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Musica

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estensione dell’intero brano (batt. 16).<br />

Da lì fino alla fine della prima parte, tutte le voci<br />

tendono verso il basso, quasi a nascondersi per il<br />

timore di aver osato troppo.<br />

I penitenti però, confidando nella bontà divina,<br />

riacquistano coraggio e, ad uno ad uno (vedi<br />

l’aggiungersi delle voci dato dalla struttura imitativa),<br />

riprendono la loro richiesta di perdono.<br />

La riacquistata fiducia è sottolineata anche dal breve<br />

passaggio alla tonalità relativa maggiore.<br />

La parte finale del mottetto è ancora una chiusura;<br />

tutte le voci si spingono nuovamente verso il basso. Il<br />

penitente, consapevole delle proprie colpe ha chiesto<br />

perdono a Dio attraverso la propria preghiera e<br />

aspetta timoroso ma allo stesso tempo fiducioso<br />

l’esaudirsi della propria richiesta.<br />

O JESU MI DULCISSIME<br />

Il testo di questo mottetto nasconde in se un significato<br />

molto profondo che rispecchia l’irrequietezza della<br />

natura umana e la continua ricerca della presenza di<br />

Dio vista come unica condizione in grado di risolvere<br />

positivamente le sventure dell’umanità.<br />

TESTO LATINO<br />

Oh Jesu mi dulcissime,<br />

Spes suspirantis animae,<br />

Te quaerunt piae lacrimae<br />

Et clamor mentis intimae.<br />

Mane nobiscum, Domine<br />

Et nos illustra lumine,<br />

Pulsa mentis caligine<br />

Mundum reple dulcedine<br />

TESTO ITALIANO<br />

O mio dolcissimo Gesù,<br />

Speranza dell’anima che sospirando ti invoca<br />

Ti cercano lacrime d’amore<br />

E il grido del pensiero più profondo.<br />

Rimani con noi, Signore<br />

E illuminaci con la luce,<br />

allontana le menti dalle tenebre<br />

colma di dolcezza l’umanità.<br />

Il desiderio di dolcezza sembra essere il leitmotive<br />

dell’intero pezzo. Il protagonista, come già detto,<br />

è l’animo umano che è costantemente alla ricerca<br />

della dolce presenza di Dio.<br />

Il secondo verso, Spes suspirantis animae lascia<br />

chiaramente sottintendere la condizione di<br />

incertezza, di precarietà e di tristezza che da<br />

sempre pervade l’umanità bisognosa della presenza<br />

divina, l’unica in grado di dargli sicurezza. E da qui,<br />

l’incessante ricerca di Dio data dalla speranza di<br />

una condizione migliore.<br />

Sono l’angoscia, la disperazione, il dolore, la<br />

continua insoddisfazione insita nella natura umana<br />

che anelano alla dolcezza di Gesù; è il clamor mentis<br />

intimae (il grido della mente) ad esprimere tale<br />

condizione. Ma non è un grido fragoroso, è un grido<br />

interiore, più sofferto, quello che cerca la luce.<br />

Il clima della seconda strofa sembra essere più<br />

sereno ma solo apparentemente. Non è più un grido<br />

di sofferenza ma è comunque una richiesta di aiuto.<br />

Si chiede a Dio di illuminare le menti degli uomini<br />

in modo che possano agire rettamente senza farsi<br />

risucchiare dalle tenebre (costante presenza della<br />

precarietà umana). Nell’ultimo verso, l’autore<br />

ci riporta al tema iniziale, ossia al desiderio di<br />

dolcezza insito in quella condizione di pena in cui<br />

l’essere umano è immerso fin dall’inizio dei tempi.<br />

<strong>Musica</strong>lmente, il pezzo vuole assecondare il<br />

carattere del testo. La tonalità di impianto è sol<br />

minore ma, fin dall’inizio, appare poco definita.<br />

Sono presenti sconfinamenti in tonalità vicine<br />

ma anch’esse poco definite proprio a sottolineare<br />

l’incertezza di cui si diceva. Il brano è praticamente<br />

una melodia accompagnata con qualche piccolo<br />

spunto imitativo ritmico e dovrebbe emanare uno<br />

stato d’animo di tristezza ma allo stesso tempo di<br />

dolcezza con un intensificarsi della drammaticità<br />

nelle ultime otto battute dove ho voluto sottolineare<br />

il grido di aiuto dell’umanità, ripetendo più volte<br />

l’invocazione O Jesu in due brevi episodi formati<br />

da un iniziale crescendo che subito si spegne. Ho<br />

voluto così rappresentare quel grido interiore che,<br />

come si è detto non è un grido assordante ma intimo<br />

e raccolto.<br />

L’Amen finale riprende melodicamente l’incipit<br />

iniziale lasciando sospesa la melodia su un accordo<br />

vuoto, anch’esso quindi indefinito.<br />

I nostri compositori<br />

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