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2010 è iniziato come Annus Mirabilis. Durante il suo scorrere ...

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I<strong>2010</strong> <strong>è</strong> <strong>iniziato</strong> <strong>come</strong> <strong>Annus</strong> <strong>Mirab<strong>il</strong>is</strong>. <strong>Durante</strong> <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>scorrere</strong> avremo infatti ben cinque anniversari canonici, tutti legati<br />

tra loro attraverso la meteorologia e rappresentati nella copertina di questo primo numero che segna “un cambio”<br />

anche nella grafica della Rivista.<br />

In considerazione di questa felice coincidenza astrale abbiamo chiesto a vari autori di scriverci articoli significativi dei<br />

vari eventi. Si inizia dal più antico dei fatti, <strong>il</strong> centenario: nel 1910 nacque infatti <strong>il</strong> Servizio di Meteorologia Aeronautica,<br />

<strong>il</strong> nostro antenato, con caratteri profondamente diversi da quanti erano già sulla scena sin dai secoli precedenti. La nascita<br />

del Servizio di Meteorologia Aeronautica segnò un momento di sostanziale cambiamento per la materia atmosferica.<br />

L’osservazione e la previsione del tempo si estesero nello spazio per cogliere quei dettagli fino ad allora trascurati che<br />

divennero indispensab<strong>il</strong>i per garantire che quei pezzi di ferro, legno e tela potessero librarsi nell’aria in condizioni di sicurezza.<br />

Ancora oggi, a un secolo di distanza, la meteorologia aeronautica <strong>è</strong> la più accurata e da essa discendono le altre,<br />

quasi <strong>come</strong> una benefica ricaduta. Successivamente, andando in ordine decrescente d’anzianità, così <strong>come</strong> si conviene<br />

nelle Forze Armate dove l’anzianità fa grado, celebriamo i 70 anni della nostra Rivista di Meteorologia Aeronautica:<br />

un bellissimo traguardo. Fondata nel 1937 fu sospesa durante gli anni del conflitto per cui la sua numerazione si <strong>è</strong> sfasata<br />

di un po’ rispetto al secolo, ma per noi sono settanta annualità edite e questo conta. Segue a un decennio di distanza,<br />

e quindi celebra i <strong>suo</strong>i 60 anni, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, l’Agenzia delle Nazioni Unite che rappresenta le<br />

attività meteorologiche sul globo. Ente fondamentale per le attività di coordinamento che svolge, fa sì che la meteorologia<br />

sia una scienza omogenea e quindi <strong>come</strong> branca della fisica sia riproducib<strong>il</strong>e. Ogni misurazione fatta seguendo le raccomandazioni<br />

dell’organizzazione genera misure omogenee e confrontab<strong>il</strong>i tra loro indipendentemente dal luogo e dal<br />

tempo in cui sono state effettuate. Scendendo lungo la chioma di Crono troviamo <strong>il</strong> cinquantenario delle “Frecce Tricolori”,<br />

la Pattuglia Acrobatica Nazionale vanto e orgoglio dell’Aeronautica M<strong>il</strong>itare italiana. Da 50 anni evoluiscono nei cieli<br />

portando <strong>il</strong> Tricolore nelle più remote lande della Terra a ricordare l’italico ardimento per la gioia dei grandi e dei piccini.<br />

Anche loro però prima di ogni volo acrobatico o di trasferimento chiedono all’aruspice meteorologo le condizioni che <strong>il</strong><br />

tempo riserberà loro. Ultima celebrazione <strong>è</strong> riservata al venticinquennale delle attività italiane nel continente antartico.<br />

Oggi queste azioni sono condotte dal Piano nazionale di ricerca in Antartide, organismo creato proprio con lo scopo di<br />

dare unità alle ricerche in terra australe. Sin dalla prima spedizione la meteorologia ha avuto un ruolo importantissimo<br />

per lo svolgimento delle operazioni e per le ricerche sul clima e sull’ambiente, sia antartico sia generale del pianeta. I nostri<br />

colleghi sono presenti dall’inizio per dare <strong>il</strong> loro contributo professionale alle attività nelle condizioni estreme polari,<br />

senza però sottrarsi alle attività di ricerca sul clima. Un numero quindi ricco di celebrazioni ma anche di informazioni su<br />

un ampio panorama di eventi. Buona lettura.<br />

Costante De Simone


RIVISTA DI METEOROLOGIA AERONAUTICA - N° 1/<strong>2010</strong><br />

ANNO 70 N° 1 GENNAIO - MARZO <strong>2010</strong><br />

Organo del Servizio<br />

Meteorologico dell’Aeronautica<br />

Sommario<br />

Anno 70° gennaio - marzo <strong>2010</strong><br />

Editoriale<br />

Costante De Simone 1<br />

<strong>2010</strong>: un anno di ricorrenze<br />

Paolo Capizzi 5<br />

Un sistema integrato per <strong>il</strong> supporto alle previsioni<br />

meteorologiche<br />

Paola Colagrande, Marco Fontana 19<br />

Il sistema di previsione del mare "NETTUNO"<br />

Luciana Bertotti, Luigi Cavaleri, Costante<br />

De Simone, Lucio Torrisi, Antonio Vocino 25<br />

A proposito di meteorologia<br />

Un inspiegab<strong>il</strong>e fenomeno meteorologico: <strong>il</strong> "Minigap"<br />

Gianpaolo Miniscalco 37


Notiziario<br />

EDITORE MINISTERO della DIFESA<br />

AERONAUTICA MILITARE<br />

STATO MAGGIORE AERONAUTICA<br />

UFFICIO GENERALE SPAZIO AEREO E METEOROLOGIA<br />

Legale rappresentante: gen. isp. Massimo Capaldo<br />

Le opinioni espresse negli articoli della Rivista di Meteorologia Aeronautica sono degli Autori e<br />

non riflettono necessariamente lo spirito del Servizio Meteorologico. La riproduzione degli articoli<br />

<strong>è</strong> consentita citando la fonte e inviando copia alla direzione della Rivista. La collaborazione<br />

alla Rivista <strong>è</strong> aperta a tutti gli studiosi.<br />

Periodico trimestrale fondato nel 1937<br />

Anno 70° gennaio-marzo <strong>2010</strong><br />

Fascicolo n.1<br />

Registrazione n. 191/1984<br />

Tribunale di Roma-Sez. Stampa<br />

Direttore responsab<strong>il</strong>e:<br />

Costante De Simone<br />

Redazione:<br />

Paolo Capizzi,<br />

Marina Bonanni, Maria Paola Giammatteo, IItalo Piattelli<br />

Comitato scientifico:<br />

Paolo Pagano, Sergio Pasquini, Paolo Cesolari<br />

Corrado Tedeschi, Paolo Malco, Tiziano Colombo,<br />

Luigi De Leonibus, Massimo Ferri, Gaetano Cosimo Cacciola<br />

Consulenti di redazione:<br />

Adriano Raspanti, Roberto Tajani, Alessandro Galliani<br />

Progetto grafico e impaginazione:<br />

Italo Piattelli<br />

Direzione e produzione<br />

Rivista di Meteorologia Aeronautica<br />

Viale dell’Università, 4 - 00185 Roma Italia<br />

tel.:+39 06 4986 7039- fax.:+39 06 4986 7051<br />

Esercitazione "Amitie 2009" 41<br />

Sommario climatologico italiano<br />

del trimestre gennaio - marzo <strong>2010</strong><br />

gennaio 44<br />

febbraio 56<br />

marzo 68<br />

sito web:www.meteoam.it - e-ma<strong>il</strong>:rivista@meteoam.it<br />

La Rivista di Meteorologia <strong>è</strong> ceduta esclusivamente per abbonamento postale.<br />

L’abbonamento dà diritto a ricevere quattro fascicoli della pubblicazione.<br />

Le quote per <strong>il</strong> <strong>2010</strong> sono:<br />

Abbonamento annuale<br />

Italia: € 20,00 - Estero: € 30,00<br />

Fascicoli arretrati<br />

Italia: € 5,00 - Estero: € 7,50<br />

L’abbonamento può essere acceso mediante versamento sul c/c postale 597005 intestato a:<br />

COMAER - Quartier Generale - Servizio Amministrativo - Rivista di Meteorologia<br />

Viale dell’Università, 4 - 00185 Roma.<br />

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L’abbonamento decorre dal primo numero ut<strong>il</strong>e successivo alla data del versamento.<br />

Per accelerare le pratiche di accensione dell’abbonamento si prega di inviare<br />

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Stampa e fotocomposizione:<br />

STILGRAFICA s.r.l.<br />

Via Ignazio Pettinengo, 31/33<br />

00159 Roma - Italia<br />

Tel.: +39 06 43588200 - Fax.: +39 06 4385693


In senso orario: cento anni di Meteorologia Aeronautica,<br />

sessant’ anni dell’Organizzazione Mondiale di Meteorologia,<br />

cinquant’anni della creazione della Pattuglia Acrobatica<br />

Nazionale, ovvero delle Frecce Tricolori, venticinque<br />

anni di collaborazione del Servizio Meteorologico<br />

dell’A.M. con <strong>il</strong> Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide;<br />

a sinistra, centrale, la nostra ricorrenza, ovvero <strong>il</strong><br />

70° anniversario della pubblicazione della prestigiosa Rivista<br />

di Meteorologia Aeronautica.


Lavoro pervenuto <strong>il</strong> 28/03/<strong>2010</strong><br />

<strong>2010</strong>:<br />

un anno di ricorrenze<br />

a cura di Paolo Capizzi<br />

Sommario - Il <strong>2010</strong> risulterà essere un anno particolare relativamente<br />

alle ricorrenze che riguardano la nostra F.A..<br />

Tra le tante, abbiamo scelto di evidenziare quelle che sono<br />

più consone all’attività svolta dal Servizio Meteorologico e<br />

quindi più significative. Sulla copertina, abbiamo voluto<br />

rappresentare <strong>il</strong> logo di ogni evento accompagnato da una<br />

breve descrizione per meglio evidenziare l’importanza<br />

della ricorrenza. Abbiamo seguito un criterio puramente<br />

cronologico, partendo quindi dai 100 anni della “meteorologia<br />

aeronautica” per continuare con i 70 anni di vita di<br />

questa prestigiosa rivista. Ma non rivestono minore importanza<br />

i 60 anni di attività dell’Organizzazione Mondiale<br />

per la Meteorologia e i 25 anni di collaborazione in<br />

campo meteorologico con le spedizioni italiane in Antartide.<br />

Infine, abbiamo voluto mettere in risalto anche<br />

l’evento per cui tutta l’Aeronautica M<strong>il</strong>itare si sta prodigando<br />

al fine di cerebrarlo nel migliore dei modi, ovvero<br />

<strong>il</strong> cinquantenario delle Frecce Tricolori, punto di eccellenza<br />

dell’Arma Azzurra che, insieme al Servizio Meteorologico<br />

costituiscono un binomio di indubbia visib<strong>il</strong>ità per la<br />

F.A., mettendo continuamente in luce le capacità e la preparazione<br />

dei nostri uomini. Come una staffetta nel tempo,<br />

insieme tramandano quell’eredità che già un secolo fa legava<br />

la meteorologia aeronautica all’assistenza dei primi<br />

palloni aerostatici del Regio Esercito.<br />

Summary - The year <strong>2010</strong> w<strong>il</strong>l result to be a special year<br />

about recurrences in our Air Force. Among those, we have<br />

chosen to lay stress on those that have more sense for the<br />

activity of our meteorological service. On the cover of our<br />

meteorological magazine, we have decided to represent<br />

the logo of any chosen event matched with a brief description<br />

of the relative event. We have chosen a purely<br />

chronological criteria, starting with 100 years of aeronautical<br />

meteorology and going on with the 70 years of this<br />

prestigious magazine. It is not less important the 60 years<br />

of the World Meteorological Organization and the 25 years<br />

of collaboration in meteorological field with the antartica<br />

Italian project. The last but not the least we have wished<br />

to put in evidence also the event for that the entire Italian<br />

Air Force is making an effort, that is the 50 years of<br />

our acrobatic air patrol, the wellknown “frecce tricolori”,<br />

another eminent unit of the air force that, together the<br />

Meteorological Service, gives a wide visib<strong>il</strong>ity of ab<strong>il</strong>ity and<br />

training of our “men”. Like a relay in the time, together<br />

they transmit an inheritance that already<br />

bound a century ago the Aeronautical Meteorology to the<br />

first aerostat Real Army balloons activity.


La nascita della meteorologia aeronautica<br />

Vittorio Cantù, Gianluca Venanzi<br />

La storia dell’Osservatorio<br />

di Vigna di Valle<br />

<strong>è</strong> strettamente<br />

legata al sorgere<br />

della tecnicaaeronautica<br />

in Italia. Il Reparto dell’Esercito cui erano affidate le<br />

attività aeronautiche (nel 1906 denominato Brigata Specialisti<br />

del Genio) incominciò a ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> Lago di Bracciano<br />

quale campo sperimentale allorché Gaetano Arturo<br />

Crocco e Ottavio Ricaldoni costruirono un aliscafo per provare<br />

eliche aeree (1905-1907). Alla fine del 1906, <strong>il</strong> maggiore<br />

Maurizio Moris, comandante del Reparto summenzionato,<br />

chiese un ufficiale adatto a impiantare un<br />

osservatorio aerologico. Nel novembre del 1907 l’ottenne<br />

nella persona del tenente Att<strong>il</strong>io Cristoforo Ferrari <strong>il</strong> quale,<br />

dopo aver visitato i principali osservatori aerologici europei,<br />

intraprese la costruzione dell’edificio nel giugno del<br />

1909, mentre già si eseguivano le prime misurazioni mediante<br />

palloni p<strong>il</strong>ota con attrezzature di fortuna. I lavori<br />

procedettero alacremente e già nel maggio del 1910 ebbe<br />

inizio l’attività regolare dell’Osservatorio. L’intendimento<br />

del maggiore Moris era la costituzione di un Osservatorio<br />

che avrebbe dovuto «curare studi e lavori di esplorazione<br />

dell’atmosfera (alta e bassa) intesi a contribuire convenientemente<br />

alla migliore conoscenza dell’oceano aereo<br />

nel quale i nascenti aeromob<strong>il</strong>i dovevano navigare» (Att<strong>il</strong>io<br />

Cristoforo Ferrari: vita e opere nelle sue memorie,<br />

Roma - Associazione Culturale Aeronautica 1950).<br />

L’Osservatorio di Vigna di Valle in analogia a quello di<br />

Lindenberg (Berlino), diretto dal professor Richard Assmann<br />

e visitato dal Ferrari, era composto da:<br />

• un fabbricato principale, sede degli uffici, della biblioteca<br />

e dei gabinetti scientifici;<br />

• una rimessa per ricoverare palloni frenati, cervi volanti<br />

e palloni sonda;<br />

• un fabbricato destinato a ospitare un’officina meccanica<br />

di precisione e un’officina elettrica;<br />

• una torretta c<strong>il</strong>indrica del diametro di circa 4 metri girevole<br />

intorno al <strong>suo</strong> asse e contenente un verricello elettrico<br />

per le ascensioni dei cervi volanti e dei palloni frenati.<br />

Contemporaneamente, nel luglio del 1910, <strong>il</strong> Comitato<br />

Talassografico Italiano, costituito l’anno precedente dalla<br />

Società italiana per <strong>il</strong> progresso delle scienze, acquistò ca-<br />

rattere ufficiale ed ebbe anche <strong>il</strong> compito di provvedere<br />

all’esplorazione dell’atmosfera nei riguardi della navigazione<br />

aerea. Il Ferrari incominciò subito a operare per riunire<br />

in un unico servizio tutte le stazioni aerologiche italiane.<br />

Una convenzione tra i Ministeri della Guerra e<br />

dell’Agricoltura, Industria e Commercio e <strong>il</strong> Comitato Talassografico<br />

Italiano approvata nell’ottobre del 1911 e<br />

sancita da un decreto nel febbraio del 1912 istituì <strong>il</strong> Servizio<br />

Aerologico Italiano. Esso durò fino al 1925 ed ebbe<br />

sempre <strong>come</strong> centro l’Osservatorio di Vigna di Valle, che<br />

in quel periodo si chiamò Regia Stazione Aerologica principale.<br />

Sebbene <strong>il</strong> Ministero della Pubblica Istruzione non<br />

avesse partecipato alla convenzione, furono comandati<br />

presso l’Osservatorio alcuni professori delle scuole medie<br />

superiori che poi non abbandonarono più gli studi aeronautici<br />

e meteorologici: Cesare Fabris (marzo 1911), Giulio<br />

Elliot e Raffaele Gia<strong>come</strong>lli (novembre 1913), Giuseppe<br />

Crestani e Mario Tenani (gennaio 1915). <strong>Durante</strong> la<br />

prima guerra mondiale la stazione contribuì allo sforzo bellico<br />

aeronautico svolgendo in particolare le seguenti attività:<br />

• taratura e riparazione degli strumenti di bordo (l’impianto<br />

costruito nel 1916 per eseguire tali lavori fu uno dei<br />

primi al mondo);<br />

• sv<strong>il</strong>uppo delle tecniche per tenere conto dei fattori meteorologici<br />

nella determinazione della rotta degli aeromob<strong>il</strong>i;<br />

• istruzione meteorologica del personale aeronautico.<br />

L‘attività didattica del personale della stazione, che<br />

aveva avuto inizio con <strong>il</strong> corso di meteorologia e aerologia<br />

tenuto dal Fabris nel 1912-1913 alla Scuola di Costruzioni<br />

Aeronautiche, nel periodo bellico fu notevolmente intensificata<br />

ad opera del Crestani, del Gia<strong>come</strong>lli e del Tenani.<br />

Foto d’epoca della sensoristica della stazione meteo di<br />

Vigna di Valle.


Torretta per <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio dei cosidetti “cervi volanti” ovvero,<br />

aqu<strong>il</strong>oni dotati di alcuni sensori meteo.<br />

Il primo quindicennio di vita dell’Osservatorio rappresenta<br />

certamente <strong>il</strong> periodo nel quale esso fu più conosciuto<br />

e incise maggiormente sullo sv<strong>il</strong>uppo della scienza<br />

e della tecnica nazionale. Non soltanto ne trattarono<br />

spesso riviste tecniche, ma la rivista mens<strong>il</strong>e del Touring<br />

Club Italiano gli dedicò un ampio ed esauriente articolo<br />

nell’ottobre del 1913 e la 1 a edizione della Guida d’Italia<br />

dello stesso sodalizio, pur molto più succinta dell’attuale,<br />

nel descrivere <strong>il</strong> percorso Roma-Viterbo nota: «km 47<br />

ferm. Vigna di Valle: a poco distanza a d., l’edifico della<br />

Regia Stazione Aerologica principale....» Ne parlò anche<br />

l’allora diffusissima rivista “La Lettera” nel 1915. Il Ferrari<br />

divenne l’anima dell’attività di ricerca e sperimentazione<br />

della Regia Aeronautica e fu tra l’altro <strong>il</strong> creatore dei<br />

grandiosi impianti di Guidonia. L’Elliot, con la costituzione<br />

del Ministero dell’Aeronautica, divenne capo della<br />

Sezione Aerologica dell’ufficio dell’aviazione civ<strong>il</strong>e e traffico<br />

aereo. L’8 novembre 1927 perse la vita in un incidente<br />

di volo a Centocelle. Nell’agosto del 1937 la Stazione Aerologica<br />

Sperimentale assunse <strong>il</strong> nome di Osservatorio<br />

Scientifico Sperimentale di Meteorologia Aeronautica (OS-<br />

SMA) e venne intitolato alla memoria del maggiore Elliot,<br />

continuando la propria attività con prestigio fino all’ 8 set-<br />

<br />

tembre 1943. Il Gia<strong>come</strong>lli, forse influenzato dall’eccezionale<br />

personalità di Gaetano Arturo Crocco, <strong>il</strong> più eminente<br />

tra i tecnici che realizzarono i primi dirigib<strong>il</strong>i m<strong>il</strong>itari<br />

italiani, si appassionò ai problemi aeronautici in<br />

generale e fu, per lunghissimi anni, <strong>il</strong> redattore capo dell’Aerotecnica,<br />

la rivista dell’omonima associazione. Il Fabris<br />

e <strong>il</strong> Crestani passarono al Magistrato delle Acque e ne<br />

crearono la sezione meteorologica, senz’altro la più importante<br />

dal punto di vista scientifico tra quelle degli Enti<br />

periferici del Servizio Idrografico dei Lavori Pubblici. Il Crestani<br />

insegnò inoltre all’università di Padova consolidandone<br />

la tradizione di studi meteorologici avviata da Luigi<br />

De Marchi, <strong>il</strong> grande precursore che nel 1884 intravide<br />

l’ut<strong>il</strong>ità di supporre costante la velocità nei moti atmosferici.<br />

Il Tenani, nel 1924, fu chiamato all’Istituto Idrografico<br />

della Marina <strong>come</strong> professore di meteorologia e<br />

geofisica e diede notevole impulso alla sezione geofisica<br />

dell’istituto, provvedendo anche a pubblicare diversi manuali<br />

di fondamentale importanza. Il periodo successivo<br />

alla grande guerra <strong>è</strong> meno ben documentato del precedente.<br />

Verso <strong>il</strong> 1923, l’Osservatorio divenne sede dei corsi<br />

della scuola aerologisti. I corsi di formazione e perfezionamento<br />

per ufficiali geofisici che vi si tennero più tardi,<br />

videro tra gli insegnanti figure <strong>come</strong> i professori F<strong>il</strong>ippo<br />

Eredia, Raul B<strong>il</strong>ancini e Oreste De Pasquale. I danni causati<br />

dalla Seconda Guerra Mondiale furono notevoli e le attività<br />

dell’Osservatorio ripresero solo nel 1952, con la realizzazione<br />

di strumenti di nuova concezione, l’organizzazione<br />

di reti di misura e la riparazione e sperimentazione di radiosonde,<br />

apparecchiature ideate per la misura della pressione,<br />

temperatura, direzione e intensità del vento e umidità<br />

che, portate nell’atmosfera da un pallone-sonda,<br />

trasmettono a terra i r<strong>il</strong>evamenti effettuati ai vari livelli.<br />

Altri compiti d’indagine assegnati furono la misura dell’elettricità<br />

atmosferica, della turbolenza nei bassi strati<br />

e della radiazione solare. Iniziò un crescente potenziamento<br />

dell’Osservatorio, che fu dotato di officine e laboratori<br />

propri, sotto <strong>il</strong> cui coordinamento scientifico vennero<br />

istituiti gli osservatori di Monte Cimone, di Cagliari,<br />

di Messina e di Taranto. Nel 1979 l’Osservatorio completò<br />

<strong>il</strong> <strong>suo</strong> potenziamento e assunse l’attuale configurazione.<br />

Dal 1985 l’Ente ha assunto <strong>il</strong> nome di “Reparto Sperimentazioni<br />

di Meteorologia Aeronautica” (ReSMA). Attualmente<br />

<strong>il</strong> Reparto, dipendente dal CNMCA, assicura la gestione<br />

operativa di una stazione per le osservazioni meteorologiche<br />

che effettua servizio 24 ore su 24. Nell’ambito dei propri<br />

compiti istituzionali, continua a garantire <strong>il</strong> controllo<br />

di qualità delle osservazioni meteorologiche, a certificare,<br />

per <strong>il</strong> Servizio Meteorologico, la rispondenza della


strumentazione meteo agli standard nazionali e internazionali<br />

e ad effettuare campagne di misurazioni speciali<br />

che consentono di valutare le diverse prestazioni degli apparati<br />

osservativi di interesse.<br />

Tra queste, si ricorda l’ultima campagna internazionale,<br />

organizzata dall’OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale),<br />

per <strong>il</strong> confronto tra pluviometri di diversa fattura<br />

e concezione tecnica, mirata soprattutto alla misura dell’intensità<br />

di precipitazione (fondamentale per gli eventi<br />

estremi) nonché la misura accurata del consueto valore cumulato<br />

su tempi lunghi. Il Reparto gestisce, inoltre, una<br />

Unità Meteo Mob<strong>il</strong>e operativa, ovvero un mezzo attrezzato<br />

per le osservazioni e le previsioni, di cui può avvalersi anche<br />

personale meteorologico proveniente dagli Enti territoriali,<br />

consentendo <strong>il</strong> supporto e l’assistenza meteorologica<br />

per diverse esigenze sul territorio nazionale, anche<br />

non legato a quelle di F. A.. Ultimamente si può citare l’impiego<br />

in supporto alle operazioni di aiuto per <strong>il</strong> disastroso<br />

terremoto de L’Aqu<strong>il</strong>a, disponendosi in piena operatività in<br />

meno di due ore dall’ordine di missione per la zona interessata<br />

dal sisma, con grande beneficio per quanti si sono<br />

trovati ad operare in condizioni di grave disagio materiale<br />

e morale per fornire <strong>il</strong> migliore soccorso alle popolazioni<br />

colpite. Inoltre <strong>il</strong> ReSMA gestisce e cura gli archivi della<br />

rete di osservazioni speciali, <strong>come</strong> per l’ozono (tre stazioni:<br />

Vigna di Valle, Monte Cimone e Messina), la radiazione<br />

solare globale e durata del soleggiamento (30 stazioni),<br />

l’anidride carbonica (1 stazione: Monte Cimone) e<br />

l’analisi chimica delle precipitazioni. Nell’ambito del programma<br />

dell’Organizzazione Mondiale di Meteorologia,<br />

denominato (Global Atmosphere Watch) GAW (veglia mondiale<br />

dell’atmosfera), i dati di ozono vengono inviati al<br />

Centro di Raccolta Mondiale di Downsvieu in Canada, quelli<br />

Foto d’epoca dell’attuale sede del ReSMA.<br />

di radiazione solare globale e durata del soleggiamento al<br />

(World Radiation Data Center) WRDC di San Pietroburgo in<br />

Russia e quelli di precipitazione al Centro Mondiale di raccolta<br />

di Albany (New York).<br />

70 anni di storia della Rivista di Meteorologia Aeronautica<br />

Gaetano Cosimo Cacciola<br />

La Rivista di Meteorologia<br />

Aeronautica <strong>è</strong> l’organo<br />

di informazione tecnicoscientifico<br />

professionale<br />

del Servizio Meteorologico<br />

dell’Aeronautica. La pubblicazione,<br />

diffusa in Italia<br />

e all’estero, costituisce un<br />

insostituib<strong>il</strong>e strumento di<br />

informazione per la collettività<br />

meteorologica nazionale<br />

e un valido terreno di<br />

confronto per tutti gli operatori del settore. Nella sua duplice<br />

veste, specialistica e divulgativa, essa consente la<br />

presentazione di lavori e ricerche originali, promuove la<br />

meteorologia italiana e fa conoscere le attività e le linee<br />

di sv<strong>il</strong>uppo del Servizio Meteorologico. Le funzioni di editore<br />

sono svolte, su delega del Ministro, dal capo del Servizio<br />

Meteorologico, attualmente <strong>il</strong> generale ispettore<br />

Massimo Capaldo, mentre <strong>il</strong> direttore responsab<strong>il</strong>e <strong>è</strong> <strong>il</strong><br />

brigadier generale Costante De Simone che ricopre anche<br />

l’incarico di direttore del Centro Nazionale di Meteorologia<br />

e Climatologia Aeronautica di Pratica di Mare (RM).<br />

Quest’anno ricorre <strong>il</strong> 70° anno di attività della Rivista, <strong>il</strong><br />

cui primo numero vide la luce nel luglio del 1937. Da allora<br />

“molte pagine” sono state scritte e vogliamo di seguito<br />

ricordare <strong>il</strong> cammino della Rivista, diviso in serie secondo<br />

una variazione cromatica della copertina.<br />

La prima serie, “bianco-celeste” (1937-1943) (vedi immagine<br />

soprastante), risultava molto curata, nel classico<br />

st<strong>il</strong>e dell’epoca e sulla copertina, di un colore bianco-celeste<br />

con varie tonalità, oltre al titolo in alto, un bel disegno<br />

simbolizzante <strong>il</strong> diuturno impegno del Servizio e dei<br />

meteorologi di quel tempo (figura in apertura). A suggellare<br />

l’opera, la firma prestigiosa del prof. F<strong>il</strong>ippo Eredia,<br />

vero animatore e promotore dell’iniziativa editoriale nonché<br />

primo direttore della Rivista. Con questa veste tipografica<br />

la Rivista continua le sue pubblicazioni fino al 1943<br />

quando, per i noti avvenimenti conseguenti all’armistizio<br />

dell’8 settembre, sospende l’attività. In questa prima fase


furono pubblicati complessivamente<br />

26 fascicoli.<br />

Dopo la sosta forzata dovuta<br />

agli eventi bellici, la<br />

ripresa delle pubblicazioni<br />

avvenne nel 1948, con la<br />

seconda serie, “avorio”<br />

(1948-1975).<br />

Dopo la morte improvvisa<br />

del prof. F<strong>il</strong>ippo Eredia,<br />

(14 febbraio 1948), gli<br />

successe <strong>come</strong> direttore <strong>il</strong><br />

prof. Raoul B<strong>il</strong>ancini, già allievo di Eredia e insigne studioso,<br />

<strong>il</strong> quale diresse egregiamente <strong>il</strong> periodico fino alla<br />

fine del 1967. La veste tipografica cambiò radicalmente .<br />

Aspetto sobrio, con la copertina realizzata prevalentemente<br />

di un unico colore di fondo avorio su carta molto<br />

sott<strong>il</strong>e, tant’<strong>è</strong> che i pochi numeri superstiti presentano<br />

qualche problema di consistenza. Si decise di dare al periodico<br />

una nuova impronta; così <strong>come</strong> recita la premessa<br />

del primo fascicolo della nuova serie, <strong>il</strong> proposito principale<br />

fu quello di recuperare <strong>il</strong> tempo perduto nel progetto<br />

scientifico a causa degli eventi di guerra. La collaborazione<br />

fu aperta a tutti gli studiosi della materia, non necessariamente<br />

del Servizio, sia italiani sia stranieri. Si diede ampio<br />

spazio alla recensione di libri e articoli e ai notiziari<br />

sull’attività meteorologica in campo internazionale. Nacquero<br />

le due storiche rubriche: <strong>il</strong> Notiziario e In margine<br />

e, con <strong>il</strong> fascicolo numero due del 1948, a firma dell’ormai<br />

celeberrimo col. Edmondo Bernacca, anche Il tempo in Italia,<br />

una delle più seguite sezioni della Rivista e che, ancor<br />

oggi, offre un’analisi retrospettiva delle condizioni meteorologiche<br />

sul nostro Paese. Il col. Bernacca curò ininterrottamente<br />

la rubrica per ben 19 anni, fino al dicembre<br />

del 1967. Complessivamente, in questo secondo periodo<br />

furono pubblicati 108 fascicoli e tre supplementi. Alla fine<br />

del 1967, dopo 19 anni di assiduo e fecondo impegno, <strong>il</strong><br />

prof. B<strong>il</strong>ancini lasciò la Rivista. A seguito della costituzione<br />

del Centro Nazionale per la Fisica dell’Atmosfera e la Meteorologia<br />

(CeNFAM), attualmente IFA, in seno al Consiglio<br />

Nazionale delle Ricerche (CNR), <strong>il</strong> campo di studi della rivista<br />

si ampliò notevolmente. Dalla stretta collaborazione<br />

con <strong>il</strong> Servizio Meteorologico si sv<strong>il</strong>upparono numerosi<br />

studi e ricerche scientifiche, i cui risultati furono puntualmente<br />

pubblicati sulla Rivista.<br />

Con riferimento agli aspetti legali, dal 1968 la direzione<br />

del periodico fu istituzionalmente destinata al capo<br />

del Servizio Meteorologico in carica. Fu così che al prof. B<strong>il</strong>ancini<br />

successe <strong>il</strong> gen. prof. Giorgio Fea fino alla fine del<br />

<br />

1971. Successivamente, alla direzione del periodico si<br />

sono succeduti: <strong>il</strong> gen. Antonio Serra fino alla fine del<br />

1973; <strong>il</strong> gen. Giuseppe Cena fino alla fine del 1977; <strong>il</strong> gen.<br />

Vittorio Mastino fino al settembre del 1978; <strong>il</strong> gen. Raffaele<br />

Ferraris fino al dicembre 1979; <strong>il</strong> gen. Roberto Pirro<br />

fino al settembre 1983; <strong>il</strong> gen. Abele Nania fino al dicembre<br />

1986; <strong>il</strong> gen. Sabino Palmieri fino al dicembre 1988; <strong>il</strong><br />

gen. Francesco Fantauzzo fino al dicembre 1991; <strong>il</strong> gen.<br />

Giuseppe Faraco fino al giugno 1993; <strong>il</strong> gen. Carlo Finizio<br />

fino al febbraio 1999.<br />

Dal primo marzo 1999, data di chiusura dell’Ispettorato<br />

Telecomunicazioni e Assistenza al Volo (ITAV) e di nascita<br />

dell’Ufficio Generale per la Meteorologia (UGM), oggi 2°<br />

Reparto dell’Ufficio generale Spazio Aereo e Meteorologia<br />

(USAM), la funzione di editore, precedentemente svolta<br />

dall’Ispettore, <strong>è</strong> stata assegnata, su delega del Ministro, direttamente<br />

al capo del Servizio Meteorologico, <strong>il</strong> quale nomina,<br />

a sua volta, <strong>il</strong> direttore responsab<strong>il</strong>e. Così, fino al 15<br />

maggio 2001 la funzione di editore <strong>è</strong> stata svolta dal gen.<br />

Roberto Epifani; successivamente, dal gen. Roberto Sorani,<br />

quindi dal gen. Massimo Capaldo, attuale capo del Reparto<br />

Meteorologia dell’USAM. L’incarico di direttore responsab<strong>il</strong>e<br />

<strong>è</strong> stato assegnato al col. Stefano Zanni fino al dicembre<br />

1999, dopodiché fino a oggi, l’incarico <strong>è</strong> ricoperto dal<br />

brigadier generale Costante<br />

De Simone, attuale<br />

direttore del CNMCA. All’inizio<br />

del 1976 la veste<br />

tipografica della rivista<br />

cambiò nuovamente e<br />

siamo alla terza serie, “blu<br />

ardesia” (1976-1983), con<br />

la copertina blu ardesia<br />

con riquadro bianco a<br />

tutta pagina, titolo in<br />

bianco e, in basso al centro,<br />

per la prima volta, <strong>il</strong><br />

logo del Servizio Meteorologico. Con <strong>il</strong> numero 2 del 1978<br />

finalmente appare anche <strong>il</strong> primo disegno a colori; fino ad<br />

allora infatti, la stampa della rivista, eccezion fatta per la<br />

copertina, era stata eseguita rigorosamente in bianco e<br />

nero anche per i disegni e le fotografie. E’ questo <strong>il</strong> periodo<br />

durante <strong>il</strong> quale si consolida la collaborazione tra <strong>il</strong> Servizio<br />

Meteorologico e <strong>il</strong> Centro internazionale di cultura<br />

scientifica “Ettore Majorana” di Erice; <strong>il</strong> numero 2-3 del<br />

1980 della Rivista, fu interamente dedicato al primo corso<br />

della scuola, dal titolo Previsioni a breve e lungo termine<br />

nell’area mediterranea; l’edizione, interamente in lingua<br />

inglese, consentì di portare a conoscenza dei lettori


una considerevole parte della produzione scientifica<br />

emersa durante lo svolgimento del corso. Analoga iniziativa<br />

si ebbe con la pubblicazione<br />

del numero 2-3 del<br />

1982 che presentò i risultati<br />

del terzo corso della<br />

scuola di Erice dal titolo<br />

Previsioni meteorologiche<br />

con modelli a griglia fine.<br />

La serie si concluse con <strong>il</strong><br />

fascicolo numero 3 del<br />

1983. In questa terza fase<br />

furono pubblicati complessivamente<br />

26 fascicoli.<br />

Con la quarta serie “blu<br />

notte” (1984-2001), la copertina risulta più moderna, con<br />

titolo in alto e la parte restante occupata da un’immagine<br />

fotografica spesso attinente ad uno degli argomenti trattati<br />

all’interno. La serie ebbe varie vicissitudini e, dal<br />

1988, si stab<strong>il</strong>izzò con la pubblicazione di solo due fascicoli<br />

semestrali. Complessivamente, fino al 2001, la serie<br />

ha visto la pubblicazione di 39 fascicoli e 9 supplementi.<br />

Con <strong>il</strong> supplemento del 1994 fu data una nuova impostazione<br />

alla Rivista; atteso l’interesse crescente per l’andamento<br />

degli eventi atmosferici, <strong>il</strong> contenuto della rubrica<br />

Il tempo in Italia fu progressivamente arricchito con dati<br />

climatici e medie statistiche e si diede corso alla pubblicazione<br />

di un inserto parallelo alla rivista, supplemento appunto,<br />

dal titolo Sommario climatologico. L’esperimento<br />

piacque ai lettori e, dal 1996, <strong>il</strong> sommario assunse dignità<br />

quasi pari a quella della Rivista e la sua pubblicazione divenne<br />

regolare fino al 1999. Nel 1997, oltre al normale supplemento<br />

climatologico del fascicolo 1-2, fu pubblicato un<br />

secondo supplemento dal titolo: Informazioni sul Servizio<br />

Meteorologico dell’Aeronautica; si trattava di un’ut<strong>il</strong>e<br />

monografia che riassumeva sinteticamente <strong>il</strong> ruolo e i<br />

compiti del momento svolti dal Servizio Meteorologico, con<br />

particolare riferimento alla<br />

cooperazione in campo internazionale.<br />

In concomitanza<br />

con la soppressione<br />

dell’ITAV e la nascita dell’UGM<br />

nell’ambito del Comando<br />

Squadra Aerea, la<br />

pubblicazione della Rivista <strong>è</strong><br />

ripresa con nuovo impulso<br />

sotto la direzione, dal 2000,<br />

dell’allora Col. Costante De<br />

Simone. Con la quinta serie,<br />

“blu manganese” (2002-2007), viene ripristinata la cadenza<br />

trimestrale del periodico in modo da poter informare<br />

con maggior tempestività i lettori sui principali avvenimenti<br />

in campo nazionale e internazionale. Con <strong>il</strong><br />

primo numero del 2002 si <strong>è</strong> anche deciso di aggiornare la<br />

veste tipografica. Il logo del Servizio Meteorologico, ormai<br />

conosciuto in tutto <strong>il</strong> mondo, <strong>è</strong> stato inserito direttamente<br />

nel titolo e in ultima di copertina; si <strong>è</strong> deciso di inserire<br />

l’indirizzo web del nuovo sito del Servizio Meteorologico<br />

www.meteoam.it, sul quale la Rivista <strong>è</strong> integralmente<br />

consultab<strong>il</strong>e on-line. Anche le pagine interne sono state rivisitate<br />

e, dato <strong>il</strong> crescente interesse per gli avvenimenti<br />

meteorologici nella vita di tutti i giorni, la rubrica climatologica<br />

<strong>è</strong> stata arricchita e ampliata; la parte statisticoclimatologica<br />

<strong>è</strong> stata estesa a tutti gli osservatori meteorologici<br />

dell’Aeronautica M<strong>il</strong>itare e quella relativa al tempo<br />

in Italia <strong>è</strong> stata pure ampiamente rivisitata e ampliata, sia<br />

nella parte descrittiva sia nella parte di presentazione dei<br />

campi barici e dell’analisi frontale.<br />

Con la soppressione dell’UGM e la nascita dell’Ufficio<br />

Generale Spazio Aereo e Meteorologia e <strong>il</strong> successivo trasferimento,<br />

nell’autunno del 2008, dalla sede di Centocelle<br />

a quella di Palazzo A.M., sono stati ulteriormente sv<strong>il</strong>uppati<br />

e consolidati i rapporti<br />

di collaborazione con la redazione<br />

della Rivista Aeronautica.<br />

Con la sesta serie,<br />

“aeronautica” (2007-2009)<br />

<strong>è</strong> stata nuovamente cambiata<br />

e migliorata la veste<br />

editoriale, resa più leggera<br />

e al passo con i tempi; si <strong>è</strong><br />

migliorata l’architettura<br />

delle pagine interne e l’impostazione<br />

grafica dei lavori<br />

proposti ai lettori, sempre<br />

in un’ottica di apertura e di collaborazione con tutta<br />

la comunità scientifica della meteorologia. E’ stato ampliato<br />

<strong>il</strong> notiziario ed <strong>è</strong> stato portato a termine con successo,<br />

<strong>il</strong> progetto di attualizzazione della rubrica statistico-climatologica.<br />

In pratica, all’inizio del 2008 <strong>è</strong> stato<br />

pubblicato un ricco supplemento contenente tutti i dati<br />

dell’intera annata 2007. Nel contempo, sui fascicoli base<br />

si <strong>è</strong> dato corso alla pubblicazione della nuova rubrica climatologica<br />

che adesso riporta dati e statistiche del trimestre<br />

di copertina nonché una ricca descrizione sinottica<br />

degli eventi meteorologici dello stesso periodo. In tal<br />

modo, l’immediatezza dell’informazione meteorologica<br />

coglie <strong>il</strong> lettore nel ricordo vivo degli eventi.


Per concludere queste brevi note storiche, si può affermare<br />

che la Rivista di Meteorologia Aeronautica, per quasi<br />

70 anni, con l’eccezione della breve parentesi della seconda<br />

guerra mondiale, ha sempre rappresentato un periodico<br />

unico nel <strong>suo</strong> genere nel panorama delle pubblicazioni<br />

scientifiche italiane ed internazionali. Da sempre<br />

all’avanguardia quanto a contenuti e attualità dei lavori<br />

presentati, <strong>è</strong> stata ed <strong>è</strong> una pubblicazione molto apprezzata<br />

in Italia e all’estero. Con <strong>il</strong> presente numero, si inaugura<br />

la settima serie (<strong>2010</strong>)<br />

che presenta delle importanti<br />

novità, sia dal punto<br />

di vista editoriale con una<br />

nuova grafica, sia nei contenuti<br />

con l’aggiunta, nella ormai<br />

consolidata rubrica climatologica,<br />

della verifica<br />

mens<strong>il</strong>e dell’attendib<strong>il</strong>ità<br />

del modello ad alta risoluzione<br />

COSMO-ME.<br />

I 60 anni dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale<br />

Massimo Capaldo<br />

Nel <strong>2010</strong> corrono i 60 anni<br />

dalla istituzione dell’Organizzazione<br />

Meteorologica<br />

Mondiale (OMM) la cui Convenzione<br />

fu ratificata <strong>il</strong> 23<br />

marzo 1950, giorno in cui da<br />

quell’anno, conseguentemente,<br />

si celebra la Giornata<br />

Meteorologica Mondiale.<br />

L’OMM, che attualmente consta<br />

di 189 membri, ovvero<br />

da tutti i Paesi che possano<br />

annoverare un servizio meteorologico organizzato, venne<br />

designata quale agenzia specializzata delle Nazioni Unite<br />

nell’anno successivo. Ciò in riconoscimento della sua potenzialità<br />

a contribuire ai processi di pace e benessere dell’umanità.<br />

Sessanta anni sono tanti. Tuttavia ne furono necessari<br />

più che altrettanti per giungere a tale importante<br />

risultato. In effetti, insieme a fondamentali scoperte tecnologiche,<br />

quali ad esempio l’invenzione del telegrafo<br />

(Morse, 1843) con le connesse potenzialità di scambio in<br />

tempi brevi di misure meteorologiche prese da Paesi diversi,<br />

furono i due Congressi intergovernativi di Vienna<br />

(1873) e Roma (1879) a tracciare <strong>il</strong> solco che quasi ottanta<br />

<br />

anni dopo ha portato alla costituzione dell’OMM. A Vienna<br />

ci si accordò su una sostanziale definizione di standard<br />

strumentali e osservativi, nonché sullo scambio delle misure<br />

effettuate e, con l’occasione, fu istituita la Organizzazione<br />

Meteorologica Internazionale (OMI). Un risultato<br />

fondamentale del Congresso tenuto a Roma nel 1879 fu<br />

l’istituzione di un Comitato Meteorologico Internazionale<br />

(IMC), precursore dell’attuale Consiglio Esecutivo dell’OMM,<br />

con la responsab<strong>il</strong>ità di rivedere periodicamente<br />

i progressi della OMI.<br />

Il Congresso di Roma (1879)<br />

Nonostante i primi due Congressi citati avessero carattere<br />

governativo, <strong>il</strong> Comitato Meteorologico Internazionale<br />

prese la decisione che, a tutti gli effetti, era più opportuno<br />

ed efficace che l’OMI funzionasse <strong>come</strong> Organizzazione<br />

Non-Governativa. Nel 1935 l’OMI decise di invitare i governi<br />

dei Paesi interessati a designare i direttori dei Servizi<br />

Meteorologici Nazionali a rappresentarli. Tale pratica,<br />

mantenuta in ambito OMM, porta attualmente a designare<br />

i Rappresentanti Permanenti in ottemperanza a tale prassi<br />

e alla Convenzione in vigore. Nel 1935, i direttori si riunirono<br />

in Commissioni Regionali, successivamente denominate<br />

Associazioni Regionali. La prima fu l’Africa che tuttora<br />

rappresenta la prima Associazione Regionale dell’OMM.<br />

Nel 1947 erano state ormai costituite sei Associazioni Regionali<br />

mentre l’attività meteorologica, dal momento che<br />

l’OMI non aveva un effettivo Segretariato, veniva svolta da<br />

Commissioni Tecniche cui partecipavano esperti inviati<br />

dai diversi direttori dei Servizi Meteorologici Nazionali su<br />

base volontaria. Le Commissioni affrontavano un ampio panorama<br />

di attività nei settori meteorologici sinottici legati<br />

all’agricoltura, all’oceanografia, all’aviazione con connessi<br />

interessi per le comunicazioni e per la climatologia.<br />

Altri soggetti applicativi includevano la radiazione terrestre,<br />

l’ozono, <strong>il</strong> magnetismo terrestre e l’elettricità at-<br />

Immagine del primo Congresso del WMO (World Meteorological<br />

Organization) tenutosi a Roma nel 1879.


mosferica. La ricerca era alle fondamenta dell’OMI che iniziò<br />

due importanti progetti nelle regioni polari collaborando<br />

con varie organizzazioni, e tale interesse si trasferì<br />

naturalmente all’OMM dei nostri tempi e fu strumentale al<br />

riconoscimento, già dal 1951, della nuova organizzazione<br />

quale agenzia specializzata delle Nazioni Unite per l’acqua,<br />

<strong>il</strong> tempo e <strong>il</strong> clima. Il numero dei membri <strong>è</strong> cresciuto<br />

rapidamente dai 37 del 1950 (l’Italia fu subito membro) ai<br />

<strong>suo</strong>i attuali 189, che includono 183 Stati e 6 Territori, ma<br />

<strong>è</strong> interessante osservare che, nell’ambito dell’organizzazione,<br />

tornata ad essere formalmente intergovernativa,<br />

sono state mantenute,<br />

quali organi costitutivi,<br />

le Associazioni<br />

Regionali e le<br />

Commissioni Tecniche,<br />

mentre a coadiuvare<br />

<strong>il</strong> Congresso,<br />

organo supremo dell’organizzazione,abbiamo<br />

da un lato <strong>il</strong><br />

Consiglio Esecutivo,<br />

moderno discendente<br />

Il gen. isp. Massimo Capaldo,<br />

Capo del Reparto Meteorologia<br />

dello SMA - USAM.<br />

del Comitato Internazionale<br />

dell’OMI, e <strong>il</strong><br />

Segretariato che con-<br />

duce l’importante opera di coordinamento internazionale<br />

necessaria ad assicurare la definizione, <strong>il</strong> consolidamento<br />

e <strong>il</strong> perseguimento dei diversi standard strumentali e procedurali<br />

nonché l’adeguamento delle capacità idro-meteoclimatiche<br />

degli Stati Membri. L’OMM ha sempre ben figurato<br />

nel <strong>suo</strong> periodo di attività: attraverso gli anni e grazie<br />

alle volontà del Congresso sono stati costruiti tutti quegli<br />

elementi funzionali volti ad assicurare lo scambio delle informazioni<br />

meteo-climatiche e idrologiche senza conoscere<br />

frontiere e senza limitazioni di carattere politico. In<br />

tal senso, negli anni sono stati avviati importanti ed essenziali<br />

Programmi di Cooperazione, primo fra tutti la Veglia<br />

Meteorologica Mondiale (1967) di enorme successo<br />

nell’assicurare, a carico dei membri, l’effettuazione, lo<br />

scambio globale delle osservazioni (Sistema Osservativo<br />

Globale), la loro disseminazione (Sistema di Telecomunicazioni<br />

Globale) e <strong>il</strong> loro processamento con analisi e modelli<br />

di previsione (Sistema Globale di Processamento<br />

Dati). Ciò ha consentito la messa a punto di previsioni di<br />

qualità sempre crescente, fino a raggiungere, oggi, con<br />

previsioni di sette giorni, una qualità equivalente a quella<br />

di previsioni per <strong>il</strong> giorno dopo caratteristica di sessanta<br />

anni fa. La guadagnata accuratezza ha reso le previsioni<br />

del tempo cruciali nel settore della sicurezza ma anche<br />

fondamentali nei settori socio-economici fino a rendere la<br />

meteorologia un elemento centrale alle diverse attività del<br />

mondo moderno. Le iniziative dell’OMM nel tempo sono<br />

state molteplici e di grande r<strong>il</strong>ievo. Menzionarle tutte richiederebbe<br />

molto più spazio di quello dedicab<strong>il</strong>e in questa<br />

breve nota. Tuttavia occorre citare certamente quelle<br />

che hanno maggiormente connotato l’organizzazione nella<br />

propria crescita a supporto degli Stati Membri. A valle<br />

della Prima Conferenza Mondiale sul Clima (1979), l’OMM<br />

ha intrapreso <strong>il</strong> Programma Climatico Mondiale (WCP) dedicato<br />

alla comprensione del sistema climatico per l’esigenza<br />

della società a interagire con la variab<strong>il</strong>ità del clima<br />

e delle sue mutazioni. A seguire, nello sforzo di comprensione<br />

e approfondimento delle problematiche ambiental<strong>il</strong>’OMM,<br />

ha intrapreso <strong>il</strong> Programma di Ricerca sull’Atmosfera<br />

(AReP) per <strong>il</strong> coordinamento e lo stimolo della ricerca<br />

sulla composizione dell’atmosfera e sulle previsioni numeriche<br />

con particolare attenzione sugli eventi estremi e<br />

i connessi impatti socio-economici, fondandolo su una<br />

componente di monitoraggio esercitata attraverso la rete<br />

di Veglia Atmosferica Globale (GAW) e sullo stimolo alla ricerca<br />

avanzata nei settori della modellistica atmosferica.<br />

Nel 1983, per agevolare gli Stati Membri nella costruzione<br />

delle applicazioni collegate alla fornitura dei Servizi Meteorologici<br />

Nazionali, l’OMM ha lanciato anche <strong>il</strong> Programma<br />

per le Applicazioni Meteorologiche (AMeP) che fornisce<br />

<strong>il</strong> supporto e <strong>il</strong> coordinamento necessari ai settori<br />

collegati alle risorse agricole e alimentari, la sicurezza ed<br />

efficienza alle attività di volo e alle operazioni collegate<br />

all’oceanografia nonché alla sicurezza dell’uomo in mare<br />

e lo sv<strong>il</strong>uppo delle infrastrutture e dei servizi pubblici dedicati.<br />

Facendo un salto ai tempi più recenti, vogliamo ricordare<br />

le importanti iniziative riferite al Programma di Riduzione<br />

dei Rischi determinati dai Disastri Naturali (DRRP)<br />

in cui <strong>il</strong> Servizio Meteorologico dell’Aeronautica M<strong>il</strong>itare <strong>è</strong><br />

stato tra i contributori più attivi portando la vasta esperienza<br />

maturata nel rapporto efficace e proficuo con <strong>il</strong> Dipartimento<br />

della Protezione Civ<strong>il</strong>e della Presidenza del<br />

Consiglio dei Ministri. Tale programma <strong>è</strong> ora trasversale<br />

alle diverse componenti e programmi dell’OMM istituendo<br />

procedure di messa a punto di specifici sistemi di allertamento<br />

(tsunami, uragani tropicali, ecc.) attraverso una<br />

fitta rete di enti responsab<strong>il</strong>i e centri regionali specializzati<br />

in collegamento con istituti contribuenti a diverso titolo.<br />

In tal senso l’OMM ha messo a profitto anni di cooperazione<br />

con altri importanti organizzazioni in uno<br />

sv<strong>il</strong>uppo sinergico di iniziative che altrimenti non avreb-


ero potuto trovare completo soddisfacimento all’interno<br />

della sola OMM. Per tutte basti menzionare <strong>il</strong> Programma<br />

della Ricerca sul Clima Globale in cooperazione con <strong>il</strong><br />

Consiglio Internazionale delle Unioni Scientifiche (ICSU) e<br />

l’UNESCO e l’International Panel for Climate Change<br />

(IPCC) co-sponsorizzato con <strong>il</strong> Programma Ambientale delle<br />

Nazioni Unite (UNEP) che nel 2007 ha ricevuto <strong>il</strong> premio<br />

Nobel per la Pace (insieme ad Al Gore ex vice-presidente<br />

degli Stati Uniti) per i «loro sforzi di costruzione e disseminazione<br />

di una più vasta conoscenza della variab<strong>il</strong>ità climatica<br />

antropogenica e per aver posto le fondamenta all’individuazione<br />

delle misure da prendere per contrastare<br />

tale variab<strong>il</strong>ità».<br />

Non occorre evidenziare che <strong>il</strong> successo dell’OMM sia<br />

stato costruito sul coinvolgimento dei diversi Paesi alle proprie<br />

attività, sullo sv<strong>il</strong>uppo di una cooperazione funzionale<br />

ad assicurare <strong>il</strong> progresso anche dei paesi in via di sv<strong>il</strong>uppo<br />

o con economie in transizione, garantendo la possib<strong>il</strong>ità ai<br />

Servizi Idro-Meteorologici nazionali di dotarsi degli strumenti<br />

necessari ad assistere i governi locali nei propri<br />

progetti di sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e<br />

delle diverse attività socio-economiche.<br />

Ciò usufruendo<br />

di importanti<br />

contributi del Programma di<br />

Sv<strong>il</strong>uppo delle Nazioni Unite<br />

(UNDP), della Banca Mondiale,<br />

del Programma Alimentare<br />

Mondiale (PAM) e<br />

anche, più recentemente,<br />

della Commissione Europea.<br />

L’attuale sede del WMO a<br />

Ginevra.<br />

I professionisti del volo acrobatico: 50 anni della PAN<br />

Alessandro Cornacchini<br />

Un altro evento di<br />

particolare r<strong>il</strong>evanza<br />

per l’A.M. italiana che<br />

si celebra in quest’anno<br />

<strong>è</strong> <strong>il</strong> 50° anniversario<br />

della creazione delle<br />

note “Frecce Tricolori”,<br />

uno dei fiori all’occhiello<br />

della Forza Armata<br />

insieme al Servizio<br />

Meteorologico. In<br />

realtà <strong>il</strong> volo acrobatico<br />

ha origini più remote:<br />

era infatti <strong>il</strong> novembre 1929 quando i sergenti Citi e Briz-<br />

<br />

zolari, a bordo di due velivoli Fiat CR.20 del 1° Stormo Caccia,<br />

effettuarono alcuni passaggi a bassa quota sull’aeroporto<br />

di Campoformido realizzando una serie di looping a<br />

distanza, allora, proibitiva, ala contro ala. I due p<strong>il</strong>oti volevano<br />

mettere in evidenza in modo così spettacolare che<br />

un volo tanto spericolato era in realtà un’esigenza della<br />

“caccia”, che avrebbe permesso di ottenere <strong>il</strong> massimo nel<br />

combattimento aereo. Il colonnello Rino Corso Fougler,<br />

loro comandante, sposò in pieno quella tesi e la rappresentò<br />

ai superiori riuscendo a convincerli. Nacque così la<br />

stagione epica del volo acrobatico m<strong>il</strong>itare. Le prime pattuglie<br />

acrobatiche furono inizialmente individuate nell’ambito<br />

dei reparti da caccia: alla pattuglia del 1° Stormo<br />

seguì, nel ´36, la formazione del 4° Stormo e poi quella del<br />

6° e del 53° Stormo, che suscitarono da subito ammirazione<br />

e apprezzamento, in Italia e all’estero. Dopo la 2a Guerra Mondiale, in perfetta concordanza con la rinascita<br />

dell’Aeronautica, manifestazioni nazionali e internazionali<br />

fecero da ribalta a compagini alate leggendarie e l’acrobazia<br />

collettiva riprese dunque rapidamente quota.<br />

Negli anni 50, l’Italia veniva rappresentata dalla pattuglia<br />

del “Cavallino Rampante” della 4a Aerobrigata equipaggiata<br />

con De Hav<strong>il</strong>land DH-100 Vampire; dai Getti Tonanti<br />

della 5a Aerobrigata dotata di Republic F-84G<br />

Thunderjet; dalle Tigri Bianche della 51a Aerobrigata, con<br />

gli stessi velivoli; dal “Cavallino Rampante” della 4a Aerobrigata<br />

con i North American F-86E Sabre; dai “Diavoli<br />

Rossi” della 6a Aerobrigata con i Republic F-84F Thunderstreak;<br />

dai “Lancieri Neri” della 2a Aerobrigata su velivoli<br />

Sabre e infine di nuovo dai “Getti Tonanti” della 5a Aerobrigata<br />

con gli F-84F. Gli innumerevoli impegni della formazione<br />

acrobatica rendevano però sempre più diffic<strong>il</strong>e<br />

mantenere la formula dell’alternanza tra i reparti da caccia.<br />

Si rendeva perciò necessaria la costituzione di una pattuglia<br />

“dedicata”. Nel 1960 la pattuglia titolare era quella<br />

dei “Getti Tonanti” con i <strong>suo</strong>i F-84F, <strong>come</strong> pattuglia di<br />

Modello F-86 delle Frecce Tricolori 1958 - 1959.


iserva <strong>il</strong> “Cavallino Rampante” montata sugli F-86E. Questa<br />

pattuglia formò <strong>il</strong> nucleo del 313° Gruppo Addestramento<br />

Acrobatico “Frecce Tricolori” che nel 1961 lo Stato<br />

Maggiore dell’Aeronautica costituì con sede stab<strong>il</strong>e sull’aeroporto<br />

di Rivolto. Le “Frecce Tricolori” erano ben evidenti<br />

sulla livrea del Sabre: fondo blu con le strisce tricolori<br />

sul ventre delle superfici orizzontali e fregio sui fianchi<br />

che rappresentava un rombo celeste allungato con decorazione<br />

in nero e rosso all’interno, quindi le tre saette tricolori<br />

della PAN. La prima macchina in dotazione, la versione<br />

canadese del caccia statunitense F-86 E Sabre<br />

(sciabola), era caratterizzata dalla “coda volante” (piani<br />

orizzontali interamente mob<strong>il</strong>i e servocomandati), dal parabrezza<br />

a tre pannelli già introdotto sulle ultime serie (A-<br />

6 e A-7) di F-86A e dal radar di direzione tiro inserito nel<br />

“labbro” superiore della presa d’aria e collegato a un traguardo<br />

di puntamento computerizzato. Queste innovazioni<br />

erano state apportate per dare più efficacia al Sabre<br />

consolidando la sua superiorità complessiva rispetto al<br />

MIG-15 la cui comparsa nei cieli coreani aveva messo in<br />

crisi le forze aeree alleate. Nel 1964 le “Frecce Tricolori”<br />

acquisiscono una nuova macchina, <strong>il</strong> velivolo Fiat G 91 PAN<br />

e una diversa livrea: i rombi sulla fusoliera furono sostituiti<br />

da tre frecce st<strong>il</strong>izzate con i colori nazionali e la deriva fu<br />

contraddistinta da numeri individuali di colore giallo. La<br />

versione PAN del G 91, di esclusiva dotazione della Pattuglia<br />

Acrobatica, si differenzia dal G 91R per i comandi “desensib<strong>il</strong>izzati”<br />

con smorzatori di beccheggio (pitch damper),<br />

e per un impianto per i fumi colorati. Le armi, con <strong>il</strong><br />

relativo munizionamento, sono state sostituite da contrappesi<br />

sagomati (sostituzione reversib<strong>il</strong>e per riportare gli<br />

aerei alla configurazione operativa) e infine non vi sono in-<br />

Modello G 91 ut<strong>il</strong>izzato dalle “Frecce Tricolori” 1964 -<br />

1981.<br />

stallate le macchine fotografiche Vinten di serie sull’erre.<br />

Nel gennaio 1982 giungono a Rivolto i primi Aermacchi<br />

MB.339 A/PAN che equipaggiano ancora oggi le Frecce Tricolori<br />

e che sono vanto dell’Aeronautica italiana nel<br />

mondo.<br />

25 anni di collaborazione tra PNRA e Servizio Meteorologico<br />

dell’A.M.<br />

Roberto Cervellati, Andrea Pellegrini<br />

L’Italia <strong>è</strong> presente in<br />

Antartide con un programma<br />

scientifico governativo<br />

dal 1985. Tale<br />

programma noto sotto<br />

l’acronimo PNRA, Programma<br />

Nazionale di Ricerche<br />

in Antartide finanziato<br />

dal Ministero per<br />

l’Istruzione, l’Università<br />

e la Ricerca scientifica<br />

(MIUR) − compie nel <strong>2010</strong> venticinque anni di attività. Si<br />

<strong>è</strong> trattato di un arco di tempo che ha visto importanti mutamenti<br />

anche nelle aspettative dell’opinione pubblica<br />

mondiale. Alle prospettive iniziali di uno sfruttamento<br />

economico dell’Antartide si sono sostituite una crescente<br />

coscienza ambientale e la consapevolezza che questo continente<br />

rimane l’ultimo angolo incontaminato del Pianeta,<br />

con potenzialità uniche per aiutarci a capire una quantità<br />

di fenomeni fisici, chimici e biologici che riguardano sia <strong>il</strong><br />

nostro passato sia <strong>il</strong> nostro futuro. E’ soprattutto per tali<br />

valori che esso va studiato e consegnato a chi verrà dopo<br />

di noi. Dal punto di vista del diritto internazionale l’Antartide<br />

<strong>è</strong> una parte del pianeta non assoggettata alla sovranità<br />

di alcuno Stato. Esistono delle rivendicazioni territoriali,<br />

che però sono state sospese con l’entrata in<br />

vigore del Trattato internazionale per l’ Antartide. Il Trattato<br />

regola la presenza sul continente dei Paesi interessati.<br />

E’ stato stipulato nel 1959 fra 12 dei Paesi partecipanti<br />

all’Anno Geofisico Internazionale, allora appena<br />

concluso, ed <strong>è</strong> entrato in vigore nel 1961. Lo spirito del<br />

Trattato <strong>è</strong> quello di favorire una presenza pacifica nel<br />

continente e di assicurare nell’interesse dell’umanità la<br />

conservazione della fauna, della flora (invero esigua) e dell’ambiente<br />

naturale. Nel 1991 <strong>è</strong> stato siglato, ad integrazione<br />

del Trattato Antartico, un accordo di particolare r<strong>il</strong>ievo:<br />

<strong>il</strong> Protocollo sulla Protezione Ambientale. Noto anche


Principale area d’interesse italiano in Antartide.<br />

<strong>come</strong> Protocollo di Madrid, esso stab<strong>il</strong>isce la messa al<br />

bando, fino almeno al 2015, di ogni forma di sfruttamento<br />

minerario e impone alle nazioni operanti in Antartide la valutazione<br />

dell’impatto ambientale per qualsiasi attività. Al<br />

Trattato Antartico aderiscono oggi 46 Paesi che rappresentano<br />

più dell’80% della popolazione globale. Nel corso<br />

dell’Anno Geofisico Internazionale (1957-58), <strong>il</strong> mondo<br />

scientifico internazionale varò una organizzazione destinata<br />

a promuovere e coordinare la ricerca in Antartide: lo<br />

SCAR (Scientific Committee on Antarctic Research). Lo<br />

SCAR costituisce tuttora <strong>il</strong> più autorevole forum scientifico<br />

internazionale per l’Antartide. L’Italia ne fa parte dal<br />

1988. Il governo italiano ha sottoscritto <strong>il</strong> Trattato Internazionale<br />

per l’Antartide <strong>il</strong> 18 marzo 1981; <strong>il</strong> 10 giugno<br />

1985 <strong>è</strong> stata approvata la legge n. 284 istitutiva del PNRA.<br />

Il Programma di ricerca, sotto l’egida MIUR, include numerose<br />

discipline: scienze della Terra, fisica dell’atmosfera,<br />

cosmologia, biologia, medicina, oceanografia,<br />

scienze dell’ambiente, tecnologia. Nel corso del <strong>suo</strong> sv<strong>il</strong>uppo<br />

esso <strong>è</strong> stato indirizzato sempre più verso studi multidisciplinari<br />

aventi per oggetto i fenomeni globali che avvengono<br />

all’interno dell’atmosfera, della biosfera e della<br />

geosfera. Per 18 anni l’Ente per le Nuove tecnologie,<br />

l’Energia e l’Ambiente (ENEA) ha provveduto, d’intesa<br />

con <strong>il</strong> Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per i contenuti<br />

scientifici, all’attuazione dei programmi. Nel 2003<br />

tale ruolo <strong>è</strong> stato affidato ad un Consorzio costituito da<br />

quattro Enti dei quali uno <strong>è</strong> l’ENEA, gli altri sono <strong>il</strong> CNR,<br />

l’INGV e l’OGS. Al Consorzio, denominato PNRA SCrl, spetta<br />

la gestione dei fondi e quindi l’acquisto o <strong>il</strong> nolo di mezzi<br />

di trasporto, materiali e strumentazione necessari alle<br />

spedizioni e alle ricerche in Italia. Il Consorzio provvede<br />

anche alla preparazione e selezione del personale mediante<br />

corsi di addestramento e verifiche medico-psicologiche.<br />

Numerosi Ministeri sono coinvolti nella realizzazione<br />

del Programma. Il Ministero degli Affari Esteri<br />

coordina la presenza dell’Italia alle riunioni del Trattato<br />

Antartico e tiene i rapporti formali con la Segreteria dello<br />

stesso, mentre <strong>il</strong> Ministero della Difesa contribuisce all’addestramento<br />

preliminare dei candidati e assegna alle<br />

spedizioni proprio personale specializzato, quali guide alpine,<br />

incursori, meteoprevisori, addetti alla sala-controllo.<br />

Per molti anni l’Aeronautica M<strong>il</strong>itare ha messo a disposizione<br />

anche l’aereo da trasporto per i voli dalla<br />

Nuova Zelanda al continente bianco. Il programma governativo<br />

ha portato a termine, tra <strong>il</strong> 1985 e <strong>il</strong> <strong>2010</strong>, 25 campagne<br />

scientifiche nazionali (una ogni anno), ha realizzato<br />

due basi permanenti in Antartide (una interamente italiana<br />

e l’altra in collaborazione con la Francia) e ha sv<strong>il</strong>uppato<br />

attività scientifiche e tecnologiche. Di seguito una breve<br />

storia delle 25 spedizioni.<br />

La prima <strong>è</strong> servita per individuare, a Baia Terra Nova<br />

(BTN), <strong>il</strong> sito per l’insediamento della base principale italiana<br />

e per impostare <strong>il</strong> programma di ricerche. Già nella<br />

2a spedizione veniva costruito <strong>il</strong> nucleo iniziale della base<br />

a BTN. Nella 3a ha avuto luogo una prima campagna di<br />

oceanografia e di biologia marina nel Mare di Ross mentre<br />

la nave Explora (oggi OGS Explora) effettuava la prima di<br />

numerose campagne geofisiche. I collegamenti veloci tra<br />

la Nuova Zelanda e BTN sono stati attivati per la prima<br />

volta nella quinta spedizione con l’aereo C-130 dell’A.M..<br />

Una importante acquisizione tecnologica della 6 a <br />

spedizione<br />

<strong>è</strong> stata la realizzazione di un sistema automatico<br />

di produzione di energia elettrica, controllo della stru-<br />

Prima immagine da satellite ricevuta dall’ufficio meteo<br />

della base italiana”Mario Zucchelli” (1987).


mentazione, acquisizione dati e trasmissione via satellite<br />

che resta in funzione tutto l’anno, quindi anche negli<br />

otto mesi in cui la base BTN <strong>è</strong> chiusa. Il sistema si aggiungeva<br />

a quelli che costituiscono la rete delle stazioni<br />

meteo AWS tuttora in funzione. Superato un periodo di ridotti<br />

finanziamenti, nella 9a della deposizione della neve. Nel 2003, anno<br />

di costituzione del Consorzio PNRA, viene a<br />

mancare Mario Zucchelli, <strong>suo</strong> primo presidente<br />

e infaticab<strong>il</strong>e animatore di gran parte<br />

della storia precedente. La stazione di Baia<br />

Terra Nova prende <strong>il</strong> <strong>suo</strong> nome. <strong>Durante</strong> la<br />

20<br />

spedizione <strong>è</strong> stato dato l’avvio<br />

alla realizzazione della stazione italo-francese Concordia,<br />

preceduta da un grosso campo estivo,<br />

sull’altopiano glaciale, in località Dome C, a circa 3.000<br />

metri di altezza e 1.000 km dalla costa. La prima e principale<br />

attività a Dome C <strong>è</strong> consistita in una trivellazione<br />

profonda dell’intero strato di ghiaccio, ciò che ha permesso<br />

di recuperare campioni di ghiaccio antichi fino a<br />

900.000 anni. Com’<strong>è</strong> noto, da tale programma internazionale<br />

(EPICA, uno dei fiori all’occhiello del PNRA) sono<br />

state ricavate e si stanno tuttora ricavando informazioni<br />

sulla composizione che l’atmosfera aveva alle epoche<br />

a spedizione la Stazione Concordia viene<br />

ultimata e con l’inverno australe 2005 ha<br />

inizio una occupazione ininterrotta di essa,<br />

estate e inverno; <strong>il</strong> primo equipaggio, italofrancese,<br />

conta 13 persone. Dalla 22a alla<br />

24a spedizione <strong>il</strong> finanziamento del PNRA<br />

subisce una progressiva contrazione e se<br />

dapprima i residui, sia in termini monetari<br />

sia di merce e strumentazione acquisite in<br />

precedenza, permettono di attenuarne gli<br />

effetti, la dimensione delle spedizioni si riduce<br />

inevitab<strong>il</strong>mente. Allo stesso modo i<br />

giorni di apertura di MZS si riducono da 110<br />

a 64. Il rapporto tra ricercatori ed addetti<br />

alla logistica si riduce, non potendo la logistica<br />

scendere al di sotto di una soglia minima.<br />

Le attività a Concordia, vincolate da<br />

accordi di cooperazione internazionale, proseguono<br />

senza subire riduzioni importanti.<br />

Volgiamo ora uno sguardo più incisivo<br />

sulla parte meteorologica e sull’importante<br />

ruolo giocato dalla collaborazione tra <strong>il</strong><br />

PNRA e <strong>il</strong> Servizio Meteo dell’A.M. sin dagli<br />

esordi delle attività antartiche. Escludendo<br />

infatti la prima Spedizione − estate australe<br />

1985-1986, che aveva esclusivamente <strong>il</strong> carattere<br />

di ricognizione sul sito individuato<br />

per la prima Stazione italiana in Antartide − già nella seconda<br />

Spedizione (1986 – 87) l’allora cap. Claudio Giudici,<br />

ha prestato la sua opera nell’allestimento del primo, pionieristico,<br />

Ufficio Meteorologico di Baia Terra Nova, nella<br />

Terra Vittoria Settentrionale (41° 42’ S, 164° 07’ E). Nell’arco<br />

di due mesi estivi venivano installate: 4 stazioni meteorologiche<br />

automatiche (in un raggio di circa 300 km attorno<br />

alla Stazione Baia Terra Nova); un sistema per la<br />

ricezione in tempo reale dei dati trasmessi, via satellite,<br />

dalle stazioni automatiche; un apparato per <strong>il</strong> radiosondaggio;<br />

un ricevitore per le immagini APT trasmesse dai satelliti<br />

polari NOAA; un ricevitore per le carte meteorologiche<br />

via radiofacsim<strong>il</strong>e; sistemi di calcolo asserviti alla<br />

strumentazione ed <strong>il</strong> primo edificio ospitante l’Ufficio<br />

Meteorologico, una baracca da cantiere prefabbricata di<br />

circa 6 m2 COGNOME<br />

GIUDICI<br />

NOME<br />

CLAUDIO<br />

sped<br />

2,3,5,9,12<br />

FRUSTACI GIUSEPPE 4,7,23<br />

BACCI GIUSEPPE 4,6,7<br />

SOTTOCORONA PAOLO 5<br />

ADAMO LUCIANO 6<br />

ROMITO ANGELO 9,10,12,19,21,22<br />

COLOMBO FRANCO 10,11,13<br />

NAPPI DOMENICO 10,12<br />

MAURO LUIGI 11,14<br />

ROSCI PAOLO 11<br />

COPPOLA<br />

GUIDI<br />

CLEMENTI<br />

CAPIZZI<br />

RINIERI<br />

P.FRANCESCO<br />

GUIDO<br />

VITTORIO<br />

PAOLO<br />

LEONARDO<br />

12,13,15<br />

13<br />

14<br />

14,17<br />

15,16<br />

GUARNERA UGO 16<br />

EMILIANI PATRIZIO 16<br />

MOLINARI STEFANO 17<br />

ALESSIO DETTO GRASSI GIORGIO 18,20,21<br />

VILLA DOMENICO 18<br />

DI DIODATO ATTILIO 19<br />

LUCE GIUSEPPE 20,25<br />

BOVE ROBERTO 22,24<br />

CORSI MARCO 23<br />

REYES IVAN 23<br />

ANTONUCCI MARCO 25<br />

UGHETTO SILVIA 25<br />

Ufficiali del Servizio Meteorologico dell’A.M. che hanno partecipato<br />

alle 25 spedizioni italiane in Antartide.<br />

, ancorata con stralli in cavo d’acciaio per resistere<br />

ai venti catabatici che spirano, in estate, con raffi-


Primo Ufficio Meteorologico della base Italiana in Antartide<br />

(1986).<br />

che fino ad 80 nodi, mentre d’inverno sono stati registrati<br />

anche 125 nodi. Da allora <strong>è</strong> stata fatta molta strada: 28 tra<br />

previsori senior e junior del Servizio Meteorologico A.M.<br />

hanno partecipato alle 25 spedizioni Italiane in Antartide,<br />

per un totale di 53 presenze, garantendo sempre elevati<br />

standard di competenza e professionalità, al servizio dell’efficienza<br />

e, soprattutto, della sicurezza delle operazioni<br />

antartiche. Attualmente l’Ufficio Meteorologico della Stazione<br />

Mario Zucchelli (già Stazione di Baia Terra Nova) <strong>è</strong><br />

parte integrante della Sala Operativa, la struttura che sovrintende<br />

allo svolgimento di tutte le attività della Base.<br />

I gruppi di ricercatori, le squadre di manutenzione della<br />

base, gli equipaggi di volo e gli eventuali campi remoti<br />

fanno tutti riferimento alla Sala Operativa in tutte le fasi<br />

del loro lavoro: dalla pianificazione di dettaglio, allo svolgimento<br />

delle operazioni, fino al debriefing finale.<br />

Per fornire l’assistenza richiesta, l’Ufficio Meteo può<br />

contare oggi su una rete locale di 15 stazioni meteorologiche<br />

automatiche e una stazione di radiosondaggio, strumentazione<br />

dedicata sulle aviosuperfici, un nefoipsometro<br />

e due sistemi per la ricezione di dati HRPT (High Resolution<br />

Picture Transmission) dai satelliti polari NOAA e DMSP.<br />

Inoltre, grazie alla collaborazione con <strong>il</strong> Centro Nazionale<br />

<br />

di Meteorologia e Climatologia Aeronautica (CNMCA) di<br />

Pratica di Mare (RM), <strong>è</strong> possib<strong>il</strong>e disporre dei campi meteorologici<br />

previsti dall’ECMWF (European Centre for Medium-range<br />

Weather Forecasts), dei quali <strong>il</strong> Servizio Meteorologico<br />

A.M. <strong>è</strong> <strong>il</strong> distributore esclusivo per l’Italia.<br />

Inoltre <strong>il</strong> CNMCA provvede anche all’inoltro sul GTS (Global<br />

Telecommunication System della World Weather<br />

Watch) dei dati raccolti e codificati presso le stazioni meteorologiche<br />

installate dal PNRA in Antartide, contribuendo<br />

pertanto alla rete mondiale di osservazioni sinottiche.<br />

Anche le osservazioni e previsioni aeronautiche<br />

effettuate dai previsori presso la Stazione Mario Zucchelli<br />

durante le campagne estive sono inviate al CNMCA per <strong>il</strong><br />

successivo inoltro sui circuiti internazionali. L’apporto<br />

meteorologico <strong>è</strong> di estrema importanza in un ambiente,<br />

<strong>come</strong> quello antartico, in cui tutte le attività sono legate<br />

alle condizioni meteorologiche; fin dalle prime spedizioni,<br />

pertanto, si <strong>è</strong> presentata la necessità di formare preventivamente<br />

<strong>il</strong> previsore che doveva confrontarsi con fenomeni<br />

e situazioni meteorologiche al di fuori di qualsiasi<br />

precedente esperienza. Da allora, l’esperienza professionale<br />

dei previsori che hanno già prestato servizio presso<br />

Stazione Mario Zucchelli <strong>è</strong> stata di volta in volta trasmessa<br />

alle nuove leve durante un corso organizzato ad<br />

hoc presso <strong>il</strong> PNRA, ogni anno, prima della campagna<br />

estiva. Dal momento che le attività antartiche sono sempre<br />

e ampiamente inserite in un contesto internazionale,<br />

numerose sono le occasioni di incontro e confronto, sia su<br />

tematiche scientifiche sialogistico-operative, con colleghi<br />

di altri programmi nazionali. Anche in questo campo <strong>il</strong> contributo<br />

del Servizio Meteorologico A.M. <strong>è</strong> stato ed <strong>è</strong> importante,<br />

attraverso la presentazione, nei consessi internazionali,<br />

delle attività dell’Italia in campo meteorologico.<br />

L’Italia <strong>è</strong> tra le nazioni che operano un’intensa attività di<br />

volo, sia per collegamenti intercontinentali tra l’Antartide<br />

e la Nuova Zelanda, sia all’interno del continente antartico:<br />

questa attività, che si pone, per numero di ore di volo<br />

e per area coperta, ai primi posti tra i programmi nazionali<br />

in Antartide, non sarebbe possib<strong>il</strong>e senza l’efficiente<br />

assistenza meteorologica fornita attraverso l’opera dei<br />

previsori che, per inciso, in Antartide svolgono anche <strong>il</strong><br />

compito di osservatori, dovendo limitare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

personale presente in Base. L’efficienza e l’affidab<strong>il</strong>ità dell’assistenza<br />

meteo, che copre oggi un teatro di operazioni<br />

con un raggio di oltre 2.500 km da Stazione Mario Zucchelli,<br />

<strong>è</strong> ormai riconosciuta a livello internazionale, in<br />

particolare da quegli operatori − programmi nazionali o<br />

consorzi di programmi antartici nazionali − che svolgono<br />

attività nella stessa area del PNRA o in aree collegate. La<br />

collaborazione del Servizio Meteorologico dell’A.M. <strong>è</strong>


quindi una componente essenziale del sistema PNRA, e costituisce<br />

un esempio di <strong>come</strong>, ut<strong>il</strong>izzando al meglio le<br />

competenze specifiche di ciascun partner dell’impresa, sia<br />

possib<strong>il</strong>e raggiungere risultati di eccellenza anche in condizioni<br />

particolarmente diffic<strong>il</strong>i, sia logistiche sia ambientali.<br />

Ci auguriamo che questa interazione si sv<strong>il</strong>uppi maggiormente,<br />

con uno spirito collaborativo ancor più necessario<br />

adesso, visto che <strong>il</strong> futuro del Programma antartico<br />

italiano non appare così nitido: la riduzione dei finanziamenti<br />

che abbiamo sperimentato negli ultimi anni ci ha costretti<br />

a ridurre notevolmente <strong>il</strong> livello di attività, ma esistono<br />

alcuni aspetti, <strong>come</strong> tutti quelli legati alla sicurezza<br />

ed all’economicità delle operazioni, che non possono essere<br />

compressi in nessun caso. Per questo, <strong>il</strong> contributo del<br />

Servizio Meteorologico A.M. <strong>è</strong> ancora più essenziale e irrinunciab<strong>il</strong>e.<br />

Si deve almeno sperare, e ci si deve impegnare<br />

per questo, che la guida del Paese voglia almeno accorgersi<br />

di quanto di scientifico e di geopolitico <strong>è</strong> stato realizzato<br />

dall’Italia finora in Antartide e non voglia sprecarlo.<br />

Per ulteriori informazioni su climatologia e meteorologia<br />

in ambito PNRA:<br />

http://www.pnra.it - www.climantartide.it<br />

Ufficio Generale Spazio Aereo e Meteorologia:<br />

gen. isp. Massimo Capaldo<br />

capaldo@meteoam.i<br />

col. Gaetano Cosimo Cacciola<br />

cacciola@meteoam.it<br />

ten. col. Paolo Capizzi<br />

capizzi@meteoam.it<br />

già del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica<br />

M<strong>il</strong>itare:<br />

prof. Vittorio Cantù<br />

ReSMA Vigna di Valle:<br />

m.llo Gianluca Venanzi<br />

venanzi@meteoam.it<br />

5° Reparto SMA:<br />

ten. col.Alessandro Cornacchini<br />

alessandro.cornacchini@aeronautica.difesa.it<br />

PNRA S.C.r.l.-Roma:<br />

Roberto Cervellati<br />

ENEA -Roma:<br />

Andrea Pellegrini<br />

andrea.pellegrini@enea.it<br />

A sinistra: lancio del pallone sonda (1987). In alto a destra, installazione della stazione automatica denominata<br />

“Sofia” (1987). In basso, <strong>il</strong> Twin Otter uno dei velivoli più versat<strong>il</strong>i e affidab<strong>il</strong>i ut<strong>il</strong>izzati in Antartide.


lavoro pervenuto <strong>il</strong> 25/03/<strong>2010</strong><br />

Un sistema integrato per <strong>il</strong> supporto<br />

alle previsioni meteorologiche<br />

Sommario - La corretta interpretazione dei fenomeni atmosferici<br />

<strong>è</strong> la base di partenza per l’elaborazione di una<br />

buona previsione meteorologica. L’analisi dei fenomeni si<br />

deve avvalere, quindi, di una base di dati r<strong>il</strong>evati che sia<br />

la più ampia e affidab<strong>il</strong>e possib<strong>il</strong>e.<br />

Nell’articolo che segue si propone un modello di “catena<br />

informativa” meteo che, partendo dalla r<strong>il</strong>evazione del<br />

dato atmosferico e attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo di strumenti informatici<br />

dedicati, conduce a rappresentazioni di sintesi,<br />

frutto di analisi ed elaborazioni eseguite su ingenti quantità<br />

d’informazioni. Il sistema proposto offre un valido supporto<br />

alla quotidiana attività previsionale e può essere altresì<br />

considerato uno strumento di training per le attività<br />

del previsore stesso.<br />

di Paola Colagrande, Marco Fontana<br />

Summary - The correct understanding of atmospheric phenomena<br />

is the start-up for a trusty weather forecast. The<br />

analysis of the weather conditions relies on an amount of<br />

data as large and reliable as possible.<br />

The aim of this work is to introduce a model for a “meteorological<br />

information chain” which, starting from the<br />

atmospheric data sensing, offers tools to realize specific<br />

outputs as result of the computational and analysis activities<br />

carried out on a huge amount of data. The system<br />

proposed represents an effective solution to a growing demand<br />

for higher-performing ab<strong>il</strong>ity in handling weather information<br />

and offers to the forecasters a tool for training<br />

and improving its own forecasting ab<strong>il</strong>ity so that a better<br />

service may be offered to the external users.


Introduzione<br />

La comprensione del tempo, delle sue possib<strong>il</strong>i evoluzioni<br />

e cambiamenti <strong>è</strong> base fondamentale per molte attività<br />

della vita quotidiana. Tra queste, particolare importanza<br />

rivestono quelle concernenti l’assistenza alla<br />

navigazione aerea e la sicurezza sia delle attività di volo<br />

sia la sicurezza sul territorio, nel tentativo di prevenire o<br />

gestire al meglio, situazioni di calamità o disastri naturali<br />

causati da severe condizioni meteorologiche. Accanto a<br />

queste, molte altre sono le attività per le quali l’impatto<br />

della previsione meteo, pur non assumendo caratteristiche<br />

vitali, riveste grande r<strong>il</strong>evanza. Si pensi, per esempio, all’importanza<br />

che può avere una corretta previsione nel<br />

campo dell’agricoltura, dell’industria del turismo, dello<br />

sport e del tempo libero (economia a rischio per le industrie<br />

del settore alimentare, rimborsi delle compagnie assicurative<br />

nel caso di dichiarata calamità naturale, condizioni<br />

del mare per i natanti o gare veliche, condizioni della<br />

montagna durante <strong>il</strong> periodo invernale).<br />

Un efficace servizio di previsione deve basarsi essenzialmente<br />

sui seguenti elementi fondamentali:<br />

• una rete di r<strong>il</strong>evamento dati cap<strong>il</strong>lare ed efficiente (sia<br />

da terra sia dallo spazio);<br />

• un sistema di acquisizione, raccolta e catalogazione in<br />

tempo reale dei dati r<strong>il</strong>evati;<br />

• un sistema flessib<strong>il</strong>e di supporto ai previsori;<br />

• un sistema di supervisione e raccordo tra tutti gli elementi<br />

della “catena” previsionale.<br />

Il primo obiettivo da perseguire per un’efficace strategia<br />

di gestione dell’informazione meteo <strong>è</strong> la creazione di<br />

un sistema unico di raccolta e distribuzione delle informazioni,<br />

con particolare attenzione a tutte quelle particolarmente<br />

critiche (ad esempio in ambiente ATC durante<br />

le fasi di decollo e atterraggio), seguendo gli standard internazionali<br />

(ICAO, WMO, EUMETNET, ecc.) per tutti i dati<br />

raccolti dalla sensoristica installata presso le aree aeroportuali,<br />

presso siti opportunamente scelti per le loro caratteristiche<br />

meteorologiche e acquisiti da sensori a bordo<br />

di satelliti per l’osservazione della Terra.<br />

Il secondo obiettivo <strong>è</strong> quello di migliorare tale sistema<br />

disegnando e sv<strong>il</strong>uppando un’interfaccia più ampia e completa<br />

possib<strong>il</strong>e, integrando strumenti di visualizzazione<br />

dei dati più intuitivi ed efficaci dedicati sia ai controllori<br />

di volo che ai previsori meteo. In questo modo, attraverso<br />

l’acquisizione, la raccolta, <strong>il</strong> processamento e l’analisi<br />

dei dati meteo <strong>è</strong> possib<strong>il</strong>e sv<strong>il</strong>uppare un sistema completo<br />

in grado di offrire una piattaforma affidab<strong>il</strong>e per le attività<br />

giornaliere di controllo e monitoraggio meteorologico,<br />

ambientale e aeronautico.<br />

Vitrociset, al fianco delle Forze Armate e delle Pubbliche<br />

Amministrazioni Centrali e Locali, <strong>è</strong> impegnata nella<br />

realizzazione di sistemi complessi per la gestione del territorio<br />

e dell’ambiente. L’Azienda vanta storicamente una<br />

competenza nello sv<strong>il</strong>uppo di sistemi volti allo studio dei<br />

fenomeni meteorologici per <strong>il</strong> supporto alla navigazione<br />

aerea e alla sicurezza dell’attività di volo, alla quale si<br />

somma una consolidata esperienza in materia d’infrastrutture<br />

e servizi per l’assunzione della conoscenza e<br />

promozione del territorio.<br />

Rispetto a quest’ultimo ambito, oltre ai servizi d’infomob<strong>il</strong>ità<br />

per <strong>il</strong> mercato trasporto, assume particolare r<strong>il</strong>ievo<br />

la pluriennale esperienza maturata nella progettazione<br />

e nella realizzazione di Infrastrutture che assicurano<br />

la condivisione dei dati geo-topo-cartografici d’interesse<br />

ambientale e territoriale. Forte di questo background tecnico<br />

scientifico, nel corso degli anni Vitrociset ha elaborato<br />

una serie di prodotti e programmi che sono <strong>il</strong> risultato di<br />

Figura 1 – Flusso delle informazioni, dall’acquisizione dei dati meteorologici alla loro visualizzazione e ut<strong>il</strong>izzazione da parte<br />

dell’utente.


una lunga collaborazione con partner di r<strong>il</strong>evanza internazionale<br />

nel campo meteorologico quale ENAV e soprattutto<br />

con <strong>il</strong> CNMCA, che rappresenta <strong>il</strong> centro nazionale di<br />

eccellenza nel campo della meteorologia e climatologia<br />

italiana. In quest’ottica, <strong>è</strong> possib<strong>il</strong>e individuare una serie<br />

di strumenti e prodotti che, opportunamente integrati tra<br />

di loro, possono realizzare quella “catena informativa” la<br />

quale, partendo dal semplice dato r<strong>il</strong>evato, conduce l’operatore<br />

al risultato finale nella forma di previsione, analisi,<br />

tendenze, opportunamente codificate e rappresentate di<br />

volta in volta secondo la richiesta e la necessità dell’utente<br />

finale. Con la realizzazione dell’integrazione di un<br />

tale sistema, attraverso i processi di acquisizione, raccolta,<br />

processamento e visualizzazione, <strong>è</strong> possib<strong>il</strong>e sv<strong>il</strong>uppare<br />

un sistema completo di aus<strong>il</strong>io reale alle attività<br />

previsionali necessarie a tutti i campi di applicazione individuati<br />

in precedenza.<br />

Figura 2 – Schema logico delle relazioni tra i tre sistemi proposti.<br />

Sistema standard di teler<strong>il</strong>evamento a terra SWS (Standard<br />

Weather Station)<br />

SWS <strong>è</strong> un sistema in corso di realizzazione da parte del<br />

Servizio Meteorologico Nazionale Italiano in cooperazione<br />

con <strong>il</strong> Dipartimento di Meteorologia della Vitrociset, con<br />

l’obiettivo di modernizzare e migliorare la rete nazionale<br />

di osservazioni a terra. La Forza Armata <strong>è</strong> costantemente<br />

alla ricerca di nuove e più ricercate metodologie di analisi<br />

ed elaborazione dei dati meteorologici e quindi persegue<br />

un continuo aggiornamento della propria rete di monitoraggio<br />

sia dal punto di vista della componente di<br />

acquisizione sia in quella di elaborazione; in quest’ottica<br />

si pone <strong>il</strong> progetto SWS.<br />

Com’<strong>è</strong> fac<strong>il</strong>e intuire, un sistema di r<strong>il</strong>evamento e monitoraggio<br />

di dati meteorologici <strong>è</strong> formato da una compo-<br />

<br />

nente hardware, essenzialmente sensoristica, e da una<br />

software necessario per la raccolta ed elaborazione delle<br />

informazioni. Dal punto di vista dell’acquisizione ed elaborazione<br />

dei dati raccolti dalla rete sensoristica, la Forza<br />

Armata si <strong>è</strong> dotata di un software all’avanguardia, che<br />

presenta importanti novità rispetto al passato.<br />

Tale prodotto, infatti, ha le seguenti caratteristiche innovative:<br />

• portab<strong>il</strong>ità: <strong>il</strong> codice applicativo <strong>è</strong> portab<strong>il</strong>e su qualsiasi<br />

piattaforma;<br />

• modificab<strong>il</strong>ità: <strong>il</strong> software <strong>è</strong> di tipo aperto cio<strong>è</strong> documentato,<br />

accessib<strong>il</strong>e, modificab<strong>il</strong>e ed aggiornab<strong>il</strong>e;<br />

• modularità: le differenti funzionalità sono state sv<strong>il</strong>uppate<br />

in maniera modulare ovvero racchiuse in moduli specifici,<br />

ognuno dei quali svolge un determinato compito, in<br />

tal modo la modifica di una funzionalità non comporta la<br />

modifica delle altre;<br />

• configurab<strong>il</strong>ità: tutte le opzioni di amministrazione del<br />

software possono essere gestite tramite apposite tabelle<br />

di configurazione consultab<strong>il</strong>i e modificab<strong>il</strong>i dall’operatore;<br />

• protezione: tutti gli accessi al sistema seguono una policy<br />

di autorizzazione secondo i livelli di utenza.<br />

Costruita sulla base dei requisiti del programma EU-<br />

METNET AWS, la stazione può operare secondo una procedura<br />

sia manuale sia automatica. Le principali caratteristiche<br />

del sistema possono essere riassunte nei seguenti<br />

aspetti funzionali: capacità di interfacciarsi direttamente<br />

con qualunque tipo di sensore mediante semplici tabelle<br />

di configurazione; archiviazione automatica dei dati os-<br />

Figura 3 – Esempio di Stazione Meteo.


Figura 4 – SWS: schema generale della componente software.<br />

servati e loro elaborazioni; generazione di messaggi e bollettini<br />

in entrambi i formati TAC e BUFR in accordo con i<br />

requisiti del WMO MTDCF (Migration to Table Driven Code<br />

Forms); trasmissione di dati verso un archivio centrale;<br />

possib<strong>il</strong>ità di controllo locale e remoto.<br />

Il sistema inoltre offre una soluzione completa e flessib<strong>il</strong>e<br />

per la gestione di reti di osservazioni a terra all’avanguardia,<br />

rappresentando per questo uno standard di<br />

riferimento per la rete meteorologica nazionale italiana.<br />

Esso <strong>è</strong> stato sv<strong>il</strong>uppato per acquisire parametri atmosferici<br />

da sensori meteo, generare archivi di variab<strong>il</strong>i osservate<br />

e calcolate, processare e trasmettere dati e messaggi<br />

meteo, operare manualmente o in automatico, nel<br />

pieno rispetto degli standard internazionali WMO, ICAO ed<br />

EUMETNET.<br />

La semplicità, la modularità, la scalab<strong>il</strong>ità ed espandib<strong>il</strong>ità,<br />

la portab<strong>il</strong>ità e flessib<strong>il</strong>ità del codice applicativo,<br />

l’uso del sistema operativo LINUX e la ridotta criticità<br />

nella sua manutenzione rappresentano le caratteristiche<br />

fondamentali che contraddistinguono <strong>il</strong> sistema SWS, <strong>il</strong><br />

quale può essere ut<strong>il</strong>izzato con qualunque sensore o dispositivo<br />

completamente automatico acquistab<strong>il</strong>e sul mercato,<br />

provvisto di specifica documentazione dei dati in<br />

uscita. Esso si basa su i più noti pacchetti software incluso<br />

le interfacce web. Il software operativo <strong>è</strong> costituito da tre<br />

moduli principali (Ingest, GUI e Sender), controllati mediante<br />

un programma di supervisione che ne assicura l’alta<br />

affidab<strong>il</strong>ità. Un sistema GPS assicura <strong>il</strong> riferimento di<br />

tempo assoluto all’intero sistema. Il modulo Ingest può collezionare,<br />

processare, validare e archiviare i dati meteo,<br />

da dati di telemetria dei sensori (frequenza di campionamento,<br />

controlli preliminari, medie, ecc.) a variab<strong>il</strong>i derivate<br />

da un successivo processamento dei dati grezzi acquisiti<br />

(temperatura di “dew point”, QFE, QNH, ecc.). Il<br />

modulo d’interfaccia grafica per l’utente (GUI) permette<br />

di gestire e controllare l’intera stazione, la sua configurazione,<br />

<strong>il</strong> <strong>suo</strong> stato, la visualizzazione dei dati, l’accesso<br />

da parte di utenti diversi, l’inserimento manuale delle osservazioni<br />

da parte dell’operatore, la produzione di messaggistica<br />

in formato TAC e BUFR secondo lo standard<br />

WMO. Il modulo “Sender” infine <strong>è</strong> responsab<strong>il</strong>e della trasmissione<br />

di dati e messaggi verso unità remote centrali o<br />

locali. Tutti e tre i moduli operativi sono completamente<br />

gestib<strong>il</strong>i tramite semplici tabelle di configurazione attraverso<br />

l’interfaccia grafica: tabella di configurazione del<br />

sito, tabella di configurazione dei sensori, tabella di configurazione<br />

dei dati (variab<strong>il</strong>i istantanee, parametri di<br />

controllo preliminari, variab<strong>il</strong>i dirette o derivate significative),<br />

tabelle di configurazione relative si servizi della<br />

stazione oltre che della messaggistica meteo e parametri<br />

di rete.<br />

Interfaccia per scambio dati meteo (IMX)<br />

Il sistema IMX sv<strong>il</strong>uppato da Vitrociset e già operativo nei<br />

principali aeroporti italiani, gioca un ruolo chiave nel collegamento<br />

tra <strong>il</strong> sistema SWS e qualunque altro strumento<br />

di analisi e visualizzazione delle osservazioni meteo.<br />

Esso gestisce tutti i flussi di dati acquisiti da sensoristica<br />

a terra dislocata in aree aeroportuali, fornendo una corretta<br />

distribuzione di tutte le informazioni, basata anche<br />

sulla capacità di armonizzare formati tra loro diversi <strong>come</strong><br />

pure molteplici protocolli di comunicazione. Poiché ciascun<br />

sistema di acquisizione e di gestione successiva dei dati<br />

(processamento, analisi, visualizzazione) ha i propri formati<br />

e protocolli, l’IMX agisce da ponte tra i diversi sistemi,<br />

adattando automaticamente <strong>il</strong> formato iniziale con<br />

quello finale, in accordo con regole e criteri predefiniti


Figura 5 – Esempi di analisi e visualizzazioni del sistema IMS.<br />

<strong>come</strong> richiesti dai vari sistemi. Sul piano teorico l’IMX non<br />

ha un limite riguardo al numero di sistemi che <strong>è</strong> in grado<br />

di mettere in comunicazione, a meno d’impedimenti di natura<br />

fisica o tecnologica.<br />

Le principali funzioni svolte dal sistema IMX possono essere<br />

riassunte in: stab<strong>il</strong>ire la comunicazione tra i vari accentratori<br />

di dati meteo forniti dai sensori a terra; acquisire<br />

i dati eseguendone un pre-processamento e, se<br />

necessario, una conversione di formato; trasmettere i dati<br />

acquisiti verso altri sistemi fungendo da ponte tra essi.<br />

La trasmissione dei dati, infatti, <strong>è</strong> bidirezionale, in altre<br />

parole l’informazione può essere ritrasmessa verso <strong>il</strong> sistema<br />

di origine, eventualmente arricchita con <strong>il</strong> contributo<br />

derivante da altri sistemi. In pratica tutte le<br />

informazioni che riguardano l’osservazione atmosferica<br />

(siano esse automatiche o manuali) sono inviate alle autorità<br />

aeroportuali dopo essere state adattate ai formati<br />

richiesti. Il sistema <strong>è</strong> in grado di interfacciarsi con la rete<br />

AFTN, ricevendo messaggi di testo che saranno a loro<br />

volta trasmessi verso i sistemi riceventi, avendo cura della<br />

loro standardizzazione. Inoltre <strong>il</strong> sistema <strong>è</strong> in grado di<br />

collegarsi con sensori di nuova tecnologia ma anche con<br />

sensori di precedente generazione, adattando vecchi protocolli<br />

ai nuovi e realizzando un ampio numero di conversioni<br />

(tipo, formato, unità, ecc.) permettendo così l’in-<br />

terfaccia con sistemi obsoleti. Lo stesso processo ha luogo<br />

tra sistemi/sensori più semplici con quelli più complessi superando<br />

le differenze e adattandone l’interfaccia di comunicazione.<br />

Dopo la fase di acquisizione e prima di quella di distribuzione,<br />

tutte le informazioni che transitano nel sistema<br />

IMX possono essere visualizzate dall’operatore, tramite<br />

un’interfaccia grafica personalizzata, realizzata tramite la<br />

scelta di liste di parametri meteorologici e dati di osservazione.<br />

Tutto questo permette di monitorare e controllare<br />

<strong>il</strong> corretto funzionamento dell’intero sistema sin dalla<br />

fase di acquisizione, garantendo l’affidab<strong>il</strong>ità delle misure<br />

basata sulla loro corretta interpretazione fino alla loro distribuzione<br />

finale.<br />

Sistema di analisi e visualizzazione delle informazioni<br />

meteorologiche IMS (Integrated Meteo System)<br />

A completamento dei sistemi sopra descritti, IMS, software<br />

sv<strong>il</strong>uppato da Vitrociset, integra più strumenti dedicati<br />

all’analisi e alla visualizzazione di una vasta tipologia<br />

d’informazioni meteorologiche, offrendo, insieme alle funzionalità<br />

di decodifica, analisi e comparazione di prodotti,<br />

la possib<strong>il</strong>ità di definire procedure operative implementate<br />

opportunamente per le attività giornaliere del


previsore, dipendenti da stringenti tempistiche di distribuzione<br />

verso entità esterne nel pieno rispetto degli standard<br />

ICAO e WMO. Poiché le attività di un previsore richiedono<br />

la capacità di lavorare con grandi quantità di dati<br />

di diverso formato, IMS supporta l’utente nella raccolta,<br />

processamento, visualizzazione e archiviazione dei dati acquisiti<br />

ed elaborati, fornendo ut<strong>il</strong>i strumenti anche per un<br />

successivo recupero delle informazioni per studi di tipo statistico<br />

e o di tendenze di fenomeni meteorologici a breve<br />

o lungo termine.<br />

Il sistema <strong>è</strong> in grado di ricevere dati in tempo reale sia<br />

da sensori meteo a terra costituenti sistemi quali l’AWOS,<br />

WindShear, SODAR, Radiometri, RADAR meteo, sia da sistemi<br />

di distribuzione satellitare <strong>come</strong> <strong>il</strong> SADIS2G, Meteosat,<br />

DWDSAT, HRPT, permettendo così di monitorare costantemente<br />

le condizioni meteorologiche, a livello locale<br />

nazionale e internazionale. In seguito alle fasi di raccolta<br />

dati, di processamento e analisi di tutte le informazioni<br />

meteorologiche disponib<strong>il</strong>i, operazioni che possono essere<br />

eseguite sia tramite procedure manuali che automaticamente<br />

schedulate, IMS consente non solo di creare e visualizzare<br />

i risultati sotto forma di immagini, mappe, bollettini,<br />

carte, ma anche di creare dei prodotti ad hoc,<br />

senza limiti di combinazione di informazioni se non la loro<br />

compatib<strong>il</strong>ità nel confronto o significato fisico. Una gestione<br />

ben organizzata dei dati raccolti e generati da<br />

parte di IMS, inoltre, agevola l’utente nei propri compiti<br />

giornalieri, automatizzando attività operative, <strong>come</strong> per<br />

esempio la comp<strong>il</strong>azione assistita di bollettini o <strong>il</strong> controllo<br />

della loro validità, riducendo così errori e ritardi nella distribuzione<br />

dei dati agli utenti finali. Infine, potendo fare<br />

affidamento su un archivio di dati storici <strong>il</strong> sistema costituisce<br />

un valido strumento di training per l’utente, <strong>il</strong><br />

quale avrà così la possib<strong>il</strong>ità di migliorare le proprie capacità<br />

previsionali offrendo un servizio migliore a chi usufruirà<br />

dei risultati ottenuti.<br />

Conclusioni<br />

La soluzione proposta nel presente lavoro per un sistema<br />

integrato volto alla gestione delle informazioni meteorologiche,<br />

può considerarsi un’efficace risposta ai nuovi requisiti<br />

derivanti dalla continua evoluzione dei sistemi sv<strong>il</strong>uppati<br />

per supportare tutte le attività di previsione meteo<br />

e può rappresentare un framework standard per tutti i provider<br />

nazionali di dati meteorologici. Nell’elaborazione di<br />

tale framework, grande parte ha svolto <strong>il</strong> CNMCA nell’ambito<br />

della progettazione della stazione meteo standard. Di<br />

grande aiuto <strong>è</strong> stata anche l’esperienza maturata da Vitrociset<br />

nell’ambito dell’elaborazione e visualizzazione<br />

dei dati meteo acquisita nella consolidata collaborazione<br />

con ENAV.<br />

Dipartimento di Meteorologia e Ambiente Vitrociset<br />

S.p.A.:<br />

Paola Colagrande<br />

p.colagrande@vitrociset.it<br />

Marco Fontana<br />

m.fontana@vitrociset.it


lavoro pervenuto <strong>il</strong> 04/02/<strong>2010</strong><br />

Il sistema di previsione del mare<br />

"NETTUNO"<br />

di Luciana Bertotti, Luigi Cavaleri, Costante De Simone, Lucio Torrisi, Antonio Vocino<br />

Sommario - L’articolo descrive l’implementazione e l’operatività<br />

del sistema di previsione del mare NETTUNO. Dopo<br />

una breve panoramica degli aspetti storici e una descrizione<br />

dell’ambiente geografico, vengono descritti i modelli<br />

sia meteorologico sia del moto ondoso, l’operatività del sistema<br />

ed i siti dove trovare i risultati. Quest’ultimi vengono<br />

descritti sia <strong>come</strong> statistica a confronto di misure da<br />

satellite, sia <strong>come</strong> analisi di un eccezionale evento avvenuto<br />

nel gennaio 2009. L’articolo si conclude con un breve<br />

commento sull’uso dei dati ottenuti.<br />

Summary - The paper describes the implementation and<br />

operationality of the wave forecast system NETTUNO. After<br />

a short excursus on the historical aspects and a description<br />

of the geographical environment, in we describe<br />

the meteorological and wave models, the operational system<br />

and the websites where the results are ava<strong>il</strong>able.<br />

These results are described, both as statistics when compared<br />

to satellite data and as analysis of an exceptional<br />

event happened in January 2009. The paper ends with a<br />

short comment on the use of the results.


Lo stato dell’arte<br />

La sempre crescente attività marittima, sia in mare<br />

aperto sia presso la costa, presuppone di avere a disposizione<br />

una dettagliata descrizione della distribuzione e<br />

delle caratteristiche del moto ondoso, sia per <strong>il</strong> futuro immediato<br />

sia per i primi giorni a venire. Disporre di un’ affidab<strong>il</strong>e<br />

previsione dello stato del mare <strong>è</strong> quindi necessario<br />

in campi <strong>come</strong> la sicurezza, in particolare per <strong>il</strong> turismo<br />

costiero, la gestione portuale e delle rotte delle navi, o<br />

nell’ambito dell’ingegneria costiera, sia nella progettazione<br />

di opere marittime sia nel controllo dell’erosione<br />

delle coste.<br />

Sin dall’antichità l’uomo ha cercato di prevedere quello<br />

che la natura gli avrebbe riservato per l’indomani. Fino a<br />

un secolo fa, e anche in tempi più recenti, la previsione<br />

era basata sull’esperienza del marinaio. Valida com’<strong>è</strong> (e<br />

uno degli autori deve la vita a una geniale intuizione della<br />

persona che lo accompagnava in mare), questa esperienza<br />

<strong>è</strong> limitata in tempo e spazio. La grande sfida in avanti<br />

venne con la seconda guerra mondiale, quando Sverdrup e<br />

Munk produssero per la Marina degli Stati Uniti <strong>il</strong> metodo<br />

che sarebbe poi stato per almeno 30 anni lo strumento<br />

principale dei meteorologi e degli ingegneri marittimi<br />

(prodotto nel 1943, pubblicato nel 1946). Questo fu un<br />

enorme passo in avanti e fornì per la prima volta l’idea di<br />

“onda e altezza significativa”. E’ interessante notare che<br />

questa quantità, che solo per caso <strong>è</strong> eguale a 4√E, con E<br />

l’energia del sistema di onda, fu scelta perché corrisponde<br />

Figura 1. Batimetria ed orografia del Mediterraneo.<br />

mediamente alla stima visiva dell’altezza d’onda durante<br />

una mareggiata.<br />

Il metodo di Sverdrup e Munk si basava su un numero di<br />

condizioni idealizzate che, non appena le necessità dell’utenza<br />

si fecero più specifiche, mostrarono chiaramente<br />

i loro limiti. Parallelamente ai miglioramenti oceanografici,<br />

anche la meteorologia stava rapidamente migliorando<br />

i <strong>suo</strong>i risultati, grazie sia alla nuova potenza dei calcolatori<br />

sia alle conoscenze che si andavano accumulando<br />

sulla fisica dell’atmosfera e sui metodi numerici che si andavano<br />

sv<strong>il</strong>uppando per la soluzione delle relative equazioni.<br />

Ovviamente l’informazione fondamentale per <strong>il</strong> calcolo<br />

delle onde su un’oceano su un mare interno <strong>è</strong> <strong>il</strong><br />

campo di vento che su questi agisce. Proprio la qualità raggiunta<br />

nella definizione dei campi di vento sul mare e la<br />

necessità di sfruttare quindi l’informazione disponib<strong>il</strong>e,<br />

spinsero a migliorare profondamente l’approccio al calcolo<br />

delle onde. La chiave fu <strong>il</strong> passaggio al concetto di spettro.<br />

In pratica, seguendo un’intuizione di Pierson (1) (Pierson<br />

e Marks, 1952), la superficie del mare <strong>è</strong> concepita<br />

<strong>come</strong> una sovrapposizione lineare di sinusoidi, ognuna caratterizzata<br />

dalla sua altezza, quindi energia F, e dalla sua<br />

frequenza f e direzione di propagazione θ. L’insieme di<br />

tutte queste energie, F(f, θ),<strong>è</strong> appunto lo spettro. Poich<strong>è</strong><br />

<strong>il</strong> processo <strong>è</strong> concepito lineare, l’energia totale E <strong>è</strong> la<br />

somma dell’energia delle singole componenti, E=∑F(f,θ) ∆f<br />

∆θ. Tipicamente allo stato attuale si considerano 25-30 frequenze<br />

e 24-36 direzioni, <strong>il</strong> che <strong>è</strong> più che sufficiente per<br />

quasi tutte le applicazioni, sia ingegneristiche sia di ri-


cerca. La citata ipotesi lineare permette anche di calcolare<br />

l’energia fornita dal vento al sistema <strong>come</strong> la somma<br />

di quelle passate alle singole componenti sinusoidali. Grazie<br />

a un seguito di contributi fondamentali quali Ph<strong>il</strong>lips<br />

(1957), M<strong>il</strong>es (1957), Hasselmann (1962a,b,c), Hasselmann<br />

et al. (1973), Hasselmann (1974), Snyder et al. (1981), fu<br />

possib<strong>il</strong>e quantificare con sempre maggior accuratezza i<br />

guadagni e le perdite di energia che caratterizzano l’evoluzione<br />

del mare. Questo portò a sempre migliori risultati<br />

fino agli attuali cosiddetti modelli della terza generazione<br />

dove, con buona approssimazione, tutti i processi fisici<br />

sono esplicitati trascurando, o quasi, qualsiasi parametrizzazione.<br />

Il primo di questi modelli fu <strong>il</strong> WAM (WAMDI<br />

Group, 1988; Komen et al., 1994), seguito dal WAVEWATCH<br />

(Tolman, 2007) e SWAN (Booij et al, 1999; Ris et al., 1999)<br />

e da altri, principalmente nell’ambito commerciale. Questi<br />

modelli si differenziano parte nella descrizione della fisica,<br />

parte nella numerica. Specie i primi tre forniscono,<br />

per riconoscimento internazionale, ottimi risultati, sia pur<br />

con caratteristiche diverse nelle diverse situazioni, per<br />

esempio in condizioni “normali” o nell’estremo di una<br />

tempesta, oppure in acqua fonda o bassa.<br />

Il Centro Meteorologico Europeo per le Previsioni a Medio<br />

Termine (ECMWF, Reading, Gran Bretagna) produce<br />

operativamente previsioni dello stato del mare: negli<br />

oceani dal 1991 e nel Mediterraneo, poi espanso al Nord<br />

Atlantico, includendo <strong>il</strong> Baltico e <strong>il</strong> Mare del Nord, dal luglio<br />

1992. Parallelamente all’incremento della potenza di<br />

calcolo la risoluzione dei modelli, sia meteorologico (Simmons,<br />

1991; Buizza et al, 2007) sia delle onde (Janssen,<br />

2007), <strong>è</strong> andata aumentando nel tempo. Da gennaio <strong>2010</strong><br />

<strong>il</strong> modello meteorologico spettrale opera con T1279, corrispondente<br />

a circa 16 km di risoluzione. Corrispondentemente<br />

<strong>il</strong> modello globale delle onde usa una risoluzione di<br />

25 km e di 11 km nel cosiddetto modello europeo, comprendente<br />

appunto <strong>il</strong> Mediterraneo. E’ su quest’ultimo<br />

bacino che concentriamo <strong>il</strong> nostro interesse.<br />

La qualità dei risultati di un modello delle onde dipende<br />

in maniera critica da quella del vento che <strong>è</strong> l’informazione<br />

in ingresso. Mentre la qualita’ dei venti ECMWF<br />

<strong>è</strong> elevatissima negli oceani, in generale negli spazi ampi ed<br />

aperti, nei mari interni vi <strong>è</strong> un’evidente tendenza a sottostimarne<br />

la velocità. Cavaleri e Bertotti (2004), tramite<br />

estesi confronti con dati da satellite, hanno mostrato che<br />

la ragione consiste in una non sufficientemente rapida risposta<br />

del modello ad aumentare la velocita’ del vento alla<br />

superficie, U 10 , quando <strong>il</strong> vento passa dalla terra al mare.<br />

La zona interessata può estendersi per qualche centinaio<br />

di ch<strong>il</strong>ometri e l’effetto <strong>è</strong> più marcato quanto più piccolo<br />

<br />

<strong>è</strong> <strong>il</strong> bacino. Tramite una serie di test Cavaleri e Bertotti<br />

(2003, 2006) hanno quantificato la presente sottostima in<br />

una cifra che per <strong>il</strong> vento può raggiungere <strong>il</strong> 10% nel bacino<br />

occidentale del Mediterraneo ed <strong>il</strong> 15% o più’ nei bacini più<br />

piccoli tipo l’Adriatico. Le corrispondenti cifre per l’altezza<br />

d’onda crescono al 10-15% e 20% rispettivamente.<br />

Queste cifre hanno una grande variab<strong>il</strong>ità spaziale, <strong>come</strong>,<br />

sia pur per una delle precedenti risoluzioni T511 del modello<br />

meteorologico, hanno mostrato i risultati del progetto<br />

MEDATLAS (Cavaleri e Sclavo, 2006).<br />

Per quanto la previsione ECMWF sia ottima dal punto di<br />

vista qualitativo, per esempio l’evoluzione di una perturbazione<br />

e <strong>il</strong> tempo di passaggio di un fronte, <strong>è</strong> evidente<br />

che le approssimazioni sopra indicate, specie per l’altezza<br />

d’onda, non sono operativamente accettab<strong>il</strong>i. L’ovvia<br />

soluzione, perseguita nel Mediterraneo da diversi centri<br />

(es. Puertos del Estado, Meteo-France, SHOM, UKMO,<br />

Arpa Em<strong>il</strong>ia-Romagna), consiste nell’uso di un modello<br />

meteorologico ad area limitata che copra con sufficiente<br />

margine tutta la zona di interesse, nel nostro caso <strong>il</strong> Mediterraneo<br />

o parte di esso, con una risoluzione ben superiore<br />

al modello globale ECMWF, sufficiente a superare<br />

parte, se non tutti, i problemi associati al modello globale.<br />

Su questa linea di condotta <strong>è</strong> stato stipulato un accordo fra<br />

CNMCA e ISMAR per sv<strong>il</strong>uppare e rendere operativo un<br />

avanzato sistema di previsione dello stato del mare, denominato<br />

NETTUNO, con una risoluzione superiore a quelle<br />

già esistenti. Il sistema <strong>è</strong> operativo dall’estate 2008. Lo<br />

scopo del presente articolo <strong>è</strong> fornire una dettagliata descrizione<br />

del sistema e un’analisi della qualità dei risultati<br />

che ne derivano.<br />

Geografia del Mediterraneo<br />

In questo paragrafo si fornisce una descrizione dell’area<br />

d’interesse e delle suecaratteristiche orografiche.<br />

Il Mediterraneo Figura 1) copre un’area con un’estensione<br />

di quasi 3.500 km in longitudine e più di 1.600 in latitudine.<br />

La sua geometria <strong>è</strong> estremamente complicata, e<br />

viene suddivisa in vari sottobacini di diversa ampiezza.Inoltre<br />

la r<strong>il</strong>evante orografia che caratterizza la maggior parte<br />

delle sue coste, spiega la difficoltà di una corretta modellizzazione<br />

dei fenomeni meteo-oceanografici, specie se<br />

non fatta con un’elevata risoluzione. In particolare i vari<br />

sistemi montuosi che caratterizzano <strong>il</strong> bordo nord del bacino<br />

(Pirenei, Massiccio Centrale, Alpi, Alpi Dinariche,<br />

monti della Grecia e della Turchia) interferiscono con lamaggior<br />

parte delle perturbazioni, che giungono da nordovest<br />

sul Mediterraneo. Questo rende le previsioni parti-


Figura 2. Campo di vento alle 00 UTC 25 gennaio 2009 secondo la previsione fatta 24 ore prima. Grafica secondo<br />

la convenzione WMO.<br />

colarmente diffic<strong>il</strong>i. Per quanto concerne i mari italiani i<br />

venti principali possono riassumersi nel maestrale, libeccio,<br />

scirocco e bora, rispettivamente da N-O, S-O, S-E, N-<br />

E. Il vento potenzialmente più violento <strong>è</strong> la bora, i cui effetti<br />

in termini di onde sono però limitati dal relativamente<br />

breve campo di mare (fetch) disponib<strong>il</strong>e al traverso dell’Adriatico.<br />

Le mareggiate più violente si trovano ad ovest<br />

della Sardegna, dovute al maestrale (2) , e si manifestano<br />

principalmente nelle stagioni autunnale e invernale. Questo<br />

tipo di mareggiate sono caratterizzate, specie nei<br />

primi 200-300 km dalla costa francese, da un mare giovane<br />

ed estremamente generativo, ovverosia onde molto ripide,<br />

creste elevate rispetto all’altezza significativa, frangenti<br />

molto frequenti. Al contrario, <strong>il</strong> libeccio e, con le do-<br />

Figura 2 bis. Campo di vento alle 00 UTC 25 gennaio 2009 secondo la previsione fatta 24 ore prima. Secondo la<br />

convenzione oceanografico-scientifica.


vute proporzioni, lo scirocco nell’Adriatico agiscono con<br />

fetch molto lungo (<strong>il</strong> libeccio che interessa la Sardegna può<br />

iniziare dal mare di Alboran, ad est di Gib<strong>il</strong>terra), e quindi<br />

<strong>il</strong> mare <strong>è</strong> più sv<strong>il</strong>uppato, con frangenti meno frequenti ed<br />

onde meno ripide e piccate.<br />

Modelli<br />

Modello meteorologico<br />

NETTUNO usa <strong>come</strong> forzante <strong>il</strong> vento previsto dal modello<br />

COSMO-ME del CNMCA. Esso <strong>è</strong> l’implementazione<br />

operativa sullo scenario Mediterraneo con passo di griglia<br />

7 km del modello non-idrostatico sv<strong>il</strong>uppato dal consorzio<br />

COSMO (www.cosmo-model.org) formato dai servizi meteorologici<br />

di Germania, Svizzera, Italia, Grecia, Polonia,<br />

Romania e Russia. Il modello COSMO <strong>è</strong> basato su equazioni<br />

primitive senza approssimazioni di scala risolte numericamente<br />

con <strong>il</strong> metodo delle differenze finite (dinamica). Lo<br />

stato futuro dell’atmosfera <strong>è</strong> descritto tramite variab<strong>il</strong>i<br />

prognostiche (in quota: temperatura, componenti del<br />

vento meridiano e zonale, deviazione della pressione,<br />

umidità specifica, contenuto liquido e solido delle nubi,<br />

pioggia, neve, energia turbolenta; in superficie: temperatura,<br />

contenuto d’acqua, contenuto equivalente in acqua<br />

della neve, ecc.). Attualmente lo schema di integrazione<br />

temporale usato <strong>è</strong> <strong>il</strong> LeapFrog con differenze spaziali centrate<br />

del 2° ordine. Gli effetti dei processi non risolti<br />

esplicitamente dalla dinamica sono tenuti in considerazione<br />

tramite le cosiddette parametrizzazioni fisiche (effetti<br />

della radiazione, microfisica delle nubi, convezione,<br />

processi dello strato limite, orografia non risolta, processi<br />

del <strong>suo</strong>lo). Il modello COSMO-ME ut<strong>il</strong>izza i campi del sistema<br />

di assim<strong>il</strong>azione dati del CNMCA <strong>come</strong> condizioni iniziali<br />

e i campi previsti del modello globale dell’ECMWF<br />

<strong>come</strong> condizioni al contorno. I campi di analisi sono prodotti<br />

ut<strong>il</strong>izzando l’algoritmo 3D-Var FGAT (Bonavita e Torrisi,<br />

2005) che assim<strong>il</strong>a le osservazioni di superficie (SYNOP,<br />

SHIP, BUOY, WIND-PROFILER, PILOT, TEMP), da aeroplano<br />

(AIREP, AMDAR, ACAR) e da satellite (AMV, venti da scatterometro,<br />

radianze AMSUA). Il modello COSMO-ME <strong>è</strong> integrato<br />

due volte al giorno (00-12UTC) fino a 72 ore. La<br />

bontà delle previsioni <strong>è</strong> oggetto di continua valutazione<br />

(contro le osservazioni) sia al CNMCA (http://www.meteoam.it/modules.php?name=Approfondimenti&page=Ctrl<br />

Previ) e sia nell’ambito del consorzio COSMO.<br />

Modello delle onde<br />

Il modello usato nel sistema NETTUNO <strong>è</strong> <strong>il</strong> WAM (WAMDI<br />

Group, 1988; Komen et al., 1994). WAM fu <strong>il</strong> primo modello<br />

della terza generazione, attualmente usato da molti dei<br />

principali centri di previsione nel mondo. Ed <strong>è</strong> di tipo<br />

spettrale. La struttura, in termini di frequenza e direzione,<br />

<strong>è</strong> analoga a quella usata all’ECMWF. Lo spettro <strong>è</strong> composto<br />

di 30 frequenze e 36 direzioni. Le frequenze sono distribuite<br />

con progressione geometrica (fn+1 =1.1 fn ), da<br />

0.05 a 0.793 Hz. Le direzioni, ad intervalli di 10 gradi,<br />

sono specificate da (centrate su) 0o +n10o <br />

, con n da 1 a 36.<br />

Il non far coincidere alcuna direzione coi punti cardinali ha<br />

lo scopo di evitare che nella propagazione di un mare<br />

molto direzionale, tipo swell, si creino delle non-realistiche<br />

zone d’ombra a valle delle isole o di qualche promontorio<br />

quando le onde si propagano lungo una delle<br />

quattro direzioni cardinali (particolarmente nord e sud).<br />

Ad ogni passo di integrazione temporale, per ogni punto<br />

di griglia e per ogni componente dello spettro (1080 nella<br />

presente implementazione) l’evoluzione dell’energia viene<br />

descritta mediante l’equazione del b<strong>il</strong>ancio energetico. Più<br />

esattamente si considera l’evoluzione della cosiddetta action<br />

density, N = F/σ, dove F rappresenta l’energia della<br />

singola componente spettrale, specificata in frequenza f<br />

e direzione θ e σ <strong>è</strong> la frequenza angolare. Il vantaggio di<br />

operare con N anzich<strong>è</strong> F <strong>è</strong> di poter considerare con relativa<br />

fac<strong>il</strong>ità l’effetto delle correnti. L’equazione e’ data da<br />

dove i termini di sinistra rappresentano la variazione spaziale<br />

e temporale dell’energia dovuta all’avvezione ed i<br />

termini di destra rappresentano la fisica del processo. In<br />

particolare:<br />

N = N (σ,θ,λ,φ,t)<br />

<strong>è</strong> funzione, oltre che f e θ, dello spazio<br />

(in coordinate geografiche) e del tempo. λ e φ sono rispettivamente<br />

la latitudine e longitudine del punto considerato,<br />

cg,x , cg,y sono le componenti della velocità di<br />

gruppo cg con cui si trasferisce l’energia, velocità funzione<br />

di f e della profondità, cθ = cg sinθ tanφ/R, con R <strong>il</strong> raggio<br />

terrestre, <strong>è</strong> la velocità di rotazione dell’onda che procede<br />

lungo un cerchio massimo sulla superficie terrestre,<br />

cσ rappresenta la variazione di frequenza relativa dovuta<br />

alle variazioni di profondità e corrente.<br />

Per la parte fisica Sin rappresenta l’energia fornita dal<br />

vento, Sdis riassume la perdita di energia dovuta ai vari<br />

processi dissipativi, quali <strong>il</strong> frangimento in acqua fonda<br />

(white-capping) e fondamentalmente l’attrito di fondo e<br />

<strong>il</strong> frangimento in acqua bassa che si presentano nei bassi<br />

fondali. Una descrizione dettagliata della fisica relativa<br />

esula dagli scopi di questo articolo. E’ qui sufficiente specificare<br />

che le singole routine del programma descrivono<br />

(1)


Figura 3. Campo d’onda alle 00 UTC 25 gennaio 2009 secondo la previsione fatta 24 ore prima. Si noti la zona<br />

fuori scala (Hs>11 m) ad ovest della Sardegna.<br />

ogni singolo processo con la fisica più aggiornata. Per un<br />

approfondimento <strong>il</strong> lettore interessato può consultare<br />

l’ampia letteratura disponib<strong>il</strong>e fra cui Komen et al. (1994)<br />

per una profonda discussione sulla fisica del moto ondoso<br />

e <strong>il</strong> relativo approccio numerico, Janssen (1991, 2004) per<br />

i successivi sv<strong>il</strong>uppi sull’interazione vento-onde, Bidlot et<br />

al. (2002) per diversi problemi pratici sull’implementazione<br />

operativa del modello e sulla performance di differenti<br />

sistemi operativi, Janssen (2008) per una fotografia<br />

del presente stato dell’arte.<br />

Una delle caratteristiche bas<strong>il</strong>ari dei modelli della terza<br />

generazione <strong>è</strong> <strong>il</strong> considerare pienamente tutte le interazioni<br />

fra le diverse componenti spettrali. ll secondo termine<br />

nella parte fisica dell’equazione (1) rappresenta appunto<br />

tale interazione. Hasselmann (1962a,b,c) dimostrò<br />

che le singole componenti spettrali non sono reciprocamente<br />

trasparenti, ma interagiscono pesantemente. Contrariamente<br />

ai termini S in ed S dis le interazioni S nl sono<br />

conservative.<br />

Per quanto riguarda questo processo l’energia totale<br />

dello spettro non varia, ma viene ridistribuita fra le varie<br />

componenti spettrali. Il processo <strong>è</strong> fondamentale per la<br />

crescita delle onde sotto l’effetto del vento. Il trasferimento<br />

di energia dalla zona di maggior contributo da<br />

parte del vento verso le basse frequenze <strong>è</strong> quello che permette<br />

<strong>il</strong> progressivo crescere della lunghezza d’onda dominante<br />

e quindi <strong>il</strong> crescere dell’altezza significativa. Per<br />

quanto la teoria relativa sia compiutamente definita, <strong>il</strong><br />

problema pratico <strong>è</strong> <strong>il</strong> calcolo di S nl che in un modello ope-<br />

rativo trascende la potenza di calcolo oggi disponib<strong>il</strong>e. Una<br />

soluzione, non perfetta ma soddisfacente, fu offerta da<br />

Hasselmann ed Hasselmann (1981) e Hasselmann et al.<br />

(1985).<br />

La cosiddetta Discrete Interaction Approximation (DIA)<br />

<strong>è</strong> stata ormai, per più di 20 anni, la spina dorsale dei modelli<br />

della terza generazione.<br />

Per quanto vi sia un continuo sforzo per produrre un metodo<br />

operativo più avanzato (vedi per es. van Vledder,<br />

2006), nessun nuovo metodo <strong>è</strong> attualmente sufficientemente<br />

rapido per essere implementato in un modello operativo.<br />

E’ opportuno specificare che la DIA dà ottimi risultati,<br />

ed <strong>è</strong> solo quando si va nei dettagli più minuti, per<br />

esempio nella forma dello spettro bi-dimensionale F(f,θ),<br />

che si possono notare alcune differenze rispetto al computo<br />

completo.<br />

Il modello WAM <strong>è</strong> stato implementato nel Mediterraneo<br />

su una griglia geografica con risoluzione 0,05° corrispondenti<br />

a 5,5 km in latitudine e mediamente 3,8 km in longitudine<br />

(da 3,8 a 4,7 km). Questo corrisponde a quasi<br />

105.000 punti di griglia sul mare. Con un passo temporale<br />

di 120 s per la propagazione e 240 s per la fisica, e 10800<br />

componenti per punto di griglia, questo corrisponde a risolvere<br />

l’equazione (1) e tutta la fisica implicita nei vari<br />

termini più di 8*10 10 volte per ogni giorno di simulazione.<br />

L’uscita del modello <strong>è</strong> per ogni punto di griglia <strong>il</strong> completo<br />

spettro bi-dimensionale F(f,θ). Da questo, mediante<br />

successive integrazioni, vengono ricavate tutte le quantità<br />

di pratico interesse, quali:


Operatività<br />

Come indicatoin precedenza, <strong>il</strong> modello COSMO-ME produce<br />

ogni giorno, a partire dalle 00 e 12.00 UTC, previsioni<br />

per le prossime 72 ore. I risultati del sistema NETTUNO<br />

sono disponib<strong>il</strong>i intorno alle 5 e 17 UTC. I risultati, cioé le<br />

componenti U, V del vento superficiale U 10 per <strong>il</strong> modello<br />

meteorologico, più le quantità integrate H s , T p , T m , θ m<br />

per <strong>il</strong> modello delle onde, vengono salvati ed archiviati in<br />

corrispondenza delle ore sinottiche.<br />

I risultati sono disponib<strong>il</strong>i in forma grafica ai due siti<br />

www.meteoam.it (CNMCA) e www.ismar.cnr.it (ISMAR). La<br />

Figura 2 mostra le due grafiche usate per la rappresentazione<br />

dei campi di vento, la prima basata sulla normativa<br />

WMO, la seconda secondo la convenzione in uso nell’ambito<br />

oceanografico. La Figura 3 mostra la rappresentazione<br />

del corrispondente campo d’onda, basata sull’altezza significativa<br />

e la direzione media di propagazione. Si noti<br />

che per ragioni di chiarezza grafica <strong>è</strong> stato fatto un grosso<br />

setacciamento (“sieving”) nella rappresentazione. E’ tuttavia<br />

evidente che le risoluzioni disponib<strong>il</strong>i, 7 km per <strong>il</strong><br />

vento e 3.8-4.7 km per le onde, permettono un’ottima rappresentazione<br />

delle condizioni meteo-marine lungo tutte<br />

Figura 4. Confronto fra velocità del vento sul mare previste<br />

dal modello sul Mediterraneo (+1-24 ore) ed i corrispondenti<br />

valori misurati con scatterometro<br />

QuikSCAT. I diversi colori indicano, con progressione<br />

geometrica (vedi scala sulla destra) diversa densità di<br />

eventi nelle varie combinazioni.<br />

le coste del Mediterraneo, ed italiane in particolare.<br />

Risultati<br />

Precedentemente all’operatività <strong>è</strong> stata fatta un’analisi<br />

molto dettagliata delle capacità dei modelli COSMO-ME e<br />

WAM di riprodurre e prevedere l’effettiva evoluzione del<br />

tempo e del mare nel Mediterraneo. La validazione di CO-<br />

SMO-ME <strong>è</strong> stata fatta usando i dati di vento derivati dallo<br />

scatterometro QuikSCAT (la cui operatività <strong>è</strong> terminata nel<br />

novembre 2009). Quest’ultimo, in orbita sincrona rispetto<br />

al Sole, effettuava due passate al giorno, una ascendente<br />

ed una discendente, su quasi tutti i mari della Terra. L’ampiezza,<br />

1.800 km, della striscia di mare su cui i dati sono<br />

disponib<strong>il</strong>i assicura un’ottima copertura dei dati di interesse.<br />

Di principio i dati sono disponib<strong>il</strong>i ad intervalli di 25<br />

km (recentemente la risoluzione <strong>è</strong> stata portata a 12,5<br />

km). L’effettiva disponib<strong>il</strong>ità <strong>è</strong> tuttavia inferiore in quanto<br />

<strong>il</strong> segnale, contaminato e quindi non affidab<strong>il</strong>e, non viene<br />

per esempio fornito in caso di pioggia. Ciò nonostante<br />

QuikSCAT <strong>è</strong> stato per molti anni la piùvalida sorgente di<br />

dati di vento sulla superficie del mare.<br />

La Figura 4 mostra <strong>il</strong> confronto fra i valori di U 10 derivati<br />

da COSMO-ME e QuikSCAT nel Mediterraneo, per i mesi di<br />

novembre e dicembre 2006. Questo confronto <strong>è</strong> stato fatto<br />

per le prime 24 ore di previsione. Nella figura ogni pixel<br />

rappresenta una possib<strong>il</strong>e combinazione di valori. Il colore,<br />

con la scala mostrata nella figura, indica <strong>il</strong> numero di<br />

campioni in ogni pixel. E’ immediatamente evidente che<br />

la maggior parte dei dati sono distribuiti vicino alla linea<br />

a 45°, quindi con valori COSMO-ME e QuikSCAT pratica-<br />

Figura 5. Confronto fra altezze significative previste<br />

dal modello sul Mediterraneo (+1-24 ore) ed i corrispondenti<br />

valori misurati tramite altimetro Jason. I diversi<br />

colori indicano, con progressione geometrica (vedi<br />

scala sulla destra) diversa densità di eventi nelle varie<br />

combinazioni.


mente coincidenti. Si noti a questo proposito che la scala<br />

colore-numerosità ha progressione geometrica. L’apparente<br />

grosso scatter suggerito dal colore <strong>è</strong> dovuto in realtà<br />

a una parte estremamente ridotta (


Figura 6. Evoluzione del campo d’onda nei mari italiani durante la tempesta del 24-25 gennaio 2009. Previsione<br />

24 gennaio 00 UTC: a) 24 gennaio 12 UTC, b) 18 UTC, c) 25 gennaio 00 UTC. Previsione 25 gennaio 00<br />

UTC: d) 25 gennaio 06 UTC, e) 12 UTC, f) 18 UTC.<br />

tempesta di eccezionale violenza, rappresentando un<br />

evento che, sia pur da un confronto non approfondito, non<br />

si verificava da più di 10 o 20 anni. Le Figure 2 e 3 mostrano<br />

la distribuzione a scala mediterranea rispettivamente<br />

dei campi di vento ed onde al culmine della tempesta.<br />

Un’analisi più dettagliata dei campi di onda,<br />

focalizzata sui mari italiani e più estesa nel tempo, <strong>è</strong> data<br />

nella Figura 6 a-f. Si noti a destra nei vari pannelli la scala<br />

delle altezze d’onda, con una maggior risoluzione nei valori<br />

più bassi in quanto quelli piu’ frequenti. Il massimo <strong>è</strong><br />

stato scelto non <strong>come</strong> superiore al massimo possib<strong>il</strong>e, ma<br />

<strong>come</strong> un compromesso fra la risoluzione della scala e la<br />

frequenza con cui i vari valori vengono raggiunti.<br />

L’evoluzione della tempesta <strong>è</strong> stata tipica di un evento<br />

di mistral. L’evento (Figura 6a) inizia con un sostenuto<br />

vento di libeccio su tutto <strong>il</strong> bacino occidentale del Mediterraneo<br />

con una mareggiata da O-S-O che già di per s<strong>è</strong><br />

aveva raggiunto altezze significative superiori ai 9 metri.<br />

Si notino <strong>il</strong> massimo a S-O della Sardegna e la penetrazione<br />

del mare di libeccio nel Tirreno meridionale. Sei ore dopo<br />

(6b), alle 18 UTC del 24 gennaio, <strong>il</strong> massimo temporaneo<br />

sulla Sardegna <strong>è</strong> già avvenuto, mentre onde elevate cominciano<br />

ad arrivare sulle coste della Campania e Calabria.<br />

A quell’ ora <strong>il</strong> mistral sta già soffiando sul mare fra le Ba-


leari e la Sardegna portando a un pericoloso mare incrociato.<br />

La sovrapposizione fra le ancora presenti onde da S-<br />

O e le crescenti onde da N-O porta ad una direzione media<br />

da ovest verso est, direzione che progressivamente<br />

ruota da N-O man mano che, <strong>come</strong> già avviene nel golfo<br />

del Leone, <strong>il</strong> mare da mistral prende <strong>il</strong> sopravvento. Questo<br />

ormai <strong>è</strong> completamente avvenuto alla mezzanotte fra<br />

<strong>il</strong> 24 ed <strong>il</strong> 25.<br />

L’altezza significativa supera gli 11 metri, andando con<br />

ciò fuori scala nel diagramma, da cui la macchia bianca che<br />

rappresenta appunto <strong>il</strong> picco del campo. Onde con H s superiori<br />

ai 10 metri giungono sulle coste della Sardegna. E’<br />

opportuno ricordare che durante una tempesta in acqua<br />

fonda nell’arco di tre ore <strong>è</strong> elevata la probab<strong>il</strong>itàdi raggiungere<br />

singole altezze d’onda quasi <strong>il</strong> doppio della significativa.<br />

Nel frattempo le onde si propagano a sud della<br />

Sic<strong>il</strong>ia verso <strong>il</strong> bacino orientale.<br />

Alle 06 UTC del 25 (6d) <strong>il</strong> fronte meteorologico ha ormai<br />

raggiunto lo Jonio. Alle sue spalle <strong>il</strong> mistral si sta espandendo<br />

nel bacino occidentale del Mediterraneo e va perdendo<br />

potenza. Alle 12 UTC (6e) le onde più alte, ora sui<br />

7-8 metri, si trovano sulla Sic<strong>il</strong>ia. Sulla Sardegna le onde<br />

vanno rapidamente diminuendo, mentre le onde più lunghe<br />

si propagano rapidamente verso <strong>il</strong> bacino orientale del<br />

Mediterraneo. Alle 18 UTC (6f) la tempesta <strong>è</strong> virtualmente<br />

finita. Le onde sulla Sic<strong>il</strong>ia sono ancora relativamente sostenute<br />

(H s = 4-5 m), ma in rapida diminuzione. Onde elevate<br />

(H s > 6 m) continuano a propagarsi verso oriente,<br />

dando luogo ad uno swell che raggiungerà l’Egitto prima e<br />

Israele poi nell’arco di 45-50 ore. L’evoluzione descritta,<br />

salvo per l’intensità, <strong>è</strong> tipica della tempesta di mistral.<br />

L’evento del 24-25 gennaio 2009 <strong>è</strong> teoricamente un’ottima<br />

occasione per verificare, tramite confronto coi dati<br />

misurati, la validità dei modelli di vento e onde. Questo <strong>è</strong><br />

ancora più vero perché vi sono buone ragioni per ritenere<br />

(vedi Cavaleri, 2009) che in tali condizioni estreme la fisica<br />

dei processi in corso possa essere differente. In particolare<br />

sembra esservi una tendenza a sottostimare i valori<br />

di picco, sia di vento che di onde. Purtroppo nel caso<br />

del gennaio 2009 nessun satellite, in particolare quelli con<br />

altimetro, <strong>è</strong> passato sulle zone più r<strong>il</strong>evanti e al momento<br />

giusto. Facendo di necessità virtù, si sta cercando di valutare<br />

l’affidab<strong>il</strong>ità dei risultati tramite <strong>il</strong> confronto coi<br />

dati disponib<strong>il</strong>i nelle zone periferiche o non al massimo<br />

della tempesta. Un esteso studio comparato <strong>è</strong> attualmente<br />

in corso, in cui sono considerati i risultati di molti<br />

dei sistemi operativi nel Mediterraneo. I risultati saranno<br />

riportati in una pubblicazione dedicata.<br />

Commento<br />

I risultati del sistema NETTUNO sono estremamente soddisfacenti.<br />

L’elevata risoluzione, sia del modello meteorologico<br />

che delle onde, assieme alla fisica all’avanguardia<br />

in entrambi i modelli, assicura una fedele riproduzione<br />

degli eventi in natura. Ne segue l’affidab<strong>il</strong>ità dei risultati<br />

nella grandissima maggioranza dei casi. Un certo livello di<br />

dubbio esiste per i valori ottenuti per le tempeste più violente<br />

in quanto vi sono ragioni per ritenere che alcuni<br />

aspetti della fisica, specie dell’interazione vento-onde,<br />

cambino in queste condizioni. In ogni caso questo <strong>è</strong>un<br />

problema di fondo di tutti i modelli e non infirma <strong>il</strong> valore<br />

relativo dei vari sistemi, in particolare di quelli operativi<br />

nel Mediterraneo. In tale ambito NETTUNO <strong>è</strong> <strong>il</strong> sistema di<br />

previsione vento-onde a più alta risoluzione attualmente<br />

operativo nel Mediterraneo. In questo articolo si <strong>è</strong> preferito<br />

fornire una visione sinottica dei risultati mostrando<br />

l’evoluzione dei campi in tempo e spazio. E’ tuttavia evidente<br />

che la risoluzione di 7 km per <strong>il</strong> vento e di 4-5 km<br />

per le onde, con un ampio spettro delle onde in frequenza<br />

e direzione, permette di descrivere con molta accuratezza<br />

l’evoluzione ed <strong>il</strong> dettaglio dei campi lungo le coste.<br />

La pratica mancanza, per quanto riguarda le onde, di un<br />

collegamento con l’oceano Atlantico fa sì che, salvo <strong>il</strong><br />

Mare di Alboran, le condizioni del mare nel Mediterraneo<br />

dipendano solo dai venti locali. Poiché la maggior parte<br />

delle perturbazioni che interessano <strong>il</strong> bacino hanno un’origine<br />

atlantica, specie nella parte occidentale a cui l’Italia<br />

sostanzialmente afferisce, i tempi di risposta del mare<br />

a un impulso meteorologico sono relativamente brevi, dell’ordine<br />

di mezza giornata al più. Ne segue che i tre giorni<br />

di previsione forniti dal sistema sono sufficienti per tutte<br />

le necessità pratiche. Sono sufficienti anche per la navigazione<br />

commerciale per poter ottimizzare la rotta in<br />

funzione del mare atteso o per scegliere una rotta più sicura.<br />

Mentre la previsione meteorologica <strong>è</strong> ormai parte<br />

dell’informazione che <strong>il</strong> pubblico si aspetta giornalmente<br />

e usa per pianificare le proprie attività, la previsione dello<br />

stato del mare, e in particolare la sua affidab<strong>il</strong>ità, sono<br />

fatti ancora poco conosciuti, diffusi solo fra una stretta<br />

utenza. Data la r<strong>il</strong>evanza di questa informazione per l’economia<br />

marittima e la sicurezza, <strong>è</strong> indispensab<strong>il</strong>e che essa<br />

venga resa più trasparente possib<strong>il</strong>e. Il CNMCA ed ISMAR<br />

stanno operando attivamente in questa direzione.


Note<br />

(1) W<strong>il</strong>lard Pierson, persona di carattere energico, ma estremamente onesto,<br />

ammise candidamente da subito che l’idea di spettro era venuta ad<br />

un <strong>suo</strong> amico che gliela confidò una sera al tavolo di un bar. Il giorno dopo<br />

l’amico morì in un incidnte motociclistico e Pierson pubblicò l’idea con entrambi<br />

i nomi.<br />

(2) A questo riguardo vi <strong>è</strong> un’interessante divergenza fra i nomi italiani e<br />

francesi. Per quest’ultimi <strong>il</strong> “mistral”, corrispondente all’italiano “maestrale”,<br />

<strong>è</strong> <strong>il</strong> vento da nord che soffia lungo la valle del Rodano, mentre<br />

quello da N-O, attraverso <strong>il</strong> passo di Carcassone, viene chiamato “tramontana”.<br />

In Italia i due significati sono scambiati rispetto alla direzione. Forse con<br />

un po’ di bias noi propendiamo per la seconda ipotesi, confortati in<br />

questo dal nome latino del vento da N-O, “magister”, indicante la r<strong>il</strong>evanza<br />

per gli antichi romani di questo vento per i loro traffici marittimi.<br />

Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia<br />

Aeronautica, Pratica di Mare:<br />

gen. Costante De Simone<br />

c.desimone@meteoam.it<br />

ten. col. Lucio Torrisi<br />

torrisi@meteoam.it<br />

magg. Antonio Vocino<br />

vocino@meteoam.it<br />

Istituto di Scienze Marine – CNR, Venezia:<br />

Luciana Bertotti<br />

luciana.bertotti@ismar.cnr.it<br />

Luigi Cavaleri<br />

luigi.cavaleri@ismar.cnr.it


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Hasselmann, S., K. Hasselmann, J. A. Allender, and T. P. Barnett, 1985, Computations and parameterizations of<br />

the non-linear energy transfer in a gravity-wave spectrum. Part 2: parameterizations of the non-linear transfer<br />

for application in wave models, J.Phys.Oceanogr., 15, 1378-1391.<br />

Janssen, P.A.E.M., 1991, Quasi-linear theory of wind wave generation applied to wave forecasting, J. Phys. Oceanogr.,<br />

21, 1631-1642.<br />

Janssen, P.A.E.M., 2004, The interaction of ocean waves and wind, Cambridge University Press, 300 pp.


lavoro pervenuto <strong>il</strong> 26/03/<strong>2010</strong><br />

A proposito di meteorologia<br />

Un inspiegab<strong>il</strong>e fenomeno<br />

meteorologico: <strong>il</strong> "Minigap"<br />

Estate 1993, costa della Cornovaglia: Base Royal Navy di<br />

Culdrose (UK). Guardo preoccupato <strong>il</strong> cielo, <strong>come</strong> faccio<br />

sempre <strong>il</strong> giorno di un’esibizione, cercando di indovinare<br />

le condizioni meteo che realmente dovrò affrontare<br />

al momento dell’esecuzione del programma del nostro<br />

Team. Ogni volo delle “Frecce Tricolori” ha infatti una<br />

“storia a se” che <strong>è</strong> <strong>il</strong> frutto della combinazione di m<strong>il</strong>le fattori,<br />

fra i quali quelli meteo giocano un ruolo determinante.<br />

C’<strong>è</strong> sempre una nuvola che ti aspetta in cima a un<br />

looping, un riflesso del sole nel momento sbagliato che ti<br />

nasconde <strong>il</strong> riferimento, un vento teso di trenta nodi che<br />

mette a dura prova i miei gregari per la forte turbolenza<br />

che sbatte i nostri piccoli “MB339” e che stravolge tutte le<br />

complesse geometrie che disegno insieme al mio fido numero<br />

sei (con conseguenti imprecazioni del solista che non<br />

riesce più a inserirsi in sequenza). Altre volte, invece,<br />

di Gianpaolo Miniscalco<br />

quella bava di vento che decide all’ultimo istante di soffiare<br />

verso <strong>il</strong> pubblico, fa ristagnare le nostre scie tricolori<br />

sulla pista, impedendoci così di farci vedere dalla folla. Per<br />

dirla in breve, anche se ci piacerebbe tanto, <strong>è</strong> ovvio che<br />

pure nel campo delle esibizioni delle Fecce non esiste quel<br />

mondo “precisino e ordinatello” al quale si riferiva spesso<br />

l’allora ten col GArf Lucio Neri, nostro insegnante in Accademia<br />

di Analisi Matematica 1 e 2, nonché di meteorologia<br />

che, nella sua personale interpretazione, si trasformava<br />

in “analisi matematica 3”! Oggi, però, c’<strong>è</strong> poco da<br />

guardare <strong>il</strong> cielo, dato che dalla vicina costa arrivano in<br />

continuazione schiere di “rollocumuli” che, con <strong>il</strong> loro<br />

pesante incedere rotolante, avv<strong>il</strong>uppano tutto in una densissima<br />

nebbia, compreso quel bel castello medioevale<br />

davanti alla pista che mi sarebbe servito da riferimento per<br />

“tirar su” Cardioide e Arizona (due figure tipiche del pro-


Una delle figure eseguite dalle “frecce tricolori” nel loro programma<br />

di esibizione: <strong>il</strong> cardioide.<br />

gramma della PAN). Questa uscita britannica sembra proprio<br />

inserirsi nella peggiore delle tradizioni meteorologiche<br />

isolane. Già all’arrivo, due giorni fa, la pattuglia di 11<br />

aeroplani giunta in perfetta formazione sulla verticale del<br />

campo, a causa del maltempo, si era dovuta dividere in<br />

tre sezioni, <strong>come</strong> da procedure standard, per eseguire l’avvicinamento<br />

strumentale e l’atterraggio in due formazioni<br />

di quattro Aermacchi ciascuna e una con i restanti tre,<br />

sbucando dalla fitta coltre di nubi a una quota di circa 200<br />

piedi. Ieri, alle prove, <strong>il</strong> ce<strong>il</strong>ing, ovvero la base della copertura<br />

nuvolosa, si era alzato quel tanto che basta per effettuare<br />

un rapido giro del campo, operazione indispensab<strong>il</strong>e<br />

per identificare i riferimenti che avevamo studiato<br />

in precedenza consultando le foto aeree dell’area. Questa<br />

mattina, al briefing generale, l’impeccab<strong>il</strong>e ufficiale meteo<br />

britannico non aveva lasciato speranze e con tipico humor<br />

inglese aveva concluso con la speranza che la pioggia<br />

non annacquasse la birra che ci<br />

avrebbe aspettato al tradizionale<br />

“hangar party” serale. Mancano ancora<br />

due ore all’ora prevista per <strong>il</strong><br />

nostro decollo. Vado a trovare i nostri<br />

specialisti in linea di volo per verificare<br />

l’efficienza degli aerei. Dalla<br />

nebbia sbuca la sagoma tondeggiante<br />

del nostro ufficiale tecnico. I <strong>suo</strong>i baffoni,<br />

incorniciati da una faccia di solito<br />

arrossata dalla continua esposizione<br />

al sole, grondano acqua. Da<br />

dietro gli fa eco <strong>il</strong> capo dei montatori,<br />

che apostrofa la finissima e incessante<br />

pioggerella con una tipica espressione<br />

campana. Sconsolato, torno indietro attraversando<br />

le schiere di spettatori che ,impassib<strong>il</strong>i,<br />

assistono dietro le transenne alla cancellazione<br />

in sequenza di una esibizione dopo l’altra.<br />

Adesso <strong>è</strong> <strong>il</strong> turno di annullare quella della<br />

“Patrou<strong>il</strong>le de France”. Fra un pò toccherà all’Harrier,<br />

poi al Lancaster e quindi, inesorab<strong>il</strong>mente,<br />

anche a noi.<br />

Entro nell’aula briefing. Manca un’ora e<br />

mezza al nostro orario di decollo. Dopo di noi<br />

spetterebbe la chiusura, <strong>come</strong> da tradizione,<br />

alla pattuglia di casa: i “Red Arrows”. Decido<br />

di effettuare comunque <strong>il</strong> briefing per l’esibizione<br />

e inizio a descrivere le procedure per <strong>il</strong><br />

programma piatto (senza nemmeno i tonneaux)<br />

che in caso di miracolo meteorologico<br />

potremmo forse sperare di effettuare. Poi,<br />

però, per scrupolo, analizzo anche <strong>il</strong> caso del programma<br />

basso che, prevedendo l’effettuazione dei tonneaux, necessita<br />

di un ce<strong>il</strong>ing di almeno 2.500 piedi. Quando alla fine<br />

passo a descrivere l’eventualità del programma alto, che<br />

con looping e separazioni prevede una base delle nubi non<br />

inferiore a 4.000 piedi, a un p<strong>il</strong>ota di media anzianità<br />

sfugge un commento a mezza voce su fumo e alcol. Lo fulmino<br />

con lo sguardo e concludo con calma l’analisi del<br />

volo, rimando la pubblica fustigazione del novello Spartaco<br />

alla conclusione della giornata, tanto per non arroventare<br />

gli animi, ma so che i fatti danno ragione al ragazzo.<br />

Manca un’ora al decollo. Andremo agli aerei trenta minuti<br />

prima, <strong>come</strong> da procedura, ma intanto dedico, <strong>come</strong> sempre,<br />

gli ultimi trenta minuti a r<strong>il</strong>assarmi e a concentrarmi.<br />

In questo mi aiuta da sempre la lettura dei romanzi di Tom<br />

Clancy. Perciò mi siedo, estraggo <strong>il</strong> mio libro dalla borsa<br />

porta-casco e mi immergo nella lettura. Ne riemergo a X


meno 35 minuti e comincio<br />

a indossare<br />

l’equipaggiamento per<br />

<strong>il</strong> volo. Mentre chiudo<br />

gli ultimi zip dell’anti-<br />

G, guardo con la coda<br />

dell’occhio fuori dalla<br />

finestra e mi accorgo,<br />

con sorpresa, che non<br />

piove più. Prendo casco<br />

e guanti e con passo<br />

misurato mi avvio verso<br />

<strong>il</strong> mio aereo. Le nuvole<br />

che arrivano dalla costa<br />

sembrano ora un<br />

po’ più alte. Mi fermo<br />

davanti al “Pony 1”:<br />

tutti i p<strong>il</strong>oti e gli specialisti<br />

sono alle posizioni assegnate. Alzo <strong>il</strong> braccio e segnalo<br />

di salire a bordo. Batteria su ON, anti-G e radio collegate,<br />

cinghie strette e bloccate. Indosso <strong>il</strong> casco e vedo<br />

che per un attimo fra le nuvole fa capolino <strong>il</strong> sole. La torre<br />

mi dice che le condizioni meteo sono ancora proibitive, ma<br />

non si esclude un lieve temporaneo miglioramento. Comunico<br />

pertanto la decisione di mettere in moto e mi riservo<br />

di cancellare <strong>il</strong> volo una volta verificate le condizioni<br />

all’ora X, così almeno questi inglesi sentiranno <strong>il</strong> rumore<br />

dei nostri aerei e annuseranno un po’ di odore di kerosene.<br />

Mentre rulliamo in bell’ordine, sul cielo campo si aprono<br />

degli sprazzi di sereno e <strong>il</strong> cuore comincia a sperare, anche<br />

se tutto intorno i rollocumuli ci guardano ancora con<br />

fare di sfida. Il castello medioevale, però ora si vede e via<br />

via anche le colline più alte si liberano rapidamente. “Andiamo<br />

in volo!”, comunico alla formazione e al comandante<br />

che ci controlla dalla biga, poi chiedo alla torre<br />

l’autorizzazione al decollo. Appena in volo comincio a svitare<br />

la testa a 360 gradi. E’ incredib<strong>il</strong>e, ma intorno al<br />

campo per qualche miglio si <strong>è</strong> aperto un buco di sereno<br />

completo, quasi <strong>come</strong> nell’occhio di un ciclone. «Facciamo<br />

l’alto!», dichiaro alla radio e chiamo la trasformazione<br />

della formazione da doppio cuneo a triangolo, quindi<br />

butto giù <strong>il</strong> muso per guadagnare l’energia necessaria al<br />

looping di ingresso. «Fumi colorati, via!» e per venti minuti<br />

disegniamo indisturbati <strong>il</strong> tricolore in quel fazzoletto<br />

di blu. Tornando al parcheggio, dopo <strong>il</strong> volo, so bene che<br />

dietro ognuna delle dieci maschere per l’ossigeno é stampato<br />

sul volto dei miei p<strong>il</strong>oti lo stesso sorriso di soddisfazione<br />

che stanno sfoggiando l’ufficiale tecnico e gli specialisti.<br />

Con la mano saluto l’irriducib<strong>il</strong>e pubblico inglese<br />

che applaude, e apro <strong>il</strong> tettuccio. Come al solito, per la<br />

tensione e la fatica del volo la tuta <strong>è</strong> bagnata di sudore,<br />

ma questa volta non solo di quello: sta infatti ricominciando<br />

a piovere e <strong>il</strong> cielo si sta richiudendo con la stessa<br />

velocità con la quale si era aperto. Dalla cabina del <strong>suo</strong><br />

rosso Hawk, Andy, <strong>il</strong> leader dei “Red Arrows”, segnala ai<br />

<strong>suo</strong>i di scendere dagli aerei. Per oggi loro non voleranno.<br />

Alla sera, davanti alle birre pagate dallo “Spartaco”,<br />

Andy plaude alla nostra fortuna meteorologica. Questa fortuna<br />

si ripeterà però immancab<strong>il</strong>mente con le stesse modalità<br />

a tutti gli incontri internazionali dei due anni nei<br />

quali sarò leader della PAN, al punto da far coniare agli inglesi<br />

<strong>il</strong> termine di “Minigap” per descrivere questo ricorrente<br />

fenomeno. In effetti sono poi passato alle statistiche<br />

<strong>come</strong> l’unico leader della PAN che non sia mai stato costretto<br />

a volare nemmeno un programma basso a causa di<br />

condizioni meteorologiche sfavorevoli. Nella speranza di<br />

non aver annoiato i lettori più colti che sono giunti fino a<br />

questo punto del racconto, e dato che da fedele discepolo<br />

di Cartesio non posso ascrivere le cause del Minigap a<br />

quello che i miei poco eruditi p<strong>il</strong>oti collegavano alla nota<br />

parte anatomica, sarei veramente grato al Direttore della<br />

Rivista di Meteorologia se potesse aiutarmi ad individuare<br />

una spiegazione del fenomeno che sia più in linea con i<br />

dettami della scienza meteorologica.<br />

Cercheremo di rispondere ai quesiti del gen. Miniscalco<br />

ut<strong>il</strong>izzando due strumenti: <strong>il</strong> primo mediante la Statistica,<br />

la seconda con la Meteorologia attraverso un’analisi della<br />

situazione atmosferica così <strong>come</strong> la possiamo ricostruire<br />

dal racconto del protagonista.


Fig.1.Stratus fractus causati dallo scorrimento di aria umida<br />

e temperata su una superficie fredda che diventano cumulus<br />

fractus per debole turbolenza provocata dal riscaldamento solare<br />

o dallo shear del vento.<br />

Dal punto di vista puramente statistico e della Teoria<br />

delle Probab<strong>il</strong>ità, gli eventi descritti e la definizione del<br />

Minigap sono da ricondurre alla Legge di Murphy che<br />

dice: «quando un evento può accadere prima o poi accadrà».<br />

(legge empirica che viene fatta risalire al cap. Murphy<br />

del Genio Aeronautico degli Stati Uniti d’America durante<br />

la 2 a Guerra Mondiale). La circostanza specifica<br />

propostaci può essere correttamente interpretata, <strong>come</strong><br />

d’altronde hanno fatto i colleghi p<strong>il</strong>oti, <strong>come</strong> una violazione<br />

della Legge di Murphy. Violazione che ne conferma<br />

la validità.<br />

Dal punto di vista meteorologico invece, i tenenti colonnelli<br />

Teodoro La Rocca e Alessandro Fuccello, due valenti<br />

meteorologi aeronautici del nostro Servizio, tenendo<br />

conto delle condizioni meteo riportate (vento teso, pioviggine,<br />

celing di 200 ft ), della stagione (estiva) e delle località<br />

(Cornovaglia), ipotizzano la presenza di una nebbia<br />

da avvezione prefrontale in cui lo scorrimento di aria<br />

calda su una superficie più fredda (in questa stagione <strong>il</strong><br />

Fig.2. Stratocumulus cumulogenitus formatesi per moderata<br />

turbolenza dovuta allo shear del vento; essi hanno un’origine<br />

primaria dagli strati e sono ben distinguib<strong>il</strong>i nelle schiarite<br />

temporanee, classiche di un’avvezione calda nei bassi strati,<br />

in coincidenza di un rinforzo del vento.<br />

mare) genera la formazione di strati; la presenza di un<br />

vento teso, comunque caratteristico per questo tipo di<br />

evento, trasforma queste nubi in stratus fractus o cumulus<br />

fractus (Fig.1), denominati in maniera poco ortodossa<br />

rollo cumuli, da cui può scaturire la pioviggine. Le aperture<br />

del cielo più o meno estese e comunque temporanee<br />

sono dovute invece a un innalzamento del livello di condensazione,<br />

per aumento della temperatura (specie nelle<br />

ore centrali della giornata) o per un rinforzo ulteriore del<br />

vento, la cui turbolenza indotta allontana <strong>il</strong> livello della<br />

base delle nubi dallo strato mescolato; in questo caso le<br />

tipiche nubi sono ancora i cumulus fractus ma anche gli<br />

stratocumulus cumulogenitus.<br />

Il direttore<br />

Costante De Simone<br />

Segredifesa - Roma<br />

gen. b.a. Gianpaolo Miniscalco<br />

gianpaolo.miniscalco@aeronautica.difesa.it


NOTIZIARIO<br />

ESERCITAZIONE "AMITIE 2009"<br />

Nei giorni 8-13 dicembre 2009, <strong>come</strong> già anticipato nel<br />

4° numero della Rivista del 2009 si <strong>è</strong> svolta in Tunisia,<br />

nella regione di Gabes, l’esercitazione denominata “Amitié<br />

2009 – Lotta contro le locuste del deserto”, alla quale<br />

<strong>il</strong> ten. col. Simone Siena e <strong>il</strong> ten. col. Paolo Capizzi, hanno<br />

partecipato in qualità di osservatori. Rispetto all’anno<br />

precedente, questa volta si <strong>è</strong> trattato di una vera e propria<br />

esercitazione campale condotta congiuntamente da<br />

Tunisia e Francia con <strong>il</strong> Comando dislocato presso <strong>il</strong> Quartier<br />

Generale della 1 a Brigata di Fanteria Meccanizzata tunisina,<br />

sito in Gabes, ed <strong>è</strong> stata aperta a osservatori delle<br />

nazioni dell’Iniziativa 5+5, nel quadro delle attività di<br />

cooperazione prevista per l’anno 2009. Oltre all’Italia,<br />

hanno partecipato, sempre <strong>come</strong> osservatori, i rappresentanti<br />

di Algeria, Libia e Spagna. Lo schema dell’esercitazione<br />

ha ricalcato quello posto in essere nel 2008 con la<br />

simulazione di una emergenza nazionale dovuta a una invasione<br />

di locuste del deserto delle regioni meridionali<br />

della Tunisia. A differenza dello scorso anno, in questa occasione<br />

<strong>è</strong> stata inserita una fase campale con impiego di<br />

unità sia tunisine — tra le quali un’ Unità di decontaminazione<br />

(UDT), con ospedale da campo e un elicottero per<br />

Impattogramma su una delle località dell’esercitazione<br />

elaborato dal CNMCA.<br />

trattamenti con pesticidi — sia francesi (Unità di Decontaminazione<br />

Medica dell’Esercito - UDME). Come già specificato<br />

nell’articolo citato (Rivista Aeronautica n.4/2009<br />

pg. 13), l’organizzazione e l’esecuzione dell’esercitazione<br />

ha ricalcato lo schema già in uso presso la NATO. Sono state<br />

infatti attivate le seguenti cellule operative: J1 (personnel),<br />

J2 (intelligence), J3 (operation), J4 (logistics), J5<br />

(planning), J6 (communication and information system).<br />

Rispetto all’esercitazione Amitie 2008, era presente nell’organizzazione<br />

di comando uno specialista meteo francese<br />

che partecipava ai briefing per fornire punti di situazione<br />

inerenti la branca di competenza, simulando una<br />

situazione meteorologica non reale, ma già prefissata a tavolino<br />

durante le fasi di preparazione dell’esercitazione.<br />

In questa occasione, forte dell’esperienza maturata lo<br />

scorso anno e della collaborazione con la FAO, <strong>il</strong> rappresentante<br />

meteo italiano, t. col. Capizzi, ha presentato nell’ambito<br />

della giornata introduttiva dell’esercitazione, i<br />

prodotti meteo ut<strong>il</strong>i per lo scopo. Nello specifico, grazie<br />

anche alla stretta collaborazione con <strong>il</strong> CNMCA di Pratica<br />

di Mare, sono state mostrate le mappe grafiche dell’evoluzione<br />

dei parametri di vento a 10 metri, pressione al<br />

Copertura di nubi medie desunte dal modello COSMO-<br />

ME ritagliato ad hoc sul territorio tunisino.


Personale tunisino impiegato nella simulazione della disinfestazione<br />

di una piantagione di ulivi dalle locuste.<br />

<strong>suo</strong>lo, nuvolosità medio-bassa, delle precipitazioni e della<br />

temperatura a 2 metri e a 950hPa, relativa all’area tunisina<br />

con una scadenza di +72 ore e un “time-step” di 3 ore,<br />

desunti dal modello COSMO-MED del Servizio meteorologico<br />

dell’A.M.. Inoltre sono stati mostrati i meteogrammi<br />

ad alta risoluzione (ovvero con l’evoluzione oraria dei parametri<br />

meteo) relativi alle località di azione dell’esercitazione<br />

(Gabes, Medenine, Tataouine, Remada e Keb<strong>il</strong>i),<br />

ognuno corredato con un impattogramma, ovvero un “fly<br />

/ non-fly scheme” relativo sia alle locuste sia ai mezzi aerei<br />

ut<strong>il</strong>izzati per la diffusione dell’insetticida sul terreno<br />

infestato e che quindi tiene conto del valore orario dei parametri<br />

meteo necessari per l’attività (orario del giorno,<br />

intensità del vento, temperatura, copertura nuvolosa,<br />

presenza di precipitazioni).<br />

La presentazione ha suscitato vivo apprezzamento e<br />

grande interesse, soprattutto da parte delle autorità tunisine,<br />

che hanno chiesto di poterne acquisire copia, e<br />

hanno manifestato la volontà di chiedere all’Italia eventuali<br />

approfondimenti nel prossimo futuro.<br />

L’esercitazione si <strong>è</strong> confermata <strong>come</strong> attività di r<strong>il</strong>ievo<br />

inquadrata nella cooperazione b<strong>il</strong>aterale tra Tunisia e<br />

Francia. Peraltro, l’impiego di unità dispiegate sul campo<br />

ha evidenziato un adeguato grado di cooperazione e interoperab<strong>il</strong>ità.<br />

Anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’Iniziativa 5+5,<br />

l’esercitazione ha mostrato di essere un’ottima opportunità<br />

per favorire <strong>il</strong> dialogo tra i Paesi partecipanti. Sotto<br />

<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o tecnico-sanitario <strong>è</strong> emersa l’importanza di un<br />

adeguato livello di conoscenza in materia di effetti tossicologici<br />

dei più comuni pesticidi ut<strong>il</strong>izzati nella lotta contro<br />

le cavallette e delle relative contromisure sanitarie,<br />

Ten. col. Capizzi durante <strong>il</strong> briefing di spiegazione dei<br />

prodotti elaborati dal CNMCA per l’esercitazione Amitie.<br />

nonché dei sistemi di lotta biologica alternativi all’uso di<br />

sostanze chimiche. Inoltre, l’esercitazione ha evidenziato<br />

un possib<strong>il</strong>e impiego delle unità di decontaminazione medica<br />

m<strong>il</strong>itare, normalmente collegate a operazioni di tipo<br />

CBRN, in scenari di pubblica ut<strong>il</strong>ità.<br />

Per gli aspetti meteo <strong>è</strong> stato r<strong>il</strong>evato che:<br />

— la lesson identified evidenziata dal membro italiano lo<br />

scorso anno — ovvero l’esigenza di inserire uno specialista<br />

meteo nel Quartier Generale responsab<strong>il</strong>e delle operazioni<br />

— <strong>è</strong> stata recepita ed attuata da parte degli organizzatori<br />

dell’esercitazione;<br />

— l’offerta della capacità meteo e lo sv<strong>il</strong>uppo di sistemi di<br />

previsione ad hoc rappresenta un efficace mezzo per mantenere<br />

aperto <strong>il</strong> dialogo e la cooperazione nello specifico<br />

ambito.<br />

Paolo Capizzi


Sommario climatologico italiano del trimestre gennaio - marzo <strong>2010</strong><br />

hanno collaborato a questo numero:<br />

Tiziano Colombo, Adriano Raspanti, Angela Celozzi, Fabrizio Ciciulla,<br />

S<strong>il</strong>via Ughetto, F<strong>il</strong>ippo Maimone, Nicola Bitetto, Emanuele Regoli, Francesco Volpe<br />

La rete degli Osservatori del Servizio Meteorologico dell’A.M.<br />

I dati provenienti dagli Osservatori meteorologici dell’Aeronautica M<strong>il</strong>itare e dell’ENAV sono stati ut<strong>il</strong>izzati per ottenere i valori medi mens<strong>il</strong>i delle principali<br />

grandezze meteorologiche da confrontare con i valori della climatologia riferita al trentennio 1961-1990. Vengono evidenziati inoltre i fenomeni<br />

di scariche elettriche verificatisi in Italiae r<strong>il</strong>evati dalla rete del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica M<strong>il</strong>itare.


Temperature, precipitazioni, attività elettrica e commento sinottico<br />

del mese di gennaio <strong>2010</strong> in Italia<br />

Figura 1 e figura 2. Geopotenziale e temperatura decadale media a 500-hPa. (1 a e 2 a decade).<br />

Campi medi decadali in quota<br />

I campi decadali di geopotenziale e temperatura a 500<br />

hPa sono ottenuti mediando i campi di analisi dell’ECMWF<br />

su ciascuna delle successive tre decadi del mese di gennaio<br />

<strong>2010</strong>, <strong>come</strong> rappresentato sullo scenario europeo nelle<br />

mappe sopra evidenziate. Esse mostrano nel corso della<br />

prima decade un’ampia saccatura che si estende nella direzione<br />

del <strong>suo</strong> asse principale dalla penisola scandinava<br />

fino a nord della penisola iberica, lasciando sulle regioni<br />

meridionali una circolazione pressoché zonale. Nella seconda<br />

decade si nota una discesa dell’aria fredda in quota<br />

verso latitudini inferiori, con un nucleo presente sull’Europa<br />

centro-orientale, mentre la saccatura <strong>è</strong> spostata<br />

verso est, con asse in senso meridiano. Nell’ultima decade<br />

<strong>il</strong> campo medio di bassa pressione presenta una estensione<br />

su buona parte dell’area mediterranea, con l’aria fredda<br />

in quota che interessa più uniformemente la nostra penisola.<br />

Temperature, precipitazioni e attività elettrica in Italia<br />

Temperature massime. La mappa delle temperature<br />

massime medie per <strong>il</strong> mese di gennaio mostra valori un po’<br />

al disotto delle medie del periodo su gran parte del territorio<br />

nazionale, ma contenuti all’interno della naturale variab<strong>il</strong>ità<br />

del periodo nell’intervallo (-1/2,+1/2), in unità<br />

delle deviazioni standard delle distribuzioni climatologiche<br />

(CliNo’61-90). Il picco massimo dei valori di anomalia re-<br />

lativa si <strong>è</strong> avuto sulla Sic<strong>il</strong>ia centrale e orientale, con<br />

circa +1.5 unità. A seguire, sulla Bas<strong>il</strong>icata e sulla Puglia ionica,<br />

sulle coste di Abruzzo e Molise, su una zona centrale<br />

del Lazio, nella laguna padano-veneta, su una zona tra<br />

Lombardia e Piemonte e sulla Sardegna orientale e sudorientale<br />

si sono verificate anomalie leggermente positive,<br />

minori di 0.5 unità. Le anomalie (relative) negative più<br />

alte, in valore assoluto, sono state registrate invece sul<br />

settore di nord-ovest e sull’estremità occidentale della Sic<strong>il</strong>ia,<br />

con -1.5 unità. Un raffreddamento un pó meno intenso,<br />

ma ancora significativo, ha interessato <strong>il</strong> settore di<br />

nord-ovest, la costa settentrionale delle Marche e la costa<br />

dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, la costa laziale meridionale e la Calabria<br />

centrale, con valori nell’intervallo (-1.5,-1) unità.<br />

Anomalie relative intermedie si sono verificate altrove. I<br />

valori assoluti delle temperature massime non hanno subito<br />

eccessive variazioni nel corso del mese, neanche per<br />

quanto riguarda la loro distribuzione geografica. Nel complesso<br />

durante la prima decade i valori sono stati di qualche<br />

grado più alti sulle regioni meridionali, in particolare<br />

sulla Sic<strong>il</strong>ia orientale, con temperature massime comprese<br />

tra 20°C e 25°C, mentre sul resto della Sic<strong>il</strong>ia, sulla Puglia,<br />

sulla Sardegna e sulla costa tirrenica esse sono state comprese<br />

tra 15°C e 20°C. Sul resto delle regioni meridionali<br />

le massime sono state tra 10°C e 15°C, <strong>come</strong> sulle fasce<br />

costiere delle regioni centrali. A partire dalla seconda decade,<br />

i valori nel complesso si sono alzati di qualche grado<br />

sulle zone continentali delle regioni centrali e settentrionali<br />

e si sono poi mantenuti pressoché invariati, con un significativo<br />

abbassamento (di qualche grado) sulla parte


Figura 3. Anomalie delle temperature massime. Figura 4. Anomalie delle temperature minime.<br />

continentale del Centro e sulle regioni tirreniche meridionali<br />

soltanto negli ultimi giorni del mese. Al Sud, invece,<br />

i valori massimi sono rimasti pressoché stazionari la<br />

maggior parte del mese, con fluttuazioni dell’ordine di<br />

qualche grado. Non sono stati registrati record storici di<br />

temperature massime nel corso del mese di gennaio.<br />

Temperature minime. Le anomalie relative per le temperature<br />

minime del mese di gennaio sono state, coerentemente<br />

con <strong>il</strong> caso delle massime, ampiamente comprese<br />

all’interno della naturale variab<strong>il</strong>ità del mese, per lo<br />

più all’interno dell’intervallo (-1.5,+1.5), in unità delle deviazioni<br />

standard delle distribuzioni climatologiche<br />

(CliNo’61-90). A differenza del caso delle massime, i picchi<br />

più alti delle anomalie relative sono stati più localizzati.<br />

I valori più bassi sono stati registrati sul settore di<br />

nord-ovest della penisola (buona parte della Liguria e la<br />

parte occidentale del Piemonte), con circa -1.7 unità, sull’estremo<br />

settore di Nord-Est, con -1 unità. Valori un pó più<br />

alti si sono avuti sulla parte settentrionale delle Marche e<br />

sull’Umbria, con -0.7 unità, sulla Sardegna orientale e<br />

sulla parte centrale della Calabria, con -0.5 unità. I valori<br />

massimi di anomalia relativa si sono avuti sulla Bas<strong>il</strong>icata<br />

e Puglia ionica, sulla Campania settentrionale e in una<br />

zona a ridosso della costa laziale centrale con circa +1.5<br />

unità. Inoltre, valori più alti della media del periodo si sono<br />

avuti sulla Lombardia e sulla pianura padano-veneta, con<br />

circa +0.5 unità. Anomalie intermedie e tendenzialmente<br />

lievemente positive, sono state registrate altrove. Nella<br />

prima decade, sulle zone continentali delle regioni settentrionali<br />

sono state registrate temperature minime mediamente<br />

di circa -10°C, seguite dai -5°C di minima registrato<br />

sulle zone continentali delle regioni centrali e<br />

parzialmente su quelle meridionali. Le fasce costiere dell’Italia<br />

centrale, meridionale, nonché le due isole maggiori<br />

hanno mantenuto per tutta la durata del mese tempera-<br />

ture minime di circa 5°C, con punte sui 10°C in Sic<strong>il</strong>ia,<br />

Sardegna occidentale e Puglia centrale. A partire dalla seconda<br />

decade le temperature minime si sono innalzate di<br />

qualche grado sulle zone continentali del Centro e del Nord<br />

e la situazione <strong>è</strong> rimasta pressoché stazionaria fino agli ultimi<br />

tre giorni del mese (quando <strong>è</strong> occorso un generale abbassamento<br />

delle temperature), con una osc<strong>il</strong>lazione dei<br />

valori sulle isole compresa tra 5°C e 10°C circa. Non sono<br />

stati registrati record storici di temperatura minima nel<br />

corso del mese.<br />

Precipitazioni<br />

La mappa delle anomalie delle precipitazioni cumulate<br />

nel corso del mese mostra una condizione più diffusa di<br />

lieve deficit rispetto alle precipitazioni tipiche del periodoe<br />

dei picchi di precipitazioni significativamente al disopra<br />

prevalentemente sulle due isole maggiori. Le anomalie<br />

relative sono state nel complesso comprese<br />

nell’intervallo (-0.5,+3), in unità dello scarto interquint<strong>il</strong>e<br />

delle distribuzioni climatologiche (per una stima più quantitativa,<br />

si tenga conto del fatto che <strong>il</strong> valore di tale<br />

scarto, mediato su tutte le stazioni per <strong>il</strong> mese di gennaio,<br />

<strong>è</strong> di circa 79 mm). Le maggiori quantità di precipitazione<br />

sono state registrate sulla parte centrale della Sic<strong>il</strong>ia,<br />

sulla parte orientale della Sardegna, fino a 2.5-3 unità degli<br />

scarti interquint<strong>il</strong>i e inoltre sulla parte centrale della<br />

Calabria, compresi i versanti tirrenico e ionico e sulle regioni<br />

centro−settentrionali, interessando Umbria, Toscana,<br />

Marche ed Em<strong>il</strong>ia Romagna, con circa +1.5 unità. Le zone<br />

che hanno presentato <strong>il</strong> deficit maggiore sono state invece<br />

la parte orientale della Lombardia e <strong>il</strong> Friuli Venezia-Giulia,<br />

con anomalie relative di -0.7 unità. Rispetto all’andamento<br />

delle precipitazioni nel corso del mese, generalmente<br />

su gran parte del territorio (regioni settentrionali e


centrali e parte delle regioni meridionali), la parte centrale<br />

del mese <strong>è</strong> stata più secca, mentre durante la prima<br />

decade e durante la seconda parte dell’ultima decade le<br />

precipitazioni sono state più sparse. In particolare, nel<br />

corso della prima decade si sono verificate precipitazioni<br />

abbondanti (tra 100 e 200 mm) su Umbria e Toscana, mentre<br />

sulle regioni tirreniche e sul medio e alto versante<br />

adriatico si sono verificate precipitazioni fino a 50 mm,<br />

così <strong>come</strong> sulla Sic<strong>il</strong>ia centro-occidentale. Nella seconda<br />

decade le precipitazioni sono state alquanto scarse su<br />

gran parte del territorio nazionale. Hanno fatto eccezione<br />

la parte occidentale della Bas<strong>il</strong>icata e della Calabria, con<br />

50-100 mm, della Sic<strong>il</strong>ia centrale e occidentale, con circa<br />

100-200 mm, e buona parte della Sardegna, con precipitazioni<br />

fino a 50 mm nella prima parte della seconda decade.<br />

Nell’ultima decade le regioni meridionali sono state<br />

le più interessate dai fenomeni, in special modo la Calabria<br />

(dove nella parte centrale sono state registrate precipitazioni<br />

tra 100 e 200 mm), <strong>il</strong> Lazio, le Marche, la Sardegna<br />

nord-orientale e meridionale, con piogge fino a 50<br />

mm. Precipitazioni fino a 25 mm sono state registrate altrove,<br />

eccetto che sulle regioni settentrionali dove sono<br />

state scarse se non assenti. Sono da segnalare alcuni record<br />

storici relativi alle precipitazioni (fra parentesi l’anno in<br />

cui si <strong>è</strong> verificato <strong>il</strong> precedente estremo negli ultimi 59<br />

anni e l’aumento relativo in mm). Da notare <strong>il</strong> record storico<br />

registrato dalla stazione di Prizzi, nella Sic<strong>il</strong>ia centrale,<br />

che ha sostituito <strong>il</strong> record dell’anno precedente.<br />

Neve sulle Alpi<br />

Arezzo (249 mt.s.l.m.) mens<strong>il</strong>e:<br />

128.8 mm (1987, +13.7).<br />

Prizzi (1035 mt.s.l.m.) mens<strong>il</strong>e:<br />

269.8 mm (2009, +3.6).<br />

Frontone (574 mt.s.l.m.) giornaliero:<br />

66.4 mm (1987, +6.8).<br />

Grosseto (7 mt.s.l.m.) giornaliero:<br />

56.6 mm (1998, +3.2).<br />

La mappa della neve, ovvero dell’altezza media del manto<br />

nevoso sulle Alpi per <strong>il</strong> mese di gennaio, <strong>è</strong> stata realizzata<br />

a partire dalle r<strong>il</strong>evazioni (orarie) effettuate da 42 stazioni<br />

della Rete Meteomont dislocate sulle Alpi. Il sistema di monitoraggio<br />

del Servizio Meteomont del Comando Truppe Alpine<br />

ha <strong>come</strong> compito quello di acquisire i parametri meteo-nivologici,<br />

finalizzati soprattutto alla continua<br />

Figura 5. Precipitazioni cumulate.<br />

valutazione e determinazione del rischio valanghe. La<br />

mappa indica uno spessore medio del manto nevoso, sulle<br />

zone monitorate, di circa 1.2 m, con punte massime fino<br />

a 1.8m. Sulle Alpi Retiche lo spessore <strong>è</strong> stato mediamente<br />

maggiore, dell’ordine di 1.5 m. Spessori mediamente<br />

un pó inferiori sono stati registrati sulle Alpi Tirolesi<br />

e su quelle Marittime (dell’ordine di 1 m), mentre sulle<br />

Alpi Cozie e Graie lo spessore medio <strong>è</strong> stato di circa 60 cm.<br />

Scariche elettriche<br />

La mappa di densità delle scariche elettriche mostra<br />

una fenomenologia molto modesta sul territorio nazionale<br />

e sui mari circostanti, <strong>come</strong> <strong>è</strong> caratteristico del mese<br />

di gennaio. Attività elettrica di r<strong>il</strong>ievo <strong>è</strong> da riferirsi al Tirreno<br />

centro-meridionale, al largo delle coste della Sardegna,<br />

sulla parte centrale delle coste campane, e sull’alto<br />

Adriatico. I fenomeni si sono verificati per lo più nel<br />

corso della prima decade (sulla penisola) e dell’ultima decade<br />

(al largo delle coste sarde orientali).<br />

Figura 6. Manto nevoso.


Figura 7. Densità di scariche elettriche.<br />

Evoluzione sinottica<br />

• 1-4 Domina una saccatura con centro di azione sulla penisola<br />

scandinava e l’Italia si trova nel ramo sud-orientale<br />

del flusso principale perturbato. L’asse della saccatura<br />

nella circolazione principale <strong>è</strong> diretta in senso quasi zonale,<br />

mentre la circolazione ciclonica derivata si estende<br />

fino all’Italia centrale; Il passaggio del transiente avviene<br />

rapidamente, lasciando a ovest della nostra penisola un<br />

promontorio in rimonta.<br />

• 5-11 Il minimo inserito nel ramo secondario meridionale<br />

del flusso principale perturbato viene alimentato dalle<br />

correnti umide del Nord Atlantico,<br />

determinando un’ampia<br />

saccatura con asse diretto<br />

lungo la penisola iberica; la<br />

circolazione <strong>è</strong> bloccata da un<br />

promontorio fisso sul Nord-<br />

Atlantico, con un minimo persistente<br />

inizialmente centrato<br />

sulla penisola iberica, in lento<br />

spostamento verso est, che ha<br />

investito la nostra penisola a<br />

partire dal giorno 10.<br />

• 12-22 Il progressivo sfaldamento<br />

del promontorio sul<br />

Nord Atlantico ha lasciato una<br />

circolazione prevalentemente<br />

zonale da ovest, determinando<br />

un modesto promontorio sulla<br />

nostra penisola; una nuova<br />

saccatura in seno al ramo se-<br />

condario del flusso principale<br />

perturbato si sv<strong>il</strong>uppa rapida-<br />

<br />

mente grazie all’instab<strong>il</strong>ità baroclina presente<br />

sulla penisola iberica; la presenza di un<br />

forte promontorio sull’Europa nord-orientale<br />

ne determina lo schiacciamento zonale e l’approfondimento<br />

verso sud, con un minimo in<br />

fase di cut-off sul Nord Africa, in spostamento<br />

verso est.<br />

• 19-23 La circolazione sull’Italia <strong>è</strong> fortemente<br />

meridiana, schiacciata tra <strong>il</strong> promontorio<br />

sull’Ingh<strong>il</strong>terra e la stretta saccatura<br />

che si protende dalla penisola scandinava investendo<br />

la penisola iberica; <strong>il</strong> moto retrogrado<br />

del minimo investe anche le nostre regioni<br />

centro-meridionali.<br />

• 24-27 Il minimo in esaurimento lascia spazio<br />

ad ovest a un regime transitorio di alta pressione, che<br />

si sfalda rapidamente sotto l’azione della divergenza di un<br />

flusso fortemente meridiano proveniente dal Nord Europa.<br />

• 28-31 La circolazione meridiana apporta ora aria artica<br />

sulla nostra penisola, instaurandosi tra un ampio promontorio<br />

che si protende sull’Europa nord-occidentale, e un<br />

minimo centrato sull’area siberiana. Il flusso presenta una<br />

notevole divergenza sul bacino del Mediterraneo, dominato<br />

nella sua parte occidentale da una vasta e debole circolazione<br />

depressionaria. L’approfondimento del minimo sopra<br />

menzionato determina l’organizzazione di una perturbazione<br />

che spazza l’Italia, apportando tra l’altro le nevicate<br />

Figura 8. Mappe di analisi di geopotenziale e temperatura a 500hPa in alcuni momenti<br />

salienti della circolazione sullo scenario Euro-Atlantico.


Figura 9. Una merla tra <strong>il</strong> ghiaccio, simbolo, nella tradizione<br />

popolare, dei giorni più freddi dell’anno.<br />

degli ultimi giorni del mese.<br />

L’evento saliente del mese: l’ondata di freddo nei<br />

"giorni della merla"<br />

I giorni 29, 30 e 31 di gennaio, noti <strong>come</strong> “i giorni della<br />

merla”, sono stati caratterizzati, in accordo con la tradizione<br />

popolare, da una ondata di freddo proveniente dalle<br />

regioni artiche che ha portato nevicate sulle regioni settentrionali<br />

che hanno marginalmente interessato anche<br />

zone costiere, <strong>come</strong> ad esempio <strong>il</strong> litorale ravennate. Le<br />

temperature percepite sono state ulteriormente abbassate<br />

dall’effetto del forte vento. Questi giorni sono considerati<br />

tra i più freddi dell’anno anche secondo la tradizione popolare<br />

e derivano <strong>il</strong> loro nome da una leggenda secondo la<br />

quale una merla, tormentata dal freddo di gennaio, che allora<br />

aveva solo 28 giorni, alla fine del mese credette di essere<br />

uscita dall’inverno e disse: «più non ti curo, Domine<br />

che uscita son del verno»; ma gennaio, fattosi prestare 3<br />

giorni da febbraio, che allora ne aveva 31, scatenò un<br />

freddo intenso con bufere terrib<strong>il</strong>i, <strong>come</strong> continua a fare<br />

oggi perché la merla subisca <strong>il</strong> meritato castigo. Esiste anche<br />

un’altra versione della leggenda per la quale la merla<br />

e i <strong>suo</strong>i pulcini, in origine bianchi, per ripararsi dal gran<br />

freddo, si rifugiarono dentro <strong>il</strong> comignolo di una casa, dal<br />

quale emersero <strong>il</strong> 1° febbraio e da quel giorno rimasero per<br />

sempre neri a causa della fuliggine. Leggende e tradizioni<br />

a parte, <strong>è</strong> stato riscontrato che alcuni giorni dell’anno corrispondono,<br />

almeno statisticamente, a momenti particolari<br />

nella risposta non-lineare dell’atmosfera al ciclo stagionale<br />

della radiazione solare. Gennaio <strong>è</strong> <strong>il</strong> mese più freddo dell’anno<br />

e anche quello in cui l’altezza del Sole sull’orizzonte<br />

<strong>è</strong> ricominciata a crescere (a partire dal solstizio d’inverno<br />

del 21 dicembre). Il mare in questo periodo<br />

dell’anno <strong>è</strong> ancora molto freddo, avendo attraversato un<br />

lungo periodo in cui <strong>è</strong> stata scarsa la radiazione solare in-<br />

Figura 10. Immagine dal satellite polare (NOAA), canale<br />

del visib<strong>il</strong>e, del giorno 31 ore 12:11 UTC. Tra le altre<br />

cose, si possono osservare le onde orografiche provenienti<br />

da ovest, la nuvolosità compatta sul settore nordorientale<br />

e <strong>il</strong> dettaglio della neve sulle Alpi.<br />

cidente, mentre la sua inerzia termica impedisce una risposta<br />

rapida della temperatura anche degli strati vicini<br />

alla superficie. Ad esempio, uno studio effettuato dal Servizio<br />

di Climatologia del CNMCA ha evidenziato che una situazione<br />

analoga si verifica nella primavera inoltrata, in<br />

cui <strong>il</strong> riscaldamento degli strati bassi dell’atmosfera avviene<br />

con un processo quasi lineare con l’aumentare della<br />

radiazione solare incidente, e a un certo punto si interrompe<br />

pressoché bruscamente (sempre in senso statistico)<br />

in alcuni giorni tra marzo e apr<strong>il</strong>e; ciò <strong>è</strong> dovuto a una rapida<br />

ridistribuzione meridiana del calore accumulato, se-<br />

Figura 11. Vento massimo registrato dalle stazioni della<br />

rete dell’Aeronautica M<strong>il</strong>itare <strong>il</strong> giorno 31. Le temperature<br />

percepite, per l’effetto wind-ch<strong>il</strong>l sono risultate<br />

sensib<strong>il</strong>mente più basse rispetto a quelle misurate a<br />

causa del vento intenso presente.


condo <strong>il</strong> meccanismo principale di trasferimento del calore<br />

delle nostre latitudini, ovvero quello della instab<strong>il</strong>ità baroclina.<br />

Per quanto concerne i disagi creati dall’ondata di<br />

freddo, essi sono stati certamente non paragonab<strong>il</strong>i con la<br />

situazione del mese precedente, ma hanno inciso comunque,<br />

in particolare, sul traffico autostradale. Sull’autostrada<br />

A14 e in diversi tratti autostradali del Nord, ad<br />

esempio, la Polizia Stradale ha istituito f<strong>il</strong>tri per la verifica<br />

della presenza di catene alle ruote degli autoveicoli o a<br />

bordo degli stessi, provvedendo anche alla regolarizzazione<br />

del traffico degli automezzi pesanti.<br />

Verifiche del modello COSMO−ME relative al mese di<br />

gennaio <strong>2010</strong><br />

I grafici, anche per le verifiche dei mesi successivi, riportano<br />

le serie temporali e <strong>il</strong> ciclo diurno di temperatura<br />

a 2 metri e pressione sul livello del mare del mese in<br />

esame. Sono messi a confronto i Synop forniti dalle stazioni<br />

Italiane e i dati di previsione del COSMO−ME corsa-00. Il<br />

modello non idrostatico COSMO−ME <strong>è</strong> integrato sull’Europa<br />

in una griglia spaziale a 7 km usando l’analisi 3D-VAR del<br />

CNMCA interpolata e usando i campi previsti IFS <strong>come</strong><br />

condizioni al contorno laterali. La risoluzione verticale<br />

comprende 40 livelli. I dati ottenuti sono successivamente<br />

raggruppati per zone geografiche: Italia settentrionale,<br />

Italia centrale con Sardegna e Italia meridionale<br />

e Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Sommario del mese<br />

L’analisi delle serie temporali dei dati osservati e previsti,<br />

mostra un andamento coerente del campo della<br />

pressione in tutta l’Italia. Il ciclo diurno mostra questo<br />

<br />

comportamento del modello durante tutta la giornata. Il<br />

campo della temperatura, invece, evidenzia soprattutto<br />

per <strong>il</strong> Nord e <strong>il</strong> Centro Italia temperature osservate più alte<br />

rispetto a quelle previste. Il modello sembra quindi sottostimare<br />

le temperature del mese. Il ciclo diurno evidenzia<br />

tale discrepanza a partire dalle 9 del mattino incrementandola<br />

con <strong>il</strong> tra<strong>scorrere</strong> della giornata.<br />

I grafici delle anomalie di temperatura e precipitazioni<br />

sono costruiti confrontando le medie mens<strong>il</strong>i delle temperature<br />

giornaliere (massime o minime) e le precipitazioni<br />

cumulate mens<strong>il</strong>i con i valori del Climate Normals<br />

1961-90 (CliNo: valori medi costruiti sulle osservazioni dal<br />

1961 al 1990). La differenza tra <strong>il</strong> valore medio di gennaio<br />

<strong>2010</strong> e quello del CliNo viene divisa per la deviazione<br />

standard (nel caso delle temperature) o per lo scarto interquint<strong>il</strong>e<br />

Q4-Q1 (nel caso delle precipitazioni) dello<br />

stesso CliNo. Relativamente alle sole temperature, <strong>è</strong> possib<strong>il</strong>e<br />

quantificare in gradi centigradi l’entità dell’anomalia<br />

evidenziata dai grafici semplicemente moltiplicando<br />

<strong>il</strong> valore mostrato dalla barra delle intensità per i rispettivi<br />

valori delle deviazioni standard. La deviazione standard,<br />

che rappresenta lo scostamento delle misure dal valore<br />

medio delle osservazioni (1961-1990), nel mese di<br />

gennaio risulta in Italia mediamente pari ad 1.5°C per le<br />

temperature massime e ad 1.7 °C per le minime. La mappa<br />

di densità relativa ai fulmini, invece, rappresenta <strong>il</strong> numero<br />

di scariche per ogni unità di superficie (quadrato di<br />

10km×10km).<br />

Per evidenziare i confronti specifici sulle singole stazioni<br />

si rimanda all’indirizzo internet:<br />

http://clima.meteoam.it/Clino61-90.php


Figura 12. Nord Italia.<br />

Figura 13. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 14. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Verifiche del modello COSMO−ME<br />

Serie Temporale gennaio <strong>2010</strong> MSLP Ciclo Diurno gennaio <strong>2010</strong> MSLP<br />

Figura 15. Nord Italia.<br />

Figura 16. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 17. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.


Serie Temporale gennaio <strong>2010</strong> Temperatura 2g Ciclo Diurno gennaio <strong>2010</strong> MSLP<br />

Figura 18. Nord Italia.<br />

Figura 19. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 20. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Figura 21. Nord Italia.<br />

Figura 22.Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 23. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.


Temperature, precipitazioni, attività elettrica e commento sinottico<br />

del mese di febbraio <strong>2010</strong> in Italia<br />

Figura 1. Geopotenziale e temperatura decadale<br />

media a 500-hPa. (2 a decade).<br />

Campi medi decadali in quota<br />

I campi decadali di geopotenziale e temperatura a 500<br />

hPa sono ottenuti mediando i campi di analisi dell’ECMWF<br />

su ciascuna delle successive tre decadi del mese di febbraio<br />

<strong>2010</strong>, <strong>come</strong> rappresentato sullo scenario europeo<br />

nelle mappe che seguono. Nella prima decade del mese la<br />

massa d’aria presente sull’Europa centrale e sul settore<br />

centrale del Mediterraneo <strong>è</strong> stata di origine polare continentale,<br />

per effetto di una prolungata retrogressione del<br />

flusso perturbato principale. Successivamente <strong>il</strong> flusso <strong>è</strong><br />

stato caratterizzato da un più elevato indice zonale. Nella<br />

terza decade ha prevalso una massa d’aria sempre di origine<br />

polare ma più umida, essendo di origine marittima.<br />

Temperature, precipitazioni e attività elettrica in Italia<br />

Temperature massime. La mappa delle temperature<br />

massime medie per <strong>il</strong> mese di febbraio mostra valori compatib<strong>il</strong>i<br />

con le medie del periodo su gran parte del territorio<br />

nazionale, e contenuti per lo più all’interno dell’intervallo<br />

(-1.5,+1), in unità delle deviazioni standard delle<br />

distribuzioni climatologiche (CliNo’61-90). Il maggiore riscaldamento<br />

relativo si <strong>è</strong> avuto sulle regioni settentrionali,<br />

con l’eccezione del settore alpino e pre-alpino centroorientale,<br />

in particolare sulla pianura padana e sulla zona<br />

di Trieste, con +1 unità. Un riscaldamento superiore alla<br />

media <strong>è</strong> stato inoltre registrato su tutto <strong>il</strong> medio e alto ver-<br />

Figura 2. Anomalie delle temperature massime.<br />

sante adriatico, sulla Bas<strong>il</strong>icata centrale, sulla Puglia meridionale<br />

ionica e sulla Calabria meridionale, con anomalie<br />

relative di +0.5/+1 unità. Le anomalie relative più<br />

basse sono occorse sulla Sic<strong>il</strong>ia occidentale, con circa -2.5<br />

unità, sulla parte continentale del Lazio e sull’Umbria, con<br />

-1.5 unità, sulla riviera ligure di levante, sulla Puglia centrale<br />

e sulla Sic<strong>il</strong>ia sud-orientale, con -1/-1.5 unità. Valori<br />

molto prossimi alle medie del periodo sono stati registrati<br />

sulla Sardegna e in Toscana. <strong>Durante</strong> la prima fase del<br />

mese (prima metà della prima decade), le temperature<br />

massime sono state mediamente di circa 5-10°C al Nord<br />

(eccetto che sulla fascia alpina), di 10-15°C sulle regioni<br />

centrali e meridionali, e di 15-20°C sulle coste della Sic<strong>il</strong>ia<br />

meridionale e settentrionale, sulla Calabria meridionale<br />

e sulla Sardegna. Nella fase successiva, fino a metà del<br />

mese, si <strong>è</strong> avuto un generale raffreddamento, con valori<br />

massimi che si sono attestati in media sui 5-10°C anche<br />

sulle zone continentali del Centro-Sud. Nella seconda metà<br />

del mese le temperature massime sono considerevolmente<br />

aumentate su buona parte della penisola, raggiungendo anche<br />

i 20-25°C sulla Sic<strong>il</strong>ia e Sardegna sud-orientali. Con riferimento<br />

ai record storici di temperature massime, <strong>è</strong> da<br />

segnalare una singola stazione tab.1 (fra parentesi, l’anno<br />

in cui si <strong>è</strong> verificato <strong>il</strong> precedente estremo negli ultimi 59<br />

anni e l’aumento relativo in °C):<br />

tab. 1.<br />

Civitavecchia (4 mt.s.l.m.) mens<strong>il</strong>e:<br />

13.5 °C (2006, +0.5).


Temperature minime. Le anomalie relative per le temperature<br />

minime del mese di febbraio sono state, <strong>come</strong> per<br />

le massime, comprese all’interno della naturale variab<strong>il</strong>ità<br />

del periodo, con valori nell’intervallo (-1.5,+1) in unità<br />

delle deviazioni standard delle distribuzioni climatologiche<br />

(CliNo’61-90). Le anomalie sono state prevalentemente positive<br />

al Nord, vicine allo zero o leggermente negative sulle<br />

regioni centrali, negative sulle regioni meridionali, coste<br />

tirreniche in particolare, e sulle isole maggiori. I valori<br />

massimi delle anomalie relative sono stati raggiunti sul settore<br />

alpino e pre-alpino centrale, sulla parte continentale<br />

del Veneto, in una zona tra Liguria ed Em<strong>il</strong>ia Romagna e<br />

sulla Bas<strong>il</strong>icata centrale e ionica, con più di 1 unità di anomalia<br />

relativa. I valori più bassi sono invece da attribuirsi<br />

a gran parte della Sic<strong>il</strong>ia, dove si sono avuti valori pressoché<br />

uniformi di circa -1.5 unità (eccetto che in una zona<br />

intorno a Palermo e sulla parte centrale dell’isola), sulla<br />

Calabria centrale e sulle coste del Tirreno meridionale,<br />

sulle coste pugliesi orientali, e anche lungo l’Appennino<br />

centrale, con -1/-1.5 unità di anomalia relativa. Nel complesso,<br />

le temperature minime più basse sono state raggiunte<br />

nel corso della prima parte della prima decade, con<br />

valori di -5/-10°C sulle estreme regioni settentrionali (con<br />

l’eccezione della fascia alpina, caratterizzata da valori ancora<br />

più bassi, fortemente dipendenti dalla quota) e sulle<br />

zone continentali delle regioni del Centro-Nord. Sulla riviera<br />

ligure di ponente, su buona parte delle regioni centro-meridionali,<br />

e sulla parte settentrionale della Sardegna,<br />

si sono avute temperature minime comprese tra -5°C<br />

e 0°C, mentre su Sic<strong>il</strong>ia, Calabria meridionale, sulla restante<br />

parte della Sardegna, sulle coste tirreniche meridionali<br />

e sulla Puglia meridionale si sono avuti valori minimi<br />

fino a circa 5°C. A partire da questo stato iniziale, <strong>il</strong><br />

campo termico delle minime <strong>è</strong> evoluto verso di un aumento<br />

di qualche grado sulle zone continentali delle regioni del<br />

centro-settentrionali e sulla Sardegna settentrionale fino<br />

a metà mese, poi si <strong>è</strong> avuto un graduale riscaldamento di<br />

3-4°C generalmente su tutta la penisola, con valori minimi<br />

che su Sic<strong>il</strong>ia, Puglia e Sardegna si sono attestati sui 5-<br />

10°C. Non sono stati registrati record storici di temperatura<br />

minima nel corso del mese.<br />

Precipitazioni<br />

La mappa delle anomalie delle precipitazioni cumulate<br />

nel corso del mese mostra una situazione vicina alla norma<br />

climatica, con una tendenza più diffusa sul territorio nazionale<br />

verso un leggero deficit e con surplus più localizzati<br />

al Nord e al Sud, che non hanno comunque superato<br />

Figura 3. Anomalie delle temperature minime.<br />

1.7 unità dello scarto interquint<strong>il</strong>e delle distribuzioni climatologiche<br />

(per una stima più quantitativa, si tenga<br />

conto del fatto che <strong>il</strong> valore di tale scarto, mediato su<br />

tutte le stazioni per <strong>il</strong> mese di febbraio, <strong>è</strong> di circa 71 mm).<br />

Le precipitazioni più consistenti hanno avuto luogo sulla<br />

Calabria centrale, con anomalie relative poco superiori a<br />

1.5 unità dello scarto interquint<strong>il</strong>e, sulla Lombardia e sul<br />

Friuli Venezia-Giulia, con +1.2 unità, sulle coste della Toscana<br />

settentrionale, con +1 unità, e sulla parte occidentale<br />

della Sic<strong>il</strong>ia, con +0.8 unità. La zona che ha presentato<br />

<strong>il</strong> deficit maggiore <strong>è</strong> stata invece l’estremo settore di<br />

nord-est della penisola, con circa -0.7 unità. Anomalie<br />

negative, comunque non inferiori a -0.5 unità, hanno riguardato<br />

<strong>il</strong> settore di nord-ovest, le regioni centrali e meridionali,<br />

la Sardegna e la parte orientale della Sic<strong>il</strong>ia. Le<br />

precipitazioni sono state abbastanza distribuite nel corso<br />

del mese, con (nel complesso) una maggiore concentrazione<br />

nella seconda decade e, limitatamente ad alcune<br />

zone, nella prima parte del mese. In particolare, nei primi<br />

giorni di febbraio e tra la prima e la seconda decade, su<br />

Calabria centrale e Sic<strong>il</strong>ia nord-occidentale sono caduti tra<br />

i 100 e 200 mm di pioggia e fino a 50 mm sulle regioni meridionali<br />

tirreniche, sulla Sardegna meridionale e sulla fascia<br />

costiera marchigiana. Nello stesso intervallo temporale<br />

sulle regioni settentrionali non sono cadute<br />

precipitazioni di r<strong>il</strong>ievo, mentre nel corso della decade<br />

successiva piogge fino a 50 mm hanno interessato buona<br />

Tab 2.<br />

Radicofani (828 mt.s.l.m.)<br />

mens<strong>il</strong>e: 225.0 mm (1984, +109.4),<br />

giornaliero : 141.2 mm (2004, +70.2).<br />

Civitavecchia (4 mt.s.l.m.)<br />

mens<strong>il</strong>e: 156.8 mm (1979, +8.2).


Figura 4. Precipitazioni cumulate. Figura 5. Manto nevoso.<br />

parte delle regioni centrali e settentrionali. Nell’ultima<br />

parte del mese, invece, le precipitazioni più intense (tra<br />

25 mm e 50 mm) si sono avute sul Lazio, lsulla Toscana e<br />

sulla Calabria centro-meridionale.<br />

Sono da segnalare alcuni record storici delle precipitazioni<br />

tab.2(fra parentesi l’anno in cui si <strong>è</strong> verificato <strong>il</strong> precedente<br />

estremo negli ultimi 59 anni e l’incremento relativo<br />

in mm).<br />

Neve sulle Alpi<br />

La mappa della neve, ovvero dell’altezza media del<br />

manto nevoso sulle Alpi per <strong>il</strong> mese di febbraio, <strong>è</strong> stata<br />

realizzata a partire dalle r<strong>il</strong>evazioni (orarie) effettuate da<br />

42 stazioni della Rete Meteomont dislocate sulle Alpi.<br />

Il sistema di monitoraggio del Servizio Meteomont del<br />

Comando Truppe Alpine ha <strong>come</strong> compito quello di acquisire<br />

i parametri meteo-nivologici, finalizzati soprattutto<br />

alla continua valutazione e determinazione del rischio valanghe.<br />

La mappa indica uno spessore medio del manto nevoso,<br />

sulle zone monitorate, di circa 1.2 m, con punte massime<br />

fino a 2.3 m. Sulle Alpi Retiche e sulla parte<br />

meridionale di quelle Tirolesi lo spessore <strong>è</strong> stato più alto<br />

della media di circa 30-50 cm. Più vicini alla media e talvolta<br />

un po’ inferiori, sono stati gli spessori del manto nevoso<br />

registrati sulle Alpi Marittime Cozie e Giulie.<br />

Scariche elettriche<br />

La mappa di densità delle scariche elettriche mostra una<br />

fenomenologia molto modesta sul territorio nazionale e sui<br />

mari circostanti, <strong>come</strong> <strong>è</strong> caratteristico del mese di febbraio.<br />

L’attività elettrica si <strong>è</strong> prodotta per lo più sull’Appennino<br />

centro-settentrionale e in generale sulle regioni<br />

centro-settentrionali, sul Tirreno e lo Ionio meridionali, e<br />

sulle coste ad essi prospicienti, e sull’Adriatico centrale.<br />

Gli eventi più r<strong>il</strong>evanti sull’Appennino e sulle regioni centro-settentrionali<br />

si sono verificati nel corso della terza decade,<br />

mentre nelle prime due si <strong>è</strong> avuta una attività, peraltro<br />

molto modesta, diffusa soprattutto su Tirreno e<br />

Ionio meridionali.<br />

Evoluzione sinottica<br />

• 1-3 Lo scenario euro-atlantico si presenta con un promontorio<br />

che si spinge fin sull’Islanda e una vasta circolazione<br />

depressionaria sull’Europa centro-orientale. La temporanea<br />

erosione del promontorio favorisce valori di<br />

geopotenziale più elevati sul Mediterraneo.<br />

• 4-5 L’approfondimento di una vasta depressione sull’Atlantico<br />

genera un flusso di correnti anticicloniche sul<br />

Mediterraneo.<br />

• 6-8 La depressione atlantica entra nel Mediterraneo richiamando<br />

al <strong>suo</strong> interno aria più fredda di origine continentale.<br />

Alle spalle della depressione torna a sv<strong>il</strong>upparsi <strong>il</strong><br />

promontorio sul 10°W.<br />

• 9 Il flusso assume temporaneamente curvatura anticiclonica<br />

sul Mediterraneo centrale.<br />

• 10-12 Una massa d’aria di origine polare marittima inizia<br />

ascendere sull’Europa centrale, mentre tra <strong>il</strong> 35°e <strong>il</strong><br />

40°N scorre un flusso di aria delle medie latitudini; <strong>il</strong><br />

flusso di aria polare evolve in un cut off sull’Europa centrale<br />

ed entra nel Mediterraneo.<br />

• 13-16 Il cut off scorre verso i Balcani, mentre un asse secondario<br />

si approfondisce sulla Spagna innescando un<br />

flusso di correnti occidentali barocline sul Mediterraneo<br />

centrale.<br />

• 17-24 Il flusso sul Mediterraneo assume una direttrice<br />

dapprima sud-occidentale e poi occidentale, favorendo <strong>il</strong><br />

passaggio di frequenti transienti.


Figura 6. Densità di scariche elettriche.<br />

• 25-28 Ancora un flusso zonale baroclino sul Mediterraneo,<br />

con sv<strong>il</strong>uppo di un promontorio alla fine del mese.<br />

L’evento saliente del mese: la neve sulla città di Roma<br />

e sulle coste del medio Tirreno<br />

Il 12 febbraio la città di Roma <strong>è</strong> stata interessata da una<br />

relativamente intensa precipitazione nevosa. La neve sul<br />

versante tirrenico dell’Italia centrale non <strong>è</strong> molto frequente<br />

e ancor meno lo <strong>è</strong> sulla zona urbana della città,<br />

normalmente alcuni gradi centigradi più calda delle zone<br />

circostanti. Inoltre, la città di Roma <strong>è</strong> ben protetta dalla<br />

catena appenninica dai flussi freddi nord-orientali ed <strong>è</strong><br />

esposta all’aria più mite proveniente dal Tirreno. Per queste<br />

ragioni, la neve può cadere sulla città solo al verificarsi<br />

di condizioni particolari: aria fredda in ingresso da nord,<br />

aria più calda proveniente dal Tirreno centrale e <strong>il</strong> contemporaneo<br />

sv<strong>il</strong>uppo su quest’area di un minimo depressionario.<br />

Nella prima mattina del 12 febbraio, erano attese<br />

precipitazioni diffuse su tutta l’area. Le temperature al<br />

<strong>suo</strong>lo erano piuttosto alte, ma in quota, a 850 hPa, erano<br />

presenti temperature di -5°C circa. Subito dopo l’inizio<br />

delle precipitazioni, <strong>il</strong> calo termico generato dalle correnti<br />

discendenti delle precipitazioni ha consentito alla neve di<br />

arrivare al <strong>suo</strong>lo, <strong>come</strong> previsto, dapprima lungo la costa,<br />

poi sulle colline appena a sud della città e successivamente<br />

sulla parte più meridionale dell’area urbana. La precipitazione<br />

nevosa ha raggiunto le zone centrali e settentrionali<br />

della città soltanto più tardi, durante la seconda parte<br />

dell’evento.<br />

Quanto segue <strong>è</strong> una lista di misurazioni della tempera-<br />

<br />

tura gent<strong>il</strong>mente resa disponib<strong>il</strong>e<br />

dal Sig. Patrizio<br />

Rapesi (www.romameteo.it)<br />

raccolte da stazioni<br />

meteorologiche amatoriali<br />

sia professionali.<br />

Tra le 2.00 e le 4.00 si<br />

sono registrati i valori massimi<br />

della giornata e nessun<br />

fenomeno era in atto<br />

(tab 3). Questa invece la<br />

situazione alle 7.00: i valori<br />

più elevati si osservano<br />

in Centro e nelle zone settentrionali<br />

della città, più<br />

bassi a Sud e verso <strong>il</strong> litorale<br />

dove, tra l’altro, sono<br />

iniziate le prime precipitazioni<br />

(tab 4). Situazione<br />

alle 8.30 i fenomeni interessano l’intero territorio citta-<br />

Tab 3.<br />

Collegio Romano CAE +6.8°C<br />

Roma Macao +6.6°C<br />

Montelibretti +6.6°C<br />

Roma Sud (Ostiense km 11.7) +6.3°C<br />

Roma Eur (Tre Fontane) +6.1°C<br />

Roma Flaminio (Flaminia km 9.2) +6.1°C<br />

Castelgiub<strong>il</strong>eo +5.8°C<br />

Massimina +5.4°C<br />

Salone +5.3°C<br />

Tor Vergata +5.2°C<br />

Roma Monte Mario +4.9°C<br />

Formello +4.0°C<br />

Collegio Romano CAE +6.0°C<br />

Roma Macao +5.5°C<br />

Roma Flaminio (Flaminia km 9.2) +4.7°C (0,2 mm)<br />

Roma Monte Mario +4.1°C (0,2 mm)<br />

Castelgiub<strong>il</strong>eo +4.0°C<br />

Tor Vergata +4.0°C<br />

Roma Eur (Tre Fontane) +3.9°C (0,2 mm)<br />

Salone +3.5°C<br />

Roma Sud (Ostiense km 11.7) +3.4°C (0,4 mm)<br />

Montelibretti +3.7°C n.d.<br />

Formello +2.7°C<br />

Massimina +2.1°C (1,2 mm)<br />

Tab 4.


Massimina +0.4°C (4,0 mm)<br />

Roma Monte Mario +0.4°C (1,6 mm)<br />

Roma Sud (Ostiense km 11.7) +0.7°C (1,6 mm)<br />

Roma Eur (Tre Fontane) +0.8°C (2,6 mm)<br />

Formello +0.9°C (0,4 mm)<br />

Roma Flaminio (Flaminia km 9.2) +1.1°C (2,4 mm)<br />

Tor Vergata +1.2°C (1,6 mm)<br />

Roma Macao +1.5°C (2,8 mm)<br />

Collegio Romano CAE +1.9°C (3,0 mm)<br />

Salone +2.2°C (1,8 mm)<br />

Montelibretti +2.4°C n.d.<br />

Castelgiub<strong>il</strong>eo +2.9°C (1,2 mm)<br />

Tab 5.<br />

Formello -0.5°C(11:30)<br />

Salone -0.1°C(9:15)<br />

Roma Macao +0.0°C (11:00)<br />

Roma Flaminio (Flaminia km 9.2) +0.0°C (11:15)<br />

Roma Eur (Tre Fontane) +0.1°C (10:45)<br />

Roma Monte Mario +0.1°C (11:00)<br />

Massimina +0.2°C (10;45)<br />

Montelibretti +0.2°C (11:45)<br />

Tor Vergata +0.4°C (11:00)<br />

Roma Sud (Ostiense km 11.7) +0.7°C (dalle 8:00 alle 9:00)<br />

Collegio Romano CAE +0.9°C (11:00)<br />

Tab 6.<br />

dino e con essi <strong>è</strong> evidente un notevole calo termico<br />

(tab.5). Tra le 9.00 e le 10.00 si osserva (mediamente) una<br />

pausa dei fenomeni e un generale rialzo termico di circa<br />

1-2°C poi, <strong>il</strong> nuovo peggioramento che interessa l’intera<br />

città (tab. 5). Alle 12.00 l’evento, per gran parte dell’area<br />

urbana può considerarsi terminato.<br />

Verifiche del modello COSMO-ME relative al mese di<br />

Febbraio <strong>2010</strong><br />

Sommario del mese: l’analisi delle serie temporali dei<br />

dati osservati e previsti mostrano un andamento coerente<br />

del campo della pressione in tutta l’Italia. Tale congruenza<br />

<strong>è</strong> evidente anche analizzando <strong>il</strong> ciclo diurno del parametro.<br />

Il campo della temperatura, invece, evidenzia la<br />

previsione di temperature più alte rispetto a quelle osservate,<br />

soprattutto sull’Italia Settentrionale. Tale comportamento<br />

<strong>è</strong> confermato anche analizzando <strong>il</strong> ciclo diurno<br />

in cui si osservano temperature maggiori di quelle osservate<br />

dalle prime ore del mattino.<br />

Figura 7. San Pietro sotto la neve - Roma<br />

12/02/<strong>2010</strong>.<br />

Figura 8. Il Colosseo sotto la neve - Roma<br />

12/02/<strong>2010</strong>.<br />

Figura 9. Piazza Barberini sotto la neve - Roma<br />

12/02/<strong>2010</strong>.<br />

Figura 10. Piazzale dell’Obelisco all’EUR sotto<br />

la neve - Roma 12/02/<strong>2010</strong>.


I grafici delle anomalie di temperatura e precipitazioni<br />

sono costruiti confrontando le medie mens<strong>il</strong>i delle temperature<br />

giornaliere (massime o minime) e le precipitazioni<br />

cumulate mens<strong>il</strong>i con i valori del Climate Normals<br />

1961-90 (CliNo: valori medi costruiti sulle osservazioni dal<br />

1961 al 1990). La differenza tra <strong>il</strong> valore medio di febbraio<br />

<strong>2010</strong> e quello del CliNo viene divisa per la deviazione<br />

standard (nel caso delle temperature) o per lo scarto interquint<strong>il</strong>e<br />

Q4-Q1, pari a 71 mm in febbraio, (nel caso delle<br />

precipitazioni) dello stesso CliNo. Relativamente alle sole<br />

temperature, <strong>è</strong> possib<strong>il</strong>e quantificare in gradi centigradi<br />

l’entità dell’anomalia evidenziata dai grafici semplicemente<br />

moltiplicando <strong>il</strong> valore mostrato dalla barra delle in-<br />

Figura 11. Precipitazione Roma Fiumicino 12 febbraio <strong>2010</strong>.<br />

<br />

tensità per i rispettivi valori delle deviazioni standard. La<br />

deviazione standard, che rappresenta lo scostamento delle<br />

misure dal valore medio delle osservazioni (1961-1990), nel<br />

mese di febbraio risulta in Italia mediamente pari ad 1.8<br />

°C per le temperature massime e ad 1.7 °C per le minime.<br />

La mappa di densità relativa ai fulmini, invece, rappresenta<br />

<strong>il</strong> numero di scariche per ogni unità di superficie<br />

(quadrato di 10km x 10km).<br />

Per evidenziare i confronti specifici sulle singole stazioni<br />

si rimanda all’indirizzo internet:<br />

http://clima.meteoam.it/Clino61-90.php


Serie Temporale febbraio <strong>2010</strong> MSLP Ciclo Diurno febbraio <strong>2010</strong> MSLP<br />

Figura 12. Nord Italia.<br />

Figura 13. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 14. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Verifiche del modello COSMO−ME<br />

Figura 15. Nord Italia.<br />

Figura 16.Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 17. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.


Serie Temporale febbraio <strong>2010</strong> Temperatura 2M Ciclo Diurno febbraio <strong>2010</strong> MSLP<br />

Figura 18. Nord Italia.<br />

Figura 19. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 20. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Figura 21. Nord Italia.<br />

Figura 22.Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 23. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.


Temperature, precipitazioni, attività elettrica e commento sinottico<br />

del mese di marzo <strong>2010</strong> in Italia<br />

Figura 1. Geopotenziale e temperatura decadale<br />

media a 500-hPa. (2 a decade).<br />

Campi medi decadali in quota<br />

I campi decadali di geopotenziale e temperatura a 500<br />

hPa sono ottenuti mediando i campi di analisi dell’ECMWF<br />

su ciascuna delle successive tre decadi del mese di marzo<br />

<strong>2010</strong>, <strong>come</strong> rappresentato a esempio nella mappa che<br />

(fig.1). La prima decade del mese ha visto una massa<br />

d’aria polare continentale interessare l’Europa centrale<br />

con moto retrogrado sul Mediterraneo centrale fino alla<br />

fine della decade. Il flusso perturbato principale ha successivamente<br />

assunto una traiettoria più nord-occidentale,<br />

consentendo ad aria delle medie latitudini più temperata<br />

di fare <strong>il</strong> <strong>suo</strong> ingresso nel corso della seconda<br />

decade sull’Europa occidentale. Alla fine del mese, <strong>il</strong><br />

flusso ha assunto un elevato indice zonale, segnando l’inizio<br />

della transizione stagionale.<br />

Temperature, precipitazioni e attività elettrica in Italia<br />

Temperature massime. La mappa delle temperature massime<br />

medie per <strong>il</strong> mese di marzo mostra uno scenario<br />

piuttosto omogeneo con una preponderanza di anomalie<br />

negative sulle regioni settentrionali e una maggiore quantità<br />

di anomalie positive, con punte ben al di sopra della<br />

norma, sulle regioni meridionali. Complessivamente le<br />

anomalie relative sono risultate comprese nell’intervallo<br />

(-1.3, +1.8), in unità di deviazioni standard delle distribuzioni<br />

climatologiche (CliNo’61-90). Le anomalie relative<br />

Figura 2. Anomalie delle temperature massime.<br />

più basse, leggermente al di sotto della media del periodo,<br />

sono state registrate sulla Toscana settentrionale e sulla Liguria<br />

con punte fino a -1.3 unità, corrispondente a circa -<br />

2.5 °C. Sulle restanti regioni del Settentrione le anomalie<br />

sono risultate per lo più negative ma con valori che rientrano<br />

nella naturale variab<strong>il</strong>ità climatica del mese di<br />

marzo. Il riscaldamento maggiore, invece, <strong>è</strong> stato osservato<br />

sulle regioni prospicienti <strong>il</strong> Mar Tirreno meridionale<br />

con valori più alti lungo i settori costieri, in modo particolare<br />

sulle coste della Sic<strong>il</strong>ia nord-orientale e della Calabria<br />

meridionale dove sono stati raggiunti valori compresi<br />

tra +1.5 e +1.8 unità. Anomalie positive leggermente più<br />

basse, con valori compresi tra +0.5 e +1.0 unità, sono<br />

stati r<strong>il</strong>evati sulla Sardegna meridionale, Sic<strong>il</strong>ia meridionale,<br />

su una vasta area comprendente la Puglia settentrionale,<br />

<strong>il</strong> Molise e la Bas<strong>il</strong>icata. Anomalie dello stesso ordine<br />

di grandezza sono state registrate anche su un’area<br />

limitata del Lazio centrale, tra Roma e Viterbo. Sulle restanti<br />

zone la temperatura media mens<strong>il</strong>e si <strong>è</strong> mantenuta<br />

vicino alla media del periodo. La prima decade del mese<br />

<strong>è</strong> stata caratterizzata da un ulteriore e marcato calo delle<br />

temperature che ha determinato valori di temperatura<br />

massima mediamente tra +5 °C e +10 °C su gran parte<br />

delle regioni settentrionali (eccetto che sulla fascia alpina),<br />

delle regioni centrali adriatiche e sull’Appennino<br />

meridionale. Sulle regioni centrali tirreniche, sulle regioni<br />

meridionali (eccetto che sulla fascia appenninica), sulla<br />

Sardegna e sulla Sic<strong>il</strong>ia occidentale i valori massimi sono<br />

stati mediamente compresi tra +10°C e +15°C mentre


Figura 3. Anomalie delle temperature minime.<br />

sulla Sic<strong>il</strong>ia orientale e sulla Calabria meridionale hanno<br />

raggiunto circa +10-20°C. A partire dall’inizio della seconda<br />

decade un generale riscaldamento ha portato le<br />

temperature a circa +10-15°C al Nord e lungo la dorsale<br />

appenninica, +15/20°C sulle regioni centro-meridionali<br />

raggiungendo +20/25°C sulla Sardegna occidentale e sulla<br />

Sic<strong>il</strong>ia orientale. L’aumento delle temperature massime <strong>è</strong><br />

continuato anche nelle terza decade con valori di circa<br />

+15/20°C su gran parte del territorio nazionale e di circa<br />

+20/25°C sulla Sardegna, sulla Sic<strong>il</strong>ia e sulle regioni meridionali<br />

tirreniche. Non sono stati registrati record storici<br />

di temperatura massima nel corso del mese.<br />

Temperature minime. Le anomalie relative delle temperature<br />

minime del mese di marzo sono risultate, leggermente<br />

al di sopra della naturale variab<strong>il</strong>ità del periodo,<br />

con valori nell’intervallo (-1.5, +2.0) in unità di<br />

deviazioni standard delle distribuzioni climatologiche<br />

(CliNo’61-90). Le anomalie sono state per lo più negative<br />

sulle regioni settentrionali, con valori vicini allo zero o leggermente<br />

negativi, ad eccezione di alcune aree limitate<br />

della Pianura Padana dove sono state registrate anomalie<br />

positive con valori compresi tra +0.5 e +1.0 unità. Sulle regioni<br />

centrali e sulla Sardegna lo scenario <strong>è</strong> alquanto eterogeneo<br />

con valori per lo più compresi tra -0.5 e +0.5 unità<br />

salvo che sulla Sardegna meridionale e su un’area limitata<br />

nel Lazio, tra Roma e Viterbo, dove si sono avuti valori<br />

compresi tra +0.8 e +1.5 unità. Sulle regioni meridionali vi<br />

<strong>è</strong> stata una prevalenza di anomalie positive salvo che su alcune<br />

aree del settore adriatico della Puglia, sul Salento e<br />

sulle coste della Calabria meridionale prospicienti <strong>il</strong> Mar Ionio,<br />

dove sono state osservate anomalie negative con<br />

punte fino a -1.6 unità sul Salento. Il riscaldamento maggiore<br />

<strong>è</strong> stato registrato sulla Sic<strong>il</strong>ia occidentale con punte<br />

fino a +2.0 unità. Anomalie più basse, con valori intorno a<br />

+1.0 unità, sono stati r<strong>il</strong>evati su aree estese della Bas<strong>il</strong>i-<br />

<br />

cata, del Molise, della Campania e della Calabria tirrenica.<br />

La marcata irruzione fredda nel corso della prima decade<br />

ha determinato le temperature minime più basse che<br />

hanno raggiunto, mediamente, -10/-5 °C sulla Lombardia<br />

e sulle regioni nord-orientali (con l’eccezione della fascia<br />

alpina, caratterizzata da valori ancora più bassi, fortemente<br />

dipendenti dalla quota) mentre sul resto del Paese<br />

sono state essenzialmente comprese tra -5/0 °C eccetto<br />

che sulle isole maggiori, lungo le coste tirreniche del centro-sud<br />

e lungo le coste adriatiche della Puglia dove sono<br />

stati registrati valori più elevati, compresi tra 0 °C e +10<br />

°C. Il riscaldamento, <strong>iniziato</strong> nel corso della seconda decade,<br />

ha determinato un iniziale e generale aumento di<br />

circa + 4/6 °C che si <strong>è</strong> protratto anche nell’ultima decade<br />

con un ulteriore incremento di +3/5 °C su tutta la penisola.<br />

Non sono stati registrati record storici di temperatura<br />

minima nel corso del mese.<br />

Precipitazioni<br />

La mappa delle anomalie delle precipitazioni cumulate<br />

nel corso del mese mostra una situazione deficitaria, leggermente<br />

al di sotto della norma climatica, su gran parte<br />

del territorio nazionale ad eccezione della Sic<strong>il</strong>ia meridionale<br />

e di alcune aree limitate della penisola. Le precipitazioni<br />

più consistenti hanno avuto luogo sulla Sic<strong>il</strong>ia meridionale<br />

con anomalie relative comprese tra +1.5 e +2.9<br />

unità dello scarto interquint<strong>il</strong>e delle distribuzioni climatologiche<br />

(per una stima più quantitativa, si tenga conto<br />

del fatto che <strong>il</strong> valore di tale scarto, mediato su tutte le<br />

stazioni per <strong>il</strong> mese di marzo, <strong>è</strong> di circa 65 mm). Anomalie<br />

positive di minore entità sono state registrate nella<br />

zona di Taranto, con punte fino a +1.5 unità relative,<br />

lungo le coste della Romagna, con valori fino a +1.0 unità<br />

relative, e nelle aree interne del Molise circostanti la<br />

zona di Campobasso, con valori fino a +0.8 unità relative.<br />

Il deficit maggiore si <strong>è</strong> avuto sulle regioni nord-orientali,<br />

con anomalie comprese tra -1.1 e -0.6 unità relative. Anomalie<br />

negative dell’ordine comprese tra -0.8 unità sono<br />

state registrate sull’Appennino tosco-em<strong>il</strong>iano e sulle zone<br />

interne della Toscana settentrionale. Sul resto del territorio<br />

nazionale le precipitazioni sono risultate comprese tra<br />

-0.5 e +0.5 unità dello scarto interquint<strong>il</strong>e, sebbene vi sia<br />

una prevalenza di anomalie negative rispetto a quelle positive.<br />

Le precipitazioni sono occorse principalmente durante<br />

la prima parte del mese, con una maggiore concentrazione<br />

durante la seconda settimana, interessando<br />

principalmente le regioni centro-meridionali e risultando<br />

abbastanza scarse sulle regioni settentrionali. In partico-


Figura 4. Precipitazioni cumulate. Figura 5. Manto nevoso.<br />

lare, specie durante la seconda settimana, su gran parte<br />

della Sic<strong>il</strong>ia, lungo le coste della Romagna, nell’area di Taranto<br />

e del Salento, in Puglia, sono caduti tra 100 e 200<br />

mm di pioggia. Nello stesso periodo temporale sulle restanti<br />

zone del centro-sud si sono avuti valori cumulati<br />

compresi tra 25 e 100 mm ad eccezione dell’Abruzzo,<br />

della Sardegna meridionale e del Gargano dove i quantitativi<br />

non hanno superato i 25 mm. Al Nord le precipitazioni<br />

cumulate non hanno superato 10 mm ad eccezione<br />

della Romagna e del Veneto meridionale ove sono risultate<br />

comprese tra 10 e 25 mm. Nella seconda parte del mese<br />

le piogge sono state poco frequenti su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale<br />

con quantitativi alquanto modesti, infatti i valori<br />

cumulati tra 10 mm e 25 mm sono stati registrati su gran<br />

parte delle regioni settentrionali ad eccezione della Romagna,<br />

lungo le coste marchigiane, nel Molise e sulle<br />

estremità occidentale e meridionale della Sic<strong>il</strong>ia mentre<br />

sul resto del Paese sono risultate inferiori a 10 mm o del<br />

tutto assenti.<br />

Sono da segnalare alcuni record storici sulle precipitazioni<br />

(fra parentesi si indica l’anno in cui si <strong>è</strong> verificato <strong>il</strong><br />

precedente estremo negli ultimi 59 anni e l’incremento relativo<br />

in mm. Tab. 1):<br />

Neve sulle Alpi<br />

La mappa della neve, ovvero dell’altezza media del manto<br />

Cozzo Spadaro (SR) (51 m. s.l.m.) mens<strong>il</strong>e:<br />

129.7.0 mm (2007, +121.4)<br />

Messina (ME) (54 m. s.l.m.) giornaliero: 68.20<br />

mm (1960, +61.2),<br />

Ponza (Isola di) (LT) (185 m. s.l.m.) giornaliero:<br />

48.2 mm (1964, +44.0).<br />

Tab.1.<br />

nevoso sulle Alpi per <strong>il</strong> mese di marzo, <strong>è</strong> stata realizzata<br />

a partire dalle r<strong>il</strong>evazioni (orarie) effettuate da 42 stazioni<br />

della Rete Meteomont dislocate sulle Alpi. Il sistema di monitoraggio<br />

del Servizio Meteomont del Comando Truppe Alpine<br />

ha <strong>come</strong> compito quello di acquisire i parametri meteo-nivologici,<br />

finalizzati soprattutto alla continua<br />

valutazione e determinazione del rischio valanghe.<br />

La mappa indica uno spessore medio del manto nevoso,<br />

sulle zone monitorate, abbastanza irregolare che assume<br />

valori da un minimo di circa 0.4 mt (in corrispondenza<br />

delle stazioni di r<strong>il</strong>evamento situate a quote più basse) fino<br />

ad un massimo di circa 2.4 mt. sulle Alpi Retiche e Tirolesi<br />

e di circa 1.5 mt sulle Alpi Marittime, Cozie e Giulie.<br />

Scariche elettriche<br />

La mappa di densità delle scariche elettriche mostra una<br />

fenomenologia alquanto modesta sul territorio nazionale<br />

e sui mari circostanti. L’attività elettrica <strong>è</strong> occorsa principalmente<br />

nel corso dell’ultima decade interessando per<br />

lo più la Liguria, l’Appennino Tosco - em<strong>il</strong>iano, la Pianura<br />

Padano-Veneta e l’Alto Adriatico. I fenomeni più consistenti<br />

si sono verificati sull’Appennino e lungo le coste<br />

della Liguria.<br />

Evoluzione sinottica<br />

• 1-2 Lo scenario euro-atlantico si presenta con un flusso<br />

perturbato principale basso di latitudine; sul Mediterraneo<br />

le correnti sono da W/SW moderatamente barocline.<br />

• 3 Sull’area mediterranea si sv<strong>il</strong>uppa un promontorio interciclonico.<br />

• 4-5 Lo sv<strong>il</strong>uppo di un promontorio in Atlantico favorisce<br />

la discesa di aria polare sull’Europa centrale.<br />

• 6-7 La massa d’aria diviene di origine polare continentale<br />

per effetto del t<strong>il</strong>ting del promontorio sulla Scandi-


Figura 6. Densità di scariche elettriche.<br />

navia.<br />

• 8-11 Cut-off retrogrado dapprima sulla Francia e poi su<br />

Spagna, Mediterraneo centrale e Italia.<br />

• 12-15 Il flusso perturbato principale assume una direttrice<br />

più nord-occidentale sull’Europa, così <strong>come</strong> sul Mediterraneo.<br />

• 16-21 Sul Mediterraneo <strong>il</strong> flusso <strong>è</strong> zonale, lievemente anticiclonico<br />

e moderatamente baroclino.<br />

• 22-24 Una saccatura atlantica attraversa <strong>il</strong> Mediterraneo.<br />

• 25-26 L’approfondimento di una depressione sul vicino<br />

Atlantico innesca un flusso sud-occidentale stab<strong>il</strong>e sul<br />

Mediterraneo.<br />

• 27-28 La depressione entra nel Mediterraneo; l’asse di<br />

saccatura associato attraversa rapidamente l’Italia.<br />

• 29 Un altro promontorio interciclonico sul Mediterraneo<br />

centrale.<br />

• 30-31 Una saccatura atlantica entra sul Mediterraneo occidentale.<br />

Un evento saliente del mese: la neve al Nord e le piogge<br />

torrenziali sulle coste ioniche e sulla Sic<strong>il</strong>ia meridionale<br />

Figura 8. Andamento dell’indice AO – (NOAA-CPC).<br />

<br />

Nei tre giorni tra <strong>il</strong> 9 e l’11 marzo, tutta la penisola <strong>è</strong><br />

stata interessata da una fase di forte maltempo, coincisa<br />

con un nuovo repentino abbassamento delle temperature.<br />

L’evento <strong>è</strong> culminato in intense precipitazioni nevose sulla<br />

gran parte delle regioni settentrionali e in piogge a carattere<br />

torrenziale su Sic<strong>il</strong>ia, Calabria e Puglia. Dal punto di<br />

vista sinottico l’evento ha confermato una tendenza riscontratasi<br />

per buona parte della stagione invernale, ovvero<br />

<strong>il</strong> contributo di masse d’aria di origine polare in contrasto<br />

con una posizione piuttosto bassa di latitudine della<br />

storm-track atlantica. La stagione invernale ha visto la persistenza<br />

di valori dell’indice di Osc<strong>il</strong>lazione Artica in territorio<br />

negativo, fattore questo che favorisce lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />

circolazioni meridiane. Al contempo, anche la NAO (North<br />

Figura 7. Analisi del 10 marzo, ore 00:00 UTC. In evidenza<br />

<strong>il</strong> minimo depressionario sul Tirreno.<br />

Atlantic Osc<strong>il</strong>lation) ha assunto valori in prevalenza negativi,<br />

permettendo alle perturbazioni atlantiche di <strong>scorrere</strong><br />

verso <strong>il</strong> Mediterraneo piuttosto che dirigersi verso <strong>il</strong> nord<br />

Europa. L’evento della prima decade di marzo ha confermato<br />

questa tendenza. L’aria di origine polare continentale<br />

scesa sul Mediterraneo in seguito al cut-off del minimo<br />

ha ricevuto un contributo di umidità dal flusso zonale. Le<br />

precipitazioni nevose sul nord Italia sono state associate all’occlusione<br />

del sistema frontale, mentre le piogge torrenziali<br />

sul meridione ionico e sulla Sic<strong>il</strong>ia meridionale sono<br />

state innescate da linee di convergenza nei bassi strati, cui<br />

si <strong>è</strong> associato lo sv<strong>il</strong>uppo di sistemi convettivi a mesoscala<br />

sui suddetti settori.<br />

Verifiche del modello COSMO-ME relative al mese di<br />

marzo <strong>2010</strong><br />

Sommario del mese: l’analisi delle serie temporali, mo-


Figura 9. Andamento dell’indice NAO – (NOAA-CPC).<br />

stra un andamento coerente del campo della pressione in<br />

tutta l’Italia. Confrontando però <strong>il</strong> ciclo diurno sembra evidente<br />

uno sfasamento di circa tre ore tra i dati osservati<br />

e previsti. Il campo della temperatura evidenzia soprattutto<br />

nell’Italia settentrionale, l’osservazione di temperature<br />

più alte rispetto a quelle previste. Anche <strong>il</strong> ciclo<br />

diurno mostra questo comportamento per <strong>il</strong> Nord Italia.<br />

mentre per le altre stratificazioni l’andamento dei dati osservati<br />

e previsti <strong>è</strong> più sim<strong>il</strong>e.<br />

I grafici delle anomalie di temperatura e precipitazioni<br />

sono costruiti confrontando le medie mens<strong>il</strong>i delle temperature<br />

giornaliere (massime o minime) e le precipitazioni<br />

cumulate mens<strong>il</strong>i con i valori del Climate Normals<br />

1961-90 (CliNo: valori medi costruiti sulle osservazioni dal<br />

1961 al 1990). La differenza tra <strong>il</strong> valore medio di Marzo<br />

<strong>2010</strong> e quello del CliNo viene divisa per la deviazione<br />

standard (nel caso delle temperature) o per lo scarto interquint<strong>il</strong>e<br />

Q4-Q1, pari a 65 mm in Marzo, (nel caso delle<br />

precipitazioni) dello stesso CliNo. Relativamente alle sole<br />

temperature, <strong>è</strong> possib<strong>il</strong>e quantificare in gradi centigradi<br />

l’entità dell’anomalia evidenziata dai grafici semplicemente<br />

moltiplicando <strong>il</strong> valore mostrato dalla barra delle intensità<br />

per i rispettivi valori delle deviazioni standard. La<br />

deviazione standard, che rappresenta lo scostamento delle<br />

misure dal valore medio delle osservazioni (1961-1990), nel<br />

mese di Marzo risulta in Italia mediamente pari ad 1.8 °C<br />

per le temperature massime e ad 1.5 °C per le minime. La<br />

mappa di densità relativa ai fulmini, invece, rappresenta<br />

<strong>il</strong> numero di scariche per ogni unità di superficie (quadrato<br />

di 10Km x10Km).<br />

Per evidenziare i confronti specifici sulle singole stazioni<br />

si rimanda al sito:<br />

http://clima.meteoam.it/Clino61-90.php


Serie Temporale marzo <strong>2010</strong> MSLP Ciclo Diurno marzo <strong>2010</strong> MSLP<br />

Figura 10. Nord Italia.<br />

Figura 11. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 12. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Verifiche del modello COSMO−ME<br />

Figura 13. Nord Italia.<br />

Figura 14. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 15. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.


Serie Temporale marzo <strong>2010</strong> Temperatura 2M<br />

Figura 16. Nord Italia.<br />

Figura 17. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 18. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Ciclo Diurno marzo <strong>2010</strong> Temperatura 2M<br />

Figura 19. Nord Italia.<br />

Figura 20. Centro Italia e Sardegna.<br />

Figura 21. Sud Italia e Sic<strong>il</strong>ia.


guida per gli autori<br />

La Rivista di Meteorologia Aeronautica pubblica trimestralmente articoli di meteorologia e climatologia con<br />

riguardo alle applicazioni in campo aeronautico. La collaborazione <strong>è</strong> aperta a tutti gli studiosi italiani e stranieri.<br />

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opinioni espresse nei lavori pubblicati rappresentano l’esclusivo pensiero dei loro Autori. I lavori sono pubblicati<br />

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