Significato tossicologico degli indicatori biologici - Giornale Italiano ...
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G Ital Med Lav Erg 2004; 26:4 271<br />
www.gimle.fsm.it<br />
ove essi siano fattibili e disponibili, e dalla sorveglianza<br />
sanitaria (anamnesi, visita medica, accertamenti clinici) al<br />
fine di ottenere una valutazione più completa dello stato di<br />
salute del lavoratore e della sua “interazione” con l’ambiente<br />
di lavoro per valutarne l’idoneità alla mansione specifica.<br />
Il monitoraggio biologico mira quindi ad ottenere,<br />
nel singolo soggetto esposto o in gruppi di soggetti esposti<br />
ad uno specifico fattore di rischio, indicazioni precoci e<br />
preferibilmente, ma non esclusivamente, reversibili sull’esposizione,<br />
la suscettibilità e gli effetti <strong>biologici</strong> secondari<br />
a quel fattore di rischio.<br />
La rapida evoluzione delle scienze, sia di base che mediche,<br />
fornisce oggi nuovi strumenti d’indagine estremamente<br />
sensibili e specifici le cui possibili applicazioni in<br />
Medicina del Lavoro sono ancora largamente inesplorate.<br />
Questi includono, ad esempio, la determinazione su base<br />
individuale, in vivo o ex vivo, dei polimorfismi genetici<br />
<strong>degli</strong> enzimi metabolici (fenotipizzazione e genotipizzazione),<br />
la misura nel singolo lavoratore della dose biologicamente<br />
efficace nel sangue o, in alcuni casi, direttamente<br />
all’organo bersaglio, mediante la determinazione <strong>degli</strong> addotti<br />
macromolecolari all’Hb o al DNA, la determinazione<br />
contemporanea dell’espressione multigenica mediante microchips<br />
ed altre tecniche di biologia molecolare applicata,<br />
l’uso di nuove matrici biologiche come il condensato<br />
dell’aria espirata, ed altre ancora. L’applicazione routinaria,<br />
tuttavia, di queste nuove tecniche nella pratica della<br />
medicina del lavoro è ancora in molti casi di là da venire.<br />
Gli IB possono venir utilizzati in contesti diversi, quali<br />
sorveglianza sanitaria, programmi di screening di vario<br />
genere e ricerca clinica su patologie comuni. Ci si limiterà<br />
qui ad esaminare esclusivamente il primo contesto, ovvero<br />
l’uso <strong>degli</strong> IB per la valutazione dell’esposizione e per la<br />
tutela della salute dei lavoratori. Vedremo che la distinzione<br />
ormai classica <strong>degli</strong> IB in <strong>indicatori</strong> di esposizione, risposta<br />
o suscettibilità non è sempre agevole. Per quanto riguarda,<br />
ad esempio, i fattori di rischio chimici, l’interpretazione<br />
del significato <strong>tossicologico</strong> di un IB richiede la<br />
conoscenza non solo dei meccanismi tossicocinetici e tossicodinamici<br />
del/dei composto/i in questione, ma anche<br />
un’attenta valutazione dei numerosi fattori metodologici o<br />
individuali in giuoco: le circostanze in cui il campione è<br />
stato raccolto, le modalità con cui l’IB è stato misurato, le<br />
caratteristiche dei soggetti esaminati, ivi compresa<br />
l’eventuale esposizione ad altri fattori di rischio<br />
occupazionali o extra-occupazionali, quali abitudini<br />
alimentari, fumo, stile di vita ed altri ancora.<br />
L’obiettivo di questa relazione è quello di discutere<br />
brevemente e in termini essenzialmente teorici<br />
il significato <strong>tossicologico</strong> e le basi razionali dei<br />
diversi tipi di <strong>indicatori</strong> <strong>biologici</strong> oggi già in uso o<br />
in corso di validazione (scientifica, analitica, etica).<br />
Inoltre, come esempio di approccio metodologico<br />
razionale allo sviluppo di nuovi IB si userà il test di<br />
fenotipizzazione dell’isoforma 2E1 del citocromo<br />
P450 (CYP-2E1), un enzima inducibile e polimor-<br />
fico (Plee-Gautier et al. 2001) coinvolto nell’attivazione<br />
di numerosi xenobiotici epato-, nefro-, emo-,<br />
pneumo- o neurotossici, quali benzene, n-esano, tetracloruro<br />
di carbonio, cloroformio, tricloro- e per-<br />
cloroetilene ed altri ancora. Il fenotipo CYP-2E1 può, a seconda<br />
delle circostanze, essere appunto considerato come<br />
un indicatore di esposizione, di risposta/effetto, di suscettibilità<br />
e in determinate circostanze persino di dose biologicamente<br />
efficace. Solo un attento esame delle condizioni di<br />
campionamento e del ruolo del CYP-2E1 nei meccanismi<br />
tossicocinetici e tossicodinamici del composto in esame, ci<br />
può chiarire quale significato attribuire al test.<br />
Infine, richiamando alcuni concetti fondamentali connessi<br />
con la programmazione, esecuzione, interpretazione e gestione<br />
dei programmi di monitoraggio biologico, si cercherà<br />
di anticipare alcune delle (molte) domande tuttora aperte circa<br />
i vantaggi e i limiti nell’uso <strong>degli</strong> IB in medicina del lavoro.<br />
Sarà fatto, inoltre, un breve cenno alle differenze di<br />
metodi e contenuti esistenti nell’uso <strong>degli</strong> IB in due contesti<br />
concettualmente molto diversi tra loro ma che spesso vengono<br />
tra loro confusi, consapevolmente o inconsapevolmente:<br />
la pratica della medicina del lavoro e la ricerca in medicina<br />
del lavoro. Le analisi costo/beneficio o rischio/beneficio, che<br />
pure sono parte integrante della valutazione e gestione di<br />
ogni programma di MB, non saranno qui discusse.<br />
Cenni storici<br />
Il monitoraggio biologico è oggi considerato una componente<br />
fondamentale dell’attività del medico del lavoro.<br />
Tuttavia, se rapportato alla scala temporale e all’evoluzione<br />
della medicina del lavoro come disciplina medica, esso<br />
rappresenta un’acquisizione ancora relativamente recente<br />
in quanto sviluppatosi solo nel corso <strong>degli</strong> ultimi 40 anni.<br />
Se confrontiamo, ad esempio, il numero di pubblicazioni<br />
su riviste peer review citate da PubMed che abbiano come<br />
parola-chiave “biological monitoring”, vedremo che dai<br />
soli 9 lavori pubblicati nel quinquennio1960-64 si passa ai<br />
579 del quinquennio 1980-84, e a ben 13.876 negli ultimi<br />
cinque anni, includendo il solo primo semestre dell’anno<br />
in corso (Figura 1). Ciò non è attribuibile, o quanto meno<br />
non lo è solamente, come invece si potrebbe pensare, all’aumento<br />
del numero delle pubblicazioni medico-scientifiche<br />
in genere. Se confrontiamo, infatti, il numero delle<br />
medesime pubblicazioni con quelle che, negli stessi anni,<br />
hanno invece la parola chiave “protein”, vediamo che que-<br />
Figura 1. Distribuzione del numero di pubblicazioni citate da PubMed<br />
e contenenti le parole-chiave “biological monitoring” o “protein” dal<br />
1980 ad oggi (i valori di “protein” e del rapporto “protein/biological<br />
monitoring” sono stati corretti per farli rientrare nel grafico)