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Significato tossicologico degli indicatori biologici - Giornale Italiano ...

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274 G Ital Med Lav Erg 2004; 26:4<br />

www.gimle.fsm.it<br />

sempre facile ma è necessaria al medico del lavoro per poter<br />

attribuire al test il suo vero significato, sia in termini di<br />

valutazione del rischio (interpretazione del test, diagnosi,<br />

ecc.) che di gestione del rischio (giudizio d’idoneità, provvedimenti<br />

sul lavoratore, eventuale terapia, ecc.). Sarà utile<br />

quindi considerare ora con alcuni esempi quali sono i<br />

problemi interpretativi relativi ad un nuovo IB, ovvero la<br />

caratterizzazione fenotipica in vivo nell’uomo di alcune<br />

isoforme del citocromo P450 (CYP), in particolare il<br />

CYP-2E1. Tale test, tuttora in corso di validazione, è potenzialmente<br />

assai specifico e sensibile, come dimostra il<br />

crescente interesse negli ultimi anni di molti gruppi di ricerca<br />

in questo settore.<br />

Citocromo P450 e monitoraggio biologico<br />

È noto che gli effetti sulla salute, sia deterministici che<br />

stocastici, di molti inquinanti ambientali e occupazionali<br />

sono il risultato della loro biotrasformazione (attivazione e<br />

detossificazione) nel fegato e in altri organi (Manno &<br />

Saia, 1994). Il principale sistema enzimatico responsabile<br />

dell’attivazione <strong>degli</strong> xenobiotici è il citocromo P-450, una<br />

superfamiglia di circa 1000 proteine presenti in quasi tutti<br />

gli organismi viventi e situate nel reticolo endoplasmatico<br />

<strong>degli</strong> epatociti e di altre cellule/organi. Solo nell’uomo sono<br />

state isolate e caratterizzate alcune decine di isoforme<br />

costitutive di cui però solo alcune sono quantitativamente<br />

e cataliticamente importanti. Individui diversi hanno diverse<br />

quantità di ciascuna isoforma. Inoltre, alcuni CYP<br />

sono geneticamente polimorfici ed altri sono inducibili,<br />

ovvero la loro sintesi (e quindi la loro attività metabolica)<br />

è stimolata da vari fattori, quali la dieta, l’alcol, il digiuno,<br />

i farmaci ed altri ancora. Ne consegue che individui diversi<br />

presentano capacità di metabolizzare gli xenobiotici anche<br />

molto diverse tra loro (Puga et al., 1997). Tali differenze<br />

individuali nel contenuto e attività del CYP si ritiene<br />

possano spiegare, almeno in parte, la variabilità umana<br />

nella risposta tossicologica agli agenti chimici (Perera F.P.,<br />

1996, 1997; Meyer & Zanger, 1997; Caporaso & Landi<br />

1995). Vari studi di epidemiologia molecolare che cercavano<br />

di stabilire una correlazione tra genotipo di questi enzimi<br />

e risposta tossica o cancerogena in soggetti esposti ad<br />

un dato composto non hanno potuto, eccetto che per alcune<br />

eccezioni (D’Errico et al, 1996), confermare l’ipotesi di<br />

partenza. E ciò solo in parte a causa delle piccole dimensioni<br />

dello studio o di altre limitazioni metodologiche<br />

(Boffetta, 1995). Il motivo principale di queste scarse correlazioni<br />

sta invece nel fatto che l’individuazione di un<br />

singolo, anche se importante, passaggio metabolico di attivazione<br />

o di detossificazione non costituisce un indicatore<br />

sufficientemente sensibile e specifico in grado di predire<br />

se l’esposizione a (determinate concentrazioni di) quel<br />

composto determinerà tossicità o cancerogenesi (Hong &<br />

Yang, 1997). È necessario pertanto riflettere sulla necessità<br />

di un approccio più complesso, che permetta una valutazione<br />

integrata dei vari fattori in gioco, inclusi quelli di suscettibilità,<br />

sia genetica che acquisita.<br />

La possibilità di determinare in vivo, con metodiche<br />

relativamente semplici e poco o per nulla invasive, l’atti-<br />

vità metabolica individuale di specifiche isoforme del citocromo<br />

P450 ha ovvie implicazioni in tossicologia industriale.<br />

Questo è stato uno <strong>degli</strong> obiettivi di due progetti di<br />

ricerca interdisciplinari condotti in collaborazione tra<br />

gruppi europei e latinoamericani, che miravano a studiare<br />

il citocromo P450 come bioindicatore di suscettibilità nell’esposizione<br />

umana e sperimentale a diversi agenti, quali<br />

composti organici volatili (VOC), idrocarburi aromatici<br />

policiclici (IPA), e idrocarburi da benzine e diesel (Manno<br />

M. e Albores A., 2003). Lo studio prevedeva la determinazione<br />

nei lavoratori e in un gruppo di controllo del<br />

test di fenotipizzazione del CYP-2E1 mediante la metodica<br />

del clorzoxazone (CHZ), un farmaco miorilassante di<br />

largo uso in molti paesi. Questa consiste nella misurazione,<br />

mediante un semplice metodo isocratico HPLC, del<br />

rapporto metabolico tra il metabolita 6-idrossiclorzoxazone<br />

(6-OH-CHZ) e il CHZ stesso rilevato nel sangue del<br />

soggetto due ore dopo l’assunzione di una compressa di<br />

CHZ (500 mg). Poiché il CHZ è un substrato altamente<br />

specifico per il CYP-2E1, il rapporto metabolico 6-OH-<br />

CHZ/CHZ in vivo indica con buona precisione e accuratezza,<br />

purché effettuato a distanza dall’assunzione di alcol,<br />

la capacità metabolica, ovvero, il fenotipo CYP-2E1<br />

in quel soggetto. Per una descrizione più dettagliata della<br />

metodica si veda altrove (Lucas et al., 2001).<br />

È stata pertanto utilizzata questa metodica per cercare di<br />

valutare la suscettibilità metabolica di soggetti esposti a<br />

solventi clorurati in un’industria calzaturiera, dopo l’approvazione<br />

dello studio da parte dei Comitati Etici dei laboratori<br />

partecipanti, sia europei (Italia, Francia) che messicano.<br />

Un’osservazione interessante fatta nel corso dello studio<br />

è stato il riscontro di una riduzione altamente significativa<br />

(di circa 40-50%) del fenotipo CYP-2E1, rispetto ai<br />

controlli, in soggetti messicani (lavoratori calzaturieri)<br />

esposti a vari VOC, tra cui toluene, xilene ed altri, presenti<br />

nell’aria a concentrazioni pari o addirittura inferiori al TLV-<br />

TWA e quindi prive di effetto tossico (Martinez-Hernandez<br />

et al. 2000, Lucas et al., 1999). Il dato, confermato dalla ripetizione<br />

delle analisi in tre laboratori diversi, in Messico,<br />

Francia e Italia, suggerisce che la determinazione del fenotipo<br />

CYP-2E1 usata per valutare la potenziale suscettibilità<br />

metabolica dei soggetti esaminati, può rappresentare invece<br />

un nuovo indicatore biologico di esposizione o di risposta/effetto.<br />

Tale nuovo IB mostra di essere estremamente<br />

più sensibile e specifico di molti IBE o IBR per il MB dei<br />

solventi oggi in uso (i soggetti non presentavano alterazioni<br />

dei principali test di citolisi e colestasi, né individualmente<br />

né come gruppo rispetto ai controlli non esposti).<br />

Il meccanismo di inibizione del CYP-2E1 osservato<br />

nei lavoratori messicani non è ancora chiaro e sarebbe pertanto<br />

difficile inserire il test tra gli IBE, gli IBR o gli ID-<br />

BE. Possiamo tuttavia fare delle ipotesi:<br />

1. Le basse concentrazioni di solventi cui erano esposti i<br />

lavoratori non erano di per sé tossiche ma potrebbero<br />

essere state in grado di inibire funzionalmente e reversibilmente<br />

l’attività catalitica del CYP-2E1, diminuendo<br />

la disponibilità dell’enzima per il substrato CHZ<br />

(inibizione competitiva).<br />

2. Il CYP-2E1 e/o il reticolo endoplasmatico (RE) dell’epatocita,<br />

in cui il CYP-2E1 si trova, potrebbero essere

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