 0,01477 0,005844 0,004799 0,006178 0 0,429028<br />
99& 2400 m 0,009 0,01446 0,000512 0,002196 0 0,000812 0,004795 0,000935 0,003983<br />
99V 2530 m 0,037 0,025208 0,014323 0,02006 0,003539 0,00254 0,028152 0 0,43551<br />
99V 2585 m 0,014 0,025651 0,006215 0,013024 0,010864 0,001374 0,007504 0 0,139494<br />
99& 2650 m 0,025 0,019778 0,00642 0,007934 0 0,003383 0,020564 0 0,002177<br />
99& 2800 m 0,007 0,00615 0 0,006786 0 0,000437 0,004372 0 0,002371<br />
99& 2900 m 0,005 0,00615 0 0,008034 0 0,001228 0,000564 0 0,000484<br />
99& 2980 m 0,020 0,00892 0,007008 0,00499 0 0,000416 0,015176 0 0,010321<br />
99& 3000 m 0,008 0,020222 0,001049 0,002545 0 0,000448 0,005529 0 0,007386<br />
99& 3090 m 0,011 0,01313 0,001995 0,012275 0 0,001301 0,005557 0 0,044332<br />
99& 3095 m 0,007 0,021607 0,003299 0,006437 0 0,001936 0,001439 0 0,012143<br />
<br />
<br />
/S 2283 m 0,016 0 0,003811 0,066617 0,104691 0 0,011989 0,000804 0,025964<br />
/S 2283 m 0,009 0 0,002353 0,063673 0,105514 0 0,004344 0,000891 0,026496<br />
/S 2283 m 0,006 0 0,001049 0,07515 0,097119 0 0,003865 0 1,085051<br />
/S 2283 m 0,054 0,063213 0,010128 0,070858 0,143786 0 0,018843 0 0,029608<br />
/S 2283 m 0,015 0,00338 0,008184 0,066367 0,10642 0 0,018392 0,0005 0,029044<br />
pagina 18 di 41
87<br />
5/-<br />
6/<br />
3<br />
5/-<br />
6/<br />
3<br />
Stage Ventina<br />
¢¡¤£¥£ ¦¨§© ¦¦¢§©¥§¦¨¢¡<br />
0,300<br />
0,250<br />
0,200<br />
0,150<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
0,100<br />
4,<br />
0,050<br />
0,000<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
Sodio Ammonio Potassio Calcio Magnesio<br />
!" #%$'&#)()&%# *& &<br />
9'§:;¦¨§©"?¡¨:¤¡<br />
0,040<br />
0,035<br />
0,030<br />
0,025<br />
87<br />
0,020<br />
4,<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
0,015<br />
0,010<br />
0,005<br />
0,000<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
!" #%$'&#)()&%# *& &<br />
pagina 19 di 41
876/<br />
/- 3<br />
5/-<br />
6/<br />
3<br />
Stage Ventina<br />
9@§:¨;¦¨§©>A9B;=;C¡D§¨¡<br />
0,03<br />
0,025<br />
0,02<br />
0,015<br />
4-5<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
0,01<br />
4,<br />
0,005<br />
0<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
!" #%$'&#)()&%# *& &<br />
0,016<br />
9@§:;¦¨§©E¤¡© FF¢¡<br />
0,014<br />
0,012<br />
0,01<br />
0,008<br />
87<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
0,006<br />
4,<br />
0,004<br />
0,002<br />
0<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
!" #%$'&#)()&%# *& &<br />
pagina 20 di 41
87<br />
5/-<br />
6/<br />
3<br />
5/-<br />
6/<br />
3<br />
Stage Ventina<br />
9'§:;¦¨§© ¡=:¨¦¨>%GH¨>¡<br />
0,14<br />
0,12<br />
0,1<br />
0,08<br />
0,06<br />
4,<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
0,04<br />
0,02<br />
0<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
!I I#"$'&#)(&# I&J*& &<br />
9@§:;¦¨§©KLMD§¦F¢¡<br />
0,3<br />
0,25<br />
0,2<br />
0,15<br />
87<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
0,1<br />
4,<br />
0,05<br />
0<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
!" #%$'&#N(&# *& &<br />
pagina 21 di 41
87<br />
5/-<br />
6/<br />
3<br />
5<br />
6/ 8V<br />
Stage Ventina<br />
OM¢¡PEQ £ ¡D><br />
0,160<br />
0,140<br />
0,120<br />
0,100<br />
0,080<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
0,060<br />
4,<br />
0,040<br />
0,020<br />
0,000<br />
!" #%$'&#)()&%# *& &<br />
Sodio Ammonio Potassio Calcio Magnesio<br />
0,3<br />
GH¨>¡=R¢KLMD§¦F¢¡=R?¡¤>S ©¥<br />
0,25<br />
0,2<br />
0,15<br />
0,1<br />
0,05<br />
0<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
Calcio Magnesio Solfati<br />
T I#%$'&#)()&%# UI& &<br />
pagina 22 di 41
5<br />
6/ 87<br />
5<br />
6/ 87<br />
Stage Ventina<br />
GH¨>¡=R¢KLMD§¦F¢¡=R?¡¤>S ©¥<br />
0,3<br />
0,25<br />
0,2<br />
0,15<br />
0,1<br />
0,05<br />
0<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
T I#%$'&#)()&%# UI& &<br />
Calcio Magnesio Solfati<br />
0,040<br />
?¡¨:D¡=R¢GB>¡¤£¥W¢£X<br />
0,035<br />
0,030<br />
0,025<br />
0,020<br />
0,015<br />
0,010<br />
0,005<br />
0,000<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
T I#"$'&#)(&# U"& &<br />
Sodio<br />
Cloruri<br />
pagina 23 di 41
5<br />
6/ 87<br />
Stage Ventina<br />
E¤¡© FF¢¡C?¡¨:¤¡=G'>¡D£XW¢£¥<br />
0,040<br />
0,035<br />
0,030<br />
0,025<br />
0,020<br />
0,015<br />
0,010<br />
0,005<br />
0,000<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
Sodio Potassio Cloruri<br />
T I#"$'&#)(&# U"& &<br />
0,7<br />
0,03<br />
9';=;C¡¤§¢¡¢R YZ©¥£ ©¥<br />
0,6<br />
0,025<br />
0,5<br />
0,02<br />
0,4<br />
0,015<br />
5<br />
6/ 8V<br />
0,3<br />
0,2<br />
0,01<br />
0,1<br />
0,005<br />
0<br />
0<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Bocca Ghiacciaio<br />
Fronte<br />
VVC1<br />
VVs1<br />
VVC2*<br />
VVs2<br />
VVs3<br />
VVC3<br />
VVC4<br />
VVC5<br />
VVC6<br />
VVC7<br />
VVC8<br />
VVC9<br />
T #%$'&N(&%# UI& &<br />
Nitrati<br />
Ammonio<br />
pagina 24 di 41
5<br />
6/ 87<br />
^<br />
87<br />
87<br />
5/-<br />
6/<br />
3<br />
5/-<br />
6/<br />
3<br />
Stage Ventina<br />
GH¨>¡¨R KLMD§¦F¢¡POM¢¡[E£<br />
0,16<br />
0,14<br />
0,12<br />
0,1<br />
0,08<br />
0,06<br />
0,04<br />
0,02<br />
0<br />
Lp1 Lp2 Lp3 Lp4 Lp5<br />
Calcio<br />
Magnesio<br />
T I#"$'&#N(&# *& &<br />
GH¨>¡¨R KLMD§¦F¢¡POM¢¡[E£<br />
0,16<br />
0,078<br />
0,14<br />
0,12<br />
0,1<br />
0,076<br />
0,074<br />
0,072<br />
0,07<br />
_^<br />
\]<br />
+2<br />
0,08<br />
0,068<br />
0,066<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
0,06<br />
0,064<br />
+,<br />
.-<br />
01-/ 2<br />
4,<br />
4,<br />
0,04<br />
0,02<br />
0,062<br />
0,06<br />
0,058<br />
0<br />
Lp1 Lp2 Lp3 Lp4 Lp5<br />
0,056<br />
T #%$'&#N(&# *& &<br />
Magnesio<br />
Calcio<br />
pagina 25 di 41
uv<br />
qxw<br />
z{y<br />
z<br />
}<br />
r ts<br />
qp<br />
Stage Ventina<br />
&RQVLGHUD]LRQLDQGDPHQWRJUDILFL<br />
Il campionamento del torrente è stato strutturato in modo da poter dare l’ idea di come<br />
un corso d’ acqua si arricchisca di sostanze durante il suo procedere e di come possa<br />
essere utile analizzare le sue acque per rivelare la composizione delle rocce su cui<br />
scorre. Sono dunque stati scelti 6 siti di campionamento, a partire da una distanza di<br />
10 m dalla bocca del ghiacciaio (sito TV1) scendendo fino ad arrivare in prossimità<br />
del Rifugio (sito TV6); durante il campionamento del sito TV4 ci si è accorti che a<br />
fianco di questa diramazione del torrente principale (riconoscibile dall’ acqua di un<br />
colore biancastro, tipico dei torrenti nati da scioglimento di ghiacciai) scorreva un<br />
torrente dall’ acqua limpida. Incuriositi abbiamo condotto anche il campionamento di<br />
quest’ acqua dando alla luce il sito TV4bis.<br />
Ad una visione globale ci si è subito accorti della presenza di una voce fuori dal coro,<br />
il sito TV4bis per l’ appunto. La sua acqua è risultata del tutto diversa da quella del<br />
TV4 a lui affiancato e si è dunque cercato di spiegare da dove nascessero queste<br />
differenze.<br />
Le concentrazioni di calcio, magnesio e solfati per il TV4bis risultano completamente<br />
fuori dal quadro generale come mostra il grafico qui di seguito:<br />
0,3<br />
0,025<br />
`Habcde¢fghai¤jk%l¨de¢f"me¤bn a%o¥d<br />
0,25<br />
0,02<br />
0,2<br />
0,015<br />
z{<br />
0,15<br />
|v<br />
}~<br />
0,01<br />
€v<br />
{<br />
0,1<br />
qp<br />
r ts<br />
0,05<br />
0,005<br />
0<br />
0<br />
TV6<br />
TV5<br />
TV4<br />
TV4bis<br />
TV3<br />
TV2<br />
TV1<br />
Calcio Magnesio Solfati<br />
Si potrebbe pensare che anche il TV6 si comporti in modo anomalo pur essendo di<br />
acqua biancastra, dunque proveniente dal ghiacciaio come il TV4. Ma non bisogna<br />
scordare che il TV4bis si immette poco dopo del TV5 e che dunque l’ acqua del TV6<br />
è inquinata da quella del TV4bis.<br />
Ma come mai più alte concentrazioni di Calcio, Magnesio e Solfati?<br />
pagina 26 di 41
Stage Ventina<br />
La risposta l’ abbiamo cercata confrontando la cartina IGM con le carte geologiche<br />
della zona. Conoscendo la posizione del punto di campionamento (grazie alla<br />
georeferenziazione eseguita sul campo) si è ricostruito il corso del torrente passante<br />
per il TV4bis sulla cartina IGM.<br />
Dalla carta geologica il torrente risulta scorrere su affioramenti di Calcio, Magnesio e<br />
Solfati.<br />
*KLDFFLDLRHWRUUHQWL<br />
Facendo una valutazione complessiva dei dati ottenuti dalle nostre analisi eseguite sui<br />
campioni prelevati dal ghiacciaio e dalle acque del torrente sottostante, possiamo<br />
notare che i valori di calcio, magnesio e solfati, hanno sostanzialmente lo stesso<br />
andamento. Il &D è presente in tutti i siti di campionamento del ghiacciaio mentre si<br />
può notare che lo ione 0J compare solo in prossimità dei seracchi, dove vi è un<br />
grande attrito con la roccia sottostante e soprattutto una grande confluenza di<br />
materiale minerario proveniente dalle morene laterali.<br />
Un andamento simile a quello del calcio lo si può riscontrare anche per quanto<br />
riguarda la presenza di solfati. Infatti sul ghiacciaio si ha il deposito di polveri<br />
(CaSO 4 ). A partire dalla bocca del ghiacciaio si nota che:<br />
- Ca 2+ deriva da CaSO 4 e calcio presenti nelle oficalciti.<br />
2-<br />
- La valle fa da bacino ed in essa si raccoglie SO 4 proveniente da polveri<br />
atmosferiche, a cui si somma un piccolo contributo derivante dall’ apparato<br />
litologico.<br />
-<br />
Gli ioni K + , Na + e Cl - sono presenti in maggior quantità nei torrenti rispetto al<br />
ghiacciaio poiché l’ acqua interagisce con le rocce che rilasciano ioni: proprio per<br />
questo motivo si può ipotizzare che il valore di conducibilità misurato nei torrenti, sia<br />
maggiore rispetto a quello del ghiacciaio.<br />
pagina 27 di 41
Stage Ventina<br />
/DJR3LUROD<br />
Le analisi effettuate sulle acque del Lago Pirola ad una prima analisi mostrano una<br />
certa uniformità dei dati ad eccezione del sito Lp4 come mostra il seguente grafico<br />
ricavato dai dati sotto riportati:<br />
/DJR3LUROD<br />
&RQFHQWUD]LRQHPHT/<br />
0,160<br />
0,140<br />
0,120<br />
0,100<br />
0,080<br />
0,060<br />
0,040<br />
0,020<br />
0,000<br />
Lp1 Lp2 Lp3 Lp4 Lp5<br />
Sodio Ammonio Potassio Calcio Magnesio<br />
&21&(175$=,21,PHT/<br />
6,72',<br />
&$03,21$0(172 62',2 $0021,2 327$66,2 &$/&,2 0$*1(6,2<br />
/S 0,016 < <strong>LO</strong>D 0,003811 0,066617 0,104691<br />
/S 0,009 < <strong>LO</strong>D 0,002353 0,063673 0,105514<br />
/S 0,006 < <strong>LO</strong>D 0,001049 0,07515 0,097119<br />
/S 0,054 0,063213 0,010128 0,070858 0,143786<br />
/S 0,015 0,00338 0,008184 0,066367 0,10642<br />
Questa differenza nasce dalla particolare locazione del sito: in sua prossimità sfocia<br />
infatti un piccolo ruscello che scorre in una zona ricca di serpentiniti e gabbri. Il<br />
contatto con queste rocce è appunto confermato dal ritrovamento di concentrazioni<br />
abbastanza rilevanti di magnesio (Mg 2+ dato dalle serpentiniti) e di sodio (Na + dovuto<br />
alla presenza di gabbri).<br />
pagina 28 di 41
Stage Ventina<br />
Il sito Lp3, invece, presenta una concentrazione di nitrati (NO 3 - ) visibilmente molto<br />
alta: siamo di fronte ad un probabile caso di inquinamento del campione; avendo<br />
eseguito un solo campionamento del suddetto sito, non è possibile giungere ad una<br />
conferma certa.<br />
1LWUDWL<br />
1,2<br />
&RQFHQWUD]LRQHPHT/<br />
1<br />
0,8<br />
0,6<br />
0,4<br />
0,2<br />
0<br />
Lp1 Lp2 Lp3 Lp4 Lp5<br />
L’ inquinamento di un campione può nascere da una erronea manipolazione del<br />
campione durante il prelievo o dall’ utilizzo di barattoli e provette sporche, ma come<br />
già accennato non possiamo escludere la possibilità di un inquinamento del sito<br />
stesso.<br />
L’ analisi della domanda di ossigeno chimico (COD), che riflette la quantità di<br />
composti organici in decomposizione, ha riportato valori riconducibili<br />
all’ inquinamento (derivato da idrocarburi), alla presenza di fauna acquatica e di<br />
animali al pascolo nella zona.<br />
Sono state effettuate analisi anche per mezzo di una sonda multiparametrica, che è<br />
stata calata in acqua in due diversi siti, il primo dei quali in corrispondenza<br />
dell’ immissario. La conducibilità elettrica rimane costante nel sito 2, ma tende a<br />
scendere con l’ aumentare della profondità nel primo, grazie all’ apporto di minerali<br />
dovuto all’ immissario. In entrambi i casi, il pH tende a diventare sempre più acido<br />
man mano che ci si avvicina al fondo, probabilmente a causa della diminuzione della<br />
concentrazione di Ossigeno. E’ interessante notare che la temperatura scende nel<br />
primo sito, ed aumenta nel secondo, e se ne può dedurre che è il torrente a<br />
determinare queste condizioni.<br />
pagina 29 di 41
'$7,&21621'$08/7,3$5$0(75,&$<br />
Stage Ventina<br />
'(37+P S+ &(PV 7ƒ& 2 5('2; 785%<br />
6,0 6,7 0,0114 2,6 6,31 2,450 12<br />
5,48 6,8 0,0114 2,6 6,32 2,400 12<br />
5,0 6,8 0,0114 2,6 6,33 2,380 12<br />
4,5 6,8 0,0115 2,7 6,32 2,390 12<br />
4,0 6,8 0,0115 2,8 6,35 2,370 12<br />
3,5 6,8 0,0115 2,8 6,29 2,370 12<br />
3,0 6,8 0,0115 2,9 6,31 2,360 11<br />
2,5 6,8 0,0115 2,9 6,30 2,350 11<br />
2,0 6,8 0,0115 2,9 6,28 2,350 11<br />
1,6 6,8 0,0116 3,0 6,26 2,37 10<br />
1,0 6,8 0,0118 3,3 6,3 2,36 11<br />
0,0 6,9 0,012 3,8 6,31 2,26 7<br />
SITO 2 (sponda arrivo sulla sinistra orografica)<br />
'(37+P S+ &(PV 7ƒ& 2 5('2; 785%<br />
5,76 5,84 0,0117 2,90 6,33 3,73 12,00<br />
5,00 5,60 0,0117 2,60 6,30 3,73 16,00<br />
4,50 5,70 0,0117 2,70 6,29 3,87 16,00<br />
4,00 5,63 0,0117 2,60 6,29 3,72 15,00<br />
3,50 5,74 0,0118 2,50 6,30 3,60 12,00<br />
3,00 5,98 0,0117 2,40 6,26 3,70 15,00<br />
2,50 6,07 0,0117 2,40 6,26 3,53 12,00<br />
2,00 6,35 0,0117 2,10 6,26 3,32 12,00<br />
1,50 6,41 0,0117 2,10 6,25 3,26 11,00<br />
1,00 6,33 0,0117 2,20 6,25 3,27 2,00<br />
pagina 30 di 41
Ž<br />
– •<br />
Stage Ventina<br />
S+<br />
7,0<br />
6,8<br />
6,6<br />
6,4<br />
6,2<br />
6,0<br />
5,8<br />
5,6<br />
5,4<br />
5,2<br />
5,0<br />
0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00<br />
pH sito 1 pH sito 2<br />
‚ƒ
“—<br />
˜<br />
–<br />
š<br />
Stage Ventina<br />
7HPSHUDWXUD<br />
4,0<br />
3,5<br />
3,0<br />
2,5<br />
2,0<br />
1,5<br />
1,0<br />
0,5<br />
0,0<br />
0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00<br />
‚Qƒ
Stage Ventina<br />
5('2;<br />
4,500<br />
4,000<br />
3,500<br />
3,000<br />
2,500<br />
2,000<br />
’›œž<br />
Ÿ<br />
1,500<br />
1,000<br />
0,500<br />
0,000<br />
0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00<br />
RED-OX Sito 1 RED-OX Sito 2<br />
‚Qƒ
½¼<br />
»´º<br />
´<br />
¸<br />
Stage Ventina<br />
'DWLNLWGXUH]]DDFTXD<br />
S+ FRQG 7HPS $OF 'XU<br />
/3 8 20,4 4,8 0,25 0,17<br />
/3 7,04 19 5,2 0,4 0,2<br />
/3 7,8 18,7 4,6 0.35 0,11<br />
/3 7,7 19,5 4,7 0,2 0,05<br />
/3 7,66 20,9 5 0,4 0,2<br />
79<br />
79 6,73 8,71 1,3 0,175 0,4<br />
79 7,3 20,4 3,9 0,1 0,125<br />
79 7 21,5 4,8 0,15 0,125<br />
79 7,05 24,8 7,1 0,3 0,25<br />
79 7,53 34,9 3,8 0,25 0,18<br />
0,45<br />
@†‡¨¡Œ¢¨†‰
¹³ º ±<br />
Á¼³ º<br />
Stage Ventina<br />
@†‡¡Œ¢¨†‰
»´º<br />
´<br />
¸<br />
Stage Ventina<br />
@†‡¡¨Œ¢¨†‰
ÛÜÝ<br />
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´<br />
¸<br />
Stage Ventina<br />
Å@ÆǨÈÉCʨÆË
Stage Ventina<br />
6SHGL]LRQH3DVVR&DVVDQGUD 19/06/2002<br />
Data 19/06/2002<br />
Ore 5:15<br />
Sveglia<br />
Appena svegliati si prepara lo zaino ci si veste e si lasciano le camere per far<br />
colazione. Il morale, anche se assonnati, è alto e pian piano ci si ritrova all’ esterno<br />
del rifugio per distribuire e controllare l’ attrezzatura. Scarponi, ramponi, imbracature,<br />
ghette, piccozze, corde, indumenti, occhiali da sole (il sole riflesso dal ghiaccio può<br />
dar molto fastidio) e tutto il necessario per i campionamenti di neve: i barattoli.<br />
Ore 6:15<br />
Si parte per affrontare la tappa di avvicinamento al ghiacciaio. Il cielo è solcato da<br />
qualche nuvola solitaria. Il tempo promette bene!<br />
Il tragitto si snoda al centro della valle, ancora poco illuminata, costeggiando il<br />
torrente.<br />
Dopo tre quarti d’ ora di cammino, la selva, nella quale spiccano esemplari di 3LQXV<br />
0XJXV e /DUL[ 'HFLGXD, essenze tipiche dell’ alta quota, si dirada lentamente<br />
lasciando esposti i suggestivi depositi glaciali. Un luogo magnifico in cui ci si<br />
addentra con lo spirito con cui si valica il portale di un tempio; un paesaggio e<br />
un’ atmosfera solenni.<br />
Due imponenti morene laterali della piccola età glaciale ci inghiottono,<br />
accompagnandoci sino alla fronte del ghiacciaio. La nostra meta è celata dalla grande<br />
YHGUHWWD, molto più in alto.<br />
Sfruttando i detriti posti sulla prima parte del ghiacciaio(grandi massi sono semi<br />
immersi nel ghiaccio come tante isole), ci si prepara alla lunga ascesa; si montano<br />
ghette, ramponi, si indossano gli imbrachi, le giacche , si preparano i guanti. Dopo<br />
aver mangiato e bevuto qualcosa per rifocillarsi, ci si controlla un po’ a vicenda per<br />
esser sicuri che tutti quanti siano correttamente attrezzati. La montagna è un luogo a<br />
volte sottovalutato, tanto bello quanto pericoloso. Niente va lasciato al caso; noi non<br />
lo faremo.<br />
Ore 8:30<br />
Tutti saggiamo per un momento il ghiaccio. Quando si indossano i ramponi bisogna<br />
far attenzione a camminare con le gambe leggermente divaricate perché le punte<br />
acuminate potrebbero far inciampare; e questo non è bene. Ben presto si è tutti<br />
convinti della fedeltà dei propri ramponi e il Vanni è pronto a guidarci oltre gli ultimi<br />
detriti dove sarà necessario assicurarsi con la corda.<br />
pagina 38 di 41
Stage Ventina<br />
La grande minaccia di un ghiacciaio sono i crepacci. Questi si possono trovare in<br />
qualsiasi punto e possono essere visibili o no a seconda dello strato di neve che li<br />
sovrasta. Un crepaccio coperto da un leggero strato di neve diventa invisibile e molto<br />
pericoloso , perché capitarci sopra vuol dire caderci dentro.<br />
Le escursioni su ghiacciaio vanno affrontate in “ cordata” . Questo è il termine con cui<br />
si indica un gruppo di persone (di solito da 2 a 6) assicurate tra di loro tramite una<br />
corda e caratteristici nodi. Lungo il percorso si cammina in fila indiana in modo tale<br />
da diminuire le probabilità di incrociare un crepaccio. Tra una persona e l’ altra vanno<br />
lasciati dai 4 agli 8 metri di corda così che nell’ eventualità che una di esse cada in un<br />
crepaccio, non trascini di conseguenza tutti gli altri tutte le altre.<br />
Le cordate sono così composte:<br />
,FRUGDWD ,,FRUGDWD ,,,FRUGDWD ,9FRUGDWD<br />
Vanni (capo Alessandro Conti Prof. Andrea Pozzi Emiliano Alquà<br />
cordata, guida (capo cordata) (capo cordata ) (capo cordata)<br />
alpina)<br />
Giovanni Strona Filippo Cassina Daniela Fanetti Massimo Fusaro<br />
Silvia Terrana Andrea Berlusconi Tommaso Rongoni Stefano Rigamonti<br />
Cinzia Di Luca Mattia Terzaghi Gabriele Carugati Andrea Lurgi<br />
Roberto Senilunti<br />
Damiano Monticelli<br />
Il sole ci avvolge poco sopra la fronte incendiando la neve; è una nota positiva anche<br />
se oltre i 2300 metri di altezza l’ aria diventa più che fresca. La salita è lunga e va<br />
affrontata ad un andatura moderata, soprattutto lungo i grandi pendii. Stranamente da<br />
lontano il ghiacciaio appare sempre schiacciato, alcuni suo tratti sono confusi tra loro,<br />
come celati volontariamente. Man mano che si avanza, esso si mostra però in tutta la<br />
sua grandezza, svelando piane di cui si ignora l’ esistenza. Niente è scontato in<br />
montagna.<br />
Il paesaggio in compenso è meraviglioso, tutto intorno le cime si innalzano impervie<br />
e maestose.<br />
Ogni tanto è il sordo boato del ghiaccio che si spacca e rotola a valle e il lontano<br />
fragore del torrente. Degli strani insetti simili a formiche si cibano di invisibile<br />
nutrimento sulla superficie della neve, mentre qualche rara cornacchia strilla alta nel<br />
celo. Qui siamo degli stranieri.<br />
Dopo un paio d’ ore di cammino Cinzia e Silvia si sentono affaticate e decidono<br />
prudentemente di staccarsi dal gruppo. Vanni scova un luogo sicuro dove le due<br />
nostre compagne possano aspettare in tutta tranquillità il nostro ritorno. Ci si assicura<br />
che abbiano tutto il necessario per l’ attesa; loro dovranno aspettare qualche ora ferme<br />
(non si può mettersi a gironzolare per un ghiacciaio), mentre il freddo non attenderà<br />
neanche un secondo.<br />
pagina 39 di 41
Stage Ventina<br />
Le lasciamo alle nostre spalle; una massiccia colata di ghiaccio, appesa ad una parete<br />
rocciosa, sembra osservarle dall’ alto.<br />
Il ghiacciaio dalla sua fronte sino al Passo Cassandra, nostra meta, copre un dislivello<br />
di circa 800 metri. E’ molto faticoso, soprattutto per chi la montagna la vede dalla<br />
finestra di camera sua. Il Passo Cassandra è ormai in vista da un po', sembra quasi a<br />
portata di mano, ma Andrea L., Filippo e Gabriele sono “ distrutti” , abbandoneranno il<br />
gruppo prima di raggiungere il seracco terminale.<br />
Le tre cordate “ reduci” , affrontato un ultimo duro pendio, dovranno superare il<br />
seracco terminale; un crepaccio trasversale, che corre lungo l’ intera larghezza del<br />
ghiacciaio.<br />
I seracchi si formano in zone del ghiacciaio, che a causa della roccia sottostante,<br />
sono soggette a un lavoro di tensione.<br />
SERACCO<br />
Il seracco, nella sua parte destra orografica, è solcato da un ponte di neve, che ci<br />
permette di oltrepassarlo. Da qui l’ apertura appare non più larga di mezzo metro, ma<br />
di certo il solco si inabissa per diverse decine. Vanni raccomanda ai timorosi di non<br />
guardare verso il basso mentre ci si passa sopra, ma la curiosità è tanto forte da<br />
attirare lo sguardo di noi tutti.<br />
Oltre il seracco sono pochi i passi che ci separano dalla nostra meta ed è durante<br />
questi ultimi sforzi che la mente si abbandona, ancor prima di aver guadagnato il<br />
passo, all’ eccitazione.<br />
Si prova una sensazione di enfasi e di superiorità che in città non ti è concessa: “ Io,<br />
minuscola creatura, sto conquistato con grande sforzo il mio posto accanto a questi<br />
dei rocciosi” .<br />
ORE 12:45<br />
Siamo sul passo, chi esausto chi meno. Si beve e si mangia qualcosa, prediligendo le<br />
bevande e le cibarie dolci, molto dolci. Qualcuno prudentemente si cambia la<br />
maglietta, gli altri hanno troppo freddo per farlo. Siamo a quota 3095 metri le nuvole<br />
si fanno più fitte e il vento sferza freddo tra il passo.<br />
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Stage Ventina<br />
Scattate le foto di rito, si è pronti per il lavoro che ci ha costretti sin quassù: il<br />
campionamento delle nevi. Si è deciso di campionare ogni 100 metri partendo proprio<br />
da poco sotto il passo, fino alla fronte del ghiacciaio e all’ interno di un crepaccio<br />
situato un centinaio di metri prima del passo. Ovviamente le operazioni non sono<br />
state eseguite durante la salita, per un fattore di carico: ci saremmo appesantiti<br />
durante l’ ardua ascesa.<br />
Per custodire i campioni si è utilizzati dei barattoli in polietilene a bassa densità.<br />
Quindi si procede a scavare un sottile strato di neve con lo stesso tappo del barattolo<br />
(affinché il campione risulti relativamente incontaminato), dopo utilizzando il<br />
barattolo come una paletta, si preleva una certa quantità di neve per “ avvinare” lo<br />
stesso. In fine si riempie il contenitore ricordandosi che la quantità di neve ha un<br />
volume minore della stessa quantità di acqua: in questo modo si evita di dover risalire<br />
1000 metri perché il campione non basta per tutte le analisi.<br />
A quota 2980 incrociamo un crepaccio che si inabissa per decine di metri nel<br />
ghiacciaio. Bisogna eseguire un campionamento al suo interno. Emiliano è scelto<br />
come volontario per l’ operazione. Nel mentre il Vanni scava una buca nel ghiaccio,<br />
poco sopra la soglia del crepaccio. Qui vi posiziona due piccozze a formare una X.<br />
Dopo aver legato una corda ai due attrezzi, riempie la buca; sta organizzando una<br />
“ sosta” a cui Emiliano verrà assicurato per discendere il crepaccio. Vanni da il via<br />
libera e così si ritrova nella bocca del crepaccio. La parete a monte è strapiombante,<br />
Emiliano è appeso letteralmente alla corda. La neve di fusione precipita all’ interno<br />
della “ bocca” in una miriade di gocce. A circa 25 metri un ponte di ghiaccio blocca la<br />
discesa; avvicinatosi alla parete inizia a pestare con la piccozza il ghiaccio; sotto il<br />
ponte che lo sorregge si trova l’ intero stomaco del crepaccio. Dopo aver avvinato il<br />
barattolo preleva un campione, e grida ai suoi compagni di tirarlo fuori di lì.<br />
Da lì in poi si prosegue con il lavoro di campionamento e di “ recupero compagni” ,<br />
sino alla fronte del ghiacciaio. Siamo tutti orgogliosi della nostra “ spedizione<br />
scientifica” , non si vede l’ ora di raggiungere il rifugio dove ci attendono il resto dei<br />
compagni e una cena degna dei nostri sforzi.<br />
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