un possibile approccio alla teoria dell'elettrone libero ... - fisica/mente
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FISICA/MENTE<br />
FISICA/<br />
MENTE<br />
UN POSSIBILE APPROCCIO<br />
ALLA TEORIA<br />
DELL'ELETTRONE LIBERO ED<br />
ALLA TEORIA DELLE BANDE DI<br />
ENERGIA<br />
PREREQUISITI<br />
Roberto Renzetti<br />
Prerequisiti semplici <strong>alla</strong> trattazione che segue sono:<br />
a) il modello atomico di Bohr<br />
b) il principio di Pauli<br />
e) l'energia potenziale di due cariche p<strong>un</strong>tiformi<br />
d) la legge di Gauss<br />
e) l'oscillatore armonico<br />
f) la temperatura assoluta.<br />
IL CAMPO DI ENERGIA POTENZIALE IN UN METALLO<br />
Un modello semplificato per la struttura cristallina di <strong>un</strong> metallo vede <strong>un</strong> reticolo tridimensionale<br />
di atomi disposti ai vertici di figure solide regolari.<br />
Volendo considerare l'energia potenziale in <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to all'interno del metallo occorre tener conto<br />
che essa è la risultante di tutte le energie potenziali che sono prodotte in quel p<strong>un</strong>to dagli ioni che<br />
occupano i vertici del reticolo.<br />
L'atomo che occupa <strong>un</strong> vertice del reticolo ha poi, esso stesso, <strong>un</strong>a struttura che, in prima<br />
approssimazione, può essere pensata costituita da <strong>un</strong> nucleo di carica positiva Z·e circondato da Z<br />
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FISICA/MENTE<br />
elettroni (in orbite che approssimativa<strong>mente</strong> si svolgono l<strong>un</strong>go <strong>un</strong>a sfera).<br />
Se prendiamo in considerazione <strong>un</strong> elettrone sull'ultimo livello energetico atomico (<strong>un</strong> elettrone di<br />
valenza) di <strong>un</strong>o di questi atomi del reticolo è facile capire cosa accade. Questo elettrone avrà carica<br />
q 1 = - e; vedrà quindi la parte rimanente del « suo » atomo come <strong>un</strong>o ione di carica q 2 = + e.<br />
Facciamo ora l'ipotesi di scegliere l'infinito come riferimento V = 0 di potenziale e ricordiamo<br />
che, per <strong>un</strong> atomo isolato, l'espressione che ci fornisce il potenziale V in <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to a distanza r dal<br />
nucleo è:<br />
V = q 1 /r<br />
dove q 1 è la carica totale racchiusa in <strong>un</strong>a sfera di raggio r.<br />
E' allora evidente che l'energia potenziale U è data da:<br />
U = q 2 ·V.<br />
Poiché nel nostro caso la carica totale fornita dallo ione è q1 = + e, si trova subito che il valore<br />
per l'energia potenziale di <strong>un</strong> elettrone nel campo dello ione è:<br />
U = q 2 V => U=q 2 (q 1 /r) => U = - e 2 /r<br />
Rappresentando grafica<strong>mente</strong> questa espressione (si tratta evidente<strong>mente</strong> di <strong>un</strong>a iperbole<br />
equilatera riferita ai propri assi: U·r = - e 2 ) si trova (figura 1):<br />
E' bene, a questo p<strong>un</strong>to, ricordare che r è <strong>un</strong>a distanza radiale dallo ione (in figura indicato con<br />
α) e quindi deve essere considerata in tutto lo spazio circostante lo ione. Scelta quindi <strong>un</strong>a direzione<br />
arbitraria a partire dallo ione, la curva α1α2 di figura rappresenta la f<strong>un</strong>zione U = U (r) a destra<br />
dello ione mentre la curva tratteggiata rappresenta U (r) a sinistra dello stesso ione.<br />
Il metodo induttivo ci permette facil<strong>mente</strong> di arrivare <strong>alla</strong> situazione del cristallo da cui<br />
eravamo partiti.<br />
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FISICA/MENTE<br />
Consideriamo allora due ioni (α e β) adiacenti e trascuriamo tutti gli altri. Nella figura 2 si vede<br />
come vanno le cose, tenuto conto che:<br />
α 1 α 2 rappresenta la f<strong>un</strong>zione U (r) per lo ione α ;<br />
β 1 β 2 » » » » » » β ;<br />
α1dβ1rappresenta la f<strong>un</strong>zione U (r) risultante dall'interazione (somma) dei due ioni (si osservi<br />
infatti che: ab + ac = ad).<br />
Una importante caratteristica della curva α 1 dβ 1 risultante è il suo essere pratica<strong>mente</strong><br />
coincidente con le curve α 1 α 2 ed β 1 β 2 nelle vicinanze degli ioni e più schiacciata delle altre due<br />
nella zona tra essi compresa.<br />
Consideriamo ora <strong>un</strong>a intera fila di ioni (α, β, γ, δ, ...) all'interno del reticolo metallico e<br />
cerchiamo di trovarci l'andamento dell'energia potenziale da ione a ione fino ad arrivare <strong>alla</strong><br />
superficie del metallo.<br />
Il procedimento, analogo a quanto visto per due ioni adiacenti (si tiene conto solo della piccola<br />
influenza che sulle curve risultanti danno ioni vicini), fornisce la curva di figura 3.<br />
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FISICA/MENTE<br />
Quello che si nota subito è che all'interno del metallo c'è <strong>un</strong>a ampia regione che è ,con buona<br />
approssimazione, equipotenziale a campo medio nullo (basta osservare che, a parte la rapida<br />
variazione di U nelle immediate vicinanze degli ioni, dove tende a - oo, le curve risultanti sono<br />
molto schiacciate nelle zone tra ione e ione, fatto questo che sta app<strong>un</strong>to ad indicare la lenta<br />
variazione di U (r) in queste zone).<br />
Soffermiamoci ancora sulla figura 3; si vede che lo ione δ è l'ultimo sulla destra della fila di ioni<br />
presa in considerazione. Il che, è ovvio, vuol dire che <strong>alla</strong> sua destra non vi sono più ioni. Ebbene<br />
questo ultimo ione non può essere considerato esso stesso la « superficie » del metallo; <strong>alla</strong> sua<br />
destra c'è infatti <strong>un</strong>a piccola zona a cui compete <strong>un</strong> certo valore di energia potenziale di cui bisogna<br />
tener conto. Questa piccola zona <strong>alla</strong> destra di δ sposta la «superficie» del metallo di poco ed in <strong>un</strong><br />
modo non perfetta<strong>mente</strong> definito. D<strong>alla</strong> figura si vede che la curva che ci dà U <strong>alla</strong> destra di δ è<br />
molto più « alta » di tutte le altre. Se si tiene conto dell'ovvia osservazione che interno del metallo è<br />
circa a sinistra di δ ed esterno del metallo è circa a destra di δ, la maggiore « altezza » della U (r)<br />
<strong>alla</strong> destra di δ implica che nel passaggio dall'interno all'esterno del metallo (e viceversa) c'è <strong>un</strong>a<br />
barriera di energia potenziale.<br />
ELETTRONI LIBERI ED ELETTRONI LEGATI<br />
Rimane da vedere cosa fanno gli elettroni in questo campo di energia potenziale. Sempre<br />
riferendoci <strong>alla</strong> figura 3, consideriamo <strong>un</strong> elettrone a cui compete <strong>un</strong>a energia corrispondente al<br />
livello A di figura. Esso sarà <strong>un</strong>o degli elettroni dei livelli energetici più interni dell'atomo e perciò<br />
risulterà forte<strong>mente</strong> attratto dal nucleo (elettrone legato), avendo a disposizione solo il piccolo tratto<br />
ab per i suoi movimenti. Questo elettrone infatti "colliderà" alternativa<strong>mente</strong> nei p<strong>un</strong>ti a e b delle<br />
barriere di energia potenziale non avendo possibilità di liberarsi e di entrare in qual<strong>un</strong>que processo<br />
di conduzione quando si applichi <strong>un</strong> campo elettrico esterno.<br />
Gli elettroni liberi sono invece quelli a cui compete, ad esempio, <strong>un</strong>'energia corrispondente al<br />
livello B di figura 3.<br />
Questo elettrone non possiederà solo energia potenziale ma sarà dotato anche di energia cinetica;<br />
esso si muoverà libera<strong>mente</strong> all'interno del metallo risentendo solo della piccola azione che gli altri<br />
elettroni liberi hanno su di lui. Quando questo elettrone raggi<strong>un</strong>ge la superficie del metallo colliderà<br />
con la barriera di energia potenziale nel p<strong>un</strong>to C e, rimbalzando, tornerà verso l'interno del metallo.<br />
Un elettrone « più <strong>libero</strong> » ancora è quello a cui compete, ad esempio, <strong>un</strong>'energia corrispondente<br />
al livello D di figura 3. Questo elettrone ha complessiva<strong>mente</strong> <strong>un</strong>'energia superiore a quella della<br />
barriera; esso è pertanto in grado di lasciare, in qualsiasi momento, il metallo (ad esempio: per<br />
effetto termoionico).<br />
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FISICA/MENTE<br />
MODELLO SEMPLIFICATO DELL'ENERGIA POTENZIALE ALL'INTERNO DI UN<br />
METALLO (IL MODELLO DELL'ELETTRONE LIBERO)<br />
Consideriamo ancora la figura 3 ed in essa la zona di energia in cui gli elettroni sono liberi.<br />
Questa zona può essere schematizzata come in figura 4 e quindi come in figura 5.<br />
Figura 4. Disegno schematico degli elettroni liberi in <strong>un</strong>a<br />
buca di potenziale dentro il metallo (Da Larkin Kerwin).<br />
Figura 5. Altro modo di presentare la figura precedente (Da<br />
Dekker). La schematizzazione che abbiamo fatto<br />
corrisponde ad aver ammesso che il campo agente su di <strong>un</strong><br />
elettrone, all'interno del metallo, sia effettiva<strong>mente</strong> uguale a<br />
zero, e non solo in media. Ci interesseremo quindi degli<br />
elettroni liberi (quelli responsabili dei fenomeni di<br />
conduzione) che si trovano, in base <strong>alla</strong> nostra ipotesi, in<br />
<strong>un</strong>a regione equipotenziale (non soggetti ad alc<strong>un</strong>a forza)<br />
dove si comportano allo stesso modo di <strong>un</strong> gas perfetto; nel<br />
far questo si trascurano completa<strong>mente</strong> gli elettroni legati.<br />
Questo p<strong>un</strong>to di vista è, come si può riconoscere, in accordo<br />
con l'elettrostatica classica anche perché non tiene conto<br />
della struttura atomica.<br />
La schematizzazione che abbiamo fatto corrisponde ad aver ammesso che il campo agente su<br />
di <strong>un</strong> elettrone, all'interno del metallo, sia effettiva<strong>mente</strong> uguale a zero, e non solo in media. Ci<br />
interesseremo quindi degli elettroni liberi (quelli responsabili dei fenomeni di conduzione) che si<br />
trovano, in base <strong>alla</strong> nostra ipotesi, in <strong>un</strong>a regione equipotenziale (non soggetti ad alc<strong>un</strong>a forza) dove<br />
si comportano allo stesso modo di <strong>un</strong> gas perfetto; nel far questo trascureremo completa<strong>mente</strong> gli<br />
elettroni legati. Questo p<strong>un</strong>to di vista è, come si può riconoscere, in accordo con l'elettrostatica<br />
classica anche perché non tiene conto della struttura atomica.<br />
Poiché è <strong>un</strong> fatto sperimentale che a temperatura ambiente non si osserva emissione di elettroni<br />
da <strong>un</strong> metallo, viene spontaneo ammettere che, a temperature di questo ordine (~300° K), <strong>un</strong><br />
elettrone in riposo all'interno del metallo si trovi ad <strong>un</strong>a energia potenziale minore di quella che<br />
competerebbe ad <strong>un</strong> elettrone in riposo al di fuori del metallo. Questo fatto significa che tutti gli<br />
elettroni debbono trovarsi, a temperature ordinarie, al disotto del « livello di vuoto » (energia di <strong>un</strong><br />
elettrone in riposo al di fuori del metallo) di figura 5, dentro la buca di energia potenziale di<br />
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FISICA/MENTE<br />
profondità E S . Ad <strong>un</strong>a temperatura T = 0°K tutti i livelli energetici fino ad E F sono pieni<br />
(rispettando però il principio di Pauli), tutti quelli più che si trovano più su sono vuoti. Alla<br />
quantità:<br />
Φ = E S - E F<br />
si dà il nome di potenziale di estrazione di <strong>un</strong> elettrone da <strong>un</strong> metallo (o f<strong>un</strong>zione lavoro).<br />
INSUFFICIENZA DEL MODELLO<br />
II modello <strong>dell'elettrone</strong> <strong>libero</strong> mentre spiega bene la conducibilità elettrica e termica dei<br />
metalli, non spiega degli altri fenomeni, tra cui la differenza tra conduttori ed isolanti (perché<br />
alc<strong>un</strong>e sostanze hanno degli elettroni liberi ed altre no?) e come mai la forte corrente che può<br />
condurre <strong>un</strong> metallo diminuisce al crescere della temperatura mentre la debole corrente condotta da<br />
<strong>un</strong> isolante aumenta con la temperatura.<br />
LA TEORIA DELLE BANDE NEI SOLIDI<br />
I fenomeni a cui abbiamo accennato <strong>alla</strong> fine del precedente paragrafo trovano <strong>un</strong>a brillante<br />
spiegazione con l'introduzione della <strong>teoria</strong> delle bande (di energia).<br />
Per spiegare, almeno qualitativa<strong>mente</strong>, il contenuto della <strong>teoria</strong>, occorre rifarsi per <strong>un</strong> momento<br />
ad <strong>un</strong> fenomeno ben noto in <strong>fisica</strong>: la corda vibrante. Una corda elastica l<strong>un</strong>ga L, <strong>un</strong>idimensionale e<br />
continua, fissata con <strong>un</strong> estremo ad <strong>un</strong>a parete e tenuta in mano all'altra estremità, potrà vibrare<br />
solo a quelle frequenze che soddisfano la seguente condizione: la l<strong>un</strong>ghezza d'onda λ deve essere <strong>un</strong><br />
sottomultiplo intero del doppio della l<strong>un</strong>ghezza L della corda (2L = nλ, con n≥1 ed intero). Le<br />
frequenze possibili sono quindi discrete (ricordiamo che ν è proporzionale ad 1/λ), ad ogni valore<br />
intero di n appartiene <strong>un</strong>a frequenza.<br />
La stessa cosa si verifica per <strong>un</strong> oscillatore del tipo riportato in figura 6 (a) (massa m collegata<br />
ad <strong>un</strong>a molla che è fissata ad <strong>un</strong>a parete); si hanno cioè frequenze discrete del tipo riportato in<br />
figura 6 (b).<br />
Se ora accoppiamo (accoppiamento debole) due oscillatori con frequenze uguali come in figura<br />
7, si può dimostrare che se le frequenze possibili per i due oscillatori disaccoppiati (figura 6 (a)) sono<br />
quelle riportate in figura 8 (a) e (b), le fre quenze possibili per i due oscillatori accoppiati (fig. 7)<br />
sono date d<strong>alla</strong> figura 8 (c). [Per tutti i conti relativi a questa parte vedi: Carlo e Silvia Bernardini,<br />
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FISICA/MENTE<br />
Fisica degli atomi e dei nuclei, Zanichelli, 1965]. Quello che succede è che ogni frequenza degli<br />
oscillatori isolati si scinde in due frequenze distinte.<br />
Se abbiamo tre oscillatori disaccoppiati che oscillano con frequenze uguali e li accoppiamo<br />
otteniamo che ogni singola frequenza di oscillazione dell'oscillatore isolato si scinde in tre diverse<br />
frequenze (fig. 9).<br />
Ritornando nel campo atomico ed osservando che l'atomo è <strong>un</strong> oscillatore, l'estensione è<br />
immediata.<br />
Consideriamo due atomi identici a grande distanza l'<strong>un</strong>o dall'altro. Supponiamo, per fissare le<br />
idee, che questi due atomi abbiano i loro elettroni disposti sugli orbitali S. I livelli energetici<br />
elettronici per questi atomi saranno come quelli riportati in fig. 10.<br />
Ora avviciniamoli. Essi quanto più saranno vicini tanto più interagiranno. In definitiva non si<br />
dovranno più considerare i due atomi (oscillatori) separati ma accoppiati. Quello che accade è<br />
analogo a quanto abbiamo visto nel caso degli oscillatori ed è riportato in figura 11 in cui è disegnata<br />
l'energia E dei successivi livelli energetici in f<strong>un</strong>zione della distanza d tra i due atomi.<br />
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FISICA/MENTE<br />
.<br />
Quando i due atomi sono a grande distanza vi è <strong>un</strong> livello energetico 1S singolo e com<strong>un</strong>e<br />
(degenere) per i due atomi. Quando i due atomi interagiscono il livello 1S, com<strong>un</strong>e ai due atomi,<br />
origina due livelli 1S per l'accoppiamento tra i due atomi, ed il livello 2S per i due atomi separati<br />
origina due livelli 2S per l'accoppiamento tra gli stessi due atomi.<br />
Se portiamo ad interagire tre atomi con livelli energetici del tipo riportato in fig. 10 otteniamo <strong>un</strong><br />
grafico E = f(d) [energia dei livelli energetici degli atomi in f<strong>un</strong>zione della distanza tra di essi] del<br />
tipo riportato in figura 12.<br />
Se il numero degli atomi che interagiscono diventa N (circa 10 23 per cm 3 ) avremo N livelli<br />
energetici in corrispondenza di ogni singolo livello energetico che avevamo per ciasc<strong>un</strong> atomo<br />
isolato. Poiché il numero N è enorme, in luogo di considerare 10 23 livelli energetici in corrispondenza<br />
di ogni livello energetico atomico, si può considerare <strong>un</strong>a banda (continua) di energie permesse agli<br />
elettroni in corrispondenza di ogni singolo livello energetico atomico<br />
Quindi se dobbiamo considerare l'interazione di N atomi per cm 3 (e questo è il caso di <strong>un</strong> solido) il<br />
grafico E=f(d), che otteniamo, è del tipo riportato in figura 13.<br />
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Così per ogni livello energetico atomico avremo N livelli energetici (che formano <strong>un</strong>a banda) per<br />
il solido; e poiché per ogni livello energetico si possono avere al massimo 2 elettroni, in ogni banda vi<br />
possono essere al massimo 2N elettroni. Si ha allora banda piena (semipiena) per <strong>un</strong> solido i cui<br />
atomi hanno <strong>un</strong> numero pari (dispari) di elettroni liberi.<br />
Poiché stiamo trattando con atomi è importante notare che non si debbono più considerare livelli<br />
energetici elettronici relativi al singolo atomo ma, per così dire, il singolo atomo sparisce e si ha a<br />
che fare con livelli elettronici che sono di tutto il cristallo. In ogn<strong>un</strong>o di questi livelli poi, come<br />
abbiamo già visto, vi possono essere al massimo due elettroni e ve ne sono due solo se hanno spin<br />
antiparalleli. Ebbene, conseguente<strong>mente</strong> con quanto detto ora, questi elettroni si muoveranno con<br />
traiettorie quantizzate attraverso l'intero cristallo.<br />
E' proprio dal riempimento delle bande, costituite dai livelli elettronici del cristallo, che è<br />
<strong>possibile</strong> trovare <strong>un</strong>a distinzione tra conduttori ed isolanti.<br />
Prima di far questo, però, forniamo <strong>un</strong> modo più semplice per rappresentare le bande. Allo<br />
scopo serviamoci della figura 14.<br />
Nella figura 14 (a) sono schematizzate le bande energetiche che si formano all'interno di <strong>un</strong><br />
solido: la banda ad energia più bassa è completa<strong>mente</strong> piena di elettroni, quella intermedia<br />
altrettanto, mentre l'ultima è completa<strong>mente</strong> vuota.<br />
I casi che si possono presentare in termini di riempimento di bande e distanza tra queste ultime<br />
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sono riportati in fig.15:<br />
La figura 15 (a) è relativa al caso di <strong>un</strong> materiale isolante. Le prime due bande sono<br />
completa<strong>mente</strong> piene di elettroni, mentre l'ultima banda è completa<strong>mente</strong> vuota. Nelle bande<br />
completa<strong>mente</strong> piene gli elettroni non hanno possibilità di contribuire <strong>alla</strong> conduzione, a causa del<br />
principio di Pauli. Infatti l'acquisto di energia da parte di <strong>un</strong> elettrone implica <strong>un</strong> suo salto ad <strong>un</strong><br />
livello energetico a cui compete <strong>un</strong>a energia superiore, ma, essendo tutti i livelli occupati da due<br />
elettroni con spin antiparalleli, non c'è possibilità, all'interno della banda, che <strong>un</strong> elettrone acquisti<br />
energia, poiché non ha livello energetico dove sistemarsi. D'altra parte i primi livelli non occupati da<br />
elettroni (quelli attraverso i quali gli elettroni stessi potrebbero condurre) si trovano sulla terza<br />
banda, quella completa<strong>mente</strong> vuota, ma il salto energetico E1 tra la banda piena e quella vuota è<br />
tanto grande che la forza elettrica, com<strong>un</strong>e<strong>mente</strong> impiegata, non è in grado, da sola, di fornire<br />
energia sufficiente ad <strong>un</strong> elettrone, che si trova nella banda piena, per questo salto.<br />
La figura 15 (b) è relativa al caso di <strong>un</strong> materiale conduttore. La prima banda (quella ad energia<br />
più bassa) è completa<strong>mente</strong> piena di elettroni, la seconda è piena per metà , mentre la terza è<br />
completa<strong>mente</strong> vuota. In questo caso basta fornire agli elettroni <strong>un</strong>a piccolissima quantità di<br />
energia E2 per mandarli in conduzione sui livelli energetici che sono liberi all'interno della stessa<br />
banda (quella ad energia intermedia). [Ricordiamo che fornendo energia ad <strong>un</strong> « set » di elettroni,<br />
situati in <strong>un</strong>a banda, i primi ad essere eccitati sono quelli che si trovano sui livelli energetici<br />
superiori della banda].<br />
La figura 15(c) è infine relativa al caso di <strong>un</strong> materiale semiconduttore. La prima banda è<br />
completa<strong>mente</strong> piena di elettroni, come pure la seconda, mentre la terza banda è completa<strong>mente</strong><br />
vuota. Come si può osservare la situazione è struttural<strong>mente</strong> simile a quella di <strong>un</strong> materiale isolante;<br />
la differenza è che il salto energetico E3 fra le ultime bande, nel caso del semiconduttore, è molto<br />
minore del salto energetico E1 del caso dell'isolante. Quando l'intervallo E3 di energia è<br />
sufficiente<strong>mente</strong> piccolo l'energia termica (dovuta a volte anche <strong>alla</strong> sola temperatura ambiente) è in<br />
grado di eccitare alc<strong>un</strong>i elettroni della parte superiore della banda piena, attraverso l'intervallo di<br />
energie proibite agli elettroni, fino <strong>alla</strong> parte inferiore della banda vuota. Allora la banda « piena »<br />
non lo è del tutto, e quella «vuota» neppure, e gli elettroni possono condurre in entrambe le bande<br />
(vedi figura 16). Poiché, pero, vi sono relativa<strong>mente</strong> pochi elettroni liberi di<br />
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farlo, i materiali che presentano queste proprietà (silicio, germanio,...), non conducono <strong>un</strong>a corrente<br />
paragonabile a quella dei metalli e si meritano il nome di semiconduttori.<br />
SPIEGAZIONE CON LA TEORIA DELLE BANDE DI ALCUNI FENOMENI CHE NON<br />
TROVANO SPIEGAZIONE CON LA TEORIA DELL'ELETTRONE LIBERO<br />
Abbiamo già visto qual è la differenza tra materiali conduttori e materiali isolanti; abbiamo così<br />
spiegato <strong>un</strong> primo fenomeno che la <strong>teoria</strong> <strong>dell'elettrone</strong> <strong>libero</strong> non spiegava.<br />
Cerchiamo ora, con la <strong>teoria</strong> delle bande, di rispondere a quell'altro problema che era rimasto<br />
insoluto: perché la forte corrente che può condurre <strong>un</strong> metallo diminuisce al crescere della<br />
temperatura, mentre la debole corrente condotta da <strong>un</strong> isolante aumenta con la temperatura?<br />
Per rispondere a questa domanda occorre risalire <strong>alla</strong> natura ondulatoria degli elettroni.<br />
Consideriamo quindi <strong>un</strong> gas di elettroni all'interno di <strong>un</strong>a scatola in cui <strong>un</strong>a dimensione prevalga<br />
netta<strong>mente</strong> sulle altre due (come riportato in figura 17).<br />
Questa situazione rappresenta in prima approssimazione gli elettroni liberi all'interno di <strong>un</strong><br />
metallo.<br />
Ad ogni elettrone è associata <strong>un</strong>'onda che ha la caratteristica di darci la probabilità, ad ogni<br />
istante, di trovare l'elettrone in <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to dello spazio (l'altezza dell'onda in <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to misura la<br />
probabilità che l'elettrone si trovi in quel p<strong>un</strong>to).<br />
Affinché <strong>un</strong>'onda possa esistere l<strong>un</strong>go il « segmento » L occorre che essa valga zero alle due<br />
estremità di L (vedi figura 18).<br />
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FISICA/MENTE<br />
Questo fatto è diretta<strong>mente</strong> legato al moto di <strong>un</strong> elettrone l<strong>un</strong>go la direzione L all'interno della<br />
scatola. Se l'elettrone è <strong>un</strong>'onda (e se c'è l'onda c'è l'elettrone), esso urtando ad <strong>un</strong>a estremità della<br />
scatola deve riflettersi su se stesso (ricostruendo la stessa onda) per andare di nuovo ad urtare<br />
all'altra estremità che lo farà di nuovo riflettere su se stesso (ricostruendo la stessa onda).<br />
In definitiva la condizione per l'esistenza di <strong>un</strong>'onda (<strong>un</strong> elettrone) all'interno di <strong>un</strong>a scatola è che<br />
l<strong>un</strong>go L possa starci <strong>un</strong> numero esatto di mezze l<strong>un</strong>ghezze d'onda o, che è lo stesso, 2L=nλ (si ricordi<br />
quanto visto sulla condizione di esistenza di <strong>un</strong>'onda su <strong>un</strong>a corda).<br />
All'interno della scatola gli elettroni si muoveranno o verso destra o verso sinistra ed il grafico<br />
che ci fornisce le energie degli elettroni in f<strong>un</strong>zione delle velocità è dato d<strong>alla</strong> figura 19 (si ricordi<br />
che E = l/2. mv 2 rappresenta <strong>un</strong>a parabola nel piano E, v).<br />
Le l<strong>un</strong>ghezze delle onde permesse (vedi fig. 18) determineranno le velocità permesse che<br />
risulteranno equidistanziate sull'asse delle ascisse di figura 19 (si ricordi che v è proporzionale a λ ).<br />
Sull'asse delle ordinate vi sarà invece l'energia che è permessa ai singoli elettroni che nel caso in<br />
esame (gas di elettroni in assenza di nuclei atomici) sarà tutta cinetica.<br />
Nella scatola gli elettroni (in assenza di forze esterne) si muoveranno indifferente<strong>mente</strong> verso<br />
destra e verso sinistra cosicché si può pensare che <strong>un</strong>a metà circa si muove verso destra mentre<br />
l'altra metà si muove verso sinistra. Il risultato è che non si ha ness<strong>un</strong>a « corrente » elettrica<br />
risultante.<br />
Prendiamo ora la scatola ed alle due sue estremità applichiamole <strong>un</strong>a forza elettrica in modo che<br />
questa provochi <strong>un</strong>o spostamento degli elettroni da sinistra verso destra (in realtà ci sarà <strong>un</strong>a<br />
componente di velocità che si sottrarrà agli elettroni che si muovono verso sinistra ed <strong>un</strong>a<br />
componente di velocità che si sommerà agli elettroni che si muovono verso destra). Il risultato può<br />
essere schematizzato come in figura 20.<br />
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FISICA/MENTE<br />
Completiamo ora il modello inserendo nella scatola a distanze regolari i nuclei atomici<br />
(ricordando che la dimensione L è molto maggiore delle altre due si dovrà considerare <strong>un</strong>a sola fila<br />
equidistanziata di nuclei).<br />
Con i nuclei aggi<strong>un</strong>ti al gas di elettroni la scatola ci rappresenta in prima approssimazione la<br />
situazione di <strong>un</strong> metallo e in accordo con quanto visto nel paragrafo precedente bisognerà tener<br />
conto dell'esistenza di bande di energia permesse e proibite.<br />
La figura 21 ci rappresenta la nuova situazione.<br />
Ora, evidente<strong>mente</strong>, non è più <strong>possibile</strong> pensare che indefinita<strong>mente</strong> gli elettroni « passino » da<br />
sinistra a destra come avveniva nel caso illustrato in figura 20 (gas di elettroni senza nuclei). Poiché<br />
ad ogni passaggio da sinistra a destra corrisponde <strong>un</strong> acquisto di energia (al passaggio ad <strong>un</strong> livello<br />
energetico più elevato) è chiaro che, data la struttura a bande, questo processo debba ad <strong>un</strong> certo<br />
p<strong>un</strong>to interrompersi (quando gli elettroni sono arrivati ad occupare il livello energetico più elevato<br />
che compete ad <strong>un</strong>a banda di energia permessa).<br />
E quando <strong>un</strong> elettrone raggi<strong>un</strong>ge il livello energetico più elevato di <strong>un</strong>a banda sarà riflesso<br />
all'indietro andando ad occupare livelli lasciati vuoti <strong>alla</strong> sinistra (vedi figure 22 e 23).<br />
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FISICA/MENTE<br />
A questo p<strong>un</strong>to si può introdurre l'effetto originato d<strong>alla</strong> temperatura.<br />
La temperatura fa aumentare il moto di vibrazione degli atomi originando quindi <strong>un</strong>a più<br />
marcata variazione delle distanze interatomiche del reticolo cristallino (la situazione atomica appare<br />
agli elettroni più disordinata). Questo fatto origina la riflessione di elettroni che hanno anche<br />
l<strong>un</strong>ghezza d'onda diverse da quelle del limite della banda ed in definitiva si avranno riflessioni di<br />
elettroni anche molto prima che essi vadano a trovarsi al limite della banda.<br />
La nuova situazione è illustrata in figura 24.<br />
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FISICA/MENTE<br />
Quando gli elettroni sono diffusi a sinistra trovano stati ad energia più bassa avendo ceduto sotto<br />
forma di calore la differenza di energia agli atomi che li hanno diffusi. Più sale la temperatura e più<br />
il disordine atomico aumenta e più onde elettroniche (anche di diverse l<strong>un</strong>ghezze d'onda) saranno<br />
riflesse dagli atomi del reticolo.<br />
E' allora evidente che nel caso di <strong>un</strong> conduttore, all'aumentare della temperatura debba<br />
aumentare la resistenza elettrica.<br />
Rimane ora da prendere in considerazione ciò che avviene per <strong>un</strong> isolante all'aumentare della<br />
temperatura.<br />
Se si scalda molto <strong>un</strong> materiale isolante aumenta notevol<strong>mente</strong> l'energia di oscillazione degli<br />
atomi che si trovano ai nodi del reticolo. Questa energia si trasmette agli elettroni i quali non<br />
potendo « muoversi » all'interno della banda in cui si trovano cercano altri stati in cui sistemarsi.<br />
Gli impulsi che gli elettroni ricevono dagli atomi del reticolo sono sufficienti a permettere che <strong>un</strong>a<br />
parte di essi possa saltare nella banda vuota dove può cominciare ad entrare in conduzione.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
MILLMAN-HALKIAS: « Electronic Devices and Circuits ». Me Graw Hill, 1967.<br />
A. J. DEKKER: «Fisica dello stato solido». Ambrosiana., 1965.<br />
C. e S. BERNARDINI: «Fisica degli atomi e dei nuclei». Zanichelli, 1965.<br />
A. HOLDEN: «La <strong>fisica</strong> dei solidi». EST Mondadori., 1967.<br />
V. RYDNIK: «Qu'est-ce que la mécanique quantique? ». EM (Éditions de Moscov), 1969.<br />
J. C SLATER: « Introduzione <strong>alla</strong> chimica <strong>fisica</strong> ». Sansoni Edizioni Scientifiche., 1949.<br />
C. A. COULSON: «La valenza». Zanichelli, 1968.<br />
RICE e TELLER: «La struttura della materia». Boringhieri, 1963.<br />
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FISICA/MENTE<br />
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