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Sheril KirShenbaum<br />
<strong>La</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>bacio</strong><br />
Cosa dicono<br />
le nostre labbra
“Se il primo <strong>bacio</strong> va bene<br />
è probabile che Madre Natura<br />
ci stia dicendo:<br />
procedi, può essere la persona<br />
che fa per te.”<br />
816504
“Il tuo <strong>bacio</strong> è come un rock”, cantava<br />
Adriano Celentano. Certo, conoscete<br />
tutti la dolcezza di un <strong>bacio</strong>, ma sapevate<br />
che baciare un ragazzo scatena uno<br />
shock nel suo cervello? E chi ha mai<br />
pensato a quanto i baci possano apparire<br />
disgustosi a quei popoli che non<br />
se li scambiano? Con dati, curiosità ed<br />
esperimenti tratti da biologia, neuroscienze,<br />
psicologia e antropologia, per<br />
non dire <strong>del</strong> variegato mondo <strong>del</strong> pop,<br />
Sheril Kirshenbaum vi insegna tutto<br />
quello che è imprescindibile conoscere<br />
su questo splendido modo di usare le<br />
labbra. E se temete che la “<strong>scienza</strong>” <strong>del</strong><br />
<strong>bacio</strong> distrugga la sua magia, non abbiate<br />
paura. Questo libro non smentirà<br />
le parole di Edmond Rostand: “Ma poi<br />
che cos’è un <strong>bacio</strong>? Un giuramento fatto<br />
un po’ più da vicino, una promessa<br />
più precisa, una confessione che si vuol<br />
confermare, un apostrofo rosa messo<br />
tra le parole T’amo”.
Sheril Kirshenbaum, biologa, è ricercatrice<br />
presso l’Università <strong>del</strong> Texas a<br />
Austin e giornalista scientifica. Tra le<br />
sue pubblicazioni, Unscientific America:<br />
How Scientific Illiteracy Threatens our<br />
Future (con C. Mooney, 2009).<br />
In copertina:<br />
Jean Honore Fragonard, Gli amanti felici<br />
Collezione privata<br />
© Photoservice Electa/Leemage
1<br />
PRIMo CoNTaTTo<br />
Riguardo al primo <strong>bacio</strong> <strong>del</strong> genere umano o al suo predecessore<br />
in un’altra specie non abbiamo modo di sapere come e<br />
perché ebbe luogo, tanto tempo fa. dopotutto, ci sono baci di<br />
gioia, di passione e piacere sensuale, di amore e tenerezza, di attaccamento<br />
e conforto, di cortesia e necessità, di rincrescimento<br />
e supplica. Sarebbe sciocco supporre che tutti questi tipi di <strong>bacio</strong>,<br />
così differenti, si siano sviluppati a partire da un solo comportamento<br />
o da una sola causa; probabilmente oggi ci baciamo<br />
per molteplici ragioni, non per una sola. anzi, gli scienziati<br />
suppongono, perlopiù, che il <strong>bacio</strong> sia nato (e sia scomparso) in<br />
parti <strong>del</strong> mondo e in epoche storiche diverse.<br />
Perciò, sebbene circolino, sicuramente, teorie convincenti<br />
su come potrebbe essere nato il <strong>bacio</strong>, nessuno pretende che<br />
rappresentino la verità assoluta; nel migliore dei casi hanno un<br />
grado di plausibilità che le rende abbastanza convincenti. In<br />
questo capitolo ne esamineremo quattro, tutte con una solida<br />
base di pubblicazioni scientifiche.<br />
Gli scienziati hanno proposto due relazioni distinte fra il<br />
<strong>bacio</strong> e l’esperienza <strong>del</strong>la nutrizione nella prima e primissima<br />
infanzia, e hanno anche ipotizzato che il <strong>bacio</strong> sia nato dall’abitudine<br />
di annusare un altro individuo come mezzo di riconoscimento.<br />
Esaminerò ognuna di queste teorie, ma comincerò<br />
con quella che è forse la più affascinante: l’ipotesi che tale<br />
comportamento sia nato grazie a una complessa interconnessione<br />
fra visione dei colori, desiderio sessuale ed evoluzione<br />
<strong>del</strong>le labbra umane.<br />
3
<strong>La</strong> CaCCIa aLLE oRIGINI dEL BaCIo<br />
Le labbra di una donna comunicano un’impressione in<strong>del</strong>ebile.<br />
attirano l’attenzione verso il suo viso e, unendo come fanno<br />
il rosa di base con sfumature più profonde, pubblicizzano,<br />
per così dire, i suoi meriti; inoltre, l’effetto è ulteriormente accentuato<br />
dal fatto che le labbra umane sono “estroflesse”, cioè<br />
piegate all’infuori, un tratto che ci separa da altri membri <strong>del</strong><br />
regno animale. a differenza di quello che accade negli altri primati,<br />
la superficie morbida e carnosa <strong>del</strong>le nostre labbra rimane<br />
in vista, dando un’intensa attrazione alla loro tessitura e forma.<br />
Ma che cosa le rende così attraenti da farci desiderare di baciare<br />
le labbra di un’altra persona?<br />
una teoria assai popolare ci riporta a milioni di anni fa,<br />
quando i nostri antenati dovevano localizzare il cibo in mezzo<br />
a cespugli e fogliame. Le calorie erano difficili da trovare,<br />
e addentrarsi nella giungla poteva essere pericoloso. Fu allora<br />
che certi nostri antenati svilupparono una particolare capacità<br />
di individuare le diverse sfumature <strong>del</strong> rosso; questa capacità<br />
diede loro un vantaggio nella scoperta dei frutti maturi e<br />
ciò li aiutò a sopravvivere abbastanza a lungo da trasmettere<br />
alla prole i propri geni <strong>del</strong>la scoperta dei colori. Nel corso di<br />
varie generazioni il segnale “rosso uguale ricompensa” si fissò<br />
nei circuiti neurali di questi nostri antenati, ed è un fatto che<br />
il rosso continua ad attirare la nostra attenzione anche oggi. I<br />
professionisti <strong>del</strong> marketing lo sanno, e sfruttano regolarmente<br />
questo fatto.<br />
Gli psicologi ci dicono ora che guardare il rosso accelera<br />
battiti cardiaci e pulsazioni e ci fa sentire eccitati, o addirittura<br />
“senza fiato”. di fatto, il rosso è così importante per gli umani<br />
che nelle culture primitive è uno dei primi colori a essere nominati.<br />
Nel loro Basic Color Terms: Their Universality and Evolution<br />
[I termini di colore fondamentali. Universalità ed evoluzione],<br />
<strong>del</strong> 1969, l’antropologo Brent Berlin e il linguista Paul<br />
Kay hanno studiato venti lingue e stabilito che, dopo che una<br />
cultura ha sviluppato le parole per “bianco” e “nero” (probabilmente<br />
perché sono quelle che ci aiutano a distinguere il giorno<br />
dalla notte), spesso per terzo viene “rosso”.<br />
Ma questo che cosa ha a che fare con il <strong>bacio</strong>? Secondo il<br />
4
PRIMo CoNTaTTo<br />
neuroscienziato Vilayanur S. Ramachandran (university of California,<br />
San diego), i nostri antenati, una volta condizionati a<br />
puntare sul rosso per la ricerca <strong>del</strong> cibo, probabilmente controllavano<br />
la fonte di questo colore ogni volta che la incontravano<br />
– comprese le parti <strong>del</strong>l’anatomia femminile. alla fine,<br />
probabilmente, il rosso è diventato un segnale istantaneo che<br />
facilitava un altro comportamento, diverso dal mangiare ma<br />
anch’esso essenziale e piacevole: il sesso.<br />
<strong>La</strong> ricerca evoluzionistica comparata ha mostrato che nei<br />
primati il colore <strong>del</strong>la pelle e <strong>del</strong> pelo si è evoluto dopo la visione<br />
cromatica. In altre parole, prima i nostri antenati hanno sviluppato<br />
la capacità di scoprire il rosso e solo in seguito questo colore<br />
è stato messo in evidenza nel loro corpo, soprattutto nella<br />
regione labiale. Serviva a indicare l’“estro”, il picco di fertilità<br />
di una femmina: quelle con il turgore sessuale più vistoso probabilmente<br />
riuscivano meglio ad attrarre i maschi, e così passavano<br />
alle figlie il loro spettacolare posteriore. oggi in molte<br />
specie si vede subito (e non si può sbagliare) se una femmina<br />
è pronta ad accoppiarsi; come afferma la primatologa Vanessa<br />
Woods (duke university), “sembra che le femmine bonobo si<br />
portino dietro una borsa di un rosso squillante proprio sulle<br />
chiappe e ci si siedano quando sono stanche”.<br />
Ma come è avvenuto che l’attrazione per il rosso si sia spostata<br />
dalle parti basse alle labbra (non quelle dei genitali, ma<br />
quelle che abbiamo in viso)? L’ipotesi più verosimile è che<br />
quando le nostre antenate si mettevano diritte, i loro corpi<br />
reagissero con vari cambiamenti secondari, compreso uno spostamento<br />
dei segnali sessuali più vistosi. Così, quel gradevole<br />
colore rosato che già attraeva tanto i maschi si sarebbe trasferito<br />
dal nostro fondoschiena al viso grazie a un processo detto<br />
“cooptazione evolutiva”; lo sguardo maschile lo seguì.<br />
È per questo che noi femmine umane non dobbiamo pubblicizzare<br />
il nostro ciclo riproduttivo con il fondoschiena e abbiamo<br />
invece l’“estro nascosto”. Stando a questa teoria le nostre<br />
labbra sono, alla lettera, un’“eco genitale”, come dice lo zoologo<br />
britannico desmond Morris: somigliano alle piccole labbra<br />
per consistenza, spessore e colore. E quando uomini e donne<br />
5
<strong>La</strong> CaCCIa aLLE oRIGINI dEL BaCIo<br />
si eccitano sessualmente, si gonfiano e si arrossano, riempiendosi<br />
di sangue e diventando sempre più sensibili al tatto, sia la<br />
bocca sia i genitali.<br />
Per controllare la sua ipotesi <strong>del</strong>l’“eco genitale” Morris mostrò<br />
a un gruppo di volontari maschi alcune foto di donne truccate<br />
con rossetti di varie sfumature, chiedendo loro di valutare<br />
per ciascuna quanto fosse attraente – e i soggetti giudicarono<br />
sistematicamente che le più attraenti (e che sembravano più<br />
eccitate) fossero quelle con le labbra <strong>del</strong> rosso più squillante.<br />
Ecco le sue parole: “Questi fabbricanti di rossetto non hanno<br />
creato una bocca più vistosa, ma <strong>del</strong>le piccole labbra super”.<br />
E se un sorriso roseo e carnoso si fa notare, questo probabilmente<br />
vuol dire che gli stessi uomini vengono ricompensati – in<br />
senso evolutivo – per averci fatto attenzione. Le labbra rosse e<br />
carnose di una donna possono essere un segno <strong>del</strong>la sua fertilità:<br />
si riempiono quando raggiunge la pubertà e si assottigliano con<br />
gli anni. diversi studi hanno collegato il turgore <strong>del</strong>le labbra a<br />
un alto livello di estrogeni nelle donne adulte, e questo significa<br />
che la bocca è un indicatore attendibile di capacità riproduttiva.<br />
Non c’è da stupirsi che un po’ in tutte le culture gli uomini<br />
considerino una cosa bella la pienezza <strong>del</strong>le labbra femminili e<br />
le donne, per parte loro, sappiano da millenni che metterle in<br />
evidenza dà potere. I primi rossetti di cui si abbia notizia risalgono<br />
a cinquemila anni fa, fra i Sumeri, e le donne egizie, greche<br />
e romane usavano coloranti e vino rosso per tingersi le labbra.<br />
anche oggi gli uomini rispondono allo stimolo di una bocca<br />
sexy, e molte donne desiderano, a volte fino alla disperazione,<br />
di raggiungere proporzioni alla angelina Jolie. Non solo il rossetto<br />
è usato dal 75-85% <strong>del</strong>le donne americane, ma l’ossessione<br />
sta arrivando a nuovi eccessi: usiamo prodotti per gonfiare<br />
le labbra, cerchiamo l’“effetto puntura d’ape” e irritiamo a bella<br />
posta la membrana labiale esterna con cannella, acidi alfaidrossilici<br />
e retinolo, ci impiastricciamo la bocca con estratti di<br />
ghiandole di pecora e ci iniettiamo regolarmente eccipienti e<br />
grassi. alcune si fanno addirittura impiantare strisce di Gore-<br />
Tex con interventi dolorosi che stanno diventando sempre più<br />
popolari (anche se il compagno può benissimo accorgersene<br />
6
PRIMo CoNTaTTo<br />
durante il <strong>bacio</strong>). alla fin fine, le donne spendono complessivamente<br />
miliardi di dollari per ottenere risultati a cui forse sono<br />
spinte dagli stessi impulsi che un tempo indirizzavano i nostri<br />
antenati alla frutta matura.<br />
Certo, stando alla <strong>scienza</strong> tutte quelle creme e lacche così fantasiose<br />
funzionano… fino a un certo punto. Secondo lo psicologo<br />
Michael Cunningham (university of Louisville), gli uomini<br />
preferiscono davvero le labbra più spesse – ma dicono anche<br />
che quando sembrano finte li fanno scappare, il che fa pensare<br />
che la cosa più importante siano le dimensioni <strong>del</strong>la bocca<br />
di una donna in relazione agli altri tratti <strong>del</strong> suo viso, e quando<br />
queste proporzioni naturali vengono alterate dalla chirurgia<br />
estetica il risultato può essere ben meno attraente <strong>del</strong>l’originale.<br />
È vero, dunque: probabilmente le nostre labbra si sono evolute<br />
fino ad avere l’aspetto che hanno perché suscitano una<br />
forte attrazione sessuale. Ma per cercare di capire le origini<br />
<strong>del</strong> <strong>bacio</strong> dobbiamo occuparci di molte più cose (tratti <strong>del</strong><br />
viso compresi).<br />
Prima di affrontare le prossima teoria dobbiamo considerare<br />
lo sviluppo <strong>del</strong> feto umano. Esso produce labbra ben riconoscibili<br />
già nei primi tre mesi di vita intrauterina, e sono anche<br />
stati osservati feti che si succhiavano il pollice. dopo il parto, il<br />
neonato mette subito la bocca in posizione di succhio, che sul<br />
piano tecnico è il movimento associato al <strong>bacio</strong>.<br />
osservando tutto ciò desmond Morris ha avuto un’altra<br />
idea a proposito <strong>del</strong>le nostre labbra: a parte l’“eco genitale”,<br />
lo interessava il fatto che la loro forma le rende adattissime a<br />
succhiare, specificamente, il capezzolo umano.<br />
Quando i nostri antenati cominciarono a stare in posizione<br />
eretta, le labbra rosse non furono il solo segnale sessuale a emigrare<br />
da una parte all’altra <strong>del</strong> corpo: anche i seni <strong>del</strong>le femmine<br />
divennero più vistosi, fino a riecheggiare l’aspetto <strong>del</strong>le natiche.<br />
Tutti i mammiferi allattano i loro piccoli, ma il capezzolo<br />
umano è unico per la sua rotondità, e a differenza di quanto<br />
accade nelle specie coperte di peli il seno umano nudo è ben<br />
visibile e attira l’attenzione proprio verso i capezzoli.<br />
7
<strong>La</strong> CaCCIa aLLE oRIGINI dEL BaCIo<br />
durante la gravidanza i seni si inturgidiscono e si ammorbidiscono;<br />
dopo che il bambino è nato, la madre, per nutrirlo,<br />
se lo tiene vicino; il neonato risponde circondando il capezzolo<br />
con la bocca e questo lo incoraggia a succhiare per ingerire<br />
quelle sostanze nutritive vitali di cui ha bisogno per crescere.<br />
L’allattamento dà al piccolo un piacere enorme, e la madre si<br />
accorge fin dai primi tempi che è un magnifico modo di calmare<br />
e far rilassare un bambino agitato.<br />
Poiché è importantissimo, anzi decisivo, che un lattante sia<br />
ben nutrito, non sorprende che l’evoluzione abbia plasmato<br />
capezzolo e labbra in modo da farli star bene insieme. Inoltre,<br />
l’allattamento al seno favorisce un legame assai profondo fra la<br />
madre, che accudisce il suo piccolo, e il bambino, che dipende<br />
completamente da lei, inondando i cervelli <strong>del</strong>l’uno e <strong>del</strong>l’altra<br />
di messaggeri chimici, i “neurotrasmettitori” (dei quali parlerò<br />
anche nel capitolo 5). È il primo incontro con la sicurezza e l’amore,<br />
e Morris avanza l’ipotesi che noi continuiamo ad associare<br />
questi sentimenti a una pressione sulle labbra per tutto il resto<br />
<strong>del</strong>la vita. Ma troveremo esperienze analoghe anche in altre<br />
relazioni che si formano in età più matura, e vedremo che il <strong>bacio</strong><br />
promuove un legame particolare sia fra membri <strong>del</strong>la stessa<br />
famiglia sia fra amanti; permette di dare calore e affetto, come<br />
abbiamo cominciato a sperimentare fin dalla prima infanzia.<br />
Si è scritto moltissimo sull’importanza <strong>del</strong>la relazione madre-figlio<br />
nonché su come essa possa orientare gli incontri che<br />
facciamo nel resto <strong>del</strong>la vita, e forse qualche lettore si sarà accorto<br />
che con queste teorie ci stiamo avvicinando a idee rese<br />
popolari da Sigmund Freud. anche lui suppose che la pulsione<br />
a baciare cominciasse nella prima infanzia: una volta privato<br />
<strong>del</strong> seno materno il bambino cerca (e cercherà per tutta la<br />
vita) sensazioni altrettanto piacevoli succhiandosi il pollice o<br />
in altri modi. Per dirla con il padre <strong>del</strong>la psicoanalisi: “L’inferiorità<br />
di questa seconda regione [il pollice] è fra le ragioni per<br />
cui in un’età successiva egli cercherà la parte corrispondente –<br />
le labbra – di un’altra persona (sembra che dica ‘Che peccato<br />
non poter baciare me stesso’)”. Secondo Freud, noi cerchiamo<br />
per tutta la vita di tornare al seno materno.<br />
8
PRIMo CoNTaTTo<br />
<strong>La</strong> grossa differenza fra le idee di Freud e quelle di Morris è<br />
che mentre il primo considerava il <strong>bacio</strong> un sintomo di deprivazione<br />
<strong>del</strong> seno, per Morris era un modo di far rivivere esperienze<br />
infantili positive. anche se non abbiamo ricordi chiari<br />
dei nostri primi anni, è probabile che il preparare le labbra a<br />
succhiare mentre stiamo comodi fra le braccia <strong>del</strong>la mamma<br />
abbia su di noi un effetto duraturo, tanto più che il contatto<br />
con il capezzolo si intreccia a sentimenti di amore e fiducia.<br />
ovviamente, nutrire un bambino che cresce non è solo allattarlo,<br />
al seno o artificialmente, e abbondano le teorie che collocano<br />
l’origine <strong>del</strong> <strong>bacio</strong> in uno stadio ulteriore <strong>del</strong>lo sviluppo,<br />
successivo alla prima infanzia.<br />
<strong>La</strong> “premasticazione” a beneficio di un altro individuo è stata<br />
per millenni un modo essenziale di mettere il cibo a disposizione<br />
di bambini ancora piccoli e lontanissimi dall’autosufficienza.<br />
una madre premasticatrice mette la bocca a contatto<br />
di quella <strong>del</strong> bambino, gli apre le labbra e ci fa passare il cibo,<br />
ormai morbido, con la lingua.<br />
Qualcuno potrebbe trovare disgustosa questa pratica, ma è<br />
importante ricordare che, da quando esiste il genere umano,<br />
le madri hanno quasi sempre avuto meno opzioni di quante ne<br />
abbiamo noi oggi. dorothy e daniel Gerber cominciarono a<br />
preparare cibi solidi pressati a mano nella loro cucina solo nel<br />
1927, e le confezioni di purè di piselli troneggiano nelle nostre<br />
drogherie solo da tempi relativamente recenti. <strong>La</strong> premasticazione<br />
era il modo più pratico di svezzare bambini allattati al<br />
seno prima che avessero una dentatura completa.<br />
I documenti scritti in cui si parla di cibo premasticato risalgono<br />
ai tempi <strong>del</strong>l’antico Egitto; tuttavia, è probabile che gli<br />
umani si siano nutriti l’un l’altro in questo modo fin dalla preistoria,<br />
e addirittura che questo comportamento ci sia stato trasmesso<br />
da antenati non umani come le grandi scimmie. Ma è<br />
presente anche in altre parti <strong>del</strong> regno animale; ne parlerò nel<br />
prossimo capitolo.<br />
In effetti, la premasticazione sopravvive tuttora in varie culture<br />
umane. uno studio recente ha concluso che si premastica<br />
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<strong>La</strong> CaCCIa aLLE oRIGINI dEL BaCIo<br />
in trentanove culture moderne, su centodiciannove studiate,<br />
per vari scopi: scambio di cibo, rituale di guarigione, prevenzione<br />
di malattie e altro. È importante osservare, però, che il<br />
<strong>bacio</strong> non è necessariamente presente in tutte le culture in cui<br />
esiste la premasticazione <strong>del</strong> cibo. Quest’ultima, per esempio,<br />
è praticata da molto tempo fra i pigmei ituri <strong>del</strong> Congo, eppure<br />
sembra che fra loro il <strong>bacio</strong> bocca a bocca fosse sconosciuto<br />
prima <strong>del</strong>l’arrivo degli europei.<br />
Tuttavia, la premasticazione, come l’allattamento, può diventare,<br />
più avanti nella vita, il fondamento <strong>del</strong> <strong>bacio</strong>. abbiamo<br />
visto che, nella prima infanzia, la stimolazione orale aiuta<br />
a sviluppare sentimenti di amore e intenso attaccamento, e sostanzialmente<br />
la teoria <strong>del</strong>la premasticazione non è che un’estensione<br />
di questa logica. Superata la fase <strong>del</strong>l’allattamento il<br />
bambino continua a svilupparsi e ricevere le cure di una madre<br />
amorosa, e ora la stimolazione orale ha luogo bocca a bocca. Il<br />
legame, assai forte, finisce per avere al proprio centro le labbra,<br />
ed è senz’altro possibile che si formi un mo<strong>del</strong>lo di comportamento<br />
e risposta emotiva che molto tempo dopo contribuirà a<br />
rendere importante il <strong>bacio</strong>.<br />
Così, anche l’appassionato e romantico legame fra due<br />
amanti potrebbe essere venuto fuori dalla ripetuta stimolazione<br />
labiale fra madre e figlio.<br />
Le ipotesi <strong>del</strong>l’allattamento e <strong>del</strong>la premasticazione fanno<br />
pensare che forse ciò che ancestralmente ci guida all’intimità<br />
sia qualcosa di molto meno romantico – succhiare al seno <strong>del</strong>la<br />
madre, condividere saliva e cibo premasticato, o un po’ una<br />
cosa e un po’ l’altra. Ma certi indizi fanno anche supporre che<br />
l’origine <strong>del</strong> <strong>bacio</strong> possa avere a che fare con un altro tratto <strong>del</strong><br />
viso, assai diverso: il naso. Il <strong>bacio</strong> <strong>del</strong> tipo amichevole e familiare<br />
sembra essere cominciato come annusata.<br />
Sotto pelle noi umani abbiamo ghiandole odorifere potenti<br />
che danno a ognuno un odore personale. Gli scienziati hanno<br />
osservato che gli esseri umani usano il naso per controllare relazioni<br />
importanti fin dalla prima infanzia. Pare, per esempio,<br />
che i neonati allattati al seno riescano a riconoscere l’odore<br />
10
PRIMo CoNTaTTo<br />
naturale <strong>del</strong>la madre, mentre quelli nutriti con il biberon non<br />
hanno questa capacità.<br />
analogamente, molti antropologi ritengono che i primi “baci”<br />
potrebbero essere stati dati con il naso, non con la bocca,<br />
inalando da vicino l’odore <strong>del</strong>la guancia <strong>del</strong>la persona amata.<br />
Varie culture primitive praticano d’abitudine il “<strong>bacio</strong> oceanico”,<br />
che prende il nome da un saluto polinesiano tradizionale.<br />
Questo “<strong>bacio</strong>” consiste nell’andare avanti e indietro con<br />
il naso, annusando una persona per identificarla, e probabilmente<br />
era un modo attendibile di riconoscere parenti e amici,<br />
rinnovare la relazione con loro e forse anche procurarsi indizi<br />
sulla loro salute.<br />
Col tempo, a questa pratica potrebbe essersi aggiunta una<br />
strofinata <strong>del</strong>le labbra, che alla fine avrebbe portato all’evoluzione<br />
<strong>del</strong> <strong>bacio</strong> come saluto. Forse è così che è cominciata la<br />
tradizione <strong>del</strong> <strong>bacio</strong> sociale, con il quale accogliamo gli amici<br />
e i membri <strong>del</strong>la nostra stessa comunità, e <strong>del</strong> suo messaggio:<br />
che siamo contenti di vederli, o che ci sono mancati.<br />
un’osservazione importante: che abbiamo intenzioni romantiche<br />
o no, per baciare una persona sulla guancia o da qualsiasi<br />
altra parte, oppure per annusarla, è necessario entrare nel<br />
suo “spazio personale”, e per arrivare così vicino deve esserci<br />
un certo livello di fiducia o attesa; perciò, dare o ricevere un<br />
<strong>bacio</strong> (o un’annusata) amichevole equivale a un tacito gesto di<br />
accettazione.<br />
Il punto di forza <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>l’annusata è che abbiamo<br />
svariate testimonianze <strong>del</strong>l’esistenza di questo saluto fra i popoli<br />
indigeni. Nel 1883 per esempio l’esploratore britannico<br />
dei mari <strong>del</strong> sud alfred St Johnston pubblicò Camping Among<br />
Cannibals [Accampato fra i cannibali], in cui raccontava come<br />
un indigeno <strong>del</strong>le isole Fiji l’avesse salutato con “cortesia e rispetto”<br />
annusandogli la mano. un altro esempio è la descrizione<br />
<strong>del</strong> “<strong>bacio</strong> malese” da parte di Charles darwin: “Le donne<br />
si accucciarono con il viso girato all’insù e i miei inservienti si<br />
chinarono su esse, accostando naso a naso, e cominciarono a<br />
strofinarsi. L’atto durò poco più di una nostra stretta di mano<br />
cordiale, e mentre l’eseguivano gemevano di soddisfazione”.<br />
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