Ecclesia de Eucharistia e Dottrina Neocat - InternEtica
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EUCARISTIA E LITURGIA<br />
Nel quinto capitolo <strong>de</strong>dicato al <strong>de</strong>coro <strong>de</strong>lla celebrazione eucaristica,<br />
il Santo Padre si augura vengano dissipate quelle “ombre di dottrine<br />
e pratiche non accettabili” entrate nelle liturgie. Cioè :<br />
• L’abbandono, in alcuni luoghi, <strong>de</strong>l culto di adorazione eucaristica;<br />
• La svalorizzazione <strong>de</strong>l sacrificio <strong>de</strong>lla Messa, consi<strong>de</strong>rata solo un<br />
incontro conviviale fraterno;<br />
• La messa in ombra <strong>de</strong>lla sacramentalità <strong>de</strong>ll’Eucaristia ridotta a sola<br />
efficienza <strong>de</strong>ll’annunzio;<br />
• Il non pieno riconoscimento <strong>de</strong>lla necessità <strong>de</strong>l sacerdozio ministeriale.<br />
Il Papa ricordando quanto avvenne alla cena di Betania ed i preparativi<br />
per l’Ultima Cena scrive:<br />
“Il racconto continua, nei Vangeli<br />
sinottici, con l’incarico dato da Gesù<br />
ai discepoli per l’accurata preparazione<br />
<strong>de</strong>lla «gran<strong>de</strong> sala» necessaria per<br />
consumare la cena pasquale (Mc<br />
14,15; Lc 22,12), e con la narrazione<br />
<strong>de</strong>ll’istituzione <strong>de</strong>ll’Eucaristia. Lasciando<br />
almeno in parte intrave<strong>de</strong>re il<br />
quadro <strong>de</strong>i riti ebraici <strong>de</strong>lla cena pasquale<br />
fino al canto <strong>de</strong>ll’Hallel (Mt<br />
26,30; Mc 14,26), il racconto offre in<br />
maniera concisa quanto solenne, pur<br />
nelle varianti <strong>de</strong>lle diverse tradizioni,<br />
le parole <strong>de</strong>tte da Cristo sul pane e sul<br />
vino, da Lui assunti quali concrete<br />
espressioni <strong>de</strong>l suo corpo donato e <strong>de</strong>l<br />
suo sangue versato. Tutti questi particolari<br />
sono ricordati dagli Evangelisti<br />
alla luce di una prassi di «frazione <strong>de</strong>l<br />
pane» ormai consolidata nella Chiesa<br />
primitiva. Ma certo, fin dalla storia<br />
vissuta di Gesù, l’evento <strong>de</strong>l Giovedì<br />
Santo porta visibilmente i tratti di una<br />
«sensibilità» liturgica, modulata<br />
sulla tradizione antico-testamentaria<br />
e pronta a rimodularsi nella celebrazione<br />
cristiana in sintonia col nuovo<br />
contenuto <strong>de</strong>lla Pasqua” (EE, 47).<br />
“Come la donna <strong>de</strong>ll’unzione di<br />
Betania, la Chiesa non ha temuto di<br />
«sprecare», investendo il meglio <strong>de</strong>lle<br />
sue risorse per esprimere il suo stupore<br />
adorante di fronte al dono incommensurabile<br />
<strong>de</strong>ll’Eucaristia. Non<br />
meno <strong>de</strong>i primi discepoli incaricati di<br />
predisporre la «gran<strong>de</strong> sala», essa si è<br />
sentita spinta lungo i secoli e nell’avvicendarsi<br />
<strong>de</strong>lle culture a celebrare<br />
l’Eucaristia in un contesto <strong>de</strong>gno di<br />
così gran<strong>de</strong> Mistero. Sull’onda <strong>de</strong>lle<br />
parole e <strong>de</strong>i gesti di Gesù, sviluppando<br />
l’eredità rituale <strong>de</strong>l giudaismo, è<br />
nata la liturgia cristiana. E in effetti,<br />
che cosa mai potrebbe bastare, per esprimere<br />
in modo a<strong>de</strong>guato l’accoglienza<br />
<strong>de</strong>l dono che lo Sposo divino<br />
continuamente fa di sé alla Chiesa-<br />
Sposa, mettendo alla portata <strong>de</strong>lle<br />
singole generazioni di cre<strong>de</strong>nti il Sacrificio<br />
offerto una volta per tutte<br />
sulla Croce, e facendosi nutrimento<br />
di tutti i fe<strong>de</strong>li? Se la logica <strong>de</strong>l «convito»<br />
ispira familiarità, la Chiesa non<br />
ha mai ceduto alla tentazione di banalizzare<br />
questa «dimestichezza» col<br />
suo Sposo dimenticando che Egli è<br />
anche il suo Signore e che il «convito»<br />
resta pur sempre un convito sacrificale,<br />
segnato dal sangue versato<br />
sul Golgota. Il Convito eucaristico è<br />
davvero convito «sacro», in cui la<br />
semplicità <strong>de</strong>i segni nascon<strong>de</strong> l’abisso<br />
<strong>de</strong>lla santità di Dio: «O Sacrum convivium,<br />
in quo Christus sumitur!».<br />
Il pane che è spezzato sui nostri altari,<br />
offerto alla nostra condizione di<br />
viandanti in cammino sulle stra<strong>de</strong><br />
<strong>de</strong>l mondo, è «panis angelorum», pane<br />
<strong>de</strong>gli angeli, al quale non ci si può<br />
accostare che con l’umiltà <strong>de</strong>l centurione<br />
<strong>de</strong>l Vangelo: «Signore, non sono<br />
<strong>de</strong>gno che tu entri sotto il mio tetto»<br />
(Mt 8,8; Lc 7,6)(EE, 48).<br />
“Sull’onda di questo elevato senso<br />
<strong>de</strong>l mistero, si compren<strong>de</strong> come la fe<strong>de</strong><br />
<strong>de</strong>lla Chiesa nel Mistero eucaristi-<br />
co si sia espressa nella storia non solo<br />
attraverso l’istanza di un interiore atteggiamento<br />
di <strong>de</strong>vozione, ma anche<br />
attraverso una serie di espressioni<br />
esterne, volte ad evocare e sottolineare<br />
la gran<strong>de</strong>zza <strong>de</strong>ll’evento celebrato.<br />
Nasce da questo il percorso che ha<br />
condotto, progressivamente, a <strong>de</strong>lineare<br />
uno speciale statuto di regolamentazione<br />
<strong>de</strong>lla liturgia eucaristica, nel rispetto<br />
<strong>de</strong>lle varie tradizioni ecclesiali<br />
legittimamente costituite” (EE, 49).<br />
“Occorre purtroppo lamentare che,<br />
soprattutto a partire dagli anni <strong>de</strong>lla<br />
riforma liturgica post-conciliare, per<br />
un malinteso senso di creatività e di<br />
adattamento, non sono mancati abusi,<br />
che sono stati motivo di sofferenza per<br />
molti. Una certa reazione al «formalismo»<br />
ha portato qualcuno, specie in alcune<br />
regioni, a ritenere non obbliganti<br />
le «forme» scelte dalla gran<strong>de</strong> tradizione<br />
liturgica <strong>de</strong>lla Chiesa e dal suo Magistero<br />
e a introdurre innovazioni non<br />
autorizzate e spesso <strong>de</strong>l tutto sconvenienti”<br />
(EE, 52).<br />
L’art. 22 <strong>de</strong>lla S.C. dice che: “regolare la sacra Liturgia compete unicamente<br />
all’autorità <strong>de</strong>lla Chiesa, la quale risie<strong>de</strong> nella Se<strong>de</strong> Apostolica<br />
e, a norma di diritto, nel Vescovo... Di conseguenza nessun altro, assolutamente,<br />
anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere,<br />
togliere mutare alcunché in materia liturgica”.<br />
Da ricordare inoltre che con notificazione <strong>de</strong>lla Congregazione per il<br />
Culto Divino sulla celebrazione nei gruppi <strong>de</strong>l CNC (Oss. Rom. 24 dicembre<br />
1988), la Congregazione consente che tra gli adattamenti previsti<br />
dall’Istruzione “Actio pastoralis” (nn. 6-11) i gruppi <strong>de</strong>l menzionato<br />
“cammino” possano ricevere la comunione sotto le due specie,<br />
sempre con pane azzimo, e spostare “ad experimentum” il rito <strong>de</strong>lla pace<br />
dopo la preghiera universale. Ma nell’utilizzare questo privilegio si<br />
<strong>de</strong>ve sempre osservare la norma e l’Istruzione sull’ampliamento <strong>de</strong>lla<br />
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