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SAPORI AMBROSIANI Itinerario half day (3 ore) a ... - Orientarsi

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<strong>Itinerario</strong> <strong>half</strong> <strong>day</strong> (3 <strong>ore</strong>) a Milano<br />

<strong>SAPORI</strong> <strong>AMBROSIANI</strong><br />

Duomo - Galleria Vittorio Emanuele - Teatro alla Scala – Via Montenapoleone – Corso Matteotti.<br />

Navigli Milanesi: Borgo S. Gottardo – Naviglio Grande - Ponte dello scodellino e Darsena.<br />

Bar Basso<br />

Santi di riferimento Luoghi di riferimento<br />

S. Maria Nascente Duomo<br />

S. Elena – 18 agosto – IV secolo Galleria Vittorio Emanuele<br />

S. Antonio abate – 17 gennaio – IV secolo Naviglio – Ponte dello scodellino<br />

S. Giorgio 23 aprile – martire del IV secolo S. Gottardo – Borgo dei furmagiatt<br />

S. Lucio – 12 luglio – martire del XIV secolo Cimitero Monumentale<br />

S. Ambrogio – 7 dicembre – vescovo del IV secolo<br />

Piatti e bevande di riferimento Negozi e bar storici<br />

Risotto con lo zafferano Peck<br />

Risotto con la luganega Bar Zucca<br />

Cassoeula Bar Basso<br />

Cotoletta alla Milanese Pasticceria Cova<br />

Panettone Pasticceria S. Ambroeus<br />

Pan de Mej e Panerada<br />

Campari<br />

Mangia e Bevi e Negroni Sbagliato<br />

DUOMO DI MILANO – VETRATE DI S. ELENA E LEGGENDA DEL RISOTTO ALLO ZAFFERANO<br />

Era il 1574. Da quasi 200 anni, ormai, erano in corso i lavori per la fabbrica del Duomo, alle sui spalle si era<br />

formata una citta' di baracche e porticati in cui alloggiavano marmisti, falegnami, scultori, carpentieri venuti da<br />

ogni parte del mondo.<br />

Valerio di Fiandra, maestro vetraio, si era portato a Milano i piu' bravi discepoli. Uno spiccava tra gli altri per la<br />

straordinaria abilita' nel dosare i colori. Il suo segreto? Un pizzico di zafferano aggiunto all'impasto gia' pronto.<br />

MaestroValerio lo canzonava e gli ripeteva che, andando avanti cosi', avrebbe finito per mettere lo zafferano<br />

anche nel risotto.<br />

Il giorno della Madonna si sposava la figlia di Valerio e il vetraio, per vendicarsi delle canzonature, decise di<br />

giocare un tiro mancino spruzzando un po' di polverina gialla nel risotto preparato per il pranzo di nozze.<br />

Superato il primo stup<strong>ore</strong>, tutti i commensali gustarono il riso giallo e dal quel momento nacque il risotto alla<br />

Milanese.<br />

RISOTTO CON LA LUGANEGA<br />

Coloro i quali esportarono prettamente in Lombardia la luganega (tipo di salsiccia originaria della Lucania)<br />

furono i Longobardi i quali discesero la nostra penisola e, occupando la Lucania, conobbero usi e costumi di quel<br />

popolo.


CASSOEULA<br />

Pagina 2<br />

La cassoeula e' un piatto invernale tipico della tradizione popolare Milanese e Lombarda.<br />

Il piatto deriva ed e' legato alla ritualita' del culto popolare di S. Antonio abate, festeggiato il 17 gennaio, data<br />

che segnava la fine del periodo delle macellazioni dei maiali.<br />

I tagli di carne utilizzati per la cassoeula erano quelli piu' economici e avevano lo scopo di insaporire la verza,<br />

elemento invernale basilare della cucina contadina Lombarda dei secoli scorsi.<br />

COTOLETTA ALLA MILANESE<br />

Contrariamente a quanto si crede, la cotoletta, uno dei piatti piu' tipici di Milano, ha origini molto antiche.<br />

Viene citata col nome di “lumbos cum panitio” nella lista di vivande offerte a pranzo da un abate ai canonici di<br />

S. Ambrogio nel 1134.<br />

Nel XIX secolo la paternita' della cotoletta alla Milanese e' stata al centro di una disputa tra gli Austriaci, che al<br />

tempo governavano la Lombardia, e i Milanesi.<br />

I primi sostenevano che la cotoletta derivasse dalla “Wiener schnitzel”, mentre i secondi sostenevano l'esatto<br />

opposto.<br />

La questione divenne una vera e propria disputa patriottica che si placo' soltanto quando il feldmaresciallo<br />

Radetzky, in una lettera indirizzata all'aiutante i campo dell'Imperat<strong>ore</strong> Francesco Giuseppe, il Conte di Attems,<br />

descrisse minuziosamente la cotoletta alla Milanese affermando di non aver mai mangiato una simile pietanza in<br />

Austria.<br />

L'ammissione del feldmaresciallo venne accolta come il riconoscimento dell'identita' culturale dei Milanesi, tanto<br />

che, dopo aver letto la missiva, il Conte di Attems esclamo': “Ahinoi, puo' nuocere di piu' all'impero una<br />

cotoletta che - Le mie prigioni - di Silvio Pellico. Basta una cotoletta a fortificare l'animo del ribelle Lombardo e<br />

a disfare la vittoria di Custoza!”<br />

PANETTONE<br />

Narra una leggenda che nella corte del Duca di Milano, Ludovico il Moro, alla vigilia di Natale erano in corso<br />

grandi preparativi per il pranzo. Il capo cuoco stava preparando un dolce molto particolare per chiudere in<br />

bellezza il fastoso banchetto, quando si accorse che era bruciato durante la cottura.<br />

Preso dal panico non sapeva come uscirne quando uno sguattero della cucina, di nome Toni, propose un dolce<br />

che aveva preparato per se' usando degli ingredienti che aveva trovato a disposizione tra gli avanzi dei banchetti.<br />

Il capo cuoco, non avendo altra scelta, decise di fidarsi di Toni, servendo l'unico dolce che aveva a disposizione:<br />

un “pane dolce” profumato di frutta candita e burro, con una cupola ben brunita.<br />

Lo strano dolce fu accolto con entusiasmo e consumato dai commensali che, lodando la preparazione, chiesero al<br />

padrone di conoscere il nome e l'aut<strong>ore</strong> di questo pane dolce.<br />

A questo punto si fece avanti Toni dicendo di non avergli ancora dato un nome; il Duca allora lo battezzo' “pan<br />

del Toni”, con il nome del suo creat<strong>ore</strong>, e da quel momento tutti mangiano e festeggiano con il panettone.<br />

PAN DE MEJ<br />

Secondo la leggenda nel 1339 Luchino Visconti, Duca di Milano, libero' i casai del contado da un feroce brigante.<br />

I superstiti della Societa' di S. Giorgio, composta da tremila cavalieri Scaligeri e Veneziani sconfitti nella<br />

battaglia di Parabiago, continuavano a taglieggiare i contadini della plaga Milanese.<br />

Stanco delle continue scorrerie, il Duca affronto' la banda, ne uccise il capo, e la disperse.<br />

Per esternare la loro riconoscenza i casari delle cascine che sorgevano alle porte di Milano, offrirono ai soldati il<br />

pane di miglio e la panna.<br />

Col tempo il pane di miglio si trasformo' in un delicato dolce zuccherato che veniva preparato il giorno di S.<br />

Giorgio, quando fiorivano i sambuchi, data antica in cui si stipulavano i contratti per la fornitura del latte tra<br />

mandriani e lattai.


CAMPARI<br />

Pagina 3<br />

Nato in provincia di Pavia da una famiglia di agricoltori, Gaspare Campari si trasferi' nel 1842 a Torino per<br />

studiare i liquori e approfondire la propria conoscenza sui distillati.<br />

Trasferitosi a Milano, nel 1860 fondo' il Gruppo Campari e successivamente apri' in Galleria il Caffe' Campari,<br />

locale divenuto storico per il suo celebre aperitivo rosso, il “Campari”, e per essere luogo d'incontro di artisti.<br />

Il figlio Davide Campari, continuat<strong>ore</strong> della dinastia, riposa nel Cimitero Monumentale di Milano, un Museo<br />

all'aria aperta con un susseguirsi di tombe di note casate della borghesia Milanese.<br />

Lo scult<strong>ore</strong> Giannino Castiglioni ha qui rappresentato Davide Campari come Gesu' nell'Ultima Cena e<br />

l'industriale e' sepolto sotto la scultura.<br />

BAR BASSO<br />

Locale storico, aperto nel 1947 a Milano in via Plinio 39 e ritrovo di artisti e designer.<br />

Per 20 anni e' stato guidato dal veneziano Mirko Stocchetto, gia' bartender dell'Harry's Bar di Venezia.<br />

Le ricette e invenzioni piu' famose del Bar Basso e create negli anni sessanta sono:<br />

il “Mangia e Bevi”, brevettato 35 anni fa, a base di gelato, frutta e liqu<strong>ore</strong> e il “Negroni Sbagliato”, aperitivo<br />

dove il gin viene sostituito dallo spumante brut.<br />

BORGO DEI FURMAGIATT<br />

La zona Ticinese, si caratterizzava in passato per la presenza di assi mercantili navigabili con un porto, una zona<br />

di malavita nell'angiporto, tipologie mercantili particolari in funzione dell'attivita' merceologica (le casere, le<br />

case di ringhiera).<br />

I commercianti erano situati nella zona di corso S. Gottardo, detto anche “Burg dè furmagiatt” o “Borgo dei<br />

formaggiai”, consistente in vere e proprie case-paese dette “casere” che potevano essere considerate un vero e<br />

proprio microsistema commerciale e sociale. Molte di esse era usate, oltre che per la stagionatura dei formaggi,<br />

come ricettacoli di refurtiva per la “ligera”.<br />

Con il decadere della Darsena come porto mercantile, la zona dei Navigli perse le sue caratteristiche del passato.<br />

IL PONTE DELLO SCODELLINO<br />

Nel punto in cui il Naviglio Grande si immette nella Darsena di Milano troviamo una struttura ad arco,<br />

denominata Ponte dello Scodellino.<br />

Il ponte e' cosi' denominato perche' in passato i conducenti dei barconi, i cosiddetti “comballi”, che<br />

trasportavano sabbia e altri materiali, erano soliti fermarsi presso l'Osteria del Pallone, che si trovava nelle<br />

immediate vicinanze del ponte, per farsi dare una scodella di minestra bollente, soprattutto nelle fredde giornate<br />

autunnali e invernali.

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