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la città si ribella alla cementificazione del lungofiume, mentre fra gli ...

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il ritratto 6 Il Nuovo<br />

“Sono condannato ad essere creativo”.<br />

Questo è quanto ci dice Roberto<br />

Mantovani, socio <strong>del</strong>l’Agenzia Piras, all’interno<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> quale <strong>si</strong> occupa di pubblicità<br />

ovvero <strong>del</strong>l’ideazione, costruzione<br />

e produzione dei testi di un prodotto<br />

pubblicitario. E’ suo ad esempio il “Mandiamo<br />

a monte <strong>la</strong> Ferrovia”, partorito<br />

per i suoi amici <strong>del</strong><br />

comitato.Mantovani è un creativo<br />

non solo per mestiere. Come vedremo,<br />

tutta <strong>la</strong> sua e<strong>si</strong>stenza è marchiata da<br />

un’impronta assolutamente originale.<br />

Non è un caso, dunque, anche <strong>la</strong> presenza<br />

in televi<strong>si</strong>one, dove al Passaparo<strong>la</strong><br />

di Jerry Scotti ha fatto il colpo grosso<br />

vincendo <strong>la</strong> posta in palio più alta.<br />

Perché hai iniziato il nostro dialogo<br />

con quel<strong>la</strong> espres<strong>si</strong>one? Che<br />

<strong>si</strong>gnifica “essere condannato ad essere<br />

creativo”?<br />

Sono due le componenti che hanno segnato<br />

<strong>la</strong> mia vita. Io sono nato in un<br />

cinema. Ho trascorso <strong>la</strong> mia infanzia,<br />

guardando tutti i film che passavano<br />

dall’Arena Roma, gestita dai miei. Non<br />

solo. La parte esterna di uno dei muri<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> mia stanza da letto formava <strong>la</strong><br />

parete dove <strong>si</strong> proiettavano i film.<br />

Quando c’erano i western sentivo dal<br />

mio lettino le sparatorie e le scazzottate.<br />

Per cui sono vissuto letteralmente<br />

“immerso” nel cinema e questo ha segnato<br />

<strong>la</strong> mia vita. Io, infatti, propriamente<br />

par<strong>la</strong>ndo, non sono un creativo.<br />

Non ho fatto o costruito nul<strong>la</strong> di<br />

definitivo nel<strong>la</strong> vita. Io sono uno spettatore,<br />

proprio come lo ero dei tanti film<br />

che mi passavano davanti, da bambino,<br />

ogni sera. Io vedo <strong>la</strong> creatività, <strong>la</strong><br />

individuo, ma non ho trovato un’arte<br />

in cui esprimermi. Propriamente par<strong>la</strong>ndo<br />

io non e<strong>si</strong>sto. Eppure vedo <strong>la</strong> bellezza<br />

e <strong>la</strong> so percepire. So come distinguer<strong>la</strong><br />

dall’ordinario e, in tal senso,<br />

sono molto selettivo ed e<strong>si</strong>gente.<br />

Ma <strong>la</strong> creatività deve avere una<br />

fonte, una realtà a cui <strong>si</strong> aggancia…<br />

Qui <strong>si</strong> inserisce il secondo aspetto a cui<br />

accennavo. E’ <strong>la</strong> figura di mio padre.<br />

E’ lui, in un certo senso, il vero creativo.<br />

Era una persona fantastica perché,<br />

in tutto quello che faceva, guardava<br />

avanti e ci metteva <strong>del</strong> suo. Faceva<br />

mu<strong>si</strong>ca, teatro, ha introdotto a Bel<strong>la</strong>ria<br />

i campi da tennis, addirittura il golf<br />

a spiaggia. Per<strong>si</strong>no il golf, che, specie<br />

allora, era uno sport per raffinati, per<br />

nobili e altolocati! Fu lui infatti a far<br />

nascere, tra un gruppo di amici, il primo<br />

circolo di golf bel<strong>la</strong>riese (fine anni<br />

Sessanta). Erano un’armata brancaleone!<br />

Quando andavano a Bologna le<br />

partite finivano tra canzoni romagnole<br />

e vino, coinvolgendo nel<strong>la</strong> loro allegria<br />

<strong>si</strong>gnori tutti compunti e altezzo<strong>si</strong>.<br />

Ma ogni episodio <strong>del</strong><strong>la</strong> vita di mio padre<br />

è qualcosa di assolutamente originale.<br />

Quando dismisero i vespa<strong>si</strong>ani a<br />

Bel<strong>la</strong>ria, lui ottenne di poterne distruggere<br />

uno per utilizzare le macerie per<br />

il fondo dei campi da golf. Per cui, in<br />

quel<strong>la</strong> giornata, <strong>la</strong> gente, allibita, vedeva<br />

uno strano tipo che con una mazza<br />

enorme prendeva a colpi violenti il<br />

povero vespa<strong>si</strong>ano. Insomma era fuori<br />

da ogni schema e faceva, costruiva,<br />

creava quello che ancora non <strong>si</strong> vede-<br />

Io, mio padre e <strong>la</strong><br />

nostra (brutta) <strong>città</strong><br />

E’ innamorato <strong>del</strong><strong>la</strong> bellezza. Per questo ha creato<br />

il Pjazza, per “reazione” al viale cimiteriale di<br />

importazione tedesca. Roberto Mantovani ci suona<br />

<strong>la</strong> sve<strong>gli</strong>a. E offre molte suggestioni. Belle.<br />

va, che non era solito… Ma non solo.<br />

Era compo<strong>si</strong>tore, attore e autore di teatro.<br />

In casa <strong>si</strong> improvvisavano ses<strong>si</strong>oni<br />

di teatro… Era incredibile e unico. Io<br />

penso di essere stato segnato da queste<br />

due cose: <strong>la</strong> creatività concreta, reale<br />

e infinita, di mio padre e l’esperienza<br />

<strong>del</strong> cinema, ovvero l’essere spettatore<br />

attentis<strong>si</strong>mo di immagini che mi passavano<br />

davanti. Ma <strong>la</strong> vera originalità<br />

di mio padre era un’altra…<br />

Quale?<br />

Lui coinvolgeva e aggregava amici.<br />

Non viveva lo spunto creativo come<br />

un qualcosa per distinguer<strong>si</strong> e iso<strong>la</strong>r<strong>si</strong>,<br />

ma immediatamente lo condivideva<br />

con altri. Io non ho mai trovato in nessun<br />

altro una carica di genero<strong>si</strong>tà, una<br />

vo<strong>gli</strong>a di spender<strong>si</strong> in<strong>si</strong>eme a<strong>gli</strong> altri<br />

come questa che viveva mio padre.<br />

Questo che dici è molto <strong>si</strong>gnificativo.<br />

Ci fosse oggi a Bel<strong>la</strong>ria Igea<br />

Marina questo spirito! Ma quando<br />

entri in gioco tu?<br />

Quando mi sono trovato a gestire il tutto.<br />

Non potevo più fare il cinema, essendo<br />

le arene estive oramai “fuori<br />

mercato” e quindi dovevo inventare<br />

qualcosa di nuovo. In quel momento<br />

mi è venuta in mente l’idea <strong>del</strong> Pjazza.<br />

A questa realizzazione io ho dedicato<br />

tutto. Potrei dire che mi ha assorbito <strong>la</strong><br />

vita, l’energia vitale, prosciugandomi<br />

in tutti i sen<strong>si</strong>. Ma rifarei tutto. L’idea<br />

era molto meditata e altamente innovativa.<br />

In un momento in cui, per ammodernare<br />

Bel<strong>la</strong>ria, <strong>si</strong> costruiva un arredo<br />

urbano che con noi non c’entrava<br />

nul<strong>la</strong>, essendo ispirato alle cittadine<br />

tedesche quali Hannover, in un momento<br />

in cui per far sentire a casa loro<br />

i tedeschi <strong>si</strong> rischiava di perdere <strong>la</strong> nostra<br />

identità, ho pensato che al centro<br />

di Bel<strong>la</strong>ria, al centro di questo scempio<br />

di Bel<strong>la</strong>ria, <strong>si</strong> dovesse riportare lo spirito<br />

mediterraneo. Allora ho disegnato<br />

io stesso le pareti interne <strong>del</strong> locale ed<br />

ho incaricato un pittore, Alex Cevoli,<br />

di realizzarle.<br />

di Emanuele Polverelli<br />

E quanto avevi in mente <strong>si</strong> è realizzato?<br />

Qui è accaduto una sorta di miracolo.<br />

Quando progetti qualcosa, un’idea che<br />

reputi geniale, poi l’e<strong>si</strong>to è sempre, di<br />

solito, parziale. Invece quando, finito<br />

tutti i <strong>la</strong>vori, guardai <strong>la</strong> prima volta il<br />

Pjazza, constatavo che era proprio come<br />

doveva essere. Non accade mai. Eppure<br />

in questo caso era accaduto. E’ come<br />

se aves<strong>si</strong> costruito qualcosa che non<br />

creavo io, che eccedeva i limiti e le carenze<br />

di ogni progetto personale. Insomma<br />

un’esperienza davvero magica.<br />

Quello non mi appariva solo come un<br />

luogo fi<strong>si</strong>co. Era qualcosa di più,<br />

un’energia che influenzava tutti coloro<br />

che ne erano coinvolti. Era come se<br />

chi <strong>la</strong>vorava al Pjazza subisse una ri<strong>fra</strong>zione<br />

<strong>del</strong>l’energia spirituale che lo<br />

aveva generato. Si prenda Vinicio Caposse<strong>la</strong>.<br />

Suonava per noi, tutte le sere,<br />

sul tardi. Di lì ha iniziato <strong>la</strong> sua fortunata<br />

carriera e il suo primo album <strong>si</strong> è<br />

chiamato “All’una e trentacinque, circa”,<br />

perché era l’ora in cui iniziava il<br />

suo spettacolo. Con Caposse<strong>la</strong> è rima-<br />

Roberto Mantovani (anche<br />

in ver<strong>si</strong>one Beethoven, in<br />

alto): “Siamo una <strong>città</strong> di mare<br />

e impediamo a chi passa <strong>la</strong> vista<br />

<strong>del</strong> mare. Come <strong>si</strong> fa solo a<br />

pensare una cosa <strong>del</strong> genere”.<br />

La creatività è l’esperienza <strong>del</strong><strong>la</strong> bellezza.<br />

Quel<strong>la</strong> bellezza che oggi manca, nei<br />

rapporti, nel <strong>la</strong>voro, nel<strong>la</strong> politica...<br />

sta un’amicizia fortis<strong>si</strong>ma.<br />

Poi <strong>la</strong> chiusura…<br />

Abbiamo avuto mille difficoltà da parte<br />

<strong>del</strong>l’amministrazione già per aprire.<br />

Eppure stavamo creando un locale<br />

unico in Italia. La gente veniva da tutte<br />

le parti. Mu<strong>si</strong>ca e spettacoli di grande<br />

valore. I costi erano altis<strong>si</strong>mi e non<br />

ci <strong>si</strong> stava dentro. Dopo quattro anni<br />

ho dovuto vendere. Nessun aiuto, nessuna<br />

attenzione, anzi… Peccato. Non<br />

ci sono più entrato, perché ogni cambiamento<br />

<strong>del</strong> Pjazza è come se mi uccidesse…<br />

E poi?<br />

Dopo ho iniziato questa attività pubblicitaria:<br />

creare un percorso pubblicitario<br />

dall’ideazione al<strong>la</strong> stesura dei<br />

testi. Bello. Qui posso sfogare <strong>la</strong> mia<br />

vo<strong>gli</strong>a di comunicare. Certo, dentro<br />

canoni che obbediscono alle e<strong>si</strong>genze<br />

commerciali, però è un <strong>la</strong>voro dove posso<br />

rinchiudermi in me stesso per cavare<br />

fuori idee, spunti, cose assolutamente<br />

nuove da comunicare.<br />

Ma cosa è per te <strong>la</strong> creatività?<br />

E’ l’esperienza <strong>del</strong><strong>la</strong> bellezza. Io odio il<br />

brutto. Lo soffro, non lo tollero. Divento<br />

rabbioso. Invece questo culto <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

bellezza, che è armonia, giusta proporzione,<br />

da noi coltivato così poco, è fondamentale.<br />

E questo è vero nelle pieghe<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> quotidianità. Ad esempio,<br />

pos<strong>si</strong>bile che un bambino a scuo<strong>la</strong> <strong>si</strong><br />

debba rivolgere sgarbatamente al<strong>la</strong><br />

maestra dicendo “Maestra, dammi<br />

quello”. E’ brutto! Non è giusto. E’<br />

un’atroce disarmonia. La maestra è <strong>la</strong><br />

figura di riferimento e non può divenire<br />

un “pari”. C’è qualcosa di molto <strong>si</strong>gnificativo<br />

in questa semplice <strong>fra</strong>se che<br />

mi è capitato di udire e che credo <strong>si</strong>a<br />

sempre più frequente nelle scuole. Indica<br />

una mancanza non tanto di rispetto<br />

formale, ma di bellezza nei rapporti.<br />

E lo stesso vale su tutto: il <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong><br />

politica, l’ambiente, i rapporti tra amici.<br />

Manca il senso <strong>del</strong><strong>la</strong> bellezza e prevale<br />

<strong>la</strong> prepotenza e <strong>la</strong> ottu<strong>si</strong>tà.

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