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energia nucleare - pdf - fisica/mente

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ENERGIA NUCLEARE<br />

1.1.6 Breve storia<br />

La storia dell’<strong>energia</strong> <strong>nucleare</strong> comincia nel 1942, quando Fermi accende il primo reattore a<br />

Chicago. Dopo i drammatici eventi della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale se ne<br />

sperimentano le potenzialità distruttive, gli studi si indirizzano verso obiettivi più nobili come<br />

la produzione di <strong>energia</strong> elettrica. Nel 1951 viene avviato il primo reattore di potenza negli<br />

Stati Uniti; 3 anni dopo accade la stessa cosa nell’ex URSS.<br />

La diffusione delle centrali nucleari ha subito un rapido incremento a partire dagli anni ’70, in<br />

seguio alla crisi energetica, poi, l’incidente di Chernobyl del 26 aprile 1986 ha forte<strong>mente</strong><br />

penalizzato il settore: caso emblematico è quello degli USA, dove è maturata la decisione di<br />

non installare più nuove centrali e di procedere alla messa in sicurezza e al miglioramento<br />

dell’efficienza di quelle esistenti, proprio in seguito alle conseguenze del drammatico evento.<br />

L'Italia, in seguito al referendum del novembre 1987, ha bloccato la realizzazione e<br />

l'installazione di nuove centrali nucleari sul suolo nazionale ed ha sospeso l'attività di quelle<br />

già funzionanti, situate a Latina (200 MW), Garigliano (160 MW) e Trino Vercellese (257<br />

MW).<br />

Oggi, la disponibilità limitata di fonti convenzionali a fronte di una domanda di <strong>energia</strong> in<br />

costante aumento rappresenta la più importante tesi a favore del <strong>nucleare</strong> che, oltretutto, si<br />

presenta come una tecnologia esente da emissioni di CO2: questa si scontra, in primo luogo,<br />

con la forte opposizione dell’opinione pubblica, e con tutti i problemi legati alla gestione di<br />

scorie radioattive. Non trascurabile è pure l’ostacolo che il nuovo assetto del settore<br />

energetico interpone alla crescita del <strong>nucleare</strong>: i costi di investimento necessari per una<br />

centrale non possono essere sostenuti dagli operatori indipendenti che si affacciano sul<br />

mercato libero dell’<strong>energia</strong>.<br />

1.1.7 Atomi e radioattività<br />

Gli elementi esistenti in natura sono costituiti da atomi, a loro volta formati da un compatto<br />

nucleo centrale di neutroni e protoni, avente un raggio dell’ordine di 10 -15 m, attorno al quale<br />

orbitano gli elettroni.<br />

Protoni e neutroni sono tenuti uniti dall’interazione <strong>nucleare</strong> forte, una forza attrattiva la cui<br />

intensità è molto maggiore della repulsione elettrostatica: da essa derivano le enormi energie<br />

liberate durante le reazioni nucleari. Poiché gli atomi sono neutri le cariche elettriche si<br />

devono bilanciare e dunque il numero degli elettroni deve essere uguale a quello dei protoni.<br />

Il numero atomico Z designa il numero totale di protoni (e quindi di elettroni); il numero di<br />

massa, invece, viene semplice<strong>mente</strong> definito come la somma del numero dei protoni e dei<br />

neutroni N, quindi A = Z + N. In generale, un nucleo X viene simbolica<strong>mente</strong> rappresentato<br />

A<br />

come Z X . Due nuclei aventi lo stesso numero Z, ma diverso A e dunque un numero diverso di<br />

neutroni, vengono detti isotopi.<br />

L'<strong>energia</strong> di legame media per nucleone 1 , che equivale all'<strong>energia</strong> necessaria per rimuovere un<br />

nucleone dal nucleo, è una funzione del numero di massa A. Dalla curva dell'<strong>energia</strong> di<br />

legame media per nucleone (Figura 17) si desume che, se due nuclei leggeri si fondono a<br />

formare un nucleo più pesante o, se un nucleo molto pesante si spezza in due nuclei più<br />

leggeri, si ottengono in entrambi i casi specie atomiche più stabili.<br />

I nuclei pesanti e instabili possono trasformarsi spontanea<strong>mente</strong> in nuclei più leggeri,<br />

emettendo radiazioni. Tale processo, scoperto alla fine dell’Ottocento da Becquerel e dai<br />

1 Il termine nucleone indica una particella costituente il nucleo<br />

11


coniugi Curie viene definito decadimento radioattivo. Spesso, per raggiungere una<br />

configurazione <strong>nucleare</strong> stabile è necessaria un’intera sequenza di trasformazioni.<br />

235<br />

Entrambi gli isotopi dell’uranio, U<br />

Figura 17: <strong>energia</strong> di legame media per nucleone.<br />

238<br />

92 (0.7% dell’uranio disponibile in natura) e 92 U<br />

(99.3%<br />

del totale), sono radioattivi: nel loro primo decadimento emettono raggi alfa, trasformandosi<br />

in isotopi del torio, a loro volta instabili. Tuttavia, a causa della lentezza del processo (tempi<br />

di dimezzamento di 704⋅10 6 anni e 4470⋅10 6 anni, rispettiva<strong>mente</strong>) non è possibile sfruttare<br />

queste emissioni radioattive a fini energetici.<br />

1.1.8 La fissione <strong>nucleare</strong><br />

Per la produzione di <strong>energia</strong> si realizza la fissione <strong>nucleare</strong>, fondata sul principio secondo il<br />

quale un nucleo instabile, se urtato da una particella, si rompe immediata<strong>mente</strong>.<br />

Nel 1938, i chimici tedeschi Hahn e Strassmann scoprirono che, bombardando il nucleo<br />

235<br />

di 92 U con neutroni lenti 2 , questo si spacca in 2 nuclei media<strong>mente</strong> pesanti, liberando altri<br />

neutroni ed <strong>energia</strong>. L’assorbimento di un neutrone produce, infatti, uno stato eccitato del<br />

236<br />

nucleo 92 U con <strong>energia</strong> più che sufficiente per scinderlo.<br />

I prodotti della fissione dell’uranio-235, a loro volta radioattivi, comprendono nuclei di bario<br />

e cripto, selenio e cesio, bromo e lantanio, rubidio e cesio o stronzio e xeno:<br />

235<br />

92<br />

235<br />

92<br />

1<br />

0<br />

1<br />

0<br />

U+<br />

n→<br />

U+<br />

n→<br />

144<br />

56<br />

137<br />

55<br />

Ba+<br />

Cs+<br />

89<br />

36<br />

96<br />

37<br />

1<br />

0<br />

1<br />

0<br />

Kr + 3 n + <strong>energia</strong><br />

Rb + 3<br />

n + <strong>energia</strong><br />

La fissione dell’uranio-238 è, invece, molto improbabile. Tuttavia, se un neutrone lento viene<br />

238<br />

239<br />

catturato dal nucleo di 92 U si forma l’isotopo radioattivo 92 U che, tramite decadimento β, si<br />

trasforma in Plutonio 239, il quale può essere scisso da neutroni veloci.<br />

2 I neutroni non avendo carica elettrica, sono particolar<strong>mente</strong> idonei per la fissione perché non vengono respinti<br />

dalle cariche positive del nucleo.<br />

12


238<br />

92<br />

1<br />

0<br />

239<br />

92<br />

239<br />

93<br />

U+<br />

n→<br />

U⎯⎯→<br />

− Np⎯⎯→<br />

−<br />

β<br />

Attual<strong>mente</strong>, l’uranio-235 e il plutonio-239 rappresentano i migliori combustibili per la<br />

fissione <strong>nucleare</strong>.<br />

La quantità di <strong>energia</strong> prodotta da ogni singola fissione deriva dalla corrispondente perdita di<br />

massa, di circa 0.1%, degli elementi partecipanti alla reazione, secondo la legge formulata da<br />

Einstein. Si riporta, di seguito, un calcolo semplificato della quantità di <strong>energia</strong> che si<br />

sprigiona in un reattore <strong>nucleare</strong>.<br />

235<br />

Fissione <strong>nucleare</strong> di 1 kg di 92 U<br />

235 1 137 96 1<br />

92 U+<br />

0n→<br />

55Cs+<br />

37Rb<br />

+ 30<br />

n +<br />

<strong>energia</strong><br />

2<br />

2 −3<br />

8 2 m<br />

6<br />

ΔE<br />

= Δm<br />

⋅ c = 10 kg ⋅ ( 3⋅10<br />

) = 25⋅10<br />

kWh<br />

2<br />

s<br />

Affinché le reazioni di fissione si autoalimentino, è necessario che i neutroni originati<br />

colpiscano altri nuclei scindendoli, producendo così una reazione a catena. Un reattore<br />

<strong>nucleare</strong> deve quindi contenere combustibile in quantità sufficiente a liberare neutroni per<br />

l’autosostentamento del processo: la quantità minima occorrente per scatenare una reazione a<br />

catena spontanea viene chiamata “massa critica”. Per l’uranio-235 puro essa è pari a 50 kg<br />

(una sfera di 8.4 cm di raggio).<br />

Per ottenere una reazione a catena controllata si deve fare in modo che un solo neutrone<br />

produca una successiva fissione e che i rimanenti vengano assorbiti. A tal fine, si impiegano<br />

materiali alta<strong>mente</strong> assorbenti come leghe di boro, indio, argento e cadmio. Se la reazione a<br />

catena fosse lasciata libera di procedere, senza alcuna regolazione, si otterrebbe il<br />

meccanismo di base per il funzionamento della bomba atomica.<br />

Per evitare che i neutroni veloci siano assorbiti dall’uranio-238 o dai nuclei dei prodotti di<br />

fissione o che vengano deviati sullo schermo in cemento, bisogna rallentarli attraverso urti<br />

con materiali leggeri. I materiali moderatori devono essere capaci di ridurre la velocità dei<br />

neutroni senza catturarli. I moderatori impiegati con più frequenza sono la grafite o l’acqua<br />

pesante D2O, molto più costosa dell’acqua naturale. Quest’ultima viene usata solo con uranio<br />

arricchito poiché tende a catturare i neutroni invece di rallentarli, con conseguente riduzione<br />

dell’efficienza del processo, che viene compensata dall’aumento di materiale fissile.<br />

1.1.9 Il reattore <strong>nucleare</strong><br />

I componenti principali di un reattore <strong>nucleare</strong> sono:<br />

il combustibile,<br />

il moderatore per la decelerazione dei neutroni,<br />

il fluido termovettore, avente il compito di trasportare all’esterno il calore <strong>nucleare</strong><br />

generato nel nocciolo,<br />

il fluido motore, ossia vapor d’acqua, a cui il fluido termovettore cede la propria<br />

<strong>energia</strong> termica,<br />

lo schermo protettivo contro le radiazioni.<br />

Il trasferimento del calore all’esterno del nocciolo e la sua trasformazione in <strong>energia</strong> elettrica<br />

avviene secondo due possibili schemi. Nel primo caso (Figura 18), denominato “ciclo<br />

indiretto”, il fluido termovettore cede il calore asportato nel reattore al fluido motore che, a<br />

sua volta, evolve in una turbina collegata al generatore elettrico. Poiché il fluido motore è<br />

vapor d’acqua, lo scambiatore di calore fra i due circuiti funge da generatore di vapore.<br />

β<br />

239<br />

94<br />

Pu<br />

13


Figura 18: schema reattore a ciclo indiretto.<br />

Nel secondo caso, denominato “ciclo diretto” (Figura 19), il fluido termovettore, costituito da<br />

acqua evaporante, funge anche da fluido motore, evolvendo diretta<strong>mente</strong> in turbina.<br />

Figura 19: schema reattore a ciclo diretto.<br />

Esiste una gran varietà di reattori per la produzione di <strong>energia</strong> <strong>nucleare</strong>, che differiscono l'uno<br />

dall'altro per il tipo di combustibile, il moderatore o il sistema di raffreddamento.<br />

Secondo la classificazione basata sul tipo di moderatore, si distinguono i reattori a grafite, ad<br />

acqua leggera, ad acqua pesante e quelli veloci, senza moderatore.<br />

Reattori moderati a grafite<br />

Fra i reattori appartenenti a questa categoria, quelli più interessanti dal punto di vista<br />

industriale utilizzano come fluido termovettore un gas con ciclo indiretto. Le possibili<br />

soluzioni prevedono:<br />

reattori ad uranio naturale refrigerati a CO2, del tipo MAGNOX;<br />

reattori ad uranio arricchito refrigerati a CO2, del tipo AGR, Advanced Gas-cooled<br />

Reactor;<br />

reattori ad uranio arricchito refrigerati ad elio, del tipo HTGR, High Temperature Gascooled<br />

Reactor.<br />

I reattori MAGNOX presentano il vantaggio di utilizzare materiali poco costosi, sia per il<br />

fatto che sono alimentati da combustibile non arricchito sia perché il fluido termovettore è<br />

economico ed abbondante. L’impiego dell’uranio naturale e della grafite impone, per il<br />

rispetto del bilancio neutronico, la scelta di un combustibile ad alta densità, come l’uranio<br />

metallico, e di un materiale a basso assorbimento, come il magnesio. Quest’ultimo limita le<br />

prestazioni dell’impianto, infatti, poiché la massima temperatura che la lega di magnesio<br />

14


dell’incamiciatura può sostenere è 455°C, si fissa a 400°C il limite superiore della<br />

temperatura della CO2. Date le basse temperature del termovettore, si adotta il ciclo duale che<br />

consiste in due rami (Figura 20).<br />

Figura 20: schema del ciclo duale per un reattore a gas.<br />

L’acqua di alimento viene rigenerata nei preriscaldatori e, mediante due gruppi di pompaggio,<br />

portata a due diverse pressioni ma a temperature simili. L’acqua a bassa pressione passa<br />

nell’economizzatore (a-b), nell’evaporatore (b-c) e nel surriscaldatore (c-d) per poi giungere<br />

alla turbina di bassa pressione. L’acqua ad alta pressione, invece, viene preriscaldata in due<br />

economizzatori in serie (a’-a” e a”-b’), quindi, trasformata in vapore (b’-c’) e surriscaldata<br />

(c’-d’), per poi essere inviata nella turbina di alta pressione.<br />

Il rendimento di questo impianto può arrivare fino al 33%, valore superato dalle centrali con<br />

reattori AGR e HTGR. Bisogna inoltre evidenziare che, dopo parecchi anni di funzionamento,<br />

il reattore MAGNOX presenta problemi di corrosione degli acciai dei generatori di vapore, ad<br />

opera dell’anidride carbonica a 400°C. Per questo, è necessario ridurre la temperatura<br />

massima dal ciclo a 360°C, con conseguente penalizzazione delle prestazioni.<br />

Per aumentare il rendimento della soluzione impiantistica appena descritta, pur conservando<br />

la grafite come moderatore e la CO2 come fluido termovettore, si sostituisce l’uranio naturale<br />

con uranio arricchito, cioè ossido di uranio, racchiuso in guaine di acciaio inossidabile. Lo<br />

scopo è quello di innalzare la temperatura massima di funzionamento che, in questo caso, è<br />

pari a 825°C.<br />

In un reattore AGR (Figura 21) il termovettore entra, dal basso, nei canali di potenza (si<br />

chiamano così i canali per il combustibile, nei quali sono alloggiati i tubi di acciaio contenenti<br />

pastiglie di ossido di uranio arricchito) alla temperatura di 310°C ed alla pressione di 43 bar;<br />

fluisce verso l’alto per effettuare il raffreddamento e poi scende, alla temperatura di 656°C,<br />

verso i generatori di vapore, dai quali fuoriesce alla temperatura di 136°C.<br />

Successiva<strong>mente</strong>, viene destinato al raffreddamento del moderatore e di altre parti<br />

dell’impianto.<br />

15


Figura 21: schema di circolazione del termovettore in un reattore AGR.<br />

Figura 22.schema del circuito secondario di un reattore AGR.<br />

16


Lo schema del circuito secondario (Figura 22), ad un unico valore di pressione, è più semplice<br />

di quello adottato nei reattori Magnox. Le condizioni di pressione e di temperatura del vapore<br />

sono rispettiva<strong>mente</strong> pari 170 bar e 541°C; il rendimento complessivo dell’impianto supera il<br />

40%. Nella centrale di Hinkley Point-B (Figura 33), il rendimento raggiunge il 41,7%.<br />

I reattori HTGR costituiscono un sostanziale passo in avanti rispetto ai reattori descritti in<br />

precedenza, sia perché sostituiscono l’elio alla CO2 sia perché utilizzano la grafite come<br />

materiale per il rivestimento del combustibile, con il risultato di poter aumentare<br />

ulterior<strong>mente</strong> la temperatura di esercizio. La Figura 23 mostra una sezione del reattore della<br />

centrale elettrica di Fort Saint Vrain, nel Colorado. L’intero reattore ed il circuito primario<br />

sono racchiusi in un recipiente a pressione, realizzato con calcestruzzo rinforzato e<br />

precompresso. Le aperture collocate nel duomo superiore del recipiente sono necessarie per il<br />

ricambio del combustibile mentre quelle disposte nella parte inferiore servono per i generatori<br />

di vapore.<br />

Figura 23: sezione verticale del reattore HTGR di Fort Saint Vrain<br />

Il fluido termovettore, elio alla pressione di 50 bar circa, entra nel nocciolo dall’alto, ad una<br />

temperatura di 450°C, fluisce verso il basso ed esce dal nocciolo a 780°C. Poi, prosegue verso<br />

il basso per entrare nei generatori di vapore, dove passa, sempre dall’alto verso il basso, nel<br />

surriscaldatore, vaporizzatore ed economizzatore. A questo punto, il gas, dopo aver percorso<br />

un tratto orizzontale attraverso un collettore, entra nelle soffianti per poi essere nuova<strong>mente</strong><br />

inviato presso la parte superiore del nocciolo. Il vapore prodotto lascia i generatori a 165 bar,<br />

17


540°C. La turbina è suddivisa in due o più sezioni: all’uscita della sezione di alta pressione si<br />

surriscalda il vapore alla temperatura di 540°C, ad una pressione pari a 41 bar.<br />

Il rendimento dell’impianto si aggira intorno al 40%.<br />

Figura 24: schema dell'impianto HTGR.<br />

Reattori moderati ad acqua leggera<br />

La maggior parte delle centrali elettronucleari è dotata di reattori ad acqua leggera, ossia<br />

acqua naturale, alimentati con combustibile a base di ossido di uranio arricchito in uranio 235.<br />

Vi sono due tipi di reattori ad acqua leggera:<br />

i reattori ad acqua pressurizzata (PWR, Pressurized Water Reactor);<br />

i reattori ad acqua bollente (BWR, Boiling Water Reactor).<br />

Nel reattore ad acqua pressurizzata, l'acqua nel circuito primario viene portata ad una<br />

pressione di circa 160 bar (in modo che non evapori all’interno del nocciolo), pompata nel<br />

nocciolo del reattore, quindi immessa in un generatore di vapore, dove cede la propria <strong>energia</strong><br />

termica al fluido motore che percorre il circuito secondario. Il vapore così prodotto aziona uno<br />

o più generatori a turbina e viene poi nuova<strong>mente</strong> inviato al generatore di vapore. Il circuito<br />

secondario è isolato dal nucleo del reattore, perciò non è radioattivo. Un terzo circuito di<br />

acqua, proveniente da un fiume, un lago o una torre di raffreddamento, serve per condensare il<br />

vapore. La (Figura 25) mostra lo schema semplificato di un sistema PWR. Il circuito di<br />

sinistra o circuito primario utilizza il calore <strong>nucleare</strong> per generare vapore mentre il circuito<br />

secondario comprende la turbina, il condensatore, i preriscaldatori e le pompe di<br />

alimentazione.<br />

Figura 25. schema impianto PWR.<br />

18


Nel reattore ad acqua bollente (Figura 26), l'acqua refrigerante è mantenuta ad una pressione<br />

inferiore in modo tale che evapori nel nocciolo. Il vapore prodotto (70 bar) viene inviato<br />

diretta<strong>mente</strong> in turbina, condensato, e quindi rinviato al reattore.<br />

Sebbene il vapore sia radioattivo, non è necessario alcun scambiatore di calore intermedio tra<br />

reattore e turbina, con il conseguente guadagno in efficienza. Come nel PWR, l'acqua di<br />

raffreddamento del condensatore proviene da un'altra fonte, come un fiume o un lago.<br />

In un BWR, il fluido termovettore segue<br />

un percorso un po’ più complesso che in<br />

un PWR (Figura 27).<br />

Dalla camera inferiore del recipiente in<br />

pressione esso sale attraverso il nocciolo;<br />

la miscela acqua-vapore, con un titolo del<br />

14%, entra nella camera superiore, da cui<br />

passa nei separatori: il vapore è inviato in<br />

turbina mentre l’acqua viene ricircolata<br />

nel nocciolo scendendo lungo il down<br />

comer, lo spazio anulare compreso fra le<br />

pareti del recipiente in pressione e quello<br />

del mantello interno. Essa si miscela con<br />

l’acqua proveniente dal condensatore e<br />

opportuna<strong>mente</strong> preriscaldata.<br />

L’acqua viene fatta circolare all’interno<br />

del recipiente in pressione attraverso un<br />

sistema di circolazione esterna che aziona<br />

una serie di eiettori.<br />

Figura 26: schema impianto BWR.<br />

Figura 27:schema di circolazione del termovettore di un<br />

reattore BWR.<br />

In un BWR la potenza del reattore influenza la quantità del moderatore presente nel nocciolo:<br />

si tratta di reattori “sottomoderati”, dove un aumento di potenza corrisponde ad una maggiore<br />

produzione di vapore e ad una riduzione dalla densità media del moderatore.<br />

19


Parametri PWR BWR<br />

Potenza termica (MW) 2775 2894<br />

Potenza elettrica (MW) 920 985<br />

Reattore<br />

Pressione (bar)<br />

Temperatura ingresso (°C)<br />

Temperatura uscita (°C)<br />

Portata (t/h)<br />

Turbina<br />

Pressione ingresso (bar)<br />

Temperatura ingresso (°C)<br />

Scambio termico<br />

Superficie di scambio (m 2 )<br />

Flusso termico massimo (W/cm 2 )<br />

Potenza lineare massima (W/cm)<br />

Combustibile<br />

Peso complessivo uranio (t)<br />

155<br />

292<br />

328<br />

49500<br />

66,5<br />

282<br />

4515<br />

139<br />

413<br />

73<br />

278<br />

289<br />

38400<br />

68<br />

284<br />

5700<br />

114<br />

440<br />

Tabella 3: tipici parametri funzionali per reattori ad acqua leggera.<br />

Reattori veloci<br />

Il reattore veloce è un reattore <strong>nucleare</strong> in cui non vengono deliberata<strong>mente</strong> introdotte<br />

sostanze moderanti che riducano l’<strong>energia</strong> dei neutroni emessi dalla fissione. Il materiale<br />

fissile viene dunque bombardato con neutroni veloci.<br />

La finalità è quella di produrre, per trasformazione dei nuclei fertili, più fissile di quanto ne<br />

venga bruciato, per questo, questi reattori sono detti “autofertilizzanti”.<br />

Di conseguenza, i materiali del nocciolo devono avere un basso potere moderante, quindi, o<br />

alto numero di massa o bassa densità. La scelta del fluido termovettore è limitata ai gas ed ai<br />

metalli liquidi: i secondi sono preferibili ai primi in virtù delle elevate temperature di<br />

ebollizione e dell’ottima conducibilità termica. Nei reattori commerciali, si impiega, il sodio<br />

come fluido termovettore: fonde a 98°C, bolle a 882°C ed è economico.<br />

Il combustibile di un reattore veloce è caratterizzato da potenze specifiche molto elevate ed<br />

anche il nocciolo, molto compatto, è capace di garantire densità di potenza di un ordine di<br />

grandezza superiori a quelle dei reattori ad acqua leggera. Il sistema ad autofertilizzazione più<br />

diffuso al mondo impiega uranio 238 come materiale fertile da cui si ottiene plutonio 239,<br />

secondo la catena di trasformazioni spiegata in precedenza. La successiva fissione di un<br />

nucleo di plutonio 239, innescata da un neutrone veloce, avviene con emissione di una media<br />

di 2,8 neutroni, uno dei quali è necessario per indurre la fissione nello stadio successivo della<br />

reazione a catena.<br />

Lo schema di un reattore veloce a sodio è rappresentato in Figura 28. Il circuito intermedio,<br />

anch’esso a base di sodio, impedisce il contatto diretto fra il sodio del circuito primario<br />

alta<strong>mente</strong> radioattivo e l’acqua del circuito secondario. Si evita così la reazione sodio-acqua,<br />

esotermica ed esplosiva, se avviene in ambiente chiuso.<br />

Il reattore che sfrutta il sistema autofertilizzante più avanzato è l'LMFBR (Liquid Metal Fast<br />

Breeder Reactor, Reattore autofertilizzante rapido a metallo liquido). Lo sviluppo del sistema<br />

LMFBR è iniziato negli Stati Uniti prima del 1950, con la costruzione del primo reattore<br />

autofertilizzante sperimentale, EBR-1. Sono stati poi installati reattori autofertilizzanti<br />

operativi in Gran Bretagna, Francia, Russia e in altri paesi dell'ex Unione Sovietica; nel<br />

contempo, procede il lavoro a scopo sperimentale in Giappone e in Germania.<br />

In un grosso impianto LMFBR, il nucleo del reattore è costituito da tubi sottili di acciaio<br />

inossidabile contenenti il combustibile, composto da ossido di plutonio per il 15-20% e da<br />

ossido di uranio per la frazione rimanente. L'apparato centrale contenente il nucleo del<br />

72<br />

114<br />

20


eattore misura circa 3 m di altezza e 5 m di diametro ed è sospeso in un grosso contenitore di<br />

sodio liquido che, grazie ad un sistema di pompe e scambiatori di calore, mantiene il reattore<br />

a 500°C circa.<br />

Il primo importante impianto di questo tipo per la generazione di elettricità, chiamato Super-<br />

Phénix, è entrato in funzione in Francia nel 1984. Un impianto di medie dimensioni, il BN-<br />

600, è stato costruito sulle coste del Mar Caspio per la produzione di <strong>energia</strong> e la dissalazione<br />

dell'acqua.<br />

Figura 28:schema reattore veloce a sodio.<br />

Parametri Superphenix<br />

Potenza elettrica (MW) 1200<br />

Rendimento 40%<br />

Circuiti primari<br />

Massa totale sodio (t)<br />

Temperatura ingresso nocciolo (°C)<br />

Temperatura uscita nocciolo (°C)<br />

Circuiti intermedi<br />

Massa totale sodio (t)<br />

Temperatura ingresso scambiatori (°C)<br />

Temperatura uscita scambiatori (°C)<br />

Circuito secondario<br />

Temperatura acqua ingresso generatore di vapore (°C)<br />

Temperatura vapore ingresso turbina (°C)<br />

Pressione acqua ingresso generatore di vapore (bar)<br />

Pressione vapore ingresso turbina (bar)<br />

Tabella 4: parametri operativi della centrale Superphenix.<br />

3500<br />

395<br />

545<br />

1500<br />

345<br />

525<br />

Se da un lato i reattori autofertilizzanti presentano maggiori criticità rispetto a quelli termici,<br />

dall’altro sono capaci di generare vapore di qualità superiore, con caratteristiche di pressione<br />

e temperatura che poco si discostano da quelle del vapore prodotto in centrali termoelettriche<br />

convenzionali. Rispetto a queste ultime, nelle centrali nucleari, a parità di potenza, si<br />

235<br />

487<br />

210<br />

177<br />

21


elaborano portate di vapore 4-5 volte maggiori a causa di salti entalpici in turbina inferiori (a<br />

pari pressione di condensazione, è minore la temperatura massima del vapore prodotto).<br />

Date le ingenti portate di vapore, è necessario che le turbine di una centrale <strong>nucleare</strong> siano<br />

progettate ad hoc: una possibile soluzione è quella di adottare turbine multiflusso in media e<br />

bassa pressione, oppure, sempre in bassa pressione, si cerca di limitare il problema relativo<br />

alle elevate altezze di pala riducendo il numero di giri a 1500.<br />

Un reattore in funzione viene costante<strong>mente</strong> controllato: la potenza in uscita viene regolata<br />

mediante l'inserimento o la rimozione dal nocciolo del reattore di barre di controllo, costituite<br />

da materiali capaci di assorbire neutroni. La posizione delle barre viene determinata in modo<br />

che la reazione a catena proceda a ritmo costante.<br />

Durante il funzionamento e anche dopo l'interruzione, un grosso reattore ha una radioattività<br />

di miliardi di Curie; le radiazioni emesse dal materiale radioattivo vengono assorbite da<br />

opportune schermature poste intorno al reattore e al circuito di raffreddamento primario. Le<br />

strutture di sicurezza comprendono, inoltre, il sistema di raffreddamento del nucleo, che evita<br />

che quest'ultimo raggiunga temperature pericolosa<strong>mente</strong> elevate in caso di avaria dei sistemi<br />

di raffreddamento principali, mediante introduzione di fluido refrigerante, ed uno schermo di<br />

contenimento in acciaio e calcestruzzo, per impedire qualsiasi fuga radioattiva.<br />

1.1.10 Il ciclo di vita del combustibile <strong>nucleare</strong><br />

Il ciclo del combustibile consta di tre stadi fondamentali: la preparazione del materiale che<br />

alimenta il reattore, la fase di sfruttamento ed, infine, l'immagazzinamento o il riciclaggio del<br />

combustibile esausto.<br />

Nei reattori ad acqua leggera, l'uranio naturale, che contiene circa lo 0,7% di uranio 235,<br />

viene estratto da giacimenti superficiali o sotterranei. Il minerale viene macinato e trasportato<br />

in un impianto di conversione, in cui viene trasformato in esafluoruro di uranio gassoso (UF6).<br />

Nell'impianto di arricchimento isotopico, questo gas viene indirizzato contro una barriera<br />

porosa che funge da setaccio: l'uranio 235, più leggero, vi penetra più facil<strong>mente</strong> dell'uranio<br />

238. Il prodotto arricchito viene mandato ad un impianto di fabbricazione del combustibile,<br />

dove il gas di UF6 viene trasformato in polvere di ossido di uranio, e quindi nelle pastiglie di<br />

cui sono composte le barre di combustibile. Queste ultime vengono assemblate e trasportate al<br />

reattore, pronte per essere utilizzate.<br />

Parte del combustibile deve essere sostituito ogni anno a causa dell'impoverimento in uranio<br />

235 e dell'accumulo di prodotti di fissione che assorbono neutroni. Il combustibile usato viene<br />

general<strong>mente</strong> conservato, entro un tubo pressurizzato, per circa un mese e mantenuto, per<br />

circa un anno, all'interno di vasche di raffreddamento, presso il reattore. Al termine del<br />

periodo di raffreddamento, le barre vengono trasportate, all'interno di barili forte<strong>mente</strong><br />

schermati, in strutture di immagazzinamento permanenti o in impianti di riprocessamento<br />

chimico; in questi ultimi l'uranio e il plutonio vengono separati dal resto delle scorie<br />

radioattive e in parte recuperati per la produzione di nuovo combustibile. Occorre precisare<br />

che, oggi, questa operazione non viene più effettuata poiché considerata non conveniente.<br />

Lo stadio finale è l'immagazzinamento a lungo termine delle scorie radioattive, che<br />

rimangono biologica<strong>mente</strong> pericolose per migliaia di anni. Le possibili alternative prevedono<br />

l’immagazzinamento in depositi adeguata<strong>mente</strong> schermati e sorvegliati, la conversione in<br />

composti stabili, l’inglobamento in vetri o ceramiche, l’incapsulamento in contenitori di<br />

acciaio inossidabile ed, infine, il seppellimento sottoterra a profondità opportune, in siti<br />

geologici particolar<strong>mente</strong> stabili.<br />

22


Figura 29: trasformazione del combustibile dopo tre anni di sfruttamento in un reattore.<br />

1.1.11 La sicurezza intrinseca dell’impianto<br />

La sicurezza di un impianto <strong>nucleare</strong> poggia su tre punti cardine:<br />

qualità del prodotto,<br />

protezioni specifiche,<br />

scelta del sito.<br />

All’impianto, costruito a regola d’arte e secondo standard di qualità elevatissimi, si aggiunge<br />

una serie di sistemi di protezione, aventi lo scopo di intervenire in caso di incidente, per<br />

limitarne le conseguenze. Tra i più importanti vi sono: i sistemi aggiuntivi per la riduzione<br />

della reattività, i sistemi di raffreddamento d’emergenza, i generatori autonomi di potenza<br />

elettrica, i dispositivi d’iniezione d’emergenza ed il contenitore per il reattore. In particolare,<br />

il sistema d’iniezione d’emergenza ha il compito di raffreddare il combustibile in caso di<br />

perdita di refrigerante mentre il contenitore che avvolge il reattore ed i suoi circuiti ausiliari<br />

funge da estrema difesa contro il rilascio di prodotti di fissione all’esterno dell’impianto.<br />

L’insieme di tutti questi sistemi di protezione se, da un lato comporta un aggravio della<br />

complessità della centrale e dei relativi costi, dall’altro contiene entro livelli accettabili gli<br />

effetti di eventuali incidenti.<br />

Anche un’accurata scelta del sito contribuisce a ridurre la probabilità di eventi avversi.<br />

Bisogna dunque effettuare uno studio dettagliato di tutte le caratteristiche del territorio; le<br />

competenze maturate nell’ambito di scienze come la sismologia, l’idrologia, la<br />

geologia…consentono di individuare la collocazione ottimale, che minimizzi i rischi per la<br />

popolazione.<br />

1.1.12 La situazione attuale<br />

Allo stato attuale, sono operativi nel mondo 439 reattori nucleari per la generazione di <strong>energia</strong><br />

elettrica, per un totale di 361 GW (Tabella 6).<br />

Dall’<strong>energia</strong> <strong>nucleare</strong> proviene il 16% del totale di <strong>energia</strong> elettrica prodotta, contributo ben<br />

più modesto al confronto dei combustibili fossili. I paesi in cui la presenza del <strong>nucleare</strong> è<br />

significativa sono principal<strong>mente</strong> quelli del Nord America (USA), dell’Europa (Belgio,<br />

Bulgaria, Francia, Slovacchia, Slovenia, Svizzera) e dell’ex URSS (Figura 30).<br />

Le riserve di uranio attual<strong>mente</strong> conosciute ammontano a circa 3 milioni di tonnellate;<br />

considerando che il consumo annuo di uranio è circa pari a 40000 tonnellate (si sottraggono,<br />

dal valore riportato nell’ultima riga della Tabella 6, i consumi relativi ai reattori in<br />

costruzione), si può dedurre che le centrali nucleari potranno continuare a funzionare per altri<br />

70-75 anni.<br />

Occorre precisare che questa previsione fa riferimento ai reattori termici, alimentati da un<br />

combustibile che, al pari di quelli fossili, è destinato ad esaurirsi nel tempo. Per i reattori<br />

autofertilizzanti, invece, non esiste alcuna limitazione relativa alla disponibilità di<br />

23


combustibile in natura: alimentati da nuclei fissili artificiali, rappresentano la possibilità<br />

concreta di produrre <strong>energia</strong> elettrica da fonte inesauribile.<br />

Paesi Riserve di uranio (t) %<br />

Australia 863.000 28%<br />

Kazakhistan 472.000 15%<br />

Canada 437.000 14%<br />

Sud Africa 298.000 10%<br />

Namibia 235.000 8%<br />

Brasile 197.000 6%<br />

Russia 131.000 4%<br />

USA 104.000 3%<br />

Uzbekistan 103.000 3%<br />

Totale mondiale 3.107.000 100%<br />

Tabella 5: riserve di uranio (dati relativi al 2003).<br />

Dal punto di vista economico, per stabilire se sia conveniente produrre <strong>energia</strong> elettrica per<br />

mezzo di centrali nucleari, è opportuno confrontare i costi totali di produzione per kWh<br />

associati a diverse tecnologie.<br />

Tecnologia Costo totale di produzione di<br />

<strong>energia</strong> elettrica (Euro/MWh)<br />

Carbone 37<br />

Olio combustibile 57<br />

Gas naturale 45<br />

Idroelettrica 20<br />

Nucleare 15-25<br />

La competitività delle centrali nucleari rispetto a quelle convenzionali è fuori discussione.<br />

La peculiarità che caratterizza la struttura dei costi di un kWh <strong>nucleare</strong> consiste nell’assai<br />

maggiore importanza del costo di investimento rispetto a quanto avviene per il kWh prodotto<br />

in una centrale termoelettrica tradizionale. Ne derivano due importanti conseguenze:<br />

l’impianto <strong>nucleare</strong> deve essere affidabile (almeno 6500 ore di funzionamento<br />

all’anno);<br />

sono convenienti impianti di grossa taglia per consistenti economie di scala.<br />

24


Figura 30: produzione di <strong>energia</strong> <strong>nucleare</strong> (milioni di tonnellate di petrolio equivalente.<br />

Elettricità da <strong>energia</strong> Reattori Reattori in Reattori in Richiesta<br />

<strong>nucleare</strong> operativi costruzione programma di uranio<br />

KWh*10 9 % e.e. N° MW N° MW N° MW t<br />

Argentina 5.4 7.2 2 935 0 0 1 692 140<br />

Armenia 2.1 41 1 376 0 0 0 0 54<br />

Belgio 44.7 57 7 5728 0 0 0 0 1163<br />

Brasile 13.8 4.0 2 1855 0 0 1 1245 303<br />

Bulgaria 20.2 47 4 2722 0 0 0 0 340<br />

Canada* 71.0 12 17 13051 0 0 3 1545 1692<br />

Cina 23.5 1.4* 8 6002 3 2535 4 3800 1172<br />

Taiwan 33.9 21* 6 4884 2 2600 0 0 955<br />

Repubblica Ceca 18.7 25 6 3472 0 0 0 0 474<br />

Finlandia 21.4 30 4 2656 0 0 1 1600 542<br />

Francia 415.5 78 59 63473 0 0 0 0 10181<br />

Germania 162.3 30 18 20609 0 0 0 0 3704<br />

Ungheria 12.8 36 4 1755 0 0 0 0 271<br />

India 17.8 3.7 14 2550 8 3728 1 440 299<br />

Iran 0 0 0 0 1 950 1 950 125<br />

Giappone 313.8 39 53 44153 3 3696 12 15858 7661<br />

Korea del Nord 0 0 0 0 1 950 1 950 0<br />

Korea del Sud 113.1 39 18 14870 2 1900 8 9200 2819<br />

Lituania 12.9 80 2 2370 0 0 0 0 290<br />

Messico 9.4 4.1 2 1310 0 0 0 0 233<br />

Paesi Bassi 3.7 4.0 1 452 0 0 0 0 112<br />

Pakistan 1.8 2.5 2 425 0 0 1 300 57<br />

Romania 5.1 10 1 655 1 655 0 0 90<br />

Russia 130.0 16 30 20793 6 5575 0 0 3013<br />

Slovacchia 18.0 65 6 2472 0 0 0 0 370<br />

Slovenia 5.3 41 1 679 0 0 0 0 128<br />

Sud Africa 12.0 5.9 2 1842 0 0 0 0 356<br />

Spagna 60.3 26 9 7433 0 0 0 0 1629<br />

Svezia 65.6 46 11 9460 0 0 0 0 1536<br />

Svizzera 25.7 40 5 3170 0 0 0 0 596<br />

25


Ucraina 73.4 46 13 11195 2 1900 0 0 1512<br />

Regno Unito 81.1 22 27 12082 0 0 0 0 2488<br />

USA 780.1 20 104 98622 0 0 0 0 22353<br />

Totale 2574 16 439 361051 29 24489 35 37645 66658<br />

Tabella 6: reattori nucleari per la generazione di potenza e richiesta di uranio.<br />

1.1.13 Appendice<br />

L’arricchimento del combustibile, necessario per aumentare la concentrazione di uranio 235<br />

in modo da favorire le reazioni di fissione, non è uniforme nella sezione del nocciolo. Questo<br />

è suddiviso in tre parti all’incirca uguali, i cui fasci presentano un diverso arricchimento: circa<br />

2,25%, 2,80% e 3,30%. I fasci ad arricchimento basso ed intermedio sono disposti nella zona<br />

centrale secondo uno schema a scacchiera mentre quelli ad arricchimento elevato sono<br />

disposti lungo la corona periferica (Figura 31).<br />

Il rinnovamento del combustibile viene effettuato a reattore spento, scoperchiando il<br />

recipiente a pressione: durante il primo ricambio, i fasci a più basso arricchimento vengono<br />

scaricati, quelli a più alto arricchimento ne prendono il posto ed i fasci di combustibile fresco<br />

sostituiscono questi ultimi.<br />

Figura 31: distribuzione degli arricchimenti nella carica iniziale di un reattore PWR.<br />

Figura 32. reattore BWR.<br />

26


Figura 33: centrale di Hinkley Point-B.<br />

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